Un punto d’incontro
Kara
sorrise per tutta la giornata persino mentre Snapper
le diceva che il suo articolo era illeggibile, le sue fonti inaffidabili e le
sue ricerche insufficienti.
Quando, quella sera, tornò al DEO era
percorsa da un profondo senso di aspettativa, ma era anche tesa. Si guardò
attorno e individuò subito Winn intento a lavorare.
“Ehi
Winn!” Salutò facendo un cenno agli altri agenti. Lui
agitò la mano, ma non alzò lo sguardo dal computer. Kara si accigliò. “Cosa
stai facendo?” Chiese avvicinandosi.
“Oh,
sei un genio!” Affermò allora il ragazzo.
“Come…?”
A quel punto Lena atterrò con eleganza sul pavimento. Indossava uno dei
completi eleganti con i quali ormai sembrava sempre abbigliata. La donna alzò
le mani sistemandosi i capelli che erano sfuggiti dallo chignon il suo sguardo
si illuminò nel vederla e poi si accigliò, ma il cambiamento era stato così
rapido che Kara non era sicura di averlo visto.
“Kara.”
Disse, poi tese a Winn un tablet.
“I dati arrivano più in fretta?” Domandò Lena al ragazzo che annuì.
“Il
tuo software funziona perfettamente, sei geniale.” Gli occhi di Winn brillavano felici.
“Io
non avrei mai pensato di installarlo direttamente nei satelliti, quindi il
genio sei tu.” Assicurò lei con un sorriso sulle labbra. Kara osservò la scena
con una punta di fastidio, non era gelosa di Winn e,
di certo, non era gelosa di Lena! Ma… le dava fastidio che tutti si dessero
così tanto da fare per rimandarla a casa. Kara si vergognò per quel pensiero,
dopo tutto lei aveva promesso di aiutarla e non stava facendo nulla al
riguardo.
“Posso
aiutarvi in qualche modo?” Chiese ed entrambi si voltarono a guardarla, quasi
sorpresi che lei fosse ancora lì.
“Grazie…
ma, poco fa è passato Mon-El, ti cercava, credo.” Le
disse Winn, mentre il suo sguardo tornava ai dati sul
computer. “Non credo sia possibile incrementare ancora la ricerca di dati, ma
potremmo migliorarne la selezione e puntare alle stringhe che…”
Kara
abbassò il capo allontanandosi.
Volò
a casa e trovò il daxamite, non gli disse nulla,
sapeva che non avrebbe apprezzato, così rimase in silenzio, finse di divertirsi
alle sue battute e cercò di non distrarsi troppo mentre lui gli parlava della
sua giornata.
Passò
un’intera settimana. Kara arrivava al DEO piena di speranze e trovava Lena
profondamente impegnata in qualcosa, qualsiasi cosa. Una volta lavorava con Winn, l’altra era impegnata a studiare la pistola aliena di
Alex, con Alex che la fissava apprensiva, il giorno dopo era nella piccola
palestra della base e Kara non si sentì di disturbarla, e quello dopo ancora
aiutava nel laboratorio di chimica.
“Quella donna è un genio!” Winn si sporse sul tavolo prendendo la birra posata da Mon-El. “Grazie.” Disse per poi continuare entusiasta. “È riuscita a migliorare quasi ogni
pezzo dell’attrezzatura del DEO!”
“Di chi stiamo parlando?” Chiese
Maggie sedendosi accanto ad Alex.
“La nuova cotta di Winn.” Le rispose la donna e il ragazzo fece una faccia
imbarazzata.
“Non è la mia nuova cotta! È solo che lavorare con lei è un
sogno, appena si presenta un problema lei lo risolve, basta che dico due parole
e… voilà.” Fece un sorriso, mentre Kara sbuffava.
“Credevo che fosse la nuova cotta di
Kara…” Affermò la donna confusa, avevano già parlato di Lena l’ultima volta che
erano stati tutti al bar e sembrava che Maggie fosse giunta a conclusioni
profondamente sbagliate. La kryptoniana arrossì
violentemente e Mon-El lanciò un’occhiata perplessa
alla detective. “Cotta platonica, ovviamente.” Fece l’occhiolino al giovane e
poi guardò divertita Kara che si soffocò con la sua gasosa.
“Non è la mia cotta!” Precisò non
appena riuscì di nuovo a respirare.
“Certo che no…” Alex e Maggie si
guardarono divertite.
