“No, questa funzione si risolve con la x non la y.”
“Ah ecco perché non mi tornava mai!!”
Mousse-Ranma le sfilò delicatamente di mano la matita prima di passare in
rassegna la complicata equazione e correggerla in un attimo. “Vedi così torna
tutto!” le riconsegnò la matita sorridendo e Akane lo guardò rapita. “Sai io lo
so, lo so benissimo che non sei Ranma, però TI GIURO che vedere il suo
corpo risolvere queste cose con tanta facilità mi sconvolge ugualmente.” disse
sottovoce sperando di non farsi sentire da eventuali familiari spioni.
Lui rise gettando indietro la testa e rilassandosi un po’ sulla sedia. “Sai
Akane, già quando ero alla scuola del villaggio ero molto più avanti degli
altri bambini.” scrollò le spalle “Era una cosa che mi veniva naturale che però
mi dava sempre problemi. Gli altri ragazzini erano abbastanza invidiosi. Indovina
chi mi difendeva sempre?” il suo sguardo era quasi sognante e Akane capì al
volo. “Shampoo!? Non ce la vedo a difenderti!”
“Beh crescendo il nostro rapporto è cambiato, però siamo sempre stati molto
legati fin da bambini. Come amici almeno. Ma io l'ho sempre amata, fin dal
primo giorno che l’ho vista battere tre ragazzini grossi il doppio di lei senza
battere ciglio.” Aveva uno sguardo perso come se rivedesse la scena in quel
momento “È vero che non si comporta mai bene con me o con te, ma non è una
ragazza cattiva. È testarda e non vuole mollare le tradizioni del nostro villaggio,
quello sì.” Akane era dispiaciuta per Mousse, non l'aveva mai visto dire frasi
così lunghe, o così personali.
“Non ho dubbi sul fatto che tutti noi siamo un po’ troppo presi dalle nostre
situazioni così complicate, ma anche Ranma non è poi così idiota come pensi.”
arrossì di brutto ma continuò lo stesso abbracciando la sua papera di peluche
recuperata dal letto. “È vero che è sempre egoista e non sa mai prendere una
decisione… Ma non ha mai esitato un attimo a proteggermi e quando riusciamo a starcene
un attimo in pace, cosa che in realtà non capita quasi mai, non è così cattivo
con me.” Dannazione se le mancava. Stupido orgoglio che non riusciva a
ingoiare!
“Akane io c'ero quando Ranma ha pensato che tu fossi morta, lì alle fonti.” la
ragazza rabbrividì al pensiero. “Persino io che sono cieco so quanto tu sia
importante per lui. Però è un cretino lo stesso! Vorrei quasi prendermi a
schiaffi. Shampoo a parte, perché non riesce a far capire chiaramente che non
gli interessa nessun altra se è veramente così?”
Akane rise un po’ mesta “Grazie Mousse, ma ti assicuro che non è semplice per
lui. Io oggi sono rimasta davvero stupita per come sei riuscito ad allontanare
Ukyo. Ranma è…” arrossì “più timido. E impacciato.” ormai aveva soffocato la
faccia nel peluche. “Non pensavo che tu fossi così deciso. Solitamente è quasi
impossibile parlarti dato che c'è sempre Shampoo in giro.” stavolta fu lui ad
arrossire. “Beh sono timido ma riesco a prendere le distanze dalle situazioni
che non mi interessano. La realtà è che sono una persona abbastanza seria
e assennata ma il problema è che sono quasi sempre con Shampoo e.. Niente so di
essere un idiota quando c'è lei nei paraggi, o c'è qualcosa che la riguarda. Mi
sembra assurdo anche solo parlarne” disse coprendosi il viso arrossato con una
mano davanti la bocca, imbarazzato. Cercò di ricomporsi un po’. “Stai
tranquilla Akane. Per me possono farsi sotto Ukyo, l'altra pazza col nastro, o
chicchessia…io sicuramente non mi farò sopraffare, anzi se posso cercherò di
fargli capire una volta per tutte che possono anche smetterla. Sono sicuro però
che quando rivedrò Shampoo perderò le staffe come al solito. Perciò perdonami
in anticipo se vedrai il corpo di Ranma fare cose strane.” si scusò ingiungendo
le mani. La ragazza scosse la testa, ridendo. “Sto cercando di prepararmi
mentalmente a riuscire a essere distaccata. Anche io ho i miei difetti. So di
esagerare ed essere sempre troppo irruenta in queste situazioni. Ecco perché voglio
calmarmi prima di tornare al Nekohanten. Non so, da quando ho veramente
rischiato la vita lì alle fonti le mie priorità sono cambiate e mi sono resa
conto di tantissime cose.” Akane rabbrividì ancora ma Mousse le prese la mano.
