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Autore: Echocide    13/09/2017    3 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes e Miraculous Heroes 2]
La minaccia di Maus è stata sventata, ma non c'è pace per i nostri eroi: il mistero dell'uccisione degli uomini del loro nemico non è stato risolto e un nuovo nemico trama nell'ombra...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 3.436 (Fidipù)
Note: Un poco in ritardo (dai, solo un giorno!), ma finalmente ecco qua il nuovo capitolo di Miraculous Heroes 3 e, finalmente!, i nostri eroi azionano i loro cervelli, mettono in moto i neuroni e iniziano a fare due più due. Ed era anche ora.
Detto questo, passo subito alle informazioni di rito così da non annoiarvi più di tanto e quindi vi ricordo la pagina facebook dove essere sempre aggiornati su capitoli, anteprime e coming soon, senza contare i miei disagi.
Come sempre, voglio ringraziarvi tantissimo per il fatto che mi leggete, commentate (lo so, sono un mostro perché non rispondo mai, però se mi mandate mp o mi contattate su facebook lo faccio, eh!) e inserite le mie storie nelle vostre liste.
Grazie di tutto cuore!

 

Non seppe cosa l’aveva destata, cercava di capirlo mentre si tirava su e poggiava il peso sugli avambracci, sbattendo le palpebre e cercando di svegliarsi a modo per essere pronta ad affrontare qualsiasi cosa fosse stata la causa del tonfo che l’aveva strappata via al mondo dei sogni e fatta trasalire.
Si tirò maggiormente su, notando il posto vuoto accanto a sé e poi qualcosa che si muoveva, immerso nell’ombra: «Cosa stai facendo?» domandò, mentre si allungava verso il comodino e a tentoni cercava l’interruttore della lampada.
Entrambi gemettero pieni di fastidio, quando lei riuscì nell’impresa e la luce irradiò la camera: «Sono caduto» borbottò Rafael che, nudo come un verme, continuava a stazionare sul pavimento: «Mi passi i pantaloni?»
«I pantaloni di cosa?»
«Del pigiama» le spiegò, mentre allungava le mani e arpionava il materasso, tirandosi su in tutta la sua gloriosa nudità: «Me li hai tolti tu, Sarah.»
«E non ricordo assolutamente dove li ho messi.»
«Lanciati rende meglio l’idea.»
Sarah sbuffò, gattonando sul materasso e osservando il pavimento, alla ricerca dell’indumento mentre sentiva il letto cedere leggermente sotto il peso dell’altro occupante della stanza: «Perché?» domandò, mentre le labbra si stendevano in un sorriso alla vista della stoffa grigia e si allungò, recuperando l’indumento e lanciandolo al ragazzo: «Non ti fai mai problemi a dormire senza.»
«Flaffy» borbottò Rafael, infilandosi velocemente i pantaloni e massaggiandosi il volto, dando una fugace occhiata alla scrivania ove erano state poste la costruzione della Torre nera di Isengard, in cui dormiva Flaffy e una casa delle bambole, che Rafael aveva comprato per donare anche a Mikko un po’ di privacy: «Sarebbe capacissimo di urlare al trauma» continuò, scostando le coperte e infilandosi nuovamente a letto: «Poi scusa, ti sei messa la mia maglia perché io devo rimanere nudo?»
«Perché sì»
Rafael sorrise, sistemandosi meglio il cuscino sotto la testa e lasciando poi andare un sospiro soddisfatto non appena trovò la posizione perfetta: «Non è una risposta» le rispose, socchiudendo le palpebre e sentendola muoversi, la luce si spense lasciando la stanza nel buio: «Capisco che ti piace vedermi nudo, ma mi sento un oggetto.»
«Oh, povero piccolo» mormorò Sarah, sdraiandosi al suo fianco e poggiando la testa contro la spalla muscolosa, venendo subito accolta nell’abbraccio del compagno: «Come mai sei caduto? Hai sognato Kang?» domandò, posandogli la mano sull’addome e massaggiandolo con cerchi lenti.
Rafael sospirò, voltandosi di lato e inspirando il profumo dello shampoo, carezzandole lieve il fianco con la punta delle dita: «No» mormorò, strusciando il naso fra i capelli di lei: «Mi devo essere mosso nel sonno e sono caduto.»
«Ti muovi solo quando hai brutti sogni, lo sai?»
