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Autore: Najara    24/09/2017    8 recensioni
Il cielo è calmo e sereno su National City fino a quando una misteriosa breccia non si apre e da essa cade una figura ancora più misteriosa.
Una nuova avventura SuperCorp.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il colore dei suoi occhi

 

La porta si aprì e Kara si voltò con trepidazione, ma ad entrare nel bar furono solo due alieni dalla pelle bronzea.

“Arriverà.” Le disse Winn. “Mi ha detto che esiste un posto simile anche nella sua National City, quindi non può perdersi.”

Kara annuì, Lena era finalmente libera di uscire dal DEO e volevano festeggiare tutti assieme.

La porta si aprì di nuovo e la giovane kryptoniana si voltò per poi fare una faccia delusa nel vedere Alex e Maggie.

Poneva tante speranze in quella serata… voleva che tutto fosse perfetto non solo perché era la prima sera che Lena passava lontano dalla base, ma anche perché sentiva che la donna si stava allontanando da lei, come se si preparasse al distacco e al suo dovere, lasciandola indietro. Kara non si era resa conto di quanto aspettasse le loro partite a scacchi e le loro conversazioni che ormai toccavano ogni argomento, tranne Mon-El, fino a quando non erano diventate sempre meno frequenti. Lena si scusava, ma era stanco o impegnata in qualche progetto e Kara non poteva fare altro che tornare a casa e cercare di apprezzare la conversazione di Mon-El o meglio, cercare di sopportare il ragazzo mentre parlava di sé e della sua giornata.

Ma quella sera, quella sera tutto sarebbe andato perfettamente bene e Lena le avrebbe sorriso di nuovo, come faceva prima.

“Ciao, Kara.” La salutò Maggie, mentre Alex si era diretta al bancone per aggiungere due birre al loro tavolo. “Sei bellissima stasera.” La complimentò e Kara arrossì un poco. Aveva voluto indossare qualcosa di un po’ più carino rispetto al solito, quindi aveva scelto un vestito di un vivace giallo, smanicato la cui gonna le arrivava un poco sopra al ginocchio chiuso in vita da una stretta cintura.

“Occasione speciale!” Intervenne Winn, sorridendo e poi mostrò la sua cravatta, facendo ridere Maggie.

“Ma tu sei sempre vestito formale.”

“Ehi, questa è speciale!” Allungò la cravatta e Maggie scosse la testa notando le piccole spade laser che decoravano la cravatta blu.

“Perdonami, hai ragione.”

Alex arrivò a salvare la fidanzata, portando con sé le due birre.

“Allora, dov’è Lena?” Chiese e Kara si voltò, perché la porta si era, ancora una volta, aperta. I suoi occhi brillarono e un ampio sorriso si formò sulle sue labbra quando finalmente poté posare lo sguardo su Lena.

“Mi spieghi come fa ad avere abiti così costosi?” Bisbigliò Maggie, notando il soprabito che la donna sfilò mostrando camicia e gonna neri, il tutto firmato e con un costo pari a un paio di suoi stipendi.

“Uno dei primi giorni in cui le ho dato accesso a internet, ha violato il conto di un’azienda offshore dei Luthor. Dice che, dopo tutto, non sta rubando, essendo lei una Luthor.” La risposta di Winn fece sgranare gli occhi a tutti e il ragazzo si strinse nelle spalle. “Credevate davvero che il DEO potesse pagare per tutti gli abiti che ha indossato da quando è qui?” Alex inclinò la testa, dovendo ammettere che il giovane non aveva tutti i torti.

Kara non sentì una sola parola: Lena era bellissima e lei era felice di poterla vedere di nuovo e non solo di sfuggita.

“Ciao.” Le disse, un poco emozionata.

“Kara.” La salutò lei, poi fece il giro del tavolo e si sedette accanto ad Alex. Kara sentì una piccola fitta di delusione, ma la soppresse in fretta sorridendo a Mon-El che portò un altro giro di ordinazioni e, passando, le rubò un bacio. Kara arrossì, non per il bacio, ma per lo sguardo di Lena che scivolò su di loro nascondendo con fatica il fastidio.

Prima di quanto Kara pensasse Maggie e Alex si ritrovarono a giocare a biliardo contro James e Winn. Lena si era proposta di giocare assieme a Winn, ma dopo una partita le due ragazze l’avevano squalificata, perché Lena si era dimostrata capace di usare la rapidità, la precisione e la forza datele dal sole giallo, assieme ad una mente allenata ad eseguire calcoli ben più complessi della semplice trigonometria del biliardo e aveva facilmente colmato le mancanze di Winn distruggendo, in un solo turno, le due donne.

