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Autore: Blue Owl    23/09/2017    2 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 30: [Ultimatum]

    Harry non era sicuro di che cosa stesse accadendo ma non gli piaceva per niente. Il suo equilibrio era sparito del tutto e la cicatrice gli pulsava orribilmente, così tanto che gli lacrimavano gli occhi. L’unica cosa buona di tutta la situazione era che ora era a casa: era appena partito da Hogwarts con l’aiuto di Silente, un momento prima di iniziare davvero a sentirsi terribilmente.
    «Ecco, Harry, resta concentrato solo sullo stare sul divano,» lo avvertì Nicholas mentre Silente e Perenelle parlavano in lontananza. «Speriamo che passi presto.»
    Harry ne dubitava, ma era troppo preoccupato per fare commenti quando la vista gli si offuscò, le voci dei Flamel e di Silente arrivavano a tratti.
    «Quando è iniziato?» Chiese Nicholas a Silente.
    «Non molto dopo che siamo usciti dal Ministero,» rispose lui.

    «Papà, fermati!»
    Harry sobbalzò, il grido gli rimbombò nelle orecchie mentre cercava di recuperare la vista. Era come guardare attraverso un vetro appannato, ma fu presto abbastanza limpido perché Harry sapesse… che stava guardando attraverso gli occhi di Voldemort.
    Era buio, e tutto era deformato e opaco. Comunque, riuscì a distinguere abbastanza. C’erano tre figure, una più piccola delle altre due. Quella piccola era accanto a un’altra, mentre la terza era un po’ più lontana.

   
«Merlino!» La voce di Perenelle si insinuò momentaneamente nell’incubo, ma Harry fu presto inghiottito di nuovo.

    Un violento lampo verde brillò prima di sparire, rivelando una figura caduta accanto a quella più piccola. Non sapeva che cosa fosse accaduto all’altra persona, ma non ebbe il tempo di chiederselo.
    «Bah, madri,» ghignò Voldemort.
    Fu allora che Harry giunse d’improvviso a una disturbante comprensione… Questa era una famiglia.

   
:Harry!:
    «Tenetelo!»
    Delle mani si posarono su di lui, non che ne fosse cosciente, mentre cadeva all’indietro.

    «-così difficile?»
    Harry trattenne il respiro mentre l’odio di Voldemort si innalzava, la sua totale attenzione focalizzata sulla forma rimanente - il ragazzo, che era, Harry pensò, forse della sua stessa età.
    «Avada Kedavra!»
    Un senso di trionfo ruggì attraverso il collegamento mentre le rune bruciavano tutto intorno al Signore Oscuro e al ragazzino caduto. Il potere pulsò, e in quell’istante Harry seppe che Voldemort aveva riconquistato e oltrepassato la sua potenza originaria, mentre l’energia esplodeva.
    Finalmente, Harry riemerse, ma non prima di aver sentito Voldemort che emetteva una nauseante risatina di vittoria, con i tre corpi che giacevano inerti poco lontano.


O o O o O

    Silente indietreggiò quando Perenelle spinse lui e Nicholas via da Harry. Senza una parola, lei sollevò il ragazzo, e il Preside non poté fare a meno di essere impressionato dalla facilità con cui lo fece.
    Non era proprio sicuro di che cosa fosse appena accaduto, oltre al fatto ovvio che c’entrasse la cicatrice di Harry. Desiderava davvero di poter comprendere meglio quel legame. Avendo appena visto coi propri occhi il suo effetto sul ragazzo, era piuttosto disturbante il non sapere che cosa stava succedendo veramente, senza parlare della possibilità di aiutare.
    Non aveva mai dovuto trattenere fisicamente qualcuno nel modo in cui lo stavano facendo con Harry, per impedirgli di ferirsi da solo. Già così, Harry era riuscito a sbattere un lato della testa contro la parte dura del bracciolo del divano ed era per terra prima che chiunque capisse che cosa stava succedendo. In aggiunta, Coral riuscì a malapena a scivolare via in tempo per evitare di farsi male.
    Silente guardò Nicholas, non sicuro del perché l’uomo non avesse semplicemente usato qualcosa come un Petrificus Totalus su Harry, ma ora non era il momento di fare domande. Guardò di nuovo Perenelle.
    Perenelle stava cullando gentilmente Harry, aspettando che divenisse abbastanza cosciente per reagire alle parole dolci che gli mormorava nell’orecchio. Silente non riuscì a distinguere le parole, ma era evidente che Harry traeva beneficio da esse.
    Finalmente, gli occhi di Harry si spalancarono e il suo respiro si calmò, anche se solo di poco.
    «Harry?» Provò Nicholas.
    Harry chiuse gli occhi.
    «Voldemort - lui… lui ha ucciso una famiglia. Non so chi fossero. Non riuscivo a vederli molto bene. Era tutto molto sfocato,» riuscì a dire.
    «Che cosa è successo? Che cosa hai visto?» Chiese Nicholas.
    «C’erano delle rune per terra.» La voce di Harry divenne completamente piatta. «Non è più malato.»
    «Puoi dirci che cosa ricordi?» Chiese dolcemente Perenelle.
    Con questo, Harry annuì lentamente e gli raccontò tutto quello che aveva visto. Dopo, Silente gli chiese il suo ricordo della visione, sperando di poter essere capace di capire qualcosa di più su quello che era accaduto.

