L’accordo
Un bruciore improvviso la fece
rinvenire. Kara aprì gli occhi e ricevette un secondo deciso schiaffo. La sua
testa ruotò con violenza e lei gemette di dolore.
“Bentornata.” Le disse Alex, non la
sua Alex ricordò una parte della sua mente che riusciva a rimanere a galla
malgrado il dolore.
“Smettila!” Richiese una seconda
voce. Questa volta il cuore di Kara accelerò, mentre il suo sguardo si
focalizzava su una figura elegante, poco distante da lei.
“Lena…” Riuscì a chiamare.
“Andrà tutto bene.” Le disse la donna
e una seconda figura entrò nel suo raggio visivo, ridotto dal dolore, Kara si
vide mentre metteva una mano attorno al fianco di Lena e sbatté gli occhi
confusa.
“Dovevi proprio farlo, non è vero?”
Domandò la donna con il suo stesso viso, con il suo stesso costume, persino con
la sua stessa voce. Improvvisamente pensò a Bizarro e
poi scosse la testa, sapeva che non era quello il punto, ma non riusciva a
concentrarsi.
“Pensavo che ti avrebbe fatto
piacere.” Assicurò Alex e meno di un battito di ciglia dopo la donna che
assomigliava a lei, la sollevò da terra trattenendola per il collo con una sola
mano.
“Cosa ti avevo chiesto?” Domandò con
voce quasi annoiata, gli occhi attenti che seguivano Maggie che si stava
muovendo in avanti. “Non ti muovere se non vuoi che le spezzi il collo e poi
faccia lo stesso con te.” Maggie si fermò, ma era chiaro che non era contenta.
“Dovevo seguire i loro movimenti,
tenermi nascosta e avvisarti non appena Lena usciva da sola.”
“Esattamente. Allora perché ora mi
ritrovo con Superman a guardia del portale e un marziano verde sulle mie tracce?”
La domanda era retorica, ma Alex rispose comunque.
“Perché ho catturato la tua copia
mettendoli in allarme. Ho fatto un errore.” Ammise e la donna la lasciò cadere
di nuovo a terra.
“Bene, ora andiamo avanti.”
Kara notò lo sguardo della donna
fissarsi su di lei, mentre si avvicinava. Per un istante si chiese perché non
fosse affetta dalla kryptonite, poi ricordò l’acciaio
che rivestiva il collare, doveva in qualche modo schermare la kryptonite verso l’esterno e, invece, colpire lei a
contatto con la pelle.
La donna la sollevò in piedi, in
maniera brusca.
“Cosa dovrei farne di te…”
“Hai detto che non le sarebbe
successo nulla di male.” Intervenne Lena.
Kara tornò a guardarla, era diversa:
l’abito in disordine, lo chignon scompigliato, il trucco era leggermente
sbavato, il suo soprabito strappato in alcuni punti… tutto faceva pensare che
avesse lottato, ma sul suo viso vi era un’espressione che raccontava qualcosa
di diverso.
Si era arresa. Comprese infine Kara.
“Lena…” Tentò di chiamare ancora, ma
ricevette un deciso pugno nel ventre che le fece lacrimare gli occhi.
“Non pronunciare il suo nome in quel
modo, lei non è tua, non lo è mai stata e non lo sarà mai.”
“Linda!” Lena posò una mano sul
braccio della donna e Kara vide di nuovo qualcosa brillare nei suoi occhi. “Hai
detto che non l’avresti ferita e quel collare va già oltre la tua promessa.”
“Non l’ho messo io il collare …” Le
ricordò la donna e poi si voltò accarezzando il viso di Lena che non si
sottrasse, malgrado stringesse la mascella con forza. “Va bene, va bene.” Kara
cadde di nuovo a terra, incapace di sostenersi sulle proprie gambe.
“Grazie.” Kara soffrì più per quel
tono dismesso in Lena che per la kryptonite e i
colpi. Non era il suo corpo a sanguinare questa volta, ma il suo cuore.
“Alex, Maggie, tenete Lena sotto
sorveglianza, se tentasse di scappare o di fare qualche follia uccidete la
ragazza. Sei veloce, tesoro mio, ma un solo click su quel telecomando e questa
mezza cartuccia muore.” Lo disse con gli occhi fissi su Lena che annuì impercettibilmente.
“Molto bene, io mi occuperò dei vostri casini, ho un segugio di Marte da sistemare
e un El da sfidare, anche se dubito saranno
all’altezza…” Tornò a guardarla con un ghigno divertito e poi sparì.
Per un lungo momento le quattro donne
rimasero in silenzio. Kara cercava lo sguardo di Lena, ma la donna era persa
nei suoi pensieri.
