Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Blue Owl    16/09/2017    4 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 29: [Loss] Perdita

    Le settimane trascorsero dolorosamente per Severus. Non era mai stato il tipo fatto per la gloria; sebbene ci fossero state alcune volte in vita sua in cui aveva fortemente desiderato essere riconosciuto e premiato, era arrivato a capire che le luci del palcoscenico non erano per lui. Infatti, le detestava.
    Colin Canon lo adorava, e anche molti altri ragazzini del primo anno.
    In realtà, la maggior parte della popolazione studentesca lo faceva - in modo fastidioso.
    E la Stampa… si rifiutava di pensarci.
    L’unica cosa leggermente positiva era il modo in cui erano attenti gli studenti a Pozioni, ma questo forniva una lieve consolazione.
    Il personale non era d’aiuto, anzi, incoraggiavano l’idolatrazione.
    Severus ebbe d’improvviso un’idea molto chiara di come si sentisse Harry, e poteva solo sperare che l’attenzione scemasse e svanisse presto. Non lo fece.
    «Davvero, Severus, non so come mai sei così sorpreso da tutto questo,» disse Filius.
    Stavano percorrendo un corridoio a notte tarda. Una delle poche occasioni in cui Severus poteva avere un po’ di tregua.
    «Pensavo che sarebbe finita adesso. È quasi Natale, per Merlino,» borbottò Severus.
    «Sei davvero inconsapevole, vero? Non solo hai impedito la morte di quei bambini, ma hai fatto qualcosa che nessun altro aveva mai fatto prima. Hai ingannato il Signore Oscuro a un livello prima inimmaginabile, e sei riuscito a scamparla,» disse Filius, la voce rallentata alla fine, come se lui stesso riuscisse a malapena a crederci.
    «Hmpf, scamparla? Puoi star certo che il Signore Oscuro sta pianificando la sua vendetta in questo momento.»
    «Non sembri troppo disturbato dalla cosa, e forse questa è un’altra ragione per cui così tanti sono… impressionati da te. In più, non dimenticare che riceverai presto l’Ordine di Merlino.»
    Severus a ciò non rispose nulla. Invece, i suoi pensieri corsero altrove, cercando una distrazione. Filius lo lasciò in pace prima di dargli la buonanotte, svoltando in un corridoio di servizio.
    Severus sapeva che Voldemort, come aveva detto a Filius, stava progettando la vendetta. Sapeva anche, grazie alla cicatrice di Harry, che Voldemort era furioso e, se l’interpretazione di Harry era corretta, stava diventando davvero disperato.
    Questo faceva poco per confortare Severus, poiché sapeva che il mostro era molto più pericoloso quando veniva messo all’angolo. Avrebbe presto fatto qualcosa. Era stato troppo tranquillo negli ultimi mesi per non fare una mossa adesso.

O o O o O

    Harry riusciva a stento a credere a quanto fossero passati in fretta i mesi, poiché era stato molto impegnato. Le sue giornate erano occupate dalle lezioni, dalle sue ricerche, e dalla comprensione e l’utilizzo dell’aspetto protettivo dei Serpincanti.
    Stava riuscendo molto lentamente a mettere la protezione su sé stesso, ma grazie al Signor Lee aveva fatto più progressi di quanto si sarebbe aspettato. Dopo aver scritto al Signor Lee del suo problema e avergli chiesto se aveva qualche libro sull’argomento o se conoscesse qualche Rettilofono nella sua area del mondo, il Signor Lee aveva chiesto qualche favore ed era stato in grado di mandargli alcuni vecchi appunti manoscritti di un Rettilofono deceduto. Gli ci era voluto del tempo per farlo, ovviamente, ma Harry ricevette i vecchi documenti prima di metà Novembre.
    C’erano quasi quaranta fogli di pergamena, ricoperti davanti e dietro di scarabocchi. Certo, Harry non li vedeva in questo modo. Lui vedeva delle scritte in perfetto Inglese. Un po’ oblique e sgraziate in alcuni punti, ma ancora comprensibili. Draco e gli altri, comunque, fissavano quel pasticcio illeggibile con aria confusa.
    «Uh, Harry, riesci a leggerlo?» Chiese Neville.
    «Certo, e ha già risposto a delle cose che mi stavo chiedendo! Questo mi sarà d’aiuto, tantissimo. Riesco già a dirlo,» rispose Harry, senza alzare gli occhi dalla pagina mentre Greg e Vince si scambiavano un’occhiata. Draco e Neville sbatterono le palpebre.
    «Deve essere scritto in Serpentese,» rifletté Draco.
    A quest’affermazione, Harry alzò gli occhi. «Beh, suppongo che spieghi perché io riesco a leggerlo, considerando che è stato scritto quasi un secolo fa da qualcuno che ha vissuto in India,» disse dopo una pausa pensierosa.
    E così Harry continuò a leggere, studiare, e lavorare. Sperava di completare la protezione su sé stesso prima delle vacanze, specie dopo aver scoperto la parte essenziale di tutte le protezioni - quello che gli appunti chiamavano un’ “àncora”. In questo caso, l’ancora era il reticolo magico presente nel suo corpo, formato dal suo nucleo e che si ramificava attraverso la struttura del suo scheletro, radicato nel suo midollo osseo. Il libro che Madama Pomfrey gli aveva preso mesi prima, “Nucleo e Flussi Interiori”, andava parallelamente a questo concetto e gli dava i mezzi per cominciare a fare qualche vero progresso.
    Oltre ai suoi progressi nei Serpincanti, Harry era anche riuscito, tramite Silente, a mettersi in contatto con il Dottor Price. Dopo che gli fu raccontato delle condizioni dei Paciock, aveva acconsentito a esaminarli, se il loro attuale “tutore” avesse acconsentito. Neville ne fu entusiasta e scrisse subito a sua nonna per chiederle di permettere a Price di esaminare i suoi genitori.
    Augusta non era stata così aperta all’idea quanto Harry e Neville si erano aspettati, ma non aveva del tutto escluso la possibilità della cosa. Harry sospettava che fosse dovuto all’intervento di Silente. Comunque, nonostante le riserve iniziali, Neville finalmente la fece cedere dopo settimane di suppliche; senza dubbio le sue parole: “glielo dobbiamo un tentativo” l’avevano toccata. Quindi, un giorno durante le vacanze invernali i Paciock avrebbero fatto visita al Dottor Price.
    Harry continuò la sua corrispondenza con Sirius, e sebbene le cose non fossero cominciate nel più auspicabile dei modi, ora le tensioni si stavano calmando e Sirius stava cominciando a sembrare ad Harry più simile a uno zio piuttosto che a un estraneo che per caso aveva conosciuto i suoi genitori. L’altra situazione che era mutata era lo stato lavorativo di Sirius. Ora era un professionista, dava lezioni private ai cittadini che desiderassero imparare a difendersi meglio. Essendo famoso come ex Auror, non era a corto di clienti ed era un lavoro facile, almeno per lui.
    Tutto ciò era fantastico, e Harry era felice per lui, ma il fatto ora portava alla luce la questione del ruolo di Sirius come suo Padrino - in particolare, riguardo la custodia di Harry. I Guaritori gli avevano dato un certificato di piena salute, sia fisica che mentale. Sirius era adatto ad occuparsi di lui, e apparentemente aveva una casa grande e sicura in aggiunta al suo lavoro affidabile.
    Sebbene Sirius non avesse ancora parlato di custodia con Harry, il ragazzo non era stupido. Era ovvio che l’uomo si stesse preparando per poter provvedere a lui, e se le cose fossero state diverse...
    Ma non lo erano.
    Gli faceva torcere dolorosamente le budella il pensiero di dover prendere una decisione - ipotizzando che gli sarebbe stata data possibilità di scelta.
    Non era proprio giusto, e così Harry aveva deciso di scacciarlo dalla propria mente per ora, anche se nel suo cuore aveva già preso una decisione.
    Gli affari scolastici proseguirono come prima, per la maggior parte almeno. Colin Canon era l’unico cambiamento notevole (o un’aggiunta all’usuale caos che circondava Harry). Il ragazzo armato di macchina fotografica diventò un’ombra familiare, ma sapendo quello che per poco non era successo al suo fratellino, Harry lo sopportava, in particolare dopo aver visto la venerazione che il ragazzo aveva per il Professor Piton. Meglio il Professore che lui, Harry decise. Poteva gestire l’essere seguito una volta ogni tanto.
    I mesi passati non erano stati solo gioiosi e senza pericoli, comunque. A fasi alterne, Harry aveva sofferto per degli incubi con strane visioni e per il dolore alla cicatrice.
    Comunque, per fortuna, il “fossato” che Nicholas aveva fatto nella sua mente aiutava ad offuscare tutto, e il fatto che stesse praticando dell’Occlumanzia rudimentale (esercizi calmanti di base) era un supporto aggiuntivo. Quello che riusciva ad arrivare fino a lui non aveva molto senso e il ragazzo presto si costrinse a ignorarlo, poiché provare a distinguere una qualsiasi porzione di esso gli dava mal di testa e lo distraeva dai suoi progressi nelle cose che poteva controllare. Comunque, il poco che era riuscito a capire dalla connessione erano emozioni di paura, frustrazione, e disperazione.
    E, onestamente, gli andava bene così. Se doveva davvero sentire qualcosa da parte di Voldemort, preferiva queste emozioni piuttosto che la gioia, l’eccitazione e il compiacimento.

O o O o O

    Draco in tutta sincerità non stava aspettando affatto l’arrivo delle vacanze. Gli piaceva la sicurezza di Hogwarts, e anche se sapeva che il Signore Oscuro era stato ferito, ne traeva poco conforto. Non poteva fare a meno di preoccuparsi per quello che sarebbe potuto accadere alla sua famiglia se Voldemort avesse deciso di far loro visita, in particolare dopo che il suo Padrino lo aveva tradito...
    Dalle lettere che aveva ricevuto da suo padre, non sembrava che il Signore Oscuro avesse preso contatto con loro, ma dal tono che aveva suo padre, Draco aveva avuto la sensazione che i suoi genitori se lo stessero aspettando. Il ragazzo si chiedeva se avrebbero messo in atto il piano di cui aveva parlato a Sev. Avrebbero lasciato l’Inghilterra? Avrebbe mai rivisto Hogwarts? E i suoi amici? E che ne sarebbe stato di Vince e Greg? In un certo senso, le loro famiglie erano nella stessa posizione della sua.
    Loro avevano un piano per scappare se ce ne fosse stato il bisogno? Se fosse accaduto il peggio (qualunque cosa fosse) avrebbero avuto una possibilità?