“È passato. E Ranma non permetterebbe mai a nessuno di farti del male.” lei
annuì, sorridendo e ricacciando una lacrima. “Al contrario, un voto sbagliato
in matematica comprometterebbe la tua media, quindi rimettiamoci al lavoro ok?”
Akane scoppiò a ridere e si apprestò a rimettersi sul libro.
“Perché
diamine e dannazione le sta prendendo la mano??” Ranma fremeva di rabbia
appollaiato su un albero vicino casa sua. Akane sembrava ridere con leggerezza
mentre la sua mano era racchiusa fra quelle del cretino che era al suo posto.
“E’ la stessa domanda che mi sto facendo io.”
Il ragazzo si girò e vide Shampoo, che evidentemente l’aveva seguito, strizzare
gli occhi per cercare di carpire meglio la visuale.
“Che accidenti ci fai tu qui? Mi vuoi lasciare in pace?” sibilò cercando di non
destare l’attenzione.
“Quello che fai anche tu.” Shampoo sembrava stranamente calma nonostante
l’alterco avuto poco prima. “Sono venuta a controllare Mousse.”
“Certo come se te ne fregasse qualcosa. Ma fammi il piacere.” mormorò imponendosi
di ignorarla.
“E dunque? Che cosa hai intenzione di fare? Rimanere qui a guardare?” riprese
lei dopo due minuti di silenzio. Due lunghissimi minuti in cui aveva guardato
attentamente la mano di Ranma, ma guidata da Mousse, prendere quella di Akane,
per poi vederli studiare insieme, totalmente concentrati. Tranquilli.
Rilassati. Non sapeva neanche come fosse possibile che Mousse fosse così
concentrato.
“Sai Shampoo ti preferivo quando spiccicavi solo due parole in giapponese.”
“Scusa se ho imparato a esprimermi dopo anni qui! Tanto oggi mi hai detto che
non so scrivere.” l’acidità nelle sue parole era tanta e Shampoo era un ammasso
di confusione, ma non poteva dargliela vinta così facilmente. Nonostante le
parole forti che le aveva rivolto, non aveva intenzione di andare a piangere da
sua nonna. Lei era una guerriera di Joketsukyo,
un’amazzone, non una stupida senza fegato. Ranma sospirò. “Senti, mi dispiace
ok? Ma tu e tua nonna non vi rendete conto delle condizioni disumane a cui
praticamente mi troverò a sottostare finché non troviamo una soluzione.” la
guardò aggiustandosi gli occhiali in
maniera totalmente diversa da come era solito fare Mousse. Se li spingeva sul
naso, come avesse una maschera pesante. Sorrise suo malgrado. “Ranma, ailen ascolta, mi dispiace. Sai che non
vorrei mai farti del male!”
Ma ormai l’attenzione di Ranma era tutta su quella piccola finestra che faceva
trapelare i due ragazzi che, ignari, continuavano a studiare e che ogni tanto
ridevano e scherzavano. Dannazione. Quello era il SUO posto. “Senti,
è inutile rimanere qui, non ho voglia di fare una scenata e con te nei paraggi
succederebbe qualcosa di sicuro.”
Scese con un balzo leggero e si stupì nuovamente dell’agilità innata di quel
corpo che manovrava. “Certo Moussse non è forte
quanto me, lo sento, però se non fosse un cretino due lezioni sulla destrezza
me le farei dare.” disse a sé stesso mentre si sistemava quei fastidiosi e
foltissimi capelli lunghi.
“E’ sempre stato così. Agile come un gatto ma cieco come una talpa. E forte, ma
non abbastanza da battermi.” Shampoo l’aveva seguito. Ovviamente. Le si
avvicinò ma rimanendo a una debita distanza e Ranma sospirò di sollievo.
“Perché non mi molli mai un attimo?” esclamò ormai esasperato.