O o O o O

    Narcissa sorrise mentre guardava Draco che correva di fuori per volare sulla sua scopa dopo aver finito la colazione, sembrando senza alcuna preoccupazione al mondo, mentre i suoi pensieri vagavano verso cose meno felici. Come avrebbe reagito Draco se fossero dovuti partire? Avrebbe capito? Li avrebbe odiati? Avrebbe odiato Lucius per gli errori che aveva commesso, che li avevano portati fino a questo punto?
    Sì, erano stati degli errori. Lei li aveva sempre visti come tali, ma che cosa avrebbe potuto fare per prevenirli? Lucius era sempre stato testardo e irremovibile. Era solo adesso che stava cominciando a considerare le loro opzioni, sebbene il cambiamento fosse dovuto alla necessità più che a qualsiasi altra cosa.
    La donna scosse la testa, ora più che mai grata a Severus Piton. Avere un piano di emergenza nel caso accadesse qualcosa le dava un po’ di serenità, ma sapere che Severus teneva davvero a Draco e che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per proteggerlo… questo alleggeriva le sue paure più di quanto avrebbero potuto fare tutti i piani di riserva possibili.
    Entrando nel salotto, si avvicinò al camino. Aveva promesso a Deborah Tiger che l’avrebbe contattata e si sarebbe assicurata che lei non avesse bisogno di nulla e che suo figlio e suo marito si stessero riprendendo dal raffreddore. Più egoisticamente parlando, voleva avere una ricetta da lei. Le torte di Deborah erano leggendarie. Era un’altra delle ragioni per cui Markov era così… largo com’era.
    Inginocchiandosi, fece una chiamata tramite camino. «Casa Tiger!»
    Mettendo la testa tra le fiamme, si aspettava di trovare Deborah nella sedia a dondolo non lontana dal camino, ma la stanza era vuota.
    «Deborah?» Chiamò.
    Aspettò una risposta, ma non ne ricevette nessuna. Fece una smorfia, sapendo che non era troppo presto. In più, Deborah era molto mattiniera. Doveva esserlo per cucinare l’ampia colazione che i suoi “ragazzi” meritavano. Forse anche lei si era presa il raffreddore?
    Narcissa decise di chiamare il loro elfo domestico.
    «Scrubby!»
    -Pop-
    Nel momento in cui apparve l’elfo domestico, Narcissa seppe che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato. Si tirava le orecchie e dondolava avanti e indietro, e Narcissa fu a malapena in grado di distinguere qualcosa di quello che Scrubby stava dicendo.
    «Terribile, terribile! Aiuto! Aiuto! Padroni - loro, loro!» Le sue parole degradarono in incomprensibili borbottii agitati e iniziò d’un tratto a singhiozzare.
    Narcissa non si preoccupò di chiedere o annunciare le proprie intenzioni. Si tirò via dalla connessione e poi attraversò il camino.
    «Scrubby, portami da Deborah!» Ordinò Narcissa.
    Scrubby le prese la mano.
    -Pop-
    Apparve nello studio di Markov, cosa che era di per sé scioccante. L’uomo non aveva mai permesso a nessuno di entrarci, nemmeno a sua moglie. Comunque, il suo arrivo nel luogo “proibito” fu in un istante l’ultima cosa che le passò per la mente.
    La stanza era completamente a brandelli. C’erano segni di bruciatura sulle pareti, squarci nei mobili, e fori sul pavimento e sul soffitto, ma tutto ciò fu a stento notato da Narcissa, che guardò quello che aveva proprio di fronte agli occhi.
    Là, inginocchiato di fronte alla sua scrivania, e piangendo inconsolabilmente, c’era Markov Tiger, ferito, ricoperto di sangue ovunque; comunque, le fu chiaro all’istante che non tutto il sangue apparteneva a Markov. Davanti a lui, immobili in modo allarmante, giacevano Deborah e Vincent.
    «Markov, che cosa è successo?» gridò Narcissa, correndo in avanti per controllare la famiglia dell’uomo.
    Mettendo con decisione le dita sulle loro gole, sperò ardentemente che non fossero come apparivano, ma le sue paure vennero confermate.
    Erano morti.
    «Sono stato io. Li ho uccisi,» farfugliò Markov tra i singhiozzi, ora dondolandosi avanti e indietro.
    La bacchetta di Narcissa le fu all’istante in mano, ma capì subito che non era necessaria. La bacchetta di Markov era rotta, spezzata in due accanto alla figura fredda di Deborah.
    «Uccidimi. Uccidimi. Per favore.»
    «Perché lo hai fatto?» Ringhiò Narcissa, la sua disperazione e incredulità che ora mutavano in rabbia e in un indescrivibile disgusto.
    Deborah aveva espresso talvolta i suoi timori sul temperamento dell’uomo, raccontandole della furia cieca in cui cadeva ogni tanto, specialmente se ubriaco, ma Narcissa non avrebbe mai creduto che si sarebbe spinto così oltre. Comunque, i corpi provavano il contrario.
    «Nessun controllo. Nessun controllo. Voglio morire. Lo merito, lo merito. Uccidimi. Uccidimi. Per favore.»
    Narcissa voleva farlo. Lo voleva davvero. Guardare la sua amica, forse la sua migliore amica, senza vita sul pavimento accanto a uno dei compagni di gioco d'infanzia di suo figlio… Le occorse tutto quello che aveva per non fare ciò che l’uomo le chiedeva. Ma forse era questo il motivo. Lui voleva morire, e fosse dannata se avesse fatto qualunque cosa quel mostro desiderasse.
    Chiamò gli Auror.