“Come hai imparato ad essere così precisa?” Le chiese Kara, contenta che Lena ora fosse sola con lei al tavolo e ignorando le occhiate che rivolgeva loro Mon-El.

“La musica.” Le rispose la ragazza. “Mi hai detto che tu hai imparato a gestire la tua forza grazie alla pittura che ti ha richiesto pazienza e precisione, io ho appreso con la musica, il pianoforte richiede pressioni precise e ben dosate.”

“La musica, ma certo, avrei potuto provare, ma non credo di essere portata, a casa, mia madre, mi aveva portato a fare delle lezioni di flauto. Ricordo ancora la faccia del maestro mentre si scusava con mia madre affermando che tra i miei molti talenti non vi era, probabilmente, la musica.” Sorrise a quel ricordo e la donna sorrise a sua volta.

“Io non so dipingere, sono profondamente negata, una volta ho disegnato Lillian e Lex pensava avessi disegnato Zolfo, il vecchio cane di famiglia.” Kara ebbe una fugace, ma precisa immagine di Lillian Luthor dipinta come un cane e si morse le labbra, per poi scoppiare a ridere.

“Pagherei per vedere quel disegno!” Affermò e Lena fece una faccia offesa.

“Non posso essere perfetta in tutto.” Si giustificò.

“Oh, è difficile da credere. Perché a me sembri proprio perfetta in tutto.” Alle sue parole il volto di Lena cambiò, i suoi occhi sembrarono addolcirsi schiarendosi all’improvviso e assumendo quel azzurro pulito di un cielo dopo il temporale. “Wow.” Mormorò Kara incapace di comprendere perché il suo cuore avesse accelerato, ma decisa a non distogliere lo sguardo da un simile spettacolo.

Lena le si avvicinò, lentamente, sembrava che vi fosse qualche forza invisibile che le piegasse inesorabilmente una verso l’altra. Poi la donna sobbalzò, si alzò in piedi e scappò via.

“Lena?” Chiamò Kara, riscuotendosi, sorpresa. Si alzò e Alex le si parò davanti.

“Ci penso io a lei.” Intervenne, Kara scosse la testa e fece un passo avanti, ma si ritrovò la mano di Mon-El sul braccio.

“Cosa succede?” Chiese il giovane e la kryptoniana sbatté le palpebre, ancora più confusa. Voleva andare da Lena, lo desiderava ardentemente era amicizia quella? I suoi occhi si posarono su Alex che le fece un piccolo sorriso triste, come se lei sapesse, come se capisse. Ma cosa?

“La troverò.” Assicurò, poi fece un cenno a Maggie che afferrò la giacca e la seguì fuori dal locale.

“Kara, devo capire cosa sta succedendo tra te e quella.” Dichiarò Mon-El.

“Non sta succedendo nulla e, quella, ha un nome, che conosci benissimo.” Non riuscì a nascondere il fastidio nel suo tono e il viso del daxamite si fece immediatamente triste.

“Capisco che lei è kryptoniana e io no, lo capisco, ma… credo di aver dimostrato di meritare il tuo amore e il tuo rispetto.” Kara si sentì immediatamente colpevole.

“Ma certo!” Confermò e Mon-El sorrise prendendole le mani e stringendole un poco.

“Allora vieni a casa con me stasera.” Gli occhi di Kara corsero verso la porta, il suo corpo fremeva per inseguire Lena, ma non poteva…

“Va bene.” Rispose e il giovane sorrise soddisfatto per poi darle un bacio.

“Aspettami qua, vado a dire che oggi esco prima.” Kara annuì al ragazzo e lui si allontanò. James e Winn le si avvicinarono, entrambi indossavano già la loro giacca.

“Andate via anche voi?” Domandò Kara, la voce colorata di tristezza.

“Sì… ehm…” Winn lanciò uno sguardo a James che intervenne.

“Pensavamo di fare un giro, sai, per assicurarci che tutto vada bene in città.”

“Capisco…” Annuì, senza aggiungere altro. Persino l’idea di loro due in giro a rischiare la vita non la riscosse dai suoi pensieri tristi.

“Stai bene?” Domandò allora Winn, guardandola preoccupato.

“Sì… sì.” Assicurò, sforzando un sorriso.

“Kara.” James le posò una mano sulla spalla e strinse un poco attirando il suo sguardo. “Non accontentarti solo perché è più facile.”

“Cosa…?” Chiese confusa.

“Di che colore sono gli occhi di Lena?” Domandò a bruciapelo Winn.

