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Autore: DjalyKiss94    16/09/2017    1 recensioni
Ambientata durante e subito dopo la caduta dalle cascate di Reichenbach, Sherlock Holmes sarà alle prese con un nuovo mistero:
Chi è Sherlock Holmes?
Senza memoria e senza il suo fedele Watson, che lo crede morto, il detective dovrà affrontare i suoi fantasmi e raccogliere tutti gli indizi, per riuscire a ricordare chi è veramente.
Ci riuscirà?
Ps. Storia ancora da scrivere e quindi potrebbe rimanere incompleta.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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AVVISO: PRESENZA DI LINGUAGGIO VOLGARE.


 
CAPITOLO 13                          PROTEGGERTI
 
CORMOLINO (ZONA NORD)
MERCOLEDì 3 DICEMBRE 1891
ORE 00:00
 
POV ???
 
Sono in piedi sul tetto, nell’ombra.
L’aria invernale che sfiora il mio viso.
 
La situazione è più grave di quello che pensavo.
 
Vittorio, detto Vic, lo sfregiato e Dario il dentista.
Due furfanti, residenti in Cormolino, la cui occupazione preferita è scontrarsi con ubriachi o altri malfattori, del paese e dintorni, e derubare i malcapitati, che si aggirano per le strade della cittadina di notte, quando perdono giocando a carte o scommettendo.
Holmes li avrebbe messi K.O. in pochi secondi.
 
Eppure ora è steso a terra.
I due torreggiano su di lui a suon di colpi di bastone e pugni.
 
Non reagisce, non si difende.
Sento ogni percossa che gli viene inferta; si propaga nel mio corpo come una scossa.
Sento il sangue.
La confusione.
La rassegnazione.
 
Stringo i denti.
I pugni così stretti da sentire la circolazione fermarsi.
Non dovrei intromettermi, sto già facendo troppo.
 
Ma lui è Sherlock Holmes.
L’ho protetto tante volte.
Ho promesso di proteggerlo.
Perché non dovrei farlo adesso?
 
Serro gli occhi.
Inspiro bruscamente dal naso.
L’aria fredda della notte entra, rovente, nei polmoni.
 
Altri colpi, altro sangue.
Un urlo strozzato.
 
Spalanco gli occhi.
 
No.
Basta!
Non posso stare ancora a guardare.
Mi avvicino al bordo del tetto.
Piego le ginocchia e faccio un paio di balzi verso il basso.
Tocco terra senza fare rumore, evitando pattume, assi di legno e bastoni posati al muro.
 
Una goccia di sudore scende lungo la schiena.
Le mani tremano per la tensione.
Schiena dritta.
Un passo dopo l’altro.
Lento, deciso.
 
Un altro urlo.
 
Mi fermo.
Un respiro profondo.
Schiarisco la voce.
 
-Adesso basta.-
 
 
POV HOLMES
 
Respiro corto.
L’aria si è ridotta dopo l’urlo.
 
La terra sfrega contro la mia guancia ad ogni colpo.
Ruvida, fredda.
Dei granelli si attaccano alla mia pelle sudata.
Sangue, saliva e polvere si mischiano dentro la mia bocca.
Sputo per liberarmi del sapore ferroso e amaro che ho nel palato.
 
Un altro colpo.
La testa pulsa.
Conati di vomito risalgono lungo lo stomaco.
 
Sollevo le braccia per proteggermi.
La spalla destra ha ricominciato a dolermi.
 
Le percosse non cessano.
Apro gli occhi.
Cercare qualcosa.
Qualsiasi cosa per difendermi.
 
Niente.
 
Un’ombra improvvisa.
Fulminea.
Cosa è stato?
Me lo sarò immaginato.
 
Un altro colpo di bastone, da dietro.
Alla spalla destra.
 
Dolore improvviso. [1]
 


Dolore lancinante.
 
Il vuoto sotto ai piedi.
Aggrappati. [1]


 
Stringo gli occhi.
 
