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Autore: heliodor    17/09/2017    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Eroi e Profezie

"Hai fame?" le chiese Vyncent mentre uscivano dalla sala d'arme. "Vuoi mangiare qualcosa? La mensa del tempio è ben fornita, anche se non è come mangiare al castello."
"Ho mangiato in posti peggiori" disse Joyce.
"Certo, dimenticavo quello che hai passato" disse Vyncent.
Bardhian li seguiva in silenzio camminando qualche passo più indietro.
Mentre attraversavano un corridoio che univa due sezioni del tempio, si imbatterono di Djana. La ragazza camminava a testa bassa, come se fosse spaventata alla sola idea di incrociare lo sguardo di chi le stava davanti.
Joyce notò che puntava verso di loro e rallentò il passo.
"Vostra grazia" disse rivolgendosi a Vyncent. "Posso rivolgervi la parola?"
Vyncent si guardò attorno imbarazzato. "Djana, non devi chiamarmi vostra grazia qui al tempio. Tra noi stregoni ci chiamiamo col nostro nome."
Djana si incurvò ancora di più. "Posso parlarvi in privato? Si tratta di una questione molto importante."
"Certo. Joyce vuoi scusarmi per qualche minuto?"
Non voleva scusarlo affatto perché già passavano poco tempo assieme, ma si limitò a un cenno della testa.
"Bardhian, fai compagnia alla principessa" disse Vyncent allontanandosi.
Rimasta sola col giovane stregone,  Joyce decise di approfittarne per rivolgergli qualche domanda. "Quindi vieni da Malinor."
"Certo" disse lui con tono annoiato. "Ci siamo presentati l'altro giorno o l'hai dimenticato?"
Joyce si trattenne a stento dal rispondergli a muso duro. Decise di andare subito al dunque. "Il simbolo del vostro circolo" disse scegliendo con cura le parole. "È molto strano. Sono sicura di non averlo mai visto prima."
"Stai forse dicendo che vengo da un regno di provincia?"
"No, io non intendevo dire questo, te l'assicuro."
"Allora attenta a quali parole usi. Dalle nostre parti è facile fraintendere."
Ma perché doveva essere così antipatico? Joyce decise di cambiare tattica. "Ti stai allenando molto."
"Faccio tutto quello che mi dice di fare Vyncent."
"È una buona cosa. Lui è un eroe di guerra."
"Solo perché io non ho fatto in tempo a prendervi parte. Il mio regno è entrato nell'alleanza quando il più era già stato fatto."
"Quindi tu non eri alla battaglia finale?" Nessuno ne parlava molto. Joyce era riuscita a scoprire solo che c'era stata una grande battaglia per conquistare l'ultima fortezza dove Malag si era nascosto. C'era stato un duello magico contro l'arcistregone, durante il quale il maestro di Vyncent, Rajan, aveva trovato una morte gloriosa.
"Ero nelle retrovie" ammise Bardhian. "Pronto a entrare in azione se ce ne fosse stato bisogno. Ma non è servito. Malag è scappato come un vigliacco."
"Quindi non è morto."
"Lo sarà tra poco. L'alleanza sta organizzando una spedizione nel continente vecchio per dargli la caccia. È lì che si nasconde."
Una missione di caccia. E conoscendo come funzionavano quelle cose, era certa che Bryce e Vyncent sarebbero stati coinvolti.
Perché non le avevano detto niente?
"A proposito del vostro simbolo..."
"Perché ti interessa tanto?" chiese Bardhian seccato.
Presa alla sprovvista da quella reazione, Joyce tacque.
"Non ti sforzare a cercare una scusa, tanto lo so il perché."
"Come?"
"È per via della leggenda, vero?"
Di che cosa stava parlando? "Ne ho sentito parlare" disse cercando di non fargli capire che non ne sapeva niente.
"Ovvio. È da secoli che questa storia gira in tutti i continenti. Mi chiedo se sarà mai dimenticata."
"In effetti mi chiedevo la stessa cosa..."
"Non è colpa nostra se i Rovantine furono sterminati."
Sterminati? "Certamente no..."
"La più grande famiglia di Malinor eliminata in un solo giorno. Da uno sei suoi membri, per giunta."
"Terribile" disse Joyce annuendo.
"Malvina Rovantine uccise tutti i suoi famigliari quando scoprirono che praticava la magia contro natura."
Quello sì che era interessante. "Continua. Mi piace sempre sentire questa storia."
Bardhian la guardò di traverso. "Ti piace? E quale parte ti piace di più? Quella in cui Malvina uccide nel sonno i suoi genitori o quella in cui intrappola i suoi fratelli nel sotterraneo e li tortura lentamente?"
Joyce rabbrividì. "Lei era..."
