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Autore: Sospiri_amore    19/09/2017    0 recensioni
Chi mai potrebbe frequentare il Liceo dei Mostri?
Ovviamente vampiri, demoni, licantropi ma anche esseri umani.
I Vampiri sono geniali, hanno percezioni extrasensoriali e sono molto popolari.
I Licantropi sono sportivi, forti e molto socievoli.
I Demoni (di acqua, di terra, di fuoco e di aria) sono chiusi, snob e hanno poteri legati al loro elemento.
Gli Umani sono semplici umani.
Come in ogni Liceo che si rispetti ci saranno problemi, amori, litigi e incomprensioni.
In più ci sarà un mistero da risolvere: chi ha rubato il prezioso Diamante incastonato nello stemma della scuola?
❗️❗️❗️VOGLIO SEGNALARE IN ANTICIPO CHE QUESTA È UNA VERSIONE DEL TUTTO PERSONALE DEI VAMPIRI, LICANTROPI E DEMONI. HO PARZIALMENTE STRAVOLTO LE 'REGOLE' CLASSICHE CON LO SCOPO DI POTER RACCONTARE LA STORIA.❗️❗️❗️
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL LICEO DEI MOSTRI





Non è che Vladi lo facesse apposta, ma svegliarsi presto non era certo la cosa che gli riuscisse meglio. La sveglia suonava sul comodino da cinque minuti buoni, ma lui non dava nessun cenno di vita.

 

Certo, Vladi era un vampiro e solitamente i vampiri vivono la notte e dormono di giorno, ma da ormai secoli e secoli nessuno faceva più così. 

Roba antiquata.

L'associazione AmiciVampiri esisteva da sempre e aveva lo scopo di promuovere l'immagine del vampiro nella società da quando fu inventato il serum di Adalberto Gorgofondo. Quindi, da decenni, il vampiro non era più lo spietato succhiasangue che tutti conoscevano, ma un mostro come gli altri, allo stesso livello dei licantropi e dei demoni.

Erano stati fatti parecchi passi avanti, nessun essere umano veniva più morso, prosciugato o aggredito. La buona educazione era diventata prassi. Il cibo non mancava. Le industrie chimiche, gli scienziati e il progresso, avevano creato una serie di prodotti ottimi per i vampiri che pure i licantropi, nei giorni di luna piena, amavano sgranocchiare.

La SlurpBlood, la principale marca di cibi per vampiri, aveva creato una serie di prodotti ad uso alimentare che andavano molto di moda tra i giovani: barrette al sangue dolce, succhi di sangue misto, patatine al gusto sangue, più una serie infinita di preparati per cene e deliziosi pranzetti.

Vladi, da buon vampiro adolescente, apprezzava tutto ciò che fosse fritto, zuccherato e ricco di sapore. Poco gli importava che con i surrogati del sangue fresco la sua vita eterna non sarebbe stata più eterna, a lui importava solo di non essere considerato una bestia. 

Per i vampiri essere accettati era più importante dell'immortalità. 

I capelli bianchi, qualche ruga e le palpebre calanti, non erano un grosso problema, esisteva pur sempre la chirurgia plastica. Tanto i suoi duecento anni, suppergiù, li avrebbe vissuti comunque.

 

Claretta scosse Vladi senza ottenere risposta. Detestava quando suo figlio faceva così. Prese dal cassetto uno spray all'aglio, quello era l'unico rimedio per farlo smuovere. Claretta detestava usarlo, riempiva la casa di quell'odore nauseabondo che ci sarebbe voluto tutto il giorno per farlo uscire da casa.

 

Psss.

 

Una spruzzata vicino al naso di Vladi e il ragazzo, come una molla, scattò sull'attenti.

Con gli occhi serrati il vampiro vagò qualche secondo per la stanza per poi schiantarsi contro il grande armadio nella sua cameretta e picchiando forte il naso. Neanche a dirlo non uscì nessuna goccia di sangue, ma Vladi sentì un dolore acuto che lo fece accartocciare a terra lagnandosi come un cucciolo ferito.

 

Claretta spalancò subito la finestra sventolando un paio di fumetti del figlio cercando di far uscire la puzza dello spray all'aglio dalla stanza.

