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Autore: Gelatin    12/09/2017    3 recensioni
[Snow King!AU] [Sebastian/Ciel]
Nell'immenso castello del Sovrano dei Ghiacci, il giovane Ciel tenta di sopraffare la crescente attrazione che l'ha spinto a seguire il demone, lasciandosi il suo passato e i suoi cari alle spalle.
Sebastian lo istruisce alle arti magiche, è un insegnante paziente, affascinante e spaventosamente potente, che non si esime dal tentare il ragazzo coi suoi modi carezzevoli.
Sullo sfondo di un luogo perennemente immerso nella neve, inconsapevole di tutto, Elizabeth si mette in cammino, alla ricerca della persona che ha già voltato le spalle al sole.
Dal testo:
''Tu tremi'' sentenziò l'uomo, abbandonando l'enorme, candida slitta. Lo prese per i fianchi e lo adagiò accanto a sé, avvolgendolo nella voluminosa pelliccia.
Il ragazzino rabbrividì.
L'individuo lo fissò lungamente, poi si chinò su di lui, sfiorando la sua bocca in un bacio delicato, e Ciel non sentì più freddo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Crows In Snow

 

''Quella era... Quella era Elizabeth, vero?''

Che quesito sciocco, Sebastian si sarebbe aspettato certamente di meglio; dov'era la rabbia violenta delle invettive successive alla scoperta, dove il combattuto astio nei confronti del suo maestro e padrone?

Il tono del ragazzino si fece più deciso, accendendo il suo interesse.

''Cosa le hai fatto?''

Il demone gli rivolse un'occhiata esageratamente stupita.

''Io? Assolutamente nulla.''

''Perché l'osservavi? E dove si trovava?'' non stava urlando, ma gli sarebbe bastato alzare davvero di poco la voce per farlo. Nel suo cuore insensibile, uno strano sentimento molto simile alla collera si era fatto strada: si sentiva ingannato dal demone, svalutato per la poca fiducia riposta in lui.

''La bambina è partita per cercarti, dovresti esserne lieto. Adesso si trova poco più a ovest delle grandi catene montuose, in attesa di riprendere il viaggio.'' si permise di omettere il singolo particolare della sua caduta nel fiume.

L'espressione di Ciel, ora, era di puro stupore.

''Perché non mi hai detto nulla?'' biascicò.

''Non l'ho ritenuto importante. Dubito riuscirà ad arrivare fin qui e, anche se fosse, non ne trarrebbe alcun beneficio. Devi concentrarti sui tuoi studi, distrazioni del genere sono infruttuose.''

Il giovane lo incenerì con un'occhiata.

''È pericoloso si aggiri da sola per boschi e montagne, potrebbe morire!-''

''E non vedo come la cosa possa riguardarti'' lo interruppe il Sovrano ''Morirà comunque, prima o poi, a differenza tua; è per questo che ti ho detto di dimenticare i tuoi cari e ti ho aiutato a indurire il tuo animo, per evitarti inutili sofferenze. L'unico che resterà per sempre al tuo fianco sono io'' divorò la distanza che li separava ad ampie falcate, fino a poter scrutare da vicino i bellissimi lineamenti del giovane. I suoi occhi eterocromi brillavano di un fervore che gli aveva visto soltanto di sfuggita, quando questi si posavano su di lui quasi a volerlo consumare ''Smettila con i piagnistei, quindi, non lasciare i tuoi sentimenti ti condizionino.''

Si abbassò fino a far cozzare le loro fronti. Il respiro del ragazzino, caldo, vivo, era un assalto alla sua fermezza: così piccolo, fragile, sopprimere l'impulso di romperlo fu quasi inammissibile.

Le labbra di Ciel tramarono.

''Finiscila di trattarmi come se fossi una tua proprietà.'' protestò, con poco più di un sussurro.

''Lo sei.''

Il Sovrano dei Ghiacci doveva avere sempre l'ultima parola. Fu per questo che Ciel non ebbe modo di insistere oltre.

La sua bocca venne catturata in un bacio gelido come quello del loro primo incontro; le labbra di Sebastian, tremendamente morbide e gentili, erano quasi dolci mentre blandivano le sue in quel contatto delicato, dal ragazzo tanto ambito e in quell'istante rimpianto.

Non appena la bocca del Sovrano si sovrappose alla sua, il pensiero di Elizabeth divenne un ricordo ovattato e lontano: esattamente come quel giorno sulla slitta, il ragazzino lasciò ricadere nell'oblio qualsiasi emozione mortale avesse preceduto il demone.

Fu impensabile esimersi dal circondargli il collo con le braccia e costringersi in punta di piedi per prevalere su quel gesto troppo casto; la sua lingua, intrepida, forzò la bocca dell'altro per entrare e carezzare lascivamente la gemella, ottenendo un gemito sorpreso e due mani a cingergli i fianchi per sollevarlo da terra senza alcuno sforzo.

