Anime & Manga > Gundam > Gundam 00
Ricorda la storia  |      
Autore: Yoko Hogawa    18/06/2009    0 recensioni
[Mobile Suit Gundam 00]
Combattere e vincere. Portare a termine quello per cui stavano combattendo, quello per cui Lockon era morto.
Mirare e colpire.
Uno dopo l’altro, i nemici e gli stolti che si sarebbero intromessi, abbattendo senza differenze qualsiasi tipo di unità.
Uccidendo quando necessario, come faceva lui. Però agendo, sempre.
Mirando e colpendo. Colpo dopo colpo, sparo dopo sparo, unità dopo unità.
Ferendo, distruggendo.
Dimostrando di non essere debole.
Cercando vendetta.
Mirare e colpire.
Nerai Utsu.
Per il progetto globale… e per Lockon.
Dopotutto… di quali altre ragioni aveva bisogno, lui?
[Missing Moment]
Genere: Azione, Science-fiction, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ho appena finito di rivedere la puntata 23 della prima serie, e non potevo stare con le mani in mano ad ignorare l’ispirazione

Ho appena finito di rivedere la puntata 23 della prima serie, e non potevo stare con le mani in mano ad ignorare l’ispirazione.

Un omaggio a Lockon Stratos (Neil). Sembra brutto dirlo, ma nonostante mi sia stato insipido per tutta la serie è entrato nell’olimpo dei miei preferiti durante la puntata in cui è morto (XD).

 

Andiamo dunque al sodo, anche se prima faccio qualche premessa di rito.

I personaggi non sono di mia proprietà, ma della Sunrise (o di chi per essa). Non li uso per scopi di lucro ma solo per scribacchiare qualcosa seguendo la linea d’ispirazione del mio cervello, assai vaga e lunatica.

Avverto inoltre che la sottoscritta non ha ancora preso visione della seconda serie, e non posso garantire che a questa shot non ne seguirà un’altra. Però, per il momento accontentiamoci (XP).

 

Missing Moment. Allelujah/Hallelujah Haptism & Tieria Erde POVs. Giusto perché non si è dato molto spazio a quei due (tre?) nella carrellata di opinioni riguardo Lockon e la sua dipartita. Tieria centric.

Si può collocare approssimativamente all’inizio della puntata 24. Alcuni dialoghi sono presi dalla suddetta puntata.

Linguaggio decisamente colorito quando Hallelujah prende parola.

 

Ringrazio tanto Shichan che mi ha fatto da beta-reader, nonostante la serie non l’abbia vista.

 

A chi proseguirà, buona lettura.

 

 

Nerai Utsu

Mirare e Colpire

 

 

 

Era stato facile incolpare Setsuna a quel modo.

Lo aveva visto dal riflesso dei suoi occhi.

Quelli di Tieria erano lucidi, carichi d’ira. Sapeva benissimo, quanto lui, che Setsuna non aveva né colpa né merito delle decisioni personali di Lockon. Così come non aveva né colpa né merito della la sua scomparsa.

Però aveva ignorato la ragione. E lo aveva aggredito.

Certo, non fisicamente. Dubitava sinceramente che Tieria potesse arrivare a tanto, soprattutto dopo aver riscoperto la sua umanità da così poco tempo.

Proprio lui! Che più di una volta aveva asserito di non capire gli “esseri umani”! Che parlava di “loro” come se fossero una specie rara da studiare!

Da parecchio era arrivato a credere che il pilota del Virtue non avesse la minima idea di cosa fosse l’istinto ma, se così era realmente, era anche vero che ora ne era pienamente cosciente.

Era stato l’istinto (quello puramente umano, sì) a spingerlo contro Setsuna; mescolato ad una buona dose di disperazione. Se non ci fosse stato il pilota dell’Exia, probabilmente, la sua mente ancora potenzialmente razionale avrebbe cercato un qualche pretesto per prendersela direttamente con lui, oppure con Sumeragi-san.