«Stavo sognando mio padre.»
Sarah inspirò profondamente, muovendosi e salendo in grembo al ragazzo, sistemandosi sopra di lui e guardandolo dall’alto, carezzando il volto che iniziava a vedere nel buio notturno: «Non era un bel sogno» bisbigliò, scivolando con l’indice lungo lo zigomo e fermandosi sulle labbra.
«Per niente» mormorò Rafael, inspirando e lasciando andare l’aria: «Mio padre è sotto il controllo di Kwon e sappiamo che ha cinque sottoposti: tolte le due donne contro cui ci siamo scontrati, lo stalker di Marinette…» si fermò, socchiudendo le palpebre e assaporando le dita di Sarah sul volto: «Uno dei restanti è sicuramente mio padre.»
«Rafael…»
«Sono stato un idiota a non averci pensato, finora.»
«Non prenderti una colpa che non hai» mormorò Sarah, continuando a carezzargli il volto e chinandosi in avanti, poggiando le labbra sulla fronte: «Nessuno ci ha pensato, nessuno ha pensato a scoprire le identità dei suoi sottoposti: sappiamo quella di Nathaniel perché lui si è mostrato a noi, ma gli altri?»
«Nathaniel, mio padre…» Rafael si fermò, posando le mani sui fianchi di Sarah e scostandola un poco da sé: «Sono persone a noi vicine…»
«Pensi che Kwon sappia chi siamo?»
«Non lo so» Rafael storse la bocca, spostando lo sguardo di lato e osservando le due stanzette dei kwami: «Sicuramente conosco qualcuno che ha la risposta.»
«Kang.»
«Esattamente.»
«E come pensi di contattarlo?»
«Questo non lo so» mormorò Rafael, accentuando la presa sui fianchi della ragazza e girandosi nel letto, ribaltando le loro posizioni; sorrise allo sguardo di lei, sentendo le gambe stringerlo all’altezza del bacino: «Finora mi ha sempre contattato lui.»
«Un golem e una sfinge…»
«Cosa?»
«Stavo ragionando» Rafael si sistemò in modo da non gravare con il suo peso sulla ragazza, fissandola curioso e rimanendo in attesa, quasi vedendo il cervello di Sarah all’opera: «A parte Yi, la panterona, i restanti sottoposti di Kwon avevano delle creature di Quantum, no?» inspirò, allungando le braccia e passandole attorno al collo di Rafael: «Magari trovando dei collegamenti fra le creature, potremmo…»
«Risalire al mandate?»
Sarah annuì, stringendo maggiormente la presa attorno al bacino di Rafael e sospirando, quando sentì le labbra di lui sulla gola: «Pensi che sia possibile?» le domandò Rafael contro la pelle del collo, salendo con i suoi baci fino al punto dietro all’orecchio e mugolando quando sentì le carezze di lei sulla schiena, accompagnate da lievi graffi: «Sarah?»
«E’ possibile. Devo studiare un attimo le creature che abbiamo sconfitto finora» mormorò Sarah, scendendo lungo i fianchi del giovane e tirando leggermente i pantaloni del pigiama, sorridendo poi allo sguardo che si era posato sul suo volto: «Io l’avevo detto che non dovevi rimetterli, honey.»


Adrien sbadigliò, osservando l’interno del frigo e ascoltando distratto la donna al telefono, mormorando qualche risposta di tanto in tanto e collocandola con la giusta tempistica nel discorso: «Non mi stai ascoltando, vero?» domandò a un certo punto Sophie, facendolo trasalire leggermente: «Per sapere, di tutto quello che ti ho detto cosa hai sentito?»
«Non è che non ascoltavo, diciamo che ero leggermente distratto» dichiarò Adrien, sentendo la risata della madre dall’altra parte del telefono; chiuse l’anta del frigo, poggiandosi contro di questa e rabbrividendo appena per il contatto del metallo freddo con la pelle nuda della schiena: «Stavo cercando qualcosa con cui preparare la colazione» spiegò, portandosi una mano al petto e grattandoselo vicino alla fasciatura della spalla.
«Oh, pensavo che Marinette ti stesse distraendo.»