 

«Oggi è il primo giorno di scuola. Sei ovviamente in ritardo», gli disse la madre mentre lo colpì con piccoli calci ammortizzati dalle pantofole di pelo fucsia e rosa.

 

Vladi mugolò mentre cercava un riparo dai colpi inferti della madre.

 

«Oggi non puoi fare il pigrone», ringhiò Claretta.«Mi raccomando fai in modo di non arrivare tardi alle lezioni». La vampira voltò le spalle al figlio iniziando a togliere le lenzuola dal letto e rassettando la camera, aveva sempre così tanto da fare in casa che non voleva perdere troppo tempo dietro a un figlio tanto sciagurato. Vladi era capace di creare un pandemonio dal nulla, quindi prima il figlio sarebbe uscito da casa e meno correva il rischio di rimanere invischiata in uno dei suoi guai.

 

Vladi sollevò la mano come farebbe un alunno modello in classe con la maestra, ricompose il pigiama mezzo sgualcito e si pettinò i capelli castani arruffati.

 

«Che c'è?», chiese Claretta incurvando le spalle rassegnata sedendosi stanca sul letto.

 

Vladi tossicchiò.

 

Quello era il tipico atteggiamento di Vladi, fare domande per sviare l'attenzione dai guai che puntualmente combinava. Aveva sempre fatto così, fin da piccolo. Vladi aveva capito fin da subito che cambiare discorso funzionava sempre, soprattutto quando combinava un pasticcio. Come quella volta che da vampiro bambino si divorò un barattolo di crema al sangue e cioccolato gianduia, una bella scorpacciata, una di quelle mangiate che difficilmente si dimenticano. Pur di non essere incolpato del misfatto, Vladi, stordì sua madre con tante di quelle parole che Claretta alla fine si dimenticò perché lo stesse sgridando.

Il più delle volte questa tattica funzionava, ma in momenti come questo, dove la pazienza della donna vampira era ridotta al lumicino, era meglio non scherzare con il fuoco.

 

«Tecla è sveglia? Vorrei capire se mia sorella sta dormendo ancora. Non credo sia giusto, e molto salutare, svegliare un vampiro adolescente così di soprassalto. Ho letto studi che collegano la poca capacità di concentrazione con il sonno. Forse per questo Tecla ottiene risultati migliori a scuola, il suo sonno deve essere più rinfrancante del mio. Credo sarebbe il caso di approfondire questo aspetto. Il sonno, intendo», disse il ragazzo alla madre mentre iniziò a stiracchiarsi come stesse facendo un qualche esercizio di ginnastica.

«Tua sorella è sveglia da cinquanta minuti abbondanti, ha già fatto colazione e si sta preparando per uscire», disse Claretta asciutta con le mani sui fianchi mentre osservava il figlio in cagnesco, proprio come farebbe un licantropo nei giorni di luna piena. «Non è mai in ritardo, lei. E lei dorme come te. Uguale. A volte anche io fatico a credere che siate gemelli, siete così diversi che non sembrate neanche parenti».

«Ti ho solo fatto una domanda. Non capisco perché ti irriti tanto, non vedi che sto prendendo i vestiti da indossare?». Vladi sorrise mostrando i suoi candidi canini, sbatté le palpebre velocemente come fosse un dolce cerbiatto prima di spalancare le ante dell'armadio per prendere i suoi jeans preferiti, una felpa con chiari segni di usura, una t-shirt del suo gruppo musicale preferito, i MadBlood, e un paio di calzini spaiati.

 

In meno di tre minuti Vladi era pronto per uscire e andare a scuola.

 

«Non credi dovresti farti una doccia? Almeno oggi che è il primo giorno non dovresti vestirti come si deve?». Claretta si mise le mani nei corti capelli rosso fuoco ormai rassegnata alle uscite del figlio.

 

Vladi si annusò l'ascella destra e poi quella sinistra.

 

«Profumo come un vampiro dovrebbe profumare. Indosso la mia felpa portafortuna. Che c'è di male?», chiese il ragazzo infilando un paio di fumetti nelle tasche posteriori dei jeans, li avrebbe letti più tardi tra una lezione e l'altra come ogni giorno della sua vita da studente.