Non devo mollare la presa. Devo resistere.
Il mondo gira. [1]


 
Urlo.
 
Il mio grido rimbomba.
Musica in sottofondo. Die Forelle. Franz Schubert. [1]


 
Un altro colpo.
 
La Trota.
Una voce maschile che racconta la storia. La canta. [1]
[1] DA Sherlock Holmes – Gioco di Ombre
 
Mi rannicchio ancora di più.
 
Un biglietto.


 
Venga subito quando le è più comodo.
Anche se non è comodo venga comunque. [1]


 
Apro gli occhi e una luce gialla li ferisce.
 
Luce. Bianca. Accecante. Un’alta costruzione. Un faro. [1]


 
Un altro colpo alla schiena che arriva anche alla testa. Serro le palpebre dal dolore.
 
Verrà.

Chi deve venire?
 
Deve venire.
 
Aiuto.
 
Dove siete? [1]
 
-Adesso basta.-
 
I colpi cessano.
Le orecchie fischiano.
Il suono mi arriva ovattato.
 
Una voce lontana.
 
Apro lentamente gli occhi.
Sfocato.
Grugnisco stringendo le palpebre.
Riprovo.
 
Una lunga ombra si staglia sul terreno.
La debole luce del lampione illumina la sua sagoma.
 
Cappotto lungo fino ai piedi nero.
Cappello nero.
Sciarpa e stivali.
 
-Vi ringrazio, Padre. Abbiate cura di voi.-[2]
[2] Dal Capitolo 9 – Primi Indizi
 
 
POV ???
 
-Adesso basta.-
 
Smettono di infierire su di lui e la loro attenzione si sposta su di me.
Bene.
 
-Che vuoi? Levati dalle palle.- dice Dario.
 
Alzo gli occhi al cielo.
Che linguaggio scurrile.
 
-Lasciatelo.- ordino con voce ferma, avanzando ancora.



-Ehi, dod sodo cazzi tuoi. Levati se dod de vuoi preddere adche tu.- mi ringhia Vic, ancora col naso rotto, ruotando il corpo verso di me.
 
Mi fermo e sorrido -Altrimenti?-
Scoppiano a ridere e procedono verso di me.
-Oh, ooooh! Abbiamo un tipo coraggioso qui.- esclama Dario sogghignando.
-O stupido. Cosa vorresti fare stecchido? Divedtare udo dei biei stuzzicadedti?- continua Vic, il cappotto blu scuro aperto, che svolazza ad ogni passo, lungo fino alle ginocchia.
 
Respira.
Concentrati.
 
Apro i bottoni del cappotto per agevolarmi nei movimenti.
Sistemo i guanti in pelle nelle mani.
Calco il cappello in testa.
Vedo Holmes guardarmi.
Respira affannosamente.
Coperto di lividi e sangue.
 
Distolgo lo sguardo e lo fisso sui due malfattori, ribadendo silenziosamente la mia posizione.
 
-Bede, lo hai voluto tu.- dice Vittorio.
 
Prende la rincorsa per sferrarmi un pugno frontale.
Con uno scatto piego, all’ultimo momento, le ginocchia.
Afferro le sue gambe, faccio leva con testa e schiena, e le sollevo verso l’alto, portandole dietro di me.
Prendo un profondo respiro: do una spinta e mi alzo in piedi.
Puff! Magro ma pesante!
Fa una capriola e finisce schiena a terra.
Lo sento rilasciare uno sbuffo strozzato a causa dell’impatto.
 
Velocemente, mi giro verso di lui per averlo di fronte e faccio qualche passo indietro.
 
