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Autore: LazySoul    16/09/2017    1 recensioni
Hermione Jane Granger si trova in cella, imprigionata nella sua stessa scuola e costretta ai lavori forzati ed a giornalieri interrogatori e torture. Ma dove è finito Draco Malfoy? il ragazzo di cui si è innamorata e che gli aveva promesso di salvarla?
Dal I capitolo:
Sapevo cosa aspettarmi, ogni volta era più o meno simile alla precedente: domande su domande che mi venivano poste dalla voce stridula della “Signora”, che altro non era che Bellatrix Lestrange, il mio mutismo che la faceva andare su tutte le furie, minacce di morte, torture, dolore... tanto dolore, ma poi finiva e io mi ritrovavo scaraventata nella mia cella a leccarmi le ferite come un animale.
Sì, all’incirca era sempre la stessa storia.
Era come andare dal dentista, ed io lo sapevo bene dato che entrambi i miei genitori lo erano: ti sedevi sul lettino, soffrivi un po’ nel momento del controllo o dell’impianto dell’apparecchio o di qualsiasi altra “diavoleria babbana” per avere una dentatura perfetta, ma poi finiva e tu sapevi che non sarebbe durato molto il dolore, che presto sarebbe passato...
Attenzione: Questo è il sequel di un'altra storia: "Mai Scommettere col Nemico"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Luna Lovegood, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron, Lucius/Narcissa, Pansy/Theodore
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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Consiglio di leggere prima qua: Capitolo decimo

22. Trust, love and fights
 

«Solo una volta al mese», borbottai tra me e me, mentre mi dirigevo con passo di marcia verso il bagno.

Presi una delle pastiglie Sorriso Smagliante 24h, lasciando che mi si sciogliesse in bocca e poi tornai in camera, non riuscendo a stare ferma per il nervosismo.

Mi sfilai i pantaloni di Malfoy e la maglia, rimanendo in mutande davanti all'armadio, alla ricerca di qualcosa di comodo da indossare per la notte.

La maglietta che avevo usato fino a quel momento come pigiama era scomparsa, probabilmente l'aveva presa Breedy per lavarla o almeno era quello che avevo immaginato quando non l'avevo trovata al suo solito posto.

Mi passai le mani sulle braccia sfregando la pelle per il freddo, nel tentativo di scaldarla.

Ero indecisa se rubare una maglia o una felpa.

Se avessi avuto ancora la mia bacchetta avrei trasfigurato uno dei tanti completi eleganti di Malfoy in un semplice, caldo e comodo pigiama; bastava pensarlo per sentire un sorriso beato illuminarmi il volto. Probabilmente a Malfoy l'idea non sarebbe particolarmente piaciuta, ma io ero arrabbiata con lui al momento, quindi entusiasta di qualcosa che avrebbe potuto provocato il suo cattivo umore.

«Solo una volta al mese, vorrei vedere te», borbottai, mentre recuperavo alla fine un maglione color antracite, che doveva stare grande allo stesso Malfoy, dato che mi copriva abbastanza da nascondere il sedere.

Inspirai a fondo il profumo di pulito misto all'odore di Draco e un sorriso involontario comparve sulle mie labbra. In quel momento decisi che non gli avrei mai più restituito quell'indumento, l'avrei tenuto come ostaggio per sempre.

Mi diressi verso il letto e mi ci sedetti.

Harry non aveva specificato quando sarebbe avvenuto l'attacco e, dentro di me, speravo avremmo avuto qualche ora di sonno prima di dover combattere. Quel giorno, come quelli precedenti erano stati tremendamente stancanti; non solo mi era arrivato il ciclo, ma ero anche dovuta scendere nella Camera dei Segreti per recuperare la zanna del Basilisco. Non proprio la tranquilla giornata che avevo sperato di avere.

Appoggiai la schiena alla testiera del letto e intrufolai le gambe sotto le coperte, così da tenerle al caldo e chiusi momentaneamente gli occhi, in attesa di sentire la porta aprirsi e veder tornare Malfoy.

Ero proprio curiosa di vedere se avrebbe provato a scusarsi, o avrebbe eluso il litigio di poco di poco prima, fingendo che nulla fosse accaduto e parlandomi come se niente fosse.