O o O o O

    Silente rilasciò lentamente il fiato, enormemente rattristato dalle notizie che avrebbe presto dovuto dare al resto del suo personale. Questo genere di notizie non era mai facile da dare, senza parlare del riceverle, e dovette rafforzarsi mentalmente per riferirle.
    Si raddrizzò al sentire gli scudi che lo avvisavano dell’avvicinarsi di Severus alla porta. Una parte di lui desiderava di poter aspettare ad informare l’uomo, ma siccome era il Capo Casa del ragazzo, sarebbe stato uno sbaglio aspettare di più. Meritava di saperlo prima del resto del personale, e di certo prima che la Gazzetta del Profeta informasse il pubblico.
    «Mi ha chiamato, Preside?» Chiese Severus una volta che fu entrato ed ebbe chiuso la porta.
    «Sì, Severus. Per favore, siediti.»
    Gli occhi di Severus si assottigliarono leggermente. «Che cosa è successo?» Domandò mentre prendeva la sedia offerta, sapendo all’istante che ci sarebbero state cattive notizie.
    Albus si meravigliò intimamente per l’intuito della sua ex spia. Beh, almeno sarebbe potuto andare dritto al punto.
    «Ho appena saputo da Madama Bones che Markov Tiger ha assassinato sua moglie e suo figlio. Sono stati trovati da Narcissa questa mattina presto in casa loro. Sebbene le indagini siano ancora in corso, si pensa che Markov si sia ubriacato e sia stato colto da un accesso d’ira la notte scorsa.»
    Albus osservò Severus che combatteva contro una moltitudine di emozioni che minacciavano di mostrarglisi in volto. Era quasi innaturale, ma per l’essere stato una spia non c’era da meravigliarsi.
    «Ha detto qualcosa?» Chiese Severus, il tono non tanto controllato quanto la sua espressione.
    «Stando a quello che dice Amelia, l’uomo è impazzito. Nei suoi farfugliamenti, ammette la sua colpa e chiede di morire.»
    Severus serrò la mascella. «Allora che possa essere esaudito il suo desiderio.»
    Albus comprese quel sentimento rancoroso e trovò una parte di sé che concordava silenziosamente con l’altro, anche se sapeva che tali emozioni erano nocive, a prescindere dalla situazione.
    «Madama Bones ti ha detto qualcos’altro?» Domandò Severus. «C’è stata una colluttazione? Trovo difficile da credere che Deborah avrebbe permesso alla situazione di degenerare così senza provare a fare qualcosa per fermarlo.»
    Non sorpreso dal desiderio di Severus di conoscere i dettagli, Albus rispose. «Sì. Madama Bones sospetta che siano stati scagliati più di una dozzina di incantesimi nello studio dove sono stati ritrovati.»
    Severus assottigliò le labbra, e Albus sospettò che stesse davvero cominciando a metabolizzare la tragedia.
    «Nel suo studio?» Chiese lui, con della perplessità sottesa al tono di voce.
    «È quanto mi ha detto Amelia. Perché?» Replicò Silente, ora curioso sul perché quel dettaglio avesse turbato il mago più giovane.
    «Markov non permette a nessuno di entrare nel suo studio, nemmeno a sua moglie. Perché la lite sarebbe dovuta scoppiare lì?»
    «Non lo so, ma forse Amelia scoprirà il perché continuando l’indagine; però, ha ammesso che scoprire ulteriori dettagli sarà difficile in quanto Markov ha spezzato in due la propria bacchetta.»
    «Ha spezzato la sua bacchetta?» Chiese incredulo Severus, ovviamente rivalutando ogni cosa che era stata detta. «Ora la cosa sta diventando un po’ troppo conveniente.»
    «Da questi indizi sospetti un raggiro?» Domandò Albus, sollevando un sopracciglio.
    «Innocente o no, penso che sia successo qualcosa di più rispetto allo scenario in cui lui abbia ucciso la propria famiglia in una frenesia alcolica. Markov è capace di molte cose malvagie - sobrio o meno - ma da quanto mi ha appena detto lei… il mio istinto mi dice che ciò che appare non è quello che è realmente accaduto - non del tutto almeno.»
    «Capisco. Beh, dovremo confidare in Madama Bones per ottenere la verità, non importa quale sia.»
    «Per fortuna, Madama Bones è l’unica capo dipartimento capace all’interno del Ministero,» disse Severus. «Ho fiducia che arriverà alla verità.»
    Silente annuì, concordando, sebbene pensasse interiormente che anche Arthur Weasley non stesse facendo un cattivo lavoro nella propria area di competenza.
    «C’è qualcos’altro, Preside?» Domandò Severus dopo un momento.
    «No, Severus; era tutto quello di cui volevo discutere, anche se potresti voler sapere che ho cominciato a cercare qualunque informazione possibile sulla famiglia che Voldemort ha assassinato.»
    «Qualche novità?»
    «No, e siccome probabilmente si trattava di babbani*, temo che non scopriremo mai chi fossero.»
    «Il Signor Potter ha ricordato qualcos’altro di ciò che ha visto?»
    «No. E ho scoperto che il pensatoio non è di nessun aiuto in questo caso.»
    «Il ricordo è troppo distorto?» Interrogò Severus.
    «Completamente. Ammetto di essermi sentito abbastanza nauseato quando sono uscito dal pensatoio dopo il mio fallito tentativo di visionare di persona il ricordo di Harry.»
    «Comprensibile,» fece Severus prima di alzarsi lentamente.
    Non c’era nient’altro da dire, così Silente lo congedò con un cenno e Severus uscì quietamente.

O o O o O

    Harry entrò in cucina, avendo seguito il profumo di uova e waffle per tutto il percorso dalla propria stanza.
    «Buon giorno,» disse, trovando Nicholas vicino ai fornelli e Perenelle che dava un po’ di pancetta al gufo che aveva appena consegnato la Gazzetta del Profeta.
    «Giorno, Harry,» replicò Nicholas con un sorriso mentre rigirava un uovo nella padella. «Come ti senti?»
    «Meglio, anche se vorrei sapere chi fossero,» rispose Harry, riferendosi alla famiglia che aveva visto uccidere da Voldemort due notti prima.
    Comprensibilmente, farci i conti era più facile a dirsi che a farsi, con o senza l’aiuto di bravi tutori. «Non mi piace il pensiero che nessuno saprà mai che cosa è successo loro.»
    Nicholas annuì in silenzio, capendo, mentre Harry si voltava per guardare Perenelle, che sedeva al tavolino ed era stranamente silenziosa.
    «Perenelle?» Chiese Harry, vedendo che la donna stava fissando la prima pagina del giornale.
    Lei alzò gli occhi, pieni di una tristezza incommensurabile.
    «Che c’è che non va?» Domandò Harry, avvicinandosi al tavolo mentre Nicholas si voltava preoccupato verso la moglie.
    Lo sguardo di Harry cadde sulla superficie del tavolo e presto trovò le parole in grassetto del titolo della prima pagina del Profeta.