“Non è la mia cotta. Voglio solo
parlarle!”
“Da kryptoniana
a kryptoniana?” Domandò Maggie e tutti attorno al
tavolo rimasero in teso silenzio.
“Cosa? Ehm… no!” Kara agitò la mano,
rossa in viso, questa volta per un motivo diverso.
“Bene, questa era la conferma che mi
serviva.” Maggie sorseggiò un po’ della sua birra, ignorando le facce attonite
puntate su di lei. “Oh, andiamo!” Disse alla fine. “Lavoro per l’unità-alieni e
so riconoscere un alieno quando lo vedo… e poi, quegli occhiali non sono, di
certo, un travestimento degno di nota.”
“Hanno sempre funzionato.” Ci tenne a
precisare Kara. Alex prese la mano della sua ragazza e la portò via, il suo
viso era teso e preoccupato, era chiaro che temeva la conversazione che sarebbe
seguita. Kara fece una smorfia, sperando che Maggie comprendesse il perché Alex
le avesse nascosto quella verità.
“Quindi… quello che volevo dire è che
sarebbe bello se Lena potesse andarsene in giro più liberamente invece che
rimanere confinata al DEO.” Riprese a parlare Winn.
“Stai scherzando? Io sono rimasto
rinchiuso per mesi prima che mi fosse permesso uscire. E il mio cognome non era
Dru-Zod!” Mon-El si sedette
accanto alla giovane kryptoniana, una smorfia sul
viso. “Persino su Daxam era conosciuto come un uomo
inflessibile e pericoloso.”
Kara si morse il labbro trattenendosi
dal dire quello che si diceva su Krypton della famiglia reale daxamite. Inflessibile e pericoloso erano complimenti al
confronto.
“Lei è diversa.” Ci tenne però a
precisare. “Anzi, suo padre era diverso, non è lo stesso Zod
che abbiamo conosciuto noi.”
“Questo è quello che dice lei.” Le
fece notare il giovane. Winn lanciò uno sguardo a
James, notando immediatamente il modo in cui Kara si era irrigidita. Mon-El, invece, sembrava ignaro della tensione che aveva
creato nella giovane, troppo preso nell’esprimere la sua opinione. “Devi fare
attenzione, potrebbe essere qua solo per studiare te e il DEO, trovare le
vostre debolezze e poi…”
“Non essere ridicolo.” Alex si
sedette dall’altro lato di Kara e lanciò al giovane uno sguardo duro, mentre lo
zittiva.
“Va tutto bene con Maggie?” Chiese
allora Kara, grata ad Alex come poche volte in vita sua.
“Sì, lei capisce.” Sul volto di Alex
si aprì un sorriso e le sue guance si soffusero di rosa, come succedeva spesso
quando parlava o pensava alla giovane detective. “È dovuta andare via perché l’hanno
chiamata per un caso, ma mi ha chiesto di salutarvi.” Precisò.
Pochi minuti dopo la conversazione
era di nuovo avviata, ma su temi meno scottanti e la serata si terminò meglio
di quello che Kara aveva pensato.
***
Era stata una pessima giornata, Snapper era stato più caustico del solito e l’avvocato di Lillian Luthor era stato molto
abile in aula, malgrado le prove schiaccianti contro la sua accusata c’era il
rischio che avesse insinuato nella giuria un ragionevole dubbio. Kara atterrò
al DEO con uno sbuffo, sperando che sua sorella fosse lì, pronta a rimontarle
il morale. I tecnici ai computer le fecero dei cenni di saluto a cui lei
rispose, ma di sua sorella non c’era traccia e neppure di Winn.
Con una smorfia immaginò che il ragazzo fosse fuori con il Guardiano. Malgrado
avesse tentato di mettere le cose a posto con James la infastidiva ancora che
rischiasse la sua vita in maniera tanto sciocca e che mettesse a rischio anche Winn era inaccettabile. La giornata non sembrava voler
migliorare, forse, la serata programmata per loro due da Mon-El
le avrebbe risollevato il morale. Il giovane si stava davvero impegnando nella
loro relazione e lei non voleva sembrare ingrata arrivando tardi.
Fece qualche passo e poi tornò
indietro, guardando meglio nella stanza che aveva appena oltrepassato. Si
avvicinò curiosa e poi sobbalzò quando si rese conto di chi si trattava.
Lena alzò lo sguardo dalla scacchiera
e, come faceva sempre quando la vedeva di sorpresa, i suoi occhi si allargarono
in un modo strano, poi la donna riportò l’attenzione sul tavolino.
