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Autore: MyDifferentFantasy    15/09/2017    2 recensioni
A Beacon Hills tutto sembra tornato alla normalità, fino a quando un gruppo di maghi non comincia i propri esperimenti.
Cosa succederebbe se uno di questi maghi si impossessasse della mente di Stiles ed il passato di Derek tornasse scatenandosi sul ragazzino?
Derek proverà a risolvere questioni lasciate in sospeso che non ricordava neppure, mentre si avvicinerà sempre di più a Stiles.
DAL TESTO:
“Che genere di esperimenti?”
“Esperimenti sull’anima e sul corpo. Non so di preciso in cosa consistano, ma fanno sì che un’anima passi da un corpo ad un altro. Ecco perché ti ha chiesto di baciarlo, credo sia così che funzioni. E' per questo che possiede solo la tua mente e non il tuo corpo.”
“Lui non possiede proprio un bel niente!”
“Stiles, sta’ calmo. So che non possiede te, ma devi cercare di capire che occupa la tua mente e non so per quanto ancora potrai resistere prima che prenda il controllo di te.”
“Cosa posso fare per togliermelo dalla testa?”
“Non lo so, mi dispiace."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Serve una certa dose di fiducia



Negli ultimi due giorni, dopo la discussione con l’uomo, aveva passato tutto il tempo a pensare sperando che l’altro potesse ascoltare. E forse l’aveva fatto, ma non aveva cambiato idea perché non si era ancora fatto sentire. Da un lato era sollevato (aveva davvero paura del potere che aveva sulla sua vita), dall’altro sapeva che il silenzio avrebbe soltanto rallentato la cadenza dei giorni.

Aveva tentato di farlo ragionare. Pensava continuamente a tutto, e soprattutto a ciò che l’uomo voleva da lui: non si rendeva conto che fosse una pazzia? Non capiva quanto fosse terribile vedere una persona che ami, una madre, un’amica morire? Lui aveva perso Talia, ed in un certo senso anche l’ideale di Kate, quindi perché non capiva che Stiles non poteva?

In realtà, Stiles non avrebbe ucciso proprio nessuno: il valore di una persona morta e di un uomo da sopportare nella sua mente non era affatto lo stesso. Dopotutto gli sembrava un buon compromesso per vivere.

Perché Stiles voleva vivere; così tanto che non poteva smettere di far vivere qualcun altro, specialmente se quel qualcuno era una delle cose più belle della sua vita. Perché – diciamo la verità – Derek era freddo e scorbutico e talvolta il ragazzino aveva paura di essere trattato male, però il lupo gli voleva bene. Stiles era convinto che fosse lontano dall’amarlo, ma era stato sempre lì per lui perché voleva prendersi cura di lui ed, in qualche strano modo, gli era simpatico e lo riteneva una bella persona e gli voleva bene. E l’umano faceva altrettanto, e l’avrebbe protetto.

Nonostante pensasse sempre a Derek con gli occhi a cuoricini e non avesse mancato di masturbarsi qualche volta (che con la tragicità della situazione, era così irreale da farlo vergognare più di quanto avrebbe dovuto), l’uomo non aveva mostrato segni di cambiamento. Quindi Stiles pensò di dover cominciare ad accettarlo, quando quella sera tardi Derek si presentò alla porta.

“Derek… stai ancora cercando di difendermi?” chiese, accennando un sorriso.

“Certo” rispose il mannaro, sorridendo a sua volta.

Tutte le volte in cui Derek era in casa Stilinski, a Stiles sembrava di mettere replay alla videocassetta; come sempre si spostava sulla sinistra per farlo entrare, come sempre Derek percorreva il corridoio per dirigersi verso il divano, e come sempre Stiles lo seguiva sedendosi anch’egli.

“Novità? Ti ho disturbato?” domandò Derek, visibilmente agitato.

“No” rispose Stiles in direzione dell’altro, il pugno a mantenere la tempia ed il gomito sulla spalliera.

“Alla prima o alla seconda?”

“Ad entrambe” pensò, ridendo.

“Hai parlato con l’uomo?”

“Sì, ma non è stato niente di importante.” Non sapeva perché non avesse raccontato di Allen e tutto ciò che gli aveva detto; forse avrebbe dovuto farlo, forse non era suo compito.

“Nessuna soluzione, no?”

“No.”

Di colpo Derek si girò pienamente verso di lui, cambiando atteggiamento – passò da preoccupato a disinvolto – ed il cambiamento fu così sconvolgente da essere evidente anche a Stiles che non aveva mai avuto poteri lupeschi.

“Ti ricordi dell’altra volta, quando abbiamo parlato di amore?” chiese, leccandosi le labbra.

