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Autore: mononokehime    11/09/2017    1 recensioni
Elizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in una sfarzosa tenuta dello Staffordshire.
Nonostante i mille lussi che la circondano, si sente prigioniera di una vita che non è sua e desidera solo scappare... fino a quando non incontra un affascinante ragazzo dal passato avvolto nel mistero, che complicherà ancora di più la situazione.
***
DAL TESTO:
Infilai le mani nelle tasche della felpa, mentre camminavo lentamente godendomi quel raro momento di tranquillità lontano dall'opprimente sfarzo di Rangemore Hall. Proprio mentre stavo per tornare indietro notai una figura di spalle seduta su un muretto ai limiti del parco.
[...]
Rimanemmo a guardarci in silenzio per alcuni secondi, quando lui accennò un piccolo sorriso.
«Tu devi essere la famosa principessina di Tomlinson»
Storsi leggermente la bocca, contrariata.
«Non è esattamente il modo in cui mi definirei, ma suppongo che ormai tutta Rangemore Hall mi conosca come tale»
Il ragazzo ridacchiò divertito.
«In effetti non posso darti torto. Qui si parlava di te ancora prima che arrivassi»
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Era una sensazione estremamente amara e frustrante essere a Dover, alle scogliere, e desiderare invece di essere proprio nel posto che avevo odiato con tutta me stessa per quasi tre mesi. Sentivo che tutto stava andando alla rovescia e mi sembrava di non avere più alcuna certezza a cui aggrapparmi.
Era una bella giornata, c’erano poche nuvole in cielo grazie al forte vento che soffiava da sud, ma questo sembrava non bastare a farmi passare il malumore. Mi avvicinai al precipizio, per osservare meglio le onde che si gettavano schiumose contro la roccia bianca. I miei genitori mi avevano sempre raccomandato di stare almeno a qualche metro dal bordo delle scogliere, perché in qualunque momento la roccia avrebbe potuto erodersi e crollare facendomi precipitare in mare. Tuttavia in quel momento era come se tutto quanto intorno a me fosse distante ed ovattato, anche il rumore delle pesanti masse d’acqua contro i bastioni rocciosi era solo un tonfo sordo e lontano.
«Lizzie, che stai facendo?»
Una voce, quella voce, risuonò limpidissima nelle mie orecchie a dispetto del torpore che mi aveva invasa fino a quell’istante.
Non può essere lui. Abbiamo dovuto separarci, lui è andato chissà dove e non poteva sapere che ero qui. Sì, è sicuramente qualcun altro.
«Liz, ti prego, allontanati da lì, è pericoloso»
Come potevo negare di sapere perfettamente chi stesse parlando? Si trattava pur sempre del timbro inconfondibile che avevo imparato ad amare nelle ultime settimane. Quella voce profonda e vibrante, leggermente roca, come avrei potuto non riconoscerla?
«Harry…» mormorai, mentre mi voltavo di scatto in direzione di quel suono che mi era mancato così tanto. Non appena inchiodai lo sguardo sui suoi occhi mi sentii subito completa e felice, e desiderai correre da lui per stringerlo tra le braccia.
Successe tutto molto in fretta, anche se fu come se stessi vivendo la scena al rallentatore.
Nel momento in cui feci leva con il piede destro sul terreno per alzarmi sentii l’erba e la roccia disgregarsi sotto di me. Gli occhi di Harry si spalancarono, pieni di terrore, e lui urlò qualcosa che non sentii.
Ero completamente sorda mentre mi sbilanciavo all’indietro, precipitando insieme al fianco roccioso della scogliera verso il mare. Mi sentii stranamente sospesa per aria, il primo secondo, e l’ultima cosa che vidi fu l’espressione inorridita di Harry. Impiegai solo un istante per rendermi conto che stavo cadendo, ed il mio cuore accelerò furiosamente facendomi andare nel panico mentre volavo nel vuoto…
 
Mi risvegliai di scatto, madida di sudore, il battito cardiaco che impazzava ed il fiato corto. Cercai di controllare il respiro irregolare e pesante, guardandomi intorno per recuperare un po’ di lucidità. Tutto era al suo posto, come sempre.
