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Autore: edoardo811    12/09/2017    1 recensioni
Quello che sembrava un tranquillo viaggio di ritorno alla propria terra natale si trasformerà in un autentico inferno per i Titans e i loro nuovi acquisti.
Dopo la distruzione del Parco Marktar scopriranno ben presto che non a tutti le loro scorribande nello spazio sono andate giù.
Tra sorprese belle e brutte, litigi, soggiorni poco gradevoli su pianeti per loro inospitali e l’entrata in scena di un nuovo terribile nemico e la sua armata di sgherri, scopriranno presto che tutti i problemi incontrati precedentemente non sono altro che la punta dell’iceberg in un oceano di criminalità e violenza.
Caldamente consigliata la lettura di Hearts of Stars prima di questa.
[RobStar/RedFire/RaeTerra] YURI
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Good Left Undone

XIV

AMICHE

 

 

Terra avanzò nel corridoio semibuio. La maggior parte delle candele atte ad illuminarlo erano spente, la poca luce che c’era filtrava dalle finestre aperte e dava una sfumatura biancastra a tutto l’ambiente.

Aprì la bocca in un enorme sbadiglio. Era stata una giornata pienotta, nonostante non facesse praticamente mai niente da mattina a sera. Però aveva comunque la testa occupata. Dopo l’allegra cenetta e aver rivisto Corvina in quell’ambiente più felice, desiderava molto andare da lei e riabbracciarla, magari farle una bella sorpresa. La maga era stata la prima a congedarsi dopo il pasto, sicuramente in quel momento era in camera sua a cercare di appisolarsi, magari immersa nei propri pensieri e preoccupazioni...

La bionda sorrise. Sì, doveva proprio farle una bella sorpresa. Chissà che faccia avrebbe fatto quando sarebbe andata a bussare alla sua porta e le avrebbe aperto. Al solo pensiero, si illuminò. Era da così tanto tempo che non passavano un po’ di tempo insieme, quella notte era l’ideale. Entrambe avevano bisogno di scaricare la tensione.

La stanchezza svanì da dentro di lei, lasciando posto all’eccitazione. Forse ciò che stava per fare era la prima cosa sensata che passava per la sua mente dopo giorni e giorni. Ci aveva già provato a prendere da parte Corvina, ma non aveva mai funzionato. Quella volta, però, nulla le avrebbe impedito di fare ciò che voleva. Avrebbe legato la sua dolce metà al letto pur di non farsela scappare, se costretta.

Raggiunse l’ala del palazzo destinata a loro. Era formata da decine e decine di camere per gli ospiti, singole e doppie, sistemate in un lungo corridoio, come sempre ornato da quadri e candele spente per la maggior parte. Puntò subito alla camera della maga. Non sapeva nemmeno cosa avrebbe fatto una volta dopo aver bussato, se prima chiederle di parlare con lei oppure gettarsi subito sulle sue labbra. Questi pensieri andarono poco dopo a farsi benedire, più precisamente quando passò accanto alla camera di Amalia. Arrestò di colpo la camminata, senza nemmeno rendersene conto. Non lo fece volontariamente, fu un gesto istintivo. Un meccanismo era scattato dentro di lei e le aveva fatto ricordare che c’era qualcuno che stava soffrendo e che lei era l’unica ad essere a conoscenza di quel fatto.

Si voltò verso la porta di legno pregiato e si morse un labbro. Quanto lei era giù di morale per via della sua distanza da Corvina, Amalia era andata a consolarla. E lo aveva fatto nonostante tra lei ed X le cose non andassero bene, fatto di cui la bionda era venuta a conoscenza solamente in seguito, per mano della stessa tamaraniana. Amalia che tra l’altro lo aveva rivelato solamente a lei. Forse lo aveva fatto per bilanciare le cose. Terra era l’unica a conoscenza degli screzi tra la sorella di Stella e l’ex rivale di Robin, Komand’r era l’unica a sapere della relazione tra Corvina e la stessa bionda.

