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Autore: sunburstsandmarblehalls    25/09/2017    1 recensioni
Tutti sappiamo chi sono, ma nessuno li conosce com'erano prima della guerra, prima della fama, prima delle morti.
Allora erano solo ragazzi, con problemi di voti, amore, amicizia, identità, famiglia. Solo Lily e le sue compagne di stanza. Solo i Malandrini. Solo i loro amici.
Poi iniziarono a succedere cose strane a Hogwarts, e cambiò tutto.
Si trovarono in mezzo a un mistero, e non ne sarebbero usciti se non assieme.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Iniziava sempre allo stesso modo.
Lily aveva sempre questa sensazione attorcigliante nello stomaco che non sapeva se volesse dire panico o eccitazione, e la ignorava sempre perché sapeva che non avrebbe fatto una grande differenza. Mangiava la sua colazione sempre per prima, da sola in cucina - non seduta, no, in piedi vicino alla finestra in modo che potesse sentire il calore del legno colpito dal sole con i suoi piedi scalzi. Rimaneva sempre lì più di quanto fosse necessario, senza una precisa ragione, fino a ché quella sensazione nel suo stomaco non era scomparsa del tutto.
Andava sempre allo stesso modo, con Lily in piedi in cucina e poi Lily in piedi alla stazione nove e tre quarti e poi Lily in piedi a svuotare la prima metà della sua valigia - per poi stufarsi e lasciare il resto nei bagagli per almeno altre due settimane - tutto nel corso di una sola giornata. E alla fine sarebbe andata a letto, e non avrebbe dormito, perché non dormiva mai la prima notte da nessuna parte, nemmeno nel suo stesso letto, e pensava che non avrebbe mai capito il perché. Ad alcune cose bisogna solo abituarsi.
Iniziava allo stesso modo, e finiva allo stesso modo, ma il resto era tutto da vedersi.
 
 
“Non dovresti essertene già andata?” la salutò sua sorella scendendo dalle scale quella mattina, e Lily sospirò. Petunia era sempre di cattivo umore in quel periodo dell'anno, e lei non aveva mai capito bene il motivo. Nemmeno aveva mai chiesto, in effetti, ma voleva evitare di essere sbranata viva se possibile. Istinto di sopravvivenza. A volte pensava che fosse perché se ne doveva andare, ma non sapeva se derivasse dal fatto che non la voleva lì o che non la voleva via. O forse era qualcos'altro, forse non le piaceva l'autunno. Forse quel periodo sarà sempre marcato dalla memoria dell'inizio della scuola.
“No, sono in anticipo”
“Peccato”
Okay. “Buongiorno anche a te, comunque.”
Sua sorella si limitò a guardarla male.
I minuti successivi furono silenziosi e imbarazzanti, Petunia che si preparava la colazione e Lily che stava fissa nel suo posto unicamente per provare che non se ne sarebbe andata solo perché veniva trattata male.
Questo, almeno, finché non decise che era una lotta stupida e che doveva ancora mettere le ultime cose in valigia.
Aspettò l'ultimo momento per salutare sua madre, un'altra cosa che faceva tutti gli anni.
E ora tutto per l'ultima volta.
Bussò alla sua porta, ma non ottenne risposta. La luce era spenta, ma non poteva andarsene senza salutarla: non l'avrebbe vista fino a Natale.
“Mamma?” sussurrò. Odiava svegliare le persone. “Ehi, mamma?”
Sentì solo un mugugno per risposta. Era uno dei giorni difficili. Forse il motivo per cui sua sorella era di cattivo umore.
“Ehi,” mormorò, accendendo la luce. “Buongiorno”
Sua madre le sorrise. “Ciao”
Le piaceva sua madre appena sveglia. Era mezza addormentata e i suoi capelli erano disordinati e sorrideva sempre.
Si stese sul letto di fianco a lei, sopra le coperte, guardandola in viso. “Me ne vado tra poco”
Vide il sorriso morire sulla sua faccia. “Oh, è oggi?”
Lily annuì.
“E ci vediamo a Natale?”
Annuì di nuovo. “Certo, mamma. Non vedo l'ora!”
“Mi mancherai tanto. Mi piace averti qua”
“Lo so, ma torno presto. E andrà tutto bene”
Sua madre aveva la sua forma degli occhi, e si vedeva su di loro anche il minimo sorriso, la minima emozione. Le erano sempre piaciuti quando era piccola, era sempre stata contenta di avere i suoi occhi. Le era sembrato di condividere anche le sue emozioni, così.
“Sai che ti voglio bene”
Annuì. “Anche io ti voglio bene, mamma”
“Vorrei vederti di più. Vai via da quando eri piccolina, e mi sembra che non sia più mia a volte”
Non sapeva cosa rispondere, non sapeva mai cosa dire. La abbracciò.
“Mi mancherai,” continuò sua madre. “Ti aspetterò”
Odiava quell'immagine. Sua madre che aspettava che lei tornasse, che aspettava per mesi e mesi e mesi. E lei che se ne andava di nuovo - e di nuovo e di nuovo. Lei che aveva una vita, e sua madre che si preoccupava per lei.
Tutti gli anni lo stesso.
Lasciò sua madre a letto, e lasciò la luce accesa.
“Ora me ne vado” annunciò a sua sorella, dopo aver trascinato giù tutte le sue cose.
Petunia annuì.
Non le disse che le voleva bene, perché non voleva metterla nella situazione di rispondere. Non voleva sapere la risposta, in quel momento.
“Ci vediamo a Natale, e vi scrivo presto,” disse invece, e si chiuse la porta alla spalle, e si incamminò, e iniziò un nuovo anno.
A quanto pare quel periodo non lasciava nemmeno a lei il suo buon umore.
 
