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Autore: RinoaHeart    10/09/2017    5 recensioni
Mousse, pensando a quanto sia sfigato, dà vita, non si sa in che modo, a uno sconvolgente cambiamento che porterà non pochi problemi a Nerima. Cosa succederà fra Ranma e Akane? E Shampoo, come vivrà la cosa? E Mousse, come la prenderebbe se il suo desiderio segreto venisse realizzato?
[Akane/Ranma - Mousse/Shampoo]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Shan-pu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“No, questa funzione si risolve con la x non la y.”
“Ah ecco perché non mi tornava mai!!”
Mousse-Ranma le sfilò delicatamente di mano la matita prima di passare in rassegna la complicata equazione e correggerla in un attimo. “Vedi così torna tutto!” le riconsegnò la matita sorridendo e Akane lo guardò rapita. “Sai io lo so, lo so benissimo che non sei Ranma, però TI GIURO che vedere il suo corpo risolvere queste cose con tanta facilità mi sconvolge ugualmente.” disse sottovoce sperando di non farsi sentire da eventuali familiari spioni.
Lui rise gettando indietro la testa e rilassandosi un po’ sulla sedia. “Sai Akane, già quando ero alla scuola del villaggio ero molto più avanti degli altri bambini.” scrollò le spalle “Era una cosa che mi veniva naturale che però mi dava sempre problemi. Gli altri ragazzini erano abbastanza invidiosi. Indovina chi mi difendeva sempre?” il suo sguardo era quasi sognante e Akane capì al volo. “Shampoo!? Non ce la vedo a difenderti!”
“Beh crescendo il nostro rapporto è cambiato, però siamo sempre stati molto legati fin da bambini. Come amici almeno. Ma io l'ho sempre amata, fin dal primo giorno che l’ho vista battere tre ragazzini grossi il doppio di lei senza battere ciglio.” Aveva uno sguardo perso come se rivedesse la scena in quel momento “È vero che non si comporta mai bene con me o con te, ma non è una ragazza cattiva. È testarda e non vuole mollare le tradizioni del nostro villaggio, quello sì.” Akane era dispiaciuta per Mousse, non l'aveva mai visto dire frasi così lunghe, o così personali.
“Non ho dubbi sul fatto che tutti noi siamo un po’ troppo presi dalle nostre situazioni così complicate, ma anche Ranma non è poi così idiota come pensi.” arrossì di brutto ma continuò lo stesso abbracciando la sua papera di peluche recuperata dal letto. “È vero che è sempre egoista e non sa mai prendere una decisione… Ma non ha mai esitato un attimo a proteggermi e quando riusciamo a starcene un attimo in pace, cosa che in realtà non capita quasi mai, non è così cattivo con me.” Dannazione se le mancava. Stupido orgoglio che non riusciva a ingoiare!
“Akane io c'ero quando Ranma ha pensato che tu fossi morta, lì alle fonti.” la ragazza rabbrividì al pensiero. “Persino io che sono cieco so quanto tu sia importante per lui. Però è un cretino lo stesso! Vorrei quasi prendermi a schiaffi. Shampoo a parte, perché non riesce a far capire chiaramente che non gli interessa nessun altra se è veramente così?”