Sospirò mentre osservava la soglia della stanza. Non si era certo dimenticata delle scuse che doveva porle di diritto, ma prima avrebbe voluto passare un po’ di tempo con Corvy. Peccato che così facendo si sarebbe comportata da emerita egoista e la Terra egoista oramai era morta e sepolta da anni. Chiunque avrebbe fatto ciò che fece in quel momento. Si avvicinò alla porta e bussò. Lei e Corvina avevano atteso un mese, un altro po’ non sarebbe stato mortale. Prima chiariva la faccenda con Amalia, prima si risentiva in pace con sé stessa e prima riabbracciava Corvy, tra l’altro con molta più serenità.

Passarono diversi istanti, ma la porta non fu aperta. La ragazza inarcò un sopracciglio. Forse Amalia non c’era o forse non aveva sentito. Bussò di nuovo, con più insistenza. Niente. Allora la chiamò perfino, cercando di non alzare troppo la voce. Nessuna risposta. A quel punto, Terra avvicinò un orecchio alla porta, per sentire se dall’interno della stanza proveniva o no qualche rumore. Di nuovo, non giunse altro che silenzio. La bionda fece per arrendersi. Era evidente che Amalia non ci fosse. Ma prima di andarsene definitivamente, fece un’ultima prova. Avvicinò la mano alla maniglia e la abbassò. La porta si aprì con un cigolio sommesso. Prima di irrompere nella stanza, chiamò di nuovo la tamaraniana dallo spiraglio lasciato. Aveva ancora il dubbio che Amalia non l’avesse sentita mentre la porta era chiusa. Ma dopo non aver ricevuto nuovamente risposta, infilò la testa nella stanza, convinta di trovarla vuota. Sussultò quando invece vide la ragazza in questione seduta sul bordo del letto. Le dava le spalle e teneva la testa china verso il basso.

Terra deglutì. «A-Amalia?»

Questa volta, in risposta alla chiamata, arrivò un singhiozzo sommesso. La bionda vide le spalle della tamaraniana sollevarsi in contemporanea con quel verso sofferente. Stava... stava piangendo?

«Amalia.» Terra si fece coraggio ed entrò, muovendosi quasi con timidezza, richiudendosi delicatamente la porta alle spalle. «Ehi, stai bene?»

Finalmente, la tamaraniana mora sembrò accorgersi di lei, perché si volto appena e la osservò con la coda nell’occhio. «I-Io...» Il suo tono di voce era flebile, sembrava la fiamma di una candela che stava per spegnersi. Non finì nemmeno di parlare che si voltò di nuovo, si strinse nelle spalle prendendosi il volto fra le mani e incominciò a piangere, questa volta per davvero.

La bionda la osservò preoccupata, sollevando una mano e portandosela all’altezza del petto. Non aveva la minima idea di come comportarsi, perciò si limitò ad imitare il comportamento che la tamaraniana aveva assunto nei suoi confronti quello stesso giorno. Si avvicinò timidamente a lei e le sedette accanto. Un giglio viola, appassito e con i petali strappati, si trovava a terra, proprio ai piedi della tamaraniana.Interagì con Amalia quasi come se si trattasse di un animale pericoloso. Aveva paura che ogni sua azione potesse ripercuotersi contro di lei. «Che succede? Perché piangi?» domandò infine, sentendosi quasi stupida.

La ragazza separò il volto dalle mani e cercò di asciugare alcune lacrime cadute dagli occhi già arrossati, poi rispose con tono distrutto: «Io ed X... abbiamo... abbiamo litigato... e...» Di nuovo, lasciò la frase a metà e si accasciò con la testa sulla spalla di Terra, facendola trasalire.

Arrossendo vistosamente, Terra avvolse un braccio intorno alle spalle della tamaraniana e cercò di consolarla come meglio poté. Chissà da quanto tempo Amalia era lì a piangere, forse da quando lei ed X erano tornati al palazzo. E lei, Stella, Robin e tutti gli altri non avevano fatto altro che divertirsi, senza preoccuparsi troppo di loro due. Anche perché, dopotutto, nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.

