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Autore: Mikirise    14/09/2017    1 recensioni
In cui Lance è un poliziotto e odia i pompieri, Keith è un pompiere, e Allura vorrebbe soltanto che tutti loro andassero d'accordo.
[klance]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Io non voglio fare il guastafeste” annuncia Hunk con le carte in mano. “Ma secondo me qui qualcuno sta barando. Ragazzi. Ora basta, non si bara a Uno. Smettetela adesso.”

Lance cerca di trattenere una risata, mentre fa scivolare una carta verso Pidge, che la raccoglie senza farsi vedere. Poi lancia una carta e grida: “Uno!”

“Stai barando” borbotta Keith, alzando un sopracciglio. “Avevi tre carte. Ti stavo osservando. Lance, le avevo contate. Avevi tre carte.”

“Okay, per prima cosa quello che hai detto è inquietante” inizia a contare sulle dita. Pidge tira le gambe sulla sedia e sbadiglia. Pensa che Keith e Lance non se ne accorgano, ma è evidente che sta passando una carta a Hunk, che sorride e annuisce, capendo più o meno il gioco. “Per seconda cosa, uau, fai schifo in matematica. Dopo uno c'è due. Dopo due c'è tre. Tra l'uno e il tre c'è...?”

“Io so contare e tu stai barando” risponde in tono monocorde. Lancia una carta e tocca di nuovo a Lance, che si morde le labbra. Deve per forza pescare una carta e fare cenno di passare a Pidge.

“Non sto barando.”

“Stai barando.”

Hunk fa un movimento strano sotto il tavolo seguito da uno strano movimento da parte di Keith, e la mascella di Lance cade verso il basso all'inverosimile. “Et tu Hunk? Uau. Okay. Non ci credo. Sai che ti dico? Pidge. Pidge, tu sei dalla mia parte, vero? Certo, ssh, zitta, lo sei, grazie. Ti distruggeremo. Non Keith. Prima volevo distruggere Keith, ma adesso -adesso voglio distruggere soltanto te.”

Keith nasconde il viso dietro le carte e continua a sorridere.

“Sei un ipocrita Kogane” aggiunge Lance per lui. E Keith ride ancora e forse grazie a Uno si è aperta un'altra faida, ma almeno è una faida pacifica.















Beh, no. Alla fine l'idea della vacanza di Pidge è stata un bellissima idea. Anche se il piano consiste nel dover stare rinchiusi in casa per quarantotto ore. Non ha pensato neanche una volta al suo lavoro. È una cosa bella. E ci sono persone intorno a lui. A New York nessuno sarebbe potuto stare con lui, nella casa troppo piccola, con Blue che miagola perché non è al centro dell'attenzione. Quindi, sì. Guardare un film insieme ai suoi amici è la cosa migliore che gli sia capitata nell'ultima settimana.

Lance prende un respiro profondo, mentre si accoccola intorno alla spalla di Hunk. “Questo film è una lagna” borbotta, nascondendo il viso dietro la spalla del suo migliore amico.

E, ancora una volta, è Keith a rispondere, ruotando gli occhi. “Stai piangendo.”

“Non sto piangendo.”

“Non sapevo bastasse Ryan Gosling a farti piangere.”

“Io lo sapevo” s'intromette Pidge. “Hai mai provato a fargli vedere Le pagine della nostra vita?”

“No, no.” Hunk scuote la testa. “Provate a fargli vedere Remember me.”

“Perché mi stai tradendo così?” borbotta Lance, affondando sempre di più dietro la sua spalla e il cuscino del divano. “Mi fidavo di te.”

“Il colore viola” continua Pidge, dondolando le gambe e poggiando il mento sulle mani, sdraiata sul pavimento. “Ha pianto come un idiota.”

“Ha pianto per L'attimo fuggente?” chiede Keith, senza staccare gli occhi dal televisore.

“Ah, quello è un classico.”

“Sì,” Pidge sbadiglia. “Come La vita è bella.”

