Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: samv_s    10/09/2017    1 recensioni
Jimin continuò ad osservarlo con sguardo scettico: uno come Yoongi non era solito aiutare le persone, eppure in quel momento gli stava offrendo una mano per conquistare il rosso.
"Accetto." Disse, quindi. Tentar non nuoce, no?
Vmin//Yoonmin. Accenni Namjin
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Basta così per oggi, avete fatto tutti un bellissimo lavoro.” La voce del maestro Lee risuonò nella stanza dopo che la musica era stata stoppata. Jimin, assieme ai suoi compagni, sorrisero e si diressero verso i loro borsoni stipati in un angolo della sala prove. Il corvino aprì la zip e prese la sua borraccia: non gli era mai mancata l’acqua così tanto come in quelle ore di danza.
Novembre era ormai giunto e la prima settimana era quasi giunta al termine, ciò significava che lo spettacolo che avrebbe tenuto la sua scuola di danza era ormai alle porte. Di conseguenza, la sua esibizione come ballerino solista era più vicina che mai.
Ogni volta che ci pensava, Jimin avvertiva uno strano formicolio pervadergli le braccia: sentiva il suo intero corpo fremere e la voglia di ballare ritornare ogni volta. Anche se fosse stato stanco, avrebbe sentito quella scarica di adrenalina.
E ciò, in parte, lo terrorizzava. I suoi pomeriggi si alternavano tra lo studio e le prove delle coreografie, e se per quelle di gruppo non aveva alcun timore; per la sua riusciva a percepire anche quella sensazione di paura. Insomma, sarebbe stata la sua prima esibizione singola.
Il suo insegnante, in quei giorni, aveva continuato a seguirlo correggendolo lì dove era necessario: la testa meno inclinata, la gamba più tesa e l’espressione più naturale. Tutti dettagli che Jimin, semplice ragazzino e con poca esperienza, non avrebbe mai potuto notare. Ed apprezzava il modo in cui il maestro Lee si fosse dedicato a lui: per il corvino era una figura maschile davvero molto importante.
E mentre si asciugava il sudore passandosi un asciugamano su collo e viso, Jimin sorrise a quei pensieri.
Sarebbe stata di sicuro una bella esibizione.

 
***

“Come procedono le prove?” Chiese Jungkook mentre si portava alla bocca nell’ennesimo biscotto con gocce di cioccolato.
“Tutto bene, domani ho l’ultima prova in sala, mentre mercoledì e venerdì o quelle generali al teatro.” Rispose sorridente l’amico, immaginandosi già sul palco. Il teatro in cui si esibivano era la costruzione più bella della sua cittadina, a detta del ragazzo: il palco era molto grande e di forma circolare, le poltrone erano ricoperte di tessuto rosso – Jimin pensava che fossero state rivestite più di una volta nell’arco degli anni poiché ogni volta che le vedeva, erano in perfette condizioni – mentre il soffitto presentava ancora i meravigliosi colori di un dipinto commissionato molto tempo addietro. Ed erano forse proprio quei colori così delicati e armoniosi che facevano amare a Jimin quel posto: avrebbe potuto passare ore con il viso rivolto verso l’alto per ammirare quel capolavoro d’arte barocca.
Jungkook, al suo fianco, annuì affondando nuovamente la mano all’interno della busta dei biscotti: era da un po' che non passavano del tempo assieme a causa degli impegni che avevano occupato entrambi-
“Inviterai tutti?” Chiese ad un certo punto il castano, dopo averci pensato. Le sue parole riscuotono Jimin, che strabuzza gli occhi mentre la sua mente ritorna a quel venerdì in mensa in cui Taehyung gli chiese dei progressi: quel giorno c’erano tutti. Non invitarli, potrebbe risultare irrispettoso da parte sua.
Quindi rispose con un energico “si” dopo pochi minuti, pensando che avere tutti i suoi amici a vederlo gli farà estremamente piacere.
Jungkook annuì contento della decisione del maggiore, ed i due passarono quella restante domenica mattina guardando film e mangiando schifezze.

 
 ***

“Hyung?” una voce richiamò l’attenzione di Seokjin, che intento a punzecchiare con le bacchette il cibo presente nel suo piatto, non si era accorto della figura di Jungkook che aveva preso posto al suo fianco. Fu solo quando alzò lo sguardo ed incontrò il sorriso del minore, che il biondo si ricordò di trovarsi in sala mensa in compagnia degli altri.
“Uhm…perché se così vicino?” Chiese Seokjin sentendo le guance andare a fuoco per la vicinanza del castano.
“No volevo solo sapere, mi accompagneresti tu dal fioraio oggi? E sono vicino affinché Jimin non mi senta, sai voglio fargli fare una composizione per il saggio.” Spiegò Jungkook e il maggiore mandò giù il groppo formatosi in gola. Annuì rapidamente e sorrise, prima di scostare il volto (forse troppo velocemente, ma davvero quella vicinanza non gli faceva bene). Jungkook, non curandosene più di tanto, esultò contento battendo le mani e ritornò a mangiare.
Tutta la scena non era passata inosservata a Namjoon seduto di fronte.

