Biscotti
Mon-El schivò il colpo e saltò di lato, poi
colpì, abbattendo il bersaglio.
“Sì!” Urlò alzando le mani al cielo
vittorioso e un colpo lo raggiunse il pieno petto gettandolo a terra.
“Mai distrarsi.” Gli ricordò Kara
tendendogli la mano e aiutandolo a rialzarsi, mentre lui faceva una smorfia di
dolore.
“Ma sto migliorando, vero?” Domandò
con aria infantile.
“Assolutamente sì.” Lo rassicurò lei
e lui la prese tra le braccia attirandola a sé per un bacio.
“Disturbo?” Domandò una voce decisa.
Kara alzò il viso verso la porta posta in alto e nel vedere Lena si mosse
rapida, sfuggendo all’abbraccio di Mon-El e
indossando gli occhiali.
“No.” Assicurò. “Hai bisogno di
aiuto?”
“In realtà disturbi, ci stavamo
allenando.” Intervenne il daxamite, afferrando un
asciugamano.
“Ah, non sapevo che ti servissero
lezioni anche per baciare. Ricordo che, su Krypton, dicevano avessi varie
schiave con le quali giocare, principe.” Il sarcasmo era penetrante nel suo
tono e il titolo suonava beffardo sulle sue labbra. Mon-El
strinse i pugni, mentre il suo viso si irrigidiva.
“Avevamo finito.” Intervenne rapida,
Kara, cercando di spezzare la tensione che si era creata, si avvicinò al
ragazzo e gli diede un bacio sulla guancia poi con passo rapido salì le scale
raggiungendo la donna.
Lena e Mon-El
si incontravano raramente, ma se succedeva vi erano sempre scintille tra di
loro.
“Ti serviva il mio aiuto?” Domandò di
nuovo, mentre la seguiva.
“No, ma detesto vederti sprecare
tempo con il daxamite.” Kara sgranò gli occhi e Lena
sorrise. “Sto scherzando, più o meno.” Spiegò e lei arrossì un poco senza
neanche sapere il perché. “Non mi serve il tuo aiuto, ma hai detto che ti
mancano gli na-kuki, Winn
non è ancora arrivato, quindi avevo del tempo libero e ho pensato che sarebbe
stato gentile prepararteli viste tutte le ciambelle che mi porti.”
“Gli na-kuki?”
Domandò, la bocca aperta. “Come…? Voglio dire… non ci sono le spezie giuste
sulla Terra e i bacchi di Sensan e…”
“Va bene… non sono proprio dei na-kuki, ma si avvicinano al sapore che ricordo.” Lena
sorrise. “Quando sono arrivata sulla Terra ero terrorizzata, tutto era così…
intenso. Gli odori erano troppo forti, i suoni mi assordavano, persino i miei
vestiti erano troppo ruvidi contro la mia pelle terribilmente sensibile… e poi
c’erano i sapori. Non riuscivo a mangiare senza stare male…” La donna aveva gli
occhi persi nel vuoto e Kara non poté far a meno di ricordare che Lena non
aveva avuto un cugino grande e capace di comprendere i suoi poteri e di
guidarla, in pochi giorni, verso un controllo dei suoi sensi. I Danvers, amici di lunga data di Kal
e profondamente comprensivi dei suoi problemi l’avevano aiutata per il resto,
come la super-forza, con pazienza e grazie alla pittura. “Così.” Si riscosse la
donna. “Un giorno, ero dai Luthor da un paio di
settimane ed ero ridotta in un angolo di una stanza buia, Lex
decise che doveva fare qualcosa e si mise a suonare per me. La musica catturò
tutta la mia attenzione, permettendomi di concentrarmi solo su quello. Suonò
per me per ore e ore, fino a quando le dita non gli fecero troppo male.” Lena
sorrise al ricordo e Kara non poté fare a meno di imitarla. “Poi mi portò in
cucina e insieme ci mettemmo a sperimentare, assaggiai di tutto, il cuoco non
era molto contento, ma Lillian lo mandò via e ci
lasciò giocare.”
“Imparasti a controllare i tuoi
sensi?”
“Non fu facile e non fu immediato, ma
quel giorno scoprii che non era impossibile, e scoprii anche come, mescolando
alcuni ingredienti, potessi arrivare al sapore dei na-kuki.”
Mentre parlavano la donna l’aveva condotta nella mensa della base. Kara ispirò
il profumo nell’aria e rimase stupefatta nel riconoscere l’aroma.
“Prego.” Le disse Lena indicandole
una sedia. La mensa era vuota, gli agenti mangiavano solo due pasti al giorno,
come tutti gli umani. Kara era rimasta stupita nel vedere le porzioni
assolutamente normali che mangiava Lena, ma poi aveva scoperto che mangiava sei
volte al giorno, dando al suo corpo l’apporto calorico che Kara assorbiva
mangiando in triplo ad ogni pasto.
