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Autore: itachiforever    13/09/2017    1 recensioni
[The Long Dark]
[The Long Dark][Sandbox - What if?]
Una ragazza si ritrova bloccata nelle gelide foreste canadesi, completamente sola e isolata dal mondo esterno. Sta cercando suo padre, e intanto tiene una specie di diario. Riuscirà a sopravvivere mentre il caos imperversa nel mondo civilizzato? O il "lungo buio" per lei sarà eterno?
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo 6 – La baita del cacciatore

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Sotto ad un grande albero spoglio trovai chi non mi sarei mai aspettata. Il corpo completamente congelato di Max, il cacciatore, che viveva da anni in quella zona durante tutto il corso dell’anno. Stava riverso a pancia in giù, ormai da chissà quanto. Faceva (e fa) così freddo che era completamente intatto, come se stesse dormendo, se non fosse stato per il colore della sua pelle, bianca quasi quanto la neve che lo ricopriva. Lo avevo riconosciuto dal suo zaino, pieno di toppe che lui stesso aveva attaccato, una per ogni posto che aveva visitato. Conoscevo Max dalla prima volta che venni qui con i miei genitori, quando mia madre era ancora viva. Non che lo conoscessi benissimo, ma abbastanza da darmi pena per la sua scomparsa. Stringeva ancora in pugno la sua ascia, quella con il manico intagliato che portava sempre con sé. Forse era stato colto di sorpresa da una tormenta e non era più riuscito a ritrovare la strada di casa. In quei casi anche il miglior esperto sarebbe stato in grosse difficoltà e si sarebbe perso. Escludo che sia stato un animale, non si sarebbe mai fatto cogliere di sorpresa, e di certo non lo avrebbe lasciato senza segni evidenti di un attacco, che non c’erano infatti.
Nonostante il profondo dispiacere riuscii a trattenere le lacrime, per quel momento, o mi si sarebbe congelata la faccia più di quanto non stesse già facendo. Non ho mai provato simpatia per i cacciatori “comuni”, di quelli che cacciano solo perché trovano divertente e motivo d’orgoglio tornare a casa con qualche bestia innocente privata della vita. Max però era diverso, anche se non mi piaceva quello che faceva, devo ammettere che è stato l’unico a riuscire a convincermi che se praticata in un certo modo la caccia poteva anche essere una cosa buona. Rispettava la natura e gli animali, non faceva soffrire quelle povere creature più del necessario e non ricorreva a trappole o pratiche che non posso che definire sleali. Ogni tanto usava le trappole in effetti, ma solo quando doveva procurarsi del cibo e il clima era troppo rigido per permettersi di uscire. Per lui la caccia non era premere il grilletto del suo fucile e tornare a casa con la preda da appendere al muro. Per lui era un mezzo di sostentamento, poiché non aveva elettricità in casa, e quindi uccideva solo per mangiare o per difendersi se necessario, come avrebbe fatto un qualsiasi predatore. “Per essere un vero cacciatore” mi disse una volta “devi conoscere le tue prede e riuscire a superarle in astuzia.” E poi concludeva “Un vero cacciatore non bara mai, né con la selvaggina, né con sé stesso”. Giocava ad armi pari insomma. Lui con il fucile e l’intelligenza, gli animali con istinto, riflessi e tutte quelle difese che la natura ha dato loro.
Se avessi avuto la possibilità lo avrei seppellito, ma non ero nelle condizioni di poterlo fare, con mio rammarico. Odio il pensiero di saperlo ancora lì, sempre se qualche animale non abbia infierito.
Freddo e sete stavano diventando sempre più difficili da sopportare, così continuai per la mia strada. Dopo non molto raggiunsi la bella radura dove il cacciatore aveva costruito la sua casa, una piccola baita in cima ad un grosso masso. Scesi dall’altura dove mi trovavo solo per dirigermi verso quella rocciosa sulla quale si trovava la casa. Sorpassai il vecchio capanno malandato senza dargli troppa importanza, avevo assolutamente bisogno di trovare qualcosa da bere. Arrivata alla base dell’altura ebbi motivo di nuova tristezza: alle due croci di legno che sin da quando ricordo erano state sempre lì, se n’era aggiunta una terza. Max aveva un cane da caccia che lo seguiva quasi sempre, preso dopo la morte dei due che aveva prima. Era un Billy, una razza che forze in pochi conoscono, una di quelle adatte alla caccia, e aveva un bel pelo bianco a chiazze rossicce. Era molto simpatico, avevo giocato con lui qualche volta. Si chiamava Flash e ricordo ancora quella volta che improvvisamente corse nella foresta, mentre era accanto al suo padrone e a me e mio padre che chiacchieravamo. Poco dopo ritornò con un grosso coniglio stecchito in bocca e lo posò ai piedi di Max. Il cacciatore non usava spesso Flash per la caccia, lo teneva con sé più che altro come cane da compagnia e come allarme in caso di avvicinamento di lupi o orsi.