Akane rise un po’ mesta “Grazie Mousse, ma ti assicuro che non è semplice per lui. Io oggi sono rimasta davvero stupita per come sei riuscito ad allontanare Ukyo. Ranma è…” arrossì “più timido. E impacciato.” ormai aveva soffocato la faccia nel peluche. “Non pensavo che tu fossi così deciso. Solitamente è quasi impossibile parlarti dato che c'è sempre Shampoo in giro.” stavolta fu lui ad arrossire. “Beh sono timido ma riesco a prendere le distanze dalle situazioni che non mi interessano.  La realtà è che sono una persona abbastanza seria e assennata ma il problema è che sono quasi sempre con Shampoo e.. Niente so di essere un idiota quando c'è lei nei paraggi, o c'è qualcosa che la riguarda. Mi sembra assurdo anche solo parlarne” disse coprendosi il viso arrossato con una mano davanti la bocca, imbarazzato. Cercò di ricomporsi un po’. “Stai tranquilla Akane. Per me possono farsi sotto Ukyo, l'altra pazza col nastro, o chicchessia…io sicuramente non mi farò sopraffare, anzi se posso cercherò di fargli capire una volta per tutte che possono anche smetterla. Sono sicuro però che quando rivedrò Shampoo perderò le staffe come al solito. Perciò perdonami in anticipo se vedrai il corpo di Ranma fare cose strane.” si scusò ingiungendo le mani. La ragazza scosse la testa, ridendo. “Sto cercando di prepararmi mentalmente a riuscire a essere distaccata. Anche io ho i miei difetti. So di esagerare ed essere sempre troppo irruenta in queste situazioni. Ecco perché voglio calmarmi prima di tornare al Nekohanten. Non so, da quando ho veramente rischiato la vita lì alle fonti le mie priorità sono cambiate e mi sono resa conto di tantissime cose.” Akane rabbrividì ancora ma Mousse le prese la mano. “È passato. E Ranma non permetterebbe mai a nessuno di farti del male.” lei annuì, sorridendo e ricacciando una lacrima. “Al contrario, un voto sbagliato in matematica comprometterebbe la tua media, quindi rimettiamoci al lavoro ok?” Akane scoppiò a ridere e si apprestò a rimettersi sul libro.

 

“Perché diamine e dannazione le sta prendendo la mano??” Ranma fremeva di rabbia appollaiato su un albero vicino casa sua. Akane sembrava ridere con leggerezza mentre la sua mano era racchiusa fra quelle del cretino che era al suo posto.
“E’ la stessa domanda che mi sto facendo io.”
Il ragazzo si girò e vide Shampoo, che evidentemente l’aveva seguito, strizzare gli occhi per cercare di carpire meglio la visuale.
“Che accidenti ci fai tu qui? Mi vuoi lasciare in pace?” sibilò cercando di non destare l’attenzione.
“Quello che fai anche tu.” Shampoo sembrava stranamente calma nonostante l’alterco avuto poco prima. “Sono venuta a controllare Mousse.”
“Certo come se te ne fregasse qualcosa. Ma fammi il piacere.” mormorò imponendosi di ignorarla.
“E dunque? Che cosa hai intenzione di fare? Rimanere qui a guardare?” riprese lei dopo due minuti di silenzio. Due lunghissimi minuti in cui aveva guardato attentamente la mano di Ranma, ma guidata da Mousse, prendere quella di Akane, per poi vederli studiare insieme, totalmente concentrati. Tranquilli. Rilassati. Non sapeva neanche come fosse possibile che Mousse fosse così concentrato.
“Sai Shampoo ti preferivo quando spiccicavi solo due parole in giapponese.”
“Scusa se ho imparato a esprimermi dopo anni qui! Tanto oggi mi hai detto che non so scrivere.” l’acidità nelle sue parole era tanta e Shampoo era un ammasso di confusione, ma non poteva dargliela vinta così facilmente. Nonostante le parole forti che le aveva rivolto, non aveva intenzione di andare a piangere da sua nonna. Lei era una guerriera di Joketsukyo, un’amazzone, non una stupida senza fegato. Ranma sospirò. “Senti, mi dispiace ok? Ma tu e tua nonna non vi rendete conto delle condizioni disumane a cui praticamente mi troverò a sottostare finché non troviamo una soluzione.” la guardò aggiustandosi gli occhiali in maniera totalmente diversa da come era solito fare Mousse. Se li spingeva sul naso, come avesse una maschera pesante. Sorrise suo malgrado. “Ranma, ailen ascolta, mi dispiace. Sai che non vorrei mai farti del male!”
Ma ormai l’attenzione di Ranma era tutta su quella piccola finestra che faceva trapelare i due ragazzi che, ignari, continuavano a studiare e che ogni tanto ridevano e scherzavano.  Dannazione. Quello era il SUO posto. “Senti, è inutile rimanere qui, non ho voglia di fare una scenata e con te nei paraggi succederebbe qualcosa di sicuro.”
Scese con un balzo leggero e si stupì nuovamente dell’agilità innata di quel corpo che manovrava. “Certo Moussse non è forte quanto me, lo sento, però se non fosse un cretino due lezioni sulla destrezza me le farei dare.” disse a sé stesso mentre si sistemava quei fastidiosi e foltissimi capelli lunghi.
