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Autore: samv_s    16/09/2017    3 recensioni
Jimin continuò ad osservarlo con sguardo scettico: uno come Yoongi non era solito aiutare le persone, eppure in quel momento gli stava offrendo una mano per conquistare il rosso.
"Accetto." Disse, quindi. Tentar non nuoce, no?
Vmin//Yoonmin. Accenni Namjin
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dopo che Jimin si fu cambiato indossando abiti più comodi, il gruppetto di ragazzi si diressero in un ristorantino lì vicino per concludere la serata (ovviamente dopo essersi subiti le raccomandazioni della signora Park). I sette, presero quindi posto ad uno dei tanti tavolini ed ordinarono diverse pietanze da poter consumare assieme.
“Jimin-ah, i tuoi compagni sono così simpatici!” Esclamò Hoseok, le labbra lucide leggermente sporche della salsa che aveva ingerito poco prima.
“Uhm… - biascicò Jimin, mandando già un secondo boccone di carne. – Quello che hanno fatto oggi non è nulla, durante le prove fanno di peggio!” Concluse e ciò fece sorridere di gusto il maggiore, che aveva ripreso a mangiare. Ed a sporcarsi.
Quando Yoongi - al suo fianco - glielo fece notare, Hoseok arrossì appena per la troppa vicinanza del viso del maggiore e prese poi a tastarsi la faccia per eliminare le macchie.
“Lascia stare!” Disse spazientito il grigio dopo il terzo tentativo dell’arancio. Allungò il pollice e rimosse la macchiolina – troppo vicina alle labbra di Hoseok – con il polpastrello.
Il minore si immobilizzò sul posto, gli occhi che si muovevano veloci dalla mano di Yoongi al suo viso. In particolare, sulle sue labbra.
“G-grazie.” Biascicò prima di vedere il maggiore alzare leggermente le spalle e riprendere a mangiare. Hoseok fece lo stesso, cercando di non dare peso a quel gesto che aveva fatto aumentare i battiti del suo cuore.
Non notò il ghigno divertito e soddisfatto dipintosi sul volto del grigio.

“Hyung, mi passi l’acqua?” Seokjin alzò lo sguardo dal suo piatto posandolo sulla mano di Jungkook, stretta attorno al braccio del maggiore. Il biondo annuì impercettibilmente, prese la bottiglia e la porse al castano.
Aveva cercato di evitare Jungkook per tutta la serata, – durante lo spettacolo aveva scelto il posto più lontano – ma qualcuno lassù sembrava odiarlo davvero tanto e lo aveva fatto capitare vicino a quel ragazzino che lo aveva definito un semplice amico – anzi, ancor più brutto il fatto che lo considerasse come un fratello – e che continuava ad occupare la sua mente.
A quel punto, trovatosi al suo fianco, Seokjin aveva fatto di tutto pur di evitare la conversazione al minimo - così come il contatto, poiché era quella la cosa che gli mandava completamente a puttane il cervello – ma Jungkook sembrava non essersi accorto degli atteggiamenti del maggiore. E così continuava a posare la mano sul braccio del biondo, a pizzicargli il fianco per disturbarlo mentre mangiavano e a rivolgergli quel maledetto sorriso tanto innocente quanto letale per il povero Seokjin. Lo stesso povero Seokjin, che adesso stava osservando il pomo d’Adamo del castano spostarsi su e giù mentre Jungkook beveva l’acqua.
Sapeva che avrebbe dovuto evitare, che quello era l’atteggiamento più masochista e distruttivo che avesse potuto adottare, ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. In quel momento Seokjin sentiva la verità che gli era stata schiaffata in faccia quel pomeriggio, pesargli maggiormente.
Era proprio uno stupido.
Sbuffò prima di ritornare a girare la carne sulla griglia e a mangiare la sua porzione di riso.