Il comodino accanto al letto, la finestra ampia, le falde del baldacchino, l’enorme armadio antico.
Sono nella mia stanza, a Rangemore Hall. Sono viva.
Chiusi gli occhi, aspettando che il mio cuore rallentasse, e presi un respiro profondo. Era la terza notte di fila che facevo quel sogno, ed ogni volta mi sembrava così vivido e reale che non avevo dubbi di essere davvero a Dover. Mi lasciava addosso per diverse ore un orrendo senso di angoscia e di inquietudine che faticavo a scacciare, senza contare il dolore bruciante nel realizzare che Harry non era davvero con me.
Non posso andare avanti così.
La situazione con Louis era tornata quasi alla normalità. Quando eravamo rientrati alla villa, quella sera, mi aveva detto che mi avrebbe perdonata a condizione che cambiassi numero di telefono e che promettessi di non contattare più Harry in nessun modo. Ero stata costretta ad accettare, per salvaguardare la mia famiglia, ma dentro di me soffrivo giorno dopo giorno. Piangevo spesso, mi sentivo costantemente esausta e priva di energie.
Louis era sempre lo stesso, e non riuscivo a capire cosa gli passasse per la testa. Perché non mi aveva cacciata? Se davvero non gli importava nulla di me, come mai faceva di tutto per tenermi a Rangemore Hall? In fondo io non ero né ricca né famosa, non ero di famiglia altolocata e non potevo in nessun modo fruttare qualcosa ai Tomlinson. Non mi spiegavo perché non fosse mai sembrato turbato dalla mia freddezza nei suoi confronti, e nemmeno perché non avesse usato l’episodio del mio “tradimento” per liberarsi di me.
Si comportava come se nulla gli interessasse davvero, aveva la sua routine ed io ne facevo parte quanto il giornale che leggeva la mattina. Era un abitudinario, e forse questo lo portava a non cambiare molti aspetti della sua vita – tra cui me, probabilmente. La cosa mi infastidiva, non riuscivo ad accettare che la mia vita fosse stata rovinata gratuitamente da una persona che mi considerava tanto quanto l’arredamento della sua casa.
Mi passai una mano sul viso con un sospiro, cercando di recuperare le forze necessarie ad alzarmi. Le mie giornate, se possibile, erano diventate ancora più noiose e monotone; restavo chiusa in camera a leggere dal mattino alla sera, uscendo solo negli orari dei pasti. Leggere mi aiutava a tenere occupata la mente e mi permetteva di vivere, almeno nella mia fantasia, una vita migliore lontano dallo Staffordshire.
Ancora leggermente scossa dall’incubo, presi in mano il telefono per controllare l’ora. Quando il display si illuminò, tuttavia, la prima cosa che notai fu la data.
10 giugno… oggi è il compleanno di Harry.
Sentii un nodo stringermi impietoso la gola quando gli occhi impossibilmente verdi del ragazzo mi si inchiodarono in testa. Ricordai di quando mi aveva parlato del suo compleanno, appena pochi giorni prima; mi aveva detto che nonostante il 10 giugno fosse il giorno della sua nascita, a lui piaceva pensare che il suo compleanno fosse l’11 – ovvero quando era stato lasciato a Rangemore Hall da Phil.
Non appena mi tornò in mente il vecchio giardiniere mi riscossi, come punta da uno spillo. Come avevo fatto a non pensarci prima? Ero stata così tormentata dal pensiero di Harry da non aver mai preso in considerazione l’idea di andare a parlare con Phil. Era rischioso, certo, ma dovevo sapere dove fosse andato il ragazzo e se stesse bene. Inoltre avrei avuto l’opportunità di parlare liberamente con qualcuno che fosse al corrente della situazione.
Incapace di togliermi questo chiodo fisso dalla testa, mi alzai in fretta dal letto e mi precipitai in bagno a lavarmi e sistemarmi. Da un’ulteriore occhiata all’iPhone avevo appurato che era ormai metà mattina – la prima volta che avevo guardato mi ero dimenticata di controllare l’orario, distratta com’ero dalla data – perciò mi dissi che sarei potuta andare da Phil senza correre troppi rischi.