    Si riscosse. Non poteva permettersi di pensare in questo modo. E per quanto lo nauseasse ammetterlo, non era un adulto, e se avesse provato a chiedere a Greg e Vince se le loro famiglie avevano dei piani, avrebbe molto probabilmente messo a rischio qualunque piano i loro genitori avessero già preparato. Dopotutto, era meglio tenere certe strategie segrete, e incoraggiare i suoi amici ad indagare su come si erano organizzate le loro famiglie sarebbe stato dannoso e pericoloso. Anche Draco stesso non sapeva esattamente che cosa avevano preparato i suoi genitori e il suo padrino, sapeva solo che esisteva un piano, e sapeva che era con le migliori intenzioni.
    E così, Draco si ritrovò a sperare che i genitori dei suoi amici avessero dei piani di emergenza come quello che aveva la sua famiglia.

O o O o O

    Giunsero finalmente le vacanze invernali e per molti studenti il riposo era arrivato fin troppo tardi.
    «Allora che progetti avete?» Chiese loro Draco mentre andavano verso la Stazione di King’s Cross.
    Nello scompartimento c’erano Harry, Neville, Draco, Vincent e Gregory. Avevano già fatto fuori un po’ di dolcetti e stavano per aprire un altro giro di Cioccorane.
    «La nonna incontrerà il Dottor Price questa settimana e ha già programmato un appuntamento tra lui e i miei genitori,» rispose lui, del tutto spumeggiante. Non c’era altra parola per descriverlo.
    «Sono felice per te, amico,» disse Greg mentre gli altri si congratulavano.
    «Sono così contento che la nonna mi abbia ascoltato. Sapete, all’inizio, pensavo che non avrebbe mai acconsentito.»
    «Perché mai non avrebbe dovuto? Voglio dire, certo, sono Guaritori babbani, ma non vale la pena dargli un’occasione?» Chiese Vince.
    «Onestamente non la biasimo,» la difese Draco. «Anche io sarei stato dubbioso. Dopotutto, quante volte i Guaritori hanno promesso che un certo trattamento sarebbe stato d’aiuto, solo per vederlo fallire?»
    Neville si fece serio. «Molte volte.»
    «Io penso che il Dottor Price sarà d’aiuto,» fece Harry, non volendo che Neville si deprimesse. «Voglio dire, riuscirà quantomeno a dare un’occhiata più da vicino al problema, e questo sarebbe molto di più di quello che sono stati in grado di fare i Guaritori.»
    Neville annuì, la speranza ritornata.
    «Quindi, pronto per la cerimonia di premiazione, ricevente dell’Ordine di Merlino?» Lo prese in giro Draco.
    Harry sospirò. «Non credo di poter aver scelta anche se non sarò pronto. Dubito che mi permetteranno di perdermela.»
    «Beh, almeno anche il Professor Piton lo riceverà,» disse Neville.
    «Pensi che mi permetterà di nascondermi dietro di lui?» Chiese Harry scherzosamente (perlopiù).
    Gli altri risero.
    :Non penso che sarà così male, Harry. Scommetto che ci sarà una torta e altre leccornie: Disse Coral, prima di aggiungere con gioia, :Probabilmente avranno anche dei topolini per me:
    :Di sicuro: replicò Harry mentre la stazione compariva alla vista.

O o O o O

    Severus non era certo se si sentisse sollevato o infastidito che la pausa invernale fosse finalmente arrivata.
    Aprendo il suo armadio, guardò i suoi abiti cerimoniali, occhieggiandoli con odio -come se fosse colpa loro se tra pochi giorni sarebbe andato al Ministero per ricevere il suo Ordine di Merlino.
    Era strano. Nella linea temporale originale, avrebbe dato qualsiasi cosa per ricevere un tale onore, ma ora per qualche motivo gli sembrava solo uno spreco di tempo. Ovviamente, non è che credesse che quello che aveva fatto per i licantropi fosse inutile, o che il suo lavoro in generale non fosse qualcosa di cui dover andare orgoglioso, era solo che… dopo così tanto tempo in cui non era mai stato apprezzato (almeno per quanto riguardava la gente in senso ampio), ricevere finalmente un riconoscimento gli sembrava davvero poco importante.
    Forse era per l’esperienza che aveva avuto nel futuro, quando il desiderio di essere ammirato era passato in secondo piano e la sopravvivenza era diventata la cosa più importante.
    Scosse la testa. Beh, almeno non sarebbe stato il solo a ricevere l’Ordine di Merlino, e non poteva evitare di sentire che fosse la cosa più adatta il dividere l’onore con Harry.
    Chiuse l’armadio e andò al suo salotto, domandandosi come sarebbe stata questa vacanza per il ragazzo. Severus era sicuro che Harry si sarebbe divertito a passare il Natale con i Flamel, ma era onestamente un po’ preoccupato riguardo a Black.
    A quanto diceva Albus, i Guaritori avevano dimesso Black, e il Servizio di tutela dei Minori del Ministero aveva approvato la sua richiesta per la custodia di Harry. Il Preside aveva provato a convincere Black che c’era bisogno di pazienza in questo caso, senza parlare di una maggiore considerazione per i sentimenti di Harry, ma l’uomo non lo aveva ascoltato. Quando mai lo aveva fatto?
    A dirla tutta, le cose si stavano muovendo un po’ troppo in fretta per i gusti di Severus, ma non c’era nulla che potesse farci. Sperava solo che l’iniziativa di Black non avrebbe causato dei problemi ad Harry. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era la sceneggiata di Black in cima a tutto il resto. Le cose tendevano a peggiorare molto in fretta quando queste stupide impulsività prendevano piede.
    Severus si sedette, permettendo alla propria mente di vagare fino al suo ex futuro...
...
    Le cose avevano appena iniziato a farsi serie, e nel senso letale del termine. Erano appena trascorse le vacanze estive prima del sesto anno di Harry, e il Ministero aveva finalmente capito che Voldemort e i suoi seguaci non sarebbero semplicemente spariti se loro li avessero ignorati.
    Per rendere le cose ancora più interessanti, Black stava facendo il difficile.
    «Perché deve fargli da insegnante?» Chiese Black a Silente.
    Erano nel quartier generale, ed erano presenti i più della cerchia più importante dell’Ordine - Malocchio, Remus, Arthur, lui stesso, e ovviamente Black e Silente.
    «Ritengo prudente che Harry impari come combattono i Mangiamorte da qualcuno che ha la maggiore esperienza in questo genere di cose,» rispose calmo Silente.
    «Tutti noi li abbiamo combattuti per anni - alcuni di noi qui anche più a lungo di quanto abbia fatto lui. Potrei insegnare io ad Harry, senza dubbio anche meglio.»
    «No, Severus deve insegnargli.»
    «Beh, se le conoscenze di Severus sono così grandiose, perché non prendiamo tutti qualche lezione da lui?» Contestò Black con sarcasmo.
    «Si potrebbe organizzare, suppongo, ma dubito che porterà qualche vantaggio,» si intromise Severus.
    «Oh, e perché mai?»
    «Sarebbe come cercare di insegnare nuovi trucchetti a un vecchio cane sordo e cieco.»
    «Severus,» lo ammonì Silente, solo per prevenire uno scambio di maledizioni.
    «Questo ancora non risponde alla mia domanda sul perché non possa insegnare qualcun altro al mio Figlioccio,» disse Black, furioso, mantenendo a malapena il controllo di sé mentre Silente gli scoccava un’occhiata tipo “non-fare-nulla-di-sciocco”.
    «Tutti voi, a parte il Preside, combattete come Auror,» affermò semplicemente Severus.
    «Quindi? Che c’è di sbagliato?» Chiese Black sulla difensiva.
    «Potter non ha bisogno solo di sapere come difendersi, ma anche come vincere. Se gli si insegnasse a combattere come un Auror non lo farebbe.»
    Malocchio grugnì.
    «Gli Auror hanno sconfitto moltissimi Mangiamorte!» Urlò Black.
    «Ma non permanentemente.»
    «Silente, vuole dire che farà sì che Mocciosus trasformi il mio Figlioccio in un ASSASSINO?» Ringhiò Black.
    «Black, sei un idiota,» disse pigramente Severus mentre Black si voltava verso di lui e si muoveva per attaccarlo.
    Per fortuna (o sfortuna, secondo Severus), fu trattenuto da Remus.
    «Signori, per favore!» Esclamò Silente, ora perdendo un po’ della sua famosa pazienza.
    «Sirius, confido che Severus insegni ad Harry tutto ciò che gli occorre per combattere e sopravvivere; nonostante tutti noi desidereremmo che non fosse necessario, lo è. Se accadesse il peggio, Harry dovrà essere capace di cavarsela da solo contro qualsiasi avversario, anche Voldemort. Non può farlo con i metodi convenzionali.»
    «Allora perché non gli fa lei da insegnante?» Replicò Black. «Lei è il solo qui che ha una chance contro Voldemort!»
    «Purtroppo, non ho il tempo di insegnargli il mio stile di combattimento. Ho avuto quasi un decennio per affinarlo prima di poterlo usare nel combattimento reale. Harry non ha tutto quel tempo.»
    «Allora si limiterà a mollarlo al Mangiamorte per fargli imparare a lanciare Avada Kedavra qui e là?» Chiese incredulo Black.
    «Sinceramente dubito che Potter sia capace di magia del genere,» fece Severus con una smorfia - sebbene il suo tono aveva più lo scopo di irritare Black che di esprimere una qualsiasi attitudine negativa su Harry.
    Al momento, Severus aveva iniziato a capire che era meglio che la sua faida con James Potter rimanesse defunta quanto l’uomo. C’erano cose più importanti su cui concentrarsi.
    «Vuoi smetterla di provocarlo?» Domandò Remus, interrompendoli inaspettatamente prima che potesse farlo Silente.
    «Stavo solo asserendo un fatto. La potenza di Potter non è nella forza bruta, come può testimoniare il suo stile nel Quidditch, ma in qualcosa che a te, Black, manca completamente.»
    «Severus...» Avvertì Silente, anche se il maestro di pozioni continuò.
    «Finezza. Ora, non che il ragazzo non abbia anche momenti di suprema stupidità, ma posso insegnargli a rinnegare l’impulso genetico.»
    «Per fare che cosa, allora?» Chiese Black, ancora trattenuto da Remus.
    «Pensare mentre combatte. Entrare nella testa del suo avversario, leggerlo, portarlo esattamente dove vuole che sia per permettersi la fuga o la vittoria.»
    «Ci hai pensato su molto,» fece Arthur, parlando per la prima volta.
    «Prendo questo compito molto seriamente, a prescindere dalla diffidenza degli altri riguardo la mia nomina per questo incarico. Non mi permetterò di fallire.»