 
 
L'aspetto positivo di essere all'ultimo anno era che, a differenza dell'inizio della sua carriera scolastica, sapeva dove andare una volta salita sul treno. Aveva detestato dover affacciarsi ad ogni scompartimento per trovare le sue amiche.
E trovare le sue amiche era come una boccata d'aria fresca, era come essere nell'acqua fonda e realizzare all'improvviso di saper nuotare, e così dimenticarsi com'era camminare sulla sabbia.
Fu facile sedersi (o stendersi, nel caso di Em) sui sedili e parlare di niente, e semplicemente stare assieme. Fu facile anche con Anna, nonostante non avessero parlato dal loro litigio, perché non avevano bisogno di grandi gesti per tornare ai modi di sempre.
“Oggi è stato orribile,” disse Lily ad un certo punto. “Mia sorella era particolarmente di cattivo umore”
“Ah, ti capisco,” Anna. “Tutta questa settimana è stata un inferno, Mel e Alex hanno fatto di tutto per renderci la vita impossibile.”
“Probabilmente non volevano che te ne andassi,” suggerì Mary, e Anna annuì.
“Lo so, è che è sempre così orribile arrabbiarsi con loro giusto prima di andarsene!”
A dire la verità, Lily aveva voglia di lamentarsi di sua sorella, forse solo per togliersi la sensazione di colpa dall'animo. Ma sapeva che era un obiettivo egoistico, e comunque era curiosa per la povera Anna, quindi si concentrò sul suo racconto.
“Tranne oggi, oggi erano così tristi e desolate! E Clem si è svegliato tardi, credo che non stesse molto bene, quindi mi sono messa a preparare la colazione per loro e cercare di fare tutto il necessario per partire, ma mi si sono attaccate addosso e non mi lasciavano più! Mi ha spezzato il cuore abbandonarle, spero che Clem non stia troppo male per consolarle..”
 
La volta dopo che provò a lamentarsi, non iniziò nemmeno a parlare. Non sapeva perché volesse così tanto raccontare della sua mattina a qualcuno, davvero, ma era più forte di lei.
 
 
 
Una volta arrivata al castello non provò nemmeno a svuotare le valigie, le mise sul letto e andò diretta al parco. Si era separata dalle altre ragazze per andare alla riunione dei prefetti – alla quale Potter nemmeno si era presentato, che buona prima impressione – ed era stata occupata per tutto il viaggio, ma le avrebbe viste dopo a cena.
Si sedette sotto all'albero dove si arrampicavano sempre lei e Anna, e, dopo solo qualche minuto, questa si unì a lei.
“Dovremo trovare un nuovo rendez-vous l'anno prossimo”
Non voleva nemmeno pensarci. Un intero anno di ultime volte.
Anna si lasciò cadere accanto a lei con un grugnito, e si girò a guardarla.
“Cosa?”
“Cosa?”
“Anne, conosco quello sguardo! Cosa?”
“Non ci crederai”
“A cosa?” stava perdendo la pazienza, ma le venne da ridere all'eccitazione dell'amica.
“Mentre eri via alla tua riunione,” pausa per effetto, “è passato un centauro per i vagoni!”
Cosa?
“Giuro! A quanto pare era venuto per dire qualcosa a James! Ci credi? Oppure l'aveva portato lì James.. Ho sentito entrambe le versioni”
“Da chi?”
“Lils, ne parla l'intera scuola!”
“Stai scherzando, vero?”
“Assolutamente no! E nessuno ha più visto James per tutto il viaggio!”
“No, scusa, un centauro? In un treno?”
“Giuro!”
Lily scosse la testa. Quella scuola non finiva mai di sorprenderla.
“Okay, ho fatto il mio dovere e l'ho detto al caposcuola, ora devo andare”
Lily aggrottò le sopracciglia. “Dove vai?”
“Ho promesso che avrei visitato Nick-quasi-senza-testa appena arrivata, sai quanto si offende!”
“Giuro che la vostra amicizia è una delle cose più strane di questa scuola”
“Ehi, sai da quanti casini mi ha tirata fuori?”
“No, e nemmeno lo voglio sapere! Sono caposcuola ora!”
“Sì, lo so” alzò gli occhi al cielo. “Tiratela meno”
Lily rimase senza parole – era la prima volta che lo nominava – e Anna scoppiò a ridere.
“Okay, Lils, ti tengo un posto a cena!”
“O lo tengo io a te, vediamo chi arriva prima!” le disse mentre si allontanava.
Un centauro in un treno. Non era possibile.
Ma non ebbe tanto tempo per pensarci, perché Mary la raggiunse dopo un attimo.
“Eccoti! Non ti trovavo più, per fortuna ho incontrato Anna che mi ha detto dove eri!”
“Tutto bene?”
Mary la guardò come se fosse impazzita. “Tutto bene? Scherzi? C'era un unicorno nel nostro treno!”
“Sì, lo.. Aspetta, non era un centauro?”
Mary fece spallucce. “Una creatura con quattro zampe. Che importa? Era nel nostro treno!”
Si erano messi tutti d'accordo per prenderla in giro e si erano dimenticati i dettagli? Di sicuro era più probabile che un centauro, o unicorno che fosse, avesse galoppato nei vagoni.
“Io non ci credo.”
“Lily!” Mary esclamò con disapprovazione. “Aspetta, tu stai qui, ti porto Em che l'ha visto!”
Un bacio sulla guancia e già stava correndo verso il castello.
Questa storia era più assurda di quanto pensasse – e le sembrava già assurda prima.
E lei che pensava che dopo sua sorella nulla potesse andare storto.
 