Con chiunque, pur di sfogare la rabbia.

Ricordava bene le parole che gli aveva sentito dire, prima di uscire in battaglia contro l’esercito dell’ONU.

“E’ stato lui a salvarmi nella battaglia precedente. Per cui, ora è il mio turno di proteggerlo!”

“Salvarmi”. “Proteggerlo”.

Non si sentiva mai Tieria Erde pronunciare queste parole.

O almeno, non prima.

Supponeva che ci fosse stato un cambiamento nel ragazzo, da qualche parte, un qualche giorno.

Non se ne era accorto subito. Dopotutto non prestava che la necessaria attenzione agli altri meister; era normale per loro ignorarsi, aderire al segreto professionale senza nessuna domanda da porsi o da porre.

Però… in un istante, ad un certo punto, il fermo e compito meister del Virtue aveva cambiato completamente comportamento, facendo spazio a quelle che, più comunemente, gli esseri umani chiamano “emozioni”.

Aveva imparato l’impotenza. Quando la connessione con Veda era saltata, solo il Virtue non era riuscito ad accettare il collegamento con il sistema sostitutivo inviato dalla Ptolemaios.

Aveva appreso la paura, forse. Quella che si prova per qualcun altro.

Quando Lockon lo aveva protetto facendogli scudo con il Dynames, e la voce stridula di Haro era risuonata violenta nella ricetrasmittente informandoli che Lockon era ferito gravemente.

Aveva sicuramente compreso la preoccupazione quando, steso su un lettino in metallo, lo stesso non accennava a svegliarsi.

Poi la rabbia. La frustrazione di essere rimasto indietro, di non essere più in grado di rappresentare quell’ideale di Gundam Meister che tanto andava in giro sbandierando.

In un qualche modo, forse… Tieria somigliava ad un adolescente appena uscito dalla pubertà, in procinto di scoprire il vero significato di ogni minima emozione umana. Sembrava che stesse cominciando ad analizzarle solo ora, con gli occhi da adulto ma il cuore di un bambino che non ha la minima idea di come affrontare il complicarsi delle sensazioni.

Era come… se avesse appena appreso di possedere un’umanità.

<< Ma stai prestando attenzione alla marea di stronzate che spari? >>

<< Hallelujah… >> sussurrò sorpreso alla voce, dopotutto famigliare, che risuonò nella sua mente.

<< Si può sapere cosa stai facendo, Allelujah? Mi sono sonoramente rotto i coglioni di sentire ‘ste cazzate! >>

<< E allora non ascoltare >> fu la risposta del ragazzo, che chiuse gli occhi e si accomodò meglio sul sedile del Kyrios.

<< Fosse facile! >> borbottò contrariato Hallelujah, sbuffando.

Quando la voce dell’altro fu scomparsa, non poté fare a meno di tornare ai suoi pensieri.

Considerando che nessuna comunicazione era ancora giunta dalla sala di controllo, supponeva che Sumeragi-san stesse ancora approntando una strategia di battaglia… oppure aspettando l’avvicinarsi dei nemici.

Nonostante Lockon fosse riuscito a colpire due delle loro tre navi trasporto, anche lui era abbastanza sveglio per dubitare un “cessate il fuoco”.

Sarebbero tornati per un secondo round. L’unica cosa che mancava, era il “quando”.

Appena arriveranno rinforzi” fu la risposta che si diede automaticamente, sospirando profondamente.

La battaglia si avvicinava, eppure lui non sentiva l’ansia tipica del breve periodo pre-bellico.

I suoi pensieri, volenti o nolenti, ruotavano tutti su Lockon e non riusciva a fermarli. E nel loro centrifugare investivano anche Tieria e la considerazione che, per sua sorpresa, provava per lui.

Lockon, che per Tieria aveva acquisito sicuramente un’importanza particolare, morendo aveva fatto inconsapevolmente del male ad ognuno di loro.