“A volte sono azzurri come un cielo terso dopo una tempesta, altre di un verde talmente chiaro da sembrare acqua come quel prato che ho visto su Trent, ma non proprio, altre ancora sono quasi grigi, ma un grigio liquido e limpido… non lo so.” Rispose, lo sguardo perso.

“E quelli di Mon-El?” Kara tornò a guardare Winn e corrugò la fronte.

“Azzurri?” Chiese, indecisa e perplessa.

“Fatto, Kara!” Mon-El arrivò e le passò una mano attorno ai fianchi, stringendola un poco.

“Riflettici.” Intervenne il giovane fotografo, poi lasciò andare la sua spalla e le sorrise.

“Ciao ragazzi!” Disse allora Mon-El, mentre i due gli sorridevano e se ne andavano.

“Pronta per andare a casa?” Chiese il daxamite, guardandola con un sorriso.

Erano vicini, tanto vicini, e Kara si concentrò sui suoi occhi, erano belli, azzurri, ma anche un poco grigi… non lo aveva mai davvero notato, non le era mai davvero sembrato importante…

“Io… non ne sono sicura.” Mormorò.

 

Era così difficile! Perché doveva essere così difficile?

Lena si alzò in volo spingendosi in alto nel cielo, incapace di sopportare il grumo di dolore che cresceva nel suo petto.

Osservò la città e le sue luci, così, di notte, poteva quasi fingere che fosse il suo mondo, la sua casa. Eppure non lo era.

Strinse i pungi sentendosi male, sentendosi un’egoista perché, ormai, non desiderava più che quei maledetti dati tornassero nei computer del DEO, ormai aveva solo più un desiderio ed era rimanere lì. Quanto sarebbe stato facile arrendersi? Quanto sarebbe stato comodo, dimenticarsi del suo mondo ed eleggere questo a casa? Qui avrebbe potuto essere d’aiuto e, specchiandosi negli occhi di Kara, desiderando le sue labbra come mai prima, sapeva che qui avrebbe potuto essere felice.

Eppure non poteva, non poteva perché sarebbe stato un tradimento al suo mondo, al suo dovere, al suo scopo nella vita. Avrebbe tradito suo fratello, sua madre e il suo genitore kryptoniano che aveva riposto in lei la sua fiducia e le sue speranze, avrebbe tradito l’intero genere umano almeno quello che apparteneva alla sua dimensione.

Rao! Perché non era più egoista? Perché non riusciva a pensare un po’ di più alla sua di felicità?

Scosse la testa e volò fino al carcere in cui sapeva essere detenuta Lillian Luthor con i raggi-X individuò la donna oltre le pareti di cemento e la osservò muoversi elegantemente, avanti e indietro nella sua cella, ascoltò il suo cuore e chiuse gli occhi, come faceva abitualmente, assicurandosi che stesse bene.

Questo mondo non era perfetto, Lillian Luthor ne era un esempio, sapeva bene che, quella, non era sua madre, la donna che le aveva dato amore e affetto, comprensione e sostegno, ma rimase lì per un lungo momento in silenzio calmando la propria mente e il proprio cuore grazie a quel suono così familiare.

Quando si sentì meglio si allontanò da lì, tornando in città, i suoi occhi, però, furono attratti dal grande edificio della Luthor Corporation. Spinta da un desiderio un po’ infantile atterrò sul balcone del suo ufficio, o almeno, di quello che sarebbe stato il suo ufficio se quello fosse stato il suo mondo. Fu sul punto di entrare, ma poi si trattenne, sapeva che, se lo avesse fatto, l’illusione si sarebbe spezzata, alla parete non ci sarebbe stato il dipinto che aveva personalmente scelto, non ci sarebbero state le plumerie sul tavolino e l’odore sarebbe stato semplicemente sbagliato. Lì, invece, con la città, quasi identica, ai suoi piedi, avrebbe potuto fingere di essere a casa, avrebbe potuto fingere che suo fratello era ancora vivo e così sua madre, avrebbe persino potuto fingere di non aver mai incontrato lei. Quel pensiero le fece attorcigliare il ventre. Kara, così diversa eppure così simile: stesso viso, stesso corpo, stesso profumo, ma occhi così diversi e animo così gentile. Il suo corpo si appoggiò alla balaustra, mentre la sua mente traditrice le riportava certe immagini alla mente, immagini che credeva di aver cancellato, immagini che ora si mescolavano formando un quadro sbagliato eppure tremendamente persistente.

Era stata ad un passo dal compiere un orribile sbaglio quella sera. Aveva tentato di starle lontana, aveva tentato ed era riuscita a vederla di meno, a parlarle di meno, anche se le faceva male vedere il suo sguardo deluso. Detestava provare quei sentimenti eppure non riusciva più a provare odio quando la ragazza compariva davanti a lei, com’era possibile quando sul suo viso vi era quel piccolo sorriso titubante o quell’espressione gioiosa quando scopriva qualcosa che entrambe ricordavano di casa?

