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Autore: MackenziePhoenix94    23/09/2017    2 recensioni
SECONDO LIBRO.
Sono trascorsi due anni dall'ormai ribattezzata Civil War.
Bucky Barnes, Steven Rogers, Sam Wilson, Clint Barton, Sharon Carter, Scott Lang e Wanda Maximoff sono scomparsi senza lasciare alcuna traccia.
Charlotte Bennetts si è trasferita nell'attico di Tony dopo che il suo appartamento è stato distrutto.
Nick Fury è semplicemente furioso perché, usando parole sue, il progetto Avengers è andato a farsi fottere.
L'Hydra sembra essere, ancora una volta, solo apparentemente sconfitta.
E poi c'è James, che di normale ha solo l'aspetto fisico.
Sarà proprio una decisione impulsiva del ragazzo a scatenare una serie di eventi catastrofici...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brock Rumlow, James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Tony Stark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Io e Peter vi dobbiamo parlare” iniziò James, prendendo posto davanti al tavolo della cucina; sia Nicholaj che Nadja stavano facendo colazione ma si bloccarono subito per sentire ciò che il loro Leader doveva dire di così importante.

“Che cosa ci devi dire?” domandò il ragazzo, per nulla entusiasta.

“Siamo stanchi di continuare questo allenamento. Ormai abbiamo imparato tutto quello che dovevamo imparare e lo stesso Rhodey ha detto che è rimasto a bocca aperta dopo la prova che abbiamo dato ieri, durante l’esercitazione”

“Aspetta un momento, stai dicendo che hai intenzione di infiltrarti nuovamente in una missione e stai chiedendo a noi due di farti da palo? Io non ci tengo a finire nei guai”

“Non ti sto chiedendo questo. La nostra intenzione è d’infiltrarci tutti e quattro e di dimostrare che i Thunderbolts sono pronti a diventare operativi”

“Tu sei pazzo!” esclamò Nicholaj, posando la bottiglia di succo d’arancia con troppa forza “io non ho nessuna intenzione di fare una cosa simile. Se lo facciamo poi per noi è finita, capisci? Completamente finita. Fine dei giochi”

“Hai idea di quanto tempo potrebbe passare prima di ricevere una missione da Nick Fury?”

“Se non lo ha ancora fatto è perché non siamo ancora pronti. Cavolo, non riesci proprio a capirlo! Abbiamo ancora molto da imparare tutti e quattro. Io devo ancora riuscire a creare dei campi di forza più grandi e più resistenti ed anche mia sorella ha problemi a gestire il suo potere. E sai qual è il tuo problema? Sei troppo sicuro e questo non è sempre un bene”

“Mi stai minacciando? Io non lo faccio per me, lo faccio per la squadra”

“Allora dovresti saperlo meglio di tutti noi che non bisogna prendere decisioni impulsive, o non ti è bastato perdere le braccia?”

“Il tuo problema è che sei un codardo, Nicholaj”

“Ragazzi, basta!” esclamò Nadja, intervenendo appena in tempo “se continuate in questo modo finirete solo per svegliare Rhodey. James potrebbe non avere così torto. È vero, io sono la prima a dire che ho ancora problemi con il fuoco ma allo stesso tempo sono stanca di tutta questa apatia. Voglio dimostrare anche io di che cosa siamo capaci”

“Nad, da te non me lo sarei mai aspettato”

“Avanti, cerca di essere dalla nostra parte! James era da solo quando ha perso le braccia. Noi siamo in quattro ed abbiamo tutti capacità incredibili, se la situazione dovesse precipitare scapperemo. Nessuno ci scoprirà”

“E con Rhodey? Come facciamo?”

“Non ti preoccupare, ho già in mente come liberarci momentaneamente di lui”

“D’accordo, ma se qualcosa andrà storto…” disse il gemello senza finire la frase.



 
Due giorni più tardi arrivò il momento di mettere in atto il piano che Peter e James avevano studiato nei minimi particolari: ogni sera, dopo cena, Rhodes era solito bere un bicchiere di succo d’arancia.

“Aspetta, te lo porto io” si offrì volontario Jamie; andò in cucina e preparò con cura la bibita, mettendosi dentro anche una buona dose di pastiglie di sonnifero triturate, lo diede in mano all’uomo e rimase in attesa che la medicina facesse effetto.

Quando la vittima crollò addormentata lui e gli altri tre del gruppo si cambiarono d’abito, indossando le divise che usavano per gli allenamenti: Peter il suo costume rosso ed azzurro, Nad una tuta che ricordava molto quella di Natasha, Nicholaj un paio di pantaloni neri ed un giubbetto in pelle senza maniche ed infine James con la sua immancabile maschera ed il paio di occhialini protettivi.

I Thunderbolts salirono sul tetto della villa, andarono nella pista di atterraggio e salirono nell’elicottero che apparteneva a Tony Stark.

“Quanto durerà l’effetto del sonnifero che gli hai dato?”