“Forse?” sussurrò Stiles, o meglio il suo imbarazzo.

“Mi hai detto che esiste qualcuno che mi ama, nonostante la persona che sono.”

“Ah sì, lo ricordo.”

“Sono convinto che hai ragione” e così detto, si avvicinò molto al suo viso per poi sfiorargli la gamba con la sua. Lo guardò per alcuni secondi, inchiodando il viso di Stiles con i suoi occhi verdi, dopo si ritrasse.

“Ti va di vedere un film?”

“Un film…” fece Stiles, sconvolto.

“Sì, qualsiasi vuoi. Prometto di non oppormi stavolta.”

Alla fine Stiles ne prese uno a caso dalla sua collezione, ancora troppo scioccato per essere in grado di sceglierlo, e lo fece partire sulla tv. Nessuno dei due lo guardò. Stiles, che aveva sempre voluto la compagnia del lupo, sia perché lo rassicurava sia perché provava un senso di completezza quando era con lui, si sentiva ora enormemente a disagio e voleva soltanto andare a letto e dormire e pensare a quanto strana era quella situazione. Derek, invece, era impegnato a cercare di capire cosa provasse l’altro, cosa potesse aver capito dal suo gesto di prima e cosa volesse che accadeva.

Quando il film terminò, non avevano il coraggio di alzarsi o guardarsi negli occhi – motivo per il quale trascorsero più di quelli che si definiscono ‘pochi minuti’ prima che Stiles andasse a spegnere la tv e a riporre il dvd nel cofanetto. Poi, non sapendo se tornare a sedersi fosse una buona idea, rimase in piedi a pensarci ma alla fine optò per questa alternativa, non vedendone altre.

“Derek, c’è qualcosa che vuoi dirmi?” chiese infine, impaziente. Vide la sicurezza tornare a farsi strada nel volto del mannaro, una sicurezza perversa di cui non sapeva la ragione.

“Stiles… sai che ultimamente ci siamo avvicinati molto, no?”

“Sì.”

“E che ho fatto molto per te in questo ultimo periodo: ho fatto ricerche, sono stato intere sere qui sotto a controllarti, ho assillato Deaton per avere informazioni…”

Stiles lo guardò scettico. “Non capisco, vuoi che ti paghi?”

“Oddio no” fece Derek, scoppiando improvvisamente a ridere, ma era una risata prettamente isterica. “Come ti viene in mente?”

“Non so, mi sembri strano” rispose, facendo spallucce.

“Volevo soltanto dirti perché l’ho fatto.”

“Perché Scott ti avrebbe ucciso se non lo avessi fatto?” provò ad indovinare Stiles.

“Scott non lo sa nemmeno.”

“Prima o poi lo saprà, non è vero?”

“Sì, ma non è per quello che l’ho fatto.”

“Perché sei un cerca-guai ed hai capito che sono la fonte principale?”

“Questo l’ho capito da un bel po’, Stiles” disse Derek, sbuffando una risata.

“Ok, mi arrendo.”

“Sicuro?”

“Sì” decretò l’umano, avendo già capito le strane intenzioni del lupo: stava davvero per fare ciò che pensava stesse per fare?

“Stavo pensando all’amore… hai detto che c’è una persona per me, giusto?”

“Ci sono miliardi di persone in tutto il mondo che potrebbero stare con te ed amarti, sai in Cina oppure in Australia o anche in Russia…” incominciò a straparlare.

“Non ho bisogno di andare fino a lì, ho già una persona qui” lo interruppe, cercando lo sguardo del più piccolo.

“Dove vuoi arrivare, Derek?” chiese Stiles, stanco anche di non guardarlo.

Di colpo Derek si sporse verso di lui. L’avrebbe baciato se Stiles non si fosse gettato all’indietro, cadendo dal divano. Non era stata una caduta dolorosa, ma aveva sbattuto il gomito ed ora gli faceva male il braccio.

“Scusa…” provò a pronunciare Derek, con voce roca.

“Ma sei pazzo? Perché diavolo volevi baciarmi?” urlò un po’ troppo forte, massaggiandosi il gomito.

“Credo avessi capito cosa intendevo” protestò il mannaro, e Stiles giurò di non averlo mai visto così imbarazzato, ed umiliato anche.

“Andiamo Derek, non sei innamorato di me!”

“Tu come lo sai?”

“È qualcosa di… ovvio. Voglio dire… non siamo nemmeno amici.”

“Quindi è questo che pensi, che non siamo amici?” disse Derek, con uno sguardo che sembrava deluso.

“Non volevo dire che…” ma il mannaro gli impedì di spiegarsi.

