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Autore: nikita82roma    24/09/2017    2 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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I tre giorni successivi furono un vero calvario per Beckett e Castle. Avevano mantenuto fede alla parola data a Joy, non si erano mai allontanati da lì, uno dei due rimaneva sempre, in attesa di notizie. La prima che li fece respirare di nuovo fu quando il giorno successivo Thompson disse loro che stava cominciando a reagire alle cure e al momento non erano insorte altre complicazioni. La situazione rimaneva sempre grave, ma un po’ meno critica e lo stesso si poteva dire dei rapporti con Cooper. La presenza della madre sembrava aver portato l’uomo ad una posizione meno intransigente, aveva permesso a Kate e Rick di vedere Joy una volta al giorno e passare qualche minuto con lei e questo sembrava farle bene, sicuramente lo faceva a loro. Margaret era la persona che passava più tempo con lei entrava sempre con un libro e stava seduta vicino a Joy a leggere per quasi tutto il tempo.

Castle aveva aspettato che Margaret andasse in bagno e lasciasse il libro e le sue cose vicino a loro per sbirciare e cercare di capire cosa le stesse leggendo e rimase stupito quando vide che si trattava di un libro di racconti per ragazzi sulla mitologia egizia.

- Vuole che lo legga anche a lei, signor Castle? - Gli chiese la donna tornata dal bagno mentre lui era con il naso immerso tra le pagine e nel sentire la sua voce chiuse il libro rapidamente riposizionandolo lì dove lo aveva trovato.

- Ehm no… Bella scelta, a Joy piace molto questo genere di racconti.

- Lo so. Ho visto la sua camera ed aveva alcuni libri di questo genere, avevano il dorso con molte pieghe, ne ho dedotto che li avesse letti varie volte e ne ho scelto uno appena uscito, sperando che uno scrittore molto attento non glielo avesse già comprato. - Rick non sapeva se lo stava adulando o prendendo in giro, ma rimase colpito dalla capacità di osservazione della donna.

Connor, al contrario di sua madre, si limitava a brevi visite per parlare con i medici quando accompagnava e poi veniva a riprendere la donna della quale era evidente, subisse molto la presenza e davanti alla quale sembrava perdere molta della sua naturale baldanza. Non aveva più parlato né con Rick e nemmeno con Kate, tollerava la loro presenza, probabilmente perché era stata proprio sua madre ad imporgliela. Margaret, invece, ogni volta che i medici dovevano controllare Joy e usciva dalla sua stanza, si tratteneva senza problemi a parlare con loro, quasi fossero conoscenti da tempo che intrattenevano una cordiale conversazione trovandosi casualmente nello stesso posto.

 

Castle aveva lasciato Kate da sola in ospedale da sola, era dovuto andare da Alexis vittima di una forte influenza intestinale che l’aveva colpita mentre era a scuola. Beckett non aveva esitato un attimo a dirgli di andare da sua figlia, anzi si sentiva in colpa per tutto il tempo che stava togliendo ad Alexis per stare lì con lei: sapeva quanto la ragazza volesse bene a Joy, ma anche lei era pur sempre solo un’adolescente e non voleva che risentisse di quella situazione oltremodo, anche lei aveva bisogno del suo papà, più di quanto facesse vedere e Kate insisteva sempre con Rick perché passasse del tempo con sua figlia, senza preoccuparsi di lasciarla sola. Fu in quel momento che Margaret le si avvicinò mentre era seduta con una tazza di pessimo caffè tra le mani che teneva più per compagnia che per vera voglia di bere quel liquido poco invitante.

- Credo che dovremmo fare tutti un passo indietro, cosa ne pensi Katherine? - Le chiese la donna prendendola in contropiede.

- Cosa? Quale passo indietro dovrei fare io? Ho rinunciato a qualsiasi diritto su mia figlia per far sì che Castle avesse più possibilità di adottarla, e suo figlio non ci ha mai lasciato né parlarle né vederla. Cosa dovrei fare ancora?

- Convincere il suo compagno a ritirare la richiesta di revisione del processo, ad esempio. Sono sicura che un modo per accordarci lo possiamo trovare. - Le propose la madre di Connor.

- Accordo? Io non voglio nessun accordo, io voglio mia figlia. So perché Connor ha voluto Joy, a cosa le è servita dopo i suoi problemi. E non prendiamoci in giro e giochiamo a carte scoperte, Margaret, a tuo figlio di mia figlia non interessa nulla e non l’avrebbe mai cercata se non le fosse servita, perché lui l’ha sempre saputo di sua figlia, da quando ero incinta e anche poco prima che partorissi. Sapeva che non avevo abortito e che era una bambina, glielo aveva detto una nostra amica. E anche voi lo sapevate…

- Cosa te lo fa pensare, Katherine?

