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Autore: CUCCIOLA_83    18/06/2009    3 recensioni
Grazie ad un trasloco, passato, presente e futuro s'intrecciano. Accompagnando Remus e Tonks alla scoperta di loro stessi. Riuscirà ad unirli più di quanto gia non siano, o farà capire ad entrabi quanto complicata potrebbe essere la loro vita insieme, tanto da convicnerli a rinunciare? Una storia che ho penato di reinserire riveduta e corretta, probabilmente perché ci sono particolarmente affezionata essendo la prima vera FF che ho scritto nel lontano 2005. Buona lettura a tutti!
Genere: Malinconico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il Diario Dimenticato

Chiedo scusa per l’imperdonabile ritardo ma ho vari progetti aperti e non riesco a seguire anche la revisione di questa storia.

Buona lettura!

 

 

 

Il Diario Dimenticato

Capitolo 8

 

 

Il tempo a Hogwarts stava volando. Senza nemmeno accorgersene era gia trascorsa una settimana dal loro arrivo al castello.

Remus era talmente impegnato con le lezioni di recupero che si era quasi scordato di quello che lo attendeva, il che era un bene constatarono sia Silente che Tonks, anche lei molto impegnata con il suo nuovo lavoro alla sede Auror di Hogsmeade. I colleghi l’avevano messa subito a suo agio, Anche se c’era tanto da fare e non le restava molto tempo libero da passare con Remus.

Quel pomeriggio volgeva ormai al termine e Remus stava tenendo l’ultima lezione di recupero di trasfigurazione con dei ragazzi del primo e del secondo anno per quel giorno, ma  d’un tratto un ragazzo alzò la mano. «Dimmi pure Adam, non ti è chiaro qualcosa?»

«No professore, è solo che girano delle voci qui a scuola, e sostengono che il preside le ha chiesto di tornare ad insegnare qui, è vero?» Chiese titubando il giovane Adam, ma anche gli altri ragazzi sembrarono incuriositi dalla risposta che avrebbe dato Remus, il quale, dopo essere stato zitto per qualche istante sospirò.

«Voglio essere sincero con voi. E’ vero, il preside mi ha chiesto di tornare definitivamente ad insegnare qui a Hogwarts ma io non so ancora se accettare. Come tutti ben sapete io sono un lupo mannaro e qualche hanno fa per una banale dimenticanza, stavo per uccidere un vostro insegnate e alcuni ragazzi che per me sono quasi come dei figli e francamente non voglio che risucceda ancora. In oltre non credo che i vostri genitori sarebbero entusiasti di sapermi ancora qui». Confessò lui fissandoli uno ad uno.

«Per i miei genitori non ci sono problemi, gli scrivo quasi tutti i giorni e sanno tutto di lei, ma nelle mie lettere gli dico sempre che è un ottimo insegnate e che ci sta aiutando molto. All’inizio erano un po’ preoccupati, ma ora sono felici di saperla qui». Intervenne una ragazza in seconda fila.

«Grazie Daphne, sei stata molto gentile. Prenderò una decisione al più presto, ma prima volevo sapere cosa ne pensavate voi ragazzi, dato che sarete i diretti interessati». Continuò Remus, ed in quel momento tutti i ragazzi presenti cominciarono a parlare contemporaneamente.

«Certo professore, resti con noi!!»

«Giusto! Accetti la proposta del preside!»

«Non se ne vada!».

Remus era colpito, non si aspettava un consenso così plateale, soprattutto da dei ragazzi così giovani. «Grazie ragazzi, davvero. Ma ora si è fatto tardi, è meglio che andiate o farete tardi per cena». Li congedò. In modo un poco disordinato i ragazzi uscirono dall’aula, mentre Remus si dedicava alla sistemazione di alcune pergamene che affollavano la sua scrivania, ma qualcuno l’osservava dalla porta.

Hermione, visto che lui non si era accorto della sua presenza decise di entrare, «devo dire che i ragazzi sono molto entusiasti delle tue lezioni, e ammetto che alcuni sono migliorati parecchio». Disse, avvicinandosi.