Gli Auror sospettano Markov Tiger per gli omicidi della Moglie e del Figlio!


    Il sangue di Harry raggelò al nome “Tiger”.
    Questo voleva dire che…?
    Scorse con gli occhi l’articolo al di sotto del titolone e trovò ciò che aveva temuto. Il nome completo del suo amico - Vincent Markov Tiger.
    No. Non poteva essere. Era impossibile…
    Riuscì a stento a mantenere l’equilibrio aggrappandosi al bordo del tavolo, prima che le gambe gli si facessero di gelatina e che la testa gli si riempisse di uno strano suono rombante.
    Nicholas fu al suo fianco in un istante e Perenelle tirò fuori la sedia accanto a lui.
    «È morto. Vince è morto,» sussurrò lui, collassando sulla sedia.
    Essendo anziani di secoli, Nicholas e Perenelle rimasero in silenzio ma al suo fianco, sapendo che c’erano momenti in cui nessuno poteva offrire parole di conforto o condoglianze, e che talvolta la cosa migliore da fare era non dire nulla.

O o O o O

    Severus entrò nel salotto dei Malfoy, che era avvolto dalle ombre, l’unica luce proveniva dalle braci che si stavano raffreddando nel camino.
    «Siamo soli,» affermò Lucius da una poltrona di pelle. «Narcissa è insieme a Draco. È ancora comprensibilmente abbastanza scossa.»
    «E Draco?» Chiese Severus.
    «Sconvolto.» Il volto di Lucius rimase nelle ombre, ma Severus riuscì a distinguere una profonda smorfia.
    «E tu?»
    Lucius rilasciò lentamente il respiro. «Combattuto.»
    «Percepisci qualcosa che non va in tutto questo,» asserì Severus, non rivelando i propri dubbi.
    Lucius annuì. «Che è il motivo per cui non ho riferito a Draco i dettagli. Voglio aspettare fino a quando l’indagine sarà finita. Per ora, tutto quello che Draco sa è che uno dei suoi amici di una vita è morto. Ho anche fatto in modo che non vedesse la Gazzetta del Profeta.»
    «Probabilmente è la cosa migliore,» concordò Severus, ricordando il giornale di quella mattina. Avrebbe dovuto prevederlo. La Gazzetta del Profeta ovviamente non capiva l’esigenza di completare l’indagine e amava pubblicizzare i sospetti come se fossero fatti. Avrebbe voluto darsi un pugno. Avrebbe dovuto suggerire ad Albus di avvertire in tempo i Flamel così Harry non sarebbe stato influenzato - cosa che probabilmente era successa.
    Severus represse un sospiro e si concentrò di nuovo, poiché ormai non poteva farci nulla.
    «Quando hai visto Markov l’ultima volta?» Chiese Lucius dopo un lungo istante.
    «Circa una settimana fa, e non ho notato nulla di sospetto o preoccupante,» rispose Severus.
    «Lo stesso vale per me.» Lucius sollevò il volto, incontrando lo sguardo di Severus per la prima volta. «Severus, non posso...» Si interruppe, lo sguardo gli si oscurò ancora di più del buio che lo circondava. «Non riesco a liberarmi di un pensiero disturbante, nonostante ci abbia provato. Credi che sia coinvolto il Signore Oscuro?»
    «Che cosa ti fa pensare che lo sia?»
    Lucius serrò la mascella. «Intuito paterno.»
    «Che cosa ne pensa Narcissa?»
    «Pensa che Markov sia il responsabile. Deborah le ha fatto delle confidenze su alcuni… incidenti. E devo ammetterlo, anche senza averlo saputo, credo che, se abbastanza ubriaco, Markov sia capace di… quello che è successo.»
    «Allora perché quel dubbio?»
    «È una sensazione opprimente… però, forse è solo una sensazione priva di qualsiasi verità.» La mano di Lucius si serrò sul bracciolo. «Forse non riesco a mandare giù il pensiero di un padre che assassini la propria famiglia - che li ammazzi...»
    «O forse hai ragione,» sussurrò Severus, prima di tornare a un tono di voce normale. «Ti terrò informato su qualsiasi cosa scopra Silente da Madama Bones.»
    «Grazie.»