“Ne è valsa la pena?” Spezzò il
silenzio, Maggie.
“Oh, sì.” Kara fu stupita dal tono
goduto di Alex e anche Lena, perché il suo sguardo si fissò sulle due donne.
“Cosa state pianificando?” Domandò,
secca, forse si era arresa a quella terribile versione di Kara, ma non sembrava
intenzionata a cedere anche alle due donne.
“Cosa stiamo pianificando?” Ritorse
Maggie, divertita, e Alex la raggiunse, baciandola.
“Divertente quello che hai fatto
all’idiota.” Le disse mordendosi il labbro.
“Non era programmato, lo so, ma avevo
troppa voglia di cancellare quel sorriso da deficiente che si porta sempre
dietro e quell’aria da coglione che spaccia per dolcezza.”
“Cosa avete fatto a Mon-El?” Chiese Lena, stringendo i pugni e facendo un passo
verso di loro. Alex alzò subito la mano, mostrando il piccolo telecomando che
controllava il collare.
“Attenzione, Luthor,
non ti piacerà vedere il collare di tuo fratello fare del male a questa tenera
e dolce versione di Linda.”
Kara sollevò il capo, non riusciva a
seguire granché della conversazione, ma la voce di Lena la risvegliava dal
dolore.
“Mi dispiace.” Mormorò e la donna la
guardò sorpresa.
“Tu non hai nessuna colpa!” Le
assicurò, ma lei scosse la testa, anche se così si procurò una fitta di dolore
ulteriore che risalì fino al centro dei suoi occhi.
“Io… mi sono lasciata prendere come
una stupida…”
“Sì, si può dire così, si è fatta
mettere il collare come un bravo animaletto scodinzolante e solo perché le ho
assicurato che così ti avrebbe trovata e salvata da un fantomatico e mai
specificato pericolo. Dio, è così ingenua che fa quasi pena.” Spiegò Alex.
Lena non distolse gli occhi da lei,
sul suo viso vi era un’espressione colpevole e triste.
“Mi dispiace, ma farò in modo che non
ti faccia del male.” Assicurò. Kara avrebbe voluto urlare, lo vedeva di nuovo
nei suoi occhi, quella resa, e comprese. Finalmente i pezzetti così ovvi
davanti a lei si collegarono. Quella era la Kara del mondo di Lena ed era
venuta a riprendersela. Perché non lo sapeva, ma quello che era chiaro è che
Lena aveva stretto un qualche tipo di accordo, probabilmente si era arresa in
cambio della sicurezza di Kara e forse dell’intero mondo.
“Non ci crederai per davvero?” Intervenne
Alex e Maggie ghignò.
“La ucciderà nell’istante stesso in
cui avrai passato il portale. Oh, non personalmente, ha promesso, ma lo farà
fare a noi.” Dichiarò Maggie, senza il minimo dubbio. “E poi…”
“Ha scoperto un modo per viaggiare
tra le dimensioni, credi davvero che si fermerà ad un solo mondo?” Concluse
Alex. Sembravano due strumenti in perfetta sintonia, come se avessero provato
il pezzo.
“Ma… noi avremmo qualcosa da
proporti.” Concluse Maggie.
“Non mi fido di voi.” Sbottò Lena.
“Non farò nessun accordo, non vi starò neppure ad ascoltare.”
“Oh, invece lo farai.” Alex mosse il
dito e Kara si ritrovò a gemere per il dolore.
“Smettila!” La voce di Lena funzionò
da ancora, mentre il dolore diminuiva e lei riusciva in qualche modo a rimanere
cosciente. “Va bene, vi ascolto.” Ringhiò la donna.
“Sei sempre stata la nostra spina nel
fianco, hai sempre evitato lo scontro aperto, malgrado tu non ti sia mai tirata
indietro dallo sporcarti le mani. Sei sempre stata troppo intelligente, ma c’è
una cosa alla quale non hai pensato.” Alex guardò Maggie che estrasse dalla
giacca un piccolo cilindro di piombo.
“A volte non è con la forza che si
vince, ma con la debolezza.” Maggie agitò la fialetta tra le dita e sorrise.
“Quella è…” Lena era impallidita.
“Sì, un altro regalino dal tuo
defunto fratello, un genio, se non si fosse fatto tanti scrupoli nel timore di
ferirti probabilmente avreste vinto, voi due assieme.” Alex fece l’occhiolino a
Lena che però sembrava incapace di distogliere lo sguardo dal contenuto della
mano di Maggie.
Kara non capiva, cosa avrebbe potuto
contenere di peggiore del collare che portava lei?
“Non riuscirò mai a farglielo
prendere, credete che non abbia tentato?” Domandò Lena e le due donne sorrisero.