 

Claretta assunse una sfumatura violacea intensa, tipica dei demoni di aria quando perdono le staffe, ma molto più simile a una prugna matura pronta a cadere dall'albero.

 

«Sparisci. Subito». La vampira sembrava pronta ad esplodere proprio come farebbe un razzo che sta per lasciare la terra e sfrecciare nello spazio.

 

Vladi ubbidì.

Sparì più velocemente che poté.

 

Uscì dalla camera per correre in cucina e rubare una manciata di merendine SlurpBlood e un succo al sangue artificiale gusto uva dal mobiletto della cucina. Infilò tutto a forza nello zaino tra un astuccio malconcio e un quaderno dalla copertina pasticciata.

Percorse a grandi falcate il corridoio d'ingresso senza però dimenticare di darsi un'ultima occhiata nello specchio appeso vicino alla porta per spettinarsi ad arte. 

Un sorriso. 

Un occhiolino.

Un paio di occhiali da sole neri.

Finalmente Vladi uscì di casa pronto ad iniziare un nuovo anno, il terzo per la precisione, al VLUD da tutti però soprannominato, da lui e dai suoi amici, il Liceo dei Mostri per via degli strambi studenti che frequentavano la scuola.

 

«Sei il solito cretino». Una voce graziosa e melodiosa intrisa di acidità e sfacciataggine battezzò il primo passo di Vladi sul viale di casa.

«Ciao, Miss Perfettina. Sei pronta a diventare la studentessa migliore anche quest'anno?», disse Vladi mettendo le mani dietro la testa indifferente agli squittii della sorella gemella.

«Si dia il caso che essere una studentessa modello abbia i propri vantaggi al VLUD. Sono coordinatrice degli eventi scolastici e posso ritenermi fortunata a rappresentare i miei compagni di classe e...», disse Tecla scuotendo la lunga massa castana rossiccia che cadeva liscia come seta sulle sue spalle.

«Sempre se verrai eletta. Potrei convincere i nostri compagni di classe a votare per qualcun altro... non so, Gregorio per esempio, il mio amico licantropo», disse il vampiro divertito dal fatto che in questo modo avrebbe mandato la sorella su tutte le furie.

«Gregorio Carnera? Parli dello stesso Gregorio che intendo io? Greg il licantropo fannullone fissato con il football che metà scuola odia per gli stupidi scherzi che fa ogni anno?». Tecla detestava la mandria di perditempo che ronzava intorno a suo fratello. 

Pigri.

Inconcludenti.

Svogliati.

«Tu vedi sempre il bicchiere mezzo vuoto. Io lo vedo mezzo pieno. Invece di dire che metà scuola lo odia per i suoi scherzi, potresti dire che metà scuola adora gli scherzi di Gregorio», disse Vladi scartando una merendina ripiena di confettura alla ciliegia e sangue artificiale.

«Solo perché Greg è il tuo migliore amico ti senti in diritto di difendere quel lupo da quattro soldi», rispose stizzita la vampira girando la testa dalla parte opposta e scuotendo i capelli con grazia.

«Licantropo. Si dice, licantropo. Potresti essere considerata razzista se lo offendessi in questo modo davanti a tutti, la tua reputazione potrebbe venire compromessa». Vladi abbracciò la sorella per poi sfregargli le nocche sul capo scombinandole la pettinatura.

«Lasciami stare, cretino», disse Tecla schiacciandogli un piede.

 

Nonostante Vladi e Tecla discutessero per ogni minima cosa si volevano un gran bene. Erano cresciuti insieme, uno l'opposto dell'altra, complici e nemici allo stesso tempo, capaci di sacrificarsi per l'altro, ma incapaci di dimostrarsi un minimo segno d'affetto o raccontarsi quello che sentivano davvero come sorella e fratello. 

La cocciutaggine di lei e la spavalderia di lui erano come centinaia di spine avvolte intorno ai loro corpi che non permettevano ai due fratelli di abbracciarsi e lasciarsi andare del tutto, non dando loro la possibilità di conoscersi per quello che veramente fossero.

 

«Sarai la beniamina del Liceo dei mostri anche quest'anno, del resto chi è più mostro di te? Nessuno, mia cara strega». Vladi beffeggiò la sorella tirandole in pieno volto la confezione in cui era avvolta la merendina appena mangiata. Con uno scatto si allontanò verso l'ingresso della scuola per raggiungere i suoi amici lasciando Tecla sola a sbollire la rabbia che le montava dentro.