Si sedette e Lena scomparve nella
cucina, per poi tornare, qualche minuto dopo, con un teglia tra le mani e un
sorriso sulle labbra. Li posò sul tavolo e la guardò incoraggiante.
Kara rimase immobile, per la prima
volta non era sicura di poter mangiare.
“Va tutto bene?” Domandò dopo un
istante Lena e la sua voce era dolce e comprensiva. Kara alzò gli occhi e non
poté trattenere le lacrime che scivolarono sul suo volto.
“Perdonami.” Disse cercando di
smettere, ma impossibilitata a farlo.
“Non c’è nulla di cui vergognarsi, io
ho pianto quando ho visto, di nuovo, Rao in un
telescopio.” La rassicurò la donna, poi non disse più nulla lasciando che la
ragazza piangesse per la semplice gioia di sentire il profumo dei biscotti che
mangiava da bambina, a casa, quando sua madre prendeva un giorno di pausa dal
suo lavoro di giudice e insieme cucinavano quei piccoli dolcetti che lei amava
tanto.
Quando riuscì a smettere e poté
finalmente mangiarne uno, scoprì che la ragazza non aveva mentito, erano
proprio come i deliziosi na-kuki che preparava sua
madre.
“Mi dispiace…” Disse, dopo aver
mangiato quasi tutta la teglia, perché Lena mangiava così piano e lei non
riusciva proprio a resistere.
“Te l’ho detto, non c’è nulla di cui
dispiacersi.” Kara sorrise timidamente e Lena abbassò lo sguardo. “Stavo
pensando…”
“Sì?” Domandò allora Kara, un brivido
di aspettativa che le agitava lo stomaco.
“In qualsiasi momento il computer
potrebbe ricostituire i dati sulla frequenza del mio mondo e allora non ci
vorrà molto per ricalibrare il congegno datoti da Cisco Ramon e aprire una
breccia.” Kara evitò di riflettere troppo sul grumo di tristezza che si formò
immediatamente nel suo cuore a quella prospettiva e rimase in silenzio,
aspettando che la donna finisse di parlare. “Sarebbe bello approfittare del
tempo che ci rimane. Non avevo mai pensato che potesse essere qualcosa di
possibile parlare di Krypton con qualcuno di reale, di vero, ma tu sei qui e…”
Abbassò il capo. “Lo so che ti ho detto certe cose e che ti ho tenuta a distanza,
ma… ormai che i giorni sono contati…”
“Mi piacerebbe moltissimo.” La
interruppe lei. Lena alzò lo sguardo e la fissò, fu un lungo sguardo, in cui
Kara poté notare il suo turbamento. Non per la prima volta si chiese se la
donna le avesse detto tutto o se le tenesse nascosto qualcosa, qualcosa di
importante… ma voleva fidarsi quindi sorrise e la ragazza annuì.
“Stasera?” Chiese e Kara annuì
decisa.
“Stasera.” Confermò.
“E di cosa parlate?” Alex osservava
la sorella curiosa.
“Di Krypton, lei aveva dieci anni
quando lo ha lasciato, è folle quante cose conosce che anche io conosco,
poesie, filastrocche per bambini, giochi, musiche, opere letterarie,
spettacoli…” Kara sorrise estasiata poi ricordò una cosa e si mise a frugare
nella borsa estraendo poi un piccolo pezzo di carta. “Guarda!” Disse alla
sorella. Alex prese il foglio riconoscendo subito la scrittura kryptoniana.
“Ehm… illuminami?” Chiese perché non
era ferrata quanto Winn nella scrittura aliena.
“Mi ha scritto: buongiorno!” Kara
quasi saltellava dalla gioia.
“Oh… fantastico…” Nel vedere la
perplessità di Alex, Kara si riprese il foglio con uno smorfia e allora la
sorella sorrise. “Sono contenta che tu abbia trovato qualcuno con cui
condividere i ricordi del tuo pianeta. So che con Clark non avete mai molto
tempo.” Kara ritrovò immediatamente il sorriso.
“Non è solo questione di tempo, Kal possiede una cultura terrestre, è cresciuto qui, lei ed
io…” Scosse la testa, come se fosse troppo quello che provava. “L’altro
giorno.” Riprese in fretta. “Abbiamo scoperto che siamo andate, tutte e due,
alla prima di uno spettacolo al Centro Culturale di Argo City. Capisci? Lo
stesso spettacolo!” Gli occhi di Kara brillavano estatici. “Lena
è stata alle Cascate di
Fuoco due volte con suo padre, io una sola volta, ma lei non ha visto i
pesci-serpenti che nuotano in esse, io sì! E… i pianeti che ha visitato, alcuni
li ho visti anche io e ricorda, come ricordo io, l’alba su Durkan,
uno spettacolo di colori violacei nel cielo che è impossibile dimenticare.”
