Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Red Owl    22/09/2017    2 recensioni
Vecchia versione non più aggiornata.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lidia Aurelia Prisca soffocò nel cuscino un urlo di frustrazione, mentre lacrime di rabbia le scendevano dagli occhi e bagnavano la federa di cotone violetto. Perché il Fato sembrava avercela tanto con lei? Perché, proprio quando la sua vita sembrava aver raggiunto una certa stabilità, il destino avverso si scagliava contro di lei, costringendola a ricominciare tutto da capo?

Essere la figlia di un Senatore avrebbe dovuto avere dei vantaggi, eppure lei, di vantaggio, non ne aveva mai visto nemmeno uno. Sì, aveva una casa grande e bella, ma quel fatto non poteva essere considerato una rarità tra la cerchia dei suoi conoscenti, così come non erano una rarità i numerosi servitori che l’aiutavano nella vita di tutti i giorni. Anche la possibilità di accedere a tutti gli eventi esclusivi offerti dalla grande metropoli le sembrava ormai una cosa di ben poco conto.

Singhiozzando e asciugandosi stizzosamente gli occhi, Lidia raggiunse la finestra e vi si affacciò: il meraviglioso giardino della sua villa, ricco di fontane e siepi in fiore, si estendeva davanti a lei, splendido nel tiepido sole di fine aprile. La casa, i servi, la vita di mondo, persino il suo giardino… erano tutte cose che aveva sempre dato per scontate. Erano tutte cose che presto, prestissimo, le sarebbero state strappate. Per sempre.

La notizia era arrivata come un fulmine a ciel sereno. Anche se aveva già compiuto diciannove anni, Lidia non si era mai interessata un gran che di politica: del resto, era una donna; e si sapeva che le donne dovevano cercare la loro strada in altri campi. L’arte, lo studio della filosofia e, perché no, persino la medicina, ma la politica era un affare viscido e subdolo, un affare da uomini. Qualche voce era arrivata anche a lei, in verità, sapeva che nella Nova Germanica le cose non andavano proprio benissimo, aveva sentito parlare di un paio di scaramucce tra legionari e guerrieri barbari, ma non aveva dato troppo peso alla vicenda. Di notizie del genere se ne sentivano in continuazione, e quei nuovi battibecchi erano tutto fuorché un fatto eccezionale.

Quello che la ragazza non sapeva era che quegli scontri erano parte di un conflitto latente molto più esteso che aveva spinto i politici della capitale a cercare una soluzione che consentisse di preservare la pace nella regione della Germanica Inferiore, evitando così di perdere l’accesso a dei territori tanto importanti per posizione e risorse naturali. La scelta era ricaduta su un metodo che, seppur non brillava per originalità, in passato si era già dimostrato piuttosto efficace, in occasioni del genere: si era deciso di combinare dei matrimoni tra giovani romani e giovani barbari.

La proposta era dunque partita da Roma ed era stata accolta di buon grado non solo dagli Alti Sacerdoti germanici, ma anche dai capi delle tribù locali, che avevano visto nelle unioni tra i propri figli e i rampolli delle più importanti famiglie romane una possibilità per infiltrarsi nella politica dell’Impero. Ai rampolli in questione, però, non era stato chiesto nulla: o, perlomeno, nessuno aveva chiesto nulla a Lidia, che quella mattina era stata convocata nello studio di suo padre da un servo che si era rifiutato di darle spiegazioni.

Il Senatore Lucio Aurelio Prisco era un uomo più giovane di quanto la sua chioma bianca facesse presagire, appesantito dagli anni passati a trascinarsi mollemente dal triclinio allo scranno del senato, ma aveva un carattere di ferro e poco incline a compromessi e discussioni. «Figlia mia», le aveva detto, «ho una notizia da darti. Siediti.»

Con un pessimo presentimento nel cuore – suo padre le dedicava raramente attenzione e, quando lo faceva, di solito per lei erano guai – Lidia si era seduta sulla poltrona di pelle nera e aveva incrociato nervosamente le gambe, senza riuscire a trovare il coraggio di chiedere spiegazioni. «So che la cosa non ti farà piacere, ma, in quanto figlia di Roma, hai il dovere di sacrificarti per la Patria.»

La fanciulla aveva tremato. «Certo, padre» aveva però detto, tenendo gli occhi bassi.

«Tra circa due settimane ti sposerai» le aveva comunicato suo padre, guadagnandosi un’occhiata confusa. «Due settimane?» aveva balbettato la ragazza, colta di sorpresa, mentre il pensiero correva al suo fidanzato. «Due settimane sono troppo poche. Non riusciremo mai a organizzare tutto per tempo. Tito vuole…»

Suo padre l’aveva fatta tacere con un cenno della mano. «Scordati Tito» le aveva detto, in tono di sufficienza. «Tu sposerai il figlio di un capo tribù germanico, così come ha deciso il nostro Imperatore.»

Lidia era sbiancata e aveva avvertito un capogiro che aveva rischiato di mandarla a terra. «Un germanico?» aveva chiesto, in preda allo stordimento, cercando di dare un senso a quelle parole. «Sì» aveva replicato suo padre. «Settimana prossima partiremo alla volta di Erding per conoscerlo.»

«Padre, io… io non capisco» aveva balbettato di nuovo la ragazza, mentre l’angoscia le montava nel petto. «L’Imperatore… l’ha deciso l’Imperatore? Ha detto che io devo sposare…»

«Per ora non è necessario che tu capisca» aveva tagliato corto il senatore, volgendo già la sua attenzione altrove. «Capirai più avanti. Adesso devi solo ubbidire.» Lidia l’aveva guardato, incredula e con le lacrime agli occhi. Non era possibile. La liquidava così? Improvvisamente, aveva sentito la rabbia esplodere dentro di lei. «No!» aveva gridato, balzando in piedi e stupendo persino se stessa.

«Lidia!» aveva però abbaiato suo padre. «Tu lo farai, parola mia! Non hai scelta!»

«Sì, che ce l’ho» aveva protestato, picchiando un piede per terra. «Non voglio lasciare Tito! Non voglio sposare un germanico!» La ragazza aveva spalancato la porta, intenzionata a fuggire nelle sue stanze, ma al cenno di suo padre i due servitori che l’attendevano all’ingresso l’avevano bloccata. «Tu lo farai», aveva ripetuto l’uomo, «o giuro che ti farò processare come traditrice della Patria.»

In quel momento la fanciulla non era stata in grado di dire se quelle di suo padre fossero minacce vane o se davvero avrebbe fatto sbattere in prigione la sua stessa figlia, ma la sua voce controllata e i suoi gelidi occhi grigi le avevano fatto capire di non avere scelta. Era in trappola; se n’era resa conto mentre i contorni del mondo si facevano grigi e sfumati e le forze la abbandonavano tutto d’un tratto. «Sì, signore» aveva sussurrato allora, chinando il capo in preda ai singhiozzi.

Appena aveva pronunciato quelle parole i due servitori avevano allentato la presa e lei era stata libera di andare a piangere la propria sorte nel privato della sua camera.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Red Owl