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Autore: LilyBennet    20/09/2017    5 recensioni
Hermione Granger e Draco Malfoy sono follemente innamorati. O almeno così sembra.
Ai due è stata sbadatamente somministrata una pozione d'amore, che finisce per avvelenarli entrambi e causargli dei brutti effetti collaterali. Con il viso di un sinistro color viola lei, e delle disgustose pustole verdi su tutto il corpo lui, si ritrovano a condividere la stessa sorte ad appena un letto di distanza, separati da una sottile tendina dell'infermeria. Non ci vuole molto a capire cosa abbia spinto i due eterni nemici ad agire in un modo così insolito, ma ormai il danno è fatto, e tutta Hogwarts li ha visti girare mano nella mano e scambiarsi tenere effusioni.
In una scuola dove niente rimane segreto troppo a lungo, i due caposcuola si ritrovano a dover far fronte a pettegolezzi di ogni genere, fidanzati gelosi, e rivalità tra case che perdurano da secoli.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Dean/Ginny, Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Sentiva uno strano calore partire dallo stomaco – o dal petto, ancora non l'aveva capito – e irradiarsi per tutto il corpo. Improvvisamente aveva iniziato a sudare copiosamente, ed era stato costretto a togliersi la giacca.

« Cos'è che dicevi? “mi farà stare meglio”! Idiota... » Daphne Greengrass lo stava sgridando, ma non era quello a turbarlo. Avvertiva una bizzarra sensazione, un insolito mancamento a cui non riusciva dare un nome.

Daphne estrasse dalla borsa un elegante ventaglio di avorio e seta cinese, appartenente alla sua famiglia da generazioni e generazioni.

« Toh, tieni. Se me lo rompi ti uccido » berciò aprendogli a forza la mano.

Draco si sentiva spaesato, quasi si fosse appena risvegliato da un lungo coma.

« Amico, lascia che te lo dica: non rimorchierai nessuna con quella cera » gli disse Theo poggiandogli una mano sulla spalla, con lo stesso tono con cui un medimago annuncerebbe ad un pazienza una malattia incurabile.

Una ragazza di Tassorosso del sesto anno passò proprio davanti a loro, guardò Malfoy con un misto di pietà e compassione, poi posò gli occhi azzurri su Theodore, e gli sorrise civettuola.

« Ma sai chi invece ha tutte le carte in regola per sfrattarvi dalla stanza, questa sera? Moi » concluse alzandosi e indicandosi con entrambi i pollici.

Il ragazzo si sistemò la camicia, si passò una mano tra i capelli scuri e seguì la Tassorosso, per fare la sua prima mossa.

Qualcosa nella testa di Draco si era smosso, e le rotelle dei suoi ingranaggi avevano preso a vorticare furiosamente.

« Non so te, Draco, ma io 'sta notte dormirò sonni tranquilli nel mio letto. Non me ne frega niente se Theo vuole portarsi a letto quella. Che vada nella foresta proibita se proprio vuole intimità » disse Blaise, facendo evanescere dal tavolino tutti i bicchieri vuoti.

Rimorchiare. Che parola volgare, penso Draco con lo sguardo fisso sul pavimento.

« Sei sicuro di stare bene? » gli domandò Daphne, che guardava il suo antichissimo e costosissimo ventaglio con preoccupazione.

Lui non voleva rimorchiarla, lui voleva qualcosa di più forte e duraturo.

« Io la amo »

« Come scusa? »

Draco si sollevò sui piedi malfermi e la guardò dritta in viso. Blaise, con un calice di vino in mano, ascoltava in completo silenzio, muovendo gli occhi da Malfoy alla Greengrass per non perdersi nulla.

« Io la amo » ripetè.

« Ma di chi accidenti stai parlando?! »

Le lanciò addosso quel che reggeva in mano e non si curò di fornirle una risposta. Per Salazar, perchè nessuno capiva?!

Mosse i primi passi incerti, ma poi spinto dal forte desiderio di trovarla riuscì a trovare il giusto equilibrio per non finire faccia terra dopo appena cinque metri.

 

 

Pansy osservava compiaciuta da lontano. Eccolo lì, la stava cercando, si sarebbe ricordata quella sera per il resto della sua vita. Avrebbe fatto evanescere quel che reggeva in mano, ma non aveva il tempo di estrarre la bacchetta, quindi si limitò a versare poco elegantemente il contenuto della coppa in una pianta, e poggiare la suddetta senza delicatezza su un tavolino vicino.