“Ho capito.” Sorrise Alex,
appoggiandosi al tavolo. “E poi ti lascia bigliettini con dei buongiorno?”
“Sì!” Esclamò lei. “Assieme a un
sacchetto di na-kuki appena sfornati. Ma quelli li ho
già mangiati.” Affermò, senza nessuna colpa sul viso.
Alex osservò lo sguardo di Kara
illuminarsi ancora e si voltò giusto in tempo per vedere Lena entrare. Kara
doveva aver riconosciuto il suo battito cardiaco o il suo profumo. La maggiore
delle Danvers corrugò la fronte e la sua
preoccupazione accrebbe quando vide gli occhi della Luthor
brillare nel vedere la ragazza.
Quando Kara se ne andò alla CatCo, Alex si avvicinò a Lena.
“Posso parlarti un attimo?” Domandò e
la donna annuì, consegnando a Winn il tablet su cui stava lavorando.
“Di cosa si tratta?” Domandò,
perplessa nel vedere Alex che la conduceva in una stanza isolata e chiudeva la
porta. “Sono nei guai, agente?” Aggiunse con un sorriso divertito.
“Non lo so… dimmelo tu.” Lena si fece
subito seria nel sentire il tono grave di Alex.
“Non capisco…” Iniziò, ma la maggiore
delle Danvers la interruppe.
“Kara.” Disse e Lena scosse la testa.
“Kara? Non…” Si interruppe e abbassò
il volto.
“Voglio solo che non si illuda.
Conosco Kara e non l’ho mai vista guardare qualcuno come lei guarda te e non è
solo per la faccenda della condivisione di ricordi, è qualcosa di più.”
“Io…” Alex alzò la mano fermandola.
“Non mentire. Come ho visto lei, ho
visto te. So quello che provi.”
“Non volevo questo. L’ho tenuta
lontana, ma…” Provò a dire Lena.
“Lo so, è testarda.” Finì per lei
Alex con un sorriso triste.
“Non è solo questo.” Disse però la
giovane, poi scosse di nuovo la testa. “Lei…” Lena strinse la mascella,
incapace di proseguire o forse semplicemente impedendosi di dire qualcosa.
“Lei è la mia sorellina.” Chiarì la ragazza.
“Tu mi piaci e, oh mio dio, saresti mille volte migliore di quell’idiota di un
principe daxamite, ma questo non cambia il fatto che
so che ci stai nascondendo qualcosa e che presto te ne andrai. Non voglio che Kara
soffra, per nessuna di queste due ragioni.”
Lena incrociò le braccia quasi
cercasse di darsi del conforto, poi sospirò.
“Neanche io voglio che soffra.”
“Molto bene.” Alex la guardò con
compassione. “Perché non…”
Lena alzò lo sguardo e la fissò con
durezza ora.
“Non posso arrendermi, non posso
lasciare che il mio mondo cada tra le mani degli El.
Anche se questo significa rinunciare a… a qualcosa che potrebbe essere
importante.” Alex annuì, capiva e ammirava la donna per quella decisione ora
più che mai.
“Sai, Mon-El
è stato messo davanti ad una scelta simile…”
“Fammi indovinare: ha scelto la
soluzione più egoistica facendola passare per quella più eroica?”
Un piccolo sorriso apparve sul viso
delle due donne.
“Non avrei saputo dirlo meglio.”
Confermò Alex.
“Credi che Kara smetterà, un giorno,
di chiudere gli occhi e capirà che merita qualcuno che l’ami più di se stesso?
Qualcuno che non solo sappia farla ridere, ma sappia stare accanto a lei quando
soffre?” La voce di Lena era leggermente spezzata. Alex non la guardò,
rispettando la sua sofferenza.
“Io sarò sempre qui per lei.”
Assicurò Alex, non era la risposta che Lena voleva, ma era tutto ciò che Alex
poteva promettere.
Note: Dalle ciambelle ai biscotti… più che una storia è un viaggio gastronomico! XD
Cosa ne dite di questo capitolo? Kara e Lena hanno rotto gli indugi e ormai sono diventate amiche. Ovviamente Alex ha visto ben al di là di questa facciata d’amicizia e ha colto i sintomi di qualcosa di più, intervenendo subito per il bene di entrambe… la uccidiamo? ;-)
Cosa c’è nei non detti di Lena? Ormai sia Alex che Kara si sono rese conto che qualcosa c’è… ma cosa?
Idee? Fatemi sapere!