“Anche Pidge ha pianto guardando La vita è bella” commenta Lance, e si passa una mano sul viso per togliersi la singola lacrima che stava cadendo sulla guancia.

“Sì, se non avesse pianto sarei stato un po' preoccupato” risponde Hunk. “Avrei avuto paura di vederla scappare davvero per sposare Rover.”

Pidge si gira di fianco. “Ci ho fatto un pensiero.”

“Okay. Okay. Lance ha pianto guardando P.S. I love you.”

“Hunk” si lamenta Lance, dandogli una gomitata neanche troppo forte, per cui Hunk si mette a ridere.

“P.S. I love you è un insulto a tutti film” commenta Keith, ruotando gli occhi. “Scommetto che hai pianto anche per Marley&Me, a questo punto.”

“Marley&Me è un bellissimo film che esplora la profondità del rapporto tra l'uomo e il mondo animale e non mi vergogno di aver pianto.” Lance l'ha presa sul personale e chissà perché. “Immagino che a te la storia di Hachiko non ti abbia nemmeno sfiorato vero?”

“Hachiko?”

“Sai che c'è? Facciamo finta di niente.”

Passa qualche secondo e Pidge e Hunk si muovono nervosamente, prima di prendere un respiro profondo. “Ti ricordi” inizia lei. “Ti ricordi quando è scoppiato a piangere per Up?”

“Anche io ho pianto per Up.”

“Grazie Hunk. Le premesse della storia sono bellissime e non mi vergogno di aver pianto nemmeno quella volta.”

“Up?” chiede Keith. Alza un sopracciglio e i suoi occhi non abbandonano Lance nemmeno per un secondo. Lo vede. Lo sta studiando, ma non sa perché.

“Okay, okay. Lo so che per un ragazzo emo e per una ragazza per metà androide è difficile da capire ma quella era la più bella storia d'amore del decennio. Loro. Lei esuberante e rumorosa, lui silenzioso e creativo. Tutti e due curiosi e vogliono diventare degli esploratori. Sognano. Creano un club di giovani esploratori e s'innamorano e passano la vita insieme. E tu li vedi che prima crescono, che s'innamorano, che iniziano ad invecchiare e i loro sogni che, piano piano iniziano a sfumare ma loro hanno l'un l'altra e si amano e poi…”

“Ed ecco che piange di nuovo.”

“Non sto piangendo.”

“Sta piangendo.”

“Hunk!” si lamenta Lance, di nuovo. “Non è -senti. È che è quello, no? Quello che hanno i miei genitori, quello che voglio avere anche io e quello che Emma e Ryan hanno quando ballavano tra le stelle o cantavano City of Stars, okay? È…”

“Va bene, romanticone. Siamo qui per te.” Hunk lo abbraccia di lato e Lance appoggia di nuovo la testa sulla sua spalla. “Tutto bene.”

Pidge sbatte le palpebre e dondola le gambe. Passa qualche secondo di silenzio e sembra che il discorso sia scivolato via, mentre un nuovo pezzo jazz inizia a suonare in televisione. “Big Hero 6.”

Lance aggrotta le sopracciglia e si gira verso la ragazza, che continua a dondolare i piedi, guardando la televisione.

“Ah, sì.” Keith annuisce. “Anche a me ha fatto piangere.”

E la conversazione finisce lì.









È tutto molto chiaro. Stanno perdendo tempo. Quando era a casa, ed era molto piccolo e non c'era nessuno che poteva rimanere a casa con lui e Consuelo e James, c'era Hernando.

Lance si guarda intorno e Pidge sta lavorando su qualcosa che la farà diventare più ricca entro l'anno, roba che gli fa chiedere per quale stranissima ragione può aver accettato di lavorare alla polizia se non ne ha il bisogno. Continuerà a non parlare, quindi. Quindi può tagliare le verdure e cucinare senza dover parlare. È una buona cosa, ogni tanto.

Hernando odiava che loro tre non facessero niente. Odiava quando stavano seduti per terra a giocare. E nessuno poteva rimanere in silenzio a guardare il soffitto. C'era una specie di senso di colpa, quando non facevano niente.