-Ehi!- Dario tenta di afferrarmi, ma nella foga, prende la manica destra del cappotto.
Buona idea!
Tiro il braccio, ruotando di 360°, e mi spoglio dell’indumento lasciandoglielo tra le mani.
Il freddo della notte mi avvolge.
Lego meglio la sciarpa intorno al collo e porto le estremità dentro la giacca, in modo da non lasciarle penzolanti.
L’uomo, irritato, sbatte a terra il cappotto e prende il bastone.
Tenta di colpirmi una volta alla testa. Mi abbasso nuovamente.
Poi prova a colpirmi le gambe. Faccio un piccolo salto atterrando sul bastone, sbilanciandolo verso il basso, per poi, con un altro balzo, salirgli sopra la schiena, poggiando i piedi sul soprabito marrone.
 
Perde l’equilibrio e si ritrova con la faccia in terra.
Scendo dal suo dorso, guardandomi attorno.
 
-Attento!- grida con voce strozzata Holmes.
 
Mi volto di scatto, dietro di me, e vedo Vic avanzare rabbioso con un coltello.
Da un primo fendente, in orizzontale, e faccio appena in tempo ad indietreggiare: riesce a prendere la giacca facendo un taglio trasversale nella stoffa, sfiorando la sciarpa sottostante.
 
Lo guardo strabuzzando gli occhi e la bocca semi spalancata dallo stupore.
Prova un altro colpo e io balzo nuovamente all’indietro; questa volta non riesce a prendermi.
Lo vedo ritrarsi per attaccarmi frontalmente.
Mi sposto di lato e gli prendo il polso destro armato; tiro verso di me e, poi ruotando, glielo porto dietro la schiena. Stringo il suo braccio portandolo verso l’alto; dopo qualche secondo, gemendo, molla la presa sul coltello.
Prova a voltarsi e ad aggredirmi; lo prendo per il polso e, girando, lo lancio tra i rifiuti, facendo un fracasso infernale.
 
Vedo la lama a terra e gli do un calcio, allontanandola il più possibile dalla sua presa.
 
-Ora mi hai stancato!- Un colpo secco, dolore alla schiena.
Stramazzo al suolo, il mio corpo sfrega contro la terra, sporcandomi di polvere dalla testa ai piedi.
 
Alzo lo sguardo.
Di fronte a me, a distanza di una decina di metri, c’è Holmes: sta cercando di rialzarsi ma stramazza al suolo, ogni volta, con un gemito.
 
Mi volto verso il mio aggressore, che ora si trova al mio fianco destro.
Dario. Vigliacco.
Lo vedo torreggiare su di me brandendo un altro bastone, di metallo stavolta.
Ha il volto contratto dallo sforzo; deve essere molto pesante.
 
Carica la mazzata.
Strabuzzo gli occhi.
Ruoto velocemente di 360° a sinistra due volte.
Sento il suono metallico sul terreno, andare a vuoto dietro di me. Il suolo vibra per qualche secondo.
Che colpo!
 
Mi stendo pancia in terra, i palmi al lato del torace.
Mi sollevo leggermente da terra con le braccia e piego di scatto le ginocchia verso l’interno, fino a trovarmi, in posizione fetale, con i piedi per terra.
 
Alzo lo sguardo.
Lo vedo avvicinarsi.
 
Mi alzo e indietreggio di qualche passo, ma con la mano tocco qualcosa dietro di me.
Muro.
Fine della corsa.
Deglutisco.
 
Sta caricando il colpo.
Guardo in basso.
Nella colluttazione di prima, una bretella si è staccata dalle braghe e le pinze delle altre tre rimanenti, a malapena tengono la stoffa.
 
Idea!
 
Quando lo vedo con le braccia completamente alzate, pronto a sferrare l’attacco, scatto in avanti.
Tiro giù con forza i pantaloni lasciandolo con i mutandoni.
Sul suo volto compare un’espressione sorpresa, per poi diventare furente.
Mi sposto dietro di lui.
Tenta di fare un passo ma, a causa dei calzoni aggrovigliati alle caviglie, non ci riesce e il peso del bastone lo sbilancia in avanti.
Inciampa e cade contro il muro.
 