Conoscendo la sua codardia probabilmente avrebbe optato per la seconda opzione e, in caso avesse notato che non stava funzionando, avrebbe iniziato a dire cose sdolcinate per rabbonirmi.

Feci una smorfia; la convivenza forzata non mi faceva affatto bene. Il fatto che cominciassi a prevedere le sue mosse era chiaramente segno della troppa intimità che stavamo condividendo.

Mi lasciai scivolare verso il basso, fino a quando non fui totalmente sdraiata sul materasso, la testa adagiata sul cuscino morbido.

Decisi che se avessi chiuso gli occhi per qualche istante non sarebbe successo nulla. Volevo solo riposare gli occhi, qualche secondo.

La mia mente cominciò quasi immediatamente a seguire fili logici assurdi, tanto che nell'arco di quelli che mi parvero dieci secondi, finii a pensare alla prozia Claire e a chiedermi come stessero i miei genitori. Con tutto quello che era successo avevo avuto poco tempo per pensare a loro e mi sentivo in colpa per non essermi preoccupata molto della loro situazione.

"Sono dalla prozia Claire, non hai nulla di cui preoccuparti", disse una vocina nella mia testa, e decisi di ascoltarla, nella speranza che avesse ragione.

Alla fine della guerra, se mai fossi sopravvissuta, avevo intenzione di andare subito da loro e accertarmi che stessero bene. E non lo facevo perché sapevo che la prozia Claire era una bravissima cuoca e mi avrebbe riempito di prelibatezze. Non solo almeno.

Mi avvolsi maggiormente nelle coperte, inspirando a fondo l'odore inebriante di Malfoy.

Cercai di ricordarmi di essere arrabbiata con lui per il suo commento superficiale ed estremamente inopportuno. Ma era difficile tenergli il muso, soprattutto quando mancavano poche ore all'inizio di una guerra le cui sorti erano impossibili da prevedere. Non volevo trascorrere quelli che sarebbero potuti essere i nostri ultimi momenti insieme a tenergli il muso.

Aprii gli occhi quando sentii la porta aprirsi e incontrai gli occhi chiari di Malfoy; aveva un'espressione guardinga e si richiuse l'uscio alle spalle facendo il minor rumore possibile.

«Ti ho svegliato?», chiese in un sussurro, posando il mantello e la bacchetta sul tavolo, prima di raggiungermi in poche falcate.

Spostai la testa, così da poterlo guardare in viso senza dovermi sollevare: «Non stavo dormendo», gli dissi, senza interrompere il contatto visivo.

Allungai una mano, facendola sgusciare da fuori le coperte e l'allacciai al tessuto morbido della manica del suo maglione: «Abbassati».

Sul suo viso era ben visibile la perplessità, oltre ad una punta di curiosità.

Si sedette sul bordo del letto, in modo da non schiacciarmi col suo peso e avvicinò il volto al mio.

La stanza era poco illuminata; il suo viso era solcato da zone d'ombra che mettevano in risalto i suoi lineamenti.

«Sei riuscito a parlare con Zabini e Luna?», gli chiesi, spezzando il silenzio.

Draco annuì: «Quando li ho lasciati si stavano preparando per andare dalla Dama Grigia», rispose, muovendo un braccio alla mia sinistra, in modo da sovrastarmi con la sua figura.

Il modo impacciato in cui si muoveva, come se temesse da un momento all'altro di mettere un passo in fallo e di essere sbranato mi fece sorridere: «Bene», dissi, allungando nuovamente la mano per afferrare la sua, disegnando cerchi concentrici col pollice sulla sua pelle.

Non potei fare a meno di immaginare la sua mano fredda a contatto col mio corpo bollente e il pensiero mi fece arrossire; sperai che il buio nascondesse il mio imbarazzo.

«Sono ancora arrabbiata con te», dissi, osservando le sue spalle irrigidirsi: «Ma non ho voglia di litigare», continuai, spostando la mano lungo il suo braccio, fino alla sua spalla.

Insinuai le dita tra i suoi capelli fini, poi gli afferrai la nuca e lo spinsi verso il basso, facendo scontrare le nostre bocche.

Lo sentii inspirare a fondo, mentre prendeva le redini del bacio, insinuando la sua lingua tra le mie labbra. Fu un bacio dolce, breve e intenso.