“Perché non sono una vigliacca. Non correrei mai da mia nonna a piangere! E
voglio quanto te che tu torni nel tuo corpo...non voglio certo vederti stare
nel corpo di Mousse!” continuarono in silenzio a camminare verso il ristorante,
nella notte tranquilla. Shampoo guardò le panchine del parchetto nei pressi del
Nekohanten e fece cenno a Ranma. “Ci sediamo un attimo?” il ragazzo fece
spallucce e come ormai sperimentava da quarantotto ore, quell’espressione
scocciata sul volto di colui che la venerava ormai da diciassette anni la
stranì. Si avvicinò al distributore automatico e porse una lattina di caffè a
Ranma, che per una volta sembrò essere preso in contropiede. “Non voglio fare
lo scortese, stavolta, ma odio il caffè nero.” Shampoo trasalì. “Oddio scusa,
ho preso quello che prende Mousse di solito. L-lo bevo io, tu che vuoi?”
“Un tè nero...grazie.” disse accennando un sorriso per la prima volta in da
quando era successo quel casino. Glielo porse e si mise davanti a lui, in
piedi, mentre il ragazzo si era seduto sullo schienale della panchina, a gambe
aperte e un braccio appoggiato alle ginocchia. Che posizione da...Ranma. Mousse
sedeva sempre composto, le lunghe gambe incrociate e le braccia conserte.
Decisamente più elegante, anche se ovviamente non ci aveva mai fatto caso
fino a quel momento. “Senti Ranma, non voglio che questa esperienza sia per te
più una scocciatura del dovuto. Ti chiedo scusa, io e la nonna non avremmo
dovuto trattarti come trattiamo lui di solito.”
“Beh non che trattare lui così sia giusto, ma non sono affari miei del resto.”
disse prima di tracannare il tè sorseggiando rumorosamente.
“Infatti, sono affari nostri. Però tu non sei lui. Proprio per
niente.” Infatti non sai intrattenere i clienti, né servire ai tavoli né fare i
conti. “E domani cercheremo di darti un po’ di tregua ok?” cercò di
sforzarsi di sorridere.
“Mi sembra il minimo. Senza contare che domani voglio assolutamente andare da
Akane.” la indicò con la mano con cui teneva il tè. “E tu non dovrai venire con
me, intesi? Voglio parlarle.”
“E cosa dovresti dirle eh?” la gelosia si fece subito strada in lei, dandole
un’espressione da vera arpia.
“Sono affari miei Shampoo. Senti, quante volte te lo devo dire che non sei la
mia fidanzata?”
“E Akane sì invece?”
Ranma-Mousse arrossì e distolse lo sguardo. “Non iniziare.”
“Non puoi semplicemente darmi una possibilità?”
“Di cosa? Penso che questa sia la prima conversazione che abbiamo in tre anni
Shampoo. Sono tanti eh? Anni in cui abbiamo passato insieme situazioni assurde solo
perché non mi hai mai dato tregua. Né tu né le altre. Noi non ci conosciamo.”
disse mostrandole il tè che gli aveva preso per rimediare. Si alzò per buttare
la bottiglia, e mentre si ripuliva gli occhiali in maniera totalmente sbagliata
impiastricciandoli ancora di più la guardò con un’espressione così risoluta e
decisa, che la ragazza quasi rabbrividì. “Sinceramente Shampoo, ma cosa ti
piace di me, a parte la tua stupida regola del villaggio?”
E senza aspettare una risposta entrò al Nekohanten.
Shampoo strinse con forza la lattina che teneva in mano prima di rendersi conto
che le lacrime le stavano rigando il viso.
“Ranma Saotome. Come hai fatto?? Il punteggio più alto della classe! Il più
alto!” il professore era sgomento mentre ridava il compito al ragazzo col
codino e ad Akane quasi prese un infarto.
Guardò in direzione di Mousse-Ranma, che tentò di simulare l’espressione
annoiata di Ranma con un’accuratezza dell’ottanta percento. “E’ stata solo
f-fortuna..” commentò distrattamente incespicando solo un po’.” Tutti lo
guardarono con incredulità e lui si guardò intorno. “B-beh? Che c’è?”
“E’ che tu sei stupido Ranma.” commentò secco Daisuke.
