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Autore: LilyBennet    15/09/2017    2 recensioni
Hermione Granger e Draco Malfoy sono follemente innamorati. O almeno così sembra.
Ai due è stata sbadatamente somministrata una pozione d'amore, che finisce per avvelenarli entrambi e causargli dei brutti effetti collaterali. Con il viso di un sinistro color viola lei, e delle disgustose pustole verdi su tutto il corpo lui, si ritrovano a condividere la stessa sorte ad appena un letto di distanza, separati da una sottile tendina dell'infermeria. Non ci vuole molto a capire cosa abbia spinto i due eterni nemici ad agire in un modo così insolito, ma ormai il danno è fatto, e tutta Hogwarts li ha visti girare mano nella mano e scambiarsi tenere effusioni.
In una scuola dove niente rimane segreto troppo a lungo, i due caposcuola si ritrovano a dover far fronte a pettegolezzi di ogni genere, fidanzati gelosi, e rivalità tra case che perdurano da secoli.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Dean/Ginny, Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Hermione avrebbe fatto meglio a girare i tacchi, sbollire un po' la rabbia altrove, e rimandare all'indomani l'ennesima discussione con il proprio ragazzo; ma no, come le era successo quando si era ritrovata davanti al corpo di Pansy Parkinson, non riusciva proprio a muovere le gambe nella direzione voluta.

Piuttosto, i suoi piedi sembravano più intenzionati a portarla davanti all'entrata della sala.

Camminò per tre volte avanti e indietro, pensando di volersi unire agli altri senza che i professori potessero raggiungerli e, come aveva visto poco prima, un portone si andò delineando contro la parete. Hermione si avvicinò, si lanciò attorno occhiate circospette, e lo tirò verso di sé per aprirlo. La musica alta le forò i timpani, ed ebbe l'istinto di coprirsi le orecchie, mentre con lo sguardo cercava una chioma rossa.

Un'altra bugia, una di chissà quale serie.

Non si era nemmeno tolta la divisa o il mantello, si era precipitata lì non appena aveva fatto due più due; stonava fin troppo tra la folla in festa – illegittima – e qualche testa curiosa si era voltata in sua direzione per osservarla, per poi schizzare via allarmata.

La Granger era .

 

 

 

Pansy era in piedi in un angolo. Sorseggiava da un bicchiere di cristallo infrangibile qualcosa, forse idromele, e osservava con una certa freddezza il suo ex ragazzo scherzare con i suoi amici, fissare con malizia alcune ragazze – e qui Pansy ringraziò il cielo che l'oggetto che reggeva in mano non potesse spezzarsi sotto la pressione che vi esercitava per trattenersi da iniziare a lanciare maledizioni a destra e manca – ma, soprattutto, bere come un forsennato. Stava calcolando tutto, e secondo sue approssimative stime, avrebbe potuto approcciarlo nel giro di due o tre coppe. Non mancava molto allo scoppio della loro nuova storia d'amore.
Accarezzò la sua costosa borsetta di dorsorugoso di Norvegia – acquistata in un negozio che di legale aveva ben poco – contenente la sua piccola pentola dalle monete d'oro; cento galeoni, per la precisione.

« Ciao Pansy » le si avvicinò Tiger. Lei lo squadrò da capo a piedi senza trattenere un'espressione disgustata, e le guance di lui non poterono fare a meno di colorarsi per l'imbarazzo.

« Cosa vuoi? » gli domandò senza troppi preamboli.

La sua preda aveva appena lanciato il segnale di essere arrivato ad un punto in cui avrebbe accettato un'ape frizzola addirittura da Gellert Grindelward in persona, e lei stava perdendo tempo con uno dei suoi tirapiedi.

« Volevo invitarti a ballare » replicò lui affranto, sentendosi sempre più stupido.

« No, grazie » scandì lei lentamente. Tiger balbettò qualcosa, forse delle scuse che lei non udì, e si voltò per andarsene. A Pansy si accese una lampada ad olio:

« Aspetta! » lo richiamò. Lui la guardò speranzoso, non credendo a ciò che gli stesse accadendo.

« Effettivamente c'è una cosa che potremmo fare insieme » disse lei vaga. Tiger, pensando subito male, iniziò a sudare copiosamente e allentò il nodo del papillon, improvvisamente diventato troppo stretto per consentirgli di deglutire.

