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Autore: ROW99    22/09/2017    2 recensioni
Essere soli è una delle cose più devastanti che possano colpire la vita di una persona, ma spesso la luce è nascosta più vicino di quanto sembri, magari negli occhi di qualcuno di insospettabile!
Dal testo: Non è facile avere amici quando sei troppo intelligente. Sembri sempre troppo alto, troppo lontano per chi vive una vita normale. Minaho non ricorda un periodo della sua vita in cui non sia stato solo. Forse, nei suoi primi ricordi, prima dell’incidente che gli porterà via il padre, vi era una stilla di felicità, ma poi tutto era crollato.
nb: Minaho e Manabe frequentano la Raimon, ma in una sezione diversa dai protagonisti di IE go
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Per pietà, bell'idol mio,
non mi dir ch'io sono ingrato;
infelice e sventurato
abbastanza il Ciel mi fa.
Se fedele a te son io,
se mi struggo ai tuoi bei lumi,
sallo amor, lo sanno i Numi
il mio core, il tuo lo sa.

Quando Minaho era caduto a terra il gioco si era fermato. Shindou aveva guardato Manabe sconvolto. Non immaginava che sarebbe successo così di colpo.

L’arancione sorrideva di un sorriso sforzato. Non aveva idea di cosa si fosse fatto, ma le fitte che a intervalli regolari gli trapanavano il cervello non promettevano bene. Era pallido e aveva sentito la vista offuscarsi, ma si era fatto forza per rimanere lucido e tenersi seduto.

-Minaho! Cosa ti è successo? Non ho visto niente di strano… qualcuno ti è venuto addosso? -Endou si era inginocchiato davanti all’arancione.
-N… no… no mister… ho… ho sentito una fitta e… -La voce gli si ruppe. Ci mancava solo che si mettesse a piangere, pensò.
Manabe sospirò preoccupato  -Mister… dell’incidente di ieri aveva strani dolori al piede, ma non aveva nulla di rotto e…

-Manabe! Come hai potuto permettere che giocasse in queste condizioni? E se si fosse rotto qualcosa? E se non potesse più giocare? -Tsurugi fissava severo il lilla. Manabe sbiancó.
-Io… io… -Gli tremava il labbro. Minaho sapeva perfettamente cosa significava… era tutta colpa sua e ora Manabe si stava prendendo la colpa… stava per piangere per causa sua.
-No!

Tutti si votarono verso Minaho, che si sforzó di parlare chiaramente nonostante il dolore lancinante.
-No… lui non c’entra! Sono stato io a mentirgli! Gli ho detto che stavo bene, ma lui non voleva che giocassi! Vi prego,  non prendetevela con lui per una mia decisione idiota!
Manabe guardò Minaho stroppicciandosi gli occhi per nascondere le lacrime che stavano per spuntare. Si era preso la colpa…
-Ho comunque… ho comunque delle responsabilità, ragazzi. Se… se io fossi stato più… più attento avrei capito che non era in… in condizione di giocare. Chiedo… chiedo perdono a tutti voi! -Manabe abbassò lo sguardo stringendo i pugni.

-Insomma ragazzi! Basta parlare… non è il momento di parlare di colpe… non è colpa di nessuno dei due. Manabe non poteva immaginare,  e Minaho non voleva farci preoccupare. È stato impulsivo, ma non lo ha fatto con una cattiva intenzione, è ovvio! -Endou era intervenuto per fermare la discussione. -Ora ci sono altre priorità… Tenma, Shindou, aiutate Minaho a sedersi in panchina. Manabe, vai nel bagagliaio della mia macchina, troverai una cassetta di pronto soccorso. State con lui e dategli una mano, poi valuteremo se chiamare un dottore.