"Malvina nacque senza poteri. Era la vergogna della sua famiglia, ma era nobile e non potevano liberarsene, così decisero di mandarla via. Ciò non le impedì di apprendere la magia contro natura e diventare una maga. Tornò a casa e si vendicò dei suoi famigliari. Fine della casata dei Rovantine."
"E Malvina che fine fece?"
"Il circolo le diede la caccia per anni, in tutto il continente. Ingaggiò persino degli stregoni mercenari per catturarla, ma non ci riuscì. Fallirono tutti, tranne una persona. Uno stregone rinnegato che era riuscito a sopravvivere a Krikor e tornare alla civiltà."
"Come si chiamava?"
"Gregon Lacey."
Quel nome la colpì. Lacey! Che avesse a che fare con l'Arran che aveva scritto il compendio? "E questo Lacey ebbe figli o nipoti?"
Bardhian scosse le spalle. "Nessuno lo sa. Dopo aver eliminato Malvina scomparve senza lasciare traccia. Fine della storia."
Dunque Malvina era nata senza poteri e aveva imparato la magia proibita. E in seguito, scoperta, aveva sterminato la sua famiglia.
Vyncent tornò in quel momento. "Cos'hai?" chiese notando l'espressione accigliata di Joyce.
"Niente" rispose cercando di mostrarsi serena.
"Le stavo raccontando di Malvina la Nera."
Vyncent gli rivolse un'occhiataccia. "Non starlo a sentire. È solo una leggenda."
"Ha ucciso davvero tutti i suoi famigliari?"
Vyncent annuì. "Così dicono."
"È terribile. Come si può essere così crudeli?"
"La magia contro natura corrompe l'anima" rispose lo stregone. "Tutti i maghi iniziano a praticare la magia con le migliori intenzioni, ma poi finiscono per diventare crudeli e arroganti."
Ti sbagli, avrebbe voluto dirgli, ma si trattenne.
"Per fortuna i maghi sono stati tutti sterminati" disse Bardhian. "Ormai sono secoli che non se ne vede uno."
È proprio una vera fortuna, pensò Joyce.
"Anche quella è solo una leggenda" disse Vyncent.
"Venendo qui Bryce e io abbiamo incontrato un prete" disse Joyce.
"Me l'ha detto" disse lui. "Ce ne sono molti in giro, di questi tempi. E non ci danno una mano. Molti vengono da Azgamoor."
Joyce ne aveva sentito parlare qualche volta. "Che posto è?"
"È a nord di Malinor" disse Bardhian. "Ed è la città sacra del culto dell'Unico."
"Tu ci sei mai stato?" gli chiese Joyce.
Bardhian scosse la testa. "Non sarei un ospite gradito. Lì la stregoneria è bandita per legge. Chi nasce con i poteri viene esiliato."
"Ha detto che l'era della stregoneria sta per finire" disse Joyce. Quella frase continuava a tormentarla.
"Che sciocchezza" fece Bardhian. "La stregoneria non finirà mai."
"È un'altra leggenda che circola da tempo tra i preti del culto" spiegò Vyncent con tono triste.
"Quale?"
Lui sembrò esitare. "È piuttosto nota anche nei vari circoli. Parla di una profezia e di un eroe."
"Io adoro queste cose" esclamò Joyce entusiasta. "Avanti, dimmela."
Vyncent sospirò. "Venti o trenta secoli fa, quando i circoli erano appena nati, un divinatore si presentò alla corte di un potente re."
"Un divinatore?" chiese Joyce incuriosita.
"Un uomo capace di predire il futuro, tra le altre cose" disse Bardhian col tono di chi teneva una lezione.
Vyncent gli rivolse un'occhiataccia. "L'uomo conquistò la fiducia del re prevedendo la data in cui un'alluvione avrebbe colpito il regno, salvando la maggior parte del raccolto. Il re lo ringraziò facendo di lui il suo più fidato consigliere e un nobile. Passarono gli anni e il re divenne vecchio e malato. Chiese all'uomo quale fosse il destino della sua casata e cosa sarebbe successo dopo la sua morte. Il divinatore allora profetizzò che la sua stirpe sarebbe vissuta a lungo e avrebbe conquistato tutto il mondo conosciuto, ma che un giorno sarebbe giunta la fine del suo regno."
"Cosa c'entra la stregoneria col destino di un solo regno?" chiese Joyce.
Bardhian ridacchiò. "Diglielo, Vyncent."
"Il re era Harak."
"Il Primo" disse Bardhian.
"Il primo?"
Vyncent annuì. "Il primo stregone di cui si abbia notizia. Per molti è il Re Stregone, anche se questo titolo non ha alcun valore."
Joyce stava iniziando a comprendere. "Quindi se il suo regno finisse, tutta la stregoneria farebbe la stessa fine?"
Vyncent annuì. "È solo una storia che circola da secoli. Harak non è mai esistito."