“Oh, chi ha detto che deve prenderlo
lei?”
“Perché?” Lena, come sempre aveva
afferrato al volo la questione che a Kara ancora sfuggiva, ma il suo tono non
le piacque per niente.
“Lena, riuscirò a… non fare nulla
di…” Il dolore fu di nuovo intenso e le tolse il respiro oscurandole la vista.
“Fatti un favore: stai zitta.” Le
suggerì Maggie.
“Dicevamo.” Riprese Alex.
Kara si rilassò tra le braccia di
Lena che ora la stringeva. Il dolore non era diminuito di molto, ma era
confortante averla accanto.
“Lei dovrebbe morire, ma, io e Maggie
potremmo risparmiarla se tu farai questo piccolo sacrificio.”
“Cosa ne guadagnereste voi? Linda
sarà furiosa, probabilmente vi ucciderà.” Lena la strinse un po’ di più tra le
braccia, come se volesse alleviare la sua sofferenza, ma non sapesse come.
“Linda non lo saprà mai, io ti
consegnerò questa e tu la userai con lei presente, non potrà fare nulla e non
potrà immaginare che siamo state noi a dartela.” Spiegò Maggie.
“Senti, Luthor,
sai bene, quanto noi che Linda disprezza la debolezza. Il piano è semplice,
torniamo tutte nel nostro mondo, io e Maggie affermiamo che abbiamo ucciso la
sciocchina qua a terra e tu puoi prendere il composto. Linda non avrà più nessun
interesse per questo mondo e, se sei fortunata neppure per te e, forse, ti
lascerà morire in pace.”
“E voi, cosa ci guadagnate?” Domandò
allora Lena. Le due donne si guardarono, quella domanda poteva solo significare
che Lena stava cedendo.
“Tu sei il suo peggior nemico, che
lei lo ammetta o no. Non avrebbe mai promesso di lasciare questo mondo in pace se
tu non l’avessi già resa debole. E noi, non vogliamo che lei sia debole.”
Persino Kara, semi accecata dal
dolore comprese che non era tutta la verità.
“E?” Domandò infatti Lena.
“Nulla, questo è tutto.”
“Non farò nulla se non siete
assolutamente sincere con me.” Decretò lei e le due donne si guardarono di
nuovo.
“Ebbene…” Iniziò Maggie.
“Ci piacerebbe tanto spezzarle il
cuore.” Concluse Alex, un ampio sorriso, pieno di crudeltà sulle labbra. “Le
siamo fedeli perché è la più forte, ma questo non significa che non sia
piacevole immaginare quanto soffrirebbe se la sua… come ti ha definita? ‘Dolce
metà’ viene squalificata in un modo simile.”
Dopo un lungo istante Lena tese la
mano. Kara non era sicura se fosse solo una sua impressione, ma le pareva quasi
che la mano di Lena avesse tremato.
“Lo farò.” Assicurò e sul viso delle
donne apparve un sorriso soddisfatto. “Ma lei vivrà, voglio la vostra parola.”
“Affare fatto.” Acconsentì subito
Alex e Maggie annuì.
“Parola di scout.”
La fialetta passò di mano e Lena la
fece sparire nella sua giacca.
Alex entrò nella cabina di pilotaggio
e osservò la distesa di ghiaccio che stavano sorvolando.
“Dieci minuti all’atterraggio.”
Affermò l’uomo ai comandi del velivolo.
“Molto bene.” Rispose e poi tornò
nell’hangar. Maggie stava indossando un paracadute, mentre James verificava la
sua attrezzatura insieme ad una squadra completa del DEO.
“Dieci minuti.” Comunicò e poi andò a
infilarsi a sua volta un paracadute.
“Andrà tutto bene.” Le mormorò Maggie
stringendole per un istante il braccio e sorridendole. “La troveremo.”
Alex annuì. Clark stava lottando là
sotto, mentre J’onn era in un letto dell’infermeria,
incontrare da solo la Kara dell’altra dimensione era stato un disastro. Non
rimaneva che Superman a bloccare la sua via di fuga.
“Ci siete quasi.” La voce di Winn nell’auricolare precedette di
qualche istante quella del pilota che annunciava l’abbassamento della rampa. “Rilevo quattro kryptoniani
e due umani.” Aggiunse il giovane, seduto al suo computer alla base del
DEO.
“Ricevuto.” Rispose Alex, mentre si
incamminava verso la rampa, ormai completamente abbassata.
Il vento, ora, sibilava nelle loro
orecchie, protette dai caschi, raggelando l’aria, malgrado le tute termiche.