Ma se per lui e Setsuna si era trattato di un taglio superficiale, che brucia come l’inferno ma non sanguina eccessivamente, per Tieria rappresentava più similmente una ferita profonda, di quelle in cui prima vedi il sangue uscire copioso, e solo in un secondo momento ti rendi conto del dolore sordo che causa.

Non poteva capirlo, Tieria, da quel punto di vista. Lui non aveva mai avuto nessuno da perdere prima del suo ingresso nei Celestial Being, quindi non poteva fingere di capire cosa significasse la perdita di qualcuno caro.

Ma era sicuro che, l’altro, fosse più che convinto di avere vendetta.

L’avrebbe cercata in ogni colpo, in ogni manovra, in ogni nemico.

Quella sensazione l’aveva provata anche lui, però. Come tutti.

Ora era il turno di Tieria.

Riaprendo gli occhi mosse il braccio, leggermente intorpidito dall’attesa in perenne mancanza di gravità. Portò la mano ricoperta dal tessuto sottile ma resistente della tuta a livello della tastiera accanto alla leva di manovra, spingendo con le dita qualche tasto in successione.

Lo schermo olografico che gli dava visione dell’esterno si accese, così come la fornace solare del Kyrios, anche se ancora in fase di stand-by.

Ancora qualche tasto e, collegandosi con il sistema di video sorveglianza della Ptolemaios, una finestra alla sua sinistra si aprì per mostrargli l’angar del Dynames.

Era distrutto.

Le gambe mancavano per la maggior parte, un lato del viso era saltato, il clockpit sventrato per un buon quarto.

Aggrottò le sopracciglia, pensieroso.

Sarebbe finito così anche lui?

<< Col cazzo >> dissentì la voce nella sua testa.

<< Hallelujah… >>

<< Sentimi bene Alleluja: io non ho la minima intenzione di lasciarci le penne come quel masochista di Stratos. Non voglio ridurmi ad essere un ammasso di brandelli sanguinolenti vaganti nello spazio >>.

<< Guarda che Lockon… >>

<< Cosa? >> lo interruppe rudemente << Non se l’è forse andata a cercare? >>.

Rimase in silenzio, non sapendo cosa ribattere. Non avendo spiegazioni valide per difenderlo, se ne uscì con l’unico specchio su cui poteva provare ad arrampicarsi: << non infangare la sua memoria, era un buon meister >>.

<< Sì, certo. Ha giocato a fare l’eroe, il fottuto vendicatore solitario. Ha agito da egoista, abbassando di un quarto il nostro potenziale bellico e distruggendo un’unità Gundam che poteva benissimo essere pilotata da qualcun altro e riutilizzata in battaglia. E’ l’esempio vivente - ops, pardon, non più - di cosa un meister non deve fare… e tu lo difendi? >>.

Non rispose, trovando molto presto lo specchio scivoloso come l’olio.

<< Però… >> riprese poi << …noi non abbiamo fatto lo stesso? >>.

<< Appunto. Se tutti si mettono a fare quel cazzo che pare a loro siamo fottuti >> fu la relativa risposta.

Gli venne da sorridere a quell’affermazione.

Non era sbagliato asserire che la loro fosse diventata una squadra di perfetti egoisti.

Setsuna che si mostrava all’avversario aprendo il clockpit nel bel mezzo di una missione - e di uno scontro.

Lui che proponeva a Veda una missione, molto tirata per i capelli, per distruggere la “fabbrica” di Supersoldati sulla colonia.

Lockon che decideva, ferito e senza la possibilità di mirare e sparare decentemente, di lanciarsi in una missione palesemente suicida avendo anche il coraggio di morirci, nella missione suicida.

Ridacchiò lievemente, portando le dita a massaggiarsi gli occhi. Che branco di idioti.

Era logico pensare che, ora, fosse Tieria a voler agire di testa sua. L’ultimo arrivato, il novellino del club “faccio quello che mi pare alla maniera dei Gundam Meister”.

Magari l’ennesimo suicida?

<< Cazzi suoi >>.