O o O o O

    Talvolta Madama Bones odiava il proprio lavoro. Beh, probabilmente sarebbe stato più accurato dire che raramente le piaceva.
    I casi che coinvolgevano bambini erano sempre i più difficili, e questo si stava rivelando particolarmente spinoso. Non aveva conosciuto i Tiger di persona, ma li aveva intravisti agli eventi organizzati dal Ministero e in occasioni simili. Aveva anche visto un paio di volte il loro figlio assieme a loro, e sapeva che aveva la stessa età di sua nipote, Susan. E ora lui non c’era più, giaceva in obitorio con un’incerata a coprire il suo piccolo corpo.
    Era tutto così straziante, e le faceva desiderare di scappare via prima dal lavoro per andare ad abbracciare sua nipote e non lasciarla andare più.
    Ma aveva un compito da svolgere e lo avrebbe svolto. Che fosse dannata se avesse lasciato che qualche imbecille del Ministero pasticciasse il caso e le impedisse di portare la persona (o le persone) colpevole al cospetto della giustizia. Sarebbe arrivata alla verità e avrebbe analizzato tutte le prove per assicurarsi che avessero preso l’uomo giusto. Voleva fare le cose per bene, non solo per poter riuscire a dormire la notte, ma per accertarsi che Vincent e sua madre avrebbero riposato in pace.
    Madama Bones fece una smorfia, pensando alle prove che avevano raccolto finora.
    Dallo studio distrutto, avevano identificato l’uso di diversi incantesimi, inclusi diffindo, reducto, incendio ed expulso. Ce ne erano stati chiaramente di più, ma era impossibile sapere per certo che cos’erano, specialmente poiché Markov aveva spezzato la propria bacchetta, e quella di Deborah era andata distrutta. Ne avevano trovato i resti su una porzione bruciata del tappeto, e data la bruciatura sulla mano di Deborah era facile capire cosa fosse accaduto.
    Comunque, c’era qualcosa che la disturbava. Che un mago spezzasse la sua propria bacchetta era un fatto inedito. Era praticamente una blasfemia contro l’essenza stessa della propria magia. Però, se davvero l’uomo odiava ciò che aveva fatto, avrebbe comunque potuto farlo.
    La Bones chiuse gli occhi, incapace di scrollarsi di dosso l’immagine di Markov che aveva visto quando era entrata in casa con gli altri Auror la prima volta.
    Era innegabilmente un uomo spezzato, e impazzito.
    Sorpassando una sedia caduta, la Bones uscì dallo studio di Markov e si fece strada fino alla stanza di Vincent. Forse lì ci sarebbe stato qualcosa che avrebbe fatto una minima luce sul perché fosse stato coinvolto anche il ragazzo.
    La casa era stata ispezionata, ovviamente, ma il suo era un controllo ulteriore, più per assicurarsi che non ci fossero altri individui sospetti nella proprietà, che per cercare indizi di ciò che era accaduto.
    Entrò nella stanza del ragazzo, sorpassando in silenzio Kingsley nel corridoio.
    La camera era come immaginava che fosse la maggior parte delle stanze dei dodicenni. C’erano accessori Slytherin e di Hogwarts appesi alle pareti e sulla scrivania, su cui era poggiato un mucchio di libri scolastici in un angolo e che era ricoperta di fogli di pergamena. Il letto non era rifatto e c’erano alcuni indumenti sul pavimento.
    La donna si avvicinò alla scrivania e non poté evitare di sentire il cuore contrarsi.
    C’erano delle lettere, e una era finita a metà, senza dubbio scritta da Vincent in risposta a quella che aveva accanto. Era per Draco Malfoy, parlava dei regali che sperava di ricevere per quel Natale, cui mancavano solo pochi giorni.
    D’improvviso, udì piangere e s’inginocchiò rapida verso il suono, per trovare l’elfo domestico dei Tiger sotto la scrivania, che abbracciava una sciarpa verde e argento - presumibilmente quella di Vincent.
    Certo, ricordava che Narcissa avesse menzionato il fatto che l’elfo l’aveva portata dai Tiger, ma finora la Bones non l’aveva mai visto, e non aveva potuto interrogarlo. Lui doveva obbedire soltanto alla sua famiglia, dopotutto.
    «Ciao,» disse con gentilezza, non volendo spaventare il piccoletto.
    Lui sobbalzò, ma rimase dov’era mentre continuava a piangere. La federa di cuscino che indossava era completamente fradicia.
    «Io sono Madama Bones, tu come ti chiami?» Chiese lei.
    Lui alzò lo sguardo, tirando su col naso. «Scrubby.»
    «Sai chi sono io, Scrubby?»
    Lui annuì. «Lei è la signora capo degli Auror.»
    «Esatto, e adesso ho bisogno del tuo aiuto.»
    Scrubby si immobilizzò, il volto ancora inondato di lacrime. «Che cosa vuole Madama Bones da Scrubby?»
    «Ho bisogno di sapere che cosa è successo, così potrò assicurarmi di fare giustizia. Voglio essere certa che la Signora Tiger e suo figlio possano riposare in pace. Per favore, sai che cosa è accaduto?»
    Scrubby inghiottì un singhiozzo. «Sono morti.» E scoppiò in singhiozzi.
    «Shh, Scrubby, so che è difficile, ma fallo per la tua famiglia, dimmi che cosa è successo prima che venisse Narcissa.»
    In qualche modo, Scrubby si ricompose, la sua espressione cambiò da disperata a furiosa.
    «Loro ha fatto del male al Padrone! Loro ha portato il Padrone e la famiglia e poi hanno lanciato maledizioni dappertutto!»
    «Dall’inizio, Scrubby. Raccontami da quando sono arrivati. Dove eri quando sono venuti?» La Bones mantenne il tono di voce calmo nonostante il suo cuore martellante. Forse stava per scoprire la verità!
    «Scrubby stava spolverando nello studio del Padrone, quando li ha sentiti nel corridoio. Gente cattiva, cattiva! Poi loro è entrati nello studio del Padrone, e stava trasportando il Padrone, la Padrona, e il giovane Padroncino! Scrubby ha creduto che tutta la famiglia di Scrubby era morta, ma il Padrone non lo era. Il Padrone dormiva. Loro lo ha fatto dormire, Scrubby pensa. Poi loro ha fatto del male al Padrone e Scrubby ha sentito l’alto uomo cattivo dire “Facciamolo sembrare convincente, Bella. Divertiti.” Donna malvagia - malvagia! Lei allora ha lanciato altre maledizioni sulla Padrona e sul Padroncino, poi ha spezzato la bacchetta del Padrone!» Gridò Scrubby.
    «Chi erano queste persone cattive? Conosci i loro nomi?» Chiese la Bones, già avendo intuito che “Bella” potesse essere Bellatrix Lestrange.
    «Scrubby sa solo che loro chiamava la donna malvagia “Bella”, e che i due uomini erano fratelli. L’uomo alto ha detto, “Va bene, fratello, è abbastanza.”»
    «Saresti in grado di riconoscerli se ti mostrassi delle foto?»
    «Scrubby pensa di sì.»
    «Molto bene. Scrubby, loro sanno che tu eri lì?»
    «No. Il Padrone ha ordinato a Scrubby di rimanere sempre silenzioso, invisibile e in disparte quando Scrubby è nel suo studio**. Scrubby era così quando loro sono arrivati fino a quando loro sono andati via.»
    «Ho capito. C’è qualcos’altro che ricordi e che pensi potrebbe aiutarmi?»
    Scrubby annuì, lo sguardo gli si fece assassino. «Quando loro ha lasciato lo studio del Padrone, la donna malvagia ha detto: “Grazie per il tuo contributo al Signore Oscuro. Sono sicura che lo ha apprezzato.” E poi loro ha riso!»
    Madama Bones si sforzò di apparire completamente a proprio agio, concludendo all’istante che la cosa era molto più grossa di quanto avesse pensato all’inizio. Se era coinvolto il Signore Oscuro…
    «Grazie, Scrubby. Porti onore alla tua famiglia. Se hai bisogno di aiuto, non esitare a venire da me. Tornerò più tardi con alcune foto, va bene?»
    L'elfo annuì, prima di tornare silenziosamente di nuovo triste.
    Con ciò, la maga si alzò lentamente e lasciò la stanza.