“Scusa, non volevo disturbarti…”
“Non disturbi, come vedi, gioco da
sola.” Affermò subito la donna appoggiandosi alla poltrona e guardandola
interrogativa.
“Cercavo mia sorella.” Si spiegò.
“È uscita poco fa, la detective è
passata a prenderla.”
“Oh… Maggie.” Annuì Kara, fece un
passo per andarsene poi però tornò nella stanza. “Sai, potremmo parlare.”
Propose.
“Credevo che avessimo deciso per
darci del tempo…”
Kara alzò la mano e si sistemò gli
occhiali con imbarazzo.
“Lo so.” Disse. Le sorrise scusandosi
implicitamente per la sua impazienza. “Il fatto è che Kal
era troppo piccolo quando ha lasciato Krypton e poi è sempre impegnato a
salvare la Terra e… mi piacerebbe parlare con qualcuno che può condividere la
mia perdita…”
“Mi sembrava che il Daxamite avesse proprio questa funzione.” Rispose Lena, per
la prima volta Kara notò un lampo di fastidio nei suoi occhi e non diretto a
lei. La donna accavallò le gambe e la guardò.
“Ehm…” Kara arrossì. “Lui...” Si
sistemò gli occhiali. “Lui e io siamo molto diversi e poi Daxam
non è Krypton.”
“Poco ma sicuro.” Affermò Lena con
una smorfia sulle labbra.
“Oh, anche tu pensi che i daxamiti…” Lena scoppiò a ridere nel vedere il suo
imbarazzo e Kara sbatté le palpebre sorpresa, mentre un sorriso spontaneo le
nasceva sul volto.
“I daxamiti
erano degli schiavisti e degli arroganti xenofobi, papà ne parla sempre come
della peggiore razza nell’universo, dopo i Dominatori, ovviamente.” Sorrise
divertita, poi i suoi occhi si abbassarono mentre veniva colpita da un
pensiero. “Mi manca, ero abituata a chiacchierare con lui… o meglio, con i sui
ricordi racchiusi nel cristallo.”
“Mi dispiace.” Mormorò Kara e la
donna sospirò.
“Non dipende da te, nulla è dipeso da
te.”
Kara non disse nulla, temeva di
rovinare quel momento. Lena rimase a fissarla qualche istante poi indicò la
scacchiera.
“Sai giocare?” Chiese e Kara sorrise.
“Su Krypton c’era un gioco simile.”
“Derten-duk.”
Mormorò la donna e Kara sentì il cuore riempirsi di gioia, mentre i suoi occhi
brillavano.
“Giocavo sempre con mio padre, ma non
ho mai provato con gli scacchi.”
“Posso insegnarti.” Disse allora
Lena, indicandole il divano libero davanti di fronte alla scacchiera. “Basta
cambiare qualche regola umana ed è quasi lo stesso gioco. Se ti va…”
“Sì.” Assentì lei, si sfilò la giacca
e la posò di lato sedendosi al posto che le era stato indicato.
J’onn entrò al DEO con il solito passo
deciso, degli agenti erano impegnati in una missione delicata in Paraguay e lui
avrebbe supervisionato l’azione da lì. Una risata attirò la sua attenzione. Era
tardi e non era normale che Kara fosse ancora alla base. Che fosse con Mon-El? Era un psichico e per quanto non infrangesse mai la
privacy delle persone che lo circondavano e non potesse leggere nella mente
della kryptoniana era abbastanza vecchio e conosceva
Kara abbastanza bene da saper decifrare certe emozioni ed era quasi sicuro che
Kara non avrebbe riso così con il giovane daxamite
accanto. Poi udì una seconda risata, più bassa, controllata, ma altrettanto
genuina.
Non avrebbe mai permesso a una Luthor-Zod di rimanere nella sua base lontana da una cella
se non avesse creduto nella sua bontà. Si avvicinò alla porta socchiusa e gettò
uno sguardo all’interno, le due ragazze stavano giocando a scacchi. J’onn sorrise soddisfatto, era da parecchio che non vedeva
un simile sorriso illuminare il volto di Kara.
“Scacco!” Disse, Kara, fiduciosa,
mangiando la regina con un alfiere e Lena sorrise. Si allungò e mosse la sua
torre colpendo il re di Kara.