Quel pomeriggio, verso le cinque, Seokjin passò a prendere Jungkook in macchina ed i due si diressero al centro. Parcheggiata la vettura, si concessero prima un buon frullato alla loro gelateria di fiducia – nonostante facesse freddo – e poi si diressero verso il fioraio. Quando il campanello tintinnò, una donna bassina e dai capelli scuri raccolti in una crocchia comparve da dietro al ripostiglio.
“Oh salve cari, posso essere di aiuto?” Domandò l’anziana sorridendo gentile. Jungkook si avvicinò al bancone seguito da Seokjin ed insieme chiesero una composizione carina da poter regalare ad un loro amico. La donna li ascoltò in silenzio, poi si mise a l’opera armandosi di nastri e scegliendo i fiori più adatti.
“Ecco a voi!” Esclamò la donna porgendo loro un bouquet di bellissime rose gialle. I due ragazzi si sorrisero soddisfatti e pagarono il conto. Stavano per uscire quando la voce della donna li richiamò.
“Scusatemi se sarò poco discreta, ma state insieme?” Chiese e il suo sorriso si fece più ampio. Seokjin, invece, si era immobilizzato sul posto incapace di rispondere: la sua bocca si era aperta leggermente ma non riusciva ad emettere alcun suono, mentre le sue guance avevano assunto una tonalità rosso peperone.
“Oh no, siamo grandi amici. Vede – disse Jungkook – questo ragazzo si chiama Seokjin ed è un mio hyung. Ma allo stesso tempo, lo considero come un fratello. Gli voglio un gran bene!” Concluse felice il castano, e Seokjin sentì qualcosa spezzarsi dentro.
Come un fratello, Jungkook lo vedeva come un fratello.
L’anziana donna, dal canto suo, parve voler ribattere ma il biondo la implorò di non aggiungere altro: era già abbastanza umiliante e deprimente. La donna annuì, lo sguardo basso per la vergogna di quella domanda, e salutò i due che uscirono in fretta dal negozio.
Il tragitto fino alla macchina avvenne in silenzio, e non per un possibile imbarazzo ma perché Jungkook aveva praticamente trascinato il maggiore per un braccio affermando che mancassero poche ore all’inizio del saggio e lui aveva ancora un tema da completare. Quando giunsero davanti casa del minore, quel “ci vediamo più tardi hyung. Grazie mille!” arrivò alle orecchie del biondo come un suono ovattato. La sua mente era concentrata su altri pensieri.
Jungkook non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti e lui aveva letteralmente mandato a puttane la sua amicizia con Namjoon solo per poter ricevere dolore e delusione.
Seokjin sbuffò stanco, si spogliò e si buttò sotto il getto caldo dell’acqua.
Quella sera doveva essere felice per Jimin.

 
 ***

Yoongi non ne sapeva nulla in materia, davvero nulla: la sua conoscenza in fatto di danza si fermava a giovane e magrissime ragazze avvolte in tutù che si spostavano da un punto all’altro del palco facendo piroette. Non sapeva nemmeno se Jimin facesse danza classica o meno. Quindi, non sapeva come aspettarsi da quel saggio e come se non bastasse, si sentiva un perfetto idiota stretto in quei pantaloni di jeans neri – gli unici che non presentavano alcuno strappo – e la camicia bianca.
“Yoongi-ah!” Il grigio alzò di scatto la testa incontrando il volto e la mano di Hoseok che gli faceva segno di avvicinarsi. Il maggiore, solo quando fu più vicino, si accorse di quanto elegante e bellissimo fosse il ragazzo dai capelli aranciati.
“Tra poco inizia, ti abbiamo lasciato un posto libero accanto a Namjoon.” Aggiunse l’altro, e Yoongi annuì semplicemente prima di sedersi.