 
Questa volta, ebbe almeno dieci minuti di pace prima di essere interrotta nei suoi pensieri, ma non fu Mary a correre fino all'albero e quasi scivolare al suo finaco.
“Cosa stai facendo, Sirius?”
Lui la zittì. “Nascondendo” sussurrò.
Lei si guardò attorno, ma non c'era nessuno.
“Da,” ma lo sguardo gelido del ragazzo la fermò, e Lily sospirò. “Da chi?” chiese, questa volta a bassa voce.
“Dal tipo che ha attaccato James!”
Cosa? “Non era un unicorno?”
A questo punto Sirius si girò finalmente verso di lei, abbandonando momentaneamente la guardia da chiunque fosse che lo rincorreva. “Di cosa stai parl-? Ah, no, no!” esclamò, dimenticandosi che doveva parlare piano. “Quello era in treno! Dico il ragazzino che ha tirato un pugno a James quando siamo entrati in Sala Comune!”
Ora Lily era davvero confusa.
“Qualcuno ha tirato un pugno a James? Perché?”
Sirius fece spallucce. “Chi lo sa più. Abbiamo fatto arrabbiare così tanta gente.. Di solito non Grifondoro, però.” Disse tra sé e sé.
Lily aprì la bocca per dire qualcosa, ma non aveva idea di cosa pensare al riguardo. Appoggiò la testa al tronco dell'albero. “Questo giorno non finirà mai.”
Sirius le lanciò uno sguardo incredulo. “Non sei mica tu ad essere stata attaccata da uno sconosciuto.”
“No, solo da mia sorella,” perché lo stava dicendo a lui? Ma Sirius rise.
“La famiglia è fatta apposta, è a scuola che non te lo aspetti!”
E in quel momento Lily si ricordò a chi stava parlando, e le venne voglia di lanciarsi una maledizione. Nessuna famiglia supera i Black per disgrazie.
“Perché ti nascondi?”
Lily sobbalzò alla nuova voce, ma Sirius non reagì neppure.
“Perché uno psicopatico sta provando ad ucciderci, non attirare l'attenzione!”
Remus alzò la sopracciglia. “Era tipo al secondo anno, e ha provato a malapena a tirare un pugno a Prongs perché la sua ragazza è innamorata di lui o qualcosa del genere. Non sta provando ad ucciderti.”
“E chi te lo dice?”
“Il fatto che stava quasi piangendo dopo il colpo,”
“Tattica di distrazione.”
“E che la McGranitt ha portato entrambi nel suo ufficio.”
A queste parole Sirius finalmente si rilassò. Lily continuava a fissare i due, completamente senza parole. Ma era normale nelle loro vite?
“Beh, almeno è un'occasione perché qualcuno vinca la scommessa.”
Remus annuì. “Abbiamo solo un anno”
“Che scommessa?” Trovò le parole Lily. Non era sicura di volerlo sapere.
Remus sosse violentemente la testa, ma Sirius lo ignorò. “Il primo che riesce a rubare qualcosa dall'ufficio della McGranitt vince. È più difficile di quanto sembri, fidati.”
Cosa? Remus!” si girò a guardarlo male, e lui fece una smorfia.
“Non abbiamo fatto nulla!”
“Per ora” sussurrò Sirius. Lily lo sentì benissimo.
Aveva ragione, non lo voleva sapere.
Passò qualche istante in silenzio.
“Cosa succede a chi vince?”
“Capelli blu per una settimana”
“Ma se ha vinto non dovrebbe avere un premio?” era così confusa dai Malandrini.
Sirius sbuffò. “Noioso”
Lily si chiese chi avrebbe mai voluto vincere una loro scommessa.
“Dov'è Peter?” Chiese Sirius a Remus, e quest'ultimo alzò le spalle.
“Okay, andiamo a trovarlo!” Si alzò in piedi di scatto, eccitato dalla nuova missione. “Ci vediamo!” Lily immaginava che stesse salutando lei, ma era già partito spedito in una direzione a caso.
Remus le sorrise, con più calma, e lei fu mentalmente grata per la sua presenza. Quel ragazzo era acqua fresca tra il tumulto dei suoi amici.
“A dopo” gli disse, e lui annuì, prima di seguire Sirius.
Quindi mentre lei era alla riunione a insultare silenziosamente James Potter per la sua assenza, questi era a discutere con un centauro, o unicorno. Che lei non aveva decisamente visto scendere dal treno. O salire, se è per questo.
Poi, una volta arrivati, era riuscito a farsi picchiare da un secondo anno.
E tutto questo a sua insaputa.
Iniziava bene il suo anno da caposcuola.
 
 
Quando Mary e Em finalmente tornarono, la prima era decisamente meno felice di come l'aveva vista poco prima.
“Che è successo?”
“Nulla” ma il sorriso non era sincero, e Mary era una pessima bugiarda. “Ho visto Mulciber” ammise, senza guardarla negli occhi. Em le accarezzò la schiena.
Mulciber, che aveva invaso la sua mente e infestato i suoi sogni l'anno prima.
“Credevo di averlo superato, sapete? Di aver superato la paura, e la vergogna. E poi l'ho visto, ed è bastato così poco ed è tornato tutto a galla. Credevo di essere più forte di così.”
Lily allungò una mano verso di lei, e Mary si accoccolò sul suo fianco, un braccio dell'amica attorno alle sue spalle. “Sei la persona più forte che conosco, Mary. Non è colpa tua.”
Mary non rispose, e nessuno parlò per un po', perché sapevano che stava cercando di non piangere.
“Beh, Em,” disse alla fine, e la voce non le tremava nemmeno un po'. “Dille cosa hai visto.”
“Non ho idea di cosa ho visto.”
“Beh, era un centauro o un unicorno?”
“Non lo so! Era così veloce, e inumano, e giuro che sembrava fare luce! Subito avevo anche pensato che fosse un grifone, sai, perché aveva un colore così forte!” un centauro, unicorno, e grifone. Ci mancava solo quello. “Comunque, l'ho visto, e poi in un battito di ciglia era scomparso giù per il corridoio. Pazzesco.”
Pazzesco era la parola giusta.
“Oh! E sai chi altro ho visto?”
“Chi?”
“La tipa di questa estate! Quella super stronza!”
“Marlene?”
“Ecco, quella! L'ho vista, ma subito non l'ho riconosciuta, ci ho messo i secoli prima di capire chi fosse.”
“Come hai fatto a non riconoscerla con quei capelli?”
“È proprio quello il punto! Aveva dei capelli normali! Biondo scuro, lisci, media lunghezza. Passava per una persona normale”
“Ecco come abbiamo fatto a non ricordarci di lei!”
Emmeline annuì con veemenza. “Un mistero risolto.”
“Ce ne manca uno.”
“Cioè?”
“Cioè, in nome di Merlino, cosa è successo oggi a James Potter.”
 