"Ma tu hai parlato anche di un eroe" disse Joyce.
"È un'altra versione della stessa profezia" disse Vyncent. "Secondo questa, quando la fine della stregoneria si avvicinerà e i regni crolleranno portando il caos in tutto il mondo, apparirà un eroe a riportare la pace."
"Nato in una notte senza stelle, fuggirà dal castello dove è prigioniero" aggiunse Bardhian come se stesse recitando a memoria.
"Per compiere la sua impresa" disse Vyncent. "L'eroe senza nome dovrà bere dalla fonte della conoscenza proibita e compiere tre sacrifici: uno d'onore, uno di sangue e uno d'amore."
"È una storia bellissima" disse Joyce affascinata.
"Ma c'è un pericolo" disse Bardhian come se avesse atteso quel momento per rovinare tutto. "L'eroe dovrà resistere alla tentazione della conoscenza proibita. Se ci riuscirà, il mondo sarà salvo."
"E se fallisse?"
"Le tenebre avvolgerebbero il mondo per diecimila e più anni" disse Bardhian cupo.
"Ma è orribile" fece Joyce.
"È solo una storia" disse Vyncent. "Andiamo a mangiare adesso."
 
La mensa era una stanza rettangolare con decine di tavoli, ma solo mezza dozzina era occupata. Mentre ne sceglievano uno gli stregoni che stavano pranzando salutarono Vyncent alzandosi.
Lui ricambiò con cortesia.
Joyce si limitò invece a dei leggeri inchini.
Bardhian infine li ignorò guadagnandosi qualche occhiataccia e un paio di alzate di spalla. "Io non ho molta fame" disse prima di sedersi.
"Allora torna ad allenarti" disse Vyncent. "Devi ancora migliorare nella mira e nella coordinazione."
Bardhian si limitò ad annuire e andò via.
Finalmente soli, pensò Joyce.
Quasi soli in effetti. C'erano almeno altri cinquanta stregoni e streghe presenti, ma il tavolo occupato più vicino era a una decina di passi.
Ora che ci faceva caso Vyncent ne aveva scelto uno piuttosto isolato dagli altri.
Un valletto portò della frutta fresca e un vassoio con piatti colmi di una minestra fumante, pane e formaggio. Mise tutto sul tavolo con le posate e se ne andò.
"Qui non si può scegliere" disse Vyncent quasi a scusarsi. "C'è un piatto unico che cambia ogni giorno. Non è come al castello."
Joyce assaggiò la zuppa. "È buona."
"Ho pensato che avresti gradito un po' di intimità" disse Vyncent dopo qualche secondo.
"In effetti qui non sembra essercene molta."
Lui sorrise. "Ti riferisci alla promiscuità?"
Lei arrossì. "Io non..."
"Tranquilla, dormiamo in camerate separate. Maschi e femmine. Però ci sono anche delle stanze per le coppie."
"Sul serio?" chiese lei stupita.
"Alcuni sono sposati. Altri cercano solo un po' di intimità."
Joyce arrossì.
"Non fare quella faccia. Il fatto è che passiamo gran parte del tempo chiusi qui dentro, quindi è normale che succedano certe cose."
"Certo, lo capisco" disse cercando di nascondere l'imbarazzo.
"In teoria sarebbe vietato, ma il consiglio chiude un occhio se non si esagera."
"Allora anche Bryce..."
"In tutta onestà, non l'ho mai vista frequentare nessuno del circolo. Il fatto è che tutti gli stregoni ne hanno soggezione."
"Perché è molto bella?"
"E anche molto forte. Potrebbe battere chiunque qui dentro."
"Anche te?"
"Diciamo che per il momento è in vantaggio, ma sto lavorando per superarla" rispose lui con un sorriso educato.
Era sul punto di chiedergli se anche a Londolin era così, ma poi le venne in mente che lo era e c'erano delle camere per le coppie che lui poteva aver usato, qualche volta. In fondo era un bel ragazzo e non ci sarebbe stato niente di strano se una strega lo avesse invitato a...
Joyce voleva cambiare argomento. "Bardhian ha parlato di una missione di caccia."
Il viso di Vyncent si adombrò. "Bardhian parla troppo."
"Scusami."
"Non devi scusarti, non è colpa tua, anzi è normale che tu sia curiosa. In fondo lo facciamo anche per te."
"Per me?"
"Malag ha tentato di rapirti almeno una volta e se non era per Bryce..."
Ricordava bene quella notte. Fennir aveva scoperto il suo segreto ma era morto subito dopo. Prima di morire aveva pronunciato una strana frase che ancora non riusciva a comprendere.
"Tu eri in missione." Ricordava bene anche questo. Era per scoprire dove fosse andato che era stata maledetta.
