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Autore: mononokehime    18/09/2017    1 recensioni
Elizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in una sfarzosa tenuta dello Staffordshire.
Nonostante i mille lussi che la circondano, si sente prigioniera di una vita che non è sua e desidera solo scappare... fino a quando non incontra un affascinante ragazzo dal passato avvolto nel mistero, che complicherà ancora di più la situazione.
***
DAL TESTO:
Infilai le mani nelle tasche della felpa, mentre camminavo lentamente godendomi quel raro momento di tranquillità lontano dall'opprimente sfarzo di Rangemore Hall. Proprio mentre stavo per tornare indietro notai una figura di spalle seduta su un muretto ai limiti del parco.
[...]
Rimanemmo a guardarci in silenzio per alcuni secondi, quando lui accennò un piccolo sorriso.
«Tu devi essere la famosa principessina di Tomlinson»
Storsi leggermente la bocca, contrariata.
«Non è esattamente il modo in cui mi definirei, ma suppongo che ormai tutta Rangemore Hall mi conosca come tale»
Il ragazzo ridacchiò divertito.
«In effetti non posso darti torto. Qui si parlava di te ancora prima che arrivassi»
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Harry’s POV
 
Dovetti rileggere la lettera tre volte prima che il peso della realizzazione mi colpisse, e quando le parole del nonno mi furono completamente chiare sbiancai e mi dovetti sedere sul letto. Niall mi aveva osservato con aria preoccupata tutto il tempo, e quando notò quel gesto si precipitò a controllare che stessi bene.
«Ehi, ehi, Harry! Che succede? Cosa c’era scritto in quella lettera?»
Senza dire una parola e con lo sguardo fisso nel vuoto gli allungai il foglio che lui afferrò prontamente, iniziando a leggere in fretta le parole scritte in inchiostro blu. Passarono alcuni minuti prima che Niall si voltasse verso di me con la stessa espressione che probabilmente avevo anch’io.
«Aspetta un secondo, vuoi dirmi che… Rangemore Hall è…?»
«È mia, a quanto pare» completai atono la sua frase, e quelle parole mi sembrarono così incredibili che le pronunciai senza darvi peso – come se fosse solo una frase detta tanto per dire.
Il mio migliore amico sgranò gli occhi e scosse piano la testa, scorrendo rapidamente le righe di testo ancora una volta.
«Non ci posso credere» mormorò incredulo, restituendomi la lettera. «Quindi gli altri fogli sarebbero tutte le scartoffie che dimostrano che la tenuta è tua?»
«Immagino di sì» risposi, sfogliando i fascicoli ordinatamente pinzati. Non capivo granché dei termini tecnici, ma comprendevo perfettamente il significato del testamento ed alcuni punti salienti dell’atto di proprietà. In particolare il valore della tenuta.
£2,200,000.00…
«Due milioni e duecentomila sterline??» gridai, avvicinando il foglio per leggere meglio. Niall strabuzzò gli occhi e si precipitò a leggere accanto a me. Dopo qualche secondo si lasciò andare ad una risata sorpresa, guardandomi in viso.
«Amico, hai fatto jackpot! Puoi letteralmente buttare fuori Tomlinson a calci in culo!»
Mi unii alla sua risata, passandomi una mano tra i capelli. La notizia era così assurda ed inaspettata che non riuscivo ancora a crederci del tutto. Eppure tutti quei documenti parlavano chiaro; Rangemore Hall era stata lasciata a mio nonno dal barone Wardegrave, e ciò poteva significare solo una cosa. Alla sua morte avevo ereditato una tenuta del valore di più di due milioni di sterline senza che nessuno – men che meno io – ne avesse la minima idea.
Avevo solo un dubbio: Mark Tomlinson aveva regolarmente acquistato la tenuta dallo Stato, quindi avevo il diritto di rivendicarne la proprietà? Forse sì, dato che l’atto di proprietà in mio possesso era indubbiamente più vecchio del suo, ma se fossimo andati per vie legali probabilmente avrei impiegato anni per far valere i miei diritti di erede.
Bisognava trovare il modo di sistemare in fretta la faccenda senza che io restassi con un pugno di mosche in mano; se Louis avesse deciso di intraprendere la via legale con ogni probabilità sarei stato sconfitto in partenza, in quanto non avrei potuto permettermi di sostenere le spese di una causa contro una famiglia potente come i Tomlinson. Sarei stato costretto a rinunciare ai miei diritti, e tutto sarebbe stato inutile.
Ma forse una soluzione posso trovarla…
Mi morsi il labbro inferiore, riflettendo sull’idea che mi era appena venuta in mente.
Se Louis avesse rifiutato un accordo pacifico avrei potuto minacciarlo di rendere pubblica la faccenda dell’eredità, in modo da mettere la sua famiglia sotto pressione di fronte all’opinione pubblica. La società finanziaria di Mark era molto conosciuta ed aveva le mani in pasta ovunque, per cui uno scandalo del genere avrebbe minato notevolmente la credibilità dell’azienda con importanti ricadute a livello economico.
I Tomlinson avevano da sempre un’immagine impeccabile di sé ed un ottimo senso degli affari, perciò avevo ragione di credere che non avrebbero rischiato di perdere la fiducia dei propri clienti. Era una buona idea; dovevo soltanto avere un appoggio, qualcuno che eventualmente mi aiutasse a divulgare in modo efficace la notizia se Louis non avesse accettato la mia proposta.
«Niall, tua madre è una giornalista, giusto?» domandai improvvisamente, al che lui annuì con aria un po’ incerta.
«Beh, cura una sezione del sito del Daily Telegraph ma ha diverse conoscenze anche in sede a Londra. Perché me lo chiedi?»
Sorrisi, per la prima volta sicuro di me.
«Ho un piano»
 