I tre ragazzi annuirono e si misero in moto. Shindou e Tenma sorressero Minaho fino alla panchina e lo aiutarono a sedersi, mentre Manabe recuperava la cassetta di pronto soccorso.
-Non… non vi dovete preoccupare affatto amici… non è niente… niente di… -La voce dell‘arancione si incrinó e la frase si spense in un gemito di dolore.
Manabe appoggió a terra la cassetta di pronto soccorso e la aprì. -Mamma mia, questa roba risalirà ai dinosauri! Ma il mister non ha mai fatto rifornimento di medicine da quando giocava lui, nella Raimon?
I ragazzi risero, compreso Minaho.
-
Bene… adesso devo farti un po’ male… devo toglierti la scarpa. -Manabe sospirò preoccupato.
-Ehi Min, tienimi la mano, ok? -Tenma sorrise e prese la mano dell’arancione. Manabe armeggió con i lacci della scarpa e l’allargó il più possibile, ma nonostante tutte le premure Minaho gemette di dolore.
-Scusami Min… scusa! -Manabe accarezzò la mano dell’amico. -È andata… sei stato bravissimo!

Cinque minuti dopo Manabe aveva individuato il problema. (-Grazie al cielo ho comprato tutti quei libri di medicina, pensó!)
-Allora Min… ho due belle notizie e una cattiva notizia… quale vuoi sentire prima?
-Mh… dammene una bella… -Minaho sospirò sconsolato. -Ne ho bisogno!
Manabe sorrise. -Bene… la prima bella notizia è che non hai una frattura.

I ragazzi esultarono. -Splendido!- Anche Minaho rise di sollievo.
-La seconda bella notizia è che il piede è a posto. Il dolore che senti è dovuto alla slogatura e alla grande contrattura. Si risolve con massaggi e riposo, in un paio di giorni, massimo tre o quattro.
-E… e allora la brutta? -Minaho era perplesso.
-Bhe… la brutta è che non esiste che tu domani possa giocare la partita. Rischieresti di non poter più giocare a calcio se lo fai.


L’allenamento era finito in una desolante amarezza. Dopo l’incidente Minaho si era chiuso nel silenzio e non aveva più alzato gli occhi da terra. Manabe gli aveva tenuto un braccio intorno alle spalle per tutto il tempo… non lo aveva mai viso così disperato da quando era stato in ospedale.

-Ehi… ehi Min… Minaho Kazuto? Terra chiama Minaho? Ti va di comprare del gelato per questa sera? Ci guardiamo il tuo film preferito! E poi sai che ti dico? Vengo a dormire in camera da te, e se ti va parliamo anche tutta la notte! -Manabe sorrideva all’amico e gli accarezzava i capelli.

Minaho non rispondeva. Aveva stretto la mano del lilla, ma non si azzardava nemmeno ad alzare gli occhi per perdersi nei suoi. Sapeva che avrebbe pianto, ne era certo.
Il ritorno a casa fu difficile. -Sembriamo due invalidi di guerra! – Manabe si era reso conto della particolarità della situazione. Lui si reggeva ad una stampella con una gamba mezza paralizzata, ma a sua volta sorreggeva un ragazzo alto come lui che saltellava su una gamba sola. In strada si voltavano a guardarli!

Minaho continuava a rimanere muto. Non lo guardava e non parlava. L’unico rumore che emetteva era qualche piccolo gemito quando il piede fasciato sbatteva contro l’altra gamba per errore.

Arrivati a casa Manabe mise Minaho sul divano e, preso il telefono, ordinò due pizze e una sontuosa porzione di patate fritte. Per finire telefonò in pasticceria e si fece mandare una bella torta gelato “con glassa arancione”.


-Eddai Min… qualcosa devi pure mangiare… ci sono tutte le cose che ti piacciono di più… vuoi che ti tagli la pizza? Un cuscino? Hai freddo? -Manabe era nel panico. Minaho non era mai stato in silenzio per ore, soprattutto con lui.
L’arancione sospirò e chiuse gli occhi, facendo cenno di no con la mano.
-Minaho… ma perché? In fondo è solo una partita… una partita sola… è colpa mia se non vuoi più parlarmi? Ti prego… dimmelo se ho fatto qualcosa io!  Non… non riesco a capire… non…

Manabe singhiozzava piano. Non voleva piangere… -Perché piango sempre?  Sono un debole, solo un debole… - pensò.
Minaho si accorse subito che il lilla soffriva. Ecco, questo era il iimite invalicabile. Se la sarebbe fatta tagliare la gamba pur di non vederlo stare male. Alzò gli occhi.
-Man…
Il lilla tiró su col naso e lo guardò. -S..sí Min? – I suoi occhi brillavano di speranza.