“Anche io voglio la sua fortuna!” sospirò Hiroshi.
“Ma come ha fatto!!??” fu l’eco generale.
Il professore fortunatamente li zittì tutti quanti e ripresero la lezione in
silenzio. Ranma-Mousse la guardò per un attimo e si strinse le spalle, quasi a
volersi discolpare. Dovettero aspettare il pranzo per poter parlare con calma e
come prima cosa Akane diede una mini martellata al papero nel corpo di Ranma.
“Mousse sei un cretino allora? Non devi sforzarti di essere bravo.”
“E’ proprio quello il problema. NON mi sono sforzato! Ho tenuto un margine di
errore!” le mostrò il voto, 89. “L’ho fatto distrattamente e cercando di
sbagliare appositamente, ma è difficile lo sai?” strinse le spalle e poi si
guardò intorno cospiratore. “E’ che la tua classe è davvero scarsa, possibile
neanche un 100 o un 90?” Lei arrossì di colpo e non seppe ribattere. Lei era
solitamente molto brava a scuola, ma le materie scientifiche la trovavano a
malapena sopra la soglia della sufficienza. Gli mostrò il suo voto un po’
vergognosa. “Io non sono così scarsa di solito...ma...” il ragazzo si chinò sul
foglio ma si accorse di non averne bisogno. Ah era così bella la vita senza
occhiali, riusciva a vedere tutto da lontano! “64? Akane non ci siamo proprio.”
sospirò e prese il foglio con due dita sventolandoglielo davanti. “Dopo scuola
ci fermeremo a prendere il gelato, perché stasera non scapperai dalle
ripetizioni di fisica.”
Akane spalancò gli occhi “Dici davvero?? Ma è bellissimo!! Ci terrei veramente
ad avere una media omogenea quest’anno, anche perché si avvicinano gli esami di
ammissione all’università!” si era aggrappata a lui prendendolo per il bavero
senza rendersene conto e il ragazzo tossicchiò appena. “Akane. Ci stanno
guardando. Tutti.” le sibilò imbarazzato. Akane si staccò immediatamente e
cercò in giro eventuali tracce di invasate quali Ukyo o Kodachi. Per fortuna
c’erano in giro solo i loro soliti compagni di classe che ormai erano abituati
a certe scene e ripresero a fare le loro cose. Akane sospirò sollevata:
l’avevano scampata bella.
“Sicuro che non ti dà noia? Già ieri con matematica…”
Lui sorrise scuotendo la testa. “E’ il nostro accordo no? Gelato in cambio di
ripetizioni. E poi per me non è uno sforzo, lo sai.”
Akane annuì. “Ah però stasera dovrei anche allenarmi. Ti va se ci alleniamo
insieme?”
Mousse si guardò le braccia come se le vedesse per la prima volta. “Sai che in
effetti dovrei proprio sgranchirmi le gambe con questo corpo? Non mi piace
rimanere fermo.”
“E allora ci aspetta una serata impegnata! Oh, è suonata la campana a dopo!”
Mousse le sorrise e lei tornò al suo posto, ripiegandosi elegantemente la gonna
dell'uniforme e sorridendogli di rimando prima di sedersi.
“Come fa Ranma Saotome a pensare che sia un maschiaccio? E’ davvero carina!
Bah!”
Arrivarono al gelataio con calma, dopo scuola, parlando del più e del meno:
Akane gli spiegava le dinamiche di classe che aveva iniziato a intuire, i
compagni più rilevanti e le situazioni della scuola che già di per sé erano
assurde. Seduti al tavolo, si gustarono due gelati enormi “Crema, nocciola e
fragola...ancora tutti i gusti opposti a Ranma, incredibile!” commentò Akane.
“Perché che gusti prende lui di solito?”
“Limone, menta e cioccolato.”
“Santi dei che combinazione oscena!”
“Vero?” disse leccando il suo, pistacchio e mandorla. Quella gelateria era
pazzesca, faceva gusti freschissimi e quasi introvabili in Giappone ed era la
sua preferita. E di Ranma. Sì, ok. Gli
mancava. Gli mancava prenderlo in giro per i suoi accostamenti orribili e poi
tentare di rubargli un assaggio. Gli mancava terribilmente. Le veniva quasi da
piangere, all’improvviso...
