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Autore: Clown    26/09/2017    1 recensioni
Una lettera di licenza e il desiderio di un momento di normalità. Il Comandante Shepard non desiderava altro che abbandonarsi al sogno di quell'istante. La sensazione di sentirsi una donna, prima di un soldato. Di sentirsi un essere umano, prima di un eroe. Ma di fronte a sé, solo la realtà dell'esercito e della guerra. E di un sentimento che detestava non riuscire a sopprimere. [FemShepxVega]
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, James Vega, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PROPUESTA INDECENTE






« Spero sia uno scherzo, e la avverto che non ho NESSUNA voglia di scherzare. »

« Comandante Shepard, si calmi. Deve solo aspettare un'altra mezza giornata. »

Jane fulminò con gli occhi l'inserviente del molo D24. Tra lei e la nave si frapponeva solo quell'uomo minuto, dai capelli bianchi e radi, concentrati ai lati della testa. Le sarebbe bastato un semplice spintone per farlo capitolare a terra, eppure un individuo che non era mai stato sul campo di battaglia bastava per impedirle di riappropriarsi della Normandy.

« Senta, proverò a riassumere la situazione. IO sono il comandante Shepard. QUELLA è la mia nave. LÀ FUORI ci sono i razziatori. IO ho bisogno di QUELLA nave per andare LÀ FUORI a prendere a calci nel culo i razziatori. È abbastanza chiaro il motivo per cui dovete ridarmi il controllo della mia fottuta nave? » si imbestialì, indicando in sequenza se stessa, la zona in cui era ancorata la Normandy e lo spazio interstellare.

« Lo comprendo, Comandante, ma gli ordini sono chiari. La nave ha subito un ritardo nelle riparazioni a causa dei danni all'hangar navette e le sarà restituita domani, dopo il collaudo di sicurezza. » ripeté l'inserviente, incurante del fatto che la donna avesse appoggiato ambo le mani sul bancone, inarcandosi in avanti in una posizione intimidatoria.

Cortez osservò in silenzio la sfida di sguardi tra il suo Comandante e l'uomo stempiato. Era sicuro che, se non avesse saputo di rischiare la radiazione dall'esercito con corte marziale e processo per omicidio, Shepard l'avrebbe afferrato per la gola e scaraventato oltre il parapetto del molo.

Jane emise un verso simile a un ringhio quando finalmente ammise a se stessa che stava combattendo una battaglia persa in partenza. Colpì con un pugno la superficie del bancone. I fogli che vi erano impilati si sparsero attorno all'inserviente, che con un sospiro si accinse a raccoglierli.

« Al diavolo! » latrò la donna, allontanandosi dal settore burocratico.

« Comandante? »

La testa di Shepard scattò nella direzione dell'uomo che aveva osato importunarla. Il volto di Cortez riuscì a calmarla quel tanto che bastava perché riuscisse ad articolare qualcosa di diverso dagli insulti.

« Steve. Da quanto tempo è che ti trovi qua? »

« Abbastanza da essermi preparato a staccare il collo di quel poveraccio dalla tua presa. » rise l'uomo, battendole una mano sulla spalla. Non temeva quella donna la cui fama di militare cinico e spietato aveva raggiunto ogni angolo della galassia. Lei gli era stata vicina nei momenti in cui desiderava solo potersi riunire a Robert, l'aveva aiutato a superare il senso di colpa del sopravvissuto. Cortez sapeva che, oltre alla maschera di durezza che si era costruita per sopravvivere, esisteva una Shepard umana, più umana di molti individui che si professavano tali, e che aveva bisogno di aiuto. Era la sua occasione per ricambiare il favore.

« Ho fatto progressi, Steve, hai visto? Non l'ho nemmeno minacciato di morte. »

« Non a parole, almeno. »

Tenendo le braccia conserte, Jane piegò la testa di lato, il volto segnato da uno sghembo sorriso amaro. « Allora Cortez, sei venuto qui solo per sbeffeggiare il tuo Comandante? »

« Veramente no. » la rassicurò. « Joker mi ha riferito dei problemi con la Normandy e che ti avrei trovato ai moli, anche se non mi ha specificato che avrei rischiato di trovarmi di fronte a una strage di burocrati. »

« Steve... » Jane batté più volte il piede a terra.

« Così ho pensato che, nel caso non fossi riuscita a farti restituire la Normandy a breve, avrei potuto portarti in un locale che ho scoperto durante questa licenza. Non è distante, si trova negli agglomerati inferiori, anche se non è proprio al livello della Silversun Strip. »

« Mi stai proponendo di andare a bere qualcosa? Dopo la sbronza della scorsa notte? Non so se gli impianti di Cerberus potrebbero reggere un'altra serata simile. » scherzò la donna.