“E’ sempre stato così. Agile come un gatto ma cieco come una talpa. E forte, ma non abbastanza da battermi.” Shampoo l’aveva seguito. Ovviamente. Le si avvicinò ma rimanendo a una debita distanza e Ranma sospirò di sollievo.
“Perché non mi molli mai un attimo?” esclamò ormai esasperato.
“Perché non sono una vigliacca. Non correrei mai da mia nonna a piangere! E voglio quanto te che tu torni nel tuo corpo...non voglio certo vederti stare nel corpo di Mousse!” continuarono in silenzio a camminare verso il ristorante, nella notte tranquilla. Shampoo guardò le panchine del parchetto nei pressi del Nekohanten e fece cenno a Ranma. “Ci sediamo un attimo?” il ragazzo fece spallucce e come ormai sperimentava da quarantotto ore, quell’espressione scocciata sul volto di colui che la venerava ormai da diciassette anni la stranì. Si avvicinò al distributore automatico e porse una lattina di caffè a Ranma, che per una volta sembrò essere preso in contropiede. “Non voglio fare lo scortese, stavolta, ma odio il caffè nero.” Shampoo trasalì. “Oddio scusa, ho preso quello che prende Mousse di solito. L-lo bevo io, tu che vuoi?”
“Un tè nero...grazie.” disse accennando un sorriso per la prima volta in da quando era successo quel casino. Glielo porse e si mise davanti a lui, in piedi, mentre il ragazzo si era seduto sullo schienale della panchina, a gambe aperte e un braccio appoggiato alle ginocchia. Che posizione da...Ranma. Mousse sedeva sempre composto, le lunghe gambe incrociate e le braccia conserte.  Decisamente più elegante, anche se ovviamente non ci aveva mai fatto caso fino a quel momento. “Senti Ranma, non voglio che questa esperienza sia per te più una scocciatura del dovuto. Ti chiedo scusa, io e la nonna non avremmo dovuto trattarti come trattiamo lui di solito.”
“Beh non che trattare lui così sia giusto, ma non sono affari miei del resto.” disse prima di tracannare il tè sorseggiando rumorosamente.
“Infatti, sono affari nostri.  Però tu non sei lui. Proprio per niente.” Infatti non sai intrattenere i clienti, né servire ai tavoli né fare i conti. “E domani cercheremo di darti un po’ di tregua ok?” cercò di sforzarsi di sorridere.
“Mi sembra il minimo. Senza contare che domani voglio assolutamente andare da Akane.” la indicò con la mano con cui teneva il tè. “E tu non dovrai venire con me, intesi? Voglio parlarle.”
“E cosa dovresti dirle eh?” la gelosia si fece subito strada in lei, dandole un’espressione da vera arpia.
“Sono affari miei Shampoo. Senti, quante volte te lo devo dire che non sei la mia fidanzata?”
“E Akane sì invece?”
Ranma-Mousse arrossì e distolse lo sguardo. “Non iniziare.”
“Non puoi semplicemente darmi una possibilità?”
“Di cosa? Penso che questa sia la prima conversazione che abbiamo in tre anni Shampoo. Sono tanti eh? Anni in cui abbiamo passato insieme situazioni assurde solo perché non mi hai mai dato tregua. Né tu né le altre. Noi non ci conosciamo.” disse mostrandole il tè che gli aveva preso per rimediare. Si alzò per buttare la bottiglia, e mentre si ripuliva gli occhiali in maniera totalmente sbagliata impiastricciandoli ancora di più la guardò con un’espressione così risoluta e decisa, che la ragazza quasi rabbrividì. “Sinceramente Shampoo, ma cosa ti piace di me, a parte la tua stupida regola del villaggio?”
E senza aspettare una risposta entrò al Nekohanten.
Shampoo strinse con forza la lattina che teneva in mano prima di rendersi conto che le lacrime le stavano rigando il viso.

 


“Ranma Saotome. Come hai fatto?? Il punteggio più alto della classe! Il più alto!” il professore era sgomento mentre ridava il compito al ragazzo col codino e ad Akane quasi prese un infarto.