“Quindi, secondo te, qual è la vera ragione per cui ti ho aiutato?”

Stiles ci pensò, non voleva rischiare di ferirlo ulteriormente; d’altra parte Derek ad un millimetro dalle sue labbra lo aveva allarmato, non doveva e non poteva accadere. Non sarebbe mai più potuto accadere.

“Perché ti senti in colpa per essere tu, la causa di questo” disse, indicando la sua testa.

Poi realizzò.

“Aspetta… volevi baciarmi per…”

“Stiles, ascolta: c’è un modo per risolvere la situazione. È un po’ scomodo ma non so cos’altro fare” lo stava supplicando Derek, disperato, avvicinandosi a lui di nuovo.

“Non posso crederci, stavi per farlo senza il mio consenso!”

“Non voglio farti del male, solo…”

“Credi che non sappia quello che volevi fare? Baciarmi e far sì che lui passi a te?”

“Come…” boccheggiò il mannaro, sbattendo le palpebre.

“Oh, credi che non lo sapessi? Beh, Allen me l’ha detto: ecco come lo so. E non posso credere che stavi per farlo. Se solo io non mi fossi tirato indietro in tempo… se tu avessi… oddio!”

Derek, ancora confuso da quel nome – gli ricordava qualcosa, di ciò ne era certo, ma cosa? Il vecchio tavolo di legno su cui faceva i compiti da ragazzo, il profilo di Talia che sorrideva a qualcuno, il braccio di Kate avvinghiato al suo – decise di ignorarlo e continuò a pregare Stiles affinché lo lasciasse avvicinare.

“Stiles, so che tutta questa situazione è assurda ma prova a pensare: è un solo un bacio. Ti prometto che dopo non ti toccherò mai più.”

“Non è che non voglia baciarti, Derek” fece Stiles, il cui sguardo si era addolcito. In fondo era giusto che Derek volesse prendersi le sue responsabilità, solo che non poteva lasciarglielo fare.

“Allora perché ti allontani?” lo supplicò il lupo, aveva notato come l’umano mantenesse sempre una certa distanza da lui.

“Perché non posso lasciartelo fare” disse e con una mano gli accarezzò la guancia.

“Perché?”

Perché ti amo, avrebbe voluto dire. Insomma, Derek stava soffrendo cercando in tutti i modi di trovare una soluzione e una persona sarebbe rimasta nella sua testa per sempre rovinandogli la vita: cosa poteva succedere? Di cosa aveva paura?

Aveva paura di essere respinto. Lui e Derek erano amici, ci avevano messo così tanto tempo a capirlo ma adesso il loro rapporto era perfetto: sapeva di non poter tornare a tutti gli sforzi di prima – come in un videogioco in cui si è arrivati all’ultimo livello e lo si perde. L’idea di dover rifare di nuovo i livelli iniziali per arrivare sin là era inaccettabile.

“Perché non lo meriti, sei mio amico, e non ti lascerò morire.” Non disse una bugia, lo pensava davvero. “Sai che vuole ucciderti, vero?”

“Non che abbia tutti i torti, scommetto” affermò Derek, stringendosi nelle spalle mentre cominciava a respirare pesantemente. Stiles gli prese anche l’altro lato del volto tra le mani e lo obbligò a guardarlo; il suo sguardo era perso, come colpevole di tutte le colpe del mondo. L’umano non poteva sopportarlo.

“Derek, ascoltami: devi smettere di accusarti di tutto e smettere di credere di essere una brutta persona e smettere di lasciarti andare così. Ma soprattutto smettila anche solo di pensare alla tua morte. Sai che non è la cosa giusta. Sai che noi, il branco, ti vogliamo bene e abbiamo già perso troppo… Derek non potrei sopportarlo.”

Derek lo guardò, riprendendosi. Si sarebbero baciati se non fosse stato un pericolo mortale, e strano a dirsi ma non sarebbe stato nemmeno assurdo. Entrambi lo volevano ed entrambi sapevano che l’altro lo voleva, perciò l’unica cosa a fermarli fu la circostanza.

Però si abbracciarono. Derek fece scivolare il suo volto sulla spalla dell’umano, curvando la schiena per abbassarsi alla sua altezza, mentre Stiles gli accarezzò i capelli sopra la nuca e lo strinse, spingendolo verso di sé con le braccia attorno alle spalle. Restarono così per molto tempo, e ci sarebbero rimasti per altre ore se a Derek non avesse cominciato a far male la schiena e a Stiles le braccia.

“Mi dispiace non avertelo chiesto, prima” disse il mannaro, passandosi una mano sulla fronte.