Strinse la ragazza con più dolcezza. Aveva bisogno di sollievo e lei era l’unica che al momento poteva darglielo. Attese diversi istanti, per permetterle di calmarsi un poco, poi con tono gentile le porse la domanda che aveva cominciato ad arrovellarla: «Ma... com’è successo? Ti va di parlarne?»

La situazione si invertì. Prima era toccato ad Amalia ascoltare i problemi di coppia di Terra, ora era il contrario. La tamaraniana si separò da lei, si asciugò di nuovo le lacrime e spiegò con voce tremante l’accaduto. Terra ascoltò meravigliata e quasi inorridita il tutto. Non le sembrava vero che Amalia ed X avessero davvero discusso in quella maniera così accesa. Lo schiaffo finale, poi, fu la batosta decisiva per lei.

«E adesso... lui se n’è andato... ed io... io...» Amalia si prese il volto fra le mani e cominciò a scuotere la testa, senza che se ne capisse il motivo. «... non... non ho idea di cosa debba fare.»

Terra la guardò con aria mesta, poi posò una mano sulla sua gamba. «Mi... mi dispiace...» biascicò, sentendosi di nuovo una stupida. Poteva dire milioni di cose per consolarla, ma non gliene veniva neanche una. Continuava solamente a dire banalità.

Amalia non sembrò nemmeno sentirla. Aveva la testa fra le nuvole, si notava benissimo da come si fosse di nuovo messa a fissare il nulla davanti a sé. Quando parlò di nuovo sembrò quasi in trance: «Fino ad un mese fa’ non avrei mai potuto immaginare che un giorno sarebbe successo questo. Quando eravamo sulla nave, lui era così... apprensivo, premuroso... ultimamente, invece, sembrava il fantasma di sé stesso... non mi sarei mai e poi mai aspettata questo comportamento da lui...»

La bionda si mordicchiò l’interno della guancia, questa volta meditando attentamente sulle parole da dire. Voleva chiederle scusa, ma in quel momento capì che aveva ben altro da fare. Per prima cosa, doveva farla sentire meglio. «Non... non puoi provare a parlare con lui? Non so... cercare di chiarire?»

La tamaraniana fece una smorfia. «E a cosa servirebbe? Lui pretenderebbe delle scuse da me e io farei lo stesso. Finiremmo solamente con il litigare di nuovo. Io non ho alcuna intenzione di scusarmi con lui. Forse ho esagerato quando l’ho rimproverato, ma se lo meritava. Non potevo non arrabbiarmi con lui per come si è comportato ultimamente. E dopo averlo sentito mentre mi sbatteva in faccia gli errori del mio passato...» Un brivido le percorse la schiena e strizzò gli occhi infastidita. «... mi vergogno di esserci andata a letto.»

Terra schiuse le labbra, sbigottita. Quelle erano parole forti, rese tali soprattutto dal fatto che da Red X, Amalia, attendeva un figlio. «Amalia, non credi di esagerare? Non credo ti abbia detto quelle cose con cattiveria...»

«Però le ha dette!» esclamò la tamaraniana, infervorandosi. Terra indietreggiò con la testa e ritrasse la mano, ma lo scatto iracondo di Amalia durò ben poco. La mora infatti abbassò di nuovo la testa e riprese a parlare con tono smorto: «Io gli ho raccontato quelle cose in tutta confidenza, perché di lui mi fidavo ciecamente. Poteva non avere cattive intenzioni, poteva essere ubriaco, poteva essere quello che voleva, ma sbattermi in faccia quelle parole è stata la cosa più meschina che qualcuno mi abbia mai fatto. Voleva solo... sviare l’attenzione da sé stesso su di me. Pur di non farsi accusare ancora, ha deciso di accusare me a sua volta. Io sono stata ferita in passato, e anche piuttosto recentemente, fisicamente e non. Sono stata umiliata, offesa, delusa, ma mai tradita in questo modo. Mi sento come se mi avesse ficcato un coltello nella schiena. E sentirsi così per mano di colui con il quale sto per avere un figlio... non è una bella sensazione. Ha mostrato un lato di sé che non credevo avesse. Ma dopotutto, se era un criminale un motivo c’era.»