Per un istante le venne quasi il dubbio che la sua parte di pozione non avesse ancora fatto effetto, visto che non sentiva nulla di diverso; dopo un piccolo ripensamento si disse che lei era già innamorata, ergo non poteva fare più di tanto.

Gli andò incontro senza staccargli gli occhi di dosso, e tirando diverse gomitate agli studenti che le intralciavano l'inseguimento. Quando lo raggiunse lo afferrò per un polso e lo tirò.

« Dracuccio » lo chiamò. Lui, contrariamente a quanto si aspettava, invece che gettarlesi addosso, le diede nuovamente le spalle.

« Ehy! » gli urlò lei, « l'amore della tua vita è qui »

« Dov'è? » le domandò con impazienza, guardandosi attorno nella speranza di vederla.

A quel punto solo uno sciocco non si sarebbe accorto che qualcosa era andato storto. Tuttavia, Pansy si ritrovò a sperare che dovesse solo “calibrarlo” come una bilancia di precisione e insegnargli tutto come ad un bambino; così lo guardò, sospirò, gli prese il volto tra le mani e lo guardò.

« Qui, proprio davanti a te »

Draco la spostò malamente.

« Non prendermi per il culo, tu non sei Hermione »

Hermione. Pansy fece appena in tempo a vederlo sfrecciare via, prima di avere un mancamento a accasciarsi al suolo.

 

 

 

Hermione non sentì nemmeno il bisogno di cambiarsi il pigiama, uscì così come si era sdraiata. Quella notte, la povera signora grassa appurò amaramente che i bei tempi in cui le era possibile dormire senza intoppi fino al mattino successivo erano ormai acqua passata.

La Grifondoro corse a piedi nudi sulla fredda pietra del tragitto che la separava dal suo amato. Doveva raggiungerlo, costi quel che costi.

Non si sarebbe fermata nemmeno se la Mcgranitt l'avesse minacciata di privarla del titolo di caposcuola in via del tutto eccezionale.

 

 

Al settimo piano, Draco aveva appena abbandonato la tanto attesa festa, per recarsi dalla ragazza che, fino a poco prima, faticava a sopportare. Buffo, l'amore, si disse.

I passi veloci risuonavano per tutto l'androne, e un fascio di luce proveniente dalla bacchetta illuminava la strada davanti a lui. Sarebbe andato da lei anche a scopo di dover sfondare il quadro della signora grassa, e di affrontare qualsiasi insidia le scale dei dormitori femminili avessero in serbo.

Come aveva potuto, nei sette anni precedenti, odiare così tanto la graziosa donzella? Draco non riusciva a capacitarsene. Il calore nel petto si era intensificato non appena era giunto alla conclusione che, ciò che tanto desiderava, era la Granger. Ecco, forse adesso, più che un fastidioso torpore che lo costringeva a stare senza giacca, si era trasformato in un'anticipazione del clima che si respirava tra le fiamme dell'inferno. Doveva essere innamorato pazzo, pensò sorridendo da solo e assumendo una camminata piuttosto “molle”.

Trovò Hermione metà strada, vestita solo di un sobrio pigiama azzurro di flanella. I ragazzi si bloccarono come colpiti da un pietrificus totalus, prima di ricominciare a correre per raggiungersi. Hermione gli saltò addosso facendolo sbilanciare all'indietro, per stampargli un bacio sulle labbra. Draco la strinse a sé, e per evitare di cadere all'indietro fece una piccola giravolta, sempre reggendo tra le braccia la Grifondoro. Se un giorno gli avessero detto che si sarebbe imbarcato in un inciucio con la Granger, avrebbe senz'altro spedito un gufo al San Mungo per far ricoverare il suo interlocutore.

 

A malapena si rivolsero la parola, presi com'erano dai loro sentimenti. Senza che il pensiero che tutto il baccano che facevano le loro risatine bambinesche avrebbero potuto attirare qualcuno, si soffermarono in mezzo a quel corridoio, a scambiarsi baci sempre più passionali e a saltellare allegri per un paio di metri, tenendosi per mano come se temessero di perdersi. Le bacchette giacevano abbandonate al suolo, lasciate cadere quando la ragazza gli era balzata tra le braccia.

Poi, qualcosa attraversò la mente dei due, forse in un momento di delirio dovuto alla grossa quantità di filtro ingerito.