“Oh, credo un paio di ore. Abbastanza per permetterci di tornare senza problemi, Nicholaj. Cerca di rilassarti”

“Sei sicuro di quello che stai facendo?”

“Si. Peter, inserisci le coordinate del posto”

“Hai mai guidato un elicottero?” insistette l’altro ragazzo incrociando le braccia nel petto e socchiudendo gli occhi, perché ancora non si fidava e non vedeva nulla di buono in quel piano azzardato.

“Si, l’ho già fatto” rispose il nuovo Soldato D’Inverno voltandosi a guardare l’altro, in realtà non aveva la più pallida idea di quali bottoni doveva premere per azionare il mezzo, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui.
 
 
 
 
 
 James guardò la serie di leve e pulsanti che c’erano nel quadro dei comandi davanti ai suoi occhi; nei suoi quasi tre anni di vita gli unici elicotteri con cui aveva avuto a che fare erano stati i modellini che sua madre o lo zio gli avevano regalato da bambino, era salito poche volte in uno vero, figurarsi provare a guidarlo.

Era ben consapevole del fatto che stava per mettere a rischio le vite di tutti loro quattro, ma c’era troppo in gioco per tirarsi indietro; soprattutto in quel momento che era vicinissimo ad ottenere un nuovo incontro con l’uomo che gli aveva tranciato le braccia.

Nicholaj sollevò il sopracciglio sinistro, era piuttosto seccato perché il motore dell’elicottero era ancora spento.

“Che cosa stai aspettando? Perché non partiamo? Non abbiamo molto tempo a nostra disposizione”

“Sto controllando le ultime cose”

“Ne sei sicuro?”

“Si, ne sono sicurissimo. Adesso stai zitto perché ho bisogno di concentrarmi” rispose a denti stretti il giovane; allacciò la cintura, provò a premere qualche bottone ed appoggiò la mano destra nella manopola posta vicino a lui.

Peter era seduto poco lontano, ad occuparsi delle coordinate del magazzino in cui dovevano recarsi, si voltò a guardare il suo migliore amico e gli rivolse uno sguardo preoccupato, carico d’ansia.

“Sei sicuro di potercela fare?”

“Si, non ti preoccupare. Arriveremo sani e salvi a quel maledetto magazzino e la farò pagare a quel bastardo”

“Scusa, a chi ti stai riferendo?”

“All’uomo che mi ha fatto questo”

“Questo non ce lo avevi detto. Ora capisco il tuo piano. A te non importa nulla dei Thunderbolts, vuoi solo vendicarti ed hai approfittato dell’occasione”

“Sono davvero stanco delle tue insinuazioni, Nicholaj” ringhiò James, voltandosi una seconda volta verso il ragazzo il gemello di Nadja “non m’importa del tuo pensiero.
Io tengo a questa squadra. È vero, io voglio uccidere quell’uomo, ma voglio anche che venga riconosciuto quello che già sappiamo fare. Ho semplicemente voluto cogliere l’occasione, vuoi dirmi che tu non lo avresti fatto a tua volta?”.

Dopo aver fatto quel discorso il nuovo Soldato D’Inverno tornò ad occuparsi del quadro dei comandi, provò a premere qualche altro pulsante; finalmente la fortuna girò dalla sua parte perché le pale dell’elicottero si azionarono.



 
Steven Rogers si sistemò con cura l’elmetto che gli celava i tratti del viso, poi si portò la mano all’auricolare che portava all’orecchio destro e che gli serviva per comunicare con Sam.

Anche se lui e gli altri della sua squadra erano dei ricercati non avevano mai abbandonato per un solo momento l’idea di continuare il loro ruolo di supereroi; così quando Sharon li informava di qualche piccola missione (che non li esponesse troppo) non si tiravano  mai indietro.

In realtà, ciò di cui si stavano per occupare lui, Sam e Scott era abbastanza pericolo perché riguarda l’Hydra; ma allo stesso tempo era stato proprio per motivo che il Primo Vendicatore aveva capito che non poteva rimanere a guardare.

“Vedi qualcosa di strano, Sam?”

“No, Capitano, non c’è nulla al momento. Che cosa faccio? Entro a controllare?”

“No, per te sarebbe pericolo. Aspetta i miei ordini” rispose Steve, allontanò la mano dal piccolo oggetto e si voltò a guardare Scott, che attendeva solo di rendersi utile in qualunque modo “tu, invece, non dovresti avere affatto problemi. Credi di poter entrare nel magazzino passando inosservato?”

“Passando inosservato? Amico, questa è la mia specialità” disse Ant-Man mostrando il pollice destro all’insù; appoggiò la mano sinistra nel congegno che portava nella cintura della sua tuta e rimpicciolì all’istante, diventando proprio delle dimensioni di una formica.

A Capitan America non rimase altro che attendere notizie prima d’intervenire.

Clint e Wanda non erano andati con loro perché non erano nelle condizioni per combattere e Sharon non lo aveva fatto su ordine dello stesso Steve, perché non voleva che le accadesse qualcosa; gli era dispiaciuto molto vederla preoccupata ma allo stesso tempo sapeva che non poteva ignorare quella faccenda.

