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Autore: Kim WinterNight    21/09/2017    4 recensioni
Scappare non è sempre simbolo di codardia. Ognuno di noi ha un motivo valido per cui vorrebbe scappare da qualcuno o qualcosa: chi per dimenticare, chi per liberare la mente, chi per accompagnare qualcun altro nella fuga, chi per uscire di casa, chi per volere di un'entità superiore...
Ma tutti, forse, lo facciamo per cercare un po' di libertà e per rendere noi stessi più forti e capaci di ricominciare a lottare.
DAL TESTO:
Una vacanza, ecco cosa mi serviva. Non riuscivo più a stare rinchiuso in casa, forse stavolta avevo esagerato. [...]
Notai una figura rannicchiata in fondo, in posizione fetale e con le braccia strette al corpo. Tremava vistosamente e teneva gli occhi serrati.
«Non vuole uscire di lì... non so più cosa fare» sospirò lei, portandosi una mano sulla fronte. [...]
«Non ti incazzare, amico. Ci tenevo solo a invitarti personalmente al mio matrimonio.»
Digrignai i denti e osservai, senza neanche vederli, gli automobilisti a bordo dei loro veicoli che mi superavano e mi evitavano per miracolo, per poi imprecare contro di me e schiacciare sul clacson con fare contrariato. [...]
«Avresti potuto chiedermelo, magari?» commentai, incrociando le braccia sul petto.
«Avresti rifiutato» si giustificò.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, John Dolmayan, Nuovo personaggio, Serj Tankian, Shavo Odadjian
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ReggaeFamily

Stuck in the Sky

[John]




Ero preso da un passaggio clou del libro che stavo leggendo: c'era Harry Bosch, il detective creato da Michael Connelly, che si stava dirigendo a Beachwood Canyon per cercare un cadavere; il suo destino era in mano a un detenuto di nome Raynard Waits che aveva confessato alla polizia di Los Angeles di sapere dove si trovava il corpo di una ragazza scomparsa tanti anni prima. Mi sentivo in ansia per l'operazione che il detective stava per compiere, affiancato e scortato da un sacco di esponenti delle forze dell'ordine, e questo succedeva sempre quando leggevo un libro di Connelly; lui era particolare, riusciva a insinuare sentimenti incredibili in me, proprio perché non sapevo mai che aspettarmi.

Ero talmente immerso nella lettura che mi accorsi appena del risveglio di Bryah, così quando sbadigliò, sobbalzai e rischiai di cadere dal bordo del letto su cui ancora stavo appollaiato.

«John?» mi chiamò. «Ti ho spaventato?»

Raccolsi il segnalibro che era caduto a terra e lo infilai tra le pagine del volume, sentendomi leggermente a disagio perché non ero riuscito a concludere la pagina che avevo da poco iniziato.

«Come stai?» le domandai, sollevando lo sguardo su di lei e notando che si metteva a sedere con la schiena contro la spalliera del letto. Diedi un'occhiata al mio orologio da polso e notai che era l'una passata. «Forse avrei dovuto spegnere la luce, almeno avresti continuato a dormire...» mormorai.

«Macché. Che leggi?» volle sapere Bryah, indicando il tascabile che ancora stringevo tra le mani.

«Echo Park di Michael Connelly» risposi, mostrandole la copertina.

«Un poliziesco? Tu? Non me lo sarei mai aspettato!» commentò sorpresa.

«Io leggo un sacco, e leggo davvero qualsiasi cosa. Poi queste storie sono ambientate nella mia città, me la mostrano com'è e come neanche io la conosco. Sono fenomenali, lui è fenomenale» spiegai in tono concitato.

«Capisco. Ehi, mi sorprendi sempre, batterista» osservò Bryah, per poi scendere con cautela dal letto.

«Dove vai?» chiesi subito allarmato.

«In bagno. O vuoi che me la faccia addosso sul tuo letto?» replicò con noncuranza, camminando poi verso la stanza adiacente, a piedi scalzi.

Mi sentii avvampare un poco e mi diedi del cretino. Certo, Bryah era esuberante, non si metteva problemi a dire ciò che pensava o che provava, era come se fosse una versione di Leah più grande di età, anche se leggermente meno invadente.

