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Autore: Sospiri_amore    25/09/2017    1 recensioni
Chi mai potrebbe frequentare il Liceo dei Mostri?
Ovviamente vampiri, demoni, licantropi ma anche esseri umani.
I Vampiri sono geniali, hanno percezioni extrasensoriali e sono molto popolari.
I Licantropi sono sportivi, forti e molto socievoli.
I Demoni (di acqua, di terra, di fuoco e di aria) sono chiusi, snob e hanno poteri legati al loro elemento.
Gli Umani sono semplici umani.
Come in ogni Liceo che si rispetti ci saranno problemi, amori, litigi e incomprensioni.
In più ci sarà un mistero da risolvere: chi ha rubato il prezioso Diamante incastonato nello stemma della scuola?
❗️❗️❗️VOGLIO SEGNALARE IN ANTICIPO CHE QUESTA È UNA VERSIONE DEL TUTTO PERSONALE DEI VAMPIRI, LICANTROPI E DEMONI. HO PARZIALMENTE STRAVOLTO LE 'REGOLE' CLASSICHE CON LO SCOPO DI POTER RACCONTARE LA STORIA.❗️❗️❗️
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A come appiccicoso
 




L'antica biblioteca del VLUD esisteva prima che l'edificio diventasse una scuola, già quando c'era il ministero era possibile andare a consultare i libri o testi accademici. 

A quel tempo la biblioteca venne suddivisa in quattro sezioni, una per ogni specie.

 

I Licantropi potevano andare nella sezione loro assegnata.

Gli Umani potevano andare nella sezione loro assegnata.

I Vampiri  potevano andare nella sezione loro assegnata.

I Demoni potevano andare nella sezione loro assegnata.

 

Quattro addetti, un Licantropo, un Demone, un Umano e un Vampiro, erano responsabili dei volumi che trattavano gli argomenti della specie di riferimento.

Un modo semplice per evitare spiacevoli incontri o creare troppo trambusto, almeno così credevano allora. Il problema sorgeva quando serviva un libro catalogato in un altro reparto che fosse stato scritto da un'altra specie, in quel caso era necessario che i consiglieri rilasciassero un foglio che permettesse la consultazione. Neanche a dirlo era più difficile di quanto sembrasse, perché se per esempio un Demone desiderava consultare un libro degli Umani doveva armarsi di santa pazienza e aspettare che il suo documento fosse pronto. A volte ci voleva una settimana intera.

 

Per fortuna Tecla non avrebbe dovuto aspettare molto per leggere i suoi amati libri, essendo del terzo anno possedeva il badge, datole dalla segreteria scolastica, che le permetteva di entrare nell'aria riservata agli studenti degli ultimi tre anni.

 

Era da quando Tecla aveva messo il primo piede lì dentro che desiderava consultare tutti quei libri. 

 

Perlopiù si trattava di testi scolastici o accademici, copie di libri antichi o raccolte di testi redatti da eminenti scienziati, filosofi e artisti vissuti tanto tempo fa, ma era anche possibile trovare la più grande raccolta di testi di Alchimia, Archeomagia e Storia Antica dell'intera Nazione. 

La maggior parte degli studenti Universitari della città consultava proprio quel settore, per questo Tecla era tanto elettrizzata, avrebbe avuto la possibilità di studiare a fianco di ragazzi e ragazze con un quoziente intellettivo superiore a quello delle capre che era costretta a frequentare a scuola.

 

Quel placido silenzio, quella tranquillità, che si può trovare solo in una biblioteca, erano una delle cose che Tecla amava di più di quel posto.

Con il badge in mano la vampira camminò a passo deciso verso il settore che fino ad ora le era proibito. 

 

Terzo anno uguale settore nuovo da esplorare.

 

Il pavimento irregolare, e solcato dai passi delle migliaia di persone transitate di lì, era la traccia della storia passata, un passato che Tecla amava più di ogni altra cosa. 