Arrivai finalmente davanti la porta della casa di Max e l’aprii. Non appena si richiuse dietro di me mi abbandonai ad un pianto liberatorio, sfogando tutta l’ansia, la paura e la tristezza dell’ultimo periodo. Se sto fuori riesco a stare emotivamente più tranquilla. Devo preoccuparmi di non perdermi, di essere pronta in caso di un pericolo, di non farmi male e di trovare qualunque cosa possa aiutarmi. Ma appena mi siedo in un posto un po’ più caldo e sicuro le lacrime iniziano ad uscire incontrollate. Anche se quella di cui sto scrivendo adesso è stata la prima volta.
Una volta riacquisita un po’ di calma il mio primo pensiero è stato quello di trovare da bere. Frugai dappertutto finchè non trovai una soda e me la scolai in men che non si dica. Il problema della sete però restava, perché ero di nuovo senza nulla da bere. Ma FINALMENTE mi ricordai che potevo sciogliere la neve e bollire o purificare l’acqua ottenuta. Ma perché ho dovuto aspettare così tanto per pensarci?! È una cosa basilare!
In ogni caso…la capanna del cacciatore è piccola e contiene solo lo stretto indispensabile. Niente elettricità, niente impianto idraulico. L’arredamento consisteva in una stufa a legna, una panca accanto ad essa ed una poltrona davanti, un letto ad una piazza, un tavolo con un paio di sedie, un banco da lavoro con sgabello, un armadietto di metallo, una piccola cassetta del primo soccorso attaccata al muro accanto alla porta e mensole e scaffali vari e una cassaforte. Ad una parete era appeso il supporto per il fucile, ma quello non c’era.
Accesi un fuoco con la legna trovata in casa e mi riscaldai per bene, seduta sulla poltrona, mentre la neve si scioglieva e l’acqua bolliva. Rifeci l’inventario, compreso di oggetti trovati lì. Alla fine lasciai la legna, che mi appesantiva troppo, l’ascia di Max e il coltello da caccia che avevo trovato in un cassetto del banco da lavoro (non mi sembrava giusto sottrargli due oggetti a lui così cari, stesso motivo per cui non provai ad aprire la cassaforte) e una lanterna, svuotata però del carburante. Ora avevo decisamente più cose utili, ma il cibo scarseggiava ancora. Magari sarei andata a pesca, o avrei potuto usare la trappola che avevo trovato. Era una trappola molto semplice da costruire, ma non mi andava molto l'idea di usarla, dato che chi ci finiva dentro moriva soffocato. Ho trovato anche un libro sulla caccia che farei bene a leggere, dato che non l’ho ancora fatto, e delle munizioni.
Il giorno era ormai spuntato, ma io non avevo voglia di uscire di nuovo. Per passare il tempo e distrarmi da miei brutti e deprimenti pensieri, lessi qualcosa dal libro sugli alieni che avevo trovato. Sembra che un certo Howard Menger abbia sposato una donna aliena proveniente da Venere. Chissà perché, ma sono piuttosto scettica sulla faccenda.
Sarà stato il bel tepore del fuoco, ma il sonno che la notte mi aveva abbandonata era tornato e non riuscii a resistergli, quindi mi misi a letto e dormii per un bel po’, forse anche fino a dopo mezzogiorno. Alla fine decisi di uscire anche se stava nevicando, stare lì non mi sarebbe servito troppo, per ritornare alle rotaie e magari vedere dove mi avrebbero portata seguendole dal lato opposto rispetto a quello della galleria. L’idea di attraversarla non mi piaceva per nulla, mi faceva venire i brividi. Riempii una bottiglia con i due litri d’acqua che avevo recuperato e mi diressi al capanno, perché non lo avevo considerato prima e non si sa mai cosa avrei potuto trovarci. E meno male che ci andai! Perché lì trovai una carcassa di un cervo quasi completamente congelata e un po’ smangiucchiata. Nonostante eticamente non mi piaccia molto, ammetto che la carne di cervo la trovo buonissima. Ne presi poca (relativamente), quella che mi sembrava avesse un buon colorito e che era facile da raggiungere, circa mezzo chilo.