Guardò in direzione di Mousse-Ranma, che tentò di simulare l’espressione annoiata di Ranma con un’accuratezza dell’ottanta percento. “E’ stata solo f-fortuna..” commentò distrattamente incespicando solo un po’.” Tutti lo guardarono con incredulità e lui si guardò intorno. “B-beh? Che c’è?”
“E’ che tu sei stupido Ranma.” commentò secco Daisuke.
“Anche io voglio la sua fortuna!” sospirò Hiroshi.
“Ma come ha fatto!!??” fu l’eco generale.
Il professore fortunatamente li zittì tutti quanti e ripresero la lezione in silenzio. Ranma-Mousse la guardò per un attimo e si strinse le spalle, quasi a volersi discolpare. Dovettero aspettare il pranzo per poter parlare con calma e come prima cosa Akane diede una mini martellata al papero nel corpo di Ranma. “Mousse sei un cretino allora? Non devi sforzarti di essere bravo.”
“E’ proprio quello il problema. NON mi sono sforzato! Ho tenuto un margine di errore!” le mostrò il voto, 89. “L’ho fatto distrattamente e cercando di sbagliare appositamente, ma è difficile lo sai?” strinse le spalle e poi si guardò intorno cospiratore. “E’ che la tua classe è davvero scarsa, possibile neanche un 100 o un 90?” Lei arrossì di colpo e non seppe ribattere. Lei era solitamente molto brava a scuola, ma le materie scientifiche la trovavano a malapena sopra la soglia della sufficienza. Gli mostrò il suo voto un po’ vergognosa. “Io non sono così scarsa di solito...ma...” il ragazzo si chinò sul foglio ma si accorse di non averne bisogno. Ah era così bella la vita senza occhiali, riusciva a vedere tutto da lontano! “64? Akane non ci siamo proprio.” sospirò e prese il foglio con due dita sventolandoglielo davanti. “Dopo scuola ci fermeremo a prendere il gelato, perché stasera non scapperai dalle ripetizioni di fisica.”
Akane spalancò gli occhi “Dici davvero?? Ma è bellissimo!! Ci terrei veramente ad avere una media omogenea quest’anno, anche perché si avvicinano gli esami di ammissione all’università!” si era aggrappata a lui prendendolo per il bavero senza rendersene conto e il ragazzo tossicchiò appena. “Akane. Ci stanno guardando. Tutti.” le sibilò imbarazzato. Akane si staccò immediatamente e cercò in giro eventuali tracce di invasate quali Ukyo o Kodachi. Per fortuna c’erano in giro solo i loro soliti compagni di classe che ormai erano abituati a certe scene e ripresero a fare le loro cose. Akane sospirò sollevata: l’avevano scampata bella.
“Sicuro che non ti dà noia? Già ieri con matematica…”
Lui sorrise scuotendo la testa. “E’ il nostro accordo no? Gelato in cambio di ripetizioni. E poi per me non è uno sforzo, lo sai.”
Akane annuì. “Ah però stasera dovrei anche allenarmi. Ti va se ci alleniamo insieme?”
Mousse si guardò le braccia come se le vedesse per la prima volta. “Sai che in effetti dovrei proprio sgranchirmi le gambe con questo corpo? Non mi piace rimanere fermo.”
“E allora ci aspetta una serata impegnata! Oh, è suonata la campana a dopo!” Mousse le sorrise e lei tornò al suo posto, ripiegandosi elegantemente la gonna dell'uniforme e sorridendogli di rimando prima di sedersi.
“Come fa Ranma Saotome a pensare che sia un maschiaccio? E’ davvero carina! Bah!”
Arrivarono al gelataio con calma, dopo scuola, parlando del più e del meno: Akane gli spiegava le dinamiche di classe che aveva iniziato a intuire, i compagni più rilevanti e le situazioni della scuola che già di per sé erano assurde. Seduti al tavolo, si gustarono due gelati enormi “Crema, nocciola e fragola...ancora tutti i gusti opposti a Ranma, incredibile!” commentò Akane.
“Perché che gusti prende lui di solito?”
“Limone, menta e cioccolato.”
“Santi dei che combinazione oscena!”
“Vero?” disse leccando il suo, pistacchio e mandorla. Quella gelateria era pazzesca, faceva gusti freschissimi e quasi introvabili in Giappone ed era la sua preferita. E di Ranma. Sì, ok. Gli mancava. Gli mancava prenderlo in giro per i suoi accostamenti orribili e poi tentare di rubargli un assaggio. Gli mancava terribilmente. Le veniva quasi da piangere, all’improvviso...