“Volevi fare la cosa giusta. Soltanto… non provarci più. Anche perché, sai, non sarebbe bastato un bacio.”

“Cosa?”

“Avevi detto che non mi avresti toccato, ma affinché passi a te serve un rapporto completo” concluse, molto imbarazzato.

Derek ci pensò un po’ su, poi comprese. “Sesso?!” urlò.

“Sesso” confermò Stiles, che aveva cercato disperatamente di evitare l’argomento.

“Mi dispiace, io non lo sapevo. Non ti avrei mai costretto ad una cosa del genere!”

“Oh lo so, tranquillo. Io ti avrei ucciso direttamente con le mie mani.”

Scoppiarono a ridere contemporaneamente. Di che diavolo stavano parlando?

“Posso restare?” chiese infine, quando smisero di ridere.

“Promettimi che non proverai a baciarmi mentre dormo” gli fece Stiles, assolutamente serio.

“Lo prometto.”

“Come faccio a sapere che non menti?”

“Andiamo Stiles, sai che potrei comunque aprire la finestra stanotte e baciarti!”

“Non ci avevo pensato” ammise Stiles, arricciando il naso. “Beh, dato che non mi va di incatenarti alla scrivania non c’è alternativa, giusto? Quindi resta.”

“Noah?” chiese Derek. Non ci aveva proprio pensato.

“È in centrale tutta la notte. Dio, se sapesse cosa sta succedendo non mi lascerebbe mai solo a casa.”

“Allora immagino siamo fortunati che non lo sappia” sghignazzò, facendo l’occhiolino al minore.

“Idiota.”

 

“Possiamo stare vicini, vero?” chiese Derek.

Stiles non riusciva a vederlo; erano andati nella sua camera e lui si era sdraiato sul letto, chiudendo la luce, invece il mannaro era rimasto in piedi, si notavano soltanto i suoi occhi.

“Sì, stupido.”

“Guarda che me ne vado.”

“Che grande perdita!” scherzò Stiles, facendogli posto sul letto; Derek era grosso e occupò due terzi del letto, lasciando il povero Stiles con la schiena contro il muro. Però poi cambiò posizione, poggiandosi di pancia sul materasso, e con buona parte del corpo su quello di Stiles. I capelli sul suo collo, il viso sul suo petto e proprio all’altezza del cuore, la gamba a coprire la sua. Era imbarazzante, eccitante e spaventoso, ma era comodo e Stiles non disse niente. Gli accarezzò i capelli con la mano vicina al corpo dell’altro.

“Chi è Ellen?” chiese d’improvviso, ed il cuore del ragazzino ebbe un sussulto che il lupo notò sicuramente.

“Prossima domanda?” scherzò, pieno di tensione. Non era pronto a parlarne con lui o con qualsiasi persona vivente. “Scusa, sono davvero troppo stanco per intraprendere questo discorso ora.”

Per un po’ stettero in silenzio, mentre Stiles continuava ad accarezzargli i capelli.

“Ok allora un’altra domanda, posso?” chiese infine il mannaro.

“Certo, di’ pure.”

“Pensi davvero che abbia cercato di farlo solo perché mi sento in colpa?”

Come Derek poteva sentire il cuore di Stiles, anche il ragazzino poteva sentire quello del lupo ed in quel momento batteva fortissimo.

“Vuoi la verità? Non lo so. Ogni volta che penso di conoscerti salta fuori che fai qualcosa che non posso comprendere” sospirò. “Che io tengo alla tua vita lo sai, no? Però tu… non so cosa pensi, cosa provi.”

“Non voglio che pensi che io non tenga alla mia, di vita, ok? Mi importa sempre, ed ho paura sempre. Ma credo – e forse dovresti farlo anche tu – che la vita degli innocenti è più importante della mia.”

“Ed io sono l’innocente. Perciò questo è il motivo…”

“No” lo interruppe Derek. “Con te è diverso.”

“Perché?” scattò Stiles, con il cuore a mille. Derek, di rimando, gli accarezzò un fianco cercando di calmarlo.

“Perché tu sei più che un innocente. Stiles… non segnarti ciò che dico, ti prego… ma tu sei così splendido. Voglio dire: non come persona, ma come Stiles. Dio, sei così Stiles e sei splendido. Splendido. Non riesco a descrivere cosa sento, mi dispiace. Sappi che la maggior parte delle volte non lo capisco.”

“Va bene così, Derek. Ho capito.”

“Davvero?” chiese il mannaro, incredulo.

“Sì” dichiarò Stiles, sorridendo e piangendo.