 
Stava chiacchierando con le sue amiche da un po' quando Peter si unì a loro. Avrebbe dovuto aspettarselo, davvero, visto il modo in cui tutti sembravano venire a trovarla lì quel pomeriggio; ma non smetteva di sorprendersi. Cosa ci faceva mezza scuola dove lei andava per riposarsi? Anna aveva ragione, dovevano trovare un nuovo posto.
“Avete visto Remus e Sirius?” chiese loro appena fu abbastanza vicino.
“Sono andati a cercarti qualche ora fa,” rispose lei, dispiaciuta di non avere più informazioni.
Lui la ringraziò comunque, avviandosi alla sua ricerca, quando le venne un'idea.
“Aspetta! Cos'è successo oggi sul treno?”
“Cosa intendi?”
“Questa mattina! Col centauro-grifone-unicorno!”
Lui scosse la testa. “Non so di cosa parli.”
Lily socchiuse gli occhi. “Peter!”
“Sì?”
Prese un respiro profondo. “Senza targhetta di caposcuola. Sono solo curiosa.”
Lui attese un momento, poi annuì. “Non ho idea di cosa fosse.”
“Ti ho detto...!”
“No, intendo, non ho idea di che creatura fosse!”
“Com'è possibile?”
Lui fece spallucce. “Comunque, non ho idea di chi l'avesse mandato, ma aveva un messaggio per James a quanto pare.”
“Perché dici mandato?”
Lui la guardò per un istante prima di ridere. “Oh, ti manca l'informazione principale! Era un Patronus!”
Un Patronus. Certo!
“Spiega la luce” mormorò Em.
“E il fatto che non è né salito né sceso dal treno”
“Peccato,” commentò Mary.
“Speravi che fosse una vera creatura magica?”
Mary non rispose, perché Peter si intromise. “Okay, ora vado.”
“No no no, un attimo!” Lui fece una smorfia. “Che messaggio aveva?”
“Stai lontano dalla foresta”
“Dalla foresta?”
“È quello che ha detto. Posso andare?”
Lei arrossì. “Scusa, certo. Scusa.”
Quell'intera giornata non aveva senso. Non era ancora finita e già Lily era esausta.
 
 
Quando finalmente rimase sola, scoprì che non aveva più voglia di pensare. Chiuse gli occhi e si concentrò sull'aria che le colpiva il volto, sull'erba sotto le sue gambe, sul terreno che toccava con le dita. Era circondata dal mondo intero, e la sua mente continuava a tornare a sua sorella, e sua madre, e Mary, e il Patronus, e tutto il resto.
Era appena iniziato l'anno e aveva già così tante responsabilità e preoccupazioni. Non sapeva se sarebbe riuscita a tenere tutto sotto controllo. Non ci riusciva mai.
Sospirò, aprendo gli occhi e lasciando che lo sguardo vagasse sul paesaggio davanti a sé – così che vide una figura familiare vicino ad un albero poco più avanti. Strizzò leggermente gli occhi per vedere più chiaramente contro il sole che tramontava, e sorrise.
"Fumare ti ucciderà, lo sai?" disse a voce abbastanza alta perché l'altro potesse sentirla.
James si bloccò per un istante, per poi esalare, assieme al fumo, quella che assomigliava molto ad una risata.
Lily aspettò che lui si avvicinasse, e lui lo fece con calma, con la lentezza di una lunga giornata, e arrivò finalmente di fianco a lei - lei seduta e lui in piedi così che doveva alzare completamente la testa per poterlo vedere in faccia.
“Com'è che tutti vengono qua oggi? Giuro che fino all'anno scorso solo io e Anna conoscevamo questo posto.”
James rise alle sue parole. “Credimi, noi conoscevamo questo posto prima di voi”
“E allora perché non vi abbiamo mai visti?”
Lui fece spallucce, mentre la sigaretta si bruciava lentamente da sola. “Vi abbiamo sempre evitate.”
A quello, non sapeva cosa rispondere. “Perché?” Non sapeva se essere più offesa o sorpresa.
Lui le lanciò uno sguardo di scuse. “Eri terribile, tutte le volte che ti incontravamo trovavi qualcosa per cui sgridarci o farci la predica”
Lo fissò con gli occhi spalancati. “Non è decisamente vero!” Era così che la vedeva la gente?
Lui soffiò una risata non molto dispiaciuta. “Scusa”
Lei esalò un sospiro e scosse la testa, i Malandrini erano sempre melodrammatici.
 