La radura è piuttosto spoglia, punteggiata da rocce e circondata dalla foresta. Molti animali spesso la attraversano e infatti non tardai a notare le tracce del passaggio di un piccolo animale, probabilmente una volpe. Ripercorsi la strada della mattina, fermandomi nuovamente al punto dove giaceva Max a compiangerlo qualche minuto. Con una nevicata come si deve, presto non sarebbe stato più visibile. Si vedevano ancora le impronte che avevo lasciato io, seguendole non avrei avuto problemi. Ma dal punto di Max provai ad andare a sinistra, la direzione che comunque avrei dovuto prendere una volta raggiunte le rotaie. Ma per raggiungerle avrei dovuto scalare una montagnola di neve fresca e al momento non mi andava. Ma feci solo qualche passo in quella direzione, perché il lupo che avevo avvistato in lontananza mi fece cambiare idea. Mi prese un colpo quando improvvisamente iniziò a correre, ma fortunatamente per me stava solo inseguendo un coniglio. Meglio stargli alla larga comunque. Dopo la scalata mi aspettava una discesa, ma mi arrestai di nuovo alla vista di un altro lupo proprio lì sotto. Sembrava che nessuno mi avesse notato, quindi proseguii verso sinistra restando sull’altura. Essendo una zona abbastanza inclinata non era né facile, né sicuro camminarvi, quindi iniziai a scendere una volta distanziato il secondo lupo. Avvistai una zona di taglio, una di quelle zone dove i boscaioli tagliano gli alberi e lasciano solo la base del tronco attaccata al terreno. Mi diressi lì, speranzosa di trovare una struttura dalla quale riuscire magari a chiamare qualcuno. Trovai una casetta, ma era vuota e distrutta e comunque lì vicino c’era un intero branco di lupi a caccia. Affrettai il passo e continuai per la mia strada. Delle rotaie non c’era traccia e non avevo idea di dove mi trovassi. Tornare indietro era da escludere con tutti quei lupi, quindi potevo solo andare avanti. Se avessi avuto dei sentieri da seguire non mi sarei addentrata nella foresta, ma purtroppo non era il mio caso. Arrivai poi ad un’altra zona di taglio attorno ad un laghetto, ma non ebbi il tempo di guardare bene, perché un lupo mi fu addosso prima che potessi accorgermene.
 




Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo qui, abbastanza presto questa volta. Il capitolo è leggermente più lungo dei precedenti questa volta. Dite che dovrei lasciarli così o che dovrei farli ancora più lunghi?
Ho provato ha fare un pochino più di introspezione sul personaggio di Abby, anche se non moltissima. Non credo di essere brava con queste cose…
Quello che Abby scrive sulla caccia e in particolare quello che le disse il cacciatore l’ho preso da un vecchio libro sulla caccia che ho trovato a casa mia. Io non ho cacciatori in famiglia, quindi che diavolo ci fa lì?!
Ci tengo a precisare che non farò spoiler sulla modalità storia, ma solo sulla modalità sopravvivenza precedente al rilascio di quella storia (scusate le ripetizioni). La sandbox mode non ci fornisce nessuna informazione sui personaggi o sugli avvenimenti, sappiamo solo come il nostro personaggio sia finito lì (ma Abby non lo sa ancora). L’unico spoiler della story mode sarà la descrizione della diga (che è stata migliorata per renderla più realistica) e qualcosa che avrà a che fare con i lupi e l’aurora boreale. Forse anche una cosetta sulla geografia della zona. Ma non essendone ancora certa neanche io non l’ho ancora aggiunta. Mannaggia agli sviluppatori XD
Max il cacciatore prende ispirazione dal cadavere trovato nel luogo segnato come “La sconfitta di Max” nel gioco, ma non ha nulla a che vedere con la story mode. È solo una supposizione che avevo fatto io all’uscita del gioco.
In ogni caso, ringrazio per tutte le recensioni che mi sono state lasciate insieme ai loro preziosi consigli. E se avete altro da consigliarmi sono pronta a leggervi!
Ciaooo!
  
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