«Sta ancora dormendo» le rispose Adrien, osservando Plagg fluttuare in modo non lineare, andando a sbattere contro il muro e suscitando una risata da parte del Portatore; Plagg scosse il muso, tastandoselo con le zampe e assottigliando lo sguardo, dedicando ad Adrien un’occhiata omicida prima di fiondarsi verso il frigo e sparire all’interno, sicuramente alla ricerca del camembert: «Vuoi che te la svegli?»
«Oh. Non importa» dichiarò Sophie e Adrien quasi se la immaginò mentre negava con la testa, accompagnando così le parole: «Tanto ci vediamo oggi da Maestro Fu?»
«Ah. Già. La mega riunione.»
«Te ne eri dimenticato?»
«Un po’ difficile, visto che Alex ha mandato un messaggio alle cinque di mattina» borbottò Adrien, spostando il peso da un piede all’altro e sentendo i rumori di Plagg all’interno dell’elettrodomestico contro cui era poggiato: «Speravo di riposarmi oggi, visto che non avevo lezioni. E neanche Marinette.»
La porta del frigo si aprì con violenza, spostando Adrien di peso che si voltò a fissare il kwami che, incurante di ogni cosa e con una scatola di camembert fra le zampe, lo fissava pieno di eloquenza: «Certo, riposo. Ora si chiama così.»
«Tesoro, è successo qualcosa?»
«Nulla, mamma. Solo Plagg.»
«Solo Plagg» lo scimmiottò il kwami, posando la confezione del formaggio sul tavolo vi ci sedette accanto, armeggiando con la chiusura e togliendo il nastro che teneva le due parti della scatola dalla forma rotonda, aprendo poi il coperchio e appestando la cucina con l’odore forte del camembert: «Solo Plagg.»
«Ci vediamo oggi, allora?»
«Certamente. Immagino vuoi andare a svegliare la tua principessa, eh? Ricordo ancora quando tuo padre ed io eravamo appena sposati e ogni occasione era buona per…»
«Ciao, mamma» Adrien biascicò velocemente le due parole, spegnendo la chiamata e posando il cellulare sul tavolo, osservando il kwami sbafarsi velocemente metà forma sotto il suo sguardo: «Giusto per sapere…»
«Me ne starò di qua, in compagnia di questa meraviglia: camembert marca Président» mormorò Plagg, tirando su con il naso e trattenendo l’aria nel piccolo corpo, prima di sospirare soddisfatto: «La senti questa intensa nota aromatica?»
«Io sento un gran puzzo» commentò Adrien, portandosi una mano al viso e tappandosi contemporaneamente così naso e bocca, allontanandosi di qualche passo e scuotendo il capo: «Vado a svegliare Marinette.»
«Siete pregati di farlo in maniera silenziosa a questo giro» commentò la voce del kwami, accompagnandolo mentre si dirigeva verso la zona notte dell’appartamento: «Perché sinceramente, sentire i vostri orgasmi per la quarta-quinta volta, inizia a essere troppo anche per un tipo come me.»
Adrien evitò di commentare, scuotendo il capo e raggiungendo in pochi passi la camera: la luce mattutina filtrava dalle imposte chiuse e l’aria calda era ancora impregnata dall’odore suo e di Marinette; sorrise mentre si avvicinava al letto, lo sguardo e il suo intero essere rivolti completamente verso la ragazza che stava dormendo profondamente.
Lentamente si sedette sul bordo del materasso, scostandole una ciocca di capelli dalla guancia e chinandosi a baciarle la spalla, lasciata nuda dal laccetto della mise da notte, scivolato lungo il braccio; Marinette gemette e il suono arrivò direttamente alle parti di Adrien, risvegliandole: «Vuoi rimanere a letto tutto il giorno?» bisbigliò, schiarendosi la voce non appena si rese conto del tono roco: «Oppure vieni a farmi compagnia per la colazione?»
Marinette mormorò qualcosa, girandosi su un lato e allungando le braccia verso Adrien che, con un sorriso, si chinò in avanti, lasciando che la ragazza lo stingesse a sé; le passò un braccio attorno alla vita, tirandosi su e portandosela con sé, ridacchiando quando la sentì aggrapparsi totalmente a lui con le braccia e con le gambe: «Sei una scimmietta» dichiarò, trovando una stabilità e sistemandosela meglio fra le braccia, passandole un braccio sotto il sedere e posando l’altra mano sulla schiena.
«E tu sei incredibile.»
«Lo so.»