Forse, aveva capito l’umano, non era così impossibile che Derek fosse innamorato di lui. Forse, se le cose con Allen fossero andate diversamente, avrebbero potuto stare insieme. Ormai non era così, ma si sentiva talmente in pace ed entusiasta per questa piccola dichiarazione del lupo che sperò di far sentire anche all’uomo nella sua testa come era felice in quel momento. Si augurò di averlo fatto.

 

Il giorno dopo ed i giorni a seguire, le cose andarono infinitamente meglio delle settimane precedenti; il merito era dell’essersi sbarazzato dal vivere la situazione in cui si trovava in modo stressante ed angoscioso, e che non si faceva sentire con la stessa pesantezza di prima. Stiles sentiva di essersi tolto un peso ed ora, liberato dall’idea di dover essere disperato, poteva riprendere a godere della vita.

Era così palese, la sua felicità, che la notarono tutti. Lydia e Scott lo videro avvicinarsi ai loro armadietti sorridendo e salutando affettuosamente entrambi, quindi furono sollevati da questo nuovo Stiles – che in realtà non era nuovo, ma semplicemente era tornato quello di prima. Lo stesso professore Harris lo vide di buon umore e chiacchierone come al solito, di conseguenza decise che era il momento per una bella punizione. Ma a Stiles non dispiaceva, anzi lo ringraziò.

Lo sceriffo, adesso, era più tranquillo: Stiles era ricomparso ad abbracciarlo quando rientrava a casa dopo una pesante giornata di lavoro, o ad urlargli di mangiare meno schifezze altrimenti si sarebbe sentito male, oppure a chiedergli emozionato di guardare l’ultimo film Dc. Noah ovviamente non sapeva da cosa dipendesse questo ulteriore cambiamento del figlio, ma preferiva non fare domande, avendo paura che ritornasse a chiudersi in sé.

Però qualcosa la notò. Un giorno, mentre stavano cenando, gli chiese di invitare di nuovo Derek a cena qualche volta, dato che non lo vedeva dalla sera in cui restò fino a tardi con loro; Stiles diventò prima rosso accesso, poi balbettando accettò – senza prima aver rischiato di soffocarsi con la bistecca.

Non ne avevano mai parlato esplicitamente, ma lo sceriffo sapeva che suo figlio provava una certa simpatia per Derek (aveva provato a chiedergli, molto tempo fa, se ne fosse innamorato ma aveva ricevuto come risposta un volto rossissimo e una porta sbattuta contro). Era convinto avesse una cotta per lui, chissà quanto profonda e quanto vera, ma Stiles non gli diceva niente.

Non avevano mai parlato nemmeno della sessualità di Stiles, sebbene il padre avesse notato come alcune volte si incantava davanti a dei ragazzi belli o boccheggiava, non sapendo cosa dire (il che accadeva soprattutto con Derek). Forse Stiles sapeva di sapere che lui sapesse, ma non era mai stato pronto ad aprire il discorso e a Noah andava bene così. Ne avrebbero parlato al momento adatto, anche se lo sceriffo era molto spesso tentato di dirgli che non c’era niente da temere.

Se in quel cambiamento Derek c’entrava, lui non lo sapeva. Ma provò a capirci qualcosa.

“Derek ha una fidanzata?” chiese a Stiles.

“Per il momento no.”

“È gay?” tentò, rischiando di far soffocare il figlio per la seconda volta.

“Papà!” urlò il ragazzo.

“Cosa?”

“Perché lo pensi?”

“Oh, non so… è un’idea” affermò con noncuranza.

“Beh, non lo so. Contento?”

Quindi no, non riuscì a scoprire niente. Stiles era sempre agitato ed imbarazzato quando si parlava di Derek, ma non capì se il cambiamento del figlio era merito suo. In ogni caso, voleva ringraziarlo.

 

Allen non si era ancora fatto sentire dalla volta in cui gli aveva raccontato tutto. Stiles odiava quando si comportava così: insomma, sarebbero dovuti stare insieme per sempre, perché fingeva di non esserci? Si sentiva ingannato.

Quella notte lo sceriffo era andato alla centrale e sarebbe rientrato il pomeriggio del giorno dopo; Stiles, dopo aver sperato per un po’ di tempo nell’arrivo di Derek, si era rassegnato ed aveva cominciato a leggere un libro, seduto sul letto. Ma il silenzio era troppo calmo ed i suoi pensieri troppo veloci.

“C’è una cosa che non mi spiego, mi illumineresti?” disse, sperando che Allen lo sentisse.

Sembra proprio una proposta sconcia, facciamolo!

“Idiota” borbottò, ma sorridendo. “Stavo pensando: se per impossessarti della mia anima ti sarebbe servito un semplice bacio sulle labbra, perché con Derek dovrei fare sesso?”

