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Autore: nikita82roma    19/09/2017    3 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Kate avrebbe voluto distruggere tutto. Quella stanza, quei monitor quei bip bip che le entravano nel cervello come un martello pneumatico, come qualcosa che le ricordava continuamente perché erano lì. Per colpa sua, non aveva altra spiegazione.

Joy dormiva e sembrava tranquilla e non sofferente. Accarezzava la sua mano distesa sul letto parallela al corpo, che scottava sempre tanto. Avrebbe voluto baciarla, stringerla, portarla via da lì. Pensò che avrebbe dovuto farlo prima, prima che Connor la prendesse, perché era lui il responsabile di quella situazione: lui che l’aveva fatta ammalare, lui che non l’aveva controllata abbastanza e l’aveva fatta scappare invece che tenerla al sicuro. Avrebbero potuto investirla, avrebbero potuto rapirla, avrebbero potuto farle qualsiasi cosa alla sua bambina sola tra le strade di New York. Quanto tempo era rimasta da sola?

Il medico che l’aveva accompagnata lì glielo aveva detto, Joy non si sarebbe svegliata per un po’, eppure lei continuava a guardarla sperando che lo facesse. Voleva vedere i suoi occhi, voleva che la guardasse, anche se sotto a tutto quello che aveva indosso dubitava che potesse riconoscerla, ma glielo aveva spiegato bene che era necessario in quelle ore evitare qualsiasi tipo di rischio di contagio per lei.

Le accarezzò i capelli e la parte di viso scoperta dalla mascherina che le avevano messo per facilitare la respirazione, le sembrava ancora più piccola in quel letto più di quanto non le sembrasse di solito, la sua bambina in realtà già grande.

Arrivò dentro la stanza il vociare decisamente a volume troppo alto e non faticò  distinguere le Castle e Cooper. Diede un bacio a sua figlia anche se non potè toccare la sua pelle direttamente ed uscì da lì carica di rabbia, appena in tempo per vedere Castle che colpiva in pieno visto Connor con un pugno e poi prendendolo per il bavero del cappotto lo teneva contro il muro.

- Calmati Rick! - Gli disse con tono deciso appoggiando entrambe le mani su un suo braccio cercando di farlo desistere da quello che stava facendo. Lui la guardò respirando così forte che sembrava sbuffar con la mandibola serrata a tal punto che sentiva il rumore dei denti che strusciavano uno sull’altro, poi lasciò Connor con un gesto di stizza.

- Io ti denuncio Castle! Non te la caverai, stanne certo.

- Un vizio il tuo di denunciare le persone che ti prendono a pugni, eh Connor? Lo hai fatto anche con tuo cugino Calvin proprio qui a New York. - Le parole di Beckett colpirono l’uomo come un fulmine a ciel sereno.

- Cosa vuoi dire?

- Nulla, un’informazione che ho avuto. Tutto qui. Non sei l’unico a cercare informazioni. Lo faccio anche io, per lavoro.

L’uomo si fece passare un fazzoletto da sua moglie per asciugarsi il labbro che perdeva sangue e guadò Kate con rabbia, così come Castle faceva con lui.

- Voi perché siete qui? Chi vi ha avvisato? Non dovreste essere qui.

- Non mi ha avvisato nessuno. Joy è arrivata al distretto priva di conoscenza e con un’infezione ai polmoni. Sei tu che mi devi delle risposte, Connor.

- Io non ti devo proprio niente, Katherine. - Si voltò per buttare nel cestino il fazzoletto sporco, ma Beckett lo girò con un gesto rabbioso.

- Detective Beckett, non Katherine. Un minore è arrivato nel mio distretto. Minore scappato dalla custodia dei suoi genitori. Perché Joy era sola per strada, bagnata e senza la sua mascherina? Perché non è stata tempestivamente segnalata la sua sparizione? È la prima cosa che si fa in caso di sparizione di un minore.

- Il dottor Thompson ci ha avvisato che… - Provò a giustificarsi l’uomo.

- Quando il dottor Thompson vi ha contattato erano passate quasi due ore da quando gli agenti hanno trovato Joy. Due ore Connor. Tu in due ore non hai denunciato la scomparsa di tua figlia? - Lo aggredì Kate visibilmente alterata.

- Non sapevo fosse passato tanto. - Provò a giustificarsi ancora.