Presto sarebbe tutto finito, presto sarebbe tornata a casa e avrebbe posto fine al dominio degli El, in un modo o in un altro. Il suo pugno si strinse: no, non poteva arrendersi.

Sorrise scuotendo la testa quando due occhi blu come il mare di Tukantet le apparvero in mente. Oh, quanto avrebbe voluto poter essere un po’ più simile all’idiota principe daxamite… abbandonare il suo mondo, la sua gente, alla tirannia con qualche ridicola scusa, solo per poter rimanere lì e continuare a vedere quegli splendidi occhi illuminarsi per lei.

Un piccolo tonfo accanto a lei la fece sobbalzare, era così persa nei pensieri che aveva abbassato la guardia. Si voltò e riconobbe senza difficoltà il costume rosso e blu di Supergirl.

“Kara…” Disse, il volto della donna era leggermente in ombra, ma non era difficile leggere la tensione nel suo corpo e sentire il cuore della giovane battere rapido. “Come hai fatto a trovarmi?” Chiese, il cuore che imitava quello della ragazza accelerando a sua volta.

“Ha importanza?” Le chiese Kara, la voce profonda, come se fosse emozionata, mentre faceva un passo avanti, verso di lei.

“Non…” Scosse la testa. “Quello che è successo al bar… io…” Scosse la testa, era difficile pensare, ragionare, con la ragazza che, inesorabile, si avvicinava a lei e, con la sola forza del pensiero, sembrava averla inchiodata al balcone. “Non ti ho detto tutta la verità su di lei.” Ammise, conscia che doveva parlare, doveva farlo subito, doveva fermare Kara dal compiere un errore, un errore al quale lei, adesso, non sarebbe riuscita a sottrarsi.

“Cosa non mi hai detto?” Chiese la ragazza e la sua voce ebbe un fremito che la fece rabbrividire.

“Io…” Lena si morse il labbro, trattenendo le emozioni, trattenendo le lacrime. “Io l’ho amata.”

Kara si fermò, per un lungo, infinito istante rimase immobile a fissarla, poi usò la sua velocità, inchiodandola contro il balcone e affondando le labbra sulla sua bocca in un bacio pieno di desiderio.

Lena si perse, assaporando con passione le labbra della giovane, così uguali a quelle di lei da farla piangere. Sì, aveva la sua risposta, anche il loro sapore era lo stesso. Lacrime calde scesero lungo il suo volto, mentre lei si perdeva in quel bacio. Un bacio pieno di colpa e di desiderio, di bisogno e di sofferenza.

Perché questa Kara non poteva essere la sua Kara? Perché lei aveva dovuto innamorarsi di un mostro per poi scoprire che esisteva una versione di questa stessa persona assolutamente perfetta anche nelle sue imperfezioni?

Kara la afferrò per il bacino, sollevandola e girandosi, fino a che la sua schiena non sbatté con forza contro la parete dell’edificio, le mani della donna strapparono la sua camicia dai pantaloni andando ad accarezzare la pelle così esposta. Lena annaspò sorpresa da quel tocco così poco gentile. Questo non era quello che si era immaginata…

 

La ragazza separò le labbra da quelle di Lena affondando i denti nel suo collo, dio quanto le era mancata questa pelle bianca, questo profumo, questo sapore. Morse quel collo perfetto, marchiando quel corpo che le apparteneva. Lena lo aveva ammesso: l’amava!

I suoi occhi brillarono di soddisfazione. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Come poteva essere diversamente? Lei era Kara Zor-El!

Sorrise, ora doveva solo riportarla a casa.

 

 

 

 

Note: Ahhhhhhhhh cos’è appena successo??

Oh, lo so, l’idea “tagliare un capitolo sul più bello” è appena stata ridefinita e immagino che il vostro desiderio più immediato sia quello di uccidermi… ma, trattenete le scuri, altrimenti la storia non finirà mai! ;-)

Finalmente abbiamo avuto il punto di vista di Lena e di conseguenza abbiamo scoperto il suo segreto, quello che non ha detto a Kara e a nessuno in questa dimensione, quello che l’ha spinta a tenersi lontana da questa versione della donna che ha amato…

Ora si è lasciata andare tra le braccia di Kara… ma che Kara è questa?

 

Fatemi sapere tutto quello che avete sul cuore, sono pronta! L’improvvisa svolta vi ha sorprese? Avete idee su quello che succederà ora a Lena, a Kara, a questa dimensione?

  
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