...
   
Severus chiuse gli occhi, le parole pronunciate in passato gli echeggiarono nelle orecchie, la sua promessa permeava ancora la sua ragione di vita. Sospirò, ricordando che cosa era successo in seguito quell’anno - quando tutto aveva iniziato a deteriorarsi…


    Il Ministero aveva deciso di promulgare una campagna “a sostegno della morale”, per cui avrebbero tenuto una festa di Natale nell’Atrium. Ovviamente, Harry, Silente, e molti altri erano stati invitati, e a causa di fastidiose costrizioni (come le pressioni da parte del pubblico) il Ministero aveva esaudito il desiderio di molte persone che volevano sperimentare qualcosa di positivo, tanto per cambiare.
    Purtroppo, era proprio il tipo di raduno che il Signore Oscuro stava aspettando, e ancor peggio, Voldemort aveva aspettato fino all’ora d’inizio dell’evento per condividere il proprio piano con i Mangiamorte - troppo tardi perché Severus potesse mandare un qualsiasi tipo di avvertimento.
    In pochi istanti, l’Atrium fu sotto assedio e la morte pesava nell’aria. Il Ministro fu ucciso da Bellatrix nei primi istanti e oltre la metà degli ospiti della festa cadde poco dopo per una una valanga di maledizioni dei Mangiamorte. Ma era solo l’inizio.
    Voldemort mise gli occhi su Harry mentre Silente chiamava i rinforzi dell’Ordine tramite Fawkes - una mossa più per essere assistiti nell’evacuazione dei sopravvissuti che per ribaltare le sorti della battaglia.
    Harry iniziò saggiamente a usare il proprio allenamento, ma solo pochi mesi di istruzione, pur se intensi, non erano nulla in confronto agli anni di esperienza nel combattimento reale che avevano i suoi opponenti. Comunque, ce la fece con la forza della disperazione e con quella che Severus chiamava “finezza”.
    Oltre al fargli assimilare l’aspetto mentale del combattimento, Severus voleva che Harry fosse incostante e completamente imprevedibile nei movimenti perché, secondo Piton, l’inesperienza di Harry era un “orribile svantaggio” che poteva essere rivalutato solo come uno “spontaneo stile di combattimento”.
    Harry si era personalmente sentito come una ballerina in quelle lezioni, ma dopo settimane in cui aveva sopportato l’addestramento spietato di Severus, era arrivato ad accettare che era meglio assomigliare a un pazzo drogato saltellante piuttosto che essere morto.
    Così, grazie al suo allenamento, non ci volle molto perché Harry fosse il solo non-Mangiamorte ancora in piedi nelle immediate vicinanze.
    «Ah, hai i piedi veloci, vedo,» disse Voldemort mentre Harry evitava due incantesimi e ne bloccava un terzo.
    «Dici?» Gridò Harry in risposta per essere sentito al di sopra della confusione.
    «Combatti come uno scoiattolo spaventato, Harry Potter,» affermò Voldemort, muovendosi in avanti mentre i vicini Mangiamorte si concentravano sul giocare con i sopravvissuti rimasti.
    Silente era in mezzo all’Atrium, stava tenendo aperto l’ultimo camino ancora funzionante. Finalmente, i membri dell’Ordine cominciarono ad uscire da esso e si mossero per raggiungere le persone ancora vive difendendo la loro unica via di fuga.
    Harry era solo.
    «E tu combatti come un vecchio, Riddle,» disse Harry.
    Voldemort rise una risata che sembrava più un latrato, ma era chiaro che fosse infastidito.
    «Sei sempre lo stesso orgoglioso Gryffondor?»
    «Sei sempre lo stesso Signore Oscuro che ha paura della morte?»
    Voldemort replicò con una maledizione oscura.
    Harry si riparò dietro un tavolo caduto e rotolò di nuovo fino a trovarsi in piedi, con la bacchetta alzata.
    Severus poteva solo guardare il loro scambio da lontano, mentre abbatteva di nascosto i Mangiamorte meno esperti e meno attenti intorno a sé, recitando la sua parte di orribile Mangiamorte. Si ritrovò a pregare che Harry avesse abbastanza “finezza” da sopravvivere fino a quando Silente fosse arrivato da lui.
    Purtroppo, Silente era ancora occupato, poiché Voldemort aveva incaricato più di una dozzina di Mangiamorte di concentrarsi sul Preside, e sebbene non sarebbero durati a lungo, sarebbe stato abbastanza.
    «Harry!»
    Severus si voltò e rimase sgomento dall’apparire di Sirius Black, che si stava facendo strada praticamente come un bulldozer fino al suo Figlioccio. L’insegnante di pozioni dovette concederglielo, di certo il cagnaccio era devoto.
    Ma stupido.
    Harry girò su sé stesso, ma saggiamente non diede mai del tutto le spalle al Signore Oscuro, mentre Black continuava ad avanzare, imperterrito, buttando giù i Mangiamorte vicini.
    Severus lo vide prima che accadesse, e seppe per istinto che uno dei due Gryffindor stava per morire, perché si poteva tracciare una linea perfettamente dritta con Voldemort da una parte, Black dall’altra, e Harry al centro.
    Con l’addestramento di Severus, anche Harry lo notò, ma un istante troppo tardi.
    Con un ghigno trionfante, Voldemort ruggì: «Avada Kedavra!» Proprio mentre Harry rotolava di lato e gridava «Sirius, spostati!»
    Sirius Black si spostò, ma non nel modo giusto.
    Cadde all’indietro, colpito al petto dal raggio verde.
    Nonostante il momento terribile, Severus non poté fare a meno di sentire un’ondata d’orgoglio per la reazione di Harry.
    Ben lontano dal cadere in uno stato di shock o di disperazione, Harry immediatamente attaccò con una ferocia e una fermezza che fu un vero e proprio portento da guardare.
    Nonostante Voldemort parò e bloccò ognuno dei suoi incantesimi, era chiaro nell’espressione e nella postura del Signore Oscuro che Harry aveva appena guadagnato un po’ del suo rispetto.
    «Mi dispiace per il tuo padrino, Harry. Era il tuo padrino, giusto?» Lo derise Voldemort mentre Harry continuava a sfogare la sua furia. «Stavo mirando a te, non a lui.»
    «Riddle!»
    La voce avrebbe potuto spaccare la pietra, ma fece qualcosa di ancor più impressionante.
    Voldemort sobbalzò visibilmente, portando la sua attenzione all’unico uomo che avesse mai temuto, mentre permetteva involontariamente a un singolo incantesimo di Harry di colpirlo al braccio.
    Era un colpo di striscio, ma il fatto che qualcuno fosse stato in grado di sfiorare anche solo superficialmente la sua persona fu all’apparenza piuttosto traumatizzante per Tom Riddle.
    Con una manica strappata e sanguinante, Voldemort rilasciò un torrente di Ardemonio mentre Silente tirava via Harry con un potente richiamo magico, lasciando la zona attorno a Voldemort alla mercé delle fiamme…

...
    Severus sospirò, sapendo che non avrebbe mai dimenticato l’angoscia sul volto di Harry quel giorno, e si sforzò di pensare a qualcos’altro.