Si ritrovò a cozzare contro una delle colonne con un rantolio di dolore, immediatamente sopraffatto dal corpo di Sebastian aderente al proprio e dal suo peculiare profumo. Il demone aveva risposto al bacio di slancio, trascinandolo in un vortice di sensazioni mai sperimentate prima d'allora: la sensualità in cui aveva condotto quel tentativo goffo e puerile gli strisciò sulla carne facendolo ardere e aizzando i suoi più remoti istinti.

L'eccitazione si destò e sbocciò in lui con velocità sconcertante.

Si impose di allontanare il Sovrano voltando il capo e frapponendo una mano tra loro.

''Basta così.'' sussurrò, la faccia in fiamme.

Sebastian lo reggeva ancora, il corpo spaventosamente vicino al suo bacino e il viso a pochi centimetri dal suo.

''Perché?'' il suo alito gli carezzò l'orecchio, strappandogli un tremito. Era inumano il non lasciarsi andare a quella voce accattivante e sensuale, lievemente arrochita mentre gli sussurrava tale domanda.

Di nuovo, non ebbe il tempo di rispondere che una mano di Sebastian scivolò dal fianco a una delle sue natiche, stringendo piano.

L'impulso di schiaffeggiarlo e correre via imbarazzato fu grande, tuttavia la parte più terrena e volubile di lui era ancora pressante, proprio come aveva detto il demone.

Permise al Sovrano di percorrere il suo collo con le labbra, lasciandosi dietro una scia rovente che gli ricordò, forse per la prima volta da quando era lì, il calore che aveva per sempre abbandonato.

Mugugnò qualcosa di non meglio definito quando i canini di Sebastian affondarono nella sua carne, senza fargli troppo male; il suo basso ventre ebbe un nuovo fremito e quello stesso spasmo parve riecheggiargli nella testa.

Gemette il nome del demone immergendo le mani nella sua chioma corvina e riappropriandosi delle sue labbra.

''Ci penserò io a estirpare tutte le emozioni superflue'' bisbigliò ''Farò di te un discepolo ideale. Ti donerò sapienza, potere e immortalità, t'innalzerò agli stessi livelli di Dio'' un altro bacio, Ciel lo tenne stretto a sé più a lungo del necessario ''Dimentica quegli indegni sciocchi, ormai tu sei al disopra di loro.''

Stavolta non provò neppure a replicare; s'impose di ignorare il significato delle sue parole, lasciando gli scorressero addosso simili ad acqua e si perdessero nel nulla.

Strinse le gambe attorno alla sua schiena e riprese da dove le loro bocche avevano interrotto.

Nient'altro venne a turbare la sua passione.
 

Quando l'indomani mattina si svegliò nel proprio letto, i segni della notte precedente spariti e il corpo riposato, si domandò se non si fosse trattato tutto di un sogno.

A smentire l'appena nato dubbio vi pensò l'individuo accanto a sé, seduto tra le coperte sfatte, la schiena poggiata contro testata; reggeva un grande libro sulle ginocchia e non dava segno di aver notato il suo risveglio.

Dalla sua posizione privilegiata, Ciel poté ammirare il fisico scultoreo del demone, la pelle d'un pallore sconvolgente fino ai pettorali, dove andava scurendo in tre diramazioni opposte, avvolgendo di nero sia le braccia che il collo.

Si puntellò sui gomiti, scrutandolo insistentemente.

''Ben svegliato'' lo salutò il Sovrano senza distogliere gli occhi dal tomo ''Dormito bene?''

''Direi di sì'' rispose, ancora assonnato. L'altro non aggiunse nulla e quel silenzio cominciò a urtarlo ''Tu?''

''Io non dormo.''

''Mai?''

''Mai.''

Il ragazzino sbuffò.

''Anch'io smetterò di dormire, prima o poi?''

Sebastian si degnò di spostare la propria attenzione su di lui, il tipico sorrisetto a campeggiare sulla sua espressione.

''Sì, ma ci vorranno secoli: il tuo corpo è quello di un umano e se sottoposto a sforzi necessita di riposare. Il non doverlo fare implica una notevole quantità di potere.''

Ciel mugugnò un assenso impastato e si rigirò sul materasso, studiando annoiato la volta del baldacchino: non aveva mai prestato troppa attenzione ai bellissimi bassorilievi che lo ornavano in un tripudio di fiori e foglie d'acanto.

''Non sento alcun male e la mia pelle è incontaminata'' esordì, rompendo ancora la quiete ''Eppure sono abbastanza sicuro tu sia stato piuttosto... violento.'' concluse la frase borbottando le ultime parole e arrossendo leggermente.

''Ho usato i miei poteri per darti una ripulita'' spiegò Sebastian ''Non posso permettere i tuoi studi siano rallentati a causa mia: quantomeno non avrai una scusante per restare a letto.''

''Come se ne avessi avuto l'intenzione...'' bofonchiò il ragazzino avvicinandosi al Sovrano e lasciandosi cingere da un suo braccio. Poggiò mollemente una guancia sul suo petto, rabbrividendo: seppur il demone l'avesse reso insensibile al freddo, la sua pelle era gelida alla stregua del ghiaccio e sortiva un certo effetto perfino su di lui.