***
 
Niall mi osservava dubbioso, cercando di ricapitolare tutto quello che gli avevo detto.
«Quindi, dimmi se ho capito bene… tu vorresti proporre a Louis un passaggio di proprietà segreto a condizione che lasci libera Lizzie, altrimenti farai sapere a tutta l’Inghilterra che i grandi Tomlinson stanno occupando abusivamente la tenuta di un orfano abbandonato?»
Annuii serio. Poteva funzionare; avrei dovuto fare leva sull’effetto sorpresa, cogliere Louis completamente alla sprovvista e farlo sentire in trappola. Per ottenere il risultato migliore avrei dovuto agire quando meno se lo sarebbe aspettato, ovvero il prima possibile; non poteva immaginare che a distanza di appena tre giorni dal mio “esilio” sarei ritornato a minacciare la sua serena vita a Rangemore Hall.
«Non mi sembra una cattiva idea, anche perché il Daily Telegraph è sempre alla ricerca di scoop da dare in pasto alle masse… ma sei sicuro che uscirai vivo dalla villa? Per quanto ne so, Louis sarebbe in grado di servirti per cena al suo cane ancora prima che tu possa iniziare il discorso»
Niall non aveva tutti i torti, ma io ero fiducioso. Dovevo ad ogni costo riprendermi quello che Louis mi aveva strappato via, a partire dalla ragazza di cui ero innamorato. Avrei finalmente dimostrato a Lizzie che le mie promesse erano fondate, che la sua vita poteva ancora cambiare e che ci sarebbe stato un futuro migliore per lei, un futuro che avremmo potuto vivere insieme.
 