La bionda non sapeva più cosa dire. Le poche parole che era riuscita a spicciare avevano valso meno di zero e dubitava seriamente che la sua presenza fosse di conforto per Amalia. Ci voleva Stella in quella situazione, non lei. Lei era un’ incompetente.

«Ma d’altronde...» disse Amalia all’improvviso con un sorriso amaro stampato in faccia, facendo alzare la testa di Terra. «... non potevo certo aspettarmi che la mia vita rimanesse rosa e fiori per sempre. Dopo tutto quello che ho combinato in passato, l’ultima cosa che mi meritavo era quella di poter crescere un figlio in una famiglia felice. Fa molto male dirlo, ma X aveva comunque ragione, io ho fatto cose orribili che mai potrò cambiare. Non posso fare altro che vivere con la consapevolezza di essere un mostro. E dovrò farlo da sola. Non merito qualcuno che mi ami e che mi accompagni. Non merito niente.» Abbassò di nuovo lo sguardo e il sorriso svanì. I suoi occhi si colmarono di nuovo di lacrime e tristezza, mentre avvicinava una mano al ventre e se lo accarezzava, osservandolo con pena il feto in esso racchiuso. «Mi... mi dispiace solo per lui. Dovrà vivere con... con me...»

Le labbra di Terra tremolarono davanti a quella scena. L’amore di una futura madre verso il proprio figlio misto al rammarico, la tristezza e la paura di un’adolescente che era ben conscia di aver commesso crudeltà in passato e che mai e poi mai sarebbe riuscita a dimenticare. Fu una pugnalata al cuore per Terra.

Amalia aveva da insegnare molto più di quanto non si potesse immaginare. Nonostante la sua paura e dolore si preoccupava comunque per quel feto che avrebbe ancora atteso sette mesi per vedere la luce, dimostrando un’umanità che da ben poche persone Terra aveva visto, come i Titans, un’umanità che da una persona con un passato del genere alle spalle non ci si aspetterebbe. Sebbene fossero stati la causa dello schiaffo che aveva rifilato ad X, Amalia riconosceva i propri errori e se ne rammaricava costantemente, senza trovare pace. Non era come Metalhead, cattiva e falsa fino al midollo, era proprio come lei, come Stella, come tutti i Titans: era una brava persona, che in passato era stata accecata dalla rabbia e aveva commesso azioni avventate per le quali lei per prima non riusciva a perdonarsi.

Improvvisamente, le ricordò qualcuno. Le ricordò un’altra persona che aveva commesso grossi errori di cui a stento si era dimenticata e che per molto, molto tempo aveva rimpianto: sé stessa. Terra e Amalia erano molto più simili di quanto avrebbero mai potuto immaginare. Entrambe avevano vissuto in mondi loro avversi, entrambe avevano ricevuto brutte batoste dalla vita ed entrambe avevano cercato di farla pagare alla vita stessa, che Terra fosse stata costretta era comunque un’altra storia. Perché se lo avesse voluto, Terra avrebbe potuto ribellarsi a Slade fin dal primo momento, anziché tradire i Titans. Nessuna delle due era malvagia, la vita le aveva spinte a commettere azioni da tali. Perché, d’altronde, non esistono né il bianco né il nero, solamente grigio.

Anche Terra aveva avuto molti ripensamenti e rimpianti, anche lei si era pentita amaramente di ciò che aveva fatto. Ma era comunque riuscita ad andare avanti.

Si mosse autonomamente. Si girò e abbracciò Amalia, senza nemmeno avvisarla. Fu un gesto che colse di sorpresa entrambe, e che nessuna delle due, dopo diversi momenti di sorpresa, rifiutò. Il corpo di Amalia era soffice come un cuscino e caldo come una fornace, la pelle vellutata, nonostante l’indumento situato sopra di essa, era confortevole al tatto.

Amalia appoggiò la testa sulla spalla della bionda e singhiozzò di nuovo, mentre Terra le dava qualche leggerissima pacca di incoraggiamento alla schiena. «Coraggio Amalia...» le sussurrò all’orecchio, per poi separarsi delicatamente da lei e incrociare i suoi occhi.

