Il colore dei suoi occhi
La porta si aprì e Kara si voltò con
trepidazione, ma ad entrare nel bar furono solo due alieni dalla pelle bronzea.
“Arriverà.” Le disse Winn. “Mi ha detto che esiste un posto simile anche nella
sua National City, quindi non può perdersi.”
Kara annuì, Lena era finalmente
libera di uscire dal DEO e volevano festeggiare tutti assieme.
La porta si aprì di nuovo e la
giovane kryptoniana si voltò per poi fare una faccia
delusa nel vedere Alex e Maggie.
Poneva tante speranze in quella serata…
voleva che tutto fosse perfetto non solo perché era la prima sera che Lena
passava lontano dalla base, ma anche perché sentiva che la donna si stava
allontanando da lei, come se si preparasse al distacco e al suo dovere,
lasciandola indietro. Kara non si era resa conto di quanto aspettasse le loro
partite a scacchi e le loro conversazioni che ormai toccavano ogni argomento,
tranne Mon-El, fino a quando non erano diventate
sempre meno frequenti. Lena si scusava, ma era stanco o impegnata in qualche progetto
e Kara non poteva fare altro che tornare a casa e cercare di apprezzare la
conversazione di Mon-El o meglio, cercare di
sopportare il ragazzo mentre parlava di sé e della sua giornata.
Ma quella sera, quella sera tutto
sarebbe andato perfettamente bene e Lena le avrebbe sorriso di nuovo, come
faceva prima.
“Ciao, Kara.” La salutò Maggie,
mentre Alex si era diretta al bancone per aggiungere due birre al loro tavolo.
“Sei bellissima stasera.” La complimentò e Kara arrossì un poco. Aveva voluto
indossare qualcosa di un po’ più carino rispetto al solito, quindi aveva scelto
un vestito di un vivace giallo, smanicato la cui gonna le arrivava un poco
sopra al ginocchio chiuso in vita da una stretta cintura.
“Occasione speciale!” Intervenne Winn, sorridendo e poi mostrò la sua cravatta, facendo
ridere Maggie.
“Ma tu sei sempre vestito formale.”
“Ehi, questa è speciale!” Allungò la
cravatta e Maggie scosse la testa notando le piccole spade laser che decoravano
la cravatta blu.
“Perdonami, hai ragione.”
Alex arrivò a salvare la fidanzata,
portando con sé le due birre.
“Allora, dov’è Lena?” Chiese e Kara
si voltò, perché la porta si era, ancora una volta, aperta. I suoi occhi
brillarono e un ampio sorriso si formò sulle sue labbra quando finalmente poté
posare lo sguardo su Lena.
“Mi spieghi come fa ad avere abiti
così costosi?” Bisbigliò Maggie, notando il soprabito che la donna sfilò
mostrando camicia e gonna neri, il tutto firmato e con un costo pari a un paio
di suoi stipendi.
“Uno dei primi giorni in cui le ho
dato accesso a internet, ha violato il conto di un’azienda offshore dei Luthor. Dice che, dopo tutto, non sta rubando, essendo lei
una Luthor.” La risposta di Winn
fece sgranare gli occhi a tutti e il ragazzo si strinse nelle spalle.
“Credevate davvero che il DEO potesse pagare per tutti gli abiti che ha
indossato da quando è qui?” Alex inclinò la testa, dovendo ammettere che il
giovane non aveva tutti i torti.
Kara non sentì una sola parola: Lena
era bellissima e lei era felice di poterla vedere di nuovo e non solo di
sfuggita.
“Ciao.” Le disse, un poco emozionata.
“Kara.” La salutò lei, poi fece il
giro del tavolo e si sedette accanto ad Alex. Kara sentì una piccola fitta di
delusione, ma la soppresse in fretta sorridendo a Mon-El
che portò un altro giro di ordinazioni e, passando, le rubò un bacio. Kara
arrossì, non per il bacio, ma per lo sguardo di Lena che scivolò su di loro
nascondendo con fatica il fastidio.
Prima di quanto Kara pensasse Maggie
e Alex si ritrovarono a giocare a biliardo contro James e Winn.
Lena si era proposta di giocare assieme a Winn, ma
dopo una partita le due ragazze l’avevano squalificata, perché Lena si era
dimostrata capace di usare la rapidità, la precisione e la forza datele dal
sole giallo, assieme ad una mente allenata ad eseguire calcoli ben più
complessi della semplice trigonometria del biliardo e aveva facilmente colmato
le mancanze di Winn distruggendo, in un solo turno,
le due donne.
“Come hai imparato ad essere così
precisa?” Le chiese Kara, contenta che Lena ora fosse sola con lei al tavolo e
ignorando le occhiate che rivolgeva loro Mon-El.