O o O o O

    Neville era fuori dal proprio ambiente sicuro, non che la cosa fosse poi così inedita, ma essere in un ospedale babbano lo era di certo.
    I suoi genitori erano stati appena portati dal “Dottor” Price per le risonanze magnetiche e gli esami, e lui e la nonna erano rimasti da soli nella sala d’aspetto.
    Scoccò un’occhiata alla nonna che stava fissando la parete opposta. Sembrava che l’avesse presa bene, ma il ragazzo immaginava che questo avesse molto a che fare con Silente, che le aveva parlato della propria esperienza col Dottor Price, piuttosto che con la personale forza d’animo della donna.
    D’improvviso, la porta si aprì ed entrò Albus Silente, seguito subito dopo da Harry.
    «Mi scuso per il ritardo, Augusta,» disse Silente mentre Harry raggiungeva Neville, che era ad alcune sedie di distanza dalla nonna.
    «Va tutto bene. Stavamo ancora aspettando comunque,» fece lei.
    Mentre i due continuavano a parlare, Neville si voltò verso Harry.
    «Grazie per essere venuto, Harry. Sono felice che i tuoi tutori te lo abbiano permesso,» cominciò.
    «Nessun problema, Neville, e poi in realtà, sono abbastanza sollevato di essere uscito,» ammise lui.
    Neville fece una smorfia, preoccupato per l’amico. «Hai bisogno di un po’ di spazio in più con i tuoi tutori?»
    Harry sbatté le palpebre, prima di capire come era potuta suonare la sua affermazione. «No, niente del genere. Ci stiamo trovando bene, è solo che… beh, è stato chiamato il Consiglio per le Adozioni del Ministero, e presto sceglieranno un custode permanente per me. I miei tutori si sono candidati, certo, ma lo hanno fatto anche altri...»
    «E tu non vuoi lasciare quelli con cui stai ora,» concluse correttamente Neville.
    «Già, voglio stare con loro, ma vedi, una delle persone che si sono proposte è il mio padrino.»
    Neville spalancò gli occhi. «Già, capisco come questo possa complicare le cose.»
    «È un po’ peggio di così. È il mio padrino che ha dato inizio a tutto. I miei tutori pensano che il Consiglio deciderà entro la fine della settimana a causa di tutte le pressioni che sta facendo lui.»
    «Cavolo, ma così il Consiglio non avrà molto tempo per guardare come stanno veramente le cose e tutto il resto, no?»
    «No, ma gli ho inviato una lettera tramite Silente, perché per fortuna considerano anche quello che vogliono gli “adottati”.»
    «Quindi gli hai detto che cosa vuoi tu,» disse Neville, con approvazione.
    «Sì.»
    «Qual’è il vero problema allora?» Chiese Neville dopo un momento.
    «Sirius. Non mi ha nemmeno scritto che voleva adottarmi prima di dare il via a tutta questa storia. E anche se suppongo che potrei scrivergli ora e chiederglielo, non so che cosa dirgli. Sento che avrei dovuto scoprire che lui si era candidato da lui stesso, non tramite Ni- i miei tutori,» fece Harry, correggendosi alla fine.
    Neville comprendeva il bisogno di segretezza, sebbene non potesse fare a meno di essere curioso. Sperava di poter scoprire presto chi fossero queste persone a cui Harry si era affezionato.
    «Beh, sono sicuro che aveva buone intenzioni. Forse voleva farti una sorpresa?» Suggerì gentilmente Neville.
    «Non è una sorpresa molto bella,» mormorò Harry.
    «Sono d’accordo, ma qualche volta gli adulti possono essere degli stupidi.»
    Harry annuì. «Coral la pensa come te.»
    Neville si gonfiò d’orgoglio. «Allora devo avere proprio ragione!»
    Harry ghignò, sentendosi meglio.
    «Allora, come la sta prendendo tua Nonna?» Chiese Harry, cambiando argomento mentre guardava verso il punto in cui Silente stava parlando con calma con Augusta.
    «Non so proprio dirlo, a essere onesto. È stata molto silenziosa, ma penso che stia bene. Spero solo che il Dottor Price abbia buone notizie.»
    Harry annuì, ricordando interiormente le cose che aveva visto quando aveva esaminato Alice Paciock. Sperava che sarebbe stato in grado di fare qualcosa per loro.
    Alcuni minuti più tardi, si aprì una porta laterale e ne uscì il Dottore. Dopo che gli fu presentato Harry, li lasciò entrare nel suo ufficio. Augusta aveva acconsentito a far assistere Silente ed Harry alla discussione, cosa non sorprendente in quanto Harry avrebbe lavorato insieme al Dottore per aiutare, se possibile, i Paciock.
    Dopo che si furono sistemati, il Dottore si sedette dietro la scrivania e tirò fuori una cartella.
    «Ho esaminato le loro analisi del sangue, le risonanze magnetiche e gli altri test generici. Ci sono alcuni trattamenti che potremmo provare, ma prima lasciate che vi spieghi i nostri risultati prima di parlare delle opzioni future,» fece Price, la voce calma e rassicurante. Guardò Harry, senza dubbio trovando ancora difficile da credere che un ragazzino potesse essere di molto aiuto, ma era di mentalità aperta. Doveva esserlo in qualche modo per il suo stile di lavoro.
    «Le analisi del sangue sono risultate normali. Ci sono alcuni sbilanci ormonali, ma c’è da aspettarselo, considerando il trauma, e possiamo correggere la cosa tramite farmaci,» cominciò, aprendo la cartella. «Invece riguardo al trauma in sé, abbiamo optato per fare una scansione completa del corpo tramite la risonanza magnetica, poiché mostra i tessuti più chiaramente che con la TAC.» Prese una serie di immagini e le dispose sulla scrivania, rivolte verso di loro, prima di guardare Harry. «Se ho capito bene, tu ricevi delle immagini mentali delle persone che esamini?»
    «Sì, Signore,» rispose Harry, scorrendo con gli occhi le immagini delle scansioni.
    Riconobbe con facilità le immagini, e riusciva già a riconoscere dove ci fossero ammassi di cicatrici.
    «Spero che combinando le nostre… risorse, potremo comprendere meglio la loro condizione e ciò che possiamo fare per aiutarli,» disse Price, prima di indicare la prima immagine, che mostrava il midollo spinale di Alice.
    Per oltre mezz’ora, Price delineò ciò che era in grado di determinare, che non era proprio una serie di cose positive, ma almeno ora avevano una visuale migliore dei problemi.
    In pratica, sia Frank che Alice avevano un esteso danno ai nervi su tutto il corpo, il che non era una sorpresa, e ammassi di tessuti cicatriziali all’interno del cervello, Frank più di Alice.
    «Che cosa possiamo fare?» Chiese Augusta, la voce svuotata dalle emozioni. Harry decise che la donna stava scegliendo di mostrarsi così “professionale” per trattenere le emozioni.
    «Prenderci cura delle cicatrici nel cervello è la priorità. Fin quando quel tessuto si trova lì, il loro recupero sarà gravemente ostacolato. Ora, potremmo entrare chirurgicamente e rimuovere fisicamente molti degli ammassi. Non potremo rimuoverli tutti, a causa di dove si trovano, ovviamente, ma credo che potremmo rimuoverne abbastanza da attivare forse uno sviluppo notevole. Per come stanno ora, le cicatrici impediscono la comunicazione nervosa,» spiegò Price.
    «Quindi rimuoverle fisicamente tramite un intervento è l’unica opzione che conosca?» Chiese Silente.
    «Sì, ma c’è anche un metodo sperimentale che possiamo usare in contemporanea. Coinvolge la nanotecnologia. Dopo che avremmo rimosso le cicatrici, incideremo il tessuto sano proprio sotto di esse e inietteremo un fluido che incentiva la ricrescita delle connessioni neurali. Il trattamento è ancora molto recente e in fase di sperimentazione, ma sembra molto promettente.»
    «Se scegliamo di farlo, quanto tempo ci vorrà per vedere un miglioramento?» Domandò Augusta.
    «Dipende da quanto in fretta i tessuti guariranno e se ci saranno o no complicazioni, ma se tutto va bene, direi un mese circa,» rifletté Price.
    «E se io aiutassi la guarigione nel frattempo?» Chiese Harry.
    Price annuì lentamente. «Questo potrebbe aiutare a velocizzare le cose,» commentò, guardando Albus. «Il Signor Silente mi ha detto che lo hai aiutato. Riguardo ai lividi, sei stato tu a parlargliene?»
    «Sì. Riuscivo a vedere dove è entrato lei, e dove ha inciso e rimosso i frammenti ossei. Così mi sono occupato del gonfiore che l’intervento aveva causato.»
    «Hmmm, pensi che potresti fare qualcosa con il tessuto delle cicatrici?» Domandò pensieroso Price.
    «Beh, per il Professore, sì, ma per i Paciock...» si interruppe, guardando Neville. «Credo che dipenda dal fatto che siano o no “cicatrici da maledizione”.»
    «Cicatrici da maledizione?»
    «Per qualche ragione, non riesco a dissolverle come faccio con quelle normali. Penso che il residuo della maledizione o qualcos’altro si metta in mezzo. Forse. Onestamente non so il perché,» ammise Harry.
    «C’è un modo con cui scoprire se una cicatrice è maledetta o no?»
    «Credo che potrei provare a dissolverla e vedere se funziona, ma non penso che farlo con una cicatrice interna a un cervello sia una buona idea, Signore.»
    «Prenderemo le precauzioni necessarie, se Madama Pomfrey acconsentisse,» disse Price, guardando Augusta che fece un cenno di consenso.
    «E ti faremo dissolvere solo pochi gruppi di cicatrici alla volta, in particolar modo in quanto non ho idea di come reagiranno i loro corpi. Che cosa accade al tessuto della cicatrice dissolta in coloro che hai trattato?»
    «Beh, se è una cicatrice relativamente “fresca”, posso usare il tessuto per aiutare a guarire la zona circostante e riempire il vuoto lasciato dalla cicatrice, ma, per quelle vecchie, il tessuto svanisce nel nulla.»
    «Lascia un vuoto? Scompare e basta?»
    Harry annuì.
    Price fece una smorfia. «Questo potrebbe complicare le cose se viene influenzata la pressione sanguigna interna… comunque, potrebbe essere gestito con uno shunt,» rifletté Price tra sé. «Supponendo che la cicatrice fosse dissolvibile.»
    «Dottore,» Chiese Augusta, «uno “shunt”?»
    «Un tubo di drenaggio. Normalmente, aiuta a prevenire l’accumulo di pressione nel cervello permettendo al fluido di uscire. In questo caso, comunque, ne avremo bisogno per far sì che il fluido entri. Credo che potrei fare le giuste modifiche senza problemi.»
    «Molto bene. Quando può iniziare?» Chiese lei.
    Price sbatté le palpebre. «Beh, oggi, se lo desiderate. Sebbene di solito discuterei le opzioni di trattamento coi miei colleghi, dubito che prenderebbero in considerazione delle “cicatrici da maledizione” - essendo babbani non a conoscenza della magia e di tutto il resto.»
    «Grazie, dottore,» fece Augusta. «Mio figlio e sua moglie hanno aspettato abbastanza a lungo.»
    Price annuì lentamente prima di guardare Harry. «Ti va bene provare oggi, Signor Potter?»
    «Sì, Signore. È il motivo per cui sono qui. Se posso aiutare, vorrei farlo,» replicò lui.
    «D’accordo. Comincerò a preparare gli strumenti, ma ci vorranno comunque alcune ore.»
    Con ciò, si alzarono, e Price li condusse ad una stanza dove si stavano prendendo cura dei genitori di Neville.