Prese le mani di Amalia fra le sue. «Non devi continuare a tormentarti così per ciò che hai fatto. Il fatto che tu abbia litigato con X non significa nulla, non è la vita che cerca di punirti. Ciò che è stato è stato. La vita va avanti e non ti aspetta di certo. Devi buttarti tutto alle spalle, Amalia, e devi cercare di vivere alla giornata, non pensare al resto. Lascia perdere il passato, lascia perdere i se e i ma. Non lasciarti distanziare dalla vita, perché se lo fai per troppo tempo, poi non la raggiungi più.

«Credimi, io le ho vissute sulla mia pelle queste cose, lo so per esperienza. Se c’è una persona che può capirti in parte, quella sono io. Devi credermi» proseguì. «E parla con Red X, quando puoi. Tu lo ami ancora, non negarlo, e so per certo che lui ama ancora te. Questa vostra separazione non farà altro che danneggiarvi entrambi e farvi soffrire ulteriormente. Non avete stretto i denti per un mese intero, quando eri prigioniera di Metalhead, solo per distruggere in questo modo la vostra splendida relazione. State per avere un figlio, dovete essere forti e non lasciarvi abbattere da litigi come questo, perché, te lo garantisco anche se in questo caso non lo so per esperienza, che i litigi non cesseranno mai di arrivare. Sono parte integrante della vita di coppia, è molto più normale litigare che non farlo, perché significa che tenete entrambi l’uno all’altra e che avete motivo di cui discutere. Credimi, se io e Corvina fossimo rimaste insieme per tutto questo mese sicuramente qualche discussione l’avremmo avuta. Fa parte dell’essere umani.»

La tamaraniana rimase in silenzio, ad osservarla quasi sorpresa. La stessa Terra si stupì davvero delle parole che aveva detto, a quanto pare non era poi una frana su tutti i fronti quando si trattava di consolare qualcuno. E poi, dopo un interminabile momento in cui il ronzio del silenzio aveva fatto da padrone, Amalia sorrise e la abbracciò di nuovo. «Grazie Terra. Grazie dal più profondo del cuore. Mi hai appena salvato la vita.»

Terra ridacchiò, mentre la sorella di Stella la stringeva in quella presa d’acciaio che a quanto pare era un marchio di famiglia. Ricambiò il contatto e rispose: «Le amiche servono a questo.»

Amalia sgranò gli occhi e si separò da lei all’istante. «C-Cosa?» domandò incredula. «I-Io... sono... tua... amica?»

«Ma certo che lo sei» replicò Terra sorridendole gentilmente.

Gli occhi di Amalia si inumidirono di nuovo, poi abbracciò di nuovo Terra, questa volta singhiozzando per la commozione. «Tu sei mia amica...» mormorò. Singhiozzò un’altra volta e premette il volto sulla spalla di Terra, la quale le circondò la schiena.

Restarono abbracciate ancora per qualche momento. Terra si compiacque di essere riuscita nella sua impresa. Non aveva chiesto scusa ad Amalia per averla ammorbata con i suoi problemi, in compenso le aveva appena tirato su il morale, il che era una soddisfazione ben maggiore. E da come la mora aveva appena reagito, intuì che probabilmente lei era la prima a dirle di essere sua amica. Motivo in più per riempirla d’orgoglio. Era stata la prima a dire la verità, a guardare Amalia non per quello che aveva fatto ma per la persona che si stava dimostrando di essere, escludendo per ovvi motivi Red X e Stella. Era sua amica e su ciò non avrebbe mai cambiato idea.

Quando si separarono, sul volto di Amalia era dipinta un’espressione nuova, quasi di serenità. «Grazie ancora Terra. Davvero, non so come avrei fatto se non fossi arrivata tu.»

La bionda sentì le guancie colorarsi, poi distolse lo sguardo da lei. «Non dire così... se non ci fossi stata io, sicuramente Stella avrebbe...»

«Stella non deve assolutamente sapere di tutto ciò» la interruppe Amalia, questa volta con tono fermo.