“La musica.” Le rispose la ragazza.
“Mi hai detto che tu hai imparato a gestire la tua forza grazie alla pittura
che ti ha richiesto pazienza e precisione, io ho appreso con la musica, il
pianoforte richiede pressioni precise e ben dosate.”
“La musica, ma certo, avrei potuto
provare, ma non credo di essere portata, a casa, mia madre, mi aveva portato a
fare delle lezioni di flauto. Ricordo ancora la faccia del maestro mentre si
scusava con mia madre affermando che tra i miei molti talenti non vi era,
probabilmente, la musica.” Sorrise a quel ricordo e la donna sorrise a sua
volta.
“Io non so dipingere, sono
profondamente negata, una volta ho disegnato Lillian
e Lex pensava avessi disegnato Zolfo, il vecchio cane
di famiglia.” Kara ebbe una fugace, ma precisa immagine di Lillian
Luthor dipinta come un cane e si morse le labbra, per
poi scoppiare a ridere.
“Pagherei per vedere quel disegno!”
Affermò e Lena fece una faccia offesa.
“Non posso essere perfetta in tutto.”
Si giustificò.
“Oh, è difficile da credere. Perché a
me sembri proprio perfetta in tutto.” Alle sue parole il volto di Lena cambiò,
i suoi occhi sembrarono addolcirsi schiarendosi all’improvviso e assumendo quel
azzurro pulito di un cielo dopo il temporale. “Wow.” Mormorò Kara incapace di
comprendere perché il suo cuore avesse accelerato, ma decisa a non distogliere
lo sguardo da un simile spettacolo.
Lena le si avvicinò, lentamente,
sembrava che vi fosse qualche forza invisibile che le piegasse inesorabilmente
una verso l’altra. Poi la donna sobbalzò, si alzò in piedi e scappò via.
“Lena?” Chiamò Kara, riscuotendosi,
sorpresa. Si alzò e Alex le si parò davanti.
“Ci penso io a lei.” Intervenne, Kara
scosse la testa e fece un passo avanti, ma si ritrovò la mano di Mon-El sul braccio.
“Cosa succede?” Chiese il giovane e
la kryptoniana sbatté le palpebre, ancora più
confusa. Voleva andare da Lena, lo desiderava ardentemente era amicizia quella?
I suoi occhi si posarono su Alex che le fece un piccolo sorriso triste, come se
lei sapesse, come se capisse. Ma cosa?
“La troverò.” Assicurò, poi fece un
cenno a Maggie che afferrò la giacca e la seguì fuori dal locale.
“Kara, devo capire cosa sta
succedendo tra te e quella.” Dichiarò Mon-El.
“Non sta succedendo nulla e, quella,
ha un nome, che conosci benissimo.” Non riuscì a nascondere il fastidio nel suo
tono e il viso del daxamite si fece immediatamente
triste.
“Capisco che lei è kryptoniana e io no, lo capisco, ma… credo di aver dimostrato
di meritare il tuo amore e il tuo rispetto.” Kara si sentì immediatamente
colpevole.
“Ma certo!” Confermò e Mon-El sorrise prendendole le mani e stringendole un poco.
“Allora vieni a casa con me stasera.”
Gli occhi di Kara corsero verso la porta, il suo corpo fremeva per inseguire
Lena, ma non poteva…
“Va bene.” Rispose e il giovane
sorrise soddisfatto per poi darle un bacio.
“Aspettami qua, vado a dire che oggi
esco prima.” Kara annuì al ragazzo e lui si allontanò. James e Winn le si avvicinarono, entrambi indossavano già la loro
giacca.
“Andate via anche voi?” Domandò Kara,
la voce colorata di tristezza.
“Sì… ehm…” Winn
lanciò uno sguardo a James che intervenne.
“Pensavamo di fare un giro, sai, per
assicurarci che tutto vada bene in città.”
“Capisco…” Annuì, senza aggiungere
altro. Persino l’idea di loro due in giro a rischiare la vita non la riscosse
dai suoi pensieri tristi.
“Stai bene?” Domandò allora Winn, guardandola preoccupato.
“Sì… sì.” Assicurò, sforzando un
sorriso.
“Kara.” James le posò una mano sulla
spalla e strinse un poco attirando il suo sguardo. “Non accontentarti solo
perché è più facile.”
“Cosa…?” Chiese confusa.
“Di che colore sono gli occhi di
Lena?” Domandò a bruciapelo Winn.
“A volte sono azzurri come un cielo
terso dopo una tempesta, altre di un verde talmente chiaro da sembrare acqua come
quel prato che ho visto su Trent, ma non proprio,
altre ancora sono quasi grigi, ma un grigio liquido e limpido… non lo so.”