«Grazie Hermione, sono dei bravi ragazzi, molto recettivi». Rispose lui raccogliendo le ultime pergamene.

«Ho ascoltato involontariamente il discorso che hai fatto. Se fossi stato così sincero anche con noi, sicuramente non avresti avuto tanti problemi».

«Hai ragione, ma quelli erano altri tempi, le persone avevano un’altra mentalità nei confronti dei lupi mannari, per meglio dire nei miei confronti. Non che ora sia migliorata di molto, ma con tutto quello che è successo l’anno scorso, ma non mi posso lamentare».

«Sì, forse hai ragione. Però ho visto che i ragazzi non vedono l’ora di riaverti qui come insegnate fisso, è molto bella questa cosa».

«E’ vero, mi ha stupito molto la loro reazione, ma devo ammettere che mi ha reso molto felice, io adoro insegnare» Confermò Remus.

«Si vede. Dai ora andiamo, è tardissimo», e così dicendo si avviarono entrambi verso la sala grande per la cena.

Al tavolo degli insegnati c’era un posto vuoto, Tonks infatti, aveva avvertito che avrebbe fatto tardi un’altra volta. Remus era dispiaciuto, ma sapeva che il lavoro per Tonks era molto importante, quindi, la sosteneva in tutto. Dal canto suo Hermione sembrava preoccupata e non mancò di farglielo notare. «Da quando siete qui, ha sempre mangiato poco o niente e di fretta. Non può continuare così»

«Non ti preoccupare, di solito le faccio portare qualcosa dalla cucina. Appena finisco di mangiare chiederò a Dobby di portare qualcosa nella nostra camera. Come quasi tutte le sere ormai». Le rispose tranquillamente Remus e dopo quelle parole, Hermione sembrò più tranquilla.

Ma Qualcun altro, aveva ascoltato con particolare interesse quel discorso. Piton tenendo  l’orecchio teso Sorrise malignamente, stando attendo a non darlo troppo avedere.

A cena finita Remus si avviò verso la cucina, dove avrebbe trovato Dobby, il quale si era preso l’incarico di potare a termine queste piccole mansioni extra. «Aspettami! Vengo anche io, così controllerò come stanno gli elfi domestici». Hermione era sempre molto attiva nella sua campagna per i diritti degli elfi domestici, Remus acconsentì ed insieme si diressero verso le cucine.

Dopo essere scesi lungo la scala di pietra, si ritrovarono nell’ampio corridoio di pietra illuminato da delle torce e si fermarono davanti al quadro che raffigurava una ciotola d’argento contenente della frutta, Remus fece il solletico alla grossa pera verde e la porta si aprì. Appena ci misero piede, vennero accolti da molti elfi domestici, i quali offrirono loro dolci e tazze di tè, mentre Dobby si faceva largo tra loro, «Salve signore, Dobby è sempre felice di vederla. Oh salve signorina Hermione». Li salutò rivolgendo loro un profondo inchino.

«Ciao Dobby tutto bene? Mi dispiace disturbarti ma volevo chiederti un altro favore, questa sera Tonks farà ancora tardi. Potresti portare qualcosa da mangiare nella nostra camera più tardi?» Chiese molto gentilmente Remus, mentre Hermione stava interrogando i vari elfi domestici sull’andamento della loro vita.

 Dobby sorrise. «Ma certo professore, non si preoccupi. Dobby le porterà le sue pietanze preferite». Lo rassicurò.

«Grazie mille, Dobby, ci vediamo domani allora. Tanto so già che farà di nuovo tardi». Mormorò Remus un po’ sconsolato.

«Arrivederci professore. Dobby è sempre contento quando è d’aiuto». Così dicendo fece un altro inchino e si mise ai fornelli, mentre Remus, quando riuscì a trascinare Hermione fuori dalla cucina, s’incamminarono verso la sala grande.

«Grazie per avermi accompagnato. Ora però devo andare a preparare la lezione di domani sugl’incantesimi di ostacolo. Buonanotte». La salutò fermandosi vicino alla scalinata.

«Buonanotte, e non lavorare troppo…»Lo prese in giro.