O o O o O

    Quel pomeriggio, con le flebo, i cavi per i monitor, e gli shunt leggermente alterati al loro posto, Alice e Frank giacevano incoscienti in una sala operatoria, preparati e pronti per quello che si sperava fosse l’inizio del loro recupero.
    Silente e Neville erano nella sala d’attesa, mentre Augusta aveva insistito per essere presente durante la procedura. Considerata la situazione, Price lo aveva permesso, ma le aveva chiesto di rimanere presso la parete più lontana, in disparte. La stanza era di dimensioni ridotte, dopotutto, e se fosse accaduto qualcosa lui e gli altri professionisti presenti avrebbero avuto bisogno di muoversi liberamente.
    Anche per questo motivo, ad Harry era stato dato il chiaro ordine di farsi da parte se il Dottor Price glielo avesse detto.
    Per il bisogno di mantenere il luogo “sterile”, Harry e Augusta indossavano divise appropriate -camici verdi- e Coral era stata meticolosamente pulita, con suo gran fastidio.
    :Mi mantengo piuttosto pulita, grazie: sibilò. :Ho mai puzzato? Le mie squame sono mai state altro che immacolate?: Rabbrividì.
    :Adesso ho della schiuma di sapone tra di esse. Come può essere sterile?:
    Carezzandole la testa con aria di scuse, Harry guardò le persone nella stanza.
    Facevano parte della squadra di Price, ed erano state approvate dal Ministero per essere messe a parte della conoscenza della magia. Dopo ciò che era accaduto a Silente, il Ministero aveva accettato il fatto che avere un team medico babbano disponibile era una cosa saggia.
    «Quando sei pronto, Harry,» disse gentilmente Price.
    Harry si morse il labbro inferiore ed annuì, prima di fare un passo accanto al letto di Frank Paciock.
    «Esaminerò lui per primo, per vedere quante cicatrici ha,» disse Harry, prima di farlo, con Coral attorno al polso. Non trovò nulla che non avesse già trovato la risonanza magnetica. «Ok, ora inizierò vicino allo shunt,» esclamò, concentrando la propria magia e sibilando sottovoce.
    Molto poco del tessuto delle cicatrici si dissolse, il resto rimase testardamente dov’era. «Molte delle cicatrici sono da maledizione,» affermò mentre proseguiva, testando con cautela ogni sezione mentre andava avanti, e scoprendo, purtroppo, che molte erano insensibili alla sua magia.
    «Almeno ora lo sappiamo,» replicò gentilmente Price. «Fai solo ciò che puoi. I suoi parametri vitali sono ancora stabili.»
    Harry si mosse verso il collo di Frank, dissolvendo ciò che poteva, silenziosamente arrabbiato con sé stesso per non essere in grado di fare di più. Alla fine, dopo la colonna vertebrale, si mosse verso le mani dell’uomo, e quindi alle gambe e ai piedi. Se avesse dovuto tirare a indovinare, avrebbe detto che aveva rimosso solo il dieci percento delle cicatrici.
    «È tutto quello che posso fare,» disse Harry, prima di passare ad Alice.
    Iniziando come aveva fatto con Frank, Harry cominciò a lavorare, tutto mentre Augusta, Price e la sua squadra guardavano in silenzio.
    Era come passare dal giorno alla notte.
    Sebbene ci fossero ancora ammassi di cicatrici che non poteva rimuovere, ce ne erano molti altri che invece reagivano alla sua magia, così tanti che Coral dovette stringergli il polso per metterlo in allerta, dicendogli che doveva rallentare. Lo fece, sorridendo luminosamente mentre si spostava verso il successivo gruppo e poi il successivo.
    Mentre proseguiva, iniziò a capire perché le condizioni di Alice fossero così diverse rispetto a Frank. A differenza di lui, lei era stata colpita più volte, a intermittenza, per un esteso lasso di tempo. Harry sapeva che cosa il Cruciatus facesse alle vittime, spesso li faceva scuotere incontrollabilmente a terra. Questo era il motivo per cui Alice aveva più cicatrici “naturali”. Aveva subito un danno fisico uguale, se non maggiore, a quello “magico”.
    Finalmente, Harry finì, con le mani che gli formicolavano per l’intenso uso di magia. Si ritrovò ad essere guidato fino a una sedia.
    «Tutto a posto, ragazzo?» Domandò Price.
    Harry annuì, rendendosi conto all’improvviso che aveva la fronte ricoperta di sudore e che era un po’ a corto di fiato.
    «Farò fare loro un’altra serie di risonanze magnetiche,» disse Price. «E da lì faremo il prossimo passo.»
    Harry sollevò lo sguardo, trovando Augusta concentrata su di lui. Non ne era certo, ma avrebbe potuto giurare che gli avesse rivolto un sorriso.

O o O o O

    Remus chiuse gli occhi.
    Gli ultimi giorni erano stati particolarmente stancanti e non sapeva che cosa fare, perché non era stato capace di trattenere Sirius e ora per l’uomo non c’era possibilità di tornare indietro.
    Remus aveva provato a convincerlo che stava muovendo le cose troppo in fretta e che avrebbe dovuto almeno tirare fuori con Harry il tema dell’adozione prima di dare il via alla procedura ufficiale. Ma lui non lo aveva ascoltato, e ora Remus temeva che Sirius avesse rovinato ogni possibilità di sviluppare un vero rapporto con il suo figlioccio.
    Sirius aveva fatto pressioni perché la decisione fosse presa in fretta e con meno interferenza “esterna” possibile - cioè niente stampa (cosa di cui Remus era grato), ma di certo questa decisione meritava maggior tempo per essere presa. Comunque, bene o male che fosse, Silente si era offerto di fare da messaggero, senza dubbio capendo che il Gryffindor testadura non avrebbe cambiato opinione e che sarebbe stato meglio concentrarsi sul minimizzare i danni.
    Sapeva che era frustrante per Sirius non sapere chi si stesse occupando di Harry, ma avrebbe desiderato che l’uomo avesse un po’ più di pazienza. Sapeva che le lettere mandategli da Harry erano migliorate e che avevano superato molti degli imbarazzi che c’erano stati all’inizio, ma quello in nessun modo stava a significare che il ragazzo fosse pronto per essere formalmente adottato da Sirius. Ma l’Animagus non la vedeva in quel modo, e sebbene Remus lo capisse, conosceva Harry meglio del suo amico. Harry non avrebbe accettato questa mossa, in particolar modo dopo che aveva vissuto con i suoi misteriosi tutori per la maggior parte dell’estate. Essendo il professore di Difesa, Remus aveva potuto accorgersi che Harry aveva goduto del tempo trascorso con loro, semplicemente da come il ragazzo si era comportato dopo essere tornato dalla pausa estiva. Chiunque fossero queste persone, erano di certo adatte per Harry e lo facevano sentire come un ragazzino dovrebbe sentirsi - amato e accudito.
    Aveva sentito Sirius entrare nella stanza e cominciare a camminare avanti e indietro con impazienza di fronte al camino.
    «Quando pensi che arriverà?» Chiese Sirius.
    Molto presto, Silente sarebbe arrivato tramite camino per informarli della decisione del Consiglio per le Adozioni.
    «Prima che può,» rispose stanco Remus. «Vorrei davvero che tu non avessi-»
    «Remus, è il mio figlioccio. Dovrei prendermi io cura di lui, non degli estranei,» replicò fermamente Sirius.
    «Chiunque essi siano, non sono estranei per lui,» rifletté Remus.
    «Non li conosceva nemmeno prima di quest’estate!» Quasi gridò Sirius.
    «Non conosceva nemmeno te.»
    Questo zittì Sirius.
    Per fortuna, prima che le cose potessero farsi ancora più tese tra di loro, il camino lampeggiò di verde, e Albus ne uscì.
    Sirius si voltò verso il Preside, con la speranza negli occhi. Remus si alzò.
    Albus fece loro cenno di sedersi prima di prendere la sedia accanto al fuoco. Remus tornò a sedersi, ma Sirius ignorò la silenziosa richiesta.
    «Allora?» Domandò.
    Remus notò una busta da lettera nelle vecchie mani di Albus e si chiese se Sirius l'avesse vista, ma ne dubitava.
    «Sirius, mi dispiace, ma il Ministero, dopo aver considerato con cautela molti aspetti della situazione di Harry e aver sentito i desideri espliciti del ragazzo, ha deciso che rimarrà con i suoi attuali tutori, e infatti ora sono i suoi custodi permanenti,» rispose Silente più gentilmente che poteva, mentre tirava fuori tutto solo in pochi respiri.
    Come un cerotto.
    Sirius boccheggiò come un pesce, e il cuore di Remus soffrì per lui, ma non che non lo avesse avvisato.
    Sirius, come molte altre volte in passato, si era reso cieco. Si era concentrato così tanto sul rendere realtà quello che aveva immaginato, che si era rifiutato anche solo di considerare che i suoi sforzi avrebbero potuto fallire e avere delle spiacevoli conseguenze. Forse erano stati gli anni ad Azkaban, ma a Remus sembrava che, sano di mente o no, il suo amico non fosse mai veramente cresciuto.
    «M-ma… come può essere questa la loro… la loro decisione?» Riuscì a dire lui, ora sedendosi.
    «Sirius, il Consiglio per le Adozioni prende a cuore i desideri del bambino, e così dovresti fare anche tu,» disse Albus, prima di tendere a Sirius la busta e facendo lentamente un passo indietro. «Non c’è bisogno che ti dica che hai fatto troppe pressioni e che hai ignorato dei chiari avvertimenti, quindi ti dirò solo che spero che tu non abbia perduto del tutto quello che hai così disperatamente cercato di ottenere.»
    Sirius abbassò lo sguardo, passando il pollice sulla parte finale del suo nome che era stato scritto a mano fuori dalla busta.
    «Grazie, Albus,» disse Remus, vedendo che Sirius non era in grado di parlare.
    Albus fece loro un cenno di saluto prima di sparire nelle fiamme del camino.
    Sirius aprì la busta e ne tirò fuori un foglio di pergamena, prima di aprirlo.
    «Che cos’è? Una copia dell’atto del Consiglio?» Chiese dolcemente Remus.
    Con la mano che gli tremava appena, Sirius scosse la testa negativamente. Remus si spostò e si sedette accanto a lui, guardando oltre il suo braccio per leggere le parole scarabocchiate che riconobbe all’istante.

Caro Signor Black,
    sebbene mi sia stato detto che non era necessario che scrivessi questa lettera, ho sentito di doverlo fare.


    Remus sbiancò interiormente al leggere “Signor Black”.
    Oh, Sirius, che sciocco sei stato.


    Non posso dire di essere stato tanto sorpreso quando mi è stato detto che era stato fatto appello ad un consiglio per scegliere un tutore permanente per me, all’inizio di questa settimana. Mi aspettavo che accadesse qualcosa del genere già da un po’, ad essere sincero, ma pensavo che mi avrebbe scritto in proposito prima che la faccenda diventasse così seria. Evidentemente mi sono sbagliato.
    Non sono arrabbiato, e non posso neanche dire di essere tanto sconvolto, è solo che...