- Non sapevi fosse passato tanto? Cosa facevi eh? Chi la controlla una bambina di 10 anni? E come ha fatto a prendere un’infezione ai polmoni? Ti era stato detto il protocollo medico da seguire nel suo stato! Joy ha bisogno di cure, di attenzioni, di qualcuno che si preoccupi per lei, non di genitori che ottenuto quello che volevano se ne fregano di lei.

- Sua moglie ha un banale raffreddore. Non gli hanno dato importanza. - Disse Castle alle sue spalle con tono grave.

- Era solo un raffreddore, non pensavo fosse pericoloso. - Stephanie ruppe il suo silenzio.

- Tu non devi pensare, tu dovevi solo leggere i protocolli che ti erano stati dati per trattare Joy! Può morire per la vostra superficialità. E ancora non mi avete detto perché non avete denunciato subito la sua scomparsa, cosa è successo? E cosa ci faceva sulla 57esima a quell’ora? - Beckett era incalzante come se fosse nella sua sala interrogatori e in quel momento avrebbe veramente voluto esserci.

- Eravamo andate da Barneys, io mi stavo provando dei vestiti e quando ho finito mi sono accorta che non c’era più. Ho chiamato Connor e stavo aspettando che lui mi raggiungesse per decidere insieme cosa fare. Che dovevo fare, andare da sola a denunciare la scomparsa della bambina? - Le rispose Stephanie infastidita.

- Sì, dovevi andare da sola. E magari per pensare al tuo shopping non dovevi perderla di vista. E magari potevi anche evitare di contagiarla con dei virus che potrebbero esserle letali. - La accusò Kate.

Il dottor Thompson arrivò prima che la situazione degenerasse. Kate aveva tutte le motivazioni per agire come tutore della legge in quel caso e non si sarebbe tenuta da usarle.

- Signori, per favore, questo è un ospedale. Vi chiedo di calmarvi. Signori Cooper, volevo dire che ho fatto una segnalazione agli assistenti sociali che si occupavano di Joy per segnalare quanto accaduto. - Disse a Connor e sua moglie.

- Ma è stata solo un momento di superficialità, non pensavo che la bambina scappasse! - Si giustificò Stephanie anche con il medico.

- Non per quello signora, per lo stato di salute della bambina. Ne avevamo parlato e vi avevo detto quali erano le cose che dovevate fare per lei. Avete consapevolmente sottovalutato il suo malessere, non considerando che per Joy potrebbe essere letale visto che le sue difese immunitarie sono ancora troppo deboli. Ve lo dico chiaramente, la bambina non è fuori pericolo e per le prossime 48 o 72 ore non sapremo se lo sarà, perché potrebbe ancora peggiorare. Per l’altra situazione non sono io che me ne devo occupare, ci sarà chi è predisposto a farlo, ed ora scusatemi. - Il dottore si allontanò passando in mezzo ai quattro.

- Farò partire un procedimento per omessa custodia del minore. - Li avvisò Beckett.

- Fai quello che devi, detective. - Le disse Connor riprendendo un tono più distaccato, come se quella pausa con il dottore lo avesse aiutato a riacquistare lucidità. - Ora però vi chiedo di andarvene e di lasciarci soli.

- Connor cosa stai dicendo? - Gli chiese Kate preoccupata.

- Quello che ho detto. Non avete motivo di stare qui e non ne avete nessun diritto. Se vuoi denunciarmi, fai pure. Sarà in compagnia di quella che sporgerò io contro Castle. E vi prego di non venire più in ospedale sarebbe tempo sprecato, perché darò disposizioni perché non possiate più entrare in contatto con Joy.

- Non siamo noi ad essere pericolosi per lei, siete tu e tua moglie! - Gli disse Castle ringhiando rabbioso.

- Se non fosse scappata per volervi raggiungere non le sarebbe accaduto nulla. - Disse Stephanie piccata.

- No, sarebbe stata male e voi non vi sareste nemmeno accorti o l’avreste sottovalutato, come tutto il resto. - Li accusò Beckett.

- Non hai la controprova, Detective. - Le disse Connor - Ed ora scusatemi, vado a farmi curare il labbro e a sporgere la denuncia. Quando torno gradirei non trovarvi di nuovo qui.