Terra inarcò un sopracciglio. «E come mai?»

La tamaraniana sospirò. «Non voglio che sappia che... ho litigato con X e tutto il resto. Finirebbe solamente per dispiacersi per me e io non voglio che soffra ancora a causa mia. Questa nostra discussione deve restare tra noi, ok? Te ne prego.»

Dopo un attimo di riflessione, la bionda sorrise di nuovo. Sì, Amalia aveva molto da insegnare. «Tranquilla, non dirò nulla» assicurò con un movimento del capo.

Amalia ricambiò il sorriso e non disse altro. Intuendo che quella doveva essere la fine ufficiale della discussione, Terra decise di congedarsi. Aveva ancora una cosa da fare, dopotutto. Si alzò dal letto. «Beh, buona notte Amalia. Direi che ti ho rotto le scatole a sufficienza.»

Si girò, ma la tamaraniana la afferrò per un braccio. «Aspetta!»

Terra si voltò di nuovo verso di lei, incuriosita. «Sì?»

«Ehm... ecco...» Amalia la lasciò andare e distolse lo sguardo da lei. Qualunque cosa stesse per dire, cambiò idea. «Volevo chiederti se... no, niente.»

«Cosa?» domandò la bionda, ma la tamaraniana scosse di nuovo la testa. «Niente, davvero.»

«Ehi, sono tua amica, lo sai, puoi chiedermi cosa vuoi» insisté Terra.

Ma Amalia rimase inamovibile. «Era una stupidaggine, davvero. Vai pure.»

La bionda la soppesò con lo sguardo ancora per qualche momento, cercando di capire cosa frullasse nella mente dell’amica, ma poi decise di lasciar perdete. «D’accordo, ma ricorda che...»

«Dormiresti con me?» domandò Amalia tutto d’un fiato, per poi arrossire vistosamente subito dopo.

La stessa sorte toccò alle guancie di Terra, se le sentì letteralmente andare a fuoco. «C-Cosa?» Sperò di aver sentito male.

Amalia sollevò le mani e spiegò rapidamente: «Intendo dire dormire dormire, non dormire in... quel senso, insomma, sono stati giorni difficili e io, cioè, insomma, poi tu ed X, e... ecco...» Sospirò rumorosamente, poi drizzò la testa e incrociò di nuovo gli occhi della bionda. «Non voglio restare di nuovo da sola, questa notte...» Si morse un labbro e si massaggiò un braccio, imbarazzata come probabilmente mai era stata.

Terra la squadrò, ancora sorpresa. Voleva solo che si fermasse lì per la notte, che dormissero nello stesso letto, niente di più. Peccato che lei volesse con tutta sé stessa andare da Corvina. Ma vedendo l’espressione di Amalia e notando come lei ci tenesse che si fermasse, le fu difficile rifiutare. E poi, anche se probabilmente nemmeno la stessa Amalia lo sapeva, assomigliava terribilmente a Stella con quello sguardo pieno di aspettative. Due occhioni dolci e innocenti incastonati su un volto angelico e gracile. Rifiutarle qualcosa era impossibile. Le due sorelle potevano essere diverse caratterialmente e non, ma dopotutto avevano pur sempre lo stesso sangue e quello sguardo ne era la prova.

«Ok, va bene» convenne. Corvina avrebbe aspettato ancora un po’, non c’era problema. E poi, era da molto tempo che non passava una serata tra amiche.

La tamaraniana sorrise di nuovo, grata e sollevata. «Grazie.»

«Figurati.» Terra sbadigliò. In effetti era stanca morta, avrebbe dormito molto volentieri in quel momento.

Si risedette sul letto e il tempo sembrò volare. Le due chiacchierarono tra loro, un po’ come avevano fatto quello stesso giorno in riva al lago. Parlarono a lungo, del più e del meno, rievocando ricordi belli e brutti e condividendoseli. Più parlavano, più sentivano che il loro rapporto si rafforzava. E realizzarono che se si fossero conosciute anni prima, probabilmente le loro vite non avrebbero viaggiato su livelli tanto bassi come nel loro passato.