Il mattino seguente mi svegliai con un notevole carico di ansia sulle spalle. Avevo deciso di andare a parlare con Louis quella sera stessa, prendendomi solo il tempo necessario per discutere con Phil dell’intera faccenda.
Telefonai al vecchio un paio d’ore dopo, ed ebbi l’impressione che il cumulo di notizie incredibili che gli riversai addosso gli avesse quasi fatto venire un infarto. Gli raccomandai di non dire nulla a Lizzie; se fosse trapelato qualcosa a Louis il piano non sarebbe stato efficace, mentre io volevo sfruttare al meglio questa opportunità.
«Tuo nonno non avrebbe mai immaginato che il suo regalino sarebbe arrivato con un tempismo così perfetto» commentò Phil, facendomi sorridere.
«Già» mormorai, scuotendo la testa. Era ancora difficile riuscire a circoscrivere l’idea di essere diventato praticamente milionario, complice il fatto che c’era ancora il problema di Louis da risolvere, ma i documenti in mio possesso parlavano chiaro.
«Ragazzo… non ho ben capito come si è conclusa la telefonata tra te e Lizzie, ieri mattina. È uscita dalla dépendance, mi ha restituito il telefono ma sembrava stesse piangendo. È successo qualcosa?» chiese cauto, forse immaginando la mia risposta.
«Mi ha detto che Louis le aveva fatto la proposta di matrimonio, e che lei avrebbe accettato» risposi con un sospiro, mentre il ricordo amaro di quella conversazione tornava ad invadermi la testa.
«Credi che ti stesse dicendo la verità?» domandò inaspettatamente Phil. Aggrottai le sopracciglia, dubbioso; non avevo considerato questa eventualità.
«In realtà l’ho dato per scontato. Era in ogni caso solo una questione di tempo prima che succedesse» puntualizzai stringendomi nelle spalle.
«Sai, Harry… quando è venuta a trovarmi quella mattina non aveva il viso di una ragazza che aveva deciso di affidare la propria vita nelle mani di uno come il signorino Tomlinson. Si sentiva responsabile della tua partenza, e ne soffriva più di chiunque altro»
Serrai gli occhi con un sospiro secco, mentre mi strofinavo la fronte con la mano libera. L’ipotesi di Phil era plausibile; Lizzie sarebbe stata in grado di fare una cosa del genere, allontanarmi da lei per darmi la possibilità di dimenticarla e ricominciare la mia vita.
«Non permetterò mai che Louis me la porti via» affermai, la voce improvvisamente carica di una rinnovata sicurezza. «Questa volta riuscirò a farmi valere, cascasse il mondo riuscirò a portarla via da lì»
Sentii Phil sorridere all’altro capo del telefono.
«Non ho dubbi che ce la farai, Harry. Conta su di me, per quello che potrò fare»
«Lo farò» risposi, sentendomi bruciare dentro un pizzico di nostalgia per il vecchio giardiniere che mi aveva cresciuto. «Ci vediamo presto, Phil»
Aspettai che ricambiasse il saluto e riattaccai, riflettendo sulla situazione. Se tutto fosse andato a buon fine mi sarei ritrovato più ricco di un paio di milioni di sterline, più che sufficienti per garantire la stabilità economica di cui la famiglia di Lizzie necessitava. Ero più che sicuro di voler stare con lei, e se i debiti dell’azienda edile dei suoi genitori erano l’unico ostacolo allora avrei fatto questo ed altro per superarlo.
Ero sempre vissuto modestamente insieme a Phil, e nonostante i miei sciocchi sogni infantili lo stile di vita dei milionari non mi attirava affatto. Ero cresciuto a Rangemore Hall, ma nemmeno per un giorno avrei scambiato il mio posto alla dépendance con i lussi della villa. Fin da bambino ero stato abituato ad arrangiarmi e a lavorare per quello che volevo ottenere, e non avevo intenzione di cambiare questa parte di me.
Questi erano i pensieri che mi accompagnarono nelle ore successive, fino a quando nel tardo pomeriggio mi incamminai di buona lena verso la fermata del bus. Rangemore Hall era abbastanza tagliata fuori dalle principali linee di circolazione dei trasporti, per cui dopo una corsa sul 402A della Midland Classic avrei avuto circa tre chilometri da percorrere a piedi dalla fermata di New Inn Farm.
Quando andavo a scuola a Burton dovevo cambiare due autobus, oltre al tragitto scoperto dai trasporti. All’epoca il tratto fino alla fermata lo percorrevo in bicicletta, e talvolta se faceva bel tempo pedalavo fino alla scuola. Erano circa una decina di chilometri, e nel periodo in cui ero più allenato riuscivo a cavarmela in appena venti minuti.
Una volta salito sull’autobus mi sedetti con un sospiro, infilandomi le cuffiette e lasciando vagare lo sguardo fuori dal finestrino. L’iconico riff di apertura di Ain’t no love in the heart of the city dei Whitesnake mi riempì piacevolmente le orecchie, mentre mi estraniavo dal mondo lasciando che l’autobus mi portasse sempre più vicino al momento in cui avrei cambiato irrimediabilmente il mio futuro.
 