Consuelo muoveva nervosamente le mani. James si guardava intorno e sembrava star sempre cercando qualcosa dietro gli armadi. Lance non sapeva come -sentiva di non star facendo qualcosa di giusto.

Il vuoto non era ammesso. Lance deve respirare profondamente. Tira la testa indietro e stanno solo perdendo un po' di tempo. E stanno soltanto aspettando. E in due giorni tutto sarebbe tornato alla normalità. E sarebbe tornato a lavoro. Avrebbe potuto fare qualcosa. Dovrebbe fare adesso qualcosa.

Il problema è solo uno. Lui, da solo, non sa fare niente.







“Ehi, Samurai. Ti sei rinchiuso in uno... sgabuzzino?” Lance tiene la mano sul pomello della porta e si guarda intorno. Hunk ha detto che sarebbe uscito a fare una passeggiata perché, parole sue, rimanere altre ventiquattro ore dentro casa mi faranno impazzire. In effetti, Lance inclina la testa, pensandolo, ma in effetti ha già infornato un bel po' di biscotti. Chi lo avrebbe mai detto che Hunk Garret non può essere rinchiuso in gabbia. Al contrario di Pidge, che si è rinchiusa in camera dalla sera prima e non è scesa nemmeno per fare colazione e Hunk dice che quando è andato a lasciarle da mangiare nella sua stanza c'era puzza di un cadavere. Lance non vuole indagare. Ah, sì. E Keith si è chiuso in uno sgabuzzino.

La cosa divertente è che Keith lo sta guardando come se quello pazzo fosse lui. Okay. Ma ti pare?

“E allora?” chiede, con le braccia incrociate intorno alle ginocchia. Lance allunga la gamba per scavalcarlo, tenendosi dalla porta per poterla chiudere dietro di lui. Poi si accovaccia e, nel buio, vede come Keith aggrotta le sopracciglia e non sembra capire. “Cosa stai facendo?”

Bella domanda. Cosa sta facendo. Sta facendo quello che faceva sempre con Barry quando era in California. Quindi alza le spalle e appoggia la schiena sul muro dello stanzino buio. Per James è stato difficile avere un figlio come Barry. Era difficile. Era chiuso in se stesso. Quando era piccolo odiava essere toccato e adesso, a volte, si rinchiude in spazi stretti. A volte chiama lo zio Lance, o la mamma, al telefono. A volte rimane nascosto per giorni e nessuno ne sa niente. “Mi sono messo la maschera facciale, hai visto?” chiede a un certo punto, grattandosi dietro l'orecchio.

“Ah, sì, ho notato” mormora in risposta Keith e si raggomitola un po', quasi a voler fare spazio alla presenza di Lance. Lance non se la prende. È tutto il giorno che se la prende. Se la prende perché Hunk ha questa strana simpatia per Keith e gli fa assaggiare prima i biscotti. Se la prende perché Pidge dà calcetti a Keith quando guardano la televisione e ridono insieme. Se la prende perché si alleano contro di lui e, okay, lo sa che è stupido, ma Keith è migliore di lui in praticamente tutto, e potrebbe perdere i suoi migliori amici. O Keith. Non lo sa. È una cosa confusa. Non sa cosa ha paura di perdere. Non sa nemmeno il perché. Forse ha paura di perdere semplicemente tutto. E quindi se la prende con Keith. Una mossa un po' ingiusta. Ma sembra anche l'unica cosa che riesce a fare. “Adesso hai tempo.”

“Sì, già. Stavo -c'è un documentario. Per prima cosa penso che i documentari sono i nostri gladiatori di oggi. Ho visto un -ho visto una foca leopardo mangiare un pinguino e sono veramente molto turbato.” Lance sbuffa e sente Keith muovere la testa e sorridere. Non sa esattamente come fa a sapere che sorride, ma lo sente. “E un cucciolo di foca ad anelli che è stata mangiata da un orso polare e devo dire che la Natura è uno schifo.”

“Avresti potuto guardare i cartoni animati” risponde, inclinando la testa.