Sorrisi a quel pensiero, rendendomi conto che in fondo Leah non era poi così male; lei e Shavo formavano proprio una coppia carina, e lei era una brava ragazza, una persona di cui potersi fidare, che era in qualche modo riuscita a penetrare nella mia timidezza e si era messa a mia disposizione come amica, finendo per aiutarmi più e più volte, nonostante io mi mostrassi spesso restio e taciturno. Con me non si era mai arresa, cercando degli espedienti come quello della colazione insieme per avere a che fare con me, per portarmi fuori dal mio guscio e farmi sentire a mio agio.

Era una persona unica e, nonostante fosse giovane, non sembrava una ragazzina sciocca e sprovveduta; con il suo modo di fare intraprendente e spudorato, sapeva sempre come venir fuori dalle situazioni difficili, riusciva ad affrontare qualsiasi cosa con il sorriso sulle labbra e non drammatizzava troppo sui suoi guai.

Bryah un po' le somigliava, ma avevo come l'impressione che fosse più fragile, come se la sua esistenza si basasse su poche certezze e rischiasse di caderle addosso da un momento all'altro. E questo instillava in me il bisogno e la voglia di proteggerla.

A questo pensavo mentre lei era in bagno, così mi sorprese completamente immerso in riflessioni che non poteva immaginare; mi posò una mano sulla spalla e io sollevai lo sguardo per posarlo su di lei.

«Che succede?» mi chiese leggermente preoccupata. «È quella telefonata che hai fatto prima ad averti sconvolto tanto?»

Sorrisi appena. «Ecco...» balbettai.

«Se non vuoi parlarne, non c'è problema.» Bryah si sedette accanto a me e si passò le mani tra i folti e ricci capelli corvini per cercare di sistemarli un po'. «Ma ti vedo più chiuso del solito, il che è un brutto segno.»

«Mi dispiace» riuscii a dire soltanto, incapace di portar fuori le mille preoccupazioni che mi martellavano nel cervello.

Io e Serj avevamo discusso per un po'; la partenza infine era stata prenotata per tre giorni dopo, e questo significava che Shavo si sarebbe presto separato da Leah e che io non sarei riuscito a concludere niente con Bryah, e inoltre non l'avrei mai più rivista dopo quella vacanza. Mi sembrava ingiusto dover abbandonare così presto la Giamaica per colpa di una ragazzina capricciosa che andava in giro a dire di essere figlia di Daron, anche perché stentavo a crederci e non mi sembrava verosimile.

«John.»

Guardai Bryah ed ebbi una tremenda voglia di abbracciarla e tenerla stretta a me. Stavo impazzendo, me ne rendevo conto, ma non riuscivo quasi a controllarmi e sentivo il cuore accelerare i suoi battiti in maniera irregolare. Dovevo calmarmi, respirare, ragionare in maniera razionale e ripetermi che lei non sarebbe mai stata mia in nessun caso. Dovevo farmene una ragione.

«Sei così triste» commentò Bryah, inclinando leggermente la testa di lato.

«Tra tre giorni me ne vado» buttai lì, giusto per tenermi impegnato e non rimanere incastrato nei miei pensieri.

«Come? Di già?»

Annuii. «Non possiamo stare qui per sempre, dobbiamo prepararci per un importante concerto» spiegai, portando fuori una verità parziale.

«Certo, avete da lavorare. Di che concerto si tratta?»

Le raccontai della data al Dodger Stadium e Bryah parve incredula, ma si mostrò anche molto entusiasta.

«Mi piacerebbe venire da voi a fare un servizio per il giornale dove racconto questo grande evento! Che dici, si potrebbe fare?» propose eccitata.

Il mio cuore perse un battito e dovetti far leva su tutto il mio autocontrollo per non esultare come un idiota. «Penso di sì» dissi con calma. «Ma pensi che te lo lascerebbero fare? Questo non avverrà in Giamaica, quindi potrebbe risultare fuori luogo.»

«No invece! Una volta all'anno vengo incaricata di cercare un evento importante in giro per il mondo e vengo spedita a fare un reportage; l'anno scorso sono stata in Spagna, da non crederci!» mi raccontò Bryah allegra.

«In Spagna?» MI sporsi leggermente verso di lei, curioso di conoscere un altro dettaglio della sua vita.