« Non ti sembra che Draco sia un po' sciupato? Gli servirebbe un ottimo calice di questo idromele, fa miracoli »

Vincent Tiger rimase deluso da quel responso, ma avendo lui una cotta per la ragazza da quando, l'anno prima, per riconquistare il suo ex ragazzo aveva completamente sbagliato orario e l'aveva sorpresa sul letto di Malfoy in sexy lingerie, accettò comunque di aiutarla – magari così avrebbe guadagnato punti ai suoi occhi.

« Aspettami qua, dividiamoci i compiti: io verso nel bicchiere, e tu glielo porti » impartì l'ordine lei.

 

Tiger rimase immobile in un angolo, fissando la figura della ragazza vestita di borgogna che evitava agilmente gli altri alunni in festa.

Pansy si diresse verso il bancone con un sorriso stampato sulle labbra, fino a raggiungere una tavolata coperta da bevande, bicchieri mezzi pieni e vuoti. Lasciò vagare la mano leggera, accarezzando il collo delle bottiglie come se potessero andare in frantumi. Strinse le dita attorno al fiasco di idromele, come detto a Tiger, e ne versò il contenuto in un elegante calice di cristallo infrangibile; dopo aprì la sua borsa, estrasse la pozione, e ne versò una generosa dose – giusto per assicurarsi che facesse il suo effetto.

Si voltò di scatto, e le sue labbra laccate di rosso si distesero in un sorriso ancora più largo; camminò con lunghe falcate fino a ritrovarsi al cospetto del ragazzo.

« Tieni, portaglielo. E non dire che è stata una mia idea! » gli disse cacciandogli in mano il bicchiere, facendosi dare le spalle, e spingendolo in direzione di Malfoy con impazienza. Non gli tolse gli occhi di dosso mentre si allontanava, per assicurarsi che non ne bevesse nemmeno un sorso; l'ultima cosa che desiderava era dar vita ad una tresca con Tiger, o peggio, che Draco scoprisse di essere perdutamente innamorato di lui.

 

Vincent Tiger si avvicinò al suo amico, che rideva gaio ad una battuta di Theodore Nott.

« Tiger? Perchè non sei con Goyle? »

« Io l'ho perso » fu la sua risposta. Non poteva certo dire che come aveva visto Pansy da sola si era defilato, abbandonando il fedele amico in mezzo a tutta quella baraonda, o sarebbe stato lo zimbello di tutti i Serpeverde.

« Oh cielo, siamo a questi livelli? » si domandò Zabini, rivolgendo al ragazzo lo stesso sguardo impietosito che aveva riservato a Draco, quando si era messo a delirare a proposito della Granger e di un suo tentativo di farlo ammattire; che poi, tra parentesi, la Grifondoro non aveva nemmeno fatto niente, a parte averlo scorto mentre sguainava la bacchetta – quasi fosse una spada – e la puntava verso la sua ex ragazza.

« Tieni » disse Tiger porgendo il bicchiere al viziatissimo rampollo di casa Malfoy.

« Cosa sarebbe? »

« Idromele. Ti farà star meglio » rispose, ripetendo a pappagallo le parole di Pansy.

« Fai bere altro alcol ad un ubriaco? Fai sul serio? » gli domandò Daphne Greengrass stizzita.

« Taci, Tiger ha ragione: mi farà stare benissimo » la zittì Draco, rubandogli il bicchiere di mano e ingollandolo fino all'ultima goccia. Si leccò le labbra, come a volersi assicurare di non perdersi nulla.

« Delizioso »

 

 

 

Harry Potter era fortemente a disagio. Erano innumerevoli le volte in cui si era ritrovato immischiato in occasioni spiacevoli, ma in quella non poteva far a meno di credere di essersela andata a cercare.

La ricerca di Hermione era andata a buon fine, e adesso la ragazza stava litigando con il suo migliore amico proprio davanti a lui.

« Non mentirmi! »

Nemmeno durante l'appuntamento con Cho Chang da Madame Piediburro si era sentito tanto fuori posto, e nella suddetta uscita la sua accompagnatrice era scoppiata in lacrime.

« Ma di che cosa stai parlando?! Io ero con te! »

Era talmente disperato che, se Romilda Vane avesse cercato di rifilargli un filtro d'amore come si vociferava nei dormitori, lui l'avrebbe bevuto addirittura dalla boccetta stessa solo per assentarsi e uscirne pulito.