“Su non fare così, troveremo una soluzione. Sei sicura che non vuoi passare ancora al Neko?” la domanda del ragazzo la fece trasalire.
“C-cosa intendi?”
“Hai fatto un’espressione inequivocabile Akane Tendo. Si vede che ti manca Ranma!” la canzonò mentre lei gli dava delle botte sul braccio mentre arrossiva.
Ahahahahhah dai dai tranquilla non farò la spia!” rise mentre cercava di fermare gli attacchi inoffensivi della ragazza tutta rossa in viso. “Su su torniamo a casa o non riusciremo a fare tutto!” cercò di calmarla mentre guardava l’orologio, che aveva recuperato dalla camera di Ranma.
“Uff come sei preciso!” esclamò facendo finta di imbronciarsi e cercando di finire in fretta  il gelato.
Lui annuì grattandosi la nuca. “Ahahahah anche Shampoo me lo dice spesso. In effetti lo sono! E io non so veramente come fa Ranma a essere così disordinato!” si guardò un attimo intorno e le confessò con fare cospiratore. “Ieri sera mentre il padre dormiva ho rimesso a posto tutto il suo armadio. Ti giuro Akane non potevo farcela. Quelle accidenti di casacche tutte accatastate. Una tragedia, mi faceva male guardarle.” la ragazza lo guardò per tre secondi prima di scoppiare in una risata che la portò alle lacrime. “Oddio oddio sto morendo!” dovette tenersi la pancia mentre cercava di ricomporsi. Mousse le porse un fazzoletto apparso da chissà dove per asciugarsi una lacrima scesa dalle risate. “Ecco, le uniche lacrime che dovrebbe avere una ragazza sono quelle delle risate. Quindi forza, ora che sei tornata in te possiamo andare ad allenarci no?” concluse con un bel sorriso pieno, di quelli pacati che Akane non aveva mai visto sul viso di Ranma prima di quei due giorni.  Lei arrossì un po’, colpita dal gesto. L’aveva fatta sorridere apposta perché aveva visto che si era intristita?
“Certo che Shampoo deve essere davvero un po’ scema per trattarlo sempre così male...”

“Allora ragazzo, come va?” la voce di Obaba arrivava anche attraverso la porta del bagno in cui era chiuso da mezz’ora. “Eh un attimoooo!” cerco di prendere tempo mentre guardava le due lenti che giacevano dentro il porta lenti che gli aveva dato il dottor Tofu. La mattina si era recato nel suo studio, e nonostante l’iniziale sorpresa dello scambio di corpi, il dottore era una persona fidata e troppo tosta per farsi prendere dagli scompensi.
“Ah ragazzo mio, ormai le ho viste davvero tutte con voi, quindi anche questa la supererete” aveva semplicemente dichiarato con uno dei suoi sorrisi placidi. “E quindi, vuoi che io ti controlli la vista eh? In effetti mi sono sempre chiesto perché questo ragazzo di cui occupi momentaneamente il corpo avesse questi fondi di bottiglia..” disse grattandosi il mento mentre sollevava gli occhiali di Mousse, che pesavano almeno un etto.  Gli fece una bella visita approfondita, gli fece leggere da lontano le scritte sulla parete e tutto il necessario per una diagnosi.
“Senti, non vedo motivo per il quale tu, o insomma questo Mousse, non debba portare le lenti, ma finché non le provi non puoi saperlo.”
E così aveva fatto. Ringraziato il dottore per la visita, non aveva neanche voluto soldi, sant’uomo, si era recato in farmacia con la prescrizione. Ed ora era lì, a studiare il dannato modo di ficcarsi quelle cose nell’occhio.  
Sentì bussare delicatamente alla porta. “Ehi Ranma.. Posso?”
Shampoo santo cielo che ansia…
“Sì, sì entra…”
Shampoo entrò quasi titubante, per trovarlo un’altra volta mezzo nudo davanti allo specchio. E ancora! Ma possibile che questo non si copre mai? Eppure quando lo faceva Ranma non era mai sorpresa. “Non riesci eh?” disse indicando le lenti che giacevano sul lavandino cercando di soprassedere sulla sua parziale nudità.
