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Autore: Najara    22/09/2017    8 recensioni
Il cielo è calmo e sereno su National City fino a quando una misteriosa breccia non si apre e da essa cade una figura ancora più misteriosa.
Una nuova avventura SuperCorp.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un punto d’incontro

 

Kara sorrise per tutta la giornata persino mentre Snapper le diceva che il suo articolo era illeggibile, le sue fonti inaffidabili e le sue ricerche insufficienti.

Quando, quella sera, tornò al DEO era percorsa da un profondo senso di aspettativa, ma era anche tesa. Si guardò attorno e individuò subito Winn intento a lavorare.

“Ehi Winn!” Salutò facendo un cenno agli altri agenti. Lui agitò la mano, ma non alzò lo sguardo dal computer. Kara si accigliò. “Cosa stai facendo?” Chiese avvicinandosi.

“Oh, sei un genio!” Affermò allora il ragazzo.

“Come…?” A quel punto Lena atterrò con eleganza sul pavimento. Indossava uno dei completi eleganti con i quali ormai sembrava sempre abbigliata. La donna alzò le mani sistemandosi i capelli che erano sfuggiti dallo chignon il suo sguardo si illuminò nel vederla e poi si accigliò, ma il cambiamento era stato così rapido che Kara non era sicura di averlo visto.

“Kara.” Disse, poi tese a Winn un tablet. “I dati arrivano più in fretta?” Domandò Lena al ragazzo che annuì.

“Il tuo software funziona perfettamente, sei geniale.” Gli occhi di Winn brillavano felici.

“Io non avrei mai pensato di installarlo direttamente nei satelliti, quindi il genio sei tu.” Assicurò lei con un sorriso sulle labbra. Kara osservò la scena con una punta di fastidio, non era gelosa di Winn e, di certo, non era gelosa di Lena! Ma… le dava fastidio che tutti si dessero così tanto da fare per rimandarla a casa. Kara si vergognò per quel pensiero, dopo tutto lei aveva promesso di aiutarla e non stava facendo nulla al riguardo.

“Posso aiutarvi in qualche modo?” Chiese ed entrambi si voltarono a guardarla, quasi sorpresi che lei fosse ancora lì.

“Grazie… ma, poco fa è passato Mon-El, ti cercava, credo.” Le disse Winn, mentre il suo sguardo tornava ai dati sul computer. “Non credo sia possibile incrementare ancora la ricerca di dati, ma potremmo migliorarne la selezione e puntare alle stringhe che…”

Kara abbassò il capo allontanandosi.

Volò a casa e trovò il daxamite, non gli disse nulla, sapeva che non avrebbe apprezzato, così rimase in silenzio, finse di divertirsi alle sue battute e cercò di non distrarsi troppo mentre lui gli parlava della sua giornata.

Passò un’intera settimana. Kara arrivava al DEO piena di speranze e trovava Lena profondamente impegnata in qualcosa, qualsiasi cosa. Una volta lavorava con Winn, l’altra era impegnata a studiare la pistola aliena di Alex, con Alex che la fissava apprensiva, il giorno dopo era nella piccola palestra della base e Kara non si sentì di disturbarla, e quello dopo ancora aiutava nel laboratorio di chimica.

 

“Quella donna è un genio!” Winn si sporse sul tavolo prendendo la birra posata da Mon-El. “Grazie.” Disse per poi continuare entusiasta. “È riuscita a migliorare quasi ogni pezzo dell’attrezzatura del DEO!”

“Di chi stiamo parlando?” Chiese Maggie sedendosi accanto ad Alex.

“La nuova cotta di Winn.” Le rispose la donna e il ragazzo fece una faccia imbarazzata.

“Non è la mia nuova cotta! È solo che lavorare con lei è un sogno, appena si presenta un problema lei lo risolve, basta che dico due parole e… voilà.” Fece un sorriso, mentre Kara sbuffava.

“Credevo che fosse la nuova cotta di Kara…” Affermò la donna confusa, avevano già parlato di Lena l’ultima volta che erano stati tutti al bar e sembrava che Maggie fosse giunta a conclusioni profondamente sbagliate. La kryptoniana arrossì violentemente e Mon-El lanciò un’occhiata perplessa alla detective. “Cotta platonica, ovviamente.” Fece l’occhiolino al giovane e poi guardò divertita Kara che si soffocò con la sua gasosa.