    Il cuore di Remus si strinse, al vedere come Harry si era sforzato di tradurre i propri sentimenti sulla carta, cosa evidente dalle larghe macchie d’inchiostro che costellavano la pagina.
    La frase era interrotta. Guardò Sirius, trovando che l’amico era sull’orlo delle lacrime. In quel momento sentì onestamente non troppa compassione per lui, e tornò a guardare il foglio.
   

Beh, volevo solo farle sapere che la mia scelta alla fine non sarebbe stata diversa, anche se le cose fossero andate in maniera differente. Pensavo che volesse saperlo.
    Il suo Figlioccio,

Harry J. Potter


Sebbene per Remus fosse evidente che il tutore, o tutori, di Harry gli avessero dato qualche suggerimento su come scrivere certe parti della lettera, il messaggio in sé per sé rimaneva solo di Harry.
    Remus ingoiò il magone che aveva in gola e Sirius lasciò cadere la pergamena.
    «Sono davvero un idiota,» sussurrò, con la testa fra le mani.
    Remus non poté fare altro che concordare in silenzio.

O o O o O

    Draco entrò nell’enorme sala del Ministero accanto ai propri genitori. Vestito con i suoi abiti migliori, osservò il posto di fronte a sé. Era stato a molte feste e cene, certo, ma mai nessuna era stata così ricercata, o ben sorvegliata.
    Proprio fuori dalla sala, si potevano vedere Auror ovunque.
    Ovvio, con il Signore Oscuro, e il Ministero che ospitava così tanti dignitari stranieri, non era una sorpresa.
    All’interno della gigantesca sala da pranzo, c’erano già quasi un centinaio di persone, che parlavano in gruppetti di cinque o più, mentre attendevano che l’importantissima cerimonia iniziasse ufficialmente - che sarebbe stato quando gli uomini (o meglio l’uomo e il ragazzo) ospiti d’onore fossero arrivati.
    Riconobbe molti membri prominenti della società, inclusi molti che erano al Consiglio (che non è lo stesso Consiglio per le Adozioni, NdT) insieme a suo padre, membri del Wizengamot, e importanti CapoFamiglia. Comunque, ce ne erano molti altri che non riconobbe, e i cui abiti suggerivano che non appartenevano al Ministero, né all’Inghilterra a dirla tutta.
    Avanzarono all’interno della sala, e suo padre li guidò verso l’area frontale.
    Il soffitto era decorato con fiocchi di seta e cristalli fluttuanti, mentre tutta la stanza era piena di tavolini rotondi riccamente rivestiti, attorniati di ospiti vestiti elegantemente. Draco si focalizzò sui tavolini. Ognuno aveva venti posti a sedere e al centro di ogni piatto c’era una striscia di pergamena con un nome e, talvolta, il titolo o l’occupazione. Draco notò anche che due dei tavoli centrali, che erano proprio al di sotto del palco dove sarebbero stati consegnati i premi, avevano ognuno una sola sedia diversa dalle altre, che sembrava adatta a un sovrano.
    «Draco, tu starai qui,» gli disse suo padre, indicando il tavolo alla loro destra (che era uno di quelli con la sedia regale). «Tua madre e io siederemo al quel tavolo laggiù.»
    Draco guardò dove suo padre stava indicando, domandandosi come mai fossero stati separati.
    «Noi siederemo con Severus, mentre tu starai col Signor Potter,» spiegò piattamente suo padre prima di chinarsi su di lui. «Non c’è bisogno che ti dica che le tue azioni saranno sottoposte a un intenso esame. Non imbarazzare il nome dei Malfoy.»
    «Sì, Padre,» disse obbediente Draco, tornando a guardare il proprio tavolo e trovando che la sua sedia era accanto a quella elaborata. Non gli ci volle molto per capire che quella era la sedia di Harry, specialmente quando notò il segnaposto esagerato.

***Harry J. Potter***
Il Bambino Sopravvissuto
Ordine di Merlino - Prima Classe
Rettilofono ed Esperto Utilizzatore di Serpincanti


    Era circondato da una spessa bordatura dorata lampeggiante, e l’inchiostro era incantato per sbrilluccicare di continuo. Era assolutamente nauseante.
    Certo che ad Harry non sarebbe piaciuto, Draco represse una smorfia mentre i suoi genitori si allontanavano, dirigendosi verso alcuni adulti che si erano radunati intorno al loro tavolo. Decidendo di mantenersi occupato, Draco si prese un momento per vedere chi altro ci fosse al proprio tavolo. Scoprì che Neville era alla destra di Harry, prima di continuare il giro, e lesse:

Andy Hovel — Primo Licantropo Curato
Mr. Jake Hovel — Padre di Andy Hovel
Prof.ssa Pomona Sprite — Capo Casa di Hufflepuff della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Professoressa di Erbologia
Mr. Walter McCaffrey — Primo Licantropo Adulto Curato
Guaritore Hippocrates Smethwyk — Guaritore Responsabile del Reparto Dai Llewellyn
Guaritore Timothy Chekhov — Ricercatore Anziano di Malanni Magici e Maledizioni
Mr. Lee V. Quan — Ex-Licantropo, Membro della Confederazione Internazionale dei Maghi, Rappresentante del Vietnam
Ms. Rita Skeeter — Giornalista della Gazzetta del Profeta
Cornelius Caramell — Ministro della Magia
Ms. Dolores Umbridge — Assistente Speciale del Ministro della Magia
Mr. Amos Diggory — Direttore del Dipartimento sulla Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche
Mrs. Abelie Cagnina — Ricercatrice di Magie Oscure
Mr. Bartemius Crouch Sr. — Direttore del Dipartimento per la Cooperazione Magica Internazionale
Mrs. Emi Vilmire — Giornalista de La Stampa del Mondo Magico
Mrs. Griselda Marchbanks — Direttrice dell’Autorità Esaminatrice dei Maghi, Membro Anziano del Wizengamot
Biglietto Vincente — Sedia N. 18


    Ignorando l’etichetta del “Biglietto Vincente”, Draco sbatté le palpebre, ora capendo davvero perché suo padre era stato così duro con lui. Queste persone erano davvero importanti. Le altre due sedie erano ovviamente riservate a lui e a Goyle.
    Alcuni minuti più tardi, fu raggiunto per fortuna da Greg e Neville, mentre gli adulti che erano con loro si dirigevano a tavoli diversi prima che i due lo raggiungessero vicino al suo tavolo.
    «Hey Draco, aspetti da molto?» Chiese Greg.
    «Non da troppo,» replicò Draco, salutando Neville con un cenno prima di guardare al di là dei suoi amici.
    Erano arrivati la Professoressa Sprite, Amos Diggory e alcuni degli altri adulti.
    «Vorreste cominciare a sedervi, ragazzi?» Chiese gentilmente Amos. «Credo che inizieremo tra poco.»
    Senza bisogno che fosse loro detto due volte, si sedettero, sentendosi un po’ in imbarazzo a stare così vicini alla larga sedia pacchiana riservata ad Harry.
    Comunque, prima che la situazione si facesse troppo scomoda, i tavoli si riempirono (o quasi) e ogni sguardo andò al palco, mentre il Ministro saliva sul pulpito.
    «Signore e Signori, vi ringrazio tutti per essere venuti in questa importante occasione. Come Ministro della Magia, sono estasiato dal poter ospitare questa Cerimonia di Premiazione per due straordinari individui - Severus Piton e Harry Potter,» annunciò Caramell.
    Albus Silente stava in piedi accanto a lui, indossava un medaglione dorato (evidentemente era la sua personale Medaglia per l’Ordine di Merlino) al di sopra del più sgargiante mantello che Draco avesse mai visto. Draco doveva concederlo al Preside. Poteva apparire abbastanza impressionante e intimidatorio se lo desiderava.
    Accanto al Preside c’era una fila di importanti dignitari, impazienti di stringere la mano dei nuovi riceventi dell’Ordine di Merlino. I più tra loro sembravano abbastanza stupidi, a essere onesti. Draco si chiese se l’apparire tanto frivoli fosse un requisito per diventare politici, a prescindere dalla nazionalità.
    Rendendosi conto d’un tratto di essersi perso il resto del discorso di Caramell, Draco tornò concentrato mentre tutti si alzavano d’improvviso, voltandosi verso il punto che il Ministro aveva indicato muovendo il braccio.
    Ne uscirono il Professor Piton e Harry, con l’aria molto potente e intelligente, prima che Caramell facesse cenno a tutti di sedersi di nuovo così che ognuno avrebbe potuto assistere alla parte più attesa della cerimonia.
    Vestito in più strati bordati da ricami bianchi e verdi, Piton strinse le mani tese e ricevette per primo il premio, inchinandosi appena così che il Preside potesse mettergli la medaglia intorno al collo, mentre la sala ruggiva con un applauso.
    Dopo aver accettato le congratulazioni e gli elogi di circostanza, Severus si fece da parte e aspettò il turno di Harry.
    Con indosso un mantello nero e dorato, bordato con un sottile ricamo rosso, Harry si fece avanti, ricevendo un applauso leggermente più forte di quello dell’Insegnante di Pozioni.
    Mentre camminava, teneva il braccio sinistro piegato e poggiato contro il fianco. A una più attenta ispezione, Draco riuscì a vedere Coral arrotolata al suo braccio, in piena vista. Fu divertente guardare le reazioni dei dignitari al serpente, mentre stringevano la mano destra di Harry. Una signora parve quasi svenire, in particolare quando Coral si mosse un pochino. Un altro guardava interessato, fissando Coral e quasi senza degnare di uno sguardo Harry.
    Finalmente, anche Harry ricevette la medaglia e stette accanto a Severus per farsi fare delle foto per la Stampa.
    Draco poté sentire la piuma di Rita Skeeter che scricchiolava scrivendo dietro di lui. Sperò che gli altri giornalisti nella sala avrebbero scritto meglio di quanto sicuramente stava facendo lei.
    Com’è che l’aveva chiamata suo padre? Si chiese. “Una strega maligna con una piuma distruttiva?”
    Caramell tornò sul pulpito e disse altre cose di cui a Draco davvero non importava, fatta eccezione per la parte sulla cena che sarebbe iniziata presto, poi Severus e Harry scesero dal palco e si fecero strada fino ai propri tavoli, seguiti dal resto dei presenti sul palco.
    Draco riuscì a capire che Harry era un po’ nervoso al prendere posto mentre tutti gli altri al tavolo si alzavano di nuovo in segno di rispetto.
    «Permettimi di fare le presentazioni, Signor Potter,» disse il Ministro, affrettandosi al proprio posto che era direttamente di fronte ad Harry al tavolo. «Devo dire che mi rendi orgoglioso di essere Ministro. Servire un giovane cittadino così straordinario!» Gongolò Caramell mentre tutti si sedevano.
    «Grazie, Ministro,» rispose educatamente Harry, gli occhi che si fermarono leggermente sulla pergamena nel proprio piatto.
    Draco non era sicuro che cosa desse più fastidio ad Harry, se il suo segnaposto o il Ministro.
    Caramell fece un giro di presentazioni, sebbene ebbe un problema con l’ultima persona. Un uomo dai capelli rossi che aveva preso posto alla Sedia N. 18 - “Biglietto Vincente”.
    «E il Signor…» Si sforzò. «Il Signor Weatherbe...»
    «In realtà, Ministro, è Weasley, Arthur Weasley,» l’uomo corresse con gentilezza.
    «Ah, ma certo, le mie scuse,» aggiustò rapido il Ministro. «Lei ha vinto il sorteggio per il posto, dovuto a una sfortunata disdetta dell’ultimo minuto.»
    «Sì, Signore. Mi sento piuttosto privilegiato,» disse, prima di voltarsi verso Harry. «Per favore, permettimi di ringraziarti a nome della mia famiglia, Signor Potter. Sebbene non abbiamo mai personalmente incontrato dei Licantropi, mia moglie ed io ora possiamo dormire meglio sapendo che c’è un pericolo in meno nel mondo per i nostri figli.»
    «Prego, Signore,» rispose Harry, non sapendo che cosa dire.
    Il cibo apparve un momento dopo, e Draco colse l’occasione per attirare l’attenzione di Harry prima che potesse farlo chiunque altro.
    «Harry, mio padre voleva che ti dicessi che i Tiger non sono stati in grado di venire stasera perché Vince e suo padre si sono presi una brutta influenza e la Signora Tiger è rimasta a casa a occuparsi di loro,» fece Draco.
    «Oh, spero che si sentano presto meglio, allora,» disse Harry, scoccando un’occhiata al Signor Weasley e capendo di chi fosse la “disdetta dell’ultimo minuto”.
    «Signor Potter, mi sembra di aver capito che hai lavorato con Madama Pomfrey per qualche tempo, per migliorare i tuoi Serpincanti?» Chiese Smethwyk.
    «Sì, Signore,» fece Harry, non sorpreso dalle conoscenze dell’uomo. Tutti a scuola sapevano che lavorava in infermeria durante i fine settimana, dopotutto.
    «Hai fatto progressi in altri ambiti della guarigione?» Domandò, e molti intorno al tavolo diventarono visibilmente impazienti di sentire la risposta di Harry.
    «Beh, sì, un po’,» ammise Harry. «Lei mi sta aiutando con la medicina ricostruttiva, per lo più riguardo alle cicatrici.»
    Il Guaritore Smethwyk era molto interessato, mentre il Guaritore Checkov e la signora Abelie Cagnina (la ricercatrice di magie oscure) stavano visibilmente morendo dalla voglia di fare domande più precise.
    «Perbacco, Harry, piuttosto ambizioso,» disse la Skeeter prima che chiunque altro potesse parlare.
    «Posso chiamarti Harry?» Chiese lei, sebbene non gli diede la possibilità di risponderle. «Il tuo desiderio di curare le cicatrici è causato da quella che porti sulla fronte?»
    Solo le parole di suo padre echeggianti nelle sue orecchie trattennero Draco dal risponderle, ma non ne avrebbe avuto comunque il tempo, perché la Professoressa Sprite si fece avanti.
    «Signorina Skeeter, mi creda quando le dico che tali domande, almeno poste in questo modo, non le faranno ottenere il favore né suo né dei suoi amici, e il Signor Potter ha molti amici,» affermò la Sprite, un leggero tono di avvertimento nella voce.
    Draco si ricordò all’improvviso che la mascotte degli Hufflepuff era un tasso.