Castle e Beckett si allontanarono, ma non uscirono dall’ospedale, andando direttamente nell’ufficio di Thompson.

- Non può rimandare Joy da loro. - Esordì Kate prima ancora di sedersi appoggiando le mani sulla scrivania, mentre il dottore la guardava seduto. Le sorrise compassionevole: già pensava al futuro, a quando Joy sarebbe uscita dall’ospedale e lui non sapeva come dirle che al momento non potevano dire se e quando lo avrebbe fatto.

- Non è un problema che possiamo affrontare adesso. Joy… non so per quanto dovrà rimanere in osservazione, ma vi assicuro che farò di tutto perché la sua salute non sia ulteriormente messa in pericolo. Purtroppo hanno trattato tutta la situazione con troppa superficialità, forse non rendendosi bene conto delle condizioni delicate di Joy.

- Dottore, quali sono le sue reali condizioni? - Gli chiese Castle mentre Kate si lasciava andare sulla poltrona davanti alla scrivania del medico.

- Io non dovrei parlarvi di questo, lo sapete? Soprattutto adesso che Connor mi ha vietato di farlo. Però, se il detective Beckett me lo chiedesse in modo diverso, potrei rispondere. - Ammiccò a Kate che si sollevò ritrovando una postura più rigida.

- Dottor Thompson, la minore Joy Cooper è stata ritrovata in un precario stato di salute dopo la mancata custodia da parte della… madre adottiva, Stephanie Cooper. Può dirci quali sono le sue condizioni attuali e quali rischi corre in futuro?

Thompson aveva fatto partire un piccolo registratore, per registrare la domanda di Kate e la sua risposta. Una tutela, era stato interrogato da un pubblico ufficiale, non poteva non rispondere.

- Joy ha contratto un’infezione ai polmoni, una polmonite, ed in un soggetto immunodepresso come lei può essere molto pericolosa, soprattutto se ci dovessero essere complicazioni. Dobbiamo aspettare due tre giorni per vedere come reagisce alle terapie e sperare che non abbia poi ricadute che, nel suo stato, potrebbero essere molto pericolose.

- Quanto pericolose? - Chiese ancora Kate.

- In situazioni come quelle di Joy, il tasso di mortalità è del 15-20% - Rispose il dottore sincero.

- Poteva essere evitata? È colpa della fuga?

- Sicuramente poteva essere evitata non facendo entrare in contatto Joy con soggetti affetti da patologie alle vie respiratorie. La fuga ha accelerato la comparsa dei sintomi, indebolito il fisico e aumentato la febbre visto che si è bagnata ed è rimasta così a lungo.

Thompson fermò la registrazione e Rick tornò a parlare.

- Può aiutarci in qualche modo? Farci avere notizie di Joy… Noi… non possiamo stare così, senza sapere nulla. - Castle se fosse servito l’avrebbe pregato, ma non fu necessario.

- Certo. Se ci saranno novità vi avviserò subito. Per questa notte non dovrebbe esserci nulla di nuovo, Joy dormirà a lungo ed è meglio così, anche perché se ci fossero novità non sarebbero buone. Il mio turno è finito, ma ho lasciato disposizioni che se dovesse accadere qualcosa mi chiamino subito. Andate a casa anche voi e riposatevi, ci sentiamo domani, sperando di potervi dire che comincia a reagire agli antibiotici.

- Non voglio che quando si sveglia sia sola. - Disse Kate con gli occhi lucidi al dottore.

- Purtroppo su questo non posso fare nulla. Non posso farvi entrare da lei.

 

Da quando erano usciti dall’ospedale Rick non aveva più guardato Kate, non le aveva nemmeno più rivolto parola. Entrati nell’ascensore del palazzo, Beckett premette il piano del suo appartamento e quando si fermò chiese implicitamente a Castle di seguirla, ferma sulle porte per non farlo ripartire con la mano protesa verso di lui. Rick si staccò dalla parete dell’ascensore e senza prenderle la mano la seguì in silenzio.

Dentro casa lasciò la giacca su una delle sedie della cucina, proprio come Kate.

- Non ho molto per mangiare. - Ammise Kate guardando dentro il frigorifero, pressochè vuoto, ormai lì non passava più molto tempo.

- Non fa niente, non ho molta fame. - Disse lui sottovoce.

