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Autore: Sospiri_amore    11/09/2017    0 recensioni
❤️SECONDO LIBRO DI UNA TRILOGIA❤️
Ritorneranno Elena, Kate, James, Jo, Adrian, Stephanie, Lucas, Rebecca, (Nik ??).
Ci saranno nuovi intrecci, guai, incomprensioni e amori.
Elena avrà dimenticato James?
Chi vivrà un amore proibito?
Riuscirà il Club di Dibattito a sconfiggere la scuola rivale?
Nik sara sempre un professore del Trinity?
Elena andrà al ballo di fine anno?
IL FINALE di questo libro corrisponde alla fine del liceo, il terzo libro sarà incentrato sulla vita adulta dei personaggi. Più precisamente quattordici anni dopo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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IERI:
Pronti, esami, via






«Hai gli appunti? I cartoncini per ripassare le materie tra una lezione e l'altra? Matite e penne?». Rebecca cammina rapida al mio fianco nel corridoio della scuola, sembra più nervosa di me. Io avrei bisogno di dormire, ho le occhiaie e l'aria molto stanca. Sono così distrutta che berrei addirittura una mega tazza di caffè.

Oggi è l'ultimo dei tre giorni dei test, ho passato gli ultimi due pomeriggi a passare da un professore all'altro per sostenere gli esami. Alcuni mi hanno fatto delle domande orali mentre altri mi hanno dato un questionario. Rebecca, Jo, Kate, Stephanie, Adrian e James mi sono stati vicini a turno, tra una lezione e l'altra. 

Inutile dire che senza il loro aiuto sarei nei guai.

 

La Marquez ha seguito con interesse le prove, a volte me la sono ritrovata ad assistere. Con lei presente ero tesa al massimo, le gambe tremavano il doppio e la sudorazione era a mille. Ci tiene che faccia dei buoni esami, è infastidita dal fatto di avere una studentessa con la media bassa. Un affronto per lei. Questa cosa l'ha mandata su tutte le furie, un'onta per la scuola, considerata tra le migliori del paese. 

Non sono mai stata un genio, ma ho sempre avuto buoni voti, non come quelli di Jo, ma me la sono sempre cavata più che bene. Ho sudato sette camicie per recuperare tutto, oltre ai giorni di assenza non ho praticamente aperto un libro per tutto il tempo che ho dato retta ai consigli di Andrew. Quindi le cose da studiare sono state un bel po'.

Spero di cavarmela.

 

«Oggi ti tocca letteratura inglese, biologia e dibattito», mi dice mentre mi guarda con aria schifata.

«Che c'è?», le chiedo alzando le spalle.

Rebecca mi raddrizza la giacca, mi chiude i bottoni della camicia vicino al collo mi spolvera la gonna. Poi prende la sua fedelissima trousse dei trucchi e inizia a mettermi un po' di blush sulle guance.

«Hai una strana sfumatura tra il verde e il grigio. Un po' di colore non può farti che bene», mi dice mentre mi spalma del lucida labbra perlato sulle labbra. Disperata mi guarda i capelli, sbuffando prende la sua spazzola iniziando a passarla energicamente sulla mia chioma. Trattengo a stento le urla di dolore, mi sono agitata talmente tanto stanotte che credo di avere dei grovigli abnormi.

«Non ho fatto molto caso al mio aspetto», provo a giustificarmi.

«Possibile che tu possa passare da un estremo all'altro? O sei sciatta o super curata? Una sana via di mezzo no?». Rebecca mi intreccia i capelli dietro la nuca, poi raccoglie il tutto in un chignon alto.

 

Arrossisco.

So che ha perfettamente ragione, ma sono talmente presa dai test che a malapena mi ricordo di mangiare e dormire.

 

«Adesso sei abbastanza decente. Mi chiedo come tu abbia fatto a passare i test i giorni scorsi conciata in questo modo. Gli altri non ti hanno detto nulla?», mi chiede mentre mi ammira con attenzione come se stesse guardando qualcosa di sgraziato e poco piacevole.

«Nessuno mi ha mai fatto notare che fossi messa così male», pigolo.

Rebecca mi guarda con l'aria disgustata:«L'hanno fatto per pietà, mia cara». Mi dà un buffetto sulla testa come fossi il suo animale domestico per poi spingermi verso l'aula di letteratura inglese.

Stephanie mi sta aspettando, è lei l'esperta di questa materia.

«Dopo letteratura ha biologia. Verrà James a prenderla. Devi ricordargli che Adrian la porterà a Dibattito. Ok?». Rebecca controlla su una cartella se ho fatto tutto. Lì sopra c'è pianificato ogni mio spostamento e impegno delle ultime settimane. Spunta un paio di voci soddisfatta, ci saluta e corre alla sua prima lezione pomeridiana.