Dopo pochi minuti, le luci della sala si erano spente ed il sipario era stato aperto. Un’unica luce bianca aveva preso ad illuminare il centro del palco, e dopo poco si videro le prime figure.
Alcune ragazze, avvolte in abiti finemente curati, avevano preso a ballare su di una melodia lenta e dolce. E nonostante Yoongi le vedesse, non era molto interessato.
Dopotutto, non era qui per vedere le esibizioni, ma solo perché Jimin glielo aveva chiesto.
Passarono circa dieci minuti buoni prima che la figura minuta del corvino sbucasse e prendesse a ballare. Il corpo avvolto da una calzamaglia e da una camicia, entrambe nere; i capelli mossi mentre gli occhi erano contornati da una leggera striscia di eyeliner.
Yoongi parve animarsi e drizzare il busto sulla sedia, ora completamente assorto e concentrato.
Per i suoi occhi e per la sua mente, vi era solo Jimin in quel momento: gli altri ballerini erano improvvisamente spariti, così come le persone tutte attorno a lui (era sicuramente frutto della sua immaginazione).
E Yoongi non ne sapeva davvero nulla in materia, la danza classica non gli era mai nemmeno piaciuta. Ma Jimin si muoveva come se fosse nato per fare questo, come se si sarebbe potuto uccidere danzando ed essere comunque perfettamente felice. Eseguiva ogni passo con estrema naturalezza.
In quel momento, Jimin era la cosa più bella che Yoongi avesse mai visto.
Tutte le esibizioni che seguirono e che il grigio vide, si alternavano tra la fase in cui Yoongi osservava Jimin e quella in cui il maggiore aspettava che Jimin ricomparisse sul palco. Il grigio avrebbe tanto voluto seguire con più attenzione gli altri ballerini e i loro pezzi – specialmente quando lo stile e gli abiti cambiarono passando dalla musica classica a quella moderna – ma c’era una forza maggiore che agiva su di lui, che gli offuscava la vista e i sensi quando il corvino non era lì su palco a danzare.
Poi i sensi erano tornati, nell’esatto momento in cui una luce viola aveva illuminato la figura di Jimin questa volta sola sul grande palco.
Era sicuramente il momento del suo assolo.
Jimin aveva ripreso a ballare e Yoongi era rientrato nuovamente in quel suo mondo fatto solo e soltanto di Park Jimin. Poi il pezzo si concluse e l’intera sala scoppiò in fragorosi applausi.
Yoongi si unì alla massa e sorrise alla figura sudata e sorridente del minore.

“Sei stato bravissimo!” Esclamò la signora Park appena Jimin si avvicinò a loro. La donna lo strinse in un forte abbraccio prima di lasciarlo nelle grinfie dei suoi amici. Il primo a congratularsi fu Jungkook – passarono cinque minuti abbondanti a parlare dei bellissimi fiori a cui tutti avevano contribuito – seguirono poi Seokjin, Namjoon ed Hoseok. Infine, rimasero Taehyung e Yoongi.
Il rosso lo abbracciò di slancio, sorprendendo tutti i presenti e Jimin stesso.
“Sei stato fenomenale, e tu che pensavi saresti andato male!” Esclamò entusiasta il ragazzo e Jimin sorrise, un rossore evidente a colorargli le guance. Poi Taehyung si staccò e lasciò spazio a Yoongi. Il silenzio calò fra i due.
“Com'ero?” Chiese ad un tratto il corvino, quando si accorse che l’altro continuava a non proferire parola.
E se Yoongi si fosse fermato a pensare ancora un po’, probabilmente gli sarebbe scoppiata la testa. Aveva ancora la testa frastornata dalla pura e semplice bellezza di tutto ciò di cui era appena stato testimone, era ancora confuso dall'inaspettata sensazione di meraviglia e stupore, e quando aprì la bocca, l'unica parola che ne uscì fu, “Fantastico.”
Jimin si immobilizzò e lo guardò a bocca aperta, sbalordito e pensò di averlo sognato o che Yoongi si rimangiasse quel complimento – perché si cazzo, era un complimento quello! – che gli aveva appena fatto.
Ma il maggiore non disse nulla, non si rimangiò nulla. Rimasero minuti così, in silenzio, a guardarsi. E Yoongi pensò che col trucco leggermente sciolto e i capelli ancora scompigliati, Jimin era ancora più bello.
Fu la voce della madre di Jimin a richiamarli all’attenzione, invitandoli a mettersi in posa per una foto di gruppo.



 
​Giuro che non riesco a crederci nemmeno io, sono jungshook!
​Ero convinta di non riuscire a pubblicare il capitolo entro oggi, ma anche se è abbastanza tardi - rispetto al solito orario entro cui pubblico - eccolo qui!
​Spero piaccia a voi tanto quanto piace a me (io lo adoro in realtà ma okay).
​Fatemi sapere cosa ne pensate e scusatemi per eventuali errori, ma non ho corretto (la novità?)
​Beh, ora mi ritiro.
​Un bacio, Sam.
   
 
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