«No, Adrien, seriamente sei già…»
«Ehi, è un bravo soldatino che fa sempre l’alzabandiera la mattina» dichiarò Adrien, ghignando e sentendola mormorare parole sconclusionate contro il suo orecchio: «E posso dirti che sentirti bisbigliare così, con quell’incredibile voce sensuale, non mi aiuta di certo.»
«Io non ho…»
«Mh. Non indossi qualcosa» bisbigliò Adrien, voltando la testa e posandole le labbra sulle guance, succhiando leggermente la pelle: «Sai, my lady, ho proprio voglia di farti notare quanto io sia bravo a togliermi i pantaloni anche con le mani impegnate...»
«Adrien.»
«Marinette.»
La ragazza si tirò su, sbattendo le palpebre e piegando le labbra in un sorriso pieno di malizia: «Solo perché sei tu» bisbigliò, chinandosi e sfiorando la bocca del marito con la propria, stringendolo forte quando lo sentì muoversi velocemente per la stanza, trovandosi poi prigioniera fra l’armadio e il corpo del giovane: «Adrien!»
Adrien la fissò, lo sguardo pieno di promesse e un sorriso malizioso che gli illuminava il volto: «Dopo potrai rimproverarmi quanto vuoi, my lady» le sussurrò contro le labbra, catturandole in un nuovo bacio carico di aspettativa e anticipazione di ciò che sarebbe successo di lì a breve.


Wei fissò i due, posando le mani sui fianchi e sfruttando il suo fisico per incutere timore: «Dovreste essere a scuola» dichiarò con la voce ferma e lo sguardo serio, ben conscio che un atteggiamento simile era più efficace di una semplice sfuriata ad alta voce: troppa l’esperienza con i fratelli minori per non conoscere l’efficacia di un simile comportamento: «Gradirei una risposta.»
«Allarme bomba» biascicò Thomas, saltando su alcune panche di legno accavallate e guardando l’altro, con la testa incassata nelle spalle: «La mamma di Jérèmie ha garantito per voi.»
«Garantito» commentò Mercier, passandosi una mano fra i capelli argentei e ghignando: «Cosa siete? Delinquenti?»
Thomas sospirò, scuotendo il capo e scambiandosi una fugace occhiata con Manon: «Secondo i nostri professori sì» borbottò, infilando le mani nelle tasche del giubbotto e storcendo le labbra in un broncio: «Minimo sospettano che siamo stati noi a dare l’allarme per non fare il compito di matematica.»
«Conoscendo alcuni tipi della tua classe…» Manon si fermò, scuotendo il capo e facendo danzare così le due codine: «Alcuni sarebbero capaci.»
«Quello che non capisco è perché siete venuti qui…»
«Non avevo voglia di andare a casa» borbottò Thomas, tirando su le gambe e poggiando il mento contro di queste: «Ho provato a chiamare Adrien o Rafael, ma nessuno dei due mi risponde.»
«Diciamo che non possono risponderti al momento» commentò Wei con un mezzo sorriso in volto, avvicinandosi al giovane compagno e posandogli una mano sulla testa, massaggiandogli i capelli corti: «Però, per pranzo, mi incontro con loro e se vuoi unirti sei il benvenuto…»
Thomas annuì, inclinando la testa: «Oggi pomeriggio dobbiamo trovarci a casa di Fu?» domandò poi, ricordando il messaggio di Alex che aveva visto quella mattina e vedendo che anche Manon annuiva, voltandosi interessata verso Wei.
«Sì, a quanto pare Alex deve dirci qualcosa» mormorò Wei, mettendo mano alle tasche posteriori dei pantaloni e tirando fuori il cellulare, osservando per un attimo lo schermo e rispondendo poi alla chiamata: «Sì? Ruggero?» rimase in silenzio, annuendo di tanto in tanto a ciò che gli veniva detto dall’altro capo del telefono: «Sì, certo. Se non è un problema per Lila, per me va benissimo. Ok, ottimo. Allora a domani sera. Sì, certo. Sa dove abitiamo? Ah. Ottimo. A domani.»
«Problemi, ragazzo?» domandò Mercier, osservando Wei mentre chiudeva la chiamata e sistemava nuovamente il cellulare nella tasca: «Sai che puoi contare su di me.»
«No, nessun problema. Ruggero voleva semplicemente venire a cena da noi.»