Jimin si sentiva strano e non riusciva a comprendere il perché. Era seduto accanto a Taehyung – ultimamente riusciva ad avere sempre questa fortuna – e le loro spalle si sfioravano, così come le loro gambe. E come se non bastasse, il rosso gli sorrideva spesso mostrando sempre quel suo sorriso rettangolare che al maggiore piaceva tanto. Eppure, Jimin, non riusciva a concentrarsi totalmente su quello che doveva essere il ragazzo per cui aveva una cotta da più di due anni: la sua mente non faceva che proporgli fotogrammi su fotogrammi dell’espressione sincera del viso di Yoongi quando gli aveva detto di essere stato fantastico. Riusciva, poi, a percepire emozioni così contrastanti. In primis lo stupore per aver notato quanto sincero fosse stato il grigio, poi la soddisfazione – dopotutto aveva faticato tanto per fare una buona impressione – ed infine, c’era quella strana sensazione che gli faceva attorcigliare la stomaco e lo faceva sorridere involontariamente prestando poca attenzione a quello che Taehyung gli diceva.
Ed era proprio quest’ultima sensazione che lo faceva innervosire, e non solo perché lo distraeva dal rosso – bello come il sole avvolto da quella camicia azzurrina e da un paio di pantaloni neri – ma soprattutto, perché non riusciva a comprendere cosa fosse e perché si sentisse in quel modo pensando a Yoongi. Quell’emozione, se così poteva definirla, lo rendeva confuso e non gli stava facendo godere la serata.
Quando poi Yoongi si girò nella sua direzione incatenando il suo sguardo a quello del minore, Jimin sentì il fiato mozzarsi in gola e lo stomaco maggiormente in subbuglio.
Fu il primo ad interrompere il contatto, girandosi di scatto e facendo sobbalzare Taehyung al suo fianco. Le guance avevano assunto un colorito più acceso.
“Tutto bene?” Chiese il rosso, preoccupatosi per quel gesto veloce e leggermente brusco. Jimin sorrise ed annuì piano, poi allungò le bacchette afferrando un pezzetto di verdura grigliata.
Insieme alle immagini di quella sera, Jimin ripensò anche al bigliettino del cameriere che tempo addietro aveva gettato. I sensi di colpa ritornarono, più forti di prima ed il corvino evitò, per il resto della serata, di voltarsi e di incrociare lo sguardo di Yoongi.

 
***

“Grazie per il passaggio, a lunedì!” Taehyung scese dalla macchina di Seokjin salutando i due suoi hyung prima di varcare la soglia del suo palazzo. Quando il maggiore alla guida vide la figura del rosso sparire dietro la pesante porta, ripartì. Al suo fianco, sedeva Namjoon.
Nonostante i rapporti non fossero tornati come prima, qualcosa era cambiato ed entrambi ne erano contenti: certo, i loro discorsi si limitavano sempre ad argomenti scolastici ma almeno Namjoon non gli rispondeva più a monosillabi. Inoltre, avevano sempre quei loro momenti in macchina e anche se il più delle volte – come in quel momento – calava il silenzio nell’abitacolo, Seokjin preferiva di gran lunga quello.
Tutto aveva preso una piega diversa quando il minore si era seduto al suo fianco durante l’ora di educazione fisica. Il biondo aveva compreso con quel gesto che, nonostante tutto, Namjoon teneva ancora tanto a lui.
E Seokjin poteva dire esattamente la stessa cosa. Da quel momento, quindi, si era fatto coraggio e stava cercando di tornare a quel rapporto di amicizia che li legava da anni ormai. E da parte dell’altro, sembrava esserci la stessa forza di volontà.