Draco la spinse contro una parete, mettendole le braccia ai lati e smettendo all'istante di ridere. Si guardarono negli occhi, il viso illuminato dalla debole luce della luna, che filtrava dai finestroni, e dalle bacchette cadute al suolo. Non ci fu bisogno di favellare.

Draco si distaccò, senza levarsi dalle labbra un sorriso spensierato, porse la mano pallida alla ragazza, che l'afferrò, e insieme cominciarono a camminare.

 

 

 

Hannah Abbott, in una sola sera, si era ritrovata a curare ben due persone prive di sensi. Stava danzando a ritmo dell'ultimo singolo delle Sorelle Stravagarie, quando aveva visto Malfoy aggirarsi per la sala, guardandosi attorno come nella disperata ricerca di qualcuno; Pansy l'aveva raggiunto subito, e dopo un breve scambio di battute l'aveva vista svenire, e Draco Malfoy aveva ripreso la sua folle corsa.

Si era sentita in dovere di intervenire, di fare qualcosa per la ragazza. Aveva chiesto aiuto a Ernie Mcmillan, suo compagno di ballo, e insieme erano accorsi al capezzale della Serpeverde.

« Reinnerva » pronunciò Ernie. Pansy, replicando la scena in cui si era risvegliata nel bel mezzo del corridoio, il secondo giorno di scuola, spalancò gli occhi e si rizzò a sedere.

La sua mente era annebbiata. Si massaggiò la testa dolorante, piegò le gambe e le avvicinò al busto, fregandosene se la gonna del vestito si fosse ritirata abbastanza da mettere in bella mostra le mutande di pizzo – messe in previsione di una notte di fuoco con Draco Malfoy.

« Ti senti bene? » le domandò la Abbott, abbassandosi al suo cospetto e poggiandole una mano sulla spalla.

Il colpo doveva essere stato memorabile, perchè le pareva di ricordare che il suo Draco le fosse scivolato dalle dita chiedendole di quella sangue sporco della Granger. Scostò malamente la mano del prefetto, e cercò di trattenere le risate.

Malfoy e la Granger, insieme.

Sì, era decisamente ridicolo.

« Lasciatemi in pace » latrò in direzione dei due ragazzi, che se ne andarono oltraggiati e indispettiti. Un tacco, a causa della caduta insolita, si era rotto sotto al suo peso, e la complicata capigliatura raccolta si era sfatta. Pansy si diresse zoppicante verso un angolo non troppo lontano dall'ingresso, dove Millicent Bulstrode si stava scatenando a passo di danza. Quando l'amica la vide arrivare conciata in quel modo, corse immediatamente in sua direzione.

« Pansy? Cosa ti è successo?! » le domandò Millicent allarmata. Pansy piegò la testa all'indietro e si lasciò andare in una risata liberatoria.

« Oh, è una storia assurda » iniziò l'amica, che estrasse la bacchetta e con un gesto veloce chiamò a sé una sedia.

« Reparo » disse puntandola verso la scarpetta rotta che reggeva in mano, « sai, ho trovato il modo e il mezzo per riavere indietro Draco » iniziò lei sghignazzando.

« Wingardium Leviosa » pronunciò poi in direzione di un suo elegante specchietto d'argento, intarsiato da piccoli smeraldi lucenti. Valutò i danni dell'acconciatura, e la disfò completamente, passandosi la mano tra i capelli scuri per districare i nodi.

« Gli ho fatto bere a sua insaputa una pozione d'amore, una comprata da Magie Sinister »

Millicent si portò una mano alla bocca e trattenne il respiro. Molti suoi compagni di casa si erano ritrovati a ricorrere a stratagemmi usciti dal sopra citato negozio, ma lei più che qualche giretto al negozio d'animali – a Diagon Alley – o a Hogsmeade, non aveva mai fatto.

« Sì, insomma, dovevamo berla entrambi e deve avermi provocato qualche effetto collaterale, perchè sono svenuta e mi pare di ricordare – tieniti forte – che lui pensasse di amare la... »

« ...la Granger » completò l'amica sbalordita. Pansy si rimise la scarpetta tornata come nuova e guardò l'amica meravigliata.

« Sì, esatto! Non è assurdo? A proposito, stai prendendo lezioni di legilmanzia? » sollevò gli occhi verso l'altra Serpeverde, pensando di vederla restituirle il sorriso; e invece Millicent era impietrita, con lo sguardo fisso verso un angolo della stanza. Incuriosita, seguì la traiettoria indicata dall'amica, per capire cosa la stesse attirando così tanto.