«Oh. Buono. Spero non ci provi come ha fatto la moglie.»
«Lo spero anche io.»


Lila osservò il padre abbassare il telefono, un sorriso in volto e lo sguardo che rimaneva fermo sullo schermo: «Forse te l’ho già detto, ma Wei mi piace. E’ un bravo ragazzo.»
«Sì, me l’hai detto» mormorò Lila, intrecciando le caviglie e ricambiando il sorriso sul volto dell’uomo: «Alla mamma non è piaciuto, lo crede un arrivista che non pensa altro che a mettere le mani sui nostri soldi.»
«Tua madre è allarmista e maledettamente fissata» commentò Ruggero, mentre l’espressione di felicità spariva dal suo volto come se un alito di vento l’avesse portata via: «Ed io non riesco a trovarla.»
«Ancora niente?»
«Ho controllato tutti i centri di bellezza dove, di solito, si rintana ma niente. Sembra scomparsa.»
«Forse stavolta è stata più brava a nascondere le sue tracce? Magari vuole far sbollire il tutto e tornare alla risalta meglio di prima.»
«Forse.»
«Sicuramente è così.»
Ruggero annuì con la testa, sorridendo appena: «Forse» mormorò nuovamente, piegando le labbra in un sorriso che non arrivò allo sguardo: «Forse.»


Lo sguardo era fisso sulla donna imprigionata, mentre dentro di lui montava quello strano senso dell’onore che gli imponeva di vendicare la sorte subita dal suo commilitone: non conosceva Hundun, non sapeva chi era e cosa facesse, in vero erano stati rivali per risaltare agli occhi del loro signore…
Eppure eccolo lì, davanti il bozzolo di Quantum cristallizzato, con il bisogno di vendicare quel torto subito.
Quell’affronto.
Avrebbe sconfitto gli eroi di Parigi, avrebbe fatto pagare loro ciò che Hundun aveva subito per colpa loro.
Avrebbe risanato il debito di onore, mettendo così la sua anima in pace.


«Allora…» Alex si fermò, osservando il variegato gruppo che aveva riempito il soggiorno del maestro Fu e lasciò andare un respiro, scambiandosi una fugace occhiata con Sarah e Rafael, veri fautori di quella riunione improvvisata: «Vi ho qui riunito per…»
«Per il matrimonio di qualcuno, yankee?» domandò Felix, sorridendo divertito e ignorando lo sguardo pieno di veleno che Bridgette gli aveva lanciato: «Se vuoi hai due volontari qui.»
«Oh. Vi sposate?» chiese Lila, voltandosi verso la coppia di ex-Portatori e sorridendo, prima di fissare con insistenza Wei: «Tu non dici niente?»
«Congratulazioni?» buttò lì il ragazzo, alzando le spalle e sorridendo alla coppia e poi alla propria compagna: «Non è quello che si dice sempre in questi casi?»
«Sì, certo.»
«Mi sa che la volpe voleva qualcosa in più, Wei» dichiarò Rafael, incrociando le braccia al petto e ghignando: «Una bella dichiarazione in pubblico, magari. Eh, Lila?»
«Perché non pensi ai tuoi di problemi. Eh, piumino?»
«Io non ho problemi.»
«Oh, davvero? Allora quell’articolo che ho letto su 96 Style, secondo cui sei…»
«Perché ogni santa volta riusciamo a parlare di tutto tranne che di quello ci interessa?» sbottò Sarah, bloccando l’amica e indicandola con il dito: «E quell’articolo dichiara il falso, solo perché non va più di fiore in fiore, non significa che non funziona più.»
«Ho il mezzo sospetto di essermi perso quest’articolo.»
«Anche io, pennuto» mormorò Adrien, sorridendo e voltandosi verso la moglie: «A casa hai tutti i numeri di 96 Style, vero? Sono molto interessato ad approfondire la lettura…»
«E’ il numero del mese scorso, micetto.»
«Grazie, volpe» dichiarò Adrien, sogghignando e indicando l’italiana che ricambiò con un cenno della testa: «Beh, di cosa parlavano? Ah sì, il nostro Felix convola a giuste nozze con Bridgette. Willhelmina…ehi, come ti farai chiamare?»