Lui sospirò un po’ deluso. “Mi fa abbastanza senso dovermi ficcare le dita negli occhi. Che palle! Io poi, che ci vedo come un falco!”
“Eh lo so.. Senti, ha provato a fare così?” mimò il gesto corretto per infilarsi le lenti, divaricando le palpebre. Ranma la guardò interessato. “Ah, no.. in effetti. Non sapevo proprio come fare.”
Prese coraggio e si tolse gli occhiali ma quasi non ritrovava più le lenti, avendo intorno a sé una macchia sfocata che doveva essere il bagno. Sentì un mano sospingerlo dalla testa verso lo specchio e finalmente ci rivide. “Lo specchio è di qua. Tieni.” e da dietro vide comparire il contenitore delle lenti.
“G-grazie…” sussurrò prima di riprovarci. E finalmente riuscì a infilarsene una, mimando il gesto di Shampoo. Credette di provare fastidio ma in realtà non sentiva assolutamente nulla.
“E una è andata!” disse girandosi soddisfatto. “Procedo con la seconda!” con facilità riuscì a infilarsi anche l’altra, aveva capito! Si sciacquò un po’ la faccia sotto lo sguardo quasi intenerito di Shampoo. Ah quante volte aveva provato a convincere Mousse di mettere le lenti, certo con i suoi modi un po’ bruschi, ma non c’era mai stato verso. “Ohhhh! Finalmente! Basta occhiali…almeno fino a stasera.” si girò ringalluzzito verso la ragazza che lo guardava soddisfatta a braccia conserte. “Bene, sei pronto a lavorare allora!” esclamò sorniona. “Sì, ma se oggi non mi fate almeno bere giuro che vi aro il locale con un hiryu shoten-ha.” disse sovrastandola.
Shampoo avvertì il profumo di Mousse, della sua pelle e sentì un senso di nostalgia improvvisa. Che accidenti le accadeva? Doveva trovare un modo per far innamorare Ranma di lei, non certo recuperare il papero scemo. Ecco perché l’aveva aiutato. Certo, aveva passato la notte a rigirarsi nel letto ripensando a quella domanda.
“Sinceramente Shampoo, ma cosa ti piace di me, a parte la tua stupida regola del villaggio?”
Scosse la testa e cercò di sorridere nella sua maniera, quella riservata a Ranma e solo a lui.
“Ma certo che sì! Oggi poi non è festa quindi il lavoro sarà di meno, vedrai!”
“Bene anche perché oggi andrò da Akane. Piuttosto... Ma come sapevi come infilare le lenti? Le porti anche tu?” disse scrutandola un po’ di più e lei arrossì. Dannazione ma da quando Mousse aveva quegli occhi così...così?
“No, no, ci vedo benissimo. E’ solo che...volevo aiutarti.” Bugiarda. Aveva preso dei depliant quando aveva provato a convincere Mousse. Solo che poi non aveva voluto fomentare il ragazzo già abbastanza infervorato con lei e dare adito a fraintendimenti. Non che ci tenesse a lui e alle sue stupide lenti.
“Beh grazie.” lui sorrise, ma sempre con quel sorriso strafottente che la mandava ai matti. Ma era sempre stato così antipatico?
Si rinfilò la tunica, che aveva appoggiato lì vicino per poi riemergere scrollandosi i lunghi capelli neri.
“Allora, iniziamo?”


“Però Akane, che bei destri che tiri!”
Mousse e Akane stavano nel dōjō ormai da un’ora. Dopo i primi riscaldamenti avevano iniziato a combattere un po’ per testarsi a vicenda, nel giardino pervaso dal tramonto. Si sentiva il profumo della cena di Kasumi in preparazione, mentre le voci di Genma e Soun giocavano a shōgi dell’altra parte della casa arrivavano ovattate.
“Anche tu non sei male per uno che non è nel suo corpo eh?” rispose lei mentre parava un colpo.
“Eh, mi scoccia ammetterlo, ma Saotome ha effettivamente più potenza di me. Non va bene, quando tornerò nel mio corpo mi allenerò il triplo!” disse mentre cercava di schivare un calcio della ragazza. “Per i movimenti rapidi però ho un po’ di difficoltà” disse quasi più a sé stesso che a lei.