Il colpo stacca qualche pezzo dalla parete. Il suono quasi assordante nel silenzio della notte
 
Prendo le bretelle e le lego intorno al groviglio di stoffa tra le gambe di Dario, in modo da non liberarsi facilmente.
 
Mi alzo in piedi e indietreggio.
-Oh!- esclamo.
Qualcuno si butta a forza su di me facendomi cadere a terra.
Porto le mani avanti e attutisco l’atterraggio, ma un peso cala su di me, facendomi gemere e spiaccicare la guancia al suolo.
La polvere graffia lievemente la mia faccia e si attacca, fastidiosamente, alla pelle.
Un pugno al fianco, un altro e poi due braccia mi tirano su.
Gemo dolorante.
Vic mi prende per le spalle, bloccandomi.-Preso!-
Mi dimeno ma ho le mani dietro la schiena, il corpo pressato contro il suo.
 
Dario si rialza in piedi e, incespicando, tenta di avanzare verso di noi.
La tempia destra sanguinante e il volto pieno di graffi.
 
Vic, porta il braccio destro intorno al mio collo e con l’altra mano mi tiene immobile. -Ora te la facciabo pagare, bastardo!- ringhia nel mio orecchio.
 
Respiro affannosamente.
Pensa, pensa.
Le mie dita sfiorano della stoffa: il cappotto di Vittorio.
 
Movimenti decisi e veloci.
 
Inspiro e rilasso i muscoli.
 
Mordo forte il braccio attorno al mio collo e gli pesto un piede. Molla la presa.
Gli do un colpo di nuca nel naso. Urla.
Stringo i bordi del cappotto, ruoto le braccia verso l’esterno e tiro forte portando le mani verso l’alto, per poi riabbassarle tra me e lui, coprendogli il viso.
Mollo un lembo e mi porto dietro Vittorio, per poi riafferrarlo; faccio passare le due estremità del capotto sotto le sue braccia e le lego dietro la sua schiena. [3]
[3] Se non sono stata abbastanza chiara,
proverò a farvi una dimostrazione pratica
nel prossimo capitolo.
 
Dario, ancora impedito nei movimenti, cerca di avvicinarsi più velocemente.
-Ehi, amico, penso che questo sia tuo!- gli dico spingendogli il compare con un calcio.
Vittorio fa qualche passo alla cieca, tentando di tenersi in piedi, per poi crollare addosso a Dario; entrambi stramazzano a terra.
 
Raccolgo il cappotto nero da terra e, sbattendoci sopra le mani, lo spolvero.
Infilandomelo mi avvicino, calcando, poi, bene il cappello ancora sulla testa.
-Ne avete avuto abbastanza?- chiedo arrivando ad un passo da loro.
 
Dario si alza, ancora con i calzoni alle caviglie -Ce ne andiamo! Ce ne andiamo!-  esclama incespicando mentre prende Vittorio per un braccio, portandolo via.
Spariscono dietro l’angolo del vicolo, nel buio della notte.
 
Sospiro e chino la schiena, chiudendo gli occhi e posando le mani sulle ginocchia.
È andata.
Riapro le palpebre e vedo, a testa in giù, lo squarcio sulla giacca.
Accidenti, c’è mancato poco che-
Sento un gemito alle mie spalle.
Raddrizzo la schiena.
Holmes!
Mi volto e mi dirigo verso di lui; in pochi secondi sono al suo fianco.
Poso le ginocchia a terra.
Inspiro tra i denti: sono un po’ doloranti dopo che quel malfattore mi si è gettato sopra.
Vi guardo.
Respirate pesantemente.
Avete vari lividi lungo il corpo e chissà quali altre contusioni, ora coperte dai vestiti.
Alcuni punti di sutura hanno ceduto e la ferita alla testa si è riaperta.
Il sangue, per fortuna non copioso, vi imbratta i capelli.
Cerco il fazzoletto nella tasca del cappotto.
 
Sbatto gli occhi un paio di volte.
 