«Già. In estate, a Benicasim, si tiene un importantissimo festival di musica reggae, il Rototom Sunsplash. Un sacco di artisti veramente importanti si esibiscono ogni anno sul palco del Rototom e...»

«Rototom» riflettei assorto. «Nome interessante. C'è un particolare tamburo della batteria che si chiama così.»

Bryah scoppiò a ridere. «Oddio, ma sei senza speranze tu! Pensi solo alla tua batteria, eh?» mi canzonò.

«Ma no, io non uso abitualmente quel tipo di tom, è solo che...» presi a giustificarmi.

«Sì, sì, tutte scuse, Dolmayan!» tagliò corto Bryah, mollandomi una leggera gomitata.

«Dai, racconta. Hai intervistato qualche artista famoso al Rototom Sunsplash?» le domandai con un sorriso.

«Vediamo... ho avuto l'onore di intervistare Alpha Blondy e ho rubato due minuti anche a Max Romeo...»

Strabuzzai gli occhi. «Alpha Blondy?» chiesi allibito.

«Già, proprio lui. Lo adoro, sai? È un artista pazzesco, ma soprattutto è una persona tanto carina...»

Ero senza parole. «Mio padre me lo ha fatto ascoltare e conoscere, sai? Anche io lo apprezzo molto in effetti...» le confessai.

«Ma la cosa più bella è stata assistere a tutti quei concerti pazzeschi... ho visto Alborosie, Protoje, Morgan Heritage, Marcia Griffiths, Steel Pulse, Michael Rose... e tantissimi altri! Tu dirai: “Ma qui in Giamaica faranno un sacco di concerti del genere”, però ti assicuro che l'atmosfera del Rototom è qualcosa di magico! Poi l'Europa è un altro mondo, la Spagna è magica e io ci riandrei anche ora!» proseguì Bryah con la nostalgia nello sguardo. «Ah, e ho visto suonare anche il nostro amico Barrington! Ti giuro che ciò a cui abbiamo assistito l'altro giorno non è paragonabile alla bellezza dei live al Rototom Sunsplash!» concluse con gli occhi che brillavano.

«Da come ne parli, mi viene voglia di andarci...»

Bryah annuì vigorosamente. «Dovresti. E sono certa che piacerebbe tantissimo anche ai tuoi amici.»

Sorrisi. «A Daron di sicuro.»

«Si fuma un sacco laggiù» disse con una risatina maliziosa.

«Allora se voglio convincerlo ad accompagnarmi, glielo dirò» proferii.

«Forse non ti conviene portartelo appresso» scherzò Bryah.

«Forse hai ragione!»

Lei mi guardò negli occhi e si fece improvvisamente seria. «Comunque mi piacerebbe molto venire a scrivere un pezzo sul vostro concerto» ripeté.

«Allora per noi sarà un piacere averti nella Città degli Angeli» scherzai, tenendo i miei occhi fissi sui suoi.

«E sappi che io voglio scrivere il vostro libro.»

Rimasi un attimo sorpreso. «Quindi sei seria?»

«Ma certo! E tu sei uno sciocco» mi accusò con un sorriso malizioso.

«Non pensavo che...»

«Tu pensi troppo, mio caro batterista. Scommetto che ti fai un sacco di film mentali...» commentò Bryah.

«Io?» Mi puntai il dito al petto e scossi leggermente il capo.

«John» sospirò all'improvviso.

«Che c'è?» le chiesi.

Bryah si sporse improvvisamente verso di me e mi baciò. Premette con forza le sue labbra sulle mie e io mi immobilizzai.

Dovetti far leva su tutta la forza di volontà di cui disponevo per indietreggiare leggermente sul letto e staccarmi da lei, mentre un'ondata di desiderio mi invadeva completamente. A causa di quel movimento azzardato, barcollai per un istante sul bordo del materasso e in un attimo mi ritrovai per terra.

Bryah mi fissò perplessa, inclinando il capo verso sinistra, poi scoppiò a ridere e si lasciò cadere all'indietro, producendo un baccano assurdo.

Mi sentii tremendamente in imbarazzo per essere caduto come un idiota, ma la cosa peggiore fu accorgermi che lei mi aveva appena baciato e io non avevo saputo come comportarmi. Non aspettavo altro dal primo istante in cui l'avevo vista, ma in qualche modo stavo pensando al fatto che lei avesse una relazione; poco importava se adesso lei e il suo compagno avevano litigato, ero sicuro che si trattasse di un'incomprensione passeggera e che presto avrebbero chiarito le cose.