Spostò gli occhi sul grande libro dalle pagine ingiallite, ornato da una fitta calligrafia.

''Che lingua è?'' chiese, fissandosi sui caratteri che si componevano in parole sconosciute.

''Latino.''

Si lasciò andare a un versetto di meraviglia.

''Sai il latino?''

Una risata gutturale, forse vagamente calda

''Conosco molte più lingue di quante tu non creda.''

''Puoi insegnarmelo?'' non seppe il perché di quella richiesta, gli venne spontanea come il sospiro che seguì da parte del demone.

''Se solo ti dimostrerai volenteroso nei tuoi studi. Non c'è fretta, hai secoli per imparare queste cose.''

Secoli.

Mai aveva contemplato un lasso di tempo così ampio. La sua vita era sempre stata volta alla giornata seguente e a quella dopo ancora; il futuro era solo un sogno incerto e idealizzato, un qualcosa di cui chiacchierare sottovoce con Elizabeth durante i pomeriggi di pioggia, quando erano impossibilitati a uscir fuori per giocare. Adesso l'eternità si manifestava, gloriosa, dinnanzi a lui, sconvolgendolo: all'inizio la paura era ovviamente fiorita nel suo petto, ma pian piano quell'angoscia era andata perdendosi assieme agli occhi carmini di Sebastian e alla sua parlata inflessibile. La malinconia era scomparsa totalmente, e da quella notte era convinto non sarebbe più tornata.

Diventare grande, aveva detto il Sovrano. Divenire una leggenda proprio come quella creatura di cui da bambino gli avevano tanto raccontato.

La paura del suo immenso potere e della sua infinita saggezza, un'entità trascendente l'umanità intera e qualsivoglia ragione, cosa di più sublime di un potere così grande?

L'attrazione per tale promessa affondò ogni altro pensiero.

''Sebastian'' richiamò l'attenzione del demone, che si volse a guardarlo. Com'era bello, in particolar modo sotto la luce smorta del mattino, i suoi tratti parevano risplendere ''Giurami di tener fede alle tue parole, donandomi la conoscenza che solo tu possiedi.''

Un ghigno, il Sovrano annuì lentamente.

Chissà cosa doveva avergli fatto quella notte, oltre a sradicare tutte le sue emozioni e i suoi ricordi; un desiderio ancor più potente della carne l'aveva preso al risveglio, ed era convinto Sebastian l'avesse sostituito ai lividi e ai segni dei morsi, come uno scambio imparziale.

''Ti ho già detto lo farò, e io non mento mai.''

Continuarono a scrutarsi per una manciata di secondi, durante i quali il ragazzino si sforzò a vuoto di trovare un difetto su quel bel viso.

''Diventerò più potente di te, ci volessero pure millenni.'' asserì con una sicurezza che non sapeva di possedere.

Stavolta il demone rise piano, sinceramente divertito.

''Spero anche tu non menta mai.''

''Non mi piace farlo'' disse, sporgendosi di poco per baciare di nuovo il Sovrano. Sì, la sua bocca era decisamente gelata, i sensi non l'avevano ingannato ''Se sei tu il mio insegnante, sono certo vi riuscirò. Sei troppo orgoglioso per fallire nel tuo obiettivo pur di non avere eguali.''

La risata di Sebastian crebbe d'intensità. Ripose il libro nello scrittoio facendolo aleggiare per aria, poi parlò nuovamente.

''Io ti trasmetterò tutta la mia sapienza, ma se non sarai in grado di sfruttarla doverosamente, non sarà mia la colpa.'' ribatté.

''Oh, sta tranquillo'' anche lui, adesso, stava sorridendo ''Di questo non ti devi assolutamente impensierire.''

Con Sebastian al proprio fianco, non c'era bisogno si preoccupasse di nulla: il suo futuro era già stato scritto ad arte dal demone, e anche si fosse sforzato gli sarebbe stato impossibile cambiarlo.

Doveva solo seguirlo attentamente e lasciare la sua leggenda prendesse forma. In un'altra occasione, anni prima, l'idea l'avrebbe atterrito, forse disgustato, tuttavia ora non riusciva a pensare a qualcosa migliore di ciò.

Era vero, il potere di Sebastian doveva essere più immenso di quanto pensasse.



 

Warning! Don't feed the author!
Non ci credo di essere arrivata fino al sesto capitolo! È già passato più di un mese dalla pubblicazione della storia e siamo quasi alla fine!
Finalmente, il capitolo SebaCiel che non vedevo l'ora di dare alla luce. Spero vi siate divertiti a leggerlo tanto quanto mi sono divertita io a scriverlo :D
I rapporti tra queste due patate sono indubbiamente cambiati, adesso. Chissà come si evolveranno i fatti d'ora in avanti (no, sul serio, ditemelo voi, io non lo so, aiuto).
Grazie mille di sopportarmi ancora, vi meritate tante cose belle!
Ciao ♪
   
 
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