« Harry, miseriaccia, dille qualcosa! » lo tirò in causa Ron. Che la corsa alla stanza delle necessità fosse stato un fulmine a ciel sereno anche per lui era facilmente deducibile dal fatto che il portiere di quidditch portasse ancora la divisa scolastica, ma Hermione aveva la prova che quei fuochi d'artificio fossero stati tutti un diversivo per lei e nessun altro.

« Hermione lui non c'entra niente » disse Harry, reggendo in mano un bicchiere

« Hey, ragazzi! » li salutò felice Ernie Mcmillan, avvicinandosi da dietro e passando le braccia sulle spalle ai due Grifondoro con fare amichevole. Quando il caposcuola notò la ragazza, con ancora indosso il mantello e con lo sguardo furioso, la sua pelle perse colore e sgranò gli occhi.

« Ci si vede » disse solamente mentre si allontanava dal pericolo.

Magari avesse potuto farlo anche lui, pensò Harry con una punta di invidia. E invece non solo gli toccava prendere parte ai bisticci dei suoi amici, non solo era solo come un cane ad una festa dove tutti finivano attaccati alle labbra di qualcun altro e lui, tristemente, si era rifugiato nella burrobirra e nel Wisky, ma in più gli toccava anche assistere a come Ginny, la ragazza per cui provava sentimenti alquanto strani dal sesto anno, baciasse Dean Thomas in un angolo poco illuminato.

« Ascolta, io non so proprio come tu possa pensare una fesseria del genere » disse Ron ad Hermione.

« La penso perchè questi » e fece riapparire le scatoline usate per il fattaccio, « provengono dal tuo baule! » strepitò Hermione.

« Non sono l'unico cliente dei miei fratelli » le fece notare indignato.

Colpita e affondata, a questo particolare la caposcuola non ci aveva proprio pensato. Rimase a guardarlo in silenzio.

Alle loro spalle era appena iniziato un duello.

Hermione si sentì tanto sciocca; aveva subito pensato ad addossargli la colpa, senza lontanamente pensare che sarebbero potuti appartenere ad un altro. Magari a Malfoy, che aveva colto l'occasione di farla correre qua e là per il castello, o per assicurarsi che non decidesse di bazzicare dalle parti della festa. Il solo pensiero di essere stata fregata in quel modo la innervosì.

« Io davvero non so cosa ti prenda in questi giorni » la accusò il prefetto, guardandola quasi con disprezzo.

« Ron, io- » non finì la frase. Uno schiantesimo lanciato da uno dei due duellanti la colpì in piena schiena, facendola cadere a terra a peso morto.

 

 

 

L'aveva bevuta tutta, Pansy Parkinson non poteva chiedere di meglio. Guardò soddisfatta la sua opera: ora non le rimaneva che bere la sua parte e attendere che la pozione lo legasse a lei. Si diresse nuovamente al tavolo delle vivande, e come fatto precedentemente lasciò vagare le dita sulle bottiglie presenti, accarezzandone il vetro con le unghie lunghe.

Indecisa su cosa gustare, strinse le dita pallide attorno alla bottiglia di idromele, poi su quella di acqua viola, e infine le avvolse attorno al collo dell'ultima fiaschetta di Burrobirra rimasta. Non voleva nulla di pesante quella sera, per poter godere meglio del momento in cui Draco le sarebbe corso incontro innamorato perso.

Versò la bevanda in un nuovo calice, estrasse la boccetta stregata dalla borsa, e la sollevò per ammirarla brillare un'ultima volta sotto la luce soffusa della stanza. Ne era rimasta solo metà, e prevedeva di vuotarla tutta, tanto per essere sicura della riuscita del suo piano. La avvicinò alla coppa, e si assicurò che all'interno di essa non rimanesse nulla. Ridacchiò sommessamente e, mentre cercava di infilare di nuovo l'ampolla nella borsetta, questa le scivolò dalle mani e rotolò sul pavimento.

Avrebbe potuto lasciarla andare e ridere non appena qualche povero sventurato l'avesse calpestata e fosse scivolato a terra, ma quella sarebbe pur sempre stata la responsabile del suo matrimonio e della sua numerosa progenie di purosangue, andava conservata come ricordo.