Io e Stephanie restiamo sole, sappiamo benissimo che dopo oggi non avrò altre chance per recuperare.

 

O la va o la spacca.

Adesso devo restare concentrata come se stessi affrontando una gara. I muscoli sono testi, lo sguardo fermo, l'energia è tutta concentrata nel mio cervello.

 

Inizio a saltellare sul posto.

Stephanie mi chiede date, nomi di autori e principali opere.

Rispondo.

Stephanie mi massaggia la schiena.

Mi stiracchio.

Ripeto a memoria i passaggi principali delle ultime opere studiate.

Il sudore imperla la mia fronte.

Stephanie mi allunga una bottiglietta d'acqua.

Citazioni, periodi storici e arte.

Sono pronta con la matita in mano, la professoressa sta arrivando.

Stephanie mi incoraggia, poi se ne va alla sua lezione.

 

Adesso siamo solo io e il test di letteratura inglese.

Non posso avere paura. Ho studiato, devo solo restare calma.

 

Seduta.

Foglio.

Test a risposta multipla.

Gomma e temperino.

Testa china.

Tic. Tac.

Il tempo è partito.

 

Elena, respira.

Elena, concentrati.

Elena, conosci le risposte.

 

Risposta A.

Risposta C.

Risposta E.

Forse è D?

 

Elena, concentrati!

 

Rispondo una dopo l'altra alle domande. Passano 50 minuti, li uso tutti. Rileggo più volte, spesso mi vengono dei dubbi, ma spero di aver fatto giusto.

La professoressa ritira il test allo scadere del tempo, non dice nulla. Non saluta, esce e se ne va appena suona la campanella. Io faccio lo stesso.

 

Adesso mi tocca Tompson con biologia.

 

James è nel corridoio e sta venendo verso me, mi prende per mano e a passo veloce mi porta nella stanza dove devo sostenere l'esame. Non dice una parola, è teso come lo sono io. Lo sanno tutti che biologia e chimica sono le materie in cui vado peggio.

Mi abbraccia forte mentre mi bacia la fronte:«Mi raccomando cerca di ricordare i pomeriggi passati a studiare. A Tompson piace quando si ripete a pappagallo».

Passo tra le mani i cartoncini con gli appunti, li leggo freneticamente:«Va bene. Va bene», rispondo nervosa.

«Elena, rilassati e concentrati. Lascia perdere quei foglietti e guardami». 

 

Due stelle verdi, luminose e splendenti mi abbagliano.

Credo che i suoi occhi abbiano poteri ipnotici, non è possibile che ogni volta che mi fissa mi senta irrimediabilmente attratta da lui. L'istinto mi porterebbe a baciarlo, ma mi trattengo. Preferisco stare ad ammirare il suo volto, riuscire a parlare senza voce scorgendo le espressioni del suo viso, capire ciò che prova studiando i movimenti delle labbra. Per pochi minuti ci perdiamo uno nello sguardo dell'altra.

 

«Stai T R A N Q U I L L A», sillaba ad un certo punto mentre mi stringe le mani sulle spalle.

Gli sorrido: «Andrà tutto bene, non ti preoccupare. Sono tranquilla». Sto mentendo, non voglio farlo preoccupare ulteriormente.

James non pare molto convinto, ma sembra rasserenarsi un po'.

 

La campanella suona.

Tompson mi aspetta.

 

Mi ritrovo dopo meno di due minuti davanti al professore a ripetere la lezioncina che James mi ha ripetuto così tante volte che mi sembra di recitarla a memoria. Fortuna ho studiato sui suoi appunti, se avessi letto solo il libro di testo non avrei capito nulla.

Tompson sembra gradire il mio tono noioso che ricalca le parole da lui usate durante la lezione. Tecnicismi e paroloni che non capisco proprio del tutto, ma che sembrano sortire l'effetto desiderato, il professore non mi fa domande supplementari. Se ne sta lì con gli occhi chiusi a seguire il mio ragionamento.

Quando ho finito di parlare il professore mi chiede di riconoscere e classificare lo stadio di alcune cellule al microscopio. James mi ha fatto molte lezioni sull'argomento, quindi riesco a rispondere con discreta facilità.

Tompson mi guarda stupefatto, prende appunti su un blocco:«Complimenti Miss Voli. Ho sempre desiderato che lei potesse apprendere con tanta precisione le materie che insegno. Adesso può andare». Mi fa cenno con la mano di allontanarmi come fossi un fastidioso moscone che ronza nella stanza.

