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Autore: ValeriaLupin    24/09/2017    1 recensioni
"Il primo bacio di Teddy era avvenuto quando aveva quattro anni ed era stato uno scoccare di labbra goffo e innocente: un gioco fra lui e Victoire, accompagnato dalle risate scroscianti di genitori e amici.
Era uno di quei giochi che, crescendo, possono diventare pericolosi. Così, crescendo, smisero di giocarci, finendo per evitare persino di parlarsi: divennero due semplici estranei."
Ted e Victoire, immersi nella fragilità e nell'incertezza dell'adolescenza, si scoprono diversi e simili, come fossero sempre stati solo due estranei.
Dal quarto capitolo:
"«E così, eccoci qui» mormorò Ted, spezzando il silenzioso cantare dei grilli «due Prefetti fuori dai Dormitori oltre l'orario consentito»."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Harry Potter, James Sirius Potter, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo tre: Ruoli

 

“Ciascuno di noi è l'essere più distante da se stesso.” 
F. Nietzsche
 
 
 
 
 
«Teddy» una mano gli si strinse attorno al braccio «svegliati, forza!». La mano lo scuoteva con energia, tanto che presto si svegliò del tutto, ritrovandosi nella Sala Comune stipata di studenti in cerca di volontà per affrontare il primo giorno di scuola. C'era un tale casino che si chiese come avesse fatto a non svegliarsi prima.
«Muoviti, noi siamo già pronti» lo incalzò Gus, indicandosi già vestito con la divisa scolastica. «Eravamo preoccupati!» aggiunse poi, marcando involontariamente il suo accento e aggrottando le sopracciglia spesse fin quasi a farle toccare.
Gus era un ragazzone con il torace ampio, le spalle larghe quanto la vita e un umorismo semplice. Non aveva grandi progetti né ambizioni; era soltanto un buon amico per molti, così socievole da poter intrattenere un'amicizia anche con un muro.
Attorno a Gus si erano raggruppati gli altri del Dormitorio, tranne Kevin e Rick. La loro mancanza fu una doccia d'acqua gelida che lo svegliò all'istante, facendolo saltare in piedi. Corse al Dormitorio e quando ne ridiscese, pulito e presentabile, ad aspettarlo era rimasto solo Gus. Ted lo ringraziò e le sue sopracciglia scure e folte si avvicinarono mentre accennava un sorriso.
Si presentarono alla colazione in Sala Grande entrambi in ritardo e durante il tragitto parlarono solo del più e del meno, in un modo lento e cadenzato che avevano già sperimentato nelle loro chiacchierate. Si sedettero accanto agli altri che, nonostante tutto, avevano tenuto loro i posti sulle panche. Si sentiva una certa tensione comunque: anche se non si risparmiavano schiamazzi e risate, come al solito, Teddy si sentiva estraneo alle loro parole e ai loro sorrisi. E questo, per lui che era sempre stato lo più spiritoso, era decisamente strano. Ma una piccola parte di lui ne gioiva.
«Buongiorno a tutti» tuonò una voce severa di donna, facendo sobbalzare dalla sorpresa in molti «questa mattina il professor Paciock ha trovato parte dei suoi vasi nelle serre rotti». La McGranitt osservò tutti gli alunni con uno sguardo freddo e la bocca ridotta a una sottile linea, tenendo le mani congiunte sul leggio a forma di gufo. «Chiunque sia stato è tenuto a presentarsi nel mio ufficio di sua volontà entro la fine di questa giornata oppure, se non venissi a sapere chi è stato, dovrò prendere provvedimenti nei confronti dell'intera scuola», detto questo la Preside augurò un buon primo giorno di scuola, si allontanò dal leggio e tornò a sedersi al centro del tavolo dei professori. Non era mai stata avvezza ai discorsi.
Ted non vide lo sguardo preoccupato che Victoire gli rivolse e non volle girarsi a cercarla; sarebbe stato probabilmente troppo sospetto. Invece si girò verso i suoi compagni, fingendo un'espressione confusa.
«Sarà stato un Serpeverde» affermò Phil, convinto. Partì in un'invettiva contro l'ingiusta scelta della Preside che doveva, a suo parere, concentrare le proprie energie a cercare il reale colpevole. «Assurdo, è ovvio che nessuno si costituirà! Non può veramente crederci» terminò, indignato.
 