O o O o O

    Narcissa si sforzò di calmarsi mentre andava più addentro a Notturn Alley ed entrava in un negozio sudicio, spolverandosi dalla spalla alcuni fiocchi di neve. Non riusciva a credere che il giorno seguente sarebbe stato Natale. Dirigendosi verso il sicuro retrobottega, indurì il proprio animo per qualunque cosa stesse per scoprire.
    Qualche ora prima, Severus aveva informato Lucius di ciò che Madama Bones aveva rivelato a Silente (e anche a lui). Voldemort era in qualche modo coinvolto nelle morti di Deborah e Vincent e i Mangiamorte avevano fatto in modo da far ricadere la colpa su Markov.
    Quello che era peggio era che si sospettava che sua sorella fosse coinvolta nell’ultima parte degli eventi.
    Era orripilante considerare ciò che questo comportava, assumendo che fosse vero.
    Perché il Signore Oscuro aveva fatto una cosa simile? Li aveva uccisi lui stesso? Perché aveva voluto che la colpa ricadesse su Markov? Markov lo aveva fatto arrabbiare in qualche modo?
    Narcissa non lo sapeva, ma aveva bisogno di scoprirlo, che era ciò che l’aveva condotta a Notturn Alley.
    C’era solo una persona da cui poteva sapere la verità senza destare pericolosi sospetti.
    Sua sorella.
    «Ah, Cissy, quanto tempo,» disse una voce da un angolo.
    «Ciao, sorella.»
    «Non sembri felice di vedermi, sorellina, anche se hai organizzato tu questo piccolo incontro.»
    «Non ti vedevo da molto tempo, e onestamente non sono dell’umore migliore al momento, quindi mi scuso per non essere molto cordiale.»
    «Aah, un po’ depressa, vedo, e suppongo sia per i Tiger? Che cosa triste. Un padre che si rivolta contro la propria famiglia… e sei stata tu a trovarli. Deve essere stato uno shock.»
    «Sì. Deborah era una cara amica, e suo figlio era amico di Draco,» disse Narcissa, sedendosi su un barile accanto alla parete buia.
    Bellatrix annuì con comprensione, ma Narcissa si domandò come mai le importasse. Sua sorella non era mai stata dotata di alcuna empatia, e di certo non ne provava ora.
    Narcissa represse un sospiro prima di tirare fuori un piccolo regalo incartato dal cappotto.
    «Buon Natale, Bella.»
    «Oh, ma grazie, Cissy,» esclamò lei, non sembrando però tanto grata mentre prendeva il regalo offerto. Le sue successive parole confermarono soltanto la sua mancanza di spirito Natalizio. «Be, perché mi hai fatto venire qui? Anche se suona come una cosa dolce, dubito che sia perché volevi dare alla tua sorella maggiore un regalo di Natale anticipato.»
    Narcissa incatenò lo sguardo a quello della sua sorellastra pazza e scelse con cautela le proprie parole.
    «Come sempre, hai ragione, e anche se vorrei tanto che fossimo vicine come un tempo, non lo siamo; comunque, siamo ancora sorelle, siamo ancora una famiglia,» disse lei.
    «Dove vuoi arrivare?»
    «Voglio la verità.»
    «La verità su cosa?»
    «Sui Tiger. Voglio sapere se Markov è davvero colpevole. Lo disprezzo, ma voglio sapere se è davvero responsabile per ciò di cui è accusato.»
    «Perché pensi che io lo saprei, Cissy? Non sono un Auror. Non ho indagato sul fatto.»
    «Se Markov in realtà è innocente, riesco a pensare ad una sola ragione per cui sia accaduto questo.»
    Bella sollevò un sopracciglio. «E sarebbe?»
    «Markov ha fatto arrabbiare il Signore Oscuro.»
    Narcissa non sapeva che cosa aspettarsi, ma la reazione che ottenne dalla sorella la allarmò.
    «AHAHAHAHAHAHHHAHAHAH!!» Ridendo istericamente, Bellatrix riusciva a malapena a prendere abbastanza aria da respirare. «Tu - tu pensi -» Rise ancora un po’, con le lacrime che le uscivano dagli occhi. «Tu pensi che Markov abbia fatto arrabbiare il Signore Oscuro?» Non attese la risposta di Narcissa e continuò. «Il Signore Oscuro è soddisfatto di lui, forse persino grato. Se avessi un figlio, lo avrei offerto volentieri al Signore Oscuro.»
    Narcissa non riuscì a frenare il senso di nausea che le salì allo stomaco. Questo significava che…?
    «È davvero un peccato che Markov abbia fatto il difficile, però. Oh, non ho dubbi che sarebbe stato grandemente ricompensato se fosse stato più cooperativo.»
    «Che cosa vuoi dire?» Domandò Narcissa.
    Sufficientemente infervorata, Bellatrix non si preoccupò di badare alle sue successive parole - proprio come Narcissa aveva sperato, anche se in seguito avrebbe desiderato di aver potuto rimanere inconsapevole. «Una volta che Markov ha capito che cosa veniva preteso da lui, ha fatto resistenza, ma avrebbe dovuto saperlo. Noi Mangiamorte apparteniamo a lui. Nel momento in cui accettiamo il Marchio Nero, accettiamo il grande compito e onore di servirlo. Non c’è privilegio più grande!»
    «E che cosa è stato preteso da lui?» Chiese Narcissa con calma, temendo di sapere già la risposta… ed era così.
    «Ma, suo figlio, ovviamente,» rispose Bella, come se fosse ovvio e perfettamente accettabile.
    «Suo figlio?»
    «Oh, Cissy, Vincent ha ricevuto un così grande compito - ristorare la forza del Signore Oscuro, e l’ha fatto! Non è meraviglioso?»
    Narcissa voleva vomitare. «Sì, immensamente,» riuscì a dire mentre si alzava, sforzandosi di mostrare un sorriso dall’apparenza sincera. «Grazie, Bella, per avermelo detto. Sono notizie eccellenti. Devo condividerle con Lucius, ne sarà entusiasta.»
    Quindi se ne andò senza dire un’altra parola.