Perché l’anima di Derek è più complicata della tua. Tu sei altruista, faresti tutto per aiutare il prossimo, e ti fidi con più facilità. Derek invece si fida soltanto raramente e soltanto di qualcuno che gli è molto vicino, potrebbe essere baciato da molti, persino da te, e non provare comunque niente. Serve una certa dose di fiducia.

“Io non mi fidavo di te quel giorno. Ti avrei ucciso se ne avessi avuta l’opportunità.”

Lo so, ma vedi, tu credi nella fiducia sempre, anche quando non la vedi, mentre Derek soltanto quando è tangibile. Tu sei più vulnerabile.

“Farò finta che sia un complimento” mormorò pensieroso. Dopo alcuni minuti di silenzio, aggiunse: “Sei bello, sai?”

E questo che diavolo c’entra? Comunque grazie. Questo non vuol mica dire che hai intenzione di masturbarti pensando a me? Lo dico perché se vuoi farlo dovrei ricordarmi ancora le misure del mio pene così posso mostrartelo.

Stiles, contento che l’altro avesse deciso di non ignorarlo, scoppiò a ridere. “Non azzardarti!”

Scusa, mi ero dimenticato ti eccitassi solo con un certo lupo.

“Smettila!” gli ordinò, continuando a ridere. “Non ti farò mai più un complimento.”

Ok, scusa. Grazie comunque.

“Io come sono?” gli chiese Stiles, sinceramente curioso.

Hm, passabile…

“Infame.”

Stavo scherzando. Anche tu sei bello, Stiles.

“È la prima volta che qualcuno mi fa un complimento, sono lusingato.”

Derek non te ne ha mai fatto, eh?

“Ma perché ogni volta che parliamo, il discorso deve sempre andare a finire su di lui?”

Hai ragione, scusa di nuovo. Sto solo cercando di convincerti ad ucciderlo.

“Quando ti arrenderai?” chiese Stiles, che non aveva perso il tono scherzoso della voce.

Che libro stai leggendo?

“Dio di illusioni, Donna Tartt.”

Di che parla?

“Di come nel momento in cui uccidono un amico, cinque ragazzi si ritrovano a doversi confrontare con le loro orribili vite. Sai cosa? Mi sa che seguirò l’esempio di Donna, non uccidendo Derek.”

Opportunista.

“Me lo hai chiesto tu” disse, facendo spallucce. “Mi sarebbe piaciuto conoscerti in un altro contesto" aggiunse poi.

Sarebbe piaciuto anche a me, Stiles.

Il campanello suonò, facendo cadere la conversazione.

È Derek, e dicendo ciò sentì il cuore di Stiles iniziare a battere forte, come accadeva sempre.

“Mi prometti che non farai guai mentre è qui?” lo pregò il ragazzo.

E che cazzo, Stiles! Sai che non ho intenzione di rovinare la tua serata con lui.

“Derek ti rende troppo nervoso” affermò, andando verso la porta. Gli sembrava di dover fare da intermediario tra due bambini.

Forse. Ciao.

“Ehi, aspetta” lo bloccò Stiles. “Non devi per forza scomparire, puoi parlare con noi se vuoi…”

Con Derek? Scordatelo.

“Va bene” fece, esasperato. “Ma non sparire per sempre.”

Sai che non posso farlo.

“Ciao Derek” esclamò, sorridendo ed arrossendo nello stesso momento.

“Ciao Stiles.” Anche lui sorrideva.

Si sedettero sul divano, ovviamente. Era diventato il loro luogo, un po’ come il famoso balcone per Romeo e Giulietta.

“Ho interrotto qualcosa?” chiese il lupo.

“Oh no, stavo solo parlando con lui” disse, indicandosi la testa.

Solo? Chi è l'infame ora, Stiles?

“Allen, giusto? Me ne vuoi parlare?”

No, non ora. In fondo avete tutta la vita per farlo, no?

Derek, vedendo che l’umano non rispondeva, gli strinse una spalla e lo riscosse. “Tutto bene?”

“Sì, scusa. Allen non vuole parlarne ora, facciamo un’altra volta.”

“Certo” disse Derek, leccandosi le labbra leggermente infastidito. “È strano sapere che non siamo solo noi, che ciò che diciamo lo può sentire anche lui.”

“Non me ne parlare” ribatté Stiles. “Io dovrò abituarmici, d’altronde anche lui deve sopportare tutto ciò che faccio o dico io.”

“Già”, poi ci pensò e comprese la terribile immensità della cosa. “Quindi anche quanto tu… lui sente?”

“Io cosa?” chiese Stiles, ingenuamente.