<< Potremo esserlo anche noi. Suicidi inconsapevoli >> ironizzò, non ricevendo risposta.

Era ovvio che erano suicidi. E lo erano anche molto consapevolmente.

Dal momento in cui Veda aveva registrato il loro nome in codice, loro erano divenuti meister per un motivo: eliminare le guerre dal mondo.

La loro bibbia era il mission plan. Il loro dio Aeolia Shenberg.

Ognuno combatteva per se stesso ma tutti, nel tentativo di perseguire i loro scopi, combattevano per il mondo.

Per cambiare il mondo.

E se la loro morte avrebbe portato a qualcosa… se le loro azioni fossero state il diluente delle guerre e dei conflitti che spaccavano il pianeta… se il “piano globale” che loro perseguivano fosse veramente riuscito a cambiare tutto…

Niente più supersoldati. Niente più terrorismo. Niente più guerre. Niente più morti, o ribellioni, o mercenari.

Il mondo, forse, sarebbe diventato qualcosa da amare.

O come minimo da farsi piacere.

Socchiuse gli occhi, portando nuovamente lo sguardo all’immagine del Dynames. Due figure attrassero la sua attenzione.

Setsuna, a giudicare dalla tuta, con Haro. E l’altra doveva essere Feldt, forse.

Sospirò, chiudendo il collegamento.

<< Paura di origliare? >> lo sfotté Hallelujah, e si immaginò un ghigno su quel viso in tutto e per tutto uguale al suo.

<< Non voglio guardare cosa fanno >> diede come spiegazione, disattivando con un altro comando la proiezione del proprio angar all’interno del clockpit.

Non gli sembrava il momento di farsi prendere dai sentimentalismi, quello. E nonostante non avesse la minima idea di cosa stessero facendo quei due nell’angar del Dynames, immaginava che fosse il richiamo a qualche memoria o una specie di cerimonia d’addio campata per aria.

Era l’ultima cosa che serviva, con l’esercito dell’ONU a pochi anni luce da loro.

<< E’ la prima volta che ti sento fare un ragionamento coerente >> intervenne nuovamente l’altro sé stesso, questa volta con un tono meno strafottente.

<< Onorato dell’approvazione >> ribatté lui, ironico.

<< Ci sarà tempo per piangersi addosso >> aggiunse l’altro.

<< Se non moriamo… >> sussurrò Allelujah con un’ironia amara.

<< Certo che sei un fottuto fissato! >> sbottò la voce nella sua mente, facendolo sorridere. Ma nulla di più.

Cominciava a sentirla, la tensione. L’attesa l’amplificava, trasmettendola al muscoli sottoforma di adrenalina, inondandogli il cervello di impazienza e inquietudine allo stesso tempo.

Avevano poca energia rimanente, un solo Trans-Am a disposizione e per un tempo limitato, un intero esercito con Mobile Suit a pseudo-fornaci che facilmente raggiungevano la loro velocità…

Sembrava una battaglia persa d’in partenza.

Fortunatamente, fu un segnale elettronico a distoglierlo da quella spirale discendente di pensieri.

Spinse un tasto dalla tastiera luminosa e davanti a lui apparve il volto di Tieria.

Parli del diavolo…

<< Allelujah Haptism. Sumeragi Lee Noriega notifica di rimanere in allerta all’interno dei Gundam in caso di attacco nemico >> pronunciò la sua voce chiara attraverso la ricetrasmittente.

Il solito modo formale di salutare, notò. Anche se di “saluto” non si poteva di certo parlare.

<< Tieria Erde >> rispose, altrettanto formale. << Ricevuto >> aggiunse poi.

Tuttavia non chiuse la comunicazione.

Anche se Hallelujah sembrava poco d’accordo con un pensiero simile, poteva essere l’ultima volta che intratteneva una conversazione civile con uno dei suoi compagni.

<< Tieria… >> chiamò di nuovo, questa volta lasciando perdere la formalità: << cosa piloterai? >> chiese conciso, osservandolo.