“Beh, i cartoni si guardano in compagnia. I documentari si mettono se sei pronto ad addormentarti.” Arriccia le labbra. “Tu volevi addormentarti qui dentro?”

“Uhm. No.” Keith si sistema sul posto. Forse anche nervosamente. “Ero solo -stavo... io non... C'è qualcosa che non va, vero?” chiede. E Lance sospira, perché, beh, se anche Keith si rende conto che c'è qualcosa che non va, il problema deve essere enorme.

“Quindi ti sei nascosto in uno sgabuzzino?” Prova a non farlo sentire come qualcosa di troppo derisorio. Nonostante tutto, davvero, purtroppo, Lance ha una cotta per Keith e lo ha accettato. Nel modo più infantile di tutti, ma lo ha fatto, perché lui è una persona in contatto coi suoi sentimenti, no, sì, davvero. Uh-uh. “Sai che i pinguini di Adalia, credo siano quelli, sì, possono avere più di un solo figlio a stagione? Incredibile, vero? Ma questo non vuol dire che ne allevino due. Di solito ne sopravvive soltanto uno. Ho appena visto un pinguino piccolo che correva per superare suo fratello ed essere completamente ignorato dal padre, perché non c'era abbastanza cibo. I documentari non dovrebbero essere visti. Non così. Io volevo soltanto vedere dei pinguini saltare e nuotare ed essere felici. Invece, mi sono ritrovato a piangere su dei pinguini che vengono abbandonati dai genitori, o che rimangono orfani perché, beh. le foche leopardo devono mangiare. È uno schifo.”

“Uhm.” Keith aggrotta le sopracciglia. “I pinguini sono una specie di metafora? Tipo i pesce luna l'ultima volta?”

Lance alza un lato delle labbra. “No. Sì. Forse, non ne ho la più pallida idea.”

“Ti sentiresti meglio se ti dicessi che non sei il pinguino abbandonato dal padre?”

“Come consolazione non è il massimo, ma immagino sia qualcosa.”

“Ti sei messo a piangere guardando il pinguino rimanere da solo?”

“Uau, okay, pensavo che qui volessimo farmi sentire un po' meglio.” Lance incrocia le braccia e anche lui si accoccola il più lontano possibile da Keith. Keith, da parte sua, ride. “È stata la cosa migliore guardare i documentari da solo.”

“Penso che...” Esita. Sembra starsi mordendo le labbra. “Essere abbandonato dovrebbe essere l'ultima cosa di cui ti devi preoccupare. Non ho mai incontrato una persona più amata di te.”

“Io non ho mai detto di aver paura di essere abbandonato. Ma grazie.”

“Non sono bravo con le metafore.”

Lance annuisce. “Puoi usare il dolore degli animali che vedi nei documentari e farlo diventare il simbolo del tuo dolore.”

“Sembra divertente.”

“Già, e la cosa bella è che nessuno deve per forza sapere, sai?” Alza le spalle e stira le gambe. “Hai per caso qualche metafora sul perché stiamo parlando in uno sgabuzzino?”

“Ai pipistrelli non piace la luce?”

“E nemmeno i sentimenti.”

“Già.”

“Per me va anche bene rimanere qui in silenzio e non dire niente. Però se mi addormento, per favore non mi lasciare qui.”

Sente Keith ridere a bassa voce. “Va bene,” promette. E poi rimangono entrambi in silenzio, al buio e sembra una cosa veramente molto meno inquietante, quando la dici in questo modo.

Perché non c'è nessuno che parla dentro lo sgabuzzino e nemmeno fuori. Perché il sole del secondo giorno lontano dalla città sta già tramontando e nessuno, nemmeno Shiro l'ha chiamato per aggiornarlo. Lo ha chiamato soltanto per parlare del fatto che Allura sembra stare abbastanza meglio e che gli chiede scusa. Hunk tornerà forse più tardi. Pidge, chissà cosa sta facendo e chissà se lo vuole sapere. E lo sgabuzzino sa di Harry Potter, nel migliore dei casi, o di film horror, nel peggiore. Lance odia e detesta con tutto se stesso i film dell'orrore.