James si sedette di fianco a lei per terra, colpendola gentilmente con la spalla e facendola sorridere. Cercò con lo sguardo quello che Lily sembrava osservare con tanta attenzione - ma forse era solo persa nei suoi pensieri.
"Quindi," iniziò la ragazza, e James non aveva bisogno di girarsi per sapere che aveva ancora un rimasuglio di sorriso sulle labbra. "Com'è andata la tua giornata?"
Ad essere onesto, era solo contento che fosse finita; ma in qualche modo, stando seduto lì a respirare l'aria di tarda estate, col sapore di sigaretta in bocca e quella leggera sensazione di tranquillità che Lily sembrava essere in grado di portare con sé (la conosceva da abbastanza per aver colto almeno quello) non gli sembrò di mentire. "Bene." C'era qualcosa, in un male passato, che era meno preoccupante di quanto era stato quando era in corso. Si voltò verso Lily. "E la tua?"
La vide prendere fiato, come se fosse stata sul punto di dire qualcosa ma si fosse bloccata all'ultimo momento, e poi aprirsi lentamente in un sorriso. "Bene."
Rimasero in silenzio po', poi Lily gli colpì piano la spalla con la propria e si alzò, iniziando a camminare verso il castello.
“Ehi,” disse dopo un attimo, le sopracciglia corrucciate. “Adesso non mi evitate più?”
Lui sorrise. “Non me lo sognerei nemmeno.”
 
 
Forse, dopo tutto, non dovevano cambiare posto lei e Anna; pensò Lily mentre andava a cena.
 
 
 
Il giorno dopo, il primo giorno di lezioni dell'ultimo anno, tutti i malandrini saltarono la prima ora. Si presentarono a metà della seconda, con lo sguardo di chi non ha dormito abbastanza e un occhiolino per l'insegnante indignato.
Alla fine della lezione Lily partì spedita nella loro direzione e si piazzò in mezzo al loro cammino.
“Dove eravate?” chiese, ma il suo sguardo era puntato su James. Il caposcuola.
Peter fece spallucce, Remus evitò il suo sguardo, James provò a sorriderle. Sirius disse: “A letto.”
A letto? “Il primo giorno di scuola? Mi state già rendendo la vita impossibile, non potete almeno provare – avete avuto l'intera notte per dormire!” Ma proprio mentre lo diceva realizzò che non era vero. “Oh Merlino. Siete andati, vero? Siete andati nella foresta!”
James scambiò uno sguardo confuso con i suoi amici. “Come fa a saperlo?”
“Ma vi è stato specificatamente detto di non andare!”
“E perché credi che ci siamo andati?” rispose Sirius come se fosse ovvio. Non lo era.
Lily rimase qualche istante a fissarli, come per capire cosa passasse per la loro testa. Poi si arrese. “E cosa avete trovato?”
Sirius fece un sorrisetto. “Nulla”
“Beh, nulla più del solito.”
“E i centauri ci hanno cacciati perché stavamo 'disturbando la pace'”
“Non è stata una nottata produttiva”
“Ma... Nulla? Com'è possibile? Dovete aver dimenticato qualcosa” decise Lily. Non le piaceva per niente che fossero andati, ma la sua curiosità era troppo forte.
James sorrise. “Fidati, conosciamo la foresta ancora meglio del castello,” che era una cosa strana da dire, considerato che il castello era impossibile da conoscere. “Se non abbiamo trovato nulla noi, non c'è niente da scoprire.”
Ma non era possibile, il patronus era stato chiaro. A proposito: “di chi era il patronus?”
La cosa che la stupì di più fu che tutti scossero la testa. “Non ne abbiamo idea” ammise Remus.
Lily spalancò gli occhi. “Un patronus sconosciuto vi manda un messaggio e voi non vi fate domande? E se fosse stata una trappola? Magari sapeva che sareste andati, magari vi aspettava!”
“Ma non ci è successo nulla” argomentò Sirius, come se risolvesse tutti i loro problemi. Quei ragazzi erano particolarmente stupidi a volte.
“Potrebbe avere-” abbassò ancora più la voce rispetto a com'era prima, avvicinandosi a loro. Se non erano sospettosi prima, ora lo erano senz'altro. “Potrebbe avere a che fare con l'anno scorso. Con le nostre ricerche.” Ma cosa? Pure lo sguardo dei malandrini sembrava chiederglielo. Doveva andare a parlarne con Anna, quello rendeva sempre le cose più chiare. “Magari era un avvertimento. Che sanno cosa stiamo facendo. Che sono un passo davanti a noi.”
“Anche se fosse,” rispose Sirius, con un sorriso luminoso, “vuol dire solo che sarà più divertente vincere.”
Lily lo guardò male – non era un gioco, Merlino – ma se intendeva che dovevano impegnarsi di più, allora era vero. Un'estate lontana dal castello non aveva cancellato tutto quello che era successo l'anno prima, soprattutto dopo la loro avventura nel Ministero. Le sembrava di essere all'improvviso entrata in un mondo diverso, uno pieno di pericoli che non riusciva a vedere, ed era troppo tardi per uscire, anche se non aveva idea di cosa fare lì dentro.
“James, posso parlarti un attimo?”
Lui alzò un sopracciglio alla richiesta, ma lasciò che i suoi amici si allontanassero.
“Ascolta, non puoi fare così quest'anno,” iniziò Lily prima che il ragazzo potesse fare battute che avrebbero peggiorato il suo umore. “So che nessuno se lo aspettava, ma sei Caposcuola, e devi prenderlo seriamente! E non è solo che non puoi rompere regole come fai di solito,” James finse uno sguardo innocente che la fece quasi ridere, “ma non posso fare tutto da sola, okay? Mi devi aiutare con qualcosa, c'è un motivo per cui i Caposcuola sono in due”
Lui sospirò, come se fosse una richiesta enorme, “Come vuoi, dolcezza.” Lei scosse la testa, esasperata.
Fece per andarsene, ma lei lo fermò. “Aspetta, un'ultima cosa!” Prese un respiro profondo e lo squadrò negli occhi, per fargli capire quanto seria era. “Non teneteci cose nascoste. Siamo nella stessa barca, e non aiuta se non ci dite cose. Siamo insieme in questo. Siamo un gruppo. Non lasciateci indietro.”
James la guardò negli occhi per un istante di troppo, e poi annuì. E Lily si fidò.
 