***
 
Elizabeth’s POV
 
Ero immersa nella lettura di Delitto e Castigo, seguendo con interesse l’infiammata discussione tra Raskol’nikov e Lužin, quando l’allarme dell’iPhone suonò avvisandomi che era ora di scendere per la cena.
Disattivai il promemoria e mi sollevai dal letto di malavoglia, sistemando il segnalibro al punto in cui ero arrivata prima di chiudere il libro e riporlo sul comodino. Quando ero a Dover era mia mamma a chiamarmi per dirmi che la cena era pronta; dal giorno in cui ero andata ad abitare a Rangemore Hall invece avevo scoperto che Louis cenava sempre alla stessa ora ed avevo imparato a regolarmi da sola, poiché la vista di una domestica che entrava nella mia camera per invitarmi a scendere mi metteva a disagio.
Quando entrai in sala da pranzo Louis mi aspettava già, seduto come al solito a capotavola, ed io mi accomodai al lato opposto del lungo tavolo. Fino a pochi mesi prima non avrei mai immaginato che nelle ville i commensali mangiassero davvero così lontani tra loro come avevo visto fare nei film, ma avevo presto dovuto ricredermi.
Di sera Louis era solitamente stanco per la giornata di lavoro, quindi le cene erano piuttosto silenziose. Ciò di norma non poteva che farmi piacere, ma quel giorno stranamente il silenzio mi pesava. L’atmosfera era tesa da un paio di giorni, il grosso affare con i cinesi non sembrava riuscire ad andare in porto e Louis era sempre più nervoso. Quello che nessuno di noi aveva previsto, tuttavia, era che lo sarebbe stato ancora di più dal momento in cui uno dei domestici della villa fosse entrato nella sala da pranzo.
«Credevo di essere stato sufficientemente chiaro sul fatto che non amo essere disturbato mentre ceno» disse freddamente il ragazzo, senza nemmeno alzare gli occhi dal piatto. L’altro si agitò, palesemente a disagio, ma rimase al suo posto.
«C’è Styles… Harry Styles, che desidera vederla, signorino Tomlinson» balbettò incerto il povero domestico, subito fulminato con lo sguardo da Louis. Io spalancai gli occhi e deglutii a vuoto, completamente presa alla sprovvista, ma tentai di non darlo a vedere.
«Che hai detto, Stevens?» ruggì il ragazzo seduto di fronte a me, battendo con forza un pugno sul tavolo e facendo tintinnare posate e stoviglie.
«Ecco, signorino Tomlinson… ha una visita da parte di…»
«Ho capito perfettamente quello che hai detto!» sbottò Louis interrompendolo, ormai fuori di sé. «Quello che voglio capire è perché abbia avuto il coraggio di riportare qui il suo inutile culo quando l’ho chiaramente cacciato dalla villa impedendogli di tornare!»
Stevens faceva saettare lo sguardo qua e là, estremamente imbarazzato e mortificato.
«Dice di avere urgente bisogno di discutere con lei, e che se non lo riceverà…» deglutì, sempre più a disagio, «…se non lo riceverà, mi perdoni, la butterà fuori da Rangemore Hall con le sue mani»
Louis sbiancò dalla rabbia e si alzò di scatto in piedi. Stevens trasalì leggermente, come se avesse paura che il suo padrone l’avrebbe preso a pugni per sfogare la sua ira. Forse non aveva nemmeno tutti i torti ad esserne terrorizzato, data l’espressione glaciale con cui il ragazzo lo stava squadrando.
«Fallo entrare» sibilò furioso Louis prima di sedersi di nuovo, con un tono che avrebbe potuto mettere i brividi a chiunque. «Sono davvero curioso di sentire il suo discorsetto. Ma ti avverto che, quando la mia pazienza si sarà esaurita, Styles dovrà essere gettato oltre il cancello diviso in almeno cinque pezzi diversi»
Trattenni il respiro, preoccupata, lanciando una fugace occhiata di sottecchi a Louis.
Cos’hai in mente, Harry?
Era davvero imprudente da parte sua presentarsi alla villa dopo così poco tempo, ma dentro di me sentivo che non stava entrando nella gabbia del leone alla cieca. Doveva esserci qualcosa che lo rendeva sicuro di sé, e pregavo con tutto il cuore che il suo piano, qualunque fosse, potesse funzionare.
Passarono pochi minuti – anche se a me sembrarono un’eternità – prima che la porta della sala da pranzo si aprisse di nuovo facendo entrare Harry, che sfoderava il suo miglior sorriso beffardo. Rivederlo fece irrimediabilmente riemergere in me tutti i sentimenti che avevo tentato di reprimere, e non potei fare a meno di pensare che fosse ancora più bello di come lo ricordavo.
«Buonasera, signori» esordì teatrale, puntando lo sguardo su Louis. «Mi dispiace interrompere la cena, ma porto notizie che vi potranno sicuramente interessare»



Spazio autrice
Buondì :3
Scusate per il ritardo, ma ho avuto un paio di cose a cui badare ahah
Nello Staffordshire si respira aria di battaglia, e dal momento in cui Harry si è ritrovato tra le mani un'opportunità così ghiotta di riscattare la propria vita non ha di certo intenzione di farsela scappare.
Vedremo nel prossimo capitolo cosa combinerà :D
Ci tenevo a ringraziare di cuore 
andry04 pazzasusy per aver inserito High Society tra le storie ricordate (probabilmente l'avevate fatto tempo fa e non me ne ero accorta, ma ho rimediato ahah) e _xneverlosehope per averla inserita tra le seguite <3
Ci vediamo tra un paio di giorni, grazie per continuare a leggermi :*

Un abbraccio,
mononokehime
   
 
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