O o O o O

    Era finalmente Natale, anche se Severus francamente non si sentiva dell’umore di celebrare nulla, possibilmente mai più.
    Si trovava nell’ufficio del Preside per la seconda volta quel giorno. La prima era stata quella mattina ed era stato affinché lui rivelasse ciò che aveva appena saputo da Lucius - la terribile verità che i Tiger, specificamente Vincent, erano stati usati per riportare Voldemort alla sua forza originaria. Quello che rendeva la notizia peggiore era la comprensione del fatto che Harry non aveva visto soffrire semplicemente una famiglia sconosciuta (che era abbastanza tremendo di per sé), ma aveva visto quella del suo amico.
    Silente prese l’informazione tanto bene quanto ci si potesse aspettare, e riferì a Madama Bones, non appena ne fu in grado, che Voldemort aveva compiuto l’orrendo atto di usare Vincent per rigenerarsi. Quindi, ora la Bones aveva il movente per gli omicidi.
    Dopo di questo, il Preside aveva anche informato Nicholas Flamel di tutto quanto così che potesse prepararsi ad agire come meglio credeva.
    «È preoccupato,» osservò Severus mentre si sedeva. «Certo, sarebbe sciocco a non esserlo.»
    Non era sicuro del motivo per cui Albus avesse richiesto la sua presenza, ma Piton sospettava che il vecchio avesse solo bisogno di parlare con qualcuno di ciò che stava accadendo. O almeno questo era quello che sperava. Non voleva sentire altre novità, perché probabilmente sarebbero state brutte.
    «Nicholas mi ha detto che lo dirà ad Harry domani.»
    Severus non ebbe bisogno di chiedere che cosa voleva rivelare Nicholas. Sollevò un sopracciglio.
    «Preferirebbe che non lo facesse?»
    «Si tratta di qualcosa che non vorrei mai che nessun bambino scoprisse. Sapere di aver visto gli ultimi momenti della vita del suo amico...»
    «Quindi per lei sarebbe meglio se Mastro Flamel glielo nascondesse?»
    «Sì, almeno per un po’. Harry è troppo giovane per sostenere una cosa tale, e scoprirlo durante le vacanze…?»
    «Alla fine scoprirà la verità, e onestamente penso che sia meglio per lui affrontarla ora,» disse Severus con franchezza, sforzandosi di spingere via i ricordi del suo ex futuro.
    C’erano state troppe occasioni in cui i fatti sarebbero andati in maniera diversa se solo Harry avesse saputo delle cose… se gli fosse stata detta la verità… una parte di Severus era convinta che questo fosse costato loro la guerra.
    «Questa conoscenza è pericolosa.»
    «Lo è anche l’ignoranza,» controbatté Severus.
    «Potrebbe costare ad Harry la poca innocenza e l’infanzia che gli rimane,» disse con tristezza Albus.
    «Non può essere evitato, ed è meglio così piuttosto che esserne preso alla sprovvista dopo.»
    «Sì, hai ragione, naturalmente. Spero solo che Nicholas e Perenelle sappiano che cosa stanno facendo,» disse dopo un lungo istante.
    «Potter è in buone mani. Se c’è qualcuno che può fargli da guida attraverso tutto questo, sono loro.»
    Silente fece un piccolo, riluttante sorriso. «Sì, hanno secoli di esperienza.»