 
 
La prima lettera di Alice arrivò durante una cena, e Lily si perse un'intera portata per leggerla e passarla alle sue amiche.
Alle ragazze del dormitorio 7C
  Lily, mi ricordo che una volta mi hai detto che ero una delle persone più decise e con i piedi per terra che conoscevi, e mi dispiace deluderti, ma se lo ero davvero, ora non lo sono senz’altro. Fino a pochi mesi fa sapevo esattamente cosa fare della mia vita, sapevo esattamente dove sarei stata ora. Non credo di aver mai avuto dubbi al riguardo negli scorsi quattro anni. Quattro anni sono lunghi per una persona così giovane, e ho solo ora realizzato quanto la mia vita girasse attorno a Frank. Mi sono formata con lui, sono cresciuta con lui. Non mi ricordo nemmeno se ho deciso di diventare Auror prima o dopo di averlo incontrato. Giuro che non ne ho idea. Non avevo un singolo piano per il futuro che non coinvolgesse lui.
  Devo slegare la mia vita dalla sua, devo staccare la mia personalità da lui e capire cosa è mio e cosa ho creato per lui.
  Sarà un lavoro lungo e difficile, ma ne uscirò migliore. Vedrete.
  Quindi, il punto di questa lettera non è di sfogarmi (giuro!) ma di dirvi che non so dove andare, ed è abbastanza spaventoso perché mi sembra di essere bloccata qua, ma penso davvero che prendere questo anno per me stessa sia la cosa migliore. Magari l'anno prossimo cominceremo qualcosa insieme, chissà!
  E a proposito, avete pensato seriamente a cosa volete fare? So che sembra ipocrita venendo da me, ma fidatevi che avere un obiettivo quest'anno sarà utile. Comunque, a voi come va l'inizio? Dovete raccontarmi ogni cosa! (Voglio una lettera da ognuna di voi, sono seria!) Avete un nuovo insegnante di Difesa? Che domande, certo che ne avete uno nuovo – beh, com'è? E cos'è successo allo scorso? Mi pare di aver scommesso che si sarebbe licenziato, con i Malandrini come alunni, quindi ditemi qual è stato il vero motivo che nel caso devo ritirare i miei soldi!

Vi voglio un mondo di bene,
Alice.
 
 
 
Lily si lasciò cadere sulla propria sedia con un tonfo, ignorando la faccia di Anna. C'era da ammettere che di solito aveva più grazia, ma le circostanze erano difficili.
“Non crederai cosa ho dovuto passare per arrivare in orario. E per così poco!” sospirò Lily. Si era ripromessa di arrivare in ritardo non più di due volte al mese, e per Settembre era già a quota uno.
“Cosa è successo questa volta? Non sei riuscita a svegliarti come la scorsa?”
“Magari fosse così semplice! Prima di tutto, avevo dimenticato il quaderno di Aritmetria, e la Signora Grassa mi ha completamente ignorato quando le ho chiesto di rientrare.”
Anna annuì in modo empatico. “Lo fa sempre”
“Giuro che sono rimasta lì per almeno cinque minuti, finché non ho deciso di abbandonare l'impresa”
“Un giorno o l'altro rimarremo chiuse fuori la notte”
“E vai tu a spiegare a Gazza che è colpa del quadro! Comunque, dopo questo pure le scale hanno deciso di sabotarmi”
“Anche loro ci odiano” le fece notare Anna, intendendo ovviamente che odiavano Lily, e lei per estensione.
Lily scosse la testa. “Ma io non capisco. Cosa ho fatto per meritarmi questo? Sono una studentessa eccellente!”
“E modesta, soprattutto” Lily le colpì il braccio. “Beh? Dove ti hanno portato le scale questa volta?”
“Sulla Torre dei Corvonero. Non capirò mai perché. Ho provato a convincerle a portarmi qua, ma ho dovuto promettere di lavarle questo weekend”
“Stai scherzando”
“Magari stessi scherzando!”
“La situazione sta sfuggendo di mano”
“Non dirmelo nemmeno. E poi…”
Ma il racconto di Lily dovette interrompersi, perché in quel momento arrivò il professore e l'aula si riempì di silenzio, del frusciare di fogli e di penne che vengono intinte nell'inchiostro.
 
 
 