Teddy si limitò ad annuire e non intervenne molto nell'accesa conversazione dei suoi amici quando, invece, persino Kevin parve perdere la voglia di tenere il muso e cominciò a speculare su chi potesse essere il responsabile.
Appena ebbe terminato di mangiare si alzò e prese il suo foglio degli orari, controllandolo si rese conto che alla prima ora aveva Pozioni che frequentava insieme a tutti i suoi amici, quindi salutò alcuni ragazzi più piccoli e disse ai suoi amici che cominciava ad incamminarsi. Phil si fece avanti per accompagnarlo, saltando la panca in modo piuttosto sgraziato per raggiungerlo.
Con lo zaino sorretto sulla spalla destra, i capelli biondi pettinati all'indietro e un sorriso solare, Phil era uno dei ragazzi più ambiti della scuola, classificato appena dopo gli atletici giocatori di Quidditch. Camminava del tutto sicuro di sé e ogni tanto allargava il sorriso di fronte a qualche bella ragazza o bel ragazzo. Il fatto che gli piacessero anche i ragazzi e non lo avesse mai nascosto, lo aveva isolato durante il suo terzo anno, quando Phil aveva scoperto questo lato di sé completamente sconosciuto. Lo aveva passato per la maggior parte del tempo solo con il fidanzato d'allora, dato che i suoi amici, dopo la rivelazione, si erano allontanati. "Avevano paura che ci provassi" ne rideva con Ted, Kevin, Gus, ma quando, per caso, li incrociava fra i corridoi o in Sala Comune smetteva di sorridere e dedicava loro solo uno sguardo gelido.
Phil soleva dire che la sua bisessualità era stata una fortuna perché gli aveva permesso di trovare noi, amici che tenevano veramente a lui come persona. Talvolta, durante l'estate appena trascorsa, Ted si era soffermato a riflettere su quelle parole, aveva immaginato di trovare amici che lo avrebbero visto per com'era realmente. Voleva solo sentirsi più libero, ma quei pensieri lo facevano sentire in colpa: non credeva che il problema reale fossero loro.
"Il problema sono io" si disse Ted, entrando nella tenebrosa aula nei sotterranei.
Quando li raggiunsero, gli altri decisero di sedersi a qualche banco da loro.
«Mi dispiace» bisbigliò a Phil che rimase un attimo perplesso prima di afferrare il senso delle sue parole. Gli pose una mano sul braccio, tranquillo.
«Non scusarti» rispose in un sussurro lieve poi alzò il volume per rendersi perfettamente udibile all'intera classe «credo che qui si stia davvero esagerando». Alcuni studenti si girarono a guardarci, curiosi.
«Non ne sono certo» farfugliò, sbirciando da oltre la spalla lo sguardo torvo che Kevin gettò a entrambi. Proprio in quel momento entrò il professore, con una manciata di minuti di ritardo, dando a tutti un "buongiorno" e un "buon anno scolastico" molto annoiati.
«Posso capire che pensavi ai fatti tuoi, ma...» cominciò, a voce più bassa ora «in fondo, sappiamo tutti com'è Kevin». Detto questo fece una smorfia abbattuta. «Litigare con lui, ti mette automaticamente contro tutti e non importa se hai torto o ragione».
«È solo che...» borbottò a disagio «penso che questa volta abbia ragione»
«Questo non gli dà il diritto di essere stronzo con te» ribatté risoluto «odio il suo modo di isolare per punire: è da regime dittatoriale».
 
Ted sapeva che l'odio che provava per l'isolamento cui lo stava sottoponendo Kevin proveniva dall'averlo provato sulla propria pelle, lo percepiva dai suoi occhi ferventi, dalla violenza con cui sfogliava le pagine del libro di pozioni, dal volto arricciato per l'irritazione. Una parte di Ted era felice dell'appoggio di Phil, anche se di parte, un'altra non poteva fare a meno di avvertire un mattone sullo stomaco, il peso della colpa che lo privava della fame. Ted annuì, con il viso contratto dalla preoccupazione, mentre estraeva calderone e libro di testo.
«Si risolverà presto» lo confortò Phil, battendogli una mano sulla spalla.
«Xander, Lupin un po' di silenzio per favore» li richiamò il professor Morris con la sua solita voce seccata, prima di tornare a snocciolare i vari ingredienti per la prima pozione dell'ultimo anno. «Aspettatevi pozioni di elevata difficoltà, alcune potranno essere pericolose. Impareremo anche a utilizzare i cicli di luna per-».
«L'importante è che eviti il conflitto» sussurrò Phil, distogliendo la sua attenzione dalla lezione «anzi evita anche di parlarci, lascialo sbollire».
«Sì, lo so» annuì in risposta, piuttosto scocciato «con lui non funzionano i chiarimenti». Lo disse come una cantilena per tutte le volte che, in sette anni, aveva sentito quella frase, ripetuta praticamente da tutti i suoi amici, Ted compreso, durante i vari litigi. E guarda caso, in tutti c'era sempre Kevin di mezzo; non era mai stato un mistero che fosse piuttosto permaloso, bastava conoscerlo da due settimane per percepirlo. Eppure sapeva anche che era un ragazzo molto perspicace, capace di leggere le persone come si leggono i libri ed era questo forse a renderlo così suscettibile.
Ted era convinto che sarebbe stato capace di ignorarlo per settimane, se si fosse intestardito.
 
 
Invece Kevin gli rivolse la parola quella sera stessa, ma non ebbe il tempo di esserne felice che il respiro gli rimase bloccato in gola.
«C'entri qualcosa con quel casino alle serre?» gli chiese a bruciapelo, dopo averlo preso da parte mentre andavano a cena. Ted stava impalato sulla porta d'ingresso della Sala Grande e non riuscì a proferire una parola in risposta a quella insinuazione. Non voleva mettere nei guai Victoire; non ne aveva motivo. Ted ragionò, chiedendosi cosa avrebbe fatto Kevin nel caso gli avesse detto di sì o glielo avesse lasciato intuire.
"Mi piacerebbe saperlo" decise, rimanendo in silenzio.
«Come immaginavo» concluse atono, girando i tacchi per raggiungere gli altri al tavolo di Tassorosso e abbandonandolo lì, stremato e incredulo, in preda al dubbio: Kevin lo avrebbe incolpato? Sarebbe arrivato a tanto per rabbia?
Dinnanzi a lui gli studenti procedevano a gruppi verso i rispettivi tavoli, una ragazza che procedeva a passo svelto attirò la sua attenzione e, ad un secondo sguardo, capì che si trattava di Victoire che entrava nella Sala Grande. Quando la ragazza si accorse di lui, rallentò e gli sorrise lievemente, a mo' di ringraziamento; si sentì la bocca asciutta, colpito da tanta bellezza. Non che non l'avesse notata prima, ma in quel momento gli esplose nello sguardo più potente che mai; il suo cuore perse un battito e tornò alla normalità.
 
I suoi occhi la seguirono al tavolo dei Corvonero dove si sedette con eleganza. Non aveva certo comandato loro di farlo, ma non era riuscito a distogliere lo sguardo.
"Dev'essere un trucco da Veela" si disse, ma Ted era molto dubbioso al riguardo.
Osservò che mangiava in solitudine, senza gli amici affianco, con il viso rivolto esclusivamente verso il piatto, senza rivolgere la parola a nessuno. Si ritrovò a pensare che quella sera avrebbe mangiato così, anche se i suoi compagni gli avevano di certo tenuto un posto. Così si guardò attorno e si sedette al tavolo dei Tassorosso fra gli studenti del primo anno, sentendosi più vicino a Victoire che a quei ragazzini.
Quella sera, appena dopo aver cenato, si diresse verso l'ufficio del professor Paciock.
Sentiva che era parte di un rituale quasi quotidiano che non aveva voglia di abbandonare proprio ora che tutto attorno a lui stava cambiando. Lui stesso era diverso: non voleva più essere considerato solamente il buffone le cui parole sono stupide e utili solo a innescare la risata.
Voleva essere preso sul serio. Così aveva optato per un aspetto più maturo, che esprimesse forza e sicurezza, ma non fosse troppo noioso. Ted non sapeva come avrebbe reagito il professore scoprendo che non aveva rinunciato alle loro piccole sedute, alle loro ore di chiacchiere dopo le lezioni, ma sperava che ne sarebbe stato contento.
Bussò alla porta, aspettando paziente una risposta. L'insegnante invece gli aprì quasi subito, con un ampio sorriso sul volto e la barba incolta che gli abbracciava il mento sfuggente. I suoi occhi brillarono nel riconoscerlo.
«Ti aspettavo» lo accolse, spalancando la porta e invitandolo a entrare con un segno pigro della mano. Nel breve silenzio che seguì, sentì riecheggiare delle parole fantasma "Anche se non ci speravo più, ormai"; un pensiero constatabile nella sua espressione sorpresa.
«Scusi per il ritardo» rispose a quel pensiero inespresso. Neville si girò verso Ted, sorridendo sornione, mentre si avvicinava alla scrivania stipata di libri e piante e vi si sedeva, intrecciando le dita sull'Enciclopedia delle piante marine e loro applicazioni.
«Mi piace questo nuovo...» esitò, in cerca della parola giusta, e lo indicò con entrambe le mani «...look». Ted non si privò di una risatina, prima di ringraziarlo. «Molto babbano» si complimentò ancora, o almeno lui lo interpretò come tale.
«E adesso porto la divisa! Dovreste vedere i miei vestiti» gli disse ridendo e il professore si aggiunse alla risata subito dopo.
«Immagino!» esclamò in risposta.
Quando questa si spense, tornò serio, improvvisamente concentrato. Si raddrizzò appena.
«Come mai questo cambiamento?» gli chiese «È per il fatto che mi dicevi l'anno scorso?».
Ted si limitò ad annuire, sollevando un angolo della bocca e accarezzando il ciondolo a forma di luna. «Volevo dare un cambiamento drastico alla mia vita, che la gente mi vedesse in modo diverso» confidò al docente.
 
«Be', per me sei sempre stato questo» confessò, sorridendogli con fierezza «sapevo che sarebbe venuto questo giorno: è successo anche a me». Ted si mostrò confuso e anche parecchio curioso, così il professore continuò: «Sono sempre stato un bambino piagnucoloso e sfigato... lo sono rimasto fino all'ultimo anno» gli occhi si adombrarono «la scuola era in mano a Piton e io ho deciso che non aveva più senso essere lo sfigato: ho cambiato taglio di capelli, mi sono lasciato crescere la barba, o almeno una parvenza» rise, in modo imbarazzato e nostalgico «e ho fatto del mio meglio per proteggere gli studenti».
Guardò Ted; la sua pettinatura, il piercing al sopracciglio destro, il tatuaggio che saliva per il braccio sinstro. Poi scrutò i suoi occhi che alla tiepida luce delle candele sembravano neri, due macchie d'inchiostro su una pergamena vergine. «Così mi sono tolto di dosso quel ruolo che, ormai, mi stava troppo stretto» concluse.
«Me ne libererò anch'io» promise il ragazzo, a se stesso e al mondo.





Noticine: Salve! Questa settimana doppia pubblicazione... non vi ci abituate, però :')
Le cose iniziano a complicarsi, conosciamo gli amici di Ted e esploriamo un po' il rapporto fra il Professor Paciock e Teddy. Purtroppo in questo capitolo Victoire fa solo una "comparsa" veloce che lascia il povero Ted a bocca aperta e chissà che effettivamente c'entri davvero il sangue Veela... da questa sua apparizione però abbiamo scoperto che lei mangia da sola a cena. E questo non può fare che aumentare la curiosità di Ted.
Non preoccupatevi da questo capitolo in poi la presenza di Victoire sarà molto maggiore! 
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, fatemi sapere :) 
Ringrazio tantissimo AmyRoseScorpius per la 
bella recensione, Life is free e moony_1906 per aver aggiunto la storia alle seguite nonchè always_fangirl_ per aver inserito fra le preferite la mia storia. Ancora grazie per la fiducia che state riponendo in me e in We were strangers! <3
Al prossimo aggiornamento (domenica prossima, se tutto va bene) e dunque all'incontro vero e proprio fra i due, non aspettatevi molto: dopotutto, lo sapete, devono conoscersi, sono come due sconosciuti. ;)
Bacioni :*
   
 
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