“Scacco matto.” Replicò con voce
divertita. Kara fece una smorfia poi si lasciò cadere indietro sulla sedia.
“Forse mio padre mi lasciava
vincere…” Commentò.
“Credo fosse il caso, sì.” I suoi
occhi brillarono di divertimento quando vide lo sguardo scioccato di Kara a
quell’affermazione. Rise e Kara la imitò scuotendo la testa.
“Va bene, mi arrendo, hai vinto.” Si
sfilò gli occhiali passandosi la mano sul volto e poi posandoli sul tavolo
quando alzò lo sguardo gli occhi di Lena la fissavano, un’espressione
indecifrabile sul volto.
“Rimettili, per favore.” Chiese con
tono fermo. Kara sorpresa da quel repentino cambiamento guardò gli occhiali sul
tavolo, li prese e li indossò.
“Scusa non…”
“Lei non li portava e, senza, siete
troppo simili.” Cercò di spiegarsi Lena scuotendo la testa come se cercasse di
allontanare qualcosa di brutto dalla mente.
“Mi dispiace non volevo…”
“No, sono io a dispiacermi.” La donna
si alzò. “È
tardi, credo sia ora che io vada a dormire.” Affermò e Kara annuì, la donna
fece qualche passo poi tornò a voltarsi verso di lei.
“Non dipende da te.” Affermò. “Mi ha
fatto piacere ricordare Krypton e anche giocare agli scacchi.” Le sorrise e
Kara cercò il suo sguardo.
“Vorrai dire stracciarmi agli
scacchi.” Disse e vide negli occhi di Lena passare quel brillio divertito che
li illuminava rendendoli ancora più belli.
“Ecco, sì, era quello a cui pensavo.”
Assentì la donna facendola ridere. “Buona notte, Kara.”
“Buona notte.” Disse allora lei e la
donna se ne andò.
Kara sorrise: la giornata era stata
pessima, ma la serata si era rivelata ottima. La serata… si batté la mano sulla
fronte, si era completamente dimenticata dell’appuntamento con Mon-El!
“Non capisco perché la cosa ti
disturbi tanto.” La ragazza, sdraiata scompostamente sul divano, stringeva il
braccio attorno alla compagna, mentre guardava con aria divertita la sua
interlocutrice.
“Non sono affari tuoi i miei perché.”
I suoi occhi si fissarono su di lei e la ragazza trangugiò a vuoto. Sapeva cosa
potesse farle la donna se si irritava e, malgrado potesse permettersi certe
libertà, era evidente che quel soggetto era sensibile.
“Ma certo, perdonami.” Lo sguardo
fisso su di lei scivolò via e lei respirò, rilassandosi un poco.
“Posso andare a spaccare il culo a
qualche altro scienziato se vuoi.” Propose la sua compagna tirandosi a sedere e
afferrando una delle birre sul tavolino basso. “Magari sbattere in prigione i
loro famigliari per incentivarli a lavorare meglio…”
“Non sembra funzionare questa volta…”
Mormorò pensierosa la donna. Le due ragazze si guardarono perplesse. Non
l’avevano mai vista così ossessionata da qualcosa.
“Riusciremo…”
“Non fare promesse che non puoi
mantenere.” Di nuovo quegli occhi penetranti si fissarono su di lei. “Ho appena
osservato un uomo cadere da molto in alto, anche lui, due settimane fa, ha
fatto l’errore di farmi una promessa.” Al ricordo le labbra della giovane si
inarcarono un poco in un sorriso sadico.
“Dobbiamo affrontare il problema da
un’altra prospettiva.” Tentò di nuovo lei.
“Sono aperta a nuove idee.” Per
qualche ragione lei rabbrividì, quelle parole apparentemente innocue sembravano troppo a delle minacce e lei
conosceva da tutta la vita la ragazza, sapeva che le sue minacce non erano mai
a vuoto. Lanciò uno sguardo alla compagna e la donna le annuì.
“Abbiamo pensato a una cosa…”
Note: Grandi cose! Va beh, non proprio grandissime… ma Maggie ora sa e Kara e Lena hanno passato un po’ di tempo da sole. Non tutto è stato perfetto, ma di certo è stato un momento di piacevole calma, un altro primo passo.
Poi… ci risiamo con le figure misteriose, che ora sono diventate tre… chi saranno mai? Idee un po’ più chiare sulla loro identità? E, sui loro progetti?
Fatemi sapere! Sono curiosa di conoscere le vostre ipotesi.