 

Gli scaffali in ebano intarsiato erano gli stessi che i grandi artisti come Anselmo De' Ululanti, Lodoletta Pitturante e Artemisio il Macchiaiolo, avevano consultato. Erano gli stessi spazi che i consiglieri e illustri Vampiri del passato avevano occupato e in cui avevano preso le importanti decisioni politiche e sociali utili alla comunità, qualsiasi specie essi appartenessero. 

Prima che tutto cambiasse, con il siero di Gorgofondo, l'orgoglio di appartenenza era una cosa importante e Tecla lo sapeva bene. Lo aveva letto in decine e decine di libri.

 

Un sole.

Un pungo.

Un muso di lupo.

Un pipistrello.

 

Le fini scanalature color marrone scuro che affondavano nel legno della libreria rappresentavano i simboli di ogni specie. Erano stati intagliati sulla parete, stretta e alta, mostrando le venature del legno esaltandone la natura del materiale.

C'era stata una divisione in specie pure lì dentro, un reparto per ogni gruppo, una divisione rigida della conoscenza, come se la cultura potesse essere divisa in compartimenti stagni.

 

«Che bestialità», pensò la vampira.

 

Tecla non poté non sfiorare quelle meraviglie, quei fregi che le riportavano alla mente gli eventi terribili del passato, ma che non smettevano di esercitare su di lei un certo fascino. Per quanto fossero assurde e barbare, le usanze dei tempi antichi, Tecla non poteva non pensare quanto fossero belle e uniche quelle incisioni.

Alzò un po' il braccio, e con l'indice toccò uno stemma dei Vampiri posto sulla terza libreria a sinistra partendo a contare dall'ingresso.

Era lo stesso stemma che toccava ogni anno il primo giorno che entrava in biblioteca.

Lo aveva sfiorato anche i due anni passati.

Un piccolo rito che le rincuorò il cuore.

 

I libri letti i primi due anni se ne stavano al loro posto esattamente dove li aveva lasciati la fine dello scorso anno, prima delle vacanze estive. Senza badge nessuno studente del VLUD poteva mettere piede all'interno della biblioteca durante i mesi più caldi, salvo gli studenti Universitari, gli studiosi dei testi antichi o i letterati. Tecla aveva dovuto accontentarsi della biblioteca comunale piena di romanzetti rosa e gialli da ombrellone.

 

Uno strazio.

 

Le pesanti mensole piene di tomi accolsero Tecla come fosse arrivata un'amica: dritti sull'attenti pronti per essere presi e coccolati da mani amorevoli. Con passo deciso Tecla si fermò dietro la corta fila che divideva le due zone della biblioteca, quella per gli studenti più giovani dei primi due anni e quella per gli studenti degli ultimi tre anni. Una porta di vetro e d'acciaio, elettronica e moderna, era il confine tra le due zone. Un guardiano con una grossa pancia, intento a leggere un fumetto, se ne stava seduto su una sedia per controllare che nessuno oltrepassare quella porta senza il badge necessario.

 

Tecla si affacciò per sbirciare quello che facevano gli studenti davanti a lei.

Bastava infilare il badge in una fessura e le porte si sarebbero spalancate.

Tecla pensò che fosse semplice.

 

Con un piccolo colpo di tosse si raddrizzò, scosse la sua lunga chioma rossiccia e impettita si mise in fila. Davanti a lei c'era uno studente Universitario, un Demone con un cardigan della facoltà di Lettere e Storia, l'università dei sogni di Tecla.

Con una certa curiosità spiò con nonchalance il foglio che il Demone teneva sottobraccio tra un raccoglitore e un libro di testo.

 

Alchimia teorica. Medioevo nelle diverse specie.

Analisi delle differenze e similitudini.

 

Tecla sentì un brivido salirle per la schiena e colorirle le guance. 