Vyncent annuì. "Con Rajan e altri. Cercavamo di scoprire dove si nascondesse Malag."
"E ci siete riusciti?"
"Sì e subito dopo siamo andati a stanarlo. Peccato che non ci siamo riusciti."
"Ma ormai è praticamente sconfitto."
"Lo sarà solo quando sarà morto. E stavolta ci assicureremo che non ritorni."
Quello era uno dei grandi misteri di cui nessuno sembrava volesse parlare. Il ritorno di Malag aveva sorpreso tutti quelli che pensavano che Bellir l'avesse sconfitto.
Secondo Vyncent l'arcistregone aveva scoperto il modo di resuscitare, oppure era stato riportato in vita da uno dei suoi servi.
In ogni caso era un problema in più da prendere in considerazione. Non sarebbe bastato ucciderlo. Bisognava eliminare anche ogni possibilità che ritornasse.
"La prossima missione sarà decisiva" disse Vyncent. "Se vinciamo, elimineremo Malag per sempre così smetterà di essere una minaccia per tutti noi."
"Sarebbe meraviglioso" disse Joyce. "Quando inizierà?"
"È questione di poche settimane. Il tempo di radunare una flotta sufficiente e salperemo per il vecchio continente."
"Salperai? Vuoi dire che andrai anche tu?"
Vyncent si fece serio. "Non posso tirarmi indietro, Joyce."
"E noi?"
"È proprio di questo che volevo parlarti. Sarei venuto a palazzo domani stesso, ma visto che sei qui, posso dirtelo di persona."
"Cosa?"
Vyncent tacque per alcuni secondi, come se stesse raccogliendo i pensieri. "Nelle ultime settimane non ho fatto altro che pensare a questo. Ormai credo di essermi guadagnato la fiducia di tuo padre, così ho deciso di chiedergli di nuovo il permesso di frequentarti."
"Sarebbe fantastico" disse Joyce. "Perché non ci vai subito? Sono sicura che papà ti accorderebbe un'udienza."
"L'ho già fatto" disse lui.
"Non mi ha detto niente" esclamò Joyce sorpresa.
"Voleva che te ne parlassi io per primo."
"E che cosa ha risposto?"
"Che non lascerà che io ti frequenti..."
Joyce si sentì mancare.
"... ma mi concederà la tua mano."
Il suo cuore perse un battito. "Vuoi dire che vuole che noi..."
Vyncent annuì. "Solo se tu lo vuoi. Dopo Taloras non vuole costringerti a fare un passo così importante."
Joyce era senza parole. "Io non so che dire. Sta succedendo tutto così in fretta."
"Se accetti, possiamo organizzare tutto nelle prossime settimane, prima della partenza."
"Forse..." Cos'era quella sensazione così strana? Joyce non l'aveva mai provata prima di allora.
"Non devi decidere subito..."
La voce di Vyncent le arrivava come ovattata, distante. "Io credo..." balbettò.
"... prenditi tutto il tempo che..."
Joyce si alzò di scatto. "Devo andare."
Vyncent la guardò sorpreso. Si alzò a sua volta. "Vuoi che ti riaccompagni al castello?"
"No, sì, meglio se è Bryce a riaccompagnarmi."
"La faccio cercare subito."
La sorella arrivò qualche minuto dopo. Dovette notare l'espressione stravolta di Joyce perché disse: "È tutto a posto?"
Joyce annuì. "Sì. È che non mi sento molto bene. Credo sia stato il formaggio."
"Ti riporto subito al castello. Ce la fai a cavalcare o prendiamo una carrozza?"
Joyce non era sicura di potersi mettere in sella. "Carrozza" disse con un filo di voce.
Solo quando fu ben distante dal tempio del circolo, l'aria fredda del tardo pomeriggio che le rinfrescava il viso, riuscì a pensare con lucidità.
Ma che le era preso?
Doveva essere il momento più bello della sua vita, quello che aveva tanto atteso da settimane, e che cosa aveva fatto?
Era scappata via facendo una figuraccia col povero Vyncent. Ora avrebbe pensato che era una sciocca.
"Ti senti meglio?" le chiese Bryce.
Lei annuì senza sollevare la testa. Sospirò inalando una boccata d'aria fredda.
Non si dissero altro per tutto il tragitto. Quando arrivarono al castello Bryce l'accompagnò alle sue stanze. "Vuoi che resti per farti compagnia?" le chiese la sorella.
"Vorrei restare sola" disse sforzandosi di sorridere. "Mi sento già molto meglio, ma sono stanca."
"Se hai bisogno di qualcosa fammelo sapere. Stanotte devo tornare al circolo, ma resto al castello se vuoi."
"Grazie, Bryce, ma non ce n'è bisogno" disse prima di chiudere la porta.
Sedette sul bordo del letto, la testa sorretta dalle mani.

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