Non portava già più gli occhiali, dunque probabilmente era sul Virtue.

L’altro lo osservò per un momento, silenzioso. Poi chiuse gli occhi, come se si fosse deciso se rispondere o meno e se con la medesima formalità e serietà.

Quando lo fece, la formalità vi era ancora, ma le serietà sembrava scemata in stanchezza. << Il Nadleeh >> rispose << non ho abbastanza potenza residua per effettuare un altro Trans-Am con il Virtue >> spiegò, immancabile.

<< Capisco >> annuì lui, in un certo modo lieto che Tieria avesse voluto rispondergli. << Buona fortuna >> aggiunse, forse un po’ troppo palese nell’esternare in due parole i suoi ultimi pensieri.

Tieria scostò lo sguardo, aggrottando appena le sopracciglia.

<< Non mi serve la fortuna, per mirare e colpire >> disse appena prima di chiudere il collegamento.

Allelujah rimase a fissare il punto in cui il volto dell’altro era scomparso, ripetendosi in mente le sue ultime parole quasi come un mantra.

Mirare e colpire.

Nerai Utsu.

L’angolo della bocca si alzò in un sorrisetto lievemente compiaciuto.

Non erano parole di Lockon, quelle?

 

 

Chiuse il collegamento con il Kyrios in maniera rapida, ripristinando il silenzio all’interno del Nadleeh.

Continuava ad essere strano, per lui, il comportamento degli esseri umani.

Nonostante la gentilezza di Lockon fosse riuscita, in un qualche modo, a fargli considerare gli umani come qualcosa di più che una semplice razza parassita sul pianeta Terra, ancora non arrivava a comprendere alcuni comportamenti tipici degli uomini.

Perché quel “buona fortuna”? Perché quell’improvvisa informalità?

Perché, fra tutti, proprio lui?

Era una domanda che si poneva ormai da ore.

Perché proprio lui?”. Era come voler ammettere che sì, un altro sarebbe stato meglio. Un altro meister, magari Setsuna F. Seiei o Allelujah Haptism, sarebbe stata una perdita minore, accettabile.

Già: “accettabile”.

Come se lui non avesse accettato la morte di Lockon; come se si rifiutasse di assimilarla.

Probabilmente perché era lui che, fra tutti, riusciva a capire almeno un po’. Probabilmente perché lui, fra tutti, aveva deciso di agire di testa sua e salvarlo, in quella maledetta battaglia; nonostante fosse ormai un meister senza qualità, senza più utilità.

Ma forse la causa era molto più semplice.

Si sentiva in colpa.

Colpevole per aver tolto a Lockon, anche se indirettamente, la sua caratteristica. Quella che lo rendeva un vero Gundam Meister, quella per cui Veda lo aveva reclutato.

La mira. Lui aveva fatto sì che Lockon Stratos perdesse l’uso dell’occhio dominante.

Che fosse ferito, per di più. In pericolo di vita.

Colpa sua. Colpa sua.

Tutta colpa sua.

Strinse il pugno ad un improvviso tremore della mano, e trattenne il fiato: ancora una volta, a quella considerazione, gli occhi cominciavano a bruciare e si sentiva le lacrime in procinto di uscire.

Non voleva piangere, non di nuovo.

Se lo era silenziosamente ripromesso davanti alla carcassa smembrata del Dynames.

Più forte. Doveva essere più forte.

Combattere e vincere. Portare a termine quello per cui stavano combattendo, quello per cui Lockon era morto.

Mirare e colpire.

Uno dopo l’altro, i nemici e gli stolti che si sarebbero intromessi, abbattendo senza differenze qualsiasi tipo di unità.

Uccidendo quando necessario, come faceva lui. Però agendo, sempre.

Mirando e colpendo. Colpo dopo colpo, sparo dopo sparo, unità dopo unità.

Ferendo, distruggendo.

Dimostrando di non essere debole.

Cercando vendetta.

Mirare e colpire.

Nerai Utsu.