 

Stringo i denti.

Trattengo il sorriso.

Contegno, anche se vorrei urlare.

 

Appena chiudo la porta dell'aula di chimica e biologia alle mie spalle mi metto a salterellare come una pazza cercando di contenere le urla che vorticano nel mio petto. Improvviso pure un balletto piuttosto ridicolo, ma che serve per sfogare la tensione accumulata nell'ultimo periodo. Braccia e gambe mosse ritmicamente come se stessi camminando, testa che segue il corpo,  anche se in effetti resto ferma sul posto.

 

«Credo che tu abbia bisogno anche di ripetizioni di danza». La voce di Adrian giunge all'improvviso. Sta ridendo per il mio balletto.

Appena vedo il mio amico gli salto al collo:«È andato tutto bene, ho risposto a tutte le domande del professor Tompson».

«Grande. Ora ti resta solo dibattito», mi dice sorridendo, «Con il professor Martin non hai nessun problema».

Rispondo al suo sorriso con uno ancora più grande, prendo a braccetto Adrian e insieme saliamo al primo piano.

 

Sono così euforica che saltello per tutto il tempo, sembro una molla. Non ci posso credere che ho finito questi maledettissimi esami. Sono talmente felice che chiacchiero a ruota libera, non mi rendo neanche conto che la campanella è suonata. Adrian mi saluta velocemente per correre all'ultima lezione del pomeriggio.

Mi accomodo nell'aula di dibattito al mio solito posto inattesa che arrivi Nik. Non credo voglia farmi un esame vero e proprio, non è da lui, ma credo preferisca fare una bella chiacchierata con calma e tranquillità. Non vedo l'ora di sfogarmi con lui, tra noi c'è un'amicizia particolare. Dopo quello successo nel magazzino del parco Franklin non abbiamo avuto più modo di stare insieme. Non che ci sia nulla da dire, quel mezzo bacio  è stato un errore. Non era giusto, l'abbiamo capito dopo. È giusto preservare quello che c'è tra noi.

 

Provo a rilassarmi un po'.

Con le mani dietro la testa, i piedi sul banco guardo il soffitto. Fischietto rilassata godendomi la fine di tutto quell'incubo. La mente vola verso immagini piacevoli, rilassanti, colorate. Mi serve un po' di leggerezza dopo tanta pesantezza.

 

«Miss Voli! Che fa? Le sembra di stare a casa sua a bighellonare?». La voce della Marquez mi scuote facendomi cadere con i piedi per terra sia fisicamente che metaforicamente. In meno di tre secondi sono seduta composta, non penso più a unicorni rosa, nuvole di zucchero filato e stelline scintillanti, ma all'inferno incandescente, a sassi appuntiti e diavoli con il forcone. In mio unico pensiero è per la preside che mi guarda e non vede l'ora di assistere al test con il professor Martin.

 

Sudo.

Tremo.

 

Nik entra in classe serio. Appoggia sulla cattedra un plico di fogli.

«Buongiorno Signora preside, come sta? È un piacere vederla», dice con garbo.

«Sto molto bene Nicholas. Sono venuta ad assistere all'esame della sua protetta. L'anno scorso, durante la festa degli ex studenti, ha ballato con Miss Voli. Mi sono sempre chiesta come mai avesse privilegiato questa ragazza piuttosto che altri studenti». La donna mi guarda con curiosità.

«Elena ha dimostrato velocità di pensiero e propensione al dibattito. Caratteristiche innate che con lo studio possono migliorare ulteriormente», dice Nik con tranquillità e compostezza.

 

Me la sto facendo addosso.

Le mani sono bagnate di sudore.

Ho il fiato corto.

 

«Mi è stato riferito che hai fatto una sceneggiata in classe, poco tempo fa. Credo tu abbia detto, davanti a tutti, che non ti piace la materia del professor Martin. Mi sto sbagliando Elena?», mi chiede la preside osservandomi con molta attenzione.

«No signora, non si sbaglia. Ho passato un momento di crisi personale che purtroppo ha influenzato il mio andamento scolastico», dico con voce tremante mentre ingoio due litri di saliva.

«Capita a tutti di avere crisi personali, l'importante è riprendersi», mi dice con ironia, «Sono qui per verificare questo». La donna si appoggia ad un banco mentre mi osserva curiosa.

Nik finisce di sistemare dei fogli, poi mi guarda deciso: «Bene Elena, possiamo iniziare. Sei pronta?».

Annuisco con un mezzo sorriso anche se vorrei scappare il più lontano possibile.

 

... Continua nel prossimo capitolo...

 

   
 
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