La sera precedente avevo sentito Louis discutere al telefono di un’importante riunione che si sarebbe tenuta proprio quella mattina, quindi a meno che non stesse bluffando avevo ragione di supporre che non sarebbe stato a Rangemore Hall mentre io facevo visita al suo capo giardiniere.
Come avevo immaginato, non trovai il ragazzo in sala da pranzo; tuttavia il tavolo era ancora apparecchiato e straripante di cibo come al solito. Nonostante la mia impazienza, il mio stomaco che brontolava mi costrinse ad approfittare di un’abbondante colazione dopo la quale iniziai a sentirmi decisamente meglio. L’inquietudine del sogno si faceva ancora debolmente sentire ai margini della mia mente, ma il desiderio di vedere un volto amico aveva rapidamente preso il sopravvento su qualsiasi altro pensiero.
Pochi minuti dopo ero già fuori dalla villa, diretta con passo nervoso verso la dépendance. Non sapevo dove trovare Phil, ma immaginavo fosse in quella zona a prendersi cura del giardino.
Le mie previsioni si rivelarono esatte; lo trovai vicino allo stagno, impegnato a potare gli alberelli decorativi che punteggiavano l’ampio prato. Quando fui a pochi passi da lui mi sentì e si voltò verso di me, trasalendo leggermente quando si rese conto di chi fossi.
«Lizzie…!»
Annuii brevemente, guardandomi intorno circospetta.
«Mi dispiace capitare così all’improvviso, Phil, ma sentivo il bisogno di parlare con lei. Ha qualche minuto?»
Lui si riscosse dalla momentanea sorpresa, posando le piccole cesoie dentro la carriola che conteneva già diverse foglie e ramaglie. Mi fece cenno di seguirlo mentre si dirigeva verso la dépendance, e subito mi affrettai ad obbedire.
Una volta entrati ci sedemmo entrambi al tavolo, dopo che ebbi gentilmente rifiutato il caffè che mi aveva offerto. Mi scrutò con aria grave, come se stesse cercando di indovinare la ragione della mia visita improvvisa. Il suo viso sembrava quasi scavato, gli occhi erano spenti; la partenza di Harry aveva sicuramente lasciato un segno profondo sulla sua vita.
«Di cosa volevi parlare?» domandò diversi secondi dopo, intrecciando le dita sopra il tavolo.
«Ecco… di Harry» risposi sentendomi improvvisamente un po’ insicura ed impacciata. Chi ero io per entrare in casa sua e parlare di Harry, quando era proprio colpa mia se il ragazzo aveva dovuto lasciare la tenuta?
«Questo l’avevo immaginato» replicò con un piccolo sorriso. «Non avere paura, puoi parlare con me senza problemi»
Incoraggiata dal suo atteggiamento positivo mi sistemai meglio sulla sedia, passandomi una mano tra i capelli.
«In realtà non so nemmeno io perché sono qui» confessai, abbassando lo sguardo. «Immagino che… che avessi semplicemente bisogno di parlare con qualcuno. E poi… volevo chiederle scusa»
Phil aggrottò le sopracciglia, tirandosi leggermente indietro.
«Chiedermi scusa? E perché mai…?»
«Beh, ecco…» cominciai piano, leccandomi le labbra, mentre tormentavo l’orlo della t-shirt con le dita. «È a causa mia che Harry ha dovuto andarsene, perciò…»
Il vecchio giardiniere mi interruppe, mettendo le mani avanti e scuotendo la testa.
«Non pensarci nemmeno, Lizzie. Il ragazzo è grande abbastanza da prendere le proprie decisioni da solo, non si sarebbe fatto coinvolgere se non l’avesse voluto. Lui tiene molto a te, mia cara, ed io non potrei essere più orgoglioso di lui per essersi messo in gioco nonostante i rischi che correva. Lui sa che ne valeva la pena»
Il viso sorridente del ragazzo tornò di prepotenza nella mia mente, scacciando qualsiasi altro pensiero. Le parole di Phil, sommate ai miei sogni ricorrenti e al dolore costante che provavo da alcuni giorni, mi fecero risalire diverse lacrime agli occhi.