Prima che me ne potessi rendere conto aveva già allontanato il viso, così da poter allacciare i nostri sguardi: «Promettimi che rimarrai qua durante la battaglia», sussurrò, prima di assalire nuovamente le mie labbra.

Comprendevo la sua apprensione; non avevo una bacchetta, come avrei potuto difendermi? Ma c'erano tante altre cose che avrei potuto fare; avrei potuto aiutare i feriti, avrei potuto aiutare a nascondere i più giovani o a liberare i prigionieri dalle loro celle.

Non poteva impedirmi di essere utile, non potevo permetterglielo.

«Non ho intenzione di mettermi in prima linea, non sono pazza», mormorai, quando la sua bocca lasciò la mia: «Ma voglio poter dare una mano».

Uno sguardo colmo di tristezza attraversò il suo viso: «Se ti dovesse succedere qualcosa, io... Non hai la bacchetta, Hermione! Come potresti difenderti?»

Afferrai il suo viso tra le mani, impedendogli di interrompermi nuovamente con un bacio: «Ci sarai tu a proteggermi», sussurrai, sfiorandogli la fronte con le dita, in modo da distendere le rughe d'espressione che si erano formate.

Fu il mio turno di iniziare il bacio questa volta, stringendo con forse troppa foga i suoi capelli e facendolo gemere dal dolore.

«Non sono stato in grado di proteggerti l'ultima volta», sussurrò, il suo tono di voce colmo di rimpianto: «Dovresti aver imparato che non dovresti affidarti a me».

Risi delle sua parole, regalandogli un fugace bacio a stampo: «Sono stata pazza a fidarmi del nemico», gli diedi ragione, sorridendo tristemente: «Ma sono stata ancora più incosciente».

Draco sollevò un sopracciglio, osservandomi con curiosità: «Tu? Hermione Granger? Incosciente? Non ci credo».

Si districò dalla mia presa, giusto il tempo di sfilarsi le scarpe, poi si infilò sotto le coperte con me, avvolgendo il mio corpo bollente tra le sue braccia fredde. Rabbrividii per il contatto, ma non mi ritrassi.

«Invece dovresti crederci», sussurrai, giocando coi suoi capelli: «Perché oltre a fidarmi di te, ho finito coll'innamorarmi».

Quando quelle parole abbandonarono le mie labbra sentii una strana sensazione all'altezza dello stomaco; sembrava che una mano dalla forza disumana avesse lacerato la mia pelle e la carne in modo da poter arrotolare gli organi gli uni agli altri, creando uno strano groviglio doloroso.

Gli occhi di Malfoy erano colmi di stupore e non sembrava spaventato dalla mia confessione; ciò mi diede la forza di sorridergli, anche se timidamente.

«Innamorata del nemico», sussurrò, allargando le labbra in uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto: «Non avrei mai pensato che fossi tanto sconsiderata».

«Lieta di essere ancora in grado di stupirti», dissi, sorridendogli.

«Durante la battaglia non ti allontanerai da me», mormorò, giocando coi miei capelli: «Rimarremo nelle retrovie, aiuteremo nelle mansioni che non richiedono necessariamente l'uso della magia e...»

«Draco», lo interruppi, desiderosa di porgergli una domanda che stazionava nel mio cervello da fin troppo tempo: «Non so se ti ricordi», borbottai, mordendomi il labbro inferiore: «Ma ogni tanto mi torna in mente quella sera, quando eravamo di ronda e...», le parole mi rimasero incastrate in gola; come avrei potuto chiederglielo?

«Sì?», chiese lui, con la fronte corrugata.

«Vorrei chiederti il perché di quella lacrima», sussurrai, sperando di non spaventarlo o farlo arrabbiare con la mia curiosità. Prima non avevo mai avuto il coraggio di chiedergli spiegazioni, ora pensavo che, dopo ciò che gli avevo confessato, per lui fosse d'obbligo rispondermi.
 

(N.d.A. Hermione fa riferimento al decimo capitolo di "Mai Scommettere col Nemico")
 

Aggrottò ancora di più la fronte, poi sembrò capire a cosa mi riferissi e uno sguardo incerto gli distorse i lineamenti.

«Non ricordo precisamente», provò a dire, ma io sollevai gli occhi al cielo e lo colpii al petto con la mano, pretendendo che mi dicesse la verità.