 

Tecla prese un profondo respiro.

 

Estrasse lo specchietto dal suo zaino e controllò che tutto fosse in ordine.

Lisciò i lunghi capelli con un gesto rapido del capo mentre specchiandosi osservò con attenzione i suoi denti allineati e candidi. Sfiorò con la lingua i canini e fece schioccare le labbra. Tutto doveva essere perfetto, come sempre.

 

«Forza Tecla, un nuovo anno. Non avere paura, riuscirai a conquistarli tutti. Non mollare, non mollare», si disse tra sé e sé cercando di motivarsi per allontanare i dubbi e le ansie che ogni vampira diciassettenne, insicura e fragile, sentirebbe agitarsi dentro il proprio animo.

 

Sorriso smagliante.

Passo sicuro.

Schiena dritta.

 

Tecla sapeva che non avrebbe dovuto farsi mettere i piedi in testa da nessuno se voleva diventare, anche quest'anno, la studentessa migliore di tutto l'istituto. 

Avrebbe dovuto sgobbare, studiare molto, ma era motivata. 

La testardaggine di Tecla era ormai cosa risaputa da tutti gli studenti, non c'era nessun ostacolo, test o interrogazione che lei non superasse, non c'era niente che potesse farla desistere dai suoi intenti. Se Tecla voleva una cosa si può star certi che avrebbe fatto di tutto pur di ottenerla e non c'era cosa che la vampira desiderasse di più al mondo che prendere il massimo dei voti. Per questo a scuola tutti la chiamavano la strega, perché era riuscita a prendere ottimi voti in tutte le materie anche con i professori più severi e esigenti. Una cosa impossibile per molti studenti tanto che si sparse la voce che solo qualcuno dotato di strani poteri avrebbe potuto ottenere i suoi risultati, una strega appunto.

 

Invece Tecla era una vampira come le altre, solo più determinata.

 

«Coraggio Tecla. Non guardarli negli occhi. Testa alta e vai dritta per la tua strada», cercò di auto convincersi la vampira mentre con la mano svolazzante, come fosse una regina con i suoi sudditi, salutò tutti gli studenti che aspettavano annoiati l'inizio della prima lezione dell'anno scolastico.

Molti di loro non la degnarono di uno sguardo, mentre altri la fissavano ammirati, del resto una come lei non passava inosservata.

 

Con passo deciso, convinta di voler seppellire le sue ansie e paure e non farsi sopraffare da esse, Tecla si diresse verso il grande edificio antico in cui avrebbe passato buona parte del prossimo anno.

Le pietre grigie e incastrate tra loro da secoli, il profumo di legno e polvere, i grossi gradini squadrati erano il posto più bello in cui Tecla potesse trovarsi. 

Finalmente la vampira non avrebbe dovuto più ciondolare nella biblioteca della città in cerca di testi che potessero aiutarla, ma avrebbe attinto direttamente dalla antica biblioteca scolastica meta di molti studenti delle varie Università cittadine. Avrebbe potuto perdersi tra gli immensi scaffali, sfogliare decine di libri e accedere ai nuovi volumi, quelli per gli studenti del terzo anno, che fino ad ora non era riuscita a studiare.

Un nuovo anno significava per Tecla nuove nozioni.

Nuove nozioni significava per Tecla un passo in più verso l'eccellenza.

 

Tecla respirò profondamente il profumo umido e polveroso della sua amata scuola.

Alzò lo sguardo verso l'alto arco in pietra che incorniciava il portone in legno grezzo spalancato davanti a lei. Si fermò ad osservare lo stemma inciso nella pietra che campeggiava solenne: uno scudo con inciso un sole, un pipistrello, un lupo e un pugno.

Poco più in alto il diamante rosa di Adalberto Gorgofondo svettava imponente, il simbolo che rappresentava perfettamente l'unione e la fratellanza delle quattro specie: demoni, vampiri, licantropi e umani.

 

Un esempio per la ragazza vampira.

Un modello da seguire.

 

Tecla sorrise, finalmente si sentì a casa.

   
 
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