«Oh, John! Sei proprio un caso perso» mi disse per l'ennesima volta, per poi mettersi su un fianco e lanciarmi un'occhiata interrogativa.

Mi trovavo ancora seduto sul tappeto e mi limitavo a guardarla senza sapere bene cosa fare, ma lei non sembrava tanto preoccupata quanto me, anzi, era come se si sentisse a suo agio.

«Bryah, non credo che...»

«Perché non stacchi quel dannato cervello per un attimo, eh?» Bryah mi pose quella domanda mentre scivolava giù dal letto e mi raggiungeva sul pavimento; si accostò a me e pose il suo bel viso a pochi centimetri dal mio. «Non ce la fai proprio?» sussurrò.

Ero seriamente in tilt, ragion per cui mi ritrovai ad agire ancor prima di rendermene realmente conto: attirai il corpo formoso e caldo di Bryah contro il mio e tornai a baciarla come lei aveva fatto con me poco prima, senza riuscire a frenare le mie mani che percorrevano bramose i suoi fianchi. Lei si aggrappò a me con forza, facendomi capire che voleva starmi il più vicino possibile e che non intendeva più permettermi di ripensarci.

«Adesso si ragiona, batterista» mormorò, mordicchiandomi il labbro inferiore. «Sei dannatamente irresistibile, lo sai?»

Non fui capace di replicare, la afferrai per i fianchi e lei si posizionò più comoda, a cavalcioni su di me. Ci baciammo con un trasporto indescrivibile, rendendo quel contatto sempre più profondo e intimo. Mi sentivo come bloccato in un angolo di paradiso, improvvisamente non ero più in grado di ragionare o di prendere decisioni sensate e razionali: esisteva solo Bryah, la sua pelle bruna, il suo calore, il suo profumo esotico e la consapevolezza di averla così vicina, di sentirla quasi mia.

Era scattata così, quella scintilla, era stato inevitabile, e io non avevo potuto fermarla, non avevo potuto fermarmi e ancora non ci riuscivo.

Ci trovammo sul letto senza vestiti, avvinghiati e affamati l'uno dell'altra, a rotolarci sul tappeto senza preoccuparci di niente che non fosse il prenderci cura del nostro piacere crescente.

Io mi occupai di lei, tenendola stretta, e lei fece lo stesso con me, con passione e dolcezza.

Ci trovammo a fare l'amore come se fosse qualcosa che ci era stato destinato, come se non potessimo farne a meno e ci sentissimo completi soltanto ora, in quell'istante, bloccati in alto, nel cielo.

«Ti ho desiderato dal primo istante» mi disse Bryah, la voce spezzata dal piacere.

Non le risposi, ma aumentai la stretta su di lei, e lei comprese che anche per me era stato lo stesso; sperai che non se la prendesse con me per la mia incapacità di articolare delle parole o delle frasi sensate, ma ero talmente preso da ciò che mi stava capitando, dal mio cuore impazzito, dal mio corpo in fiamme...

Era indescrivibile, era bellissimo, era semplicemente appagante sotto tutti i punti di vista.

Giacemmo abbracciati per un tempo indefinito, accarezzandoci e impegnandoci a regolarizzare il nostro respiro.

Solo allora mi resi veramente conto di quanto era appena capitato e il mio cervello tornò a mettersi in moto; mi immobilizzai e avvertii chiaramente un'ondata di sensazioni negative invadermi, conferirmi un gelo improvviso e straziante. Avevo sbagliato tutto, non avrei mai dovuto concedermi quel momento con Bryah, no, non mi sarei dovuto lasciare andare così tanto. Cazzo, ero bruscamente tornato con i piedi per terra dopo aver trascorso un momento di sospensione, di completo blackout mentale.

«John, per favore, smettila di rimuginare» disse Bryah all'improvviso, posandomi una mano sul petto e carezzando piano la mia pelle.

Sospirai appena e socchiusi gli occhi, senza però replicare.

«Me ne sono accorta dalla tua espressione e dal modo in cui ti sei improvvisamente irrigidito. Cosa c'è?» insistette lei, sollevandosi su un gomito per potermi scrutare meglio.