«Mi piacevi da anni e temevo, con la scommessa, di aver sbagliato tutto», mormorò, gli occhi chiusi e i lineamenti tesi: «Di averti portata tra le mie braccia nel modo peggiore che si potesse immaginare e che tu in realtà non saresti mai stata veramente mia».

Puntò i suoi occhi nei miei, c'era talmente tanta dolcezza e sentimento che non avevo bisogno di sentirgli dire le parole "Ti amo", erano lì, sul suo volto, nello sguardo e nel lieve sorriso che illuminava il suo viso.

«Pensavo che non saresti mai stata mia, che ci fossero troppi ostacoli tra di noi e che non saremmo mai riusciti a superarli. Ero certo che avrei finito col farti stare male, comportandomi nel modo sbagliato, dicendo», sorrise, facendomi pensare al nostro litigio precedente: «Sciocchezze e allontanandoti irrimediabilmente da me. Inoltre sapevo che avrei dovuto ricevere nell'arco di qualche settimana il marchio nero; il pensiero di come avresti potuto reagire alla vista del...»

Premetti le mie labbra contro le sue, interrompendolo.

Mi ero sempre domandata perché avesse reagito a quel modo quella sera di poche settimane prima, ma mai avrei potuto immaginare che il motivo dietro a quella lacrima ero proprio io. Una calda sensazione mi inondò il petto e lo stomaco, sostituendo la morsa di incertezza e preoccupazione che avevo provato fino a poco prima.

Saggiai le sue labbra con calma, cercando di trasmettergli tutto l'amore che provavo. Con quel bacio volevo dirgli che io ero lì e che non l'avrei lasciato andare, mai; che avrei combattuto al suo fianco ogni battaglia che la vita ci avrebbe destinato.

Mi strinse in un forte abbraccio, privandomi quasi del poco fiato che avevo in corpo.

Quel bacio dolce era diventato necessario e vorace; conteneva tutta la nostra paura, tutte le parole non dette e tutti i rimpianti che avevamo.

«E se rimanessimo qua?», chiese, appena riuscimmo a separarci quel tanto che bastava per guardarci negli occhi.

«Intendi nascosti in camera tua? Durante la battaglia?», domandai, la fronte aggrottata.

«Preferisco fare il codardo e sopravvivere, piuttosto che l'eroe e morire», sussurrò, chiudendo per pochi secondi le palpebre: «Non voglio perderti, non ora che ti ho finalmente trovata».

«Mi hai trovata sei anni fa, su un vagone del treno per Hogwarts», lo corressi, ridendo della sua espressione scocciata.

«Ecco la saccente Granger di cui non sentivo per nulla la mancanza», ribatté, facendo una smorfia particolarmente ridicola, tanto da sembrare un furetto; con il naso arricciato, le labbra strette e gli occhi chiusi a fessura in quel modo.

«Bugiardo», dissi, facendogli una linguaccia, senza riuscire a trattenere le risate, dovute alla sua precedente smorfia.

«Rimaniamo qua», ripeté, gli occhi colmi di speranza; non sembrava disposto ad arrendersi, malgrado pensavo fossimo già giunti al compromesso di non combattere in prima linea, ma di essere comunque utili nelle sorti della guerra rimanendo nelle retrovie.

«Non posso», ammisi, distogliendo lo sguardo.

Capivo perfettamente il suo punto di vista, ma non sarei riuscita a nascondermi sapendo che i miei amici avrebbero combattuto contro Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato per salvare il Mondo Magico.

«Dovevo provarci», mormorò, sollevandomi il mento, così da far scontrare i suoi occhi coi miei: «Rimarremo nelle retrovie, insieme».

Annuii, sorridendogli grata, prima di appoggiare il viso contro il suo petto, così da sentire il suo cuore battere forte a pochi centimetri dal mio orecchio destro e lasciarmi cullare dal suo ritmo cadenzato. Draco appoggiò il mento sulla mia testa, stringendo la presa intorno al mio corpo.

«Pensi che quando questa guerra sarà finita, le lezioni qui ad Hogwarts riprenderanno normalmente, come se nulla fosse accaduto?», chiesi in un sussurro, decisa a non voler disturbare la pace di cui sembravamo entrambi prigionieri.