O o O o O

    Harry non poté che essere toccato dalla sua difesa da parte della Sprite, e si ricordò ancora una volta quanto fosse grato di essere un Hufflepuff.
    «Perdonami la domanda, allora, Harry,» fece la Skeeter mantenendo a malapena il tono di voce normale.
    Harry le fece un cenno di perdono, decidendo che una risposta silenziosa in questo caso fosse la migliore.
    I Flamel lo avevano avvisato sul conto della donna, e non voleva che le cose precipitassero se poteva impedirlo. Con questo in mente, decise di dare alla Skeeter una sorta di offerta di pace mentre guardava il Guaritore Smethwyk.
    «Quando la gente all’inizio ha scoperto quello che potevo fare, mi hanno chiesto se potessi curare le cicatrici o far ricrescere degli arti. Da allora, sono stato curioso di scoprirlo. Sinceramente non ho mai pensato davvero di curare le mi cicatrici. Sono sempre state una parte di me-» si indicò la fronte, «-oppure qualcosa con cui sono… beh, felice di convivere.» Si arrotolò la manica, rivelando appieno Coral e una parte della cicatrice sulla sua mano e sul polso, parzialmente coperta dalle scaglie vibranti del serpente.
    Harry guardò la Skeeter, incontrando il suo sguardo per un breve momento. Lei sbatté le palpebre e fece un cenno quasi impercettibile.
    Ecco. Non c’era stato bisogno che lui lo facesse, e lei lo sapeva. Lui lo aveva fatto perché lo voleva.
    «Quindi, uh, Signor Potter?»
    Harry si voltò verso Andy, che arrossì subito quando ottenne la sua attenzione.
    «Sì, Andy?»
    «Non che io voglia che tu lo faccia, ma adesso potresti curare la mia cicatrice?» Domandò il bambino, abbassando gli occhi al suo braccio che un licantropo aveva morso un anno prima.
    Harry non poté trattenere un sospiro. «Purtroppo, per adesso, le cicatrici da maledizione sono ancora impossibili da curare per me. Non le comprendo abbastanza da poter manipolare la mia magia nel modo di cui ci sarebbe bisogno. O almeno questo è quello che crede Madama Pomfrey.»
    «Alcuni, inclusa me, credono che le maledizioni influenzino la parte fisica del corpo nello stesso modo in cui lo fanno con la magia dell’individuo,» disse la Signora Abelie Cagnina.
    «È solo una teoria, ma questo sembra supportarla.»
    Harry sbatté le palpebre. «Può dirmi di più riguardo questa teoria?» Chiese lui, pensando immediatamente ai genitori di Neville, proprio come fece anche il suo amico.
    «Certo, sarei felice di-»
    «Per quanto sia interessante tutto questo, temo che per lo più il discorso sarebbe oltre le capacità della maggior parte dei presenti,» li interruppe con aria contrita Crouch Senior, anche se diplomaticamente.
    Harry e coloro che stavano seguendo la conversazione si fermarono ed annuirono lentamente, sentendosi un po’ in colpa ad aver lasciato la maggioranza degli ospiti al tavolo al di fuori di essa.
    «Ti manderò un gufo con alcuni miei appunti più tardi, se lo desideri, Signor Potter,» disse Cagnina dopo un momento.
    «Grazie, sarebbe di grande aiuto per me,» replicò Harry.
    «Beh, Cedric mi dice che sei spesso piuttosto impegnato a suola. Come riesci a fare tutto, Signor Potter?» Domandò Amos Diggory. «È piuttosto sorprendente per un ragazzo della tua età.»
    «Credo che in parte sia perché, prima di Hogwarts, ero sempre impegnato. Ci sono abituato. L’unica differenza ora è quello che mi rende occupato,» disse Harry con un’alzata di spalle.
    «E con che genere di cose eri impegnato prima di Hogwarts?» Chiese Madama Marshbanks, curiosa.
    «Faccende di casa e scuola, per lo più» rispose evasivamente Harry, desiderando d’improvviso che qualcuno cambiasse argomento.
    Per fortuna, il Signor Weasley giunse inconsapevolmente in suo aiuto.
    «Oh, perdonami per questa domanda, ma sono sempre stato curioso, e siccome sei cresciuto nel mondo Babbano… potresti dirmi la funzione di una paperella di gomma?» Domandò il Signor Weasley, facendo sì che alcuni intorno al tavolo roteassero gli occhi o gemessero di nascosto.
    «Oh, um. Sono solo giocattoli babbani che i genitori danno ai bambini per farli giocare durante il bagno,» rispose Harry, ricordando la collezione di paperelle di gomma di Dudley. In qualche modo, avevano tutte perso la testa o la capacità di pigolare o spruzzare l’acqua.
    «Davvero?» Chiese lui, sorpreso per qualche motivo. «Straordinario. Ho sempre pensato che avessero uno scopo più importante.»
    «Hem, hem»
    Harry non poté fare a meno di chiedersi se una creatura agonizzante fosse finita in qualche modo sotto il loro tavolo, prima di rendersi conto che il suono era provenuto dalla donna vestita di rosa di fianco al Ministro.
    «Sappiamo tutti che i Babbani sono inferiori. Perché è così sorpreso, Signor Weasley?» Chiese Madama Umbridge.
    Harry sollevò un sopracciglio, e l’urgenza di controbattere quell’affermazione idiota rapidamente diventò qualcosa che non riuscì a reprimere.
    «Mi scusi, Signora, ma se i babbani sono davvero inferiori, come ha fatto Voldemort a essere ferito da uno di loro quest’estate?» Chiese Harry, sbalordendo quasi tutti al tavolo col rilassato uso del nome del Signore Oscuro. «Certo, i babbani non hanno la magia, ma si arrangiano senza di essa usando macchinari avanzati e la scienza. In più, non è che noi non abbiamo oggetti “inutili”. Voglio dire, onestamente, quanto è utile una Ricordella?»
    Il Signor Lee rise. «Piuttosto corretto, Signor Potter.»
    «Beh, anche così, Signor Potter,» Disse la Umbridge, imperterrita, «Dubito in tutta sincerità che i babbani sarebbero mai stati in grado di fare una cosa anche solo remotamente simile alla cura della Licantropia.»
    «In realtà, Signora, il Professor Piton ha avuto l’idea stessa del “vaccino” proprio dai babbani. Loro fanno vaccini da decenni. È questo il motivo per cui malattie come la Varicella, la Poliomelite e il Morbillo non sono più un problema grave per loro quanto lo erano in passato. Non sto sminuendo il lavoro del Professor Piton, ma lui sarebbe il primo a spiegare che ha iniziato con le tecniche babbane, le ha aggiustate un po’ per adattarle alla magia, e bam! Ha inventato il vaccino. Quindi, in un certo senso, dobbiamo ringraziare i babbani insieme al Professore per la produzione di massa della cura.»
    La Umbridge assottigliò gli occhi, apparendo gravemente offesa.
    :Beh, di certo questa donna è una gran str***a: affermò Coral. Harry concordò silenziosamente.
    Il Signor McCaffrey, che era accanto al Signor Hovel, ridacchiò. «Lo ammetta, Signora, su questo ha ragione lui.»
    La Umbridge sbuffò e guardò il Ministro, senza dubbio cercando un qualche supporto - che lui non volle o non poté fornire. Tornò a guardare Harry. «Beh, vedo che non si può ragionare con te, Signor Potter. Per qualunque ragione ti sia messo in testa che i babbani siano meglio dei maghi, e francamente lo ritengo spavent-»
    «Mi scusi, Signora, ma il Signor Potter non ha suggerito nulla del genere,» si intromise la Signora Vilmire, la giornalista internazionale. «Stava solo puntualizzando che i babbani hanno un modo differente di fare le cose e che hanno fatto alcune cose più a lungo di quanto le abbiamo fatte noi.»
    «Precisamente,» concordò la Signora Marchbanks. «E anch’io credo da molto tempo che abbiamo tanto da imparare dai babbani quanto loro ne hanno da noi. È davvero un peccato che ci sia così tanta animosità e bigottismo tra le nostre due società. Quando ero giovane, immaginavo che sarebbe arrivato un giorno in cui i nostri mondi si sarebbero riuniti, e saremmo stati tutti insieme.» Sorrise tristemente. «Ora so che quel sogno è un po’ naive, ma è ancora bello vedere occasioni in cui impariamo qualcosa dai babbani.»
    Molti al tavolo annuirono, ma se fossero davvero o no d’accordo con la Marchbanks era un’altra questione.
    Per fortuna, prima che la situazione potesse farsi più calda o tesa, la cena sparì e apparvero i dessert.
    «Sì! Amo i tortini alla melassa,» disse Greg, apparentemente incapace di trattenersi.
    Il resto del pasto si svolse senza grandi problemi, sebbene la Umbridge stesse evidentemente fumando dalle orecchie al di sopra della sua banoffie pie*.
    A Harry in tutta onestà non importava affatto, e lanciò un’occhiata al tavolo del Professor Piton. Da dove si trovava, identificò al tavolo Silente, Colin e Dennis Canon, i Malfoy, Madama Pomfrey, Aage Brown, e Remus. Suppose che il suo padrino fosse da qualche parte nella sala, ma non l’aveva ancora visto e non ne aveva un gran desiderio al momento, comunque.
    In quanto ai suoi tutori, erano venuti, ma sotto copertura. Avevano alcune identità fasulle che adottavano quando avevano degli affari al Ministero o alla Gringott, e ora ne stavano usando una: sedevano ad alcuni tavoli di distanza da quello di Harry.
    Anche se non potevano stargli vicino, poiché la cosa avrebbe fatto sorgere delle domande su chi fossero e su come conoscevano Harry, era bello sapere che avevano assistito alla sua cerimonia di premiazione.
    Finalmente, la cena si avvicinò alla fine e il Ministro si alzò e tornò sul palco, rivolgendosi alla sala e ringraziando tutti per essere venuti eccetera eccetera. Con questo, le persone iniziarono ad alzarsi e a dirigersi fuori dalla sala.
    Harry non vedeva l’ora di tornare a casa e si fece strada fino al Preside, che lo avrebbe scortato a casa, o almeno a Hogwarts, dove avrebbe usato il camino fino al cottage dei Flamel.
    Stringendo la mano ad alcune persone mentre passava, provò a ignorare quell’idolatrazione, e fu felice che Draco e Neville stessero facendo da lieve ammortizzante per quanto possibile. Comunque, ad ogni passo, non riuscì a scacciare il presentimento che qualcosa non andava. Fu solo quando raggiunse Silente che si rese conto che la testa gli doleva un po’, e che il dolore veniva dalla cicatrice.
    «Ah, Harry, pronto ad andare?» Chiese piano Silente, mentre le persone intorno a loro si comportavano in maniera fastidiosamente frivola all’avere Harry vicino.
    «Sì, Signore,» riuscì a dire Harry, provando a ignorare le deboli sensazioni che stavano riuscendo a raggiungerlo attraverso il terribile collegamento.
    Apparentemente, il suo disagio fu notato da Silente, e prima che Harry se ne accorgesse, stavano lasciando la sala.