«Mi dispiace per questo, non avrei dovuto lasciarmi prendere così...» dissi mortificato.

«Perché?»

«Hai una relazione.»

«Oh John, sei un così caro ragazzo. Sai una cosa? A Ben non importerebbe niente. È stato lui il primo a tradirmi» mi raccontò con una leggera punta di risentimento nella voce.

La fissai negli occhi, ero allibito. «Lo hai fatto per ripicca nei suoi confronti? Era solo questo il punto?» domandai, sentendomi ferito e deluso. Non riuscivo a credere a ciò che stavo ascoltando.

«Vedi che sei sciocco?» Bryah sospirò e si lasciò andare con il capo sul mio petto, avvolgendomi in un abbraccio. «No, questo non c'entra. Tu mi piaci, te l'ho detto. Mi sono sentita attratta da te fin da subito, quando qualche giorno fa ti ho incontrato per caso all'ingresso dell'albergo. È solo che...» Si interruppe e io le posai una mano sui capelli, infilando le dita tra i suoi ricci ribelli e morbidi. «Non volevo ammetterlo, non potevo. Ho pensato a Benton, ho pensato al fatto che l'ho perdonato per avermi tradito, ma... ho fatto di tutto per far funzionare le cose con lui, ma la verità è che io di lui non riesco a fidarmi più. Forse non lo amo più, o forse lo amo, ma questo non c'entra niente con la fiducia. Sono due cose diverse.»

«Ne sei certa?»

«Sì. Il problema è che io con te mi trovo bene, è nata una sintonia pazzesca, non riuscivo a crederci nemmeno io... e poi oggi, be', oggi non ho saputo resisterti. John, senti, dovrei essere io a scusarmi con te, non il contrario. Quindi tu devi smettere di pensare negativo, devi smetterla di sentirti in colpa.» Bryah si allungò verso di me e mi lasciò un bacio a fior di labbra. «Non hai sbagliato niente, sei stato fantastico.»

Non ne ero per niente convinto, ma decisi di non contraddirla; al momento ero troppo stanco per continuare a pensare a qualsiasi cosa, perciò lasciai semplicemente che lei si rannicchiasse contro di me e si appisolasse, mentre io tiravo su le lenzuola e le avvolgevo attorno ai nostri corpi nudi.

Mentre Bryah dormiva, io rimasi sveglio, la mente vuota e il cuore che non accennava a diminuire i suoi battiti. Mi sentivo scosso, spossato, alla deriva.

L'angolo di cielo in cui mi ero rintanato poco prima, solo un lontano miraggio.




Cari lettori, come state?

Avete visto che è successo al nostro John? Chi l'avrebbe mai detto che avrebbe “concluso” prima di Shavo? XD ahahahahah!

A parte queste sciocchezze, sono qui per le solite note sul capitolo: vi confermo che il Rototom Sunsplash esiste e che alla sottoscritta piacerebbe un CASINO andarci, quindi ho pensato di inserirlo nei racconti di Bryah, provando a immaginare l'atmosfera che la nostra giornalista ci ha trovato :3

Poi, per quanto riguarda il libro che John stava leggendo – e sappiate che morivo dalla voglia di inserire questa scena per il nostro batterista, credetemi ♥ –, si tratta di un romanzo bellissimo di Michael Connelly, che in Italia è stato pubblicato con il titolo Il cerchio del lupo; ho voluto inserirlo con il titolo originale perché, boh, mi sembrava più attinente con la storia ^^ sono scema, sì, ditemelo pure! Vi dico anche che da questo romanzo, e da altri due, è stata tratta la prima stagione di Bosch, la serie TV creata e basata appunto sul detective Bosch :3 vi consiglio di guardarla o di leggere i suoi libri, sono per la maggior parte ambientati a Los Angeles, anzi a Hollywood, perciò... *-*

Ultima cosa, ma non in ordine d'importanza, in questo capitolo ho scelto un titolo che a sua volta fa parte del titolo della storia (che giro di parole e di titoli XD), tratto appunto dalla magnifica Peephole dei nostri adorati ragazzi **

Detto questo vi saluto e vi ringrazio per tutto ciò che state facendo per me, per il supporto e per le bellissime recensioni che mi lasciate!

Alla prossima ♥

  
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