Sacrificare la regina
Lena guardò verso Kara, la ragazza
aveva uno sguardo appannato, la prolungata esposizione al collare di kryptonite la stava uccidendo. Doveva risolvere la
situazione. Lanciò uno sguardo verso Alex, l’Alex che teneva il telecomando, la
donna crudele e spietata con cui aveva stretto un accordo e la vide
impercettibilmente annuire.
“Cos’hai lì?” Domandò Linda, fredda e
crudele come mai avrebbe potuto essere la Kara di quella dimensione, gli occhi
fissi sulla donna che aveva portato lì il DEO. “Un proiettile di Kryptonite? Uno solo? Dovrai essere precisa e… veloce…”
Lena sapeva che stava giocando, lei adorava giocare con le sue vittime, come un
gatto con il topo.
Doveva permettere ad Alex di mettere
a frutto quell’unico colpo, doveva distrarre la ragazza: doveva sacrificare la
regina. Con deliberata lentezza estrasse la fialetta dalla tasca e l’alzò.
Tutti gli occhi si fissarono su di lei.
“Cos’è quella?” Domandò subito Linda
facendo un passo verso di lei. Lena guardò Alex, questa volta quella con la
pistola, e la ragazza capì al volo quello che le chiedeva.
“Un regalo di Lex.”
Affermò.
Agli occhi umani tutto si svolse
troppo rapidamente, un secondo prima Lena reggeva la fialetta immobile e Linda
era una salda minaccia davanti al portale, l’istante dopo Lena era a terra,
scossa dagli spasimi mentre la kryptoniana la
stringeva tra le braccia.
Alex colpì in anticipo, sparando il
colpo prima ancora che Linda si muovesse. Quando la donna strinse Lena tra le
braccia il proiettile giunse a segno.
Per Lena, invece, tutto fu più lento
e chiaro.
Sollevò il braccio e si portò il
liquido alle labbra. Mentre Linda si lanciava verso di lei, veloce come solo
una kryptoniana sotto il sole giallo poteva essere,
Alex sparava e Kara, a terra, tendeva la mano in un inutile tentativo di
fermarla.
Trangugiò e sentì il suo corpo
sussultare, poi iniziarono le convulsioni e lei sarebbe caduta a terra se Linda
non l’avesse afferrata, un istante prima che il proiettile la colpisse al
torace.
Lena non poté fare a meno di
chiedersi cosa diavolo avesse ingurgitato, perché quella non era la formula di Lex.
Alex e Maggie le avevano mentito, ma
non importava. Scivolò a terra, perché Linda ora non poteva più sorreggerla e
io suoi occhi si incrociarono con quelli lucidi di Kara.
Sorrise, poi la sua mente si chiuse.
Kara annaspò tentando di alzarsi, poi
rinunciò e invece strisciò verso Lena. Un violento innalzamento del dolore la