La stanchezza arrivò presto, tuttavia, ed entrambe decisero che era meglio chiudere la conversazione. Un buon sonno avrebbe sicuramente giovato a loro due e il mattino successivo avrebbero potuto ricominciare a discutere e, perché no, magari anche chiarire le loro faccende con le rispettive dolci metà.

Amalia si alzò e si diresse verso l’armadio a due ante. «Per caso vuoi una vestaglia da notte? Alcune fongoid me ne hanno date un paio, sono molto comode per dormire.»

«No grazie.» Terra declinò l’offerta, sorridendo grata del pensiero. «Sono comoda così.» Non le andava molto di cambiarsi. Le piacevano i suoi vestiti semplici ed era molto più a proprio agio con essi.

«Va bene.» Amalia aprì l’armadio e scelse una vestaglia color beige pallido, poi cominciò a togliersi il proprio abito bianco.

Non appena Terra la vide fare ciò, arrossì di nuovo. «Ma... ti cambi qui, davanti a me?»

«Beh? Non è niente che tu non abbia mai visto, dopotutto...» ribatté la tamaraniana togliendosi del tutto l’abito e restando con solo l’intimo nero addosso, per poi voltarsi verso di lei e sorriderle. Ridacchiò quando si accorse delle goti arrossate di Terra. «Rilassati, guardandomi non tradirai Corvina...»

La bionda mugugnò qualcosa in risposta, poi distolse lo sguardo da lei. Cercò di non pensare più al suo petto prorompente, le gambe lunghe, i fianchi stretti, le sue generose curve che madre natura le aveva donato, la carne perfettamente omogenea in tutto il corpo e la meravigliosa tinta color ambra della sua pelle. Ma come diavolo aveva fatto Red X a litigare con una simile maestosità? Sgranò gli occhi quando si accorse di cosa stava pensando. Poi realizzò una cosa: Amalia. Lo stava facendo apposta, ci scommetteva quello che voleva. Si era cambiata davanti a lei per punzecchiarla e osservare la sua reazione davanti a quel fisico da urlo. Da brava amica, in poche parole. Terra si corrucciò. Oh, ma gliel’avrebbe fatta pagare, poteva starne certa. Da altrettanto brava amica.

«Ehi, ho finito, puoi alzare la testa.»

Terra obbedì, temendo quasi che la tamaraniana la stesse prendendo in giro, ma non appena la osservò di nuovo poté constatare che si era davvero cambiata. La vestaglia le copriva praticamente tutto il corpo, lasciando solamente un po’ di spazio a spalle e braccia, agli stinchi e ai piedi nudi. La scollatura, invece, lasciava poco spazio alla fantasia, ma la bionda si impose a forza di non guardarla e di non fare commenti a riguardo. Si sedete sull’altro bordo del letto e si tolse scarpe e guanti, mentre Amalia faceva il giro della camera e spegneva tutte le candele con uno spegnimoccolo – un po’ di elettricità non avrebbe affatto guastato, in quel castello –  poi si sdraiò sull’altro lato del materasso, lasciando accesa solamente un’ultima candela sul comodino accanto a lei. Il letto era molto spazioso e c’era posto che avanzava per entrambe.

«Beh... buona notte» disse la mora quando furono entrambe sotto le morbide coperte. Poi si girò su un fianco e la guardò con serietà. «E... grazie anche per esserti fermata qui.»

«Non c’è problema» rispose Terra sorridendole.

Amalia ricambiò il sorriso, poi si voltò verso il comodino e fece per spegnere anche l’ultima candela. Ma prima di fare ciò, si voltò di nuovo e la guardò maliziosa. «Domani mattina ti faresti anche la doccia insieme a me?»

«Muori» sbottò Terra, girandosi dall’altra parte, nascondendole così il rossore sulle proprie guancie e il sorriso idiota che le si era stampato in faccia.

Dalla gola della tamaraniana provenne una risata. Una risata divertita, genuina, chiaro segno che parlare con Terra l’aveva aiutata per davvero. Spense l’ultima candela e finalmente le due conquistarono il tanto agognato riposo.

   
 
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