Quello era il paradiso, tutto quel sapere la riempiva di gioia tanto che non vedeva l'ora di conoscere quello studente più grande di lei solo per il gusto di parlargli di libri. 

Scalpitava.

Fremeva.

Non sapeva se sarebbe riuscita a resistere a lungo.

Chissà se quel Demone universitario aveva letto Fondamenta delle specie o Genesi del divario sociale nel periodo del grande esodo?

Tecla si morse il labbro incastrandolo sotto il canino sporgente, faceva così ogni volta che non sapeva cosa fare.

La vampira pensò che fosse meglio distrarsi, altrimenti avrebbe rischiato di fare una figuraccia se avesse iniziato a snocciolare nozioni e informazioni a quel tipo, solo per fare colpo, iniziò a guardarsi intorno in attesa del suo turno alla porta di vetro.

 

Le enormi finestre ricche di mosaici colorati, che rappresentavano i personaggi più importanti della storia e della cultura antica, lasciavano filtrare la luce del sole illuminando il pavimento antico. Il preferito di Tecla era quello di Adalberto Gorgofondo, perché grazie al suo siero lei era quello che era, adesso, e poteva aver accesso a ogni reparto di quella meravigliosa biblioteca senza limitazioni o ridicole guerre di specie.

In attesa di inserire il suo badge nella porta di vetro elettronica osservò i pezzi di vetro incastrati alla perfezione, le righe di piombo che con eleganza congiungevano i tasselli. Certo, Adalberto Gorgofondo non era un adone, a dirla tutta piuttosto tarchiato e poco affascinante, ma poco importava a Tecla, lui era il suo mito.

 

Tecla salutò simbolicamente l'enorme finestra con un sorriso.

 

Poi.

 

Un pizzicore al naso.

Un fastidiosissimo pizzicore al naso.

 

Tecla sapeva bene che, quando la punta del naso le pizzicava in quel modo, suo fratello Vladi stava macchinando qualcosa in zona insieme alla mandria di beoti che gli ronzavano sempre intorno.

 

Guardò a destra.

Guardò a sinistra.

Si concentrò usando tutti i suoi sensi, in particolare il suo sesto senso che non l'aveva mai abbandonata nei momenti importanti. Come quella volta che fermò suo fratello prima che staccasse la testa alle sue bambole o quando Vladi, da bambino, voleva riempirle le scarpe di viscidi lombrichi.

 

«Vladi», sibilò tra i denti la vampira lasciando la fila per la nuova zona della biblioteca per dirigersi tra le file degli scaffali, che conosceva a memoria, tra una matricola e l'altra.

 

Suo fratello ne stava combinando una delle sue, Tecla ne era certa.

 

La ragazza vampira avvistò un addetto della biblioteca intento a sistemare i libri nella parte alta di una libreria, in bilico su una lunga scala.

Tecla tossì per attirare l'attenzione dell'uomo.

 

Non ottenne risposta.

 

Tecla tossì di nuovo.

 

L'addetto si affacciò un secondo ritraendo subito la testa.

 

«Volevo informarla che è in atto un atto vandalico in questo edificio. Il mio sesto senso da vampira mi avverte che mio fratello Vladi, e quella ridicola combriccola dei suoi amici, ne stanno combinando una delle loro», disse tutto d'un fiato con il naso rivolto verso l'alto.

L'uomo bofonchiò prima di parlare con una voce nasale e ridicolmente forzata:«Conosco Vladi Risso, è un ottimo studente. Non dovresti accusarlo di qualcosa che non è ancora successo, non è saggio dargli la colpa di una cosa di cui non hai le prove».

 

Tecla fece una smorfia.

Vladi un ottimo studente?

Quella era l'affermazione più ridicola che avesse mai sentito.

 

«Le posso assicurare che tra meno di dieci minuti qui scoppierà l'inferno», insistette Tecla.