Rispose, lo sguardo perso.
“E quelli di Mon-El?”
Kara tornò a guardare Winn e corrugò la fronte.
“Azzurri?” Chiese, indecisa e
perplessa.
“Fatto, Kara!” Mon-El
arrivò e le passò una mano attorno ai fianchi, stringendola un poco.
“Riflettici.” Intervenne il giovane
fotografo, poi lasciò andare la sua spalla e le sorrise.
“Ciao ragazzi!” Disse allora Mon-El, mentre i due gli sorridevano e se ne andavano.
“Pronta per andare a casa?” Chiese il
daxamite, guardandola con un sorriso.
Erano vicini, tanto vicini, e Kara si
concentrò sui suoi occhi, erano belli, azzurri, ma anche un poco grigi… non lo
aveva mai davvero notato, non le era mai davvero sembrato importante…
“Io… non ne sono sicura.” Mormorò.
Era così difficile! Perché doveva
essere così difficile?
Lena si alzò in volo spingendosi in
alto nel cielo, incapace di sopportare il grumo di dolore che cresceva nel suo
petto.
Osservò la città e le sue luci, così,
di notte, poteva quasi fingere che fosse il suo mondo, la sua casa. Eppure non
lo era.
Strinse i pungi sentendosi male,
sentendosi un’egoista perché, ormai, non desiderava più che quei maledetti dati
tornassero nei computer del DEO, ormai aveva solo più un desiderio ed era
rimanere lì. Quanto sarebbe stato facile arrendersi? Quanto sarebbe stato
comodo, dimenticarsi del suo mondo ed eleggere questo a casa? Qui avrebbe potuto
essere d’aiuto e, specchiandosi negli occhi di Kara, desiderando le sue labbra
come mai prima, sapeva che qui avrebbe potuto essere felice.
Eppure non poteva, non poteva perché
sarebbe stato un tradimento al suo mondo, al suo dovere, al suo scopo nella
vita. Avrebbe tradito suo fratello, sua madre e il suo genitore kryptoniano che aveva riposto in lei la sua fiducia e le
sue speranze, avrebbe tradito l’intero genere umano almeno quello che
apparteneva alla sua dimensione.
Rao! Perché non era più egoista? Perché
non riusciva a pensare un po’ di più alla sua di felicità?
Scosse la testa e volò fino al
carcere in cui sapeva essere detenuta Lillian Luthor con i raggi-X individuò la donna oltre le pareti di
cemento e la osservò muoversi elegantemente, avanti e indietro nella sua cella,
ascoltò il suo cuore e chiuse gli occhi, come faceva abitualmente,
assicurandosi che stesse bene.
Questo mondo non era perfetto, Lillian Luthor ne era un esempio,
sapeva bene che, quella, non era sua madre, la donna che le aveva dato amore e
affetto, comprensione e sostegno, ma rimase lì per un lungo momento in silenzio
calmando la propria mente e il proprio cuore grazie a quel suono così familiare.
Quando si sentì meglio si allontanò
da lì, tornando in città, i suoi occhi, però, furono attratti dal grande
edificio della Luthor Corporation. Spinta da un
desiderio un po’ infantile atterrò sul balcone del suo ufficio, o almeno, di
quello che sarebbe stato il suo ufficio se quello fosse stato il suo mondo. Fu
sul punto di entrare, ma poi si trattenne, sapeva che, se lo avesse fatto,
l’illusione si sarebbe spezzata, alla parete non ci sarebbe stato il dipinto
che aveva personalmente scelto, non ci sarebbero state le plumerie
sul tavolino e l’odore sarebbe stato semplicemente sbagliato. Lì, invece, con
la città, quasi identica, ai suoi piedi, avrebbe potuto fingere di essere a
casa, avrebbe potuto fingere che suo fratello era ancora vivo e così sua madre,
avrebbe persino potuto fingere di non aver mai incontrato lei. Quel pensiero le fece attorcigliare il ventre. Kara, così
diversa eppure così simile: stesso viso, stesso corpo, stesso profumo, ma occhi
così diversi e animo così gentile. Il suo corpo si appoggiò alla balaustra,
mentre la sua mente traditrice le riportava certe immagini alla mente, immagini
che credeva di aver cancellato, immagini che ora si mescolavano formando un
quadro sbagliato eppure tremendamente persistente.
Era stata ad un passo dal compiere un
orribile sbaglio quella sera. Aveva tentato di starle lontana, aveva tentato ed
era riuscita a vederla di meno, a parlarle di meno, anche se le faceva male
vedere il suo sguardo deluso. Detestava provare quei sentimenti eppure non
riusciva più a provare odio quando la ragazza compariva davanti a lei, com’era
possibile quando sul suo viso vi era quel piccolo sorriso titubante o
quell’espressione gioiosa quando scopriva qualcosa che entrambe ricordavano di
casa?