Sirius la trovò mentre cercava di non addormentarsi in biblioteca e le offrì un sacchettino pieno di dolci.
“Cortesia di Remus” le disse, e lei sorrise. “Voleva venire lui, ma non si sente molto bene. Io pensavo di fare i suoi compiti, già che ci sono – sai com'è, va in panico all'idea di essere indietro.”
Ultimamente si era trovata a parlare con Sirius sempre più spesso, e aveva scoperto quanto le piacesse passare tempo con lui. Il ragazzo sembrava sempre perennemente pieno di energia, anche quando lei non sapeva dove trovarne, ed era rinvigorente.
“Hai notato le scale comportarsi in modo strano ultimamente?” gli chiese sottovoce, per non disturbare gli altri studenti.
Lui fece spallucce e scosse la testa, guardandosi in giro. Aveva un modo di sedersi come se nulla avesse importanza per lui, e per qualche motivo questo lo faceva sembrare più importante.
Quindi, pensò Lily, era davvero solo con lei che facevano quegli scherzetti. O forse stava esagerando – non erano tutti avvertiti al primo anno che le scale sono capricciose? Lo sapeva, lo aveva fatto lei stessa poche settimane prima.
“Non vuoi chiedermi?” le disse lui, un sorrisetto fisso sulle labbra.
“Chiederti cosa?”
“Cosa abbiamo scoperto del misterioso messaggio della foresta, ovviamente!”
Ad essere onesta, sì, glielo voleva chiedere. Ma non voleva dargli corda. “Non vuoi dirmelo?”
Il sorriso di Sirius si allargò per fare spazio ad uno più sincero. “Sì, ma non ho nulla da dire”
Lily aggrottò le sopracciglia. “Non siete tornati?”
“Certo che siamo tornati, che discorsi! Ma niente. Se non per il fatto che sembrano esserci molti meno animali del solito. Ma quello potrebbe aver a che fare con tutto il rumore che facciamo.”
Lily roteò gli occhi. “Come sperate di scoprire qualcosa se non fate nemmeno attenzione?”
“Lily, siamo i Malandrini. Conosciamo quella foresta come se fosse casa nostra. Se ci fosse qualcosa da trovare, l'avremmo già trovato.”
La ragazza doveva ammettere che aveva ragione, i ragazzi erano molto più esperti di lei quando si trattava di missioni segrete nella notte. Annuì.
Alla fine lui le prestò un foglio (ancora non trovava i suoi appunti di aritmetria) e lei condivise il suo libro, e si misero a lavorare. Come succedeva sempre, lui finì molto prima di lei. E non le sfuggì che fece solo i compiti per Remus, non i propri.
 
 
 
Lily iniziò a fare piccole cose per i Malandrini. Anna scherzava sempre che Lily era ossessionata col prendersi cura della gente, e alzava le sopracciglia ogni volta che la vedeva fare qualcosa del genere, ma Lily la ignorava. Aveva torto in ogni caso: era vero che le piaceva fare cose per le persone a cui teneva, e provava sempre a risolvere qualcosa se non andava bene; ma non era un'ossessione.
Per quanto Lily odiasse avere bisogno degli altri, era sicura che fare in modo che gli altri avessero bisogno di lei non fosse tanto meglio.
Ad ogni modo, erano piccole cose, cose normali. Come regalare inchiostro a Peter quando vide che il suo stava per finire, o prendere una fetta in più del dolce preferito di Sirius per lui. Erano cose che si facevano tra amici.
E aveva davvero la sensazione che fossero amici ora – tutti i Malandrini, non solo Remus come prima. Era magnifico.
Avevano preso l'abitudine a incontrarsi nel posto suo e di Anna – anche se, a dir la verità, non era più solo suo e di Anna. O non lo era mai stato, in effetti.
In quel momento, Peter si stava lamentando del fatto che i suoi libri continuavano a perdere il segno.
“Nessun professore crederà ad una scusa del genere!” rise Lily.
“Ma non è una scusa – e fosse solo quello! I libri mi scompaiono e ricompaiono nella borsa, giuro!”
Lily si girò verso Anne, che aveva un'espressione molto scettica. “Se lo dici tu”
“Per la barba e i calzini sporchi di Merlino, non ho un confundus, so dicendo la verità!” si difese Peter. L'ultima cosa che Lily voleva era un litigio, quindi decise di far cadere il discorso.
A quanto pare, Remus era della stessa opinione. “Ho visto Mary che giocava solitario a scacchi questa mattina. Sembrava stanca, va tutto bene?”
Lily fece un piccolo sorriso. “Non sta dormendo molto bene. Credo che tornare nel castello le abbia fatto tornare i ricordi” lo disse a voce più bassa del necessario, perché se, come diceva Anna, le piaceva prendersi cura delle persone, quella era una cosa in cui non poteva fare nulla, e lo odiava.
“Avrebbero dovuto espellere Mulciber” si intromise James, con tono secco e pericoloso.
“Ma che espellerlo, io lo avrei mandato ad Azkaban!” Sirius.
I due amici si guardarono come se stessero decidendo di prendere la situazione nelle loro mani. E il punto era, era probabile che lo stessero facendo. Già Mulciber aveva avuto una serie di incidenti misteriosi.
“No. Non farete nulla, okay?” li guardò fissi, come se potesse passare loro le sue intenzioni. Non era sicura di esserne capace.
“Perché no?” chiese James, col sorriso di chi ha qualcosa in mente.
No. Era stanca delle loro piccole vendette personali – erano diminuite negli scorsi anni, o almeno lei credeva che lo fossero, e non voleva vederle riiniziare. “Perché non ne avete il diritto.” Vide con la coda dell'occhio Anna sedersi in modo più rigido. La persona che la conosceva meglio al mondo era in allerta, che era un problema. Non voleva dire niente di stupido, ma non voleva nemmeno che i Malandrini facessero cose stupide.
Stava guardando James dritto negli occhi, quindi vide chiaramente quando alzò di poco le sopracciglia. E non era sorpresa. Era sfida.
“Non renderete anche questo una cosa vostra. Chi vi credete di essere, di poter andare in giro a decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato? Questo problema lo sta affrontando Mary, non voi. Voi non ne avete nulla a che fare. Non potete rispondere alla violenza con la violenza.”
“Perché no? È così che si è sempre fatto, se credi altrimenti sei solo ingenua. Nessuno di violento risponde ad altro se non violenza.”
“E voi cosa siete? Anche voi non rispondete ad altro se non violenza?”
“Noi siamo quello che dobbiamo essere.”
“No. Quello è un ragionamento da codardi. Cos'è, usate la violenza solo perché dovete? Perché non avete scelta? È questo che vi dite per giustificarvi? Beh, e invece siete violenti perché volete esserlo. Avete scelto di essere così. Ogni volta che fate qualcosa di terribile, è una vostra scelta. Non insultate la vostra intelligenza, potreste fare altro. Potreste reagire meglio. Ma non lo fate, e questo non solo vi rende persone orribili, ma ve lo rende per scelta vostra. Fate di meglio la prossima volta.”
Anna sospirò piano al suo fianco, e si alzò prima ancora di lei.
Se ne andarono assieme.
Forse avere come amici i Malandrini non era così terribilmente meraviglioso, a vederlo in retrospezione.
 