«Bridgette» borbottò la donna, sospirando e indicando Alex con un cenno del capo: «Possiamo far parlare il nostro povero Mogui? Insomma, per una volta che ha qualcosa di serio da dirci…»
«No, no, no. Fermi tutti. Io voglio leggere quell’articolo.»
«Alex! La riunione!»
«Ma Sarah…»
«Alex, perdendoci in chiacchiere non riusciremo a sconfiggere Dì Ren» dichiarò Xiang, alzandosi e avvicinandosi al giovane americano, osservandolo negli occhi: «E penso sia più importante di un articolo che parla dell’impotenza di Rafael.»
«Che cosa? Chi sarebbe impotente?»
«No. Marinette, devo leggerlo. Io devo leggerlo. »
«Adrien. Rafael. Silenzio» la voce di Gabriel tuonò imperiosa, zittendo le chiacchiere del gruppo e attirando su di sé gli sguardi di tutti: «Se avete finito, vorrei parlare di cose serie, ovvero perché siamo tutti qui? Che cosa c’è di così importante da dire? Devo andare a sistemare il nuovo disastro che ha fatto Nathalie, sparendo all’improvviso.»
«Ecco, proprio di questo vorrei parlare…» mormorò Alex, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela, lasciando andare l’aria che aveva trattenuto: «E sinceramente non so proprio da dove iniziare per spiegare il tutto…» si fermò, mordendosi il labbro inferiore e osservando un punto fisso davanti a sé: «Ok. Noi sappiamo che il caro Dì Ren, Kwon, l’amico di Bridgette in quanto a nomi, ha dei sottoposti, vero? Uno dei quali è lo stalker di Marinette…»
«Nathaniel non è il mio stalker, lui è…»
«Una spina nel fianco. Un essere che non ha capito il suo posto al mondo. Un pomodoro che ci prova con la donna di un altro» Adrien snocciolò le definizioni, dipingendosi poi un sorriso innocente in volto: «Devo continuare?»
«No, grazie» mormorò Alex, annuendo con la testa e storcendo le labbra: «Un altro che sappiamo essere fra le file nemiche è il padre di Rafael. Stamattina Sarah mi ha contattato e mi ha illuminato con la sua teoria…»
«Quale teoria, Sarah?» domandò Lila, osservando l’altra ragazza e fissandola seria in volto: «Cosa hai pensato?»
«Ricordate quando Alex è stato posseduto da Coeur Noir?» Sarah si fermò, osservando tutti coloro che erano stati presenti annuire: «Alex era cambiato e, per un certo periodo, era anche sparito. No? Ora consideriamo la situazione attuale e…» inspirò profondamente, spostando l’attenzione verso un punto della stanza: «Ammettiamolo. Ci sono delle persone che hanno un simile comportamento attualmente, vero?»
«Nathaniel è diventato strano, in effetti» Marinette si voltò verso Adrien, osservandolo e posandogli una mano sulla spalla: «Quando abbiamo iniziato a frequentare la stessa scuola non era così, vero?»
«Per quanto mi duole ammetterlo…» Adrien si sistemò contro lo schienale della sedia, osservando il soffitto della stanza: «No, Pomodoro non era così inquietante i primi tempi, lo è diventato dopo Natale.»
«Anche mio padre ha iniziato a star male dopo Natale» decretò Rafael, ricordando la prima volta che l’uomo aveva avuto un attacco e collocandolo nel tempo: «Magari è stato in quel lasso di tempo che hanno incontrato Dì Ren, Kwon, il tipo lì…»
«Può essere, pennuto.»
«Maxime è sparito, poco dopo» mormorò Bridgette, portandosi una mano alla bocca e sbuffando: «Proprio io non me ne sono accorta. Io che avevo posseduto Alex…»
«Nathalie è strana» commentò Gabriel, incrociando le braccia e annuendo con la testa, storcendo le labbra in una smorfia: «E se li uniamo al resto, ovvero al signor Pomodoro e al padre di Rafael…» si fermò, sospirando pesantemente: «Manca una donna, però.»
«No, non manca» Lila interruppe l’uomo, senza alzare lo sguardo dalle mani che teneva intrecciate in grembo: «Se il ragionamento di Sarah è esatto – e sinceramente non fa una piega e tornerebbe con tutto ciò che sta succedendo – so chi è la donna mancante.»
«Lila…»
«Wei, è palese. E’ mia madre.»

 

   
 
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