« No, niente di così... estremo. Potremmo anche solo fare quattro chiacchiere. »

Il Comandante guardò assorta l'area in cui era parcheggiata la Normandy. « Non lo so, Steve... forse dovrei tornare a studiare i rapporti, migliorare il piano di avvicinamento alla base di Cerberus... »

« Senza IDA e Joker? Lo sai che rinunceranno mai al film comico che hanno prenotato per stasera, vero? E poi un po' di distrazione farà bene anche a te... e all'inserviente che dovrà parlarti domani. »

Jane lanciò un'occhiata torva, causando al pilota un accesso di riso.

"Dannazione Cortez, come si fa a dirti di no?" « Va bene Steve, andiamo in questo famoso locale. »

« Grazie Shepard. La mia macchina è di là. » con un pollice indicò alle proprie spalle l'automobile parcheggiata nel piazzale antistante i moli. « Dovremo prima fare un salto nel tuo appartamento temo. La divisa militare non è l'abbigliamento più adeguato per dove stiamo andando. »

Jane sapeva che avrebbe dovuto abbandonare l'impegno quando Cortez le impose di cambiarsi d'abito. Si diede dell'idiota per non aver subodorato qualcosa quando le consigliò il vestito da sera che era stata costretta a indossare durante la sera di gala al casinò. Consiglio che rifiutò con fermezza, ripiegando per un paio di pantaloni aderenti e una giacca di pelle nera su una canottiera bianca. Si giustificò pensando che fosse troppo tardi per scappare quando attraverso i finestrino dell'automobile comprese di trovarsi in un quartiere a prevalenza umana.

"Ho una brutta sensazione..." « Cortez, manca ancora molto? »

« Siamo quasi arrivati, tempo di parcheggiare e fare un paio di passi. Purtroppo il locale non ha un posto macchine dedicato. »

« Puoi almeno darmi qualche informazione in più sul posto? » lo supplicò con lo sguardo.

« È... una sorpresa. » rise di rimando, atterrando in uno spiazzo libero. Jane sentì la brutta sensazione aumentare d'intensità, e la situazione non migliorò quando le divenne chiaro che la maggioranza degli umani in quella zona della Cittadella era di origine latina.

« C'è un quartiere latino negli agglomerati? » domandò stupefatta. Fatta eccezione per la presenza di una decina asari e un batarian disperso, le sembrò di essere tornata a Vancouver. Latini. Come lui.

« Sì, la cosa ha stupito anche me a suo tempo. Ma del resto, è risaputo che le specie tendono a ghettizzarsi quando si trovano in un ambiente alieno, e noi umani non siamo diversi. »

Le pose una mano sulla schiena, spingendola con delicatezza in direzione del locale. Il contrasto tra i capelli neri e la pelle candida di Shepard spiccava in quel ambiente avvezzo alle carnagioni scure dei sudamericani, e non manco più attirare più di un'occhiata incuriosita.

« Che cazzo hanno da guardare tutti? » sbottò. Temeva che potessero riconoscerla come il Comandante Shepard e iniziasse la solita processione di disperati in cerca di rassicurazioni.

« Beh, Comandante, non sei proprio il classico esempio di donna latina. È normale una certa curiosità. Le persone come te qua non ci passano le serate. »

« Le persone come me? Intendi gli ufficiali? »

« No, intendo i bianchi. » lo sguardo scettico di Jane lo colse di sorpresa, « Non ti facevo così ingenua, Comandante. Pensavi davvero che centocinquanta anni di sviluppo tecnologico potessero davvero archiviare tutte le intolleranze della nostra specie? L'Alleanza è un'oasi serena da questo punto di vista. »

« Anche i quartieri poveri di Vancouver. » Cortez attese che continuasse, senza forzarla, « Si viveva di espedienti, ma non era il colore della pelle a decretare chi dovesse vivere e chi morire. Era la violenza. »

Il suo tono di voce era gelido. L'uomo le avvolse un braccio attorno alle spalle e la scosse in un gesto cameratesco di conforto. « Adesso ho capito dove hai imparato a minacciare di morte solo con lo sguardo. »

Shepard rise di gusto. « Allora, manca molto? »

« No, siamo arrivati. » rispose, indicando un edificio di fronte a loro. Il sopracciglio sinistro della donna scattò verso l'alto.

« Stai scherzando? »

« Mai stato più serio di così. »

Shepard non poteva credere ai propri occhi. L'insegna era il trionfo del kitsch: un unico filo luminoso color rosa shocking si arzigogolava su se stesso sino a lasciare intravedere il nome  "Propuesta Indecente".