Quindi prende diversi respiri profondi e osserva come la forma del corpo di Keith si muove. “Lo so che ho detto che sarei rimasto in silenzio.”

Keith non sospira, non sbuffa e sembra essere per niente irritato dal fatto. “Ma” dice. E Lance sembra abbastanza rassicurato da questo.

“Non riesco fisicamente a rimanere in silenzio in uno sgabuzzino.”

“Ho paura a chiederlo, ma quante volte sei rimasto chiuso in uno sgabuzzino, scusa?”

“Noi non siamo chiusi qui dentro. Noi siamo qui dentro perché tu vuoi farti un riposino,”

“Okay. E quante volte sei stato in uno sgabuzzino con qualcuno per sapere che non puoi rimanerci zitto, scusa?”

“Beh, la prima volta è stata perché in una festa stavamo giocando a sette minuti in paradiso, e il ragazzo non mi voleva baciare, quindi sono finito a parlare per sette minuti delle correnti marine e le migrazioni dei pesci. Non sono stato zitto.”

Keith inclina la testa. “Uhm, beh, sembra che il ragazzo ha imparato qualcosa d'importante?”

“Non lo so. Però avevo pensato, vabbè, ai tempi quel gioco andava abbastanza forte, quindi mi sono detto, miglioriamo in quanto a flirt. Consuelo, mia sorella, lo chiama amoreggiare, ma non penso si dica più così. Comunque. Per la volta dopo, sempre in uno stanzino buio come questo, non ho passato sette minuti a parlare della vita marina. Eh no.”

“Sei riuscito a baciare la ragazza.”

“Ehm, no. Più o meno. Ho parlato per sette minuti di esopianeti e di come l'uomo potrebbe arrivare a esplorare Marte. La cosa divertente è che quella volta la ragazza mi voleva baciare, ma, okay, non fare quello sguardo, avevo appena scoperto il mio amore per l'Universo, le stelle e i pianeti e le stelle, e quindi lei ha provato a farmi stare zitto con un bacio ma quando si è allontanata io le ho chiesto se potevo continuare a parlare di pianeti.”

Keith scoppia a ridere e una sua gamba scivola in basso. Deve voler dire che si sta rilassando, quindi Lance annuisce lentamente e si congratula interiormente con se stesso. “I pianeti sono fantastici. È stata una ragazza fortunata.”

“Non secondo lei. Il giorno dopo a scuola mi prendevano tutti in giro. E, ah, sì, hanno iniziato a far girare pettegolezzi sulla mia sessualità, ma quello non mi sembra più un problema.”

“Io mi sarei divertito a sentirti parlare di pianeti.”

Lance sorride, “Già, sì.” Si gratta la testa. “Come no. Nessuno sopportava che parlassi di -beh, dell'Universo e cose del genere quindi, non lo so, a un certo punto ho smesso di parlarne e... avevo quest'idea di diventare un astronauta, un poliziotto spaziale in realtà, tipo quelli dei cartoni, e di proteggere i pianeti da cose come i meteoriti, i dittatori e, beh, alla fine, forse avevano ragione, è stupido. Era una cosa stupida, quindi...”

“Beh,” Keith sembra faticare a trovare le parole. Si lecca le labbra e parla lentamente, come se non volesse che un suono sbagliato distrugga qualcosa. “Alla fine sei diventato un poliziotto. Non uno spaziale, ma, credo che li prenderanno da voi se mai il lavoro nello spazio verrà richiesto, no?”

Lance perde qualche battito prima di rispondere. Chiude gli occhi e si accarezza il ponte del naso, e si sente stupido, ovviamente, perché, beh, sta per dire qualcosa che lo farà sembrare così vulnerabile e così idiota e così... “Mi dispiace” borbotta. “Sai per, le volte che, beh, sì ti ho detto che facevi il lavoro più stupido del mondo. Non lo penso per davvero.”