«Penso di sì», rispose, posando un bacio contro i miei capelli: «Ti mancano le lezioni».

La sua affermazione mi fece sorridere; mi conosceva più di quanto fossimo entrambi disposti ad ammettere.

«Mi manca la monotona routine di lezioni, compiti e poi studio. Tutto questo stress, la paura...», mormorai, lasciando la frase in sospeso, mentre scuotevo appena il capo, sfregando la pelle delle guance contro il tessuto morbido del maglione che indossava Malfoy.

«Vedrai che presto sarà tutto finito», tentò di consolarmi Draco, baciandomi nuovamente il capo: «Sfregiato riuscirà a fare qualcosa di buono nella sua vita e a sconfiggere una volta per tutte il Signore Oscuro».

Alzai gli occhi al cielo, chiedendomi se sarebbe mai riuscito a comporre una frase sui miei amici senza insultarli.

«Dopo di che, vedremo di trovargli un hobby che non sia essere la causa principale di morti e guerre. Qualcosa di meno pericoloso, come giocare a scacchi o leggere».

Sbuffai e spinsi le mani contro il suo petto, allontanandomi da lui: «La smetti? Non è colpa di Harry se...»

Non mi lasciò finire: «Certo che è colpa sua, Sfregiato deve sempre essere al centro dell'attenzione, altrimenti...»

Fu il mio turno di interromperlo: «Non è vero! Se c'è qualcuno che vuole sempre essere al centro dell'attenzione, quello sei tu!»

Malfoy alzò gli occhi al cielo: «Ti risulta per caso che mi faccia chiamare "il bambino sopravvissuto" dall'intero Mondo Magico, facendomi acclamare come una divinità?», mi chiese con una smorfia in volto.

«Cosa c'entra?», ribattei, colpendolo al petto col palmo della mano: «Sei solo geloso del fatto che...»

L'istante dopo il corpo di Malfoy mi sovrastava e la sue labbra avevano zittito le mie con un bacio rabbioso. Affondai le dita tra i suoi capelli, tirandoglieli, nel tentativo di allontanarlo. Gli morsi le labbra, gli colpii il petto coi pugni e cercai di liberarmi dalla presa ferrea delle sue mani sul mio corpo, ma era tutto inutile.

Ero arrabbiata con lui per ciò che aveva detto, e il suo tentativo di rabbonirmi con un bacio mi faceva innervosire ancora di più.

Mugugnai contro le sue labbra, cercando di insultarlo malgrado la sua bocca premuta contro la mia non me lo permettesse.

Quando la sua mano destra raggiunse il mio petto, non potei fare a meno di gemere per il piacere; durante il ciclo il mio seno era particolarmente sensibile, tanto che ci vollero meno di tre secondi prima che i capezzoli mi si inturgidissero.

Non riuscivo a capire come finissimo sempre col litigare per delle sciocchezze; passando dall'andare d'accordo all'urlarci contro, per poi concludere il tutto con una sessione di baci e pomiciate che avrebbero fatto arrossire perfino la dea greca dell'amore, Afrodite.

«Insopportabile, furetto», provai a dire contro le sue labbra, anche se ciò che uscì dalle mia labbra fu qualcosa simile a: «Nsporable frto».

Sentii le sue spalle e il petto tremare per la risata che stava provando a trattenere. Lo colpii alla spalla con il pugno sinistro, ottenendo come risultato la libertà.

Il suo volto si allontanò dal mio e il suono della sua risata riempì il silenzio della stanza: «Sei adorabile quando cerchi di resistermi».

La sua arroganza mi fece assottigliare lo sguardo.

«Borioso che non sei altro», esclamai, cercando di sgusciare via dalla sua presa, ma ottenendo il risultato opposto: la sua mano si strinse ulteriormente sul mio seno destro, sottoponendo il capezzolo a una pressione tale da farmi chiudere gli occhi per il doloroso piacere.

Scostò le coperte quel tanto che bastava per permettergli di sollevare il maglione che indossavo, scoprendo il mio ventre e petto e coprendo il mio volto rosso per la vergogna.

«Cosa stai...?», cercai di chiedergli con la voce smorzata dal tessuto del maglione che mi impediva di vedere, ma un suono strozzato mi usci di bocca quando le sue labbra iniziarono a dedicarsi con fin troppa perizia ad una lenta e insopportabilmente dolce tortura al mio seno sinistro.