«Adesso vattene strega, qui non c'è nulla che non vada. Mi fai perdere tempo prezioso», disse sgarbatamente l'uomo.

 

Tecla restò a bocca spalancata, infuriata per la maleducazione dell'addetto e per la sfacciataggine con cui l'aveva congedata. Girò sui tacchi pronta ad andarsene. Mosse la gamba destra, decisa ad andare a visitare la nuova parte della biblioteca, quando si fermò di colpo.

 

Tecla rifletté.

 

Fronte corrugata.

Sopracciglia inarcate.

Denti serrati.

 

Tecla tuonò con l'indice alzato verso l'alto: «Gregorio Carnera. Scendi subito di lì. Solo pochi cretini mi chiamano strega e solo tu hai una voce così profonda da sembrare quella di un adulto».

 

L'addetto sbuffò, poi scese le scale tenendo per le mani una corda tesa verso la cima dello scaffale. 

Era Gregorio, Tecla aveva ragione.

 

«Sei la solita guastafeste impicciona», disse Greg alzano sommessamente le spalle.

«Ti arrendi così? Mi fa dubitare la tua pacatezza», disse Tecla scrutando gli occhi gialli del licantropo.

 

Gregor era imbarazzato, almeno così sembrava.

Se ne stava con il braccio alzato a tenere quella corda che serviva a reggere chissà cosa, là sopra, con l'aria colpevole e imbarazzata.

 

«Cosa stai nascondendo?», chiese Tecla avvicinandosi a Gregorio e osservandolo da capo a piedi soffermandosi in particolare sulla corda.

 

Il ragazzo licantropo indossava una divisa da bibliotecario che gli andava troppo stretta. La massa di muscoli messi con il football e la normale inclinazione per i licantropi per gli sport violenti e faticosi, aveva reso il ragazzo più grosso della media. La pelle scura, color cioccolato e i capelli ricci e neri erano un marchio di fabbrica per riconoscere Gregorio, uno tra gli studenti più amati e odiati dell'intero VLUD.

 

Più amato perché era da due anni che la squadra di football della scuola vinceva grazie a  lui.

Più odiato perché aveva combinato scherzi di ogni tipo a tre quarti della scuola.

 

«Nulla. Tuo fratello mi ha detto che...», mugolò Greg con l'aria afflitta.

«Vladi. Certo, c'è sempre lui dietro a tutto».

 

Tecla non fece in tempo a finire la frase che suo fratello gemello spuntò da dietro lo scaffale indossando una divisa da bibliotecario di due taglie più grande e ridicoli baffi neri, visibilmente posticci.

 

Tecla incrociò le braccia al petto mentre picchiettava il piede nervosa.

 

«Tu e tu», disse la vampira al fratello e al licantropo, «Che state combinando?».

 

Vladi e Gregorio si guardarono per pochi attimi, complici e sornioni.

 

«Un esperimento», disse sicuro il vampiro.

«Che razza di esperimento?», chiese a Tecla sempre più furiosa.

«Fisica e Archeomagia», rispose Greg con la solita faccia tosta di tutti i giorni.

«Cosa state blaterando?», chiese Tecla nervosa.

 

Vladi si avvicinò alla sorella e la accompagnò vicino a Gregorio.

Gregorio porse la corda a Tecla.

 

«Cosa significa?», chiese la vampira guardinga.

«Semplice, tu prendi la corda e conta fino a dieci, vedrai che succede», disse Vladi sfoderando un sorriso vampiresco.

«Mica sono scema. Capaci che combiniate un disastro», disse Tecla rifiutandosi di tenere la corda.

«E se per caso io facessi così», disse Gregorio alzando l'indice della mano che teneva la spessa fune lasciandola scivolare, come se volesse allentare la presa.

«Non oserai...».

 

Tecla venne interrotta dal licantropo.

 

«Non oserò cosa? Questo?». Gregor alzò il dito medio lasciando solo l'anulare e il mignolo, con il pollice, a tenere la corda che vacillò pericolosamente.