Le sue guance persero colore, vedendo il suo amato Draco e la Granger, in pigiama, mano nella mano farsi strada tra la folla.

La musica era talmente alta e lo spettacolo talmente insolito, da non consentire a Millicent Bulstrode di accorgersi della sua compagna di casa, cadere ancora a terra, priva di sensi.

 

 

Certo, se ben pochi potevano immaginarsi che la ligia Grifondoro si sarebbe fatta vedere al party più atteso della settimana, nessuno avrebbe scommesso mezzo zellino su ciò che invece era accaduto: Draco Malfoy e Hermione Granger erano lì.

Insieme, e molto vicini. Insieme, molto vicini e felici. Insieme, molto vicini, felici e follemente innamorati.

Era una vista talmente improbabile che, qualsiasi studente, avrebbe messo in dubbio con meno facilità un ipotetico the delle cinque tra Potter e Piton nei sotterranei, davanti ad un calderone pieno di Felix Felicis.

Tracey Davis, settimo anno, Serpeverde, sputò quel che stava bevendo sul povero Gregory Goyle, alla disperata ricerca di Tiger.

Luna Lovegood si tolse gli occhiali – usati per vedere i nargilli – e ne pulì le lenti, credendo che si fossero sporcate e che le facessero vedere eventi impossibili.

 

Draco l'attirò a sé con dolcezza, le passò una mano sulla guancia e Hermione socchiuse gli occhi. Gli alunni più vicini alla coppia la guardarono scioccati, non potendo distogliere lo sguardo dallassurdo spettacolo.

Vincent Tiger, ripartito all'ispezione della stanza per ritrovare o Pansy, o il suo povero amico Goyle, davanti alla raccapricciante scenetta si strofinò gli occhi – convinto che si trattasse tutto di una qualche allucinazione dovuta alla combinazione di alcol e sonno – e vedendo che niente, Draco e Hermione erano ancora là, guardò preoccupato il bancone delle bevande.

« Ho bevuto a sufficienza » si disse ad alta voce.

 

Il Serpeverde e la Grifondoro si scambiarono un altro bacio – facendo cascare le mandibole ad altri ragazzi – e Draco, a poca distanza dalle labbra di lei le disse:

« Ti va di bere qualcosa? »

Ecco, la caposcuola di sempre si sarebbe messa a sbraitare e a urlare, ma quella a cui era stata somministrata una potente pozione oscura accettò più che volentieri.

« Sorprendimi » le rispose lei sorridendogli.

Il biondo, con la mente già al miracoloso idromele che aveva sorseggiato non molto tempo prima, si allontanò con un riso beato sulle labbra.

In lontananza, gli amici dei suddetti ragazzi avevano assistito a tutta la scena a bocca spalancata, increduli a ciò che gli si parava davanti agli occhi.

 

 

 

Una chioma rossa osservava furibonda, mentre le sue guance si coloravano sempre di più.

« Ma è Hermione quella? » domandò Dean Thomas. Ginny, di spalle alla ragazza e tra le braccia del suo fidanzato, si voltò scettica: Hermione se ne era andata dopo essersi beccata uno schiantesimo alla schiena, dubitava fortemente che si sarebbe ripresentata. E invece la sua amica era proprio lì, con addosso solo il pigiama e i capelli arruffati, in attesa di qualcosa.

« Era con Malfoy » sputò con disprezzo Ron. Ginny non credeva alle sue orecchie.

« Ron, questo è impossibile » cercò di calmarlo lei. Ma suo fratello era così infuriato, così nero di rabbia, che non le diede ascolto e si diresse con lunghe falcate verso la sua – fino ad allora – fidanzata.

Già da un po' i due erano ai ferri corti, ma mai come quella sera, Ron desiderò di dirgliene quattro e di discutere a proposito della loro sbagliata e infelice relazione. 


***
Ciao ragazzi! Sono Emma Williams (almeno fino a quando questo sito non mi farà impostare lo pseudonimo con cui mi sono già fatta conoscere su wattpad, Lily Bennet). Volevo ringraziare tutti quelli che hanno seguito la storia fino a qui, e in particolar modo le ragazze che mi han lasciato una recensione :* 
Spero che questa storia vi stia piacendo e, se mai vi venisse voglia di andare a leggere quel che ho già scritto sul'altro sito, fate pure :)
Un bacio,
spero-ancora-per-poco Emma.

   
 
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