«Non ti fermare» lo incitai, mentre cercavo di liberarmi del maglione.

Appena finii la frase, le sue labbra si allontanarono dalla mia pelle. 

Quando riuscii a guardalo in viso, notai il suo sorriso compiaciuto e desiderai poterglielo cancellare dalla faccia con un pugno.

«La Lovegood e Blaise potrebbero arrivare da un momento all'altro, vuoi davvero che continui?», mi chiese, sollevando un sopracciglio, i lineamenti ancora distorti dalla soddisfazione.

Sospirai, esasperata, prima di togliermelo di dosso e sistemarmi il maglione, in modo da coprirmi per bene.

Le sue labbra percorsero la mia guancia e poi il mio collo: «Non volevo farti arrabbiare», mormorò contro la mia pelle, avvolgendomi in un abbraccio.

«Sei terribilmente sexy quando ti ostini a rispondermi pur di dimostrare di avere ragione», aggiunse.

Lo guardai, indecisa se urlargli contro, tirargli un pugno o baciarlo, quando il bussare alla porta fece irrigidire entrambi.

«Chi è?», chiese Malfoy, lanciando un'occhiata veloce all'orologio: erano quasi le dieci di sera.

Possibile che Luna e Zabini fossero stati tanto veloci?

Mi lasciai scivolare a terra, nascondendomi oltre il letto, accanto alle tende del baldacchino.

Proprio in quell'istante la porta si aprì: «Ciao, Draco!», esclamò una voce maschile che non apparteneva a Zabini.

Cercai di farmi più piccola, nella speranza di non essere notata dal nuovo arrivato.

«Nott, che ci fai qui?», chiese, Malfoy, la voce apparentemente rilassata nascondeva parecchio nervosismo.

«Sono passato per salutarti, da quando sono tornato dalla missione non sono riuscito a trovarti da nessuna parte. Prima, quando sono passato, ho trovato Pansy in camera tua. Siete tornati insieme?»

Mi lasciai scivolare ulteriormente, in modo da essere coricata contro il pavimento.

«No, non sapevo fosse qui», mentì Malfoy: «Ti ha per caso detto cosa voleva?», il tono di voce appariva annoiato ma allo stesso tempo contrariato. Era proprio bravo a mentire, tanto che non potei fare a meno di chiedermi se non avesse mai usato le sue doti da bugiardo contro di me.

«Le serviva una pergamena, per...», sentii la voce di Nott affievolirsi. Cadde il silenzio per qualche secondo: «Cosa ci fai con...?»

Sentii dei rumori forti, anche se non avrei saputo dire cosa stesse succedendo, poi la voce di Draco esclamò: «Pietrificus Totalus!»

Sollevai il capo, così da sbirciare oltre il bordo del letto.

Theodore Nott era immobilizzato, gli occhi sbarrati osservavano ora in modo cieco il bauletto  contente la coppa di Tassorosso, che si trovava in bella mostra sul comodino di Draco.

Osservai il biondo che, con la bacchetta puntata contro l'amico, lo fissava impassibile.

Gli occhi chiari di Malfoy cercarono poi i miei e i suoi lineamenti sembrarono addolcirsi quando mi trovarono.

In quel momento Blaise Zabini, con Luna, fece il suo ingresso nella camera, un sorriso trionfale a incurvargli le labbra.

«Perché c'è Nott pietrificato?», chiese il moro, con aria confusa, quando poi si rese conto della mia posizione, la sua fronte si aggrottò ulteriormente: «Granger, che ci fai a terra?»



 

****

Ciao a tutti!

Temevo di non farcela a pubblicare il capitolo entro oggi, diciamo che ho faticato molto a scriverlo e non sono sicura del risultato. Vi avevo promesso però di aggiornare la storia entro Sabato 16 Settembre, ed eccomi qua a mantenere la promessa :)

Spero che abbiate tempo e voglia di lasciarmi un commento, così da sapere la vostra opinione!

Il prossimo capitolo arriverà entro Sabato 23 Settembre e molto probabilmente sarà sempre dal punto di vista di Hermione.

Un bacio,

LazySoul

 
  
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