 
La vide per la prima volta in mensa, e si sedette di fianco a lei. C'era più di un posto vuoto.
“Marlene, giusto?” disse, indossando il suo sorriso migliore. La ragazza a malapena alzò lo sguardo dal proprio piatto.
Em e Mary avevano ragione, senza i capelli colorati era completamente diversa. Sembrava più accessibile, e più dolce. Dal suo comportamento, però, parevano essere impressioni false.
“Non credevo mi avresti riconosciuta”
“Sì, beh, i capelli attiravano l'attenzione” Marlene alzò un lato della bocca.
“Lily, giusto?” le fece l'eco. “Come sei uscita di prigione, alla fine?”
Domanda inaspettata. “Non ero davvero in prigione, e mi hanno fatta uscire. Tu?”
A quel punto Marlene sorrise davvero, ed era un bel sorriso. Uno di quelli che faceva venire voglia di rispondere allo stesso modo. “Non ci sono mai entrata.”
Provò ad ingaggiarla in un discorso più di una volta, ma la ragazza non sembrava interessata, ed è difficile parlare con qualcuno che non contribuisce.
 
 
Il suo primo giro ufficiale da caposcuola con James cadde di mercoledì, e Lily era stanca.
Era troppo presto nell'anno per essere così stanchi, e non era come i periodi in cui non riusciva a chiudere occhio – sapeva di dormire l'intera notte. Anzi, le capitava anche di rimanere a letto più del necessario, che non era da lei.
La sua teoria era che fosse lo stress dell'ultimo anno: i professori avevano già iniziato a parlare loro degli esami, non era nemmeno finito il primo mese di lezioni!
Qualunque fosse il motivo, era stanca. Che giustifica il fatto che quando James finalmente arrivò, lei gli mise a posto il colletto senza pensarci. Era un gesto automatico, unicamente perché le dava fastidio vedere metà colletto ripiegata e l'altra metà alzata, e non si sarebbe nemmeno accorta di averlo fatto se non fosse stato che James si bloccò interamente.
Per qualcuno che, qualsiasi sia la situazione, non è mai fermo, vederlo così immobile era quasi incomprensibile. Lily ritirò lentamente le proprie mani, mentre lui la fissava, gli occhi resi più scuri dall'oscurità della sera. Lei aggrottò le sopracciglia e gli lanciò uno sguardo inteso a chiedergli cosa ci fosse di così strano, e questo parve sbloccarlo.
Forse era stanco anche lui, pensò Lily mentre si facevano strada nei corridoi.
Fare conversazione con lui era sorprendentemente facile dopo il litigio che avevano avuto – non che Lily se ne fosse dimenticata o si fosse scusata: aveva ragione, e lui aveva torto. Semplicemente si era ripromessa di essere civile. Non c'era motivo di rovinare a entrambi la serata che erano obbligati a passare assieme.
“Quindi, cosa fai di solito con Moony per passare il tempo?”
“Ah, niente di particolare… Chiacchieriamo e mangiamo dolci. Oh, mi mancano le serate con Remus, mi sembra di non vederlo più! In realtà lo vedo più di prima, lo so, ma sembra così silenzioso rispetto a te e Sirius”
A quanto pare, James si era perso tutta l'ultima parte del discorso. “Ti portava dolci? Ogni volta?”
“Sì, perché?”
“Non me ne ha mai offerti! Il traditore!”
Lily roteò gli occhi. “Forse sapeva che li avresti finiti tutti tu.”
James la ignorò.
“Hai già iniziato gli allenamenti di Quidditch, vero?” Lui annuì. “Volevo dirti che mi dispiace per l'anno scorso. Per la coppa.”
Lui le rivolse un mezzo sorriso. “Ho quest'anno per recuperare”
Lei lo guardò un istante. La mascella ferma, gli occhi sicuri. Avrebbe voluto avere metà della sua determinazione, metà della sua voglia di fare. A volte pensava che se solo avesse usato la sua mente per cose più importanti di fare il bullo o mantenere la propria reputazione da Malandrino, avrebbe potuto fare così tante cose.
Ma immaginava, secondo alcuni punti di vista ne faceva già. Caposcuola e capitano, non ricordava nessuno che aveva fatto entrambi. Sospirò.
“Scusa se a volte ti rompo sui doveri da caposcuola. Non è mia intenzione essere la ragazza che eviti dal nostro albero nel parco, giuro; è solo che a volte ho paura di non farcela.”
Lui sorrise alla sua mezza battuta. “Certo che ce la fai,” le disse, quasi come se non la stesse prendendo sul serio. Come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Lily avrebbe voluto che lo fosse.
James smise di camminare all'improvviso. “Hai sentito?”
“Sentito cosa?” chiese lei, cercando di udire quello che lo aveva fermato, ma non c'era nulla.
“Non lo so, ho sentito qualcosa. Da là” indicò un angolo del corridoio, uno che portava ad un vicolo cieco.
Quando lo imboccarono, però, non c'era assolutamente nulla.
   
 
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