- Un caffè? - Propose ancora lei.

- Grazie.

La guardò fare quelle operazioni che era solito compiere lui, scegliere due tazze dalla mensola sopra la cucina ed aspettare che la bevanda calda fosse pronta per poi versarla e porgergli una tazza.

- Biscotti? - Gli chiese aprendo una scatola di metallo dalla quale uscì un profumo dolce e familiare di zenzero, cannella e vaniglia che strapparono un sorriso a Castle, così Kate prese la scatola e poi lui per mano e lo condusse sul divano dove si sistemò appoggiandosi al suo petto, facendosi passare il braccio intorno alle spalle facendolo ricadere sul ventre. Aveva la scatola di biscotti sulle gambe, ne prese uno e lo portò alla bocca di lui, che gli diede un morso distrattamente e poi lei mangiò il restante. Aveva bisogno di condividere qualcosa con lui in quel momento, fosse anche mezzo biscotto. Tenevano il caffè caldo tra le mani ed il profumo ormai aveva invaso tutto l’ambiente.

- Dimmi che andrà tutto bene. - Gli chiese Kate interrompendo quel silenzio che durava da troppo tempo.

- Andrà tutto bene. - Ripetè lui, ma la sua voce era monocorde, priva di qualsiasi segno del suo solito ottimismo.

- Ci credi veramente Castle? - Si spostò per guardarlo in volto e lui sentendosi osservato si voltò verso di lei.

- Certo. Joy starà bene, è forte. - Le diede un bacio sulla fronte e poi tornò ad osservare il fumo del caffè che si alzava dalla tazza.

- Cosa c’è Rick? - Strinse la mano libera di lui guardandolo attentamente mentre lui fissava altro.

- Beckett come hai fatto?

- A fare cosa?

- A resistere senza poter vedere Joy quando io… mi sono comportato come lui. Non sono stato migliore di Connor.

Kate si alzò e posò la tazza di caffè sul tavolo, mordendosi il labbro nervosa.

- Non è stato facile, anzi è stato difficile. Ha fatto male. Tanto. Stare in attesa di una telefonata per sapere qualcosa, provare ad entrare senza farmi vedere, rubare qualche istante con lei con la paura che tu arrivassi e ti arrabbiassi con me o che le infermiere mi mandassero via. È stato così.

- Come hai fatto a perdonarmi?

- Perché io ti amo. E perchè le mie colpe sono più grandi delle tue. Se voglio avere qualche possibilità di convivere con i miei errori, devo per forza perdonare i tuoi. - Si lasciò cadere di nuovo sul petto di lui che l’accolse cominciando ad accarezzarle i capelli.

- Vorrei essere lì con Joy. Hai ragione tu, non dovrebbe essere sola quando si sveglia. Dovresti esserci tu con lei, ti ha cercato, vuole te. Non posso credere che non possiamo fare nulla!

Kate prese un’altro biscotto dalla scatola gli diede un morso e poi lo diede a Rick.

- Troverò un modo per vederla. - Beckett sembrava decisa, poi però l’immagine di Joy come l’aveva lasciata poco prima tornò davanti ai suoi occhi insieme ad un moto di sconforto nell’animo e non riuscì a tenersi dentro la sua ansia. - Perché quando è in quei letti di ospedale sembra sempre più piccola e indifesa?

- Perché sai che sta male e sembra più fragile. Perché la vorresti proteggere o fare cambio con lei, esserci tu al suo posto e darle la possibilità di vivere con spensieratezza i suoi anni, prenderti tutti i suoi problemi e lasciarla libera.

- Pensavi a qualcosa che hai vissuto con Alexis? - Gli chiese Kate.

- No. Pensavo a Joy.

- Se avessi dovuto scegliere un padre per mia figlia, lo avrei voluto proprio uguale a te.

- Anche io avrei scelto una come te. E ti sceglierei anche adesso.

- Come puoi dirlo?

- Perché è la verità. E sì, Joy starà bene, uscirà da quell’ospedale e verrà a casa con noi. Perché non c’è altro modo in cui può finire questa storia. Perché Joy è nostra figlia, anche se i tribunali dicono il contrario.

- Nostra figlia Castle… - Ripetè Kate. - … Sarebbe meraviglioso.

- Sarà meraviglioso.

   
 
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