«Anche io tengo a lui, Phil» riuscii in qualche modo a mormorare, con voce rotta. «Non riesco a sopportare l’idea che se ne sia andato, e non posso fare a meno di pensare che se non gli avessi mai rivelato quello che provavo per lui nulla di tutto questo sarebbe successo»
«Non dire così» mi rimproverò con dolcezza il vecchio, visibilmente commosso. «Non ho mai visto il ragazzo così felice come negli ultimi tempi. Ha avuto una vita difficile, io ho sempre cercato di dargli il meglio che potevo ma lo vedevo spesso solo; in tutti gli anni di scuola l’unico vero amico che si era fatto è stato quell’irlandesino»
Niall, pensai tra me con un piccolo sorriso.
«Tuttavia, da quando sei arrivata qui lui è come rifiorito» continuò, la voce più ferma di poco prima. «Lavorava più volentieri, e se possibile era ancora più allegro del solito. Credimi, non hai portato altro che positività nella sua vita»
Sospirai, ricacciando indietro a fatica le lacrime. Phil era troppo buono, sapevo che mi stava togliendo la mia parte di colpe solo per farmi stare un po’ meglio. Lui aveva perso il ragazzo di cui si era preso cura per venticinque anni come un figlio, avrebbe avuto tutte le ragioni al mondo per prendersela con me.
«Sa dov’è adesso?» domandai, ricordandomi solo allora della domanda che tanto mi premeva fargli.
«È da Niall, a Burton upon Trent. Quel ragazzo è stato tanto gentile da permettergli di stare da lui fino a quando Harry non avrà trovato un lavoro ed un posto dove stare»
Annuii, mentre mi tornava in mente la loquacità del biondino che, dopo essersi presentato, mi aveva subito raccontato di essersi trasferito a Burton con sua madre quando aveva dieci anni.
Se non altro Harry è al sicuro e sta bene.
«Non vi siete più sentiti, Lizzie?» chiese cauto, osservando attentamente il mio viso per cogliervi eventuali cambiamenti di espressione. Scossi la testa, stringendomi nelle spalle.
«Louis mi ha costretta a cambiare numero di telefono, per cui non ho più avuto modo di contattarlo» ammisi, abbassando lo sguardo.
Phil sgranò gli occhi, le labbra che si arricciavano in una smorfia di disapprovazione. Lasciai vagare lo sguardo per la stanza, con aria evasiva, vergognandomi parecchio del comportamento assurdo di Louis. Era come se fossi in prigione, né più né meno.
«Pensavo di chiamarlo, visto che è il suo compleanno» buttò lì Phil, vedendomi da qualche minuto assorta nei miei pensieri. «Se ti va posso farlo ora, così potrai salutarlo. Che ne dici?»
Al pensiero di sentire di nuovo la voce di Harry il mio cuore sprofondò. Mi rendevo conto che parlare con lui non solo andava esattamente contro le condizioni di Louis, ma mi avrebbe fatta precipitare ancor più nel vortice di sconforto di cui ero preda da tre giorni; nonostante ciò percepii la mia testa annuire da sola alle parole di Phil, che si aprì in un caldo sorriso e si diresse nella sua stanza per recuperare il suo telefono. Ritornò con un vecchio cellulare in mano, di quelli con la tastiera T9 incorporata. Un po’ goffamente recuperò il contatto di Harry e schiacciò il tasto verde di chiamata.
Squillò libero diverse volte prima che vedessi il viso di Phil illuminarsi.
«Ehi, ragazzo mio, buon compleanno!» esclamò, mentre io mi sentivo sempre più invasa dall’ansia. Il vecchio rimase in silenzio alcuni secondi – potevo vagamente sentire la voce di Harry, nonostante non riuscissi a distinguere le parole – poi si lasciò andare ad una piccola risata.
«Come avrei potuto dimenticarlo? Vedo che gli anni passano anche per te, ma a quanto pare non hai ancora imparato a fidarti della mia memoria di ferro»
Passarono alcuni minuti, durante i quali osservai Phil chiacchierare del più e del meno con Harry, quando il giardiniere mi guardò con aria complice facendomi un occhiolino. Realizzai che la mia entrata in scena sarebbe avvenuta a momenti, e se possibile la mia ansia si triplicò.