« Cosa vuol dire? »

« Proposta Indecente. »

Jane si girò verso Cortez, il sopracciglio sempre più rialzato. « Chi chiamerebbe mai un locale in questo modo? »

« Qualcuno che non ha concorrenza di cui preoccuparsi. Entriamo. »

Rinunciando a opporre resistenza, consapevole che l'uomo non avrebbe mai acconsentito a riportarla alle Tiberius Towers senza averle prima fatto trascorrere un po' di tempo in quella bettola, si lasciò trascinare all'interno.
Ebbe l'impressione di essere stata catapultata su un'Omega conquistata dall'Alleanza. Il locale era dominato dalla penombra dove la luce soffusa delle lampade rosse non riusciva ad arrivare. Asari e ragazze umane vestite di abiti succinti intrattenevano i clienti danzando su piattaforme rialzate. Sul lato opposto del locale, il bancone del bar era preso d'assalto da uomini e donne. Eppure, Shepard si rese conto che non vi avrebbe mai trovato un'Aria T'Loak. A differenza dell'Afterlife, riconobbe l'origine puramente terrestre della musica che risuonava nell'ambiente, ma ciò che la colpì di più fu l'atmosfera. Non riuscì ad avvertire quella cappa di disperazione che aveva sempre percepito ammantare il nightclub su Omega. Quegli umani si recavano alla Propuesta Indecente non per dimenticare ma per divertirsi.

« Andiamo Comandante, c'è un tavolo libero in fondo alla sala. »

Shepard seguì Cortez sino al posto che era riuscito ad assicurarsi. Iniziava a soffrire il caldo. Si sfilò la giacca, sistemandola alla bell'e meglio sulla sedia accanto.

« Una cerveza va bene anche per te? »

« Sarebbe? »

« Una birra. »

« D'accordo, vada per una birra. »

Cortez tornò dopo qualche minuto, reggendo una bottiglia in entrambe le mani. Birra batarian, qualità scadente ma prezzo alla portata di tutti.

« Grazie Steve. » osservò l'uomo sederlesi accanto e assaporare un lungo sorso della bevanda ghiacciata. « Allora, perché di tutti i posti hai scelto proprio questo? » chiese, portandosi la bottiglia alle labbra.

« Ecco... »

« COMANDANTE! »

Quella voce maledettamente familiare rischiò di farla soffocare con la birra. Si girò con lentezza e si ritrovò di fronte la faccia sorridente del tenente Vega. Qualcosa non le quadrava. Si limitò a fissarlo, cercando di comprendere cosa stesse succedendo.

« James! Contavo di trovarti qui! » Cortez spezzò il silenziò, alzando la bottiglia in un brindisi al suo amico.

« Esteban. Io invece non avrei mai pensato di vederti. Non eri tu ad aver detto che non saresti mai tornato in questa "bettola piena di ubriaconi"? » lo imitò con una risata.

La testa Shepard scattò verso il pilota di navette. In un battito di ciglia le divenne tutto più chiaro.

"L'ha fatto apposta. Mi ha portata qui sapendo che avremmo incontrato James!". Capì di essere stata ingannata. Dopo la sera della festa era riuscita a evitare ogni rapporto con il tenente Vega che non fosse strettamente professionale. Nell'arco di un'ora, Cortez era riuscito a vanificare tutti i suoi sforzi. La sua seconda sconfitta della giornata. Si sentì talmente spossata da non riuscire nemmeno ad arrabbiarsi.

« Ho pensato che al Comandante servisse un po' di distrazione. »

Vega scoppiò in una risata fragorosa. « Allora, Lola, cosa te ne pare di questo locale? »

Le labbra della donna scattarono in un sorriso forzato.

« Lo trovo... pittoresco. »

« E manca ancora il meglio! Aspetta che inizi la vera musica e vedrai come si scatenerà la gente. Por Dios, mi sembra di essere tornato a casa. »

« Perché non ti immagini come si scatenerà Shepard. Non è vero, Comandante? »

La voce di Cortez le parve giungere dall'oltretomba. Si limitò a un'espressione perplessa mentre in cuor suo sperava di aver compreso male.

« Ottimo! Ora scusate, vado a salutare un paio di miei compatrioti prima che la situazione diventi caliente. »

Il pilota saluto il compagno d'arme con un cenno della mano prima di voltarsi verso Shepard. Gli occhi di Jane erano ridotti a due fessure e la fronte corrucciata gettava un'ombra sul suo sguardo. Cortez notò che stava tenendo la mascella contratta. Le sorrise nel suo solito modo gentile.

« Sei arrabbiata con me, Comandante? »

« Incazzata, Steve. Incazzata nera. L'hai fatto apposta. » sibilò.

« Non posso negarlo. »

« La mia non era una domanda. » La mano si strinse attorno alla bottiglia con uno scricchiolio sordo.  « Perché? »

Dovette ripetere l'ultima frase. Il volume della musica, un incrocio tra i ritmi latini e l'elettronica della nuova moda galattica, aumentò di colpo, frastornandola. Il locale fu invaso da urla entusiaste e brindisi, e coppie di ogni sorta si accalcarono nella pista centrale per dare sfogo alla propria passione per la danza.

« Perché puoi darla a bere a tutti, Shepard, ma non a me. E poi volevo vedere la tua faccia. » la punzecchiò.

« La mia faccia? »

« Andiamo, Comandante. Ti insegno a ballare. »

  
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