Pansy posò il calice vicino ad altri tre mezzi pieni e abbandonati da qualche studente troppo ubriaco per ricordarsi di averli riempiti, e rincorse la bottiglietta che rotolava senza ostacoli. Quando la raggiunse la strinse come se avesse appena ritrovato una pepita d'oro, e si affrettò a nasconderla nella borsa.

Quando tornò al tavolo, i quattro bicchieri incustoditi erano divenuti tre.

 

 

 

La prima ad accorrere fu Hannah Abbott, che avvisata del collerico arrivo dell'altra caposcuola si era improvvisamente ritrovata la costei svenuta e un duello alle sue spalle. Dopo aver calmato gli animi degli altri due maghi, responsabili della condizione di Hermione, le aveva fatto riprendere conoscenza e, assieme ai suoi amici, l'aveva aiutata ad alzarsi.

La seconda a presentarsi fu Ginny Weasley, che passava di lì per puro caso in cerca di un bagno.

Hermione aveva sbattuto la testa e, sebbene non avesse alcun problema a stare in piedi, si sentiva leggermente stordita.

« Sei sicura di stare bene? » le domandò la Abbott, mettendogli le mani sotto al meno per farle sollevare la testa.

« Sì, sto bene » disse Hermione toccandosi la tempia sinistra, quella che aveva urtato il suolo.

« Magari vorrei solo qualcosa da bere » aggiunse poi, facendo qualche passo in direzione di Ron e poggiandosi a lui.

« Tipo che cosa? » le domandò Ginny. Hannah Abbott la guardò come a dire “che domande: succo di zucca non zuccherato”, e invece la risposta della Grifondoro sorprese tutti:

« Della burrobirra, grazie »

La ragazza l'aveva già bevuta in diverse occasioni, ma mai avrebbero pensato che l'avrebbe accettata a una festa. La botta era stata decisamente più violenta di quanto previsto, non c'era altra spiegazione.

 

E così Ginny si era diretta al tavolo delle bevande, aveva controllato tutte le etichette delle bottiglie presenti, e aveva appurato amaramente che le burrobirre fossero terminate.

Quattro bicchieri incustoditi attirarono la sua attenzione; li annusò per capire se almeno uno di questi contenesse ciò che cercava, fregandone delle raccomandazioni dei genitori a proposito di drink abbandonati in luoghi affollati, e serrò le dita attorno ad un calice il cui odore corrispondeva a quello desiderato.

Lo porse alla Granger, che non le fece alcuna domanda e cominciò a sorseggiare la bevanda.

« Vuoi sederti con me su un divanetto? Sono incredibilmente comodi » le disse la Abbott. Hermione fece di no con il capo.

« No, Hannah. Grazie tante per l'invito, ma penso che me ne tornerò in camera a dormire »

Ne aveva avuto abbastanza: prima i fuochi, poi lo schiantesimo, e ora un'incredibile mal di testa. Forse era giunto il momento di ritirarsi, farne orecchie da mercante e tacere, almeno per quella volta.

« Vieni, ti accompagno » si offrì Ron, posandole una mano sulla schiena e applicando una leggera pressione.

 

Hermione, dopo la lunga lite con il suo ragazzo, il baccano della sala da festa e lo svenimento, non desiderava altro che finire la sua burrobirra, stendersi e riposare un po'. La discussione sarebbe potuta ricominciare l'indomani, a evento terminato.

Anzi, pensò mentre Ron svegliava la signora grassa e l'aiutava a passare attraverso il buco nella parete, non voleva più sentir nemmeno nominare quel party – non voleva proprio più udir qualcuno parlare a proposito di quelli passati.

L'unica cosa che bramava era il suo morbido letto, il suo Grattastinchi e, dopo aver terminato la sua bevanda e aver fatto evanescere il calice, una strana voglia di affetto.

Si rimboccò le coperte e le tirò fino al naso, mentre sentiva un insolito calore irradiarsi nel petto, per assicurarsi di non prendere freddo.

Chiuse gli occhi e respirò profondamente, per poi spalancarli di colpo al pensiero che, l'unica cosa – o meglio, persona – che tanto voleva, non era con lei. Si rizzò a sedere come se le avessero gettato addosso un secchio d'acqua.

Draco Malfoy

   
 
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