O o O o O

    D’improvviso si sentì come se Dudley gli avesse appena affondato un pugno in pancia, come se qualcuno gli avesse sostituito le viscere con del cemento e l’aria intorno a lui fosse diventata di piombo.
    Aveva visto morire Vince.
    Aveva visto Voldemort che uccideva uno dei suoi amici.
    Perché era accaduto questo? Perché Vince? Non c’era stato niente che nessuno avesse potuto fare?
    Perenelle lo stava abbracciando con gentilezza, e sebbene ne stesse traendo conforto, tutto ciò a cui riusciva a pensare era quello che aveva visto.
    La Signora Tiger che lottava, lottava disperata per salvare suo figlio, ma tutto ciò che aveva ricevuto in cambio dei suoi sforzi era stata la morte - seguita poco dopo da suo figlio.
    A questo pensiero, Harry non poté evitare di ripensare alla propria madre.
    Lei era stata così disperata? Si era messa tra lui e Voldemort solo per farsi scacciare via come un insetto?
    Harry fece una smorfia.
    Come aveva fatto lui, un semplice neonato, a vivere? Perché non era morto come era successo a Vince? La loro situazione era stata identica, giusto?
    Per quanto strano sembrasse, Harry non aveva mai seriamente pensato a come e perché era sopravvissuto quella notte di Halloween. Tutti trattavano la cosa come se fosse un mistero e lui non si era mai preoccupato di porsi domande al di là di questo.
    Che cosa lo aveva reso così speciale? Che cosa lo aveva reso davvero “Il Ragazzo Sopravvissuto”? Si rifiutava di credere che fosse stato qualcosa che aveva fatto. Era soltanto un neonato e non avrebbe mai potuto capire il pericolo in cui si trovava.
    Allora era stata sua madre? Sua madre aveva fatto qualcosa prima di morire? Aveva trovato il modo di contrastare l’anatema mortale e lo aveva messo su di lui? E se era così, perché non si era salvata anche lei? Non aveva avuto tempo?
    Harry aveva provato che la Cruciatus poteva essere bloccata, così era ragionevole che anche la maledizione mortale potesse esserlo, in particolar modo se si considerava il fatto che lui gli era sopravvissuto. Era solo questione di scoprire come, e poi, forse, sarebbe stato in grado di rendere obsoleto l’incantesimo. Se fosse riuscito a creare una protezione contro di esso, come aveva fatto con la Crucio, forse poi avrebbe potuto diffonderla.
    Forse poteva rendere tutti, e specialmente coloro che gli erano cari, immuni.
    Sapeva che ci sarebbe voluta una gran quantità di tempo e di lavoro. Probabilmente più tempo e fatica di quanto gli ci stava volendo per mettere la protezione dalla Crucio su di sé, ma, se c’era una possibilità di impedire che ciò che aveva portato via Vince e la sua famiglia accadesse di nuovo, lo avrebbe fatto.
    Harry avrebbe ammesso successivamente che la ricerca per questa protezione definitiva diventò un’incrollabile ossessione.

O o O o O

    Draco fece un profondo sospiro.
    Il funerale si sarebbe svolto il giorno seguente, e sarebbe stato ristretto e chiuso al pubblico. Ma non era questo che gli passava per la testa.
    Suo padre era partito per “chiarire alcune cose con gli alleati di famiglia”, poiché tutti erano stati messi “di fronte a un ultimatum”, qualunque cosa significasse. Draco e sua madre non erano sicuri se sarebbe tornato, ma avendo scoperto che Voldemort era responsabile della morte del suo amico, Draco desiderava che suo padre tornasse il prima possibile.

O o O o O

    Voldemort ghignò dall’alto del suo trono. Si sentiva rinvigorito, potente, e, forse anche… dotato di energia divina. Non si era mai sentito tanto potente prima, e ne voleva di più.
    Se un solo bambino aveva potuto fargli questo, che cosa gli avrebbe fatto un altro? E altri tre, o cinque? E che sarebbe accaduto se fossero stati più dotati e potenti del ragazzino dei Tiger?
    E se fosse stato il ragazzino che gli aveva portato via quasi tutto anni prima?
    Certo, come poteva esserci un sacrificio migliore?
    Oh, quale magnificenza! Perfezione!
    Avrebbe sentito un’ondata incomparabile di vita e di energia sorgere di nuovo dentro di lui. Un picco al di sopra di qualsiasi cosa avesse mai sperimentato, e per di più, quando avesse finalmente placato la sua sete...
    Sarebbe stato senza dubbio un dio tra gli uomini.



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Note della traduttrice:

*Questa è una svista di Silente, in quanto Harry ha affermato che Voldemort "non è più malato" e quindi ha usato i circoli runici, che però funzionano solo con bambini magici...

** Questo dettaglio, almeno per me, chiarisce molte cose. Nel senso, dopo aver letto davvero tante fanfiction, non sono sicura se anche nel canone ci siano per gli elfi domestici cose come la percezione del legame con i Padroni (quindi un elfo saprebbe se il legame è stato reciso poiché il padrone è morto) o il dovere di difendere i Padroni da un attacco esterno. Mi sembrava inverosimile, infatti, che Scrubby non avesse tentato di proteggere almeno Markov. Però, se questo voleva dire contraddire un suo ordine diretto (di stare invisibile, in silenzio e senza interferire), forse l’elfo non ne è stato proprio in grado.



Nota dell’autrice: Altre questioni che l’autrice si premura di chiarire (alcune in seguito a recensioni alla storia originale):
  • Perché Voldemort non rapisce bambini magici fuori dall’Inghilterra: Voldemort non desidera dare a nessun’altra nazione una ragione per essere coinvolta nella guerra. Se cominciassero a dare la caccia ai loro bambini, senza dubbio ci sarebbe una forte reazione e Voldemort non lo vuole.
  • Perché non viene detto ad Harry della Profezia: Come nella storia originale, Silente crede che Harry abbia già abbastanza cose per la testa (e ha ragione). In quanto a Severus, non la rivelerà ad Harry a meno che non veda un beneficio reale nel farlo (ad esempio se ci fosse una situazione simile a quella del quinto libro).


Grazie a chi legge e a chi recensisce!
A presto con il prossimo capitolo, Cicatrici.




   
 
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