Era per colpa dell’Hydra se aveva trascorso settant’anni conficcato nel ghiaccio, ed era sempre colpa dell’Hydra se il suo migliore amico non era più quello di un tempo ed aveva compiuto un gesto estremo; no, c’era ancora tanto per cui quella maledetta organizzazione non poteva restare impunita.

Il giovane sollevò lo sguardo sentendo il rumore assordante di un elicottero.

“Sam, nasconditi, presto. Credo che siano arrivati”.



 
“Cazzo!” imprecò Nicholaj quando il mezzo perse quota per qualche metro prima di ritornare stabile “ripeto ancora una volta: sei sicuro di saper guidare un elicottero?”

“Ho nelle mie vene il Siero Del Super Soldato”

“E tra le qualità che ti ha donato c’è anche quella di sapere come guidare un affare come questo?”

“No, ma ho visto molti film”

“Che cosa?!” gridò con voce stridula l’altro giovane, spalancando gli occhi verdi “stai dicendo che non lo sai fare?”

“Ci sto provando”

“Quindi ci stai ammazzando!”

“No, sto provando a fare un atterraggio dato che siamo arrivati, ma non ci riesco. Temo che potrei schiantarmi. Hai voglia di renderti utile?”

“Come?”

“Scendi da questo maledetto elicottero, crea un campo di forza in grado di proteggerci e di farci atterrare”

“Mi dovrei buttare da un elicottero in volo?”

“Cercherò di avvicinarmi il più possibile ad un tetto. Tu salti e ci salvi la vita, d’accordo?”.

Nicholaj avrebbe assestato un pugno in faccia a James molto volentieri, ma la situazione era grave e decise di rimandare il gesto ad un altro momento; aprì uno sportello laterale e si lasciò cadere nel vuoto, atterrando nel tetto di uno dei diversi magazzini.

Si alzò subito in piedi, ignorando il dolore alla caviglia destra, posizionò le mani davanti a sé e concentrò tutta l’energia su di esse.

Non aveva mai provato a creare un campo di forza così grande, ma doveva esserci una prima volta per tutti ed era arrivato il momento della sua; si lasciò scappare un urlo a causa della pressione a cui stava sottoponendo il suo corpo ma  riuscì nell’impresa e l’elicottero si posò vicino a lui.

Il giovane si lasciò cadere a terra, un rivolo di sangue prese a colargli dalla bocca e dal naso.

Nonostante tutto l’attrito che c’era tra lui e Jamie, quest’ultimo si precipitò subito a soccorrerlo.

“Stai male? Cosa ti senti?”

“Mi gira la testa e credo di essermi slogato la caviglia nella caduta”

“D’accordo, non ti preoccupare. Tu e Nadja rimanete qui ad aspettarci”

“Ma io voglio venire con voi” ribatté immediatamente la ragazza, perché non ci teneva ad avere un ruolo così marginale.

“Tuo fratello è stanco e ferito, non può rimanere da solo. Se qualcuno dovesse attaccarlo non riuscirebbe a difendersi, mentre il tuo fuoco potrebbe essergli molto d’aiuto.
Ti prometto che dalla prossima volta avrai anche tu occasione di far vedere quello di cui sei capace”

“Va bene, fate attenzione” mormorò Nadja, guardò James e Peter allontanarsi e poi si occupò a sua volta del gemello “ti senti un po’ meglio?”

“Si, ma sono sempre più convinto che questa faccenda finirà molto male” commentò lui, notando in quel momento una jeep nera che aveva parcheggiato vicino all’entrata nel capannone.



 
James e Peter si posizionarono sopra ad una trave di metallo, rimasero lì accucciati ad osservare ciò che accadeva sotto di loro, in attesa che arrivasse la persona che stavano attendendo.

“Tu credi che ci sarà?”

“Se nel traghetto non è riuscito ad ottenere quello che stava cercando, credo che ci sarà anche oggi. Vorrà esserci di persona. Guarda, c’è qualcuno che sta entrando. Quattro uomini”

“E da quella parte ne stanno entrando altri cinque. Occupati di questi, gli altri sono miei. Non andarci troppo pesante perché devono rispondere alle nostre domande” ordinò il giovane, incurante che nella parte opposta del magazzino, nascosti con la loro stessa cura, Steve e Scott avevano progettato un piano simile.



 
“Sono sicura che riusciranno nell’impresa, nessuno di loro due si farà male”

“Ti piace?”

“Come?”

“Sto parlando di James…”

“Oh, non essere ridicolo. Ti sembra che in questo momento io abbia tempo da perdere in queste sciocchezze? Sono così fiduciosa nei suoi confronti solo perché è un buon Leader. Tutto qua, non c’è altro da aggiungere”

“Fermi dove siete!”.

Una voce maschile e sconosciuta fece sussultare entrambi i ragazzi, che si voltarono subito in direzione della persona che li aveva scoperti.
   
 
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