- Perché Connor ha la mia età e a diciannove anni non hai certe cifre da offrire per pagare un aborto in una clinica privata, né la freddezza e la conoscenza per proporre una cosa del genere con tanta sicurezza, non conoscevo nemmeno io le strutture, come poteva essere così informato lui. Sei stata tu a suggerirgli cosa fare e a dirgli quanto doveva darmi? - Margaret la guardò senza risponderle per poi distogliere lo sguardo ed osservare il pavimento scuotendo leggermente la testa, non avrebbe potuto negare. - Perché se tuo figlio è tanto spavaldo e convinto di se stesso ora vuoi un accordo?

- Dobbiamo giocare a carte scoperte? Perché so che sei andata a Santa Monica a parlare con Calvin ed immagino cosa ti abbia detto mio nipote. Non so come hai scoperto che lui sapeva tutto da tempo, ma immagino che l’essere un poliziotto aiuti in questi casi, ma non tutte le indagini sono legittime, dovresti saperlo.

- Il numero di telefono di tuo figlio è venuto fuori durante un’indagine, quella per la morte dei genitori adottivi di Joy, era nei tabulati della vittima, Lauren Austin, il numero di Connor ricorreva più volte. Abbiamo solo indagato su tutti i possibili sospetti e lui era uno dei tanti.

Margaret ora sembrava decisamente più nervosa ed il suo volto era mutato in un’espressione contratta ed astiosa. Kate sapeva di aver forse detto troppo, ma le sue carte erano inattaccabili e doveva sapere cosa avevano ancora loro da giocarsi. Al momento si sentiva in netto vantaggio e la fiducia aumentava.

- Cosa c’è, pensavi che non scoprissi prove tangibili del fatto che tuo figlio e la madre adottiva di Joy si sentissero così di frequente nei mesi precedenti al suo assassinio?

- Onestamente no, non lo pensavo. - Ammise.

- Ti rendi conto, vero, che hai appena ammesso ad un pubblico ufficiale che tuo figlio ha mentito sotto giuramento? Allora perché dovrei accettare la tua, o vostra, offerta di far ritirare a Castle la richiesta di un nuovo processo quando ha tutte le possibilità di vincere, perché anche se decideste di corrompere un altro giudice, con quello che abbiamo in mano difficilmente potrete vincere. Vorrei solo capire perché tutti questi contatti tra loro per mesi, ma lo scoprirò e…

- Scusatemi… dovrei parlare con la signora Cooper - Un medico era uscito dalla camera di Joy e nel vederlo Kate si era subito ammutolita e attendeva notizie che sapeva non le sarebbero state date di prima mano: la maggior parte dei dottori, soprattutto quelli più giovani, erano molto più scrupolosi nel rispettare il regolamento di quanto non fosse Thompson che dall’alto della sua esperienza e del suo ruolo, si permetteva qualche libertà in più.

Margaret si allontanò di qualche passo con il dottore e Kate provava a sentire quello che si stavano dicendo, ma era impossibile dato che parlavano a voce bassa e per colpa del vociare delle infermiere poco distanti da loro. Osservò i loro volti, sembrano distesi e alla fine il dottore nel salutare la donna le concesse anche un sorriso che in quel momento la faceva pensare positivo, anche se sapeva che poteva non aver alcun significato reale.

- Allora? - Chiese a Margaret mentre tornava verso di lei, alzandosi dalla sedia buttando il caffè il cestino lì accanto.

- Hanno detto che il peggio è passato, gli esami che le hanno fatto questa mattina sono decisamente migliorati e la terapia sta facendo l’effetto sperato. Adesso non è più intubata e respira da sola. - Kate ascoltò tutto senza fiatare poi sollevò gli occhi al cielo e fece un profondo sospiro di sollievo.

Kate non le aveva nemmeno chiesto il permesso di poter andare da Joy. Dopo quella conversazione che avevano avuto in quel momento non si era sentita di farlo e Margaret non le aveva detto nulla quando l’aveva vista andare verso la stanza di Joy. Le cose per suo figlio si mettevano decisamente peggio di quanto lei avesse immaginato e capì che aveva fatto male ad affezionarsi in quei giorni all’unica nipote che avrebbe mai avuto perché con quello che le aveva Beckett sapeva che Connor avrebbe avuto pochissime speranze, anche continuando a giocare sporco.