Akane non era un avversario alla sua altezza neanche quando era nel suo corpo, però la ragazza aveva tecnica e potenza che non aveva mai visto se non nelle amazzoni che l’avevano sempre circondato.
“Ranma dice sempre che l’equilibrio tra forza e velocità sono il suo punto forte.”
“Che spaccone!”
I due risero un po’ mentre continuavano a impegnarsi nell’allenamento quando sentirono una voce dietro di loro.
“Ah ma allora siete tornati ad allenarvi eh? E io che pensavo che ormai foste diventati dei veri fidanzati data la calma di questi giorni!” la voce inquisitoria di Nabiki la diceva lunga e Akane ebbe un brivido dietro la schiena.
“Ma che dici Nabiki! Ma quali fidanzati!!” urlò come faceva sempre per difendersi strenuamente dalle illazioni della sorella. “Non ho proprio nulla a che fare con questo qui!!” si scusò mentalmente con Mousse per ciò che stava per fare ma sua sorella non doveva sospettare nulla. Prendendolo di sorpresa approfittando della confusione generata da Nabiki lo prese per la collottola e lo scaraventò con tutta la sua forza nel laghetto.
Nabiki guardò la scena quasi sollevata. “Ah ecco, ora ti riconosco Akane. Quasi non sembravate più voi...” concluse con aria cospiratoria prima di allontanarsi ancheggiando come suo solito.
Akane sospirò e si precipitò a recuperare il poveraccio caduto nel laghetto delle carpe.
Tese un braccio allo spaesato Mousse ma prima di fargli proferire parola lo zittì. “Urla qualcosa tipo Akane sei una stupida con tutto il fiato che hai in gola ok? Mia sorella sospetta qualcosa.” Mousse quasi sbiancò e anche se non ci stava capendo più nulla cercò di simulare Ranma mentre cercava di uscire dall'acqua. “SEI PROPRIO UNA CRETINA AKANE!!” urlò con la sua più riuscita imitazione di Saotome. Akane annuì e poi trascinò di nuovo il ragazzo verso il dōjō, per mano.
Raggiunto il sacro luogo, in cui Nabiki raramente metteva piede, finalmente riuscì a calmarsi.
Respirò a lungo prima di parlare. “Ce la siamo vista brutta eh? Perdonami ma mentre il resto della famiglia è più lento di comprendonio Nabiki è fin troppo scaltra.”
Il ragazzo però non sembrava ascoltarla.
Seduto sul bordo del dōjō sembrava quasi imbambolato.
“Akane ma io…” si guardò la casacca “...ho le tette.” lo sguardo sconcertato del ragazzo scatenò una risata che quasi soffocò Akane, la quale imbarazzo fu vinto dall’ilarità.
“No ti prego Mousse, devo farti una foto, non voglio dimenticare mai questo momento della mia vita” continuava a ridere mentre il ragazzo rimaneva con i palmi delle mani a un centimetro di distanza. “Akane ma cosa ridi? Non c’è niente da ridere!! Fammi trasformare subito! Mi sento un maniaco!”
Akane cercava di ricomporsi ma stava ormai lacrimando. “Ti prego scusami. Ti rendi conto che sono le tue vero? E come ci tiene a precisare sempre Ranma, sono anche molto abbondanti. Più delle mie” disse smettendo di ridere e guardandosi il seno effettivamente ridotto rispetto alla ragazza col codino. “MA IO NON VOGLIO PARLARE DEL TUO SENO AKANE TENDO! Non peggiorare le cose!” il povero ex papero stava facendo i conti con la sua parte femminile e non gli piaceva per niente. Alla fine cedette e si toccò il seno. Porco mondo, per fortuna che non aveva più neanche niente con cui dimostrare evidente eccitazione. “Beh senti” disse guardando la ragazza che intanto si era alzata ad andare a prendere la teiera. “Qualsiasi cosa può dire il tuo ragazzo…QUESTE” e si indicò il seno. “Sono COMUNQUE meglio delle ali. O delle zampe.”
La risata un po’ sguaiata di Akane riecheggiò per tutto il dōjō vuoto, mentre andava a prendere un bollitore di acqua calda.

 

   
 
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