«No!». Tecla si lanciò sul braccio del licantropo aggrappandosi con le due mani sulla fune, strinse più che poté affinché qualsiasi cosa la corda reggesse non causasse nessun tipo di danno.

 

Tecla se ne stava a penzoloni cinquanta centimetri sollevata dal pavimento con le mani strette intorno alla fune. Gregorio teneva l'estremità tesa con sole tre dita.

 

Poi.

 

Greg aprì di scatto la mano.

La corda partì verso l'alto, di scatto, trascinando in alto la vampira verso la sommità della libreria.

Tecla, restando sempre attaccata, si sollevò così in alto che si ritrovò verso la cima dello scaffale a metri d'altezza.

Il peso della cosa che la corda reggeva, dalla parte opposta, era molto più pesante di lei e la teneva sollevata in aria.

 

«Cosa dici, Vladi? Credi che il peso dello striscione sia maggiore di quello di tua sorella?», chiese il licantropo come se analizzasse un esperimento.

«Caro collega, credo si possa dire che sì, il cartellone pesa più di mia sorella», rispose il vampiro.

 

Tecla, viola in faccia, urlò. Buona parte degli studenti della biblioteca si riversarono nella corsia di fianco ad ammirare l'opera di Gregor e Victor: un cartello enorme copriva la facciata dello scaffale, dalla parte opposta, Tecla, penzolava appesa a una fune.

 

«Inoltre possiamo affermare che le streghe non possono volare. Il manuale di Archeomagia si sbaglia di grosso», disse Greg.

 

Vladi annuì convinto mentre ammirava la sorella strepitare, come una matta, attaccata alla corda e con i piedi a penzoloni nel vuoto.

 

«Credo sia meglio andare», disse il vampiro all'amico, avvistando i bibliotecari arrivare sul luogo del misfatto. 

 

Vladi e Gregorio si nascosero dietro una colonna di pietra liberandosi delle divise e dei baffi finti che indossavano. Con tutta calma raggiunsero le decine di studenti che guardavano lo striscione srotolato su una facciata di una libreria, si poteva scorgere il nodo della corda che reggeva, dall'altro lato, Tecla urlante.

 

Buon anno appiccicoso a tutti gli studenti.

 

«Non mi è chiaro perché tu abbia voluto scrivere appiccicoso?», chiese il vampiro al licantropo.

Greg fece tre grossi passi indietro raggiungendo uno spazio libero e protetto, tra una libreria e una finestra. Si nascose sbirciando curioso: «Qui dovremmo essere al sicuro».

 

Vladi non fece in tempo a rispondere.

 

Due spruzzi di gelatina rossa zampillarono dalla cima della grande libreria per riversarsi a doccia sulle teste degli studenti, dei docenti e dei bibliotecari arrivati a curiosare.

Decine di persone appiccicose, inzaccherate e sgocciolanti rimasero qualche secondo impietrite per poi iniziare ad urlare disgustati.

 

Vladi strinse la mano a Greg: «Complimenti Maestro, la gelatina ha dato quel tocco in più. Non avrei potuto fare di meglio».

«Se noti lo striscione ha coperto i libri e non ne ha sporcato nessuno. Qualche vestito e zainetto macchiato non può essere niente di così grave», aggiunse il licantropo gonfiando il petto orgoglioso. «Quest'anno sarà l'anno della gelatina. Vedrai che spasso».

 

Vladi abbracciò l'amico, prima di sbirciare per l'ultima volta il mare rosso e appiccicoso che copriva parte del pavimento antico della biblioteca. Le facce umide e infuriate, di tutti gli studenti e adulti inzuppati e sporcati, erano la cosa più buffa che avesse mai visto.

 

Quello sarebbe stato un anno fantastico, di questo Vladi ne era certo.

 
   
 
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