«Senti chi parla...» Rise a sua volta, incamminandosi verso la sua aula.

*****

Il lavoro quella settimana era stato particolarmente duro ma, nonostante questo, Tonks doveva ammettere che si trattava di una bella sfida. L’incarico che il suo capo le aveva affidato era davvero stimolante. In oltre i suoi colleghi l’avevano messa subito a suo agio, cosa che contribuiva in modo significativo a migliorarle l’umore, un poco basso in quei giorni a causa del poco tempo che le restava per stare con Remus.

Finalmente, verso le ventitré, terminò di compilare gli ultimi rapporti, chiuse il fascicolo che aveva davanti, prese le sue cose e, appena fu pronta per andarsene salutò i colleghi, si smaterializzò.

Ricomparve proprio vicino al cancello e, visto che la serata era particolarmente buia e fredda, si affrettò a raggiungere il grande portone contro il quale bussò più volte per farsi aprire.

«Ben tornata signorina, il professor Lupin mi ha pregato di dirle che come sempre le ha fatto portare la cena nella vostra stanza». Bofonchiò il custode, che negli ultimi giorni era ritornato il solito brontolone, ma appena la vide si sforzò di sorridere.

«Grazie mille, sapete dove lo posso trovare ora?» Chiese lei.

«L’ultima volta che l’ho visto era nella sua aula, forse lo trova ancora lì».

«Grazie, allora passerò a salutarlo. Buonanotte». Lui ricambiò l’augurio e si dileguò nella sala grande. Tonks, invece, salì le scale e si diresse subito verso l’aula di Remus dove lo trovò seduto alla sua scrivania sommerso dai libri e da un mucchio di pergamene, lei entrò senza fare rumore e gli si avvicinò. «Ciao amore, sempre al lavoro? E poi dici a me che lavoro troppo…» Commentò, a meno di un centimetro dal suo orecchio. Remus, preso alla sprovvista, fece un salto sulla sedia.

«Ma… Ma ti sembrano scherzi da fare??» Balbettò tenendosi una mano sul petto.

 «Povero amore mio, non hai più l’età…» Lo prese in giro dandogli un bacio.

«Già, puoi dirlo forte… Ma dimmi, com’è andata al lavoro?».

«Dai, ne parliamo dopo ora sono troppo affamata. Vieni anche tu?».

«Devo controllare le ultime cose poi arrivo. Tu vai pure avanti. Dobby mi ha detto che avrebbe preparato i tuoi piatti preferiti» Le anticipò.

Tonks non se lo fece ripetere due volte, dileguandosi in un baleno e quando entrò nella camera notò che il camino era acceso. Dobby era davvero adorabile pensò, mentre si toglieva il mantello per poi dirigersi vero il tavolo vicino al camino su cui era poggiato il vassoio. Alzò alcuni coperchi e notò che l’elfo domestico aveva mantenuto la parola, c’erano tutti i suoi piatti preferiti.

D’un tratto però sentì qualcosa muoversi nell’ombra, si voltò ma non notò niente di particolare, così tornò a concentrarsi sulla sua cena, prese in mano la forchetta ma in quel momento qualcosa le sfiorò i lunghi capelli quel giorno di un rosso acceso. Si voltò di colpo e si trovo di fronte Piton in persona.  «Piton, ma si può sapere cosa ci fai qui? Chi ti ha fatto entrare??» Sibilò alzandosi di colpo da tavola, mentre Piton sorrideva in modo inquietante.

«Devo dire che il vostro amico elfo domestico è parecchio codardo, è stato fin troppo semplice convincerlo a lasciare il vassoio e scappare…» Rispose, lanciano un incantesimo alla porta.

Tonks iniziò a spaventarsi davvero, cercò di avvicinarsi al letto per prendere la sua bacchetta ma Piton fu più veloce. «Accio Bacchetta! » Urlò attirando a sé la bacchetta di Tonks.

«Ma si può sapere cosa vuoi? Vattene!!!» Urlò lei.