“Non è la mia cotta!” Precisò non appena riuscì di nuovo a respirare.

“Certo che no…” Alex e Maggie si guardarono divertite.

“Non è la mia cotta. Voglio solo parlarle!”

“Da kryptoniana a kryptoniana?” Domandò Maggie e tutti attorno al tavolo rimasero in teso silenzio.

“Cosa? Ehm… no!” Kara agitò la mano, rossa in viso, questa volta per un motivo diverso.

“Bene, questa era la conferma che mi serviva.” Maggie sorseggiò un po’ della sua birra, ignorando le facce attonite puntate su di lei. “Oh, andiamo!” Disse alla fine. “Lavoro per l’unità-alieni e so riconoscere un alieno quando lo vedo… e poi, quegli occhiali non sono, di certo, un travestimento degno di nota.”

“Hanno sempre funzionato.” Ci tenne a precisare Kara. Alex prese la mano della sua ragazza e la portò via, il suo viso era teso e preoccupato, era chiaro che temeva la conversazione che sarebbe seguita. Kara fece una smorfia, sperando che Maggie comprendesse il perché Alex le avesse nascosto quella verità.

“Quindi… quello che volevo dire è che sarebbe bello se Lena potesse andarsene in giro più liberamente invece che rimanere confinata al DEO.” Riprese a parlare Winn.

“Stai scherzando? Io sono rimasto rinchiuso per mesi prima che mi fosse permesso uscire. E il mio cognome non era Dru-Zod!” Mon-El si sedette accanto alla giovane kryptoniana, una smorfia sul viso. “Persino su Daxam era conosciuto come un uomo inflessibile e pericoloso.”

Kara si morse il labbro trattenendosi dal dire quello che si diceva su Krypton della famiglia reale daxamite. Inflessibile e pericoloso erano complimenti al confronto.

“Lei è diversa.” Ci tenne però a precisare. “Anzi, suo padre era diverso, non è lo stesso Zod che abbiamo conosciuto noi.”

“Questo è quello che dice lei.” Le fece notare il giovane. Winn lanciò uno sguardo a James, notando immediatamente il modo in cui Kara si era irrigidita. Mon-El, invece, sembrava ignaro della tensione che aveva creato nella giovane, troppo preso nell’esprimere la sua opinione. “Devi fare attenzione, potrebbe essere qua solo per studiare te e il DEO, trovare le vostre debolezze e poi…”

“Non essere ridicolo.” Alex si sedette dall’altro lato di Kara e lanciò al giovane uno sguardo duro, mentre lo zittiva.

“Va tutto bene con Maggie?” Chiese allora Kara, grata ad Alex come poche volte in vita sua.

“Sì, lei capisce.” Sul volto di Alex si aprì un sorriso e le sue guance si soffusero di rosa, come succedeva spesso quando parlava o pensava alla giovane detective. “È dovuta andare via perché l’hanno chiamata per un caso, ma mi ha chiesto di salutarvi.” Precisò.

Pochi minuti dopo la conversazione era di nuovo avviata, ma su temi meno scottanti e la serata si terminò meglio di quello che Kara aveva pensato.

 

***

 

Era stata una pessima giornata, Snapper era stato più caustico del solito e l’avvocato di Lillian Luthor era stato molto abile in aula, malgrado le prove schiaccianti contro la sua accusata c’era il rischio che avesse insinuato nella giuria un ragionevole dubbio. Kara atterrò al DEO con uno sbuffo, sperando che sua sorella fosse lì, pronta a rimontarle il morale. I tecnici ai computer le fecero dei cenni di saluto a cui lei rispose, ma di sua sorella non c’era traccia e neppure di Winn. Con una smorfia immaginò che il ragazzo fosse fuori con il Guardiano. Malgrado avesse tentato di mettere le cose a posto con James la infastidiva ancora che rischiasse la sua vita in maniera tanto sciocca e che mettesse a rischio anche Winn era inaccettabile. La giornata non sembrava voler migliorare, forse, la serata programmata per loro due da Mon-El le avrebbe risollevato il morale. Il giovane si stava davvero impegnando nella loro relazione e lei non voleva sembrare ingrata arrivando tardi.

Fece qualche passo e poi tornò indietro, guardando meglio nella stanza che aveva appena oltrepassato. Si avvicinò curiosa e poi sobbalzò quando si rese conto di chi si trattava.