“Quando ti tocchi, ecco” ammise Derek, in imbarazzo.

“O mio Dio, Derek! Non lo so, è da tanto che non lo faccio… ma che diavolo vai a pensare!”

“Scusa, mi è sorto spontaneo” sghignazzò. 

“Beh, preferirei non affrontare questo argomento. Grazie.”

Passarono alcuni minuti, durante i quali nessuno parlò – nemmeno l’uomo.

“Scusa” disse infine Derek, stringendosi nelle spalle. “Non so che dire.”

“Calmati, se ne è andato.”

“Che vuol dire, come fa ad andare?”

“Non ci ascolta mica tutto il tempo: passo tre quarti della mia vita a parlare, credo sia normale scocciarsi. Oppure qualche volta può semplicemente decidere di non ascoltare, per evitare di mettermi in imbarazzo. In realtà non so come fa, solo… se ne va. Come se stesse dormendo.” Aveva provato a spiegarlo nel modo più facile possibile, ma vedendo il volto di Derek smarrito e le famose sopracciglia alzate, capì di aver fallito.

“Cosa ha pensato di quello che ho detto?”

“Oh tranquillo, non devi vergognarti: qualsiasi cosa dici, lui pensa solo a volerti uccidere.”

“E come fai a non pensarlo anche tu? Voglio dire: è nella tua mente, non potrebbe impiantarti lì questa idea?”

“Lo sai che non riuscirei mai a volerti uccidere”, imbarazzato aggiunse “e poi non ha il controllo su di me.”

Altri minuti di silenzio.

“Dov’è lo sceriffo?” chiese Derek.

“In centrale, non tornerà prima di domani pomeriggio. A proposito ti ha invitato a cena nella nostra modesta dimora, una sera di queste.”

“Quindi non mi odia?”

“Non so perché lo pensi ancora. Crede che tu mi faccia bene, invece.”

“Ed è così?” chiese Derek, malizioso.

“Quando ti prendi tutto il letto no” scherzò.

“Come punizione resto a dormire.”

Stiles si girò verso di lui, fintamente indignato. “Adesso non si chiede più il permesso al padrone di casa?”

“Allora me ne vado” lo minacciò il mannaro.

“Per me è lo stesso” dichiarò l’umano con nonchalance.

“Se non ricordo male, eri tu quello che nel sonno continuava a dire Derek, quanto sei caldo! Derek, spiccicati forte a me!

“Stavo dormendo! Non puoi prendere in giro una persona incosciente.”

“Scusa” disse, ma ridendo. “Posso restare però?”

“Sì.”

 

“A cosa pensi?”

Erano sdraiati sul letto di Stiles, vicini per la mancanza di spazio; stavolta era il ragazzino a trovarsi con una parte del corpo sul più grande, il quale gli stava accarezzando la schiena.

“A niente” rispose Stiles.

“Sai che noi mannari non abbiamo la lettura nel pensiero, vero?”

“Sai che noi umani non abbiamo sempre voglia di dire cosa ci passa per la testa, vero?” replicò.

“Scusa. Ho sbagliato di nuovo.”

“In realtà sei stato gentile a chiederlo” lo interruppe Stiles, “mi è sempre piaciuto dire alla gente ciò che penso. E poi non è mai uno sbaglio provare ad essere gentili.”

“Non darmi lezioni di vita, piccolo” e, sentendo la risata di Stiles sul proprio petto, ricordò di aver pensato che era la sensazione più confortevole che avesse mai provato.

“Pensavo che questa situazione fa schifo. Prima il nogitsune ed adesso Allen… è fastidioso sapere di non avere il pieno controllo di me” ammise, tirandosi sui gomiti. “Però alla fine sai cosa? Se è servito ad essere io la persona che sono e tu la persona che sei, allora non fa così tanto schifo.”

“La vedi in modo ottimistico, mi fa piacere. Ma ora dormi che stai crollando” sussurrò il mannaro, coprendo entrambi.

“Derek, sarai qui quando mi sveglierò?”

“Se lo vuoi.”

“Voglio che tu faccia ciò che pensi ti si adegui.”

“Ci sarò Stiles, ora dormi.”

 

Alla fine la cena con lo sceriffo ci fu. Derek, agitato, si era presentato vestito in modo molto più elegante del solito ed aveva fatto sentire Stiles, con indosso una semplice camicia a quadretti rossi, uno straccione. Lo sceriffo invece era sempre perfetto con la sua divisa del lavoro, e non aveva fatto altro che ridere e scherzare l’intera serata – e cercare di scoprire qualcosa.

“Derek, hai una fidanzata?”