Piton le si avvicinò ancora di più puntandole contro la bacchetta. «Cosa voglio? È molto semplice. Dimmi, cosa ci trovi in quel pulcioso lupo mannaro?? Dimmelo perché non riesco a capirlo!!» Ringhiò Piton avanzando verso di lei facendola, a sua volta, indietreggiare.

«Ma si può sapere cosa ti prende?»

«Voglio delle risposte! Perché lui??»

«Perché lo amo!!!»

«Lo ami… Lo ami? Ma come fai a ad amare un essere come lui? Un assassino! Un lurido lupo mannaro ripugnante e assassino!! Ecco cos’è, perché non apri gli occhi? Perché non riesci a vedere cos’è veramente?» Ringhiò nuovamente lui avvicinandosi ancora di più fissandola, e in quello sguardo ci lesse tutta la frustrazione che tratteneva dentro da ormai troppi anni. Anni nei quali era stato zitto, ma ora tutto il suo odio e la sua rabbia stavano uscendo come un fiume in piena.

«Lui non è ripugnante!! Tu lo sei!» Gli orlò contro, inorridita da quelle parole che aveva sentito uscire dalla schifosa bocca dell’uomo, «No! Lasciami!» urlò nuovamente, ma Piton sembrava davvero su tutte le furie. La prese per i polsi la buttò sul letto minacciandola ancora con la bacchetta.

«Io sarei ripugnante? Questa si che è divertente». La perse in giro.

«Lasciami stare! Ti prego vattene!!» Ma queste sue parole caddero nel vuoto. Piton non sembrava intenzionato a lasciarla andare, mentre si avvicinava sempre di più a lei puntandole la bacchetta contro il viso, qualcosa dentro di lui gli diceva che doveva farlo. Doveva punirla, a costo di ucciderla.

D’un tratto però, «Expelliarmus!!» Remus entrò nella stanza, dopo essere riuscito ad annullare l’incantesimo che Piton aveva fatto alla porta.

«Lasciala andare! Allontanati da lei, Ora!!!» Urlò Remus, puntandogli la bacchetta contro, Piton si spostò lentamente da Tonks, fissando Remus con aria di sfida.

Tonks si rannicchiò sul letto e cominciò a tremare e, vedendola, Remus corse da lei. «Amore mio! Come stai? Ti prego, non fare così è tutto finito» le sussurrò dolcemente mentre l’abbracciava, Tonks si aggrappò a lui sciogliendosi finalmente in lacrime.

«Dobby? Dobby entra pure. Vai a chiamare Hermione dille di venire qui subito». Esclamò Remus rivolto al piccolo elfo domestico, il quale annuì e corse fuori dalla porta.

«Piccolo insulso essere...» Ringhiò tra i denti Piton.

«Zitto! Non azzardarti a dire una sola parola tu!» Ringhiò Remus puntandogli ancora addosso la bacchetta, totalmente accecato dalla rabbia. Ma come aveva potuto fare una cosa del genere? Possibile che lo odiasse fino a questo punto?

In quel momento entrò Hermione, la quale rimase allibita da quella scena: Tonks in lacrime tra le braccia di Remus che a sua volta puntava la bacchetta contro Piton.

«Ma cos’è successo qui? Tonks cosa ti è successo? Stai bene?» Cominciò a chiedere, ma Remus la interruppe.

«Ti prego puoi restare qui con lei? Io ho un conto in sospeso con lui...». Le chiese senza guardarla. Hermione annuì  sedendosi accanto a Tonks nel tentativo di rassicurarla, poi guardò Remus e Piton che si fissavano con un tale odio da far quasi scattare le scintille. «Muoviti tu, cammina…» Lo spinse fuori dalla stanza, chiedendosi la porta alle spalle. Una volta fuori dalla stanza, lo condusse fino al secondo piano, poi lo spinse in malo modo in aula vuota. Appena furono entrati però Piton tentò di ribellarsi, ma Remus fu più veloce di lui. «Immobilus!» Urlò immobilizzandolo nel tentativo di fuga.