Quando giunsero davanti casa di Namjoon, Seokjin strinse con forza il volante: sentiva l’irrefrenabile voglia di sfogarsi con il suo amico. Il suo migliore amico.
“Bene, io vad…” Provò a dire Namjoon, il quale però fu prontamente bloccato dalla mano del biondo avvolta attorno al suo polso.
“Aspetta, non andare ancora.” Gli sussurrò il maggiore, ed il ragazzo prese nuovamente posto sul sedile e si spostò poi una ciocca di capelli color viola leggermente sbiadito. Aspettò che Seokjin trovasse le parole ed il coraggio sufficienti: aveva compreso dal suo sguardo che ci fosse qualcosa che gli voleva dire, eppure Namjoon non sapeva cosa. Sperò con tutto sé stesso che non c’entrasse Jungkook: le cose tra loro due stavano lentamente migliorando e non voleva ritornare a soffrire. Gli bastavano già i gesti che quei due si scambiavano durante la pausa pranzo.
“Oggi ho accompagnato Jungkook a prendere i fiori per Jimin. – Iniziò Seokjin e Namjoon già provò ad interromperlo, ma il biondo lo bloccò con un gesto della mano. – So che ti dà fastidio parlare di lui, ma devo sfogarmi con te Nam. Devo sfogarmi con il mio migliore amico.” E con quelle parole, il minore si ammutolì aspettando che il biondo continuasse a parlare.
“Siamo entrati in questo negozietto la cui fioraia era una signora abbastanza anzianotta: Jungkook era entusiasta, non vedeva l’ora di vedere il mazzo di fiori pronto. Sia io che la signora siamo stati contagiati da questa sua felicità, ed abbiamo passato un quarto d’ora in compagnia della donna ridendo e scherzando. Tutto il tempo sono stato al fianco di Jungkook, ho scherzato con lui ed abbiamo scelto i fiori assieme: mi sentivo al settimo cielo, ed ultimamente ero sempre più convinto di potergli rivelare i miei sentimenti con la convinzione di poter essere ricambiato. – Seokjin prese una pausa, abbassò il capo e cercò in tutti i modi di trattenere le lacrime. – Quando però ce ne stavamo andando, la donna ci ha chiesto se stessimo insieme. Io mi sono fatto rosso come un peperone, non riuscivo a spiccicare parola. Jungkook, dopo poco invece, ha parlato e mi ha definito come un suo fratello. Sono solo uno hyung a cui tiene tanto Nam, ed io sono un perfetto imbecille. Ho mandato a rotoli la nostra amicizia, ho scoperto di non essere ricambiato dalla persona che mi piace e so di star ferendo anche te in questo momento con le mie parole. Però avevo bisogno di dirtelo e non mi importa se adesso aprirai quell…” Ma il minore non gli fece concludere la frase che lo attirò a sé e lo avvolse in un caldo abbraccio. Dapprima rigido poiché preso in contropiede da quel gesto, Seokjin si lasciò andare posando il capo sulla spalla dell’altro e lasciando che copiose lacrime bagnassero il giubbotto di Namjoon.
“Ci sono io adesso, ssh.” Gli sussurrò all’orecchio il minore, e Seokjin si sentì meglio nel sentire quelle parole. Si strinse maggiormente al corpo del minore e iniziò a biascicare frasi sconnesse e scuse per il suo comportamento.
Rimasero così per chissà quanto tempo, uno stretto dalle braccia dell’altro, ed in quel momento tutti i problemi ed i sentimenti sembravano essere svaniti.