“Su non fare così, troveremo una soluzione. Sei sicura che non vuoi passare
ancora al Neko?” la domanda del ragazzo la fece
trasalire.
“C-cosa intendi?”
“Hai fatto un’espressione inequivocabile Akane Tendo. Si vede che ti manca
Ranma!” la canzonò mentre lei gli dava delle botte sul braccio mentre
arrossiva.
“Ahahahahhah dai dai tranquilla non farò la spia!”
rise mentre cercava di fermare gli attacchi inoffensivi della ragazza tutta
rossa in viso. “Su su torniamo a casa o non
riusciremo a fare tutto!” cercò di calmarla mentre guardava l’orologio, che aveva
recuperato dalla camera di Ranma.
“Uff come sei preciso!” esclamò facendo finta di imbronciarsi e cercando di
finire in fretta il gelato.
Lui annuì grattandosi la nuca. “Ahahahah anche
Shampoo me lo dice spesso. In effetti lo sono! E io non so veramente come fa
Ranma a essere così disordinato!” si guardò un attimo intorno e le confessò con
fare cospiratore. “Ieri sera mentre il padre dormiva ho rimesso a posto tutto
il suo armadio. Ti giuro Akane non potevo farcela. Quelle accidenti di casacche
tutte accatastate. Una tragedia, mi faceva male guardarle.” la ragazza lo
guardò per tre secondi prima di scoppiare in una risata che la portò alle
lacrime. “Oddio oddio sto morendo!” dovette tenersi
la pancia mentre cercava di ricomporsi. Mousse le porse un fazzoletto apparso
da chissà dove per asciugarsi una lacrima scesa dalle risate. “Ecco, le uniche lacrime
che dovrebbe avere una ragazza sono quelle delle risate. Quindi forza, ora che
sei tornata in te possiamo andare ad allenarci no?” concluse con un bel sorriso
pieno, di quelli pacati che Akane non aveva mai visto sul viso di Ranma prima
di quei due giorni. Lei arrossì un po’, colpita dal gesto. L’aveva fatta
sorridere apposta perché aveva visto che si era intristita?
“Certo che Shampoo deve essere davvero un po’ scema per trattarlo sempre
così male...”
“Allora ragazzo, come va?” la voce di Obaba arrivava anche attraverso la porta
del bagno in cui era chiuso da mezz’ora. “Eh un attimoooo!”
cerco di prendere tempo mentre guardava le due lenti che giacevano dentro il
porta lenti che gli aveva dato il dottor Tofu. La mattina si era recato nel suo
studio, e nonostante l’iniziale sorpresa dello scambio di corpi, il dottore era
una persona fidata e troppo tosta per farsi prendere dagli scompensi.
“Ah ragazzo mio, ormai le ho viste davvero tutte con voi, quindi anche questa
la supererete” aveva semplicemente dichiarato con uno dei suoi sorrisi placidi.
“E quindi, vuoi che io ti controlli la vista eh? In effetti mi sono sempre
chiesto perché questo ragazzo di cui occupi momentaneamente il corpo avesse
questi fondi di bottiglia..” disse grattandosi il mento mentre sollevava gli
occhiali di Mousse, che pesavano almeno un etto. Gli fece una bella
visita approfondita, gli fece leggere da lontano le scritte sulla parete e
tutto il necessario per una diagnosi.
“Senti, non vedo motivo per il quale tu, o insomma questo Mousse, non debba
portare le lenti, ma finché non le provi non puoi saperlo.”
E così aveva fatto. Ringraziato il dottore per la visita, non aveva neanche
voluto soldi, sant’uomo, si era recato in farmacia con la prescrizione. Ed ora
era lì, a studiare il dannato modo di ficcarsi quelle cose nell’occhio.
Sentì bussare delicatamente alla porta. “Ehi Ranma.. Posso?”
Shampoo santo cielo che ansia…
“Sì, sì entra…”
Shampoo entrò quasi titubante, per trovarlo un’altra volta mezzo nudo davanti
allo specchio. E ancora! Ma possibile che questo non si copre mai?
Eppure quando lo faceva Ranma non era mai sorpresa. “Non riesci eh?” disse
indicando le lenti che giacevano sul lavandino cercando di soprassedere sulla
sua parziale nudità.