Lena alzò lo sguardo dalla scacchiera e, come faceva sempre quando la vedeva di sorpresa, i suoi occhi si allargarono in un modo strano, poi la donna riportò l’attenzione sul tavolino.

“Scusa, non volevo disturbarti…”

“Non disturbi, come vedi, gioco da sola.” Affermò subito la donna appoggiandosi alla poltrona e guardandola interrogativa.

“Cercavo mia sorella.” Si spiegò.

È uscita poco fa, la detective è passata a prenderla.”

“Oh… Maggie.” Annuì Kara, fece un passo per andarsene poi però tornò nella stanza. “Sai, potremmo parlare.” Propose.

“Credevo che avessimo deciso per darci del tempo…”

Kara alzò la mano e si sistemò gli occhiali con imbarazzo.

“Lo so.” Disse. Le sorrise scusandosi implicitamente per la sua impazienza. “Il fatto è che Kal era troppo piccolo quando ha lasciato Krypton e poi è sempre impegnato a salvare la Terra e… mi piacerebbe parlare con qualcuno che può condividere la mia perdita…”

“Mi sembrava che il Daxamite avesse proprio questa funzione.” Rispose Lena, per la prima volta Kara notò un lampo di fastidio nei suoi occhi e non diretto a lei. La donna accavallò le gambe e la guardò.

“Ehm…” Kara arrossì. “Lui...” Si sistemò gli occhiali. “Lui e io siamo molto diversi e poi Daxam non è Krypton.”

“Poco ma sicuro.” Affermò Lena con una smorfia sulle labbra.

“Oh, anche tu pensi che i daxamiti…” Lena scoppiò a ridere nel vedere il suo imbarazzo e Kara sbatté le palpebre sorpresa, mentre un sorriso spontaneo le nasceva sul volto.

“I daxamiti erano degli schiavisti e degli arroganti xenofobi, papà ne parla sempre come della peggiore razza nell’universo, dopo i Dominatori, ovviamente.” Sorrise divertita, poi i suoi occhi si abbassarono mentre veniva colpita da un pensiero. “Mi manca, ero abituata a chiacchierare con lui… o meglio, con i sui ricordi racchiusi nel cristallo.”

“Mi dispiace.” Mormorò Kara e la donna sospirò.

“Non dipende da te, nulla è dipeso da te.”

Kara non disse nulla, temeva di rovinare quel momento. Lena rimase a fissarla qualche istante poi indicò la scacchiera.

“Sai giocare?” Chiese e Kara sorrise.

“Su Krypton c’era un gioco simile.”

Derten-duk.” Mormorò la donna e Kara sentì il cuore riempirsi di gioia, mentre i suoi occhi brillavano.

“Giocavo sempre con mio padre, ma non ho mai provato con gli scacchi.”

“Posso insegnarti.” Disse allora Lena, indicandole il divano libero davanti di fronte alla scacchiera. “Basta cambiare qualche regola umana ed è quasi lo stesso gioco. Se ti va…”

“Sì.” Assentì lei, si sfilò la giacca e la posò di lato sedendosi al posto che le era stato indicato.

 

J’onn entrò al DEO con il solito passo deciso, degli agenti erano impegnati in una missione delicata in Paraguay e lui avrebbe supervisionato l’azione da lì. Una risata attirò la sua attenzione. Era tardi e non era normale che Kara fosse ancora alla base. Che fosse con Mon-El? Era un psichico e per quanto non infrangesse mai la privacy delle persone che lo circondavano e non potesse leggere nella mente della kryptoniana era abbastanza vecchio e conosceva Kara abbastanza bene da saper decifrare certe emozioni ed era quasi sicuro che Kara non avrebbe riso così con il giovane daxamite accanto. Poi udì una seconda risata, più bassa, controllata, ma altrettanto genuina.

Non avrebbe mai permesso a una Luthor-Zod di rimanere nella sua base lontana da una cella se non avesse creduto nella sua bontà. Si avvicinò alla porta socchiusa e gettò uno sguardo all’interno, le due ragazze stavano giocando a scacchi. J’onn sorrise soddisfatto, era da parecchio che non vedeva un simile sorriso illuminare il volto di Kara.

 

“Scacco!” Disse, Kara, fiduciosa, mangiando la regina con un alfiere e Lena sorrise. Si allungò e mosse la sua torre colpendo il re di Kara.