“Papà!” cercò di fermarlo Stiles, che al contrario del padre aveva passato tutto il tempo in completo imbarazzo.

“No, signore” disse Derek che non si era fatto problemi a rispondere.

“Un ragazzo, allora?” chiese maliziosamente, con una sorriso sfrontato.

“No, nemmeno. Non ci so fare con le relazioni.”

“Beh, quando sarà il momento, pensa a trovare qualcuno anche per Stiles.”

“Non ho bisogno di un agente, papà” disse Stiles, offeso.

“Stiles è un po’… complicato” dichiarò Derek, ridendo.

“Oh non dirlo a me!” si aggiunse il padre, ridendo a sua volta.

“Sapete cosa?” urlò Stiles. “Pulirete voi stasera.”

In camera, più tardi, Stiles tentò di scusarsi con il mannaro per l’atteggiamento provocatorio ed imbarazzante del padre, ma Derek si era solo divertito con quelle domande e non si era affatto offeso. Pensandoci poi, Stiles cambiò idea e fu triste di comprendere che una risposta di Derek lo avrebbe aiutato a capire. Non che pensasse a lui come ad un possibile fidanzato dopo ciò che era successo. Sì, in realtà ci pensava e non avrebbe dovuto, ma qualche volta valeva la pena di sperare in un futuro migliore.

“Tuo padre è stato davvero carino con me, credo abbia addirittura dimenticato di avermi arrestato una volta” confessò Derek, che stava gironzolando nella stanza del più piccolo e guardava fotografie, libri, vestiti. Non si era mai interessato a cosa era compreso nella vita di Stiles, ma ora cominciava a volerlo sapere. Qual era la sua materia preferita? Il lavoro dei suoi sogni? Voleva andare via da Beacon Hills o non ci aveva mai pensato? Perché aveva quell’iris viola sulla scrivania dalla prima volta in cui era stato lì, anni prima?

“È stato un po’ meno carino quando ti ha detto di trovarmi una fidanzata!”

“O un fidanzato” scherzò, ma vedendo l’agitazione dell’altro decise di non dire altro. “Si preoccupa per te, ha visto che ultimamente sei strano.”

“Perderebbe la testa se gli dicessi il perché.”

“Di solito vi raccontate tutto?” chiese il mannaro, che aveva finalmente finito il giro della stanza ed era andato a sedersi vicino a lui.

“Non tutto: io ho i miei pensieri e lui ha i suoi, però possiamo sempre contare l’uno sull’altro” spiegò Stiles.

“Io il ‘contare l’uno sull’altro’ non l’ho mai capito.”

“Questo perché” osservò il ragazzo, “non ti sei mai potuto fidare di nessuno, prima del branco almeno. Vedi: papà ha Melissa con cui si confida, io ho Scott e Lydia, Scott ha me e Kira, Kira ha i suoi genitori e Scott…”

“E io…”

“E tu hai il branco e me.”

“Tu fai parte del branco, idiota!”

“Sì, ma sono a parte. Non ti sei mai fidato completamente di chi hai intorno, questo lo so, ma credo che dopo ciò che stiamo – sto – passando hai capito che non ti venderei a nessuno.”

Derek lo guardò a lungo, poi si girò verso la finestra aperta dalla quale entrava la luce della luna. Con impercettibile lentezza spostò la mano dal suo ginocchio a quello di Stiles, facendolo sussultare; sentiva di aver fatto battere velocemente il cuore dell’umano per l’ennesima volta e si vantò di essere l’unico a poterlo fare.

Non dissero niente, e quando Derek se ne andò (non prima di sentirsi dire dallo sceriffo di tornare di nuovo) non si toccarono, ma erano entrambi soddisfatti.

 




 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTORE: eccomi di nuovo dopo soli (o ben, dipende dai punti di vista) nove giorni. Sono riuscita finalmente a pubblicare il sesto capitolo, che come promesso si concentra molto sul rapporto tra Stiles e Derek – con alcune comparsate di Allen che non guastano mai!
Inoltre ecco il perché del titolo della storia, Splendido, che è anche il modo in cui Derek vede Stiles. I loro pensieri sono confusi, come lo sono quelli di tutti, ma si amano, in un modo che probabilmente è comprensibile solo a loro.
Devo decidere se pubblicare un ultimo capitolo la prossima volta, o spezzarlo in due (come avevo originariamente programmato): fatemi sapere voi cosa vorreste. Ed intanto, se vi è piaciuto il capitolo, sapete che mi farebbe molto piacere una vostra recensione.
Grazie per aver letto anche questo capitolo ed alla prossima con l’ultimo o il penultimo capitolo!

   
 
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