Lui sospirò un po’ deluso. “Mi fa abbastanza senso dovermi ficcare le dita
negli occhi. Che palle! Io poi, che ci vedo come un falco!”
“Eh lo so.. Senti, ha provato a fare così?” mimò il gesto corretto per
infilarsi le lenti, divaricando le palpebre. Ranma la guardò interessato. “Ah,
no.. in effetti. Non sapevo proprio come fare.”
Prese coraggio e si tolse gli occhiali ma quasi non ritrovava più le lenti,
avendo intorno a sé una macchia sfocata che doveva essere il bagno. Sentì un
mano sospingerlo dalla testa verso lo specchio e finalmente ci rivide. “Lo
specchio è di qua. Tieni.” e da dietro vide comparire il contenitore delle
lenti.
“G-grazie…” sussurrò prima di riprovarci. E finalmente riuscì a infilarsene
una, mimando il gesto di Shampoo. Credette di provare fastidio ma in realtà non
sentiva assolutamente nulla.
“E una è andata!” disse girandosi soddisfatto. “Procedo con la seconda!” con
facilità riuscì a infilarsi anche l’altra, aveva capito! Si sciacquò un po’ la
faccia sotto lo sguardo quasi intenerito di Shampoo. Ah quante volte aveva
provato a convincere Mousse di mettere le lenti, certo con i suoi modi un po’
bruschi, ma non c’era mai stato verso. “Ohhhh! Finalmente!
Basta occhiali…almeno fino a stasera.” si girò ringalluzzito verso la ragazza
che lo guardava soddisfatta a braccia conserte. “Bene, sei pronto a lavorare
allora!” esclamò sorniona. “Sì, ma se oggi non mi fate almeno bere giuro che vi
aro il locale con un hiryu shoten-ha.” disse sovrastandola.
Shampoo avvertì il profumo di Mousse, della sua pelle e sentì un senso di
nostalgia improvvisa. Che accidenti le accadeva? Doveva trovare un modo per far
innamorare Ranma di lei, non certo recuperare il papero scemo. Ecco perché
l’aveva aiutato. Certo, aveva passato la notte a rigirarsi nel letto ripensando
a quella domanda.
“Sinceramente Shampoo, ma cosa ti piace di me, a parte la tua stupida regola
del villaggio?”
Scosse la testa e cercò di sorridere nella sua maniera, quella riservata a
Ranma e solo a lui.
“Ma certo che sì! Oggi poi non è festa quindi il lavoro sarà di meno, vedrai!”
“Bene anche perché oggi andrò da Akane. Piuttosto... Ma come sapevi come
infilare le lenti? Le porti anche tu?” disse scrutandola un po’ di più e lei
arrossì. Dannazione ma da quando Mousse aveva quegli occhi così...così?
“No, no, ci vedo benissimo. E’ solo che...volevo aiutarti.” Bugiarda. Aveva preso
dei depliant quando aveva provato a convincere Mousse.
Solo che poi non aveva voluto fomentare il ragazzo già abbastanza infervorato
con lei e dare adito a fraintendimenti. Non che ci tenesse a lui e alle sue
stupide lenti.
“Beh grazie.” lui sorrise, ma sempre con quel sorriso strafottente che la
mandava ai matti. Ma era sempre stato così antipatico?
Si rinfilò la tunica, che aveva appoggiato lì vicino per poi riemergere scrollandosi i lunghi capelli neri.
“Allora, iniziamo?”
“Però Akane, che bei destri che tiri!”
Mousse e Akane stavano nel dōjō ormai da
un’ora. Dopo i primi riscaldamenti avevano iniziato a combattere un po’ per
testarsi a vicenda, nel giardino pervaso dal tramonto. Si sentiva il profumo
della cena di Kasumi in preparazione, mentre le voci
di Genma e Soun giocavano a
shōgi dell’altra parte della casa arrivavano
ovattate.
“Anche tu non sei male per uno che non è nel suo corpo eh?” rispose lei mentre
parava un colpo.
“Eh, mi scoccia ammetterlo, ma Saotome ha effettivamente più potenza di me. Non
va bene, quando tornerò nel mio corpo mi allenerò il triplo!” disse mentre cercava
di schivare un calcio della ragazza. “Per i movimenti rapidi però ho un po’ di
difficoltà” disse quasi più a sé stesso che a lei.