Il corpo era rigido ma le sue orecchie potevano sentire benissimo e Remus aveva molte cose da dirgli. «Severus ma sei completamente impazzito? Come hai potuto fare una cosa del genere? Mi odi davvero così tanto? Come hai osato toccarla?» Gli urlò contro,  mentre continuava girargli in torno con la bacchetta pronta a colpire. «Ho sempre saputo che non potevi soffrici, ma tentare addirittura di farle del male! Severus io non ho mai alzato la bacchetta contro di te, nemmeno da ragazzi, e tu ora cerchi di fare del male alla persona più importante della mia vita, tu sei completamente pazzo!!» Continuò ad urlare.

Dal canto suo Piton tentava di mugugnare qualcosa, nonostante la bocca fosse paralizzata come il resto del corpo, ma per lo più sembravano parole senza senso, visto che, probabilmente, era in preda al delirio più completo.

Remus continuò a fissarlo con odio, non poteva credere a quello che aveva visto pochi minuti prima. «Questa me la paghi Severus, potevi farmi qualsiasi cosa, potevi colpire me direttamente, invece, te la sei presa con lei, hai fatto un grave errore e ne pagherai le conseguenze!» Era sul punto di pronunciare la formula quando una mano bloccò il suo braccio. Voltandosi vide che apparteneva a Silente.

«Fermati Remus, non è il caso di compiere un gesto così affrettato, siediti.» Mormorò tranquillamente il preside.

Remus, confuso, decise di dargli retta e abbasso la bacchetta mentre Silente sbloccava Piton dalla paralisi e lo aiutava a sedersi. «Preside, sa cosa ha tentato di fare a Tonks? Come può essere così indulgente con lui?!» Chiese Remus battendo un pugno sul tavolo più vicino.

«Remus calmanti. So benissimo cos’è successo, Dobby mi ha informato di tutto e ho già mandato Madama Chips a controllare le condizioni di Tonks. Ora però credo che sia opportuno chiarire questa storia, perché non è come pensi tu». Tento di rassicurarlo.

«Non è come penso io? So quello che ho visto. L’ho visto mentre puntava la bacchetta contro Tonks e l’ho visto mentre avvicinava sempre di più... Non me lo sono sognato!»Urlò Remus interrompendo il preside.

«Capisco benissimo, ma devi anche capire le ragione che lo hanno spinto a comportarsi così». Continuo Silente ma venne nuovamente interrotto.

«Mi odia. Mi ha sempre odiato, e ha pensato bene di colpirmi attraverso Tonks».

«No, non è così. Voglio dire, sì, lui non ha molta simpatia nei tuoi confronti, ma normalmente non avrebbe mai fatto una cosa del genere». Puntualizzò.

«Normalmente? Cosa ha di diverso dal solito?» Chiese poco convinto Remus guardandolo. Ma oltre al suo solito sguardo di sfida non vide niente di particolare.

«Ci stavo giusto arrivando. Mesi fa Severus ha cominciato una serie di esperimenti per elaborare una nuova pozione per l’invisibilità. Ha provato e riprovato, ma senza grossi successi. Recentemente ha modificato la formula ma, invece, che generare l’invisibilità, si è rivelata in grado di accentuato i sentimenti fino a quadruplicarli, se non di più. Devo dedurre che la deve aver provata  su se stesso. È stato questo lo ha spinto a comportarsi in quel modo deplorevole, l’astio che prova nei tuoi confronti si è talmente ingigantito che lo ha spinto a fare del male all’unica persona veramente importante per te. Nella sua mente lui ora vuole solo farti del male» Rispose Silente passando il suo sguardo da Remus a Piton e viceversa.

«Ma preside, vuole davvero farmi credere che è tutta colpa di una pozione creata da lui stesso?» Chiese guardando il preside, il quale annuì. «Però anche se fosse davvero così, questo non giustifica per intero il suo comportamento. Tonks è ancora sotto shock, ha passato degli istanti terribili…» Finalmente aveva abbassato il tono di voce, ma non riusciva a smettere camminare avanti e in dietro per l’aula.