Aumento la velocità della mia corsa e in pochi secondi sono al vostro fianco.
Sento la terra e le pietre pizzicarmi la pelle, anche attraverso gli abiti.
Avete una ferita alla testa, il sangue scende lungo la tempia.
Prendo il mio fazzoletto e ve lo poggio con cura sulla ferita, tamponandola. [4]
[4] Dal Capitolo 2 - Respira
 
Scuoto la testa.
Deja-vu.
 
Sherlock Holmes… Ma io dico… una giornata ordinaria, no?
Dovete sempre cacciarvi nei guai?
E se l’amnesia fosse peggiorata?
Sospiro.
 
Prendo la pezza e la poso sul taglio.
Trattenete il respiro e aprite di scatto gli occhi.



Vi tendete come una corda di violino, cercando quasi di alzarvi e afferrate di scatto il mio polso stringendolo con forza, da sopra il guanto.
Sussulto dalla sorpresa.
Ahio!
Ferito si ma ha ancora energie a sufficienza per rompermi il braccio.
-Shhhh. Va tutto bene.- sussurro muovendo con calma l’arto, per sciogliere la vostra presa ferrea -State giù.- continuo spingendovi con attenzione a terra con la mano libera.
I vostri muscoli si rilassano piano, piano e il respiro ritorna regolare; anche la stretta si allenta.
Chiudete gli occhi mentre tornate giù, emettendo dei lamenti di dolore.
Tentate di riaprire le palpebre ma non ci riuscite.
La vostra mano è ancora attorno al mio polso mentre continuo a tamponare la ferita. Ad un certo punto stringete lievemente la presa.
Mi volto a guardarvi.
 
-V-venga subito… quando le è più comodo.- incominciate a dire con un sussurro -Anche se non è comodo… venga comunque.- La vostra voce è rauca, affaticata. Vi portate la mano libera alla spalla destra e aprite leggermente gli occhi, sorridendo stancamente.



-Siete venuto.- mormorate prima di addormentarvi. La stretta sul mio polso si affievolisce definitivamente.
 
Quindi i ricordi stanno riaffiorando.
Bene, ma… era necessario farsi prendere a bastonate?
Lo guardo scuotendo la testa -Non vi ho neanche ringraziato per avermi avvertito, prima.- libero il polso e gli stringo la mano. -E dovrei essere io a proteggervi.- sospiro.
 
Gli lascio la mano e facendo leva sulle ginocchia, mi alzo guardandomi attorno.
Rabbrividisco. Che freddo!
-E adesso?- dico strofinandomi le mani.
Devo portarlo al riparo; ha bisogno di cure e di riprendere le forze.
Comincio a camminare avanti e indietro.
Vediamo…
In ospedale? Sbuffo. Non se ne parla! Scapperebbe nuovamente alla prima occasione.
In Chiesa? Se rimane privo di sensi per molte ore potrebbero scoprirlo e io non posso sempre vegliare su di lui.
 
Stringo il ponte del naso tra il pollice e il medio.
Incrocio le braccia al petto e lo guardo.
Allora dove vi porto?
 
 
 
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PROSSIMO AGGIORNAMENTO
TERMINE MINIMO                25 SETTEMBRE
TERMINE MASSIMO             30 SETTEMBRE
 
Angolino dell’Autrice
 
Ciao ragazziiiii!!!! =D
Perdonate il ritardo di 24 ore ma ho avuto problemi con il computer.
Non vi dico questo capitolo… un parto! Praticamente ho finito di scriverlo ieri sera!
La parte sul combattimento è stata la più difficile ma mi ha divertito un casino scriverla!
Spero vi piaccia!
Solo una cosa… Die Forelle… mamma mia i brividi riascoltando quella canzone… ansia!!
 
Io ringrazio ognuno di voi che leggete, seguite e votate la mia storia!
Se avete qualche consiglio o qualche domanda lasciate pure un commento!
 
Alla prossima! La vostra Djaly!
  
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