Keith alza le spalle. Allunga anche l'altra gamba e non si stanno toccando. Lance ha calcolato perché non succedesse, quindi è abbastanza sicuro di avere ragione e di non aver oltrepassato nessun limite messo da Keith e di star rispettando quello che gli ha detto. Ne è sicuro. Lo sa. Ma Keith ha allungato la gamba e sembra essere a suo agio con lui e stanno parlando e forse questo è un miracolo. O forse era solo questione di tempo e Lance ha ancora quella brutta cotta che porterà all'ustione di terzo grado e non potrà fare causa a nessuno per la sua ustione se non a se stesso. E deve smetterla di portare avanti nella sua testa le sue metafore. Stop. Fermi qui. Sono ancora a distanza fisica. Forse stanno tagliando la distanza emotiva e non va bene, per niente. Non per niente bene, perché non è così che si va avanti e si guarisce da un'ustione. Ci si mette sopra del dentifricio, o dell'aceto e non si tagliano le distanze emotive che schifo di vita.

“Mio padre è un pompiere” dice e non sa perché lo sta dicendo, perché è completamente inutile, e non necessario e... deve smetterla di pensare, deve smetterla. “Anche Consuelo è un pompiere. Quando eravamo piccoli, io volevo diventare un pompiere, sai? Guarda come cambiano le cose. E, lo volevo con così tanta forza perché, beh, c'è stato un incidente in casa, non so cosa si sia rotto, chi ha lasciato acceso che cosa, ma la nostra casa è andata a fuoco nel bel mezzo della notte. Ed erano riusciti a uscire tutti, erano tutti in salvo tranne me, perché ero così terrorizzato, e i muri crollavano e i miei giocattoli, le nostre foto, stava andando tutto in cenere e non -io stavo andando in cenere con loro. Poi mio papà -me lo ricordo come se fosse ieri, no, davvero. È arrivato correndo e mi ha preso in braccio e ha corso, non ha fatto che correre e mi ha portato fuori dalla casa ed è stato il mio eroe. Papà...” Sospira. Non c'è nessun movimento, da parte di Keith. Rimane in silenzio e Lance non sente la suo bocca aprirsi e continuare a parlare e vorrebbe fermarsi, ma allo stesso tempo non può e sente il naso pizzicargli e la gola chiudersi e non riesce a smettere di parlare. “Papà ha delle cicatrici, di quella volta e -non mi ha mai detto niente, ma io lo so. So che ci sono. So che gli hanno fatto male per tantissimo tempo e... io lo so, okay. E so che senza quella volta non sarei vivo, so che senza mio padre sarei stato cenere e senza i miei fratelli sarei stato niente. E volevo diventare un pompiere, non perché volevo veramente essere un pompiere, ma perché era quello che faceva papà, perché se io fossi stato veramente niente, se avessi seguito le orme di papà, o di Consuelo, sarei potuto essere qualcosa. Magari non qualcosa di mio, ma qualcosa, capisci? Avrei fatto, sarei stato.” Si accarezza il viso e guarda verso l'alto. “Era un'idea stupida.”

“Ma sei diventato un poliziotto” commenta Keith.

“Già, no, sì, perché ho pensato: forse saprei essere qualcos'altro.” Si tormenta le mani e torna a guardare verso il basso. “Ho sempre pensato di non essere niente senza la mia famiglia. Di non riuscire a fare niente per davvero, e poi ho pensato, magari non è così. Mi sono detto, non lo so, magari, qualcosa la so fare anche io.” Sorride di lato e non c'è niente di felice in questo sorriso. “E guarda com'è andata a finire. Sto per perdere l'unica cosa che ho fatto da solo. Alla fine si vede che avevo ragione. Ho rovinato tutto in California, perché non rovinare tutto a New York? La mia vita è fatta di idee stupide.”

“Sei un bravo poliziotto” risponde Keith, e chissà qual è il suo viso adesso. Non riesce ad aggiungere altro e la cosa sembra rientrare di più nel suo personaggio. Almeno Lance non dice cose come, beh, che quando lo vede vede il figlio che avrebbe voluto suo padre, probabilmente, quindi, entrambi si stanno salvando da qualcosa di estremamente imbarazzante. “Domani verrai reintegrato” finisce, lentamente.