Presto sarebbe tutto finito, presto
sarebbe tornata a casa e avrebbe posto fine al dominio degli El, in un modo o in un altro. Il suo pugno si strinse: no,
non poteva arrendersi.
Sorrise scuotendo la testa quando due
occhi blu come il mare di Tukantet le apparvero in
mente. Oh, quanto avrebbe voluto poter essere un po’ più simile all’idiota
principe daxamite… abbandonare il suo mondo, la sua
gente, alla tirannia con qualche ridicola scusa, solo per poter rimanere lì e
continuare a vedere quegli splendidi occhi illuminarsi per lei.
Un piccolo tonfo accanto a lei la
fece sobbalzare, era così persa nei pensieri che aveva abbassato la guardia. Si
voltò e riconobbe senza difficoltà il costume rosso e blu di Supergirl.
“Kara…” Disse, il volto della donna
era leggermente in ombra, ma non era difficile leggere la tensione nel suo
corpo e sentire il cuore della giovane battere rapido. “Come hai fatto a
trovarmi?” Chiese, il cuore che imitava quello della ragazza accelerando a sua
volta.
“Ha importanza?” Le chiese Kara, la
voce profonda, come se fosse emozionata, mentre faceva un passo avanti, verso
di lei.
“Non…” Scosse la testa. “Quello che è
successo al bar… io…” Scosse la testa, era difficile pensare, ragionare, con la
ragazza che, inesorabile, si avvicinava a lei e, con la sola forza del
pensiero, sembrava averla inchiodata al balcone. “Non ti ho detto tutta la
verità su di lei.” Ammise, conscia
che doveva parlare, doveva farlo subito, doveva fermare Kara dal compiere un
errore, un errore al quale lei, adesso, non sarebbe riuscita a sottrarsi.
“Cosa non mi hai detto?” Chiese la
ragazza e la sua voce ebbe un fremito che la fece rabbrividire.
“Io…” Lena si morse il labbro,
trattenendo le emozioni, trattenendo le lacrime. “Io l’ho amata.”
Kara si fermò, per un lungo, infinito
istante rimase immobile a fissarla, poi usò la sua velocità, inchiodandola
contro il balcone e affondando le labbra sulla sua bocca in un bacio pieno di
desiderio.
Lena si perse, assaporando con
passione le labbra della giovane, così uguali a quelle di lei da farla piangere. Sì, aveva la sua risposta, anche il loro
sapore era lo stesso. Lacrime calde scesero lungo il suo volto, mentre lei si
perdeva in quel bacio. Un bacio pieno di colpa e di desiderio, di bisogno e di
sofferenza.
Perché questa Kara non poteva essere
la sua Kara? Perché lei aveva dovuto innamorarsi di un mostro per poi scoprire
che esisteva una versione di questa stessa persona assolutamente perfetta anche
nelle sue imperfezioni?
Kara la afferrò per il bacino,
sollevandola e girandosi, fino a che la sua schiena non sbatté con forza contro
la parete dell’edificio, le mani della donna strapparono la sua camicia dai
pantaloni andando ad accarezzare la pelle così esposta. Lena annaspò sorpresa
da quel tocco così poco gentile. Questo non era quello che si era immaginata…
La ragazza separò le labbra da quelle
di Lena affondando i denti nel suo collo, dio quanto le era mancata questa
pelle bianca, questo profumo, questo sapore. Morse quel collo perfetto,
marchiando quel corpo che le apparteneva. Lena lo aveva ammesso: l’amava!
I suoi occhi brillarono di
soddisfazione. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Come poteva essere
diversamente? Lei era Kara Zor-El!
Sorrise, ora doveva solo riportarla a
casa.
Note: Ahhhhhhhhh cos’è appena successo??
Oh, lo so, l’idea “tagliare un capitolo sul più bello” è appena stata ridefinita e immagino che il vostro desiderio più immediato sia quello di uccidermi… ma, trattenete le scuri, altrimenti la storia non finirà mai! ;-)
Finalmente abbiamo avuto il punto di vista di Lena e di conseguenza abbiamo scoperto il suo segreto, quello che non ha detto a Kara e a nessuno in questa dimensione, quello che l’ha spinta a tenersi lontana da questa versione della donna che ha amato…
Ora si è lasciata andare tra le braccia di Kara… ma che Kara è questa?
Fatemi sapere tutto quello che avete sul cuore, sono pronta! L’improvvisa svolta vi ha sorprese? Avete idee su quello che succederà ora a Lena, a Kara, a questa dimensione?