O o O o O

    Vince era confuso. Aveva creduto che sarebbero andati alla cerimonia di premiazione del Professor Piton e di Harry, ma ora non lo stavano facendo. Era accaduto qualcosa? Il Ministero aveva cambiato la data o una cosa simile? Ma che cosa stavano facendo invece? Dove stavano andando? E perché suo padre aveva insistito perché indossassero i loro vestiti migliori se non stavano più andando al Ministero?
    Sapendo che era meglio non esternare le sue domande, fece un passo accanto a suo padre e sua madre e preparò lo stomaco per una Materializzazione di lunga distanza.
    Arrivarono in una radura, e la sensazione aleggiante nell’aria fece innervosire immediatamente Vince; tuttavia, solo quando si voltarono il ragazzo si sentì in pericolo.
    «Ah, siete arrivati.»
    Vince non poteva credere ai suoi occhi.
    Era Voldemort. Il Signore Oscuro. Colui-che-non-deve-essere-nominato.
    Prima che potesse provare a pensare a qualcos’altro, i suoi genitori si inginocchiarono e lui li imitò saggiamente.
    «Sì, mio Signore. Siamo felici di servirvi. E come avete richiesto, è venuto anche mio figlio,» disse suo padre, con la testa ancora china.
    «Vedo,» disse il Signore Oscuro con approvazione.
    Vince era così spaventato che non riusciva a muoversi.
    «Bene, alzatevi. Ho un incarico per vostro figlio.»
    Vince seppe subito che la cosa non portava nulla di buono, e sorprese sé stesso al resistere alle grida che gli lanciava il suo istinto.
    «Vince, vieni con me, figlio. Non c’è nulla da temere,» lo incalzò suo padre parlandogli nell’orecchio, mentre si alzavano.
    Vince non ne era così sicuro, e non lo era nemmeno sua madre. Vince alzò lo sguardo al volto del padre, sperando di trovare qualcosa che spiegasse che cosa stava succedendo, ma non trovò nulla.
    Nulla.
    E questo lo spaventò più del fatto di essere in presenza di Voldemort.
    «Markov, che sta succedendo?» Chiese lei al marito, orripilata.
    Lui non rispose.
    «Vai lì, giovane Tiger,» disse Voldemort, indicando un piccolo cerchio sul terreno, circondato da strani simboli che si ramificavano fino a un altro cerchio, che era occupato dal Signore Oscuro.
    I peli sulla nuca di Vince si rizzarono mentre affondava i talloni nella terra davanti a sé, cercando di fermare suo padre che lo forzava ad avanzare.
    Sarebbe stato il primo ad ammettere che non era mai stato uno intelligente, ma anche lui capiva che c’era qualcosa che non andava per niente bene qui!
    «No, per favore, non voglio,» riuscì a dire, sperando di non essere suonato patetico mentre si spingeva all’indietro contro suo padre. «Papà, fermati!»
    Lui non ascoltò; era come se non ne fosse più in grado.
    Sentì ridere, e notò d’improvviso che non erano soli con il Signore Oscuro.
    C’erano delle persone ammantate di nero che li circondavano.
    «Markov, fermati, perché lo stai facendo?» Gridò sua madre correndo in avanti.
    «No!»
    Apparentemente anche lei aveva capito che qualcosa non andava, e tirò un braccio del marito, provando a costringerlo a lasciar andare il loro ragazzo.
    Vince si divincolò, senza più cercare di capire che cosa stesse accadendo. Tutto quello che sapeva era che voleva… no, che aveva bisogno di andare via mentre vedeva sua madre che tirava fuori la bacchetta dalla manica.
    «Stupeficium!» Gridò sua madre.
    Un raggio rosso di luce venne scagliato in avanti e colpì suo padre, scagliandolo via. Vince inciampò in avanti, cercando di impedire alle proprie gambe di cedere come budino, prima di sentire la mano di sua madre chiudersi amorevolmente sul suo braccio, tenendolo dritto.
    Si preparò per una smaterializzazione, sperando angosciato che sua madre potesse portarlo via da quest’incubo.
    «Donna idiota,» sibilò Voldemort. «Avada Kedavra!»
    La vista gli lampeggiò di verde, prima che Vince vedesse sua madre cadere, e per un lungo istante non riuscì a comprendere quello che era appena successo.
    Il Signore Oscuro ghignò. «Bah, madri...»
    Vince chiuse gli occhi, ripetendosi in continuazione che questo non era reale, che era tutto quanto un incubo, niente di più, ma quando aprì gli occhi, raggelò, capendo dove si trovava.
    Nel cerchio.
    «Ecco, era davvero così difficile?» Chiese Voldemort con un ghigno malvagio mentre gli puntava contro la bacchetta. «Avada Kedavra!»
    Gli occhi gli vennero accecati dal verde, ma questo fu presto sostituito da una brillante luce bianca.
    La morte, decise Vince, non era nulla di cui aver paura.


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Note della traduttrice:

* La banoffee pie è una torta inglese a base di caramello, panna e banana, su una base di biscotti o frolla (tipo cheesecake).


Grazie a chi legge e a chi recensisce!
A presto con il prossimo capitolo, Ultimatum.




   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Blue Owl