«Lo capisco benissimo, infatti, sarà compito tuo cercare di farle superare il trauma. Certo, non sarà semplice ma ce la farai ne sono sicuro». Lo rassicuro. «In quanto a te, Severus, ho già mandato un gufo al San Mungo, presto ci manderanno un guaritore esperto in alterazioni della personalità dovute a pozioni. Per ora ti accompagnerò in infermeria, e lì dovrai restare, a costo di legarti al letto». Continuò fissando Piton negli occhi, il quale però abbassò subito lo sguardo. Benché fosse ancora in stato confusionale capiva benissimo che Silente doveva avercela con lui.

«Remus, ora torna da Tonks e cerca di tranquillizzarla. Severus, vieni, andiamo in infermeria, hai bisogno di molto riposo anche tu. Buonanotte Remus, mi dispiace davvero per quello che è successo» Così dicendo fece alzare Piton e insieme uscirono dall’aula, lasciando libero Remus di tornare in camera, da Tonks..

Appena arrivò nella stanza trovò Hermione e Madama Chips al capezzale di Tonks che, ancora visibilmente scossa, tentava di spiegare cos’era successo. «Amore mio! Come ti senti?» Chiese Remus avvicinandosi e sedendosi vicino a lei.

« Ho avuto tanta paura! Non puoi immaginare». Mormorò lei buttandogli le braccia al collo e stringendolo forte.

«Ora è tutto finito. Stai tranquilla ci sono qui io». La rassicurò baciandole la fronte. «Grazie per essere state qui con lei. Madama Chips, Silente sta portando Severus in infermeria, credo che servirà il suo aiuto». Sussurrò rivolto all’infermiera della scuola.

«Cos’è successo? Non lo avrai aggredito??!» Chiese impaurita Hermione.

«No, sta tranquilla. Silente mi ha fermato prima che potessi fargli qualcosa. Da quello che ho capito era sotto l’effetto di una nuova pozione o qualcosa del genere, ma non m’importa. Ora voglio solo stare con lei». Rispose continuando a stringere Tonks tra le braccia.

«Bene, allora è meglio che mi sbrighi. Remus, stalle vicino, ti ho lasciato un po’ di pozione per una notte senza sogni se serve, io ripasserò domani mattina. Buonanotte». Intervenne l’infermiera congedandosi dai presenti e poco dopo anche Hermione decise di andarsene.

«Vi lascio riposare. Ci vediamo domani mattina, buonanotte». E così dicendo si chiuse la porta alle spalle.

Rimasti soli Remus aiutò Tonks a mettersi a letto, per poi tornare ad abbracciarla. «Va un po’ meglio? Se vuoi ti prendo la pozione.» Propose Remus, tentando di alzarsi, ma Tonks lo fermò.

«Magari dopo, ora spiegami cos’è successo appena siete andati via». Chiese Tonks.

«Non credo che sia il caso, te la racconterò quando ti sentirai meglio. Ora devi pensare a riposare, è stata una lunga serata». Rispose.

«Forse hai ragione. Ma la cosa che mi brucia di più è che io sono un Auror, sono addestrata per affrontare queste cose. Eppure, quando me lo sono ritrovata qui, quando mi ha puntato la bacchetta contro… e quando..» Iniziò a dire.

«No, non direi queste cose. Non potevi farci niente, eri disarmata. In oltre, credo che sia stato meglio che tu non abbia reagito, la situazione poteva degenerare ancora di più». La interruppe Remus prendendola tra le sue braccia.

«Ma avrei potuto tentare…» Mormorò ancora Tonks, aggrappandosi a lui, mentre le lacrime cominciavano di nuovo a scenderle sulle guance.

«Ecco, sfogati, sono sicuro che poi ti sentirai meglio». Le sussurrò accarezzandole i capelli.

Poco dopo Tonks, si addormentò ma Remus, invece, quella notte non riuscì a chiudere occhio ripensando in continuazione a quello che sarebbe potuto succedere se Dobby non lo avesse avvertito.

Rabbrividì al solo pensiero.

 

 

Grazie a tutti quelli che hanno letto e commentato il capitolo precedente, spero solo di non farvi aspettare così tanto anche per il nove!

Taotao

Smack :*

   
 
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