“Scacco matto.” Replicò con voce divertita. Kara fece una smorfia poi si lasciò cadere indietro sulla sedia.

“Forse mio padre mi lasciava vincere…” Commentò.

“Credo fosse il caso, sì.” I suoi occhi brillarono di divertimento quando vide lo sguardo scioccato di Kara a quell’affermazione. Rise e Kara la imitò scuotendo la testa.

“Va bene, mi arrendo, hai vinto.” Si sfilò gli occhiali passandosi la mano sul volto e poi posandoli sul tavolo quando alzò lo sguardo gli occhi di Lena la fissavano, un’espressione indecifrabile sul volto.

“Rimettili, per favore.” Chiese con tono fermo. Kara sorpresa da quel repentino cambiamento guardò gli occhiali sul tavolo, li prese e li indossò.

“Scusa non…”

“Lei non li portava e, senza, siete troppo simili.” Cercò di spiegarsi Lena scuotendo la testa come se cercasse di allontanare qualcosa di brutto dalla mente.

“Mi dispiace non volevo…”

“No, sono io a dispiacermi.” La donna si alzò. “È tardi, credo sia ora che io vada a dormire.” Affermò e Kara annuì, la donna fece qualche passo poi tornò a voltarsi verso di lei.

“Non dipende da te.” Affermò. “Mi ha fatto piacere ricordare Krypton e anche giocare agli scacchi.” Le sorrise e Kara cercò il suo sguardo.

“Vorrai dire stracciarmi agli scacchi.” Disse e vide negli occhi di Lena passare quel brillio divertito che li illuminava rendendoli ancora più belli.

“Ecco, sì, era quello a cui pensavo.” Assentì la donna facendola ridere. “Buona notte, Kara.”

“Buona notte.” Disse allora lei e la donna se ne andò.

Kara sorrise: la giornata era stata pessima, ma la serata si era rivelata ottima. La serata… si batté la mano sulla fronte, si era completamente dimenticata dell’appuntamento con Mon-El!

 

“Non capisco perché la cosa ti disturbi tanto.” La ragazza, sdraiata scompostamente sul divano, stringeva il braccio attorno alla compagna, mentre guardava con aria divertita la sua interlocutrice.

“Non sono affari tuoi i miei perché.” I suoi occhi si fissarono su di lei e la ragazza trangugiò a vuoto. Sapeva cosa potesse farle la donna se si irritava e, malgrado potesse permettersi certe libertà, era evidente che quel soggetto era sensibile.

“Ma certo, perdonami.” Lo sguardo fisso su di lei scivolò via e lei respirò, rilassandosi un poco.

“Posso andare a spaccare il culo a qualche altro scienziato se vuoi.” Propose la sua compagna tirandosi a sedere e afferrando una delle birre sul tavolino basso. “Magari sbattere in prigione i loro famigliari per incentivarli a lavorare meglio…”

“Non sembra funzionare questa volta…” Mormorò pensierosa la donna. Le due ragazze si guardarono perplesse. Non l’avevano mai vista così ossessionata da qualcosa.

“Riusciremo…”

“Non fare promesse che non puoi mantenere.” Di nuovo quegli occhi penetranti si fissarono su di lei. “Ho appena osservato un uomo cadere da molto in alto, anche lui, due settimane fa, ha fatto l’errore di farmi una promessa.” Al ricordo le labbra della giovane si inarcarono un poco in un sorriso sadico.

“Dobbiamo affrontare il problema da un’altra prospettiva.” Tentò di nuovo lei.

“Sono aperta a nuove idee.” Per qualche ragione lei rabbrividì, quelle parole apparentemente innocue  sembravano troppo a delle minacce e lei conosceva da tutta la vita la ragazza, sapeva che le sue minacce non erano mai a vuoto. Lanciò uno sguardo alla compagna e la donna le annuì.

“Abbiamo pensato a una cosa…”

 

 

 

 

Note: Grandi cose! Va beh, non proprio grandissime… ma Maggie ora sa e Kara e Lena hanno passato un po’ di tempo da sole. Non tutto è stato perfetto, ma di certo è stato un momento di piacevole calma, un altro primo passo.

Poi… ci risiamo con le figure misteriose, che ora sono diventate tre… chi saranno mai? Idee un po’ più chiare sulla loro identità? E, sui loro progetti?

Fatemi sapere! Sono curiosa di conoscere le vostre ipotesi.

  
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