Per il progetto globale… e per Lockon.

Dopotutto… di quali altre ragioni aveva bisogno, lui?

L’allarme scattò all’improvviso all’interno dell’angar, come probabilmente in tutta la nave.

Dagli altoparlanti, la voce gracchiante e acuta di Christina Sierra interruppe le sue intricate elucubrazioni.

<< Reazione sull' E-sensor. Rilevata una squadra nemica. Velocità relativa 0235. All'area di probabile svolgimento della battaglia mancano... >>

Non aspettò nemmeno la fine dell’avviso.

<< Nadleeh, rimuovere la modalità stand-by. Priorità a Tieria Erde >> pronunciò con risoluzione, afferrando velocemente il casco fluttuante alla sua destra ed infilandoselo con estrema precisione e rapidità.

Quasi contemporaneamente, la sua unità, il Kyrios e l’Exia furono collegati con la radio del ponte di comando e con quella del Container d’Assalto.

La voce di Sumeragi Lee Noriega irruppe nell’abitacolo.

<< Quante unità? >> sentì domandare.

<< Tredici >> rispose Christina Sierra. << Più un mezzo non identificato di grandi dimensioni. Lo passo sullo schermo >>.

Respiri trattenuti, frasi sconnesse. Poi un forte tremore che scosse l’intera nave, seguito da echi di esplosioni.

Un colpo? Da una distanza simile?

Impossibile! Che razza di corazzata dovevano possedere?

Seguì un secondo tremore, questa volta meno intenso ma comunque assordante, che fece momentaneamente saltare il sistema di comunicazioni. Una volta ripristinato, fu nuovamente la voce della donna che riempì il silenzio:

<< Container d’Assalto, pronto per il decollo. Obiettivo: il Mobile Armor nemico! >>

<< Ricevuto! >> sentì rispondere a Setsuna F. Seiei.

<< Kyrios e Nadleeh, proteggete la Ptolemy lanciandovi all’attacco direttamente dal container! >>

<< Ricevuto! >> rispose lui immediatamente, in contemporanea con la stessa affermazione di Allelujah Haptism.

Eccola, finalmente. Ecco la battaglia.

Ecco la sua occasione.

Ne aveva avute altre, ma non le aveva sfruttate. Aveva fallito nel proteggere l’unica persona che si era ripromesso di preservare in vita, perdendola addirittura quando non stava nemmeno guardando.

Era il momento di farla finita e diventare forti.

Certo, non aveva una potenza bellica invidiabile. Il Nadleeh era completamente sprovvisto di difese, così come non poteva sopportare armi troppo pesanti. Non poteva utilizzare lo GN Shield in quanto non aveva la corazza esterna.

Ma aveva una pistola, e questo era sufficiente.

Per mirare e colpire, dopotutto, non serviva altro.

Questa era la filosofia di Lockon, no? Questo il suo ritornello frequente.

Bene, sarebbe diventata la sua filosofia. Avrebbe ripetuto quelle parole fino allo sfinimento.

Il suo mantra… la sua promessa.

Un rumore di ingranaggi sopra di lui, unito ad un sibilo di impianti idraulici, lo avvertì che il container si stava aprendo.

La radio mandò la voce di Allelujah direttamente nel suo abitacolo: << chissà, magari ci vediamo, Lockon >> gli sentì mormorare prima di udire il: << Kyrios, Allelujah Haptism, partenza! >>.

Un ghigno si disegnò sulle sue labbra sottili, gli occhi fissarono lo spazio profondo oltre il complesso asteroidale di Lagrange 1. Le mani afferrarono saldamente i comandi e la voce, carica di decisione, non ebbe tremori.

<< Nadleeh, Tieria Erde, partenza! >>.

 

Per il progetto globale e per Lockon.

Uno come lui non aveva bisogno di altro.

Mirare e colpire.

Nerai Utsu.

 

 

Owari~

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gundam > Gundam 00 / Vai alla pagina dell'autore: Yoko Hogawa