-Scusa… sono stato egoista. È che… che non immagini nemmeno quanto quella partita fosse importante per me… Doveva essere il tuo regalo… volevo vincere per portarti in finale, così avresti potuto giocare con noi e vincere il girone insieme… la tua gamba va… va meglio ed io ero… ero sicuro che… -Minaho scoppiò a piangere.  Non  seppe nemmeno se la colpa fosse della rabbia, della frustrazione o del dispiacere di aver fatto star male Manabe, ma si ritrovò in lacrime.

-O Min… -Il lilla lo abbracció e lo strinse a sé. -Sfogati… sfogati fino in fondo… io sono qui con te…
L’arancione stringeva la maglia dell’amico mentre gli bagnava il petto di lacrime. Dopo il ricovero di Manabe si era ripromesso di non piangere mai più di fronte all’amico, e invece non ci era riuscito… non ce la faceva più a sopportare tutto quello che gli stava capitando.

-I…io… io volevo. .. Volevo solo… Man… io… per te… -Minaho farfugliava frasi sconnesse.
-Respira Min… respira con me. -Il lilla accarezzava i capelli dell’amico. -Non ti devi preoccupare… sono certo che senza di te sarà molto più difficile vincere domani, ma vedrai che i nostri compagni ci riusciranno… invece se tu giocassi e… e ti facessi male… non potrei sopportare di non poter giocare più a calcio con te! Tutto… tutto l’impegno che ci sto mettendo per… per recuperare la gamba… ho così voglia di giocare con te Min!

Il respiro dell‘arancione si stava normalizzando. Manabe riusciva sempre a farlo sentire bene… la sua voce… il suo profumo…
-Scusa… scusa Man… sono stato un egoista…
Manabe sorrise. -No Min… non sei egoista… sei solo troppo buono.


La serata procedette decisamente meglio di come era iniziata. Minaho mangiò di gusto dopo essersi sfogato, e Manabe gli dedicò tutte le attenzioni del mondo.
-Ho deciso Min, domani vado a comprare una macchina per fare il gelato e poi inizio a viziarti in una maniera indegna!
I due ragazzi risero. Minaho stava molto meglio grazie a ghiaccio e pomata, e si era rassegnato a non poter giocare.

-Guarda il lato positivo Min… potremo lavorare insieme sulla riabilitazione domani! Ora sono più che mai convinto che per la finale la gamba sarà a posto e giocheremo insieme!
Questa motivazione serví a consolare l’arancione più di ogni altra. Niente lo rendeva più felice di pensare a quando avrebbero di nuovo inseguito una palla insieme, senza preoccupazioni.
Quando fu ora di andare a letto, Minaho afferrò Manabe per il colletto del pigiama.
-Man! Mi hai fatto una promessa!

Manabe lo guardò perplesso… a cosa si riferiva?
-Eddai… lo so che ti ricordi… ti preeeego! -L’arancione sfoderó gli occhioni da cucciolo.
Manabe si ricordò di colpo. -Ti avevo promesso che avrei dormito con te, se non sbaglio! Volo a prendere coperta e cuscino!


Passarono tutta la notte a parlare. Minaho non avrebbe mai detto che Manabe fosse così bravo a raccontare storie di paura! Sotto alle lenzuola, illuminando il piccolo antro con una torcia, il lilla gli aveva parlato di spiriti e creature dei boschi, di diavoli e fuochi fatui. Manabe non ne aveva mai abbastanza. Amava il brivido che si provava… da piccolo suo padre gli raccontava delle bellissime storie. Non se le ricordava bene, ma si ricordava il viso serio ma buffo dell'uomo… dio quanto era bravo Manabe! Sembrava… sembrava papà.


Andarono avanti così per ore, nonostante qualche piccolo… incidente. (Verso le due un gufo aveva scambiato il davanzale per un trespolo e aveva lanciato il suo “allegro” grido alla luna. Due secondi dopo, chissà perché, un ragazzo arancione e un ragazzo lilla si nascondevano sotto il letto.)
Il sole stava per sorgere quando decisero di fermarsi. Manabe non riuscì nemmeno ad allestirsi il letto sul tappeto. Si addormentó abbracciato all’amico, stretti in un letto ad una sola piazza, semisepolti tra i lenzuoli.

La mattina dopo, al risveglio, arrossirono come peperoni, prima di scoppiare a ridere!
   
 
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