La luce divenne verde e gli agenti
del DEO iniziarono a lanciarsi, fino a quando non fu il turno di Alex. Respirò
a fondo, sfiorando la pistola assicurata al suo fianco, quasi sentendo il peso
di quel proiettile di kryptonite e poi si lanciò nel
gelido cielo sopra la Fortezza della Solitudine.
Chiuse le braccia, scendendo a folle velocità,
sapeva che era un tuffo pericoloso, ma il cielo non apparteneva a loro, non
quando vi era almeno una kryptoniana ostile che li
aspettava. Accanto a lei sfrecciò una figura in rosso e blu. Clark o l’Ostile?
Non lo sapeva e non poté rifletterci perché il paracadute si aprì e lei fu tirata
violentemente verso l’alto. Pochi metri e toccò il suolo, rotolò attutendo la
caduta e poi si tirò in piedi.
Si sfiorò il casco e attivò il visore
notturno, mentre con l’altra mano estraeva l’arma.
Le apparvero subito i dati di cui
necessitava, la squadra era tutta a terra e si stava muovendo verso il punto di
raccolta, la Fortezza era davanti a loro, al suo interno il loro obbiettivo
primario: sua sorella.
Iniziò a camminare, ignorando il
freddo e la paura, ignorando il cielo che si tingeva di violente strisce rosse
mentre i due kryptoniani si affrontavano in una
battaglia senza esclusione di colpi.
Una volta che la squadra fu raggruppata
camminarono in gruppo, rapidi e silenziosi, fino a quando non furono
all’interno, da qualche istante la lotta nel cielo si era fatta silenziosa, un
pessimo segno, perché Clark non si era fatto sentire il che poteva significare
solo una cosa: aveva perso.
Lena strinse la fialetta nel pugno infilato
nella tasca della giacca.
Non poteva fidarsi di Alex e Maggie,
lì dentro poteva esserci qualsiasi cosa, ma doveva rischiare, doveva perché se
avevano detto una cosa vera era che Linda avrebbe ucciso la dolce ragazza che
aveva conosciuto negli ultimi mesi, la ragazza che le aveva mostrato quello che
avrebbe potuto essere la sua vita se fosse nata in una dimensione differente,
la ragazza che con la sua dolcezza l’aveva spinta ad amare di nuovo.
Linda atterrò con fragore all’interno
della Fortezza, aveva il labbro spaccato e si teneva un braccio con sofferenza,
ma sul suo viso vi era un ghigno soddisfatto.
“Niente male per essere un uomo.”
Commentò. “Direi che ci siamo divertite abbastanza, è ora di tornare a casa.”
“Ferma!” Urlò una voce e Lena si
voltò osservando Alex, una pistola in pugno, che si faceva avanti, l’aria
determinata. “Non andrai da nessuna parte.” Dichiarò. “Non con mia sorella o
Lena.”
Vi fu un momento di silenzio, poi Linda
scoppiò a ridere, mentre Kara accasciata a terra, con la kryptonite
al collo, mugugnò ad Alex di andare via.
“Siete stati veloci…” Commentò, senza
alcuna paura la donna, mentre drizzava la schiena con una piccola smorfia di
dolore.
“Lena, prendi Kara e vieni verso di
me.” Ordinò Alex.
“Alex, non posso.” Mormorò lei,
mentre dalle colonne spuntava una seconda Alex che, invece di stringere una
pistola, teneva stretto il telecomando del collare.
“Una sola mossa e la tua sorellina
muore.”
Lena si guardò attorno, sentiva gli
agenti del DEO schierarsi attorno a loro. Ma nessuno di loro avrebbe potuto
salvare la situazione, nessuno di loro poteva essere rapido quanto Linda.
“Se premi quel pulsante la tua
padrona muore.” Le rispose la maggiore delle Danvers,
gli occhi fissi sulla sua preda.
Era come osservare uno strano
specchio, qualcosa di distorto eppure stranamente bilanciato.
“Stallo alla messicana.” Dissero in
coro le due Maggie, mentre si puntavano le pistole, gli occhi che si allacciavano.
Pezzi identici su di una scacchiera,
pezzi identici ma dai colori diversi.
Gli scacchi, certo… a volte bisognava
sacrificare la regina, per ottenere la vittoria.
Lena strinse la fiala nel pugno e
capì quello che doveva fare.
Note: Lena ha avuto un’interessante chiacchierata con le due Evil Alex e Maggie, ma soprattutto ha ottenuto una misteriosa fialetta… cosa conterrà? E, più importante, cosa pensa di farne Lena? Che significa sacrificare la regina?
Una cosa è sicura, la situazione è tesissima, un solo errore e Linda Danvers potrebbe ucciderli tutti, anche se ferita. Siamo alla resa dei conti?