«Beh, ragazzo, è stato un piacere sentirti. Fammi sapere quando aprirai il plico, ma prima goditi il mio regalo» disse misterioso, affrettandosi a passarmi il cellulare. Lo afferrai, facendolo quasi cadere da quanto ero nervosa, e me lo portai all’orecchio.
Sentivo Harry ripetere “pronto?” e per qualche secondo mi bloccai, ancora incredula di sentire la sua voce.
«Buon compleanno, Harry» riuscii a dire in un soffio, prima che una morsa mi chiudesse la gola impedendomi di tirare fuori una qualsiasi frase più articolata. Immediatamente all’altro capo della linea scese il silenzio per diversi secondi.
«Lizzie, sei tu?» domandò a voce bassissima, dopo un tempo che mi parve infinito.
«Sono io» confermai, recuperando chissà come la capacità di parlare. Quasi automaticamente iniziai a camminare per il soggiorno, con Phil che mi osservò inizialmente divertito decidendo poi di uscire dalla dépendance per lasciarmi un po’ di privacy.
«Non posso crederci» sentii mormorare Harry, e per qualche motivo me lo immaginai mentre si passava incredulo una mano tra i lunghi capelli ondulati. «Cos’è successo? Ho provato un sacco di volte a scriverti, ma non ho mai ricevuto risposta»
«Louis ha preteso che cambiassi numero e mi ha proibito di contattarti. Era la sua condizione per farmi restare qui» spiegai, guardando fuori dalla finestra del soggiorno con una punta di frustrazione. C’erano così tante cose che volevo dirgli, ma non potevo nemmeno guardarlo in faccia mentre gli parlavo. Il suono della sua voce, che tanto amavo, mi sembrava pesantemente rovinato ed alterato attraverso il misero audio del telefono, che non gli rendeva affatto giustizia.
«Che figlio di puttana» commentò, facendomi sorridere quasi automaticamente. «Tu come stai?»
Sospirai, accarezzando il davanzale della finestra con la mano libera.
«Come posso stare? Mi sento uno schifo, e mi manchi da morire» decisi di confessare, nonostante questo avrebbe probabilmente solo fatto stare peggio entrambi. Sentii Harry sospirare a sua volta.
«Dio, anche tu mi manchi, Lizzie. Non so cosa darei per essere lì da te in questo momento»
Tenere a bada le lacrime si stava rendendo decisamente più duro del previsto, ma lottavo con tutta me stessa per non iniziare a piangere.
«Cosa dobbiamo fare, Harry?» mi venne spontaneo domandargli, il petto che bruciava. «Non possiamo sentirci né vederci, sei stato praticamente esiliato dalla villa mentre io sono rinchiusa qui. Anche il solo fatto che io stia parlando con te ora è un rischio, come possiamo pensare di andare avanti in questo modo?»
Harry gemette piano, e dai rumori indistinti sulla linea immaginai che si fosse messo a camminare su e giù per la stanza.
«Io non voglio rinunciare a te, Lizzie» affermò dopo una lunga pausa, con voce ferma anche se venata di angoscia. «Non voglio e non posso. Lo so che in questo momento ci sembra tutto impossibile, ma sicuramente troverò il modo e…»
«È troppo tardi, Harry» lo interruppi, gli occhi ormai gonfi di lacrime. Percepivo la sua confusione nonostante non potessi vederlo in viso. In quel momento presi la decisione più drastica degli ultimi mesi, e mi ci volle tutto il coraggio che avevo per pronunciare quelle semplici parole.
«Ieri Louis mi ha chiesto di sposarlo… ed io ho deciso di accettare»



Spazio autrice
Ciao gente :') non mi sorprenderebbe se a quest'ora vi foste tutti dileguati ahah, mi odierei anche io xD
Non dirò assolutamente nulla, se avete voglia di lasciarmi qualche commento voi beh... qua sotto è pieno di spazio :D
Vi ringrazio per continuare a seguire la storia, siete tutti fantastici <3

Un abbraccio,
mononokehime

 
   
 
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