 
***

Yoongi si era offerto di riaccompagnare a casa Jimin quella sera, dopotutto doveva mantenere la sua parte da fidanzato (ed in più la signora Park sarebbe rimasta in pensiero tutto il tempo se il figlio fosse tornato a casa da solo). I due però, lungo tutto il tragitto, non avevano proferito parola ognuno immerso nei propri pensieri. Da un lato vi era il grigio, i cui pensieri si soffermavano su due persone diverse: una era Jimin, che nella sua mente stava ancora ballando il suo assolo. Il corpo asciutto fasciato da quegli indumenti che gli calzavano a pennello -  la camicia leggermente sbottonata che faceva intravedere le clavicole – ed il trucco che gli illuminava il viso. Quella sera aveva scoperto quanto della personalità del minore uscisse fuori mentre ballava, e quanto quei suoi movimenti sinuosi lo avessero ipnotizzato. L’altra persona, invece, era Hoseok. Era da circa una settimana che il suo migliore amico si teneva ad una certa distanza, evitando di rimanere solo con lui il più possibile. Yoongi aveva fatto in modo di non sperarci più di tanto, ma ogni singolo atteggiamento dell’arancio gli facevano credere che potesse esserci qualche possibilità per loro due. E dopo il gesto a tavola di quella sera – ad un attento osservatore come lui non era di certo passato inosservata la rigidità e l’espressione di stupore sul viso di Hoseok – le sue speranze erano aumentate.
E se da un lato si sentiva euforico – perché diamine, i suoi sforzi e quelli di Jimin stavano dando frutti – dall’altro c’era proprio il corvino e quel contorcersi di stomaco che Yoongi stava provando dall’esatto momento in cui, quella sera, aveva posato i suoi occhi sulla figura del minore.
Jimin, dal canto suo, non era da meno. Per tutta la durata del tragitto, aveva pensato e ripensato al biglietto del cameriere e ad i suoi atteggiamenti nei riguardi di Yoongi: si sentiva così stupido ed in colpa per aver buttato il numero di quel ragazzo poiché, alla fin fine, lui doveva rimanere solo un tramite. Ma ormai il guaio era stato fatto – di andare a ripescare quel foglietto dopo giorni non se ne parlava proprio – ma quella sensazione di colpevolezza non voleva in alcun modo abbandonarlo. In più, bisognava aggiungere le tante emozioni che aveva provato quella sera – stupore, soddisfazione ed anche imbarazzo – sempre a causa di quella testa grigia. Il complimento di Yoongi continuava a risuonargli forte e chiaro in testa, e ciò non lo aiutava a comprendere quella strana sensazione allo stomaco.
“Siamo arrivati.” Fu proprio la voce del maggiore a richiamarlo alla realtà. Il corvino scosse il capo e prese a rimuovere il casco, sceso poi dalla moto di Yoongi alzò leggermente lo sguardo verso la sua abitazione: la stanza di sua madre aveva ancora la luce accesa.
“Bene, io vado.” Esclamò poco dopo il grigio, il casco già in mano pronto per essere rindossato. Ma mentre le sue mani lo stavano alzando, quelle paffute e minute di Jimin lo fermarono. Yoongi prese ad osservarlo con sguardo interrogativo, poi il tutto accadde in un secondo.
Jimin si avvicinò maggiormente all’altro, il casco spostato da vicino al volto del maggiore. Si allungò di poco, il necessario per posare le sue labbra piene su quelle sottili di Yoongi in un bacio casto. Il maggiore spalancò gli occhi, colto alla sprovvista da quel gesto, tanto che lasciò cadere il casco per terra. In ogni caso, non ebbe il tempo di reagire in alcun modo – anche se aveva sentito l’irrefrenabile voglia di approfondire quel bacio – poiché il corvino si era staccato ed aveva poggiato la sua fronte contro quella dell’altro.
“Mia madre ci sta spiando da dietro la finestra.” Aveva sussurrato prima di sorridere, staccarsi e raggiungere frettolosamente la porta di casa.
Quando la porta sbatté, Yoongi si rese conto di stare ancora lì fuori fermo col casco per terra.




 
Hello!
​La scuola è ufficialmente iniziata - ieri ho fatto le corse per prendere il banco - ed io non riesco ancora a capacitarmi di trovarmi in quarta liceo!
​Spero che per chiunque abbia ricominciato, scuola o università, sia stato un bell'inizio.
​Sto pubblicando prima il capitolo poiché domani non penso che ne avrei avuto l'occasione.
​Scusatemi per eventuali errori, giuro che un giorno mi metterò a rivedere ogni singolo capitolo.
​Le cose stanno prendendo strane direzioni - YOONMIN BITCHES - però chissà come si concluderà veramente la storia.
​Avviso, inoltre, che secondo un calcolo mentale, dovrebbero esserci altri quattro capitoli prima della fine (non so se l'epilogo sarà compreso in questi quattro o meno).
​Aspetto con entusiasmo i vostri commenti - anche le critiche sono le benvenute poiché, con quelle, posso solo che migliorare - e ringrazio chiunque stia continuando ad inserire la storia fra le preferite, seguite, ricordate. Un grazie grande quanto una casa anche ai lettori silenziosi.
​Un bacione e alla prossima.
​Sam.

 
 
   
 
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