Akane non era un avversario alla sua altezza neanche quando era nel suo corpo,
però la ragazza aveva tecnica e potenza che non aveva mai visto se non nelle
amazzoni che l’avevano sempre circondato.
“Ranma dice sempre che l’equilibrio tra forza e velocità sono il suo punto
forte.”
“Che spaccone!”
I due risero un po’ mentre continuavano a impegnarsi nell’allenamento quando sentirono
una voce dietro di loro.
“Ah ma allora siete tornati ad allenarvi eh? E io che pensavo che ormai foste
diventati dei veri fidanzati data la calma di questi giorni!” la voce
inquisitoria di Nabiki la diceva lunga e Akane ebbe un brivido dietro la schiena.
“Ma che dici Nabiki! Ma quali fidanzati!!” urlò come faceva sempre per
difendersi strenuamente dalle illazioni della sorella. “Non ho proprio nulla a
che fare con questo qui!!” si scusò mentalmente con Mousse per ciò che stava
per fare ma sua sorella non doveva sospettare nulla. Prendendolo di sorpresa
approfittando della confusione generata da Nabiki lo prese per la collottola e
lo scaraventò con tutta la sua forza nel laghetto.
Nabiki guardò la scena quasi sollevata. “Ah ecco, ora ti riconosco Akane. Quasi
non sembravate più voi...” concluse con aria cospiratoria prima di
allontanarsi ancheggiando come suo solito.
Akane sospirò e si precipitò a recuperare il poveraccio caduto nel laghetto
delle carpe.
Tese un braccio allo spaesato Mousse ma prima di fargli proferire parola lo
zittì. “Urla qualcosa tipo Akane sei una stupida con tutto il fiato che hai in
gola ok? Mia sorella sospetta qualcosa.” Mousse quasi sbiancò e anche se non ci
stava capendo più nulla cercò di simulare Ranma mentre cercava di uscire
dall'acqua. “SEI PROPRIO UNA CRETINA AKANE!!” urlò con la sua più riuscita
imitazione di Saotome. Akane annuì e poi trascinò di nuovo il ragazzo verso il dōjō, per mano.
Raggiunto il sacro luogo, in cui Nabiki raramente metteva piede, finalmente riuscì
a calmarsi.
Respirò a lungo prima di parlare. “Ce la siamo vista brutta eh? Perdonami ma
mentre il resto della famiglia è più lento di comprendonio Nabiki è fin troppo
scaltra.”
Il ragazzo però non sembrava ascoltarla.
Seduto sul bordo del dōjō sembrava quasi
imbambolato.
“Akane ma io…” si guardò la casacca “...ho le tette.” lo sguardo sconcertato
del ragazzo scatenò una risata che quasi soffocò Akane, la quale imbarazzo fu
vinto dall’ilarità.
“No ti prego Mousse, devo farti una foto, non voglio dimenticare mai questo
momento della mia vita” continuava a ridere mentre il ragazzo rimaneva con i
palmi delle mani a un centimetro di distanza. “Akane ma cosa ridi? Non c’è
niente da ridere!! Fammi trasformare subito! Mi sento un maniaco!”
Akane cercava di ricomporsi ma stava ormai lacrimando. “Ti prego scusami. Ti
rendi conto che sono le tue vero? E come ci tiene a precisare sempre Ranma,
sono anche molto abbondanti. Più delle mie” disse smettendo di ridere e
guardandosi il seno effettivamente ridotto rispetto alla ragazza col codino.
“MA IO NON VOGLIO PARLARE DEL TUO SENO AKANE TENDO! Non peggiorare le cose!” il
povero ex papero stava facendo i conti con la sua parte femminile e non gli
piaceva per niente. Alla fine cedette e si toccò il seno. Porco mondo, per
fortuna che non aveva più neanche niente con cui dimostrare evidente
eccitazione. “Beh senti” disse guardando la ragazza che intanto si era
alzata ad andare a prendere la teiera. “Qualsiasi cosa può dire il tuo ragazzo…QUESTE”
e si indicò il seno. “Sono COMUNQUE meglio delle ali. O delle zampe.”
La risata un po’ sguaiata di Akane riecheggiò per tutto il dōjō
vuoto, mentre andava a prendere un bollitore di acqua calda.