“Sì, certo.” Lance sente come Keith si sia avvicinato a lui. e spera davvero che non sia stato lui a farlo, piuttosto, perché, davvero, ha imparato a rispettare i limiti. Barry è un bambino che ti insegna tante cose. Come che se tu sei una persona a cui piace abbracciare, prima devi chiedere all'altro se gli piace abbracciare, perché, beh, rispetto, no?

Non riceve risposta. Rimangono fermi. Sono decisamente più vicini, ma Lance non vuole pensare ai motivi perché ha veramente un'immaginazione ammirevole e potrebbe arrivare a delle conclusioni che non porteranno niente di buono a nessuno dei due. Quindi tutto bene. Basta pensare ad altro. Ad esempio alla quantità di informazioni che ha dato e delle quali non aveva mai parlato. Ah ah. Vuole morire. E si sente anche leggermente meglio? A ah.

“Lo sai che i branchi di lupi sono, in realtà, delle famiglie di lupi?” chiede Keith, rompendo il silenzio. “Infatti i genitori sarebbero la coppia di genitori e i lupi più grandi sono i cuccioli dell'anno prima, che aiutano ad allevare i lupi appena nati. Poi, quando crescono abbastanza da trovare un compagno di vita, lasciano il branco. Però. Non è detto che troveranno mai qualcuno, va bene? E quindi ci sono dei lupi che rimangono da soli, che non hanno nessuno, okay? I lupi solitari.”

Lance sbatte le palpebre e si tira in avanti, rendendosi conto che è quello che ha fatto anche Keith. Si morde nervosamente le labbra e lo sa che ci sono dei limiti e lo sa che potrebbe essere una brutta cosa, ma è anche vero che ci sono momenti in cui la regola del non toccare può essere rotta. Quando Barry piangeva, ad esempio, gli piaceva essere abbracciato. O che qualcuno gli tenesse la mano, o qualcosa. Un qualsiasi gesto. Uno qualsiasi.

Quindi si sfrega le mani e prende un respiro profondo e spera di non fare l'errore più grande della sua vita. Posa la mano su quella di Keith e aspetta una reazione negativa. Ha chiuso gli occhi e sta aspettando uno schiaffo o qualcosa del genere, che però non arriva. “Beh” mormora dopo un po'. “È una fortuna che nessuno dei due sia un lupo, allora.”

“Mi sono dimenticato di dirti -buon compleanno, Lance.” Keith sorride e gli prende la mano. “Se ti interessa, con me puoi continuare a parlare di pianeti, e dell'Universo.”

Lance scoppia a ridere e poi ride anche Keith e, non saprebbe dire perché, ma sente che quello sgabuzzino è stato molto importante per la loro relazione.












Hunk lancia un'occhiata al sedile dietro e sorride verso Pidge, che gira il volante, guardandosi intorno. “Gli avevo detto di non farlo” mormora, mordendosi l'interno della guancia.

“Perché? Sono adorabili” risponde lui, poggiando il gomito sulla portiera. “È stata una bella mossa invitare anche Keith.”

“Non è stata una mossa. Quell'idiota non ha nessuno.” Pidge tamburella le dita contro il volante. “E questa è ovviamente l'ultima cosa che volevo.” Scuote la testa indignata, fermandosi a uno stop. Lancia uno sguardo allo specchietto retrovisore e scuote ancora di più la testa.

Hunk sorride, girandosi verso i due dietro di loro, addormentati, Keith con la testa appoggiata sulla spalla di Lance, rilassato. Sembrano entrambi più tranquilli, anche se in poche ore si avrà l'esito delle indagini su Lance.

“Sai? Non importa. Continuo a esserne felice. È solo stato un peccato che Allura e Shiro non fossero con noi.”

Pidge sbuffa. Hunk inizia a stonare una canzone che passa alla radio.







 
  
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