 

- Mamma… - La voce un po’ roca di Joy la salutò appena entrò da lei, nonostante tutte le protezioni indossate l’aveva riconosciuta subito: dagli occhi, dal fisico, da come si muoveva o semplicemente dal fatto che sapeva che era lei.

- Amore, finalmente… - la raggiunse e potè sentire accarezzandole la fronte che era veramente molto meno calda dei giorni precedenti.

- Non ti volevo far preoccupare. Volevo solo vederti. - Si giustificò pensando che Kate fosse arrabbiata.

- Va tutto bene, non è il momento di parlarne, ok?

Joy annuì e chiuse gli occhi mentre Kate le teneva la mano.

- Mamma io non voglio guarire. - Le disse prendendo Beckett in contropiede.

- Ma cosa stai dicendo Joy? Tu devi guarire!

- No. Se guarisco Connor mi riporta a casa e poi non ti vedo più. Invece qui mi vieni a trovare tutti i giorni. Non voglio guarire.

Kate si sentì morire nel sentire quelle frasi da sua figlia e la sua rabbia nei confronti di Connor aumentava se pensava che una bambina preferiva stare male piuttosto che con lui. Avrebbe dovuto rimproverarla, ma non riusciva ad essere in alcun modo dura con lei, quella che le uscì fu più che altro una supplica.

- Non lo dire nemmeno per scherzo. Ti prego, Joy, se mi vuoi bene, se vuoi bene a Rick non pensare mai una cosa di questo tipo. Noi tutto quello che vogliamo è che tu guarisca presto.

- Perché non pensate a quello che voglio io? Io non voglio più andare da Connor. Io voglio tornare a casa, mamma. Perché a nessuno interessa quello che voglio io?

- A noi interessa quello che pensi tu Joy. Ma certe cose non le devi pensare. La tua salute è troppo importante per noi. Se non stai bene non potremo fare niente di tutto quello che abbiamo detto, no? - Kate provò ad essere indulgente, ma non era facile. Non era abituata a confrontarsi con sua figlia quando faceva i capricci, ancor meno se la situazione era difficile come quella.

- Nemmeno se devo stare con Connor le posso fare. - Replicò indispettita. Kate non pensava che quell’incontro con sua figlia fosse così, ma quella era solo la conseguenza dei giorni precedenti, quando non poteva parlarle ed ora sfogava quel nervosismo che aveva covato dentro. Se ci pensava quel comportamento poteva essere del tutto normale e giustificato, era anzi strano come avesse sopportato bene tutto il resto nei mesi precedenti, ma Kate non si sentiva in grado di gestirla e non sapeva cosa fare, non era pronta ad essere madre così, avrebbe solo voluto stringerla e coccolarla e dirle che sarebbe andato tutto bene. Avrebbe voluto lì Castle, perché lui sicuramente avrebbe saputo cosa fare e dire e sarebbe stato molto più bravo di lei.

- Vorrei dirti di fidarti di me, ma so che non posso meritarmi la tua fiducia. Però farò di tutto perché tu non vada più da Connor.

- Lo avevi detto anche l’altra volta. - Le ricordò il suo fallimento e le promesse disilluse, come se non fossero sempre ben presenti nella mente di Kate.

- Lo so, ma adesso è diverso. Se solo riuscissi a farti capire quanto vorrei farti felice amore mio… - Kate sembrava sfiduciata nel non riuscire a comunicare come avrebbe voluto con Joy che si chiuse per alcuni minuti nei suoi silenzi che lei rispettò.

- Mamma… ma quando tornerò a casa saremo una famiglia vera?

- Cosa vuoi dire Joy?

- Noi quattro, con Rick e Alexis, saremo una famiglia vera? Tu starai sempre con noi?

- Non lo so questo, con Rick non ne abbiamo ancora parlato… - Beckett si sentì imbarazzata nell’affrontare quel discorso con sua figlia, perché Castle alcune volte aveva provato a parlarle di quella situazione e di come avrebbe dovuto evolversi, ma lei aveva sempre evitato l’argomento, perché non si sentiva pronta, non a fare un passo in più nel loro rapporto ma a vedere la vita da un altro punto di vista che un po’ la spaventava: ogni volta che aveva fatto progetti o si era lasciata andata alla felicità era successo qualcosa di brutto, quindi non voleva pensare oltre. Ma il fatto che amasse Rick era uno dei pochi, pochissimi punti fermi della sua vita.

- A me piacerebbe. - Le disse infine Joy con un sorriso.

- Sì, piacerebbe anche a me.

La stanchezza ebbe il sopravvento alla fine sulla bambina che da lì a poco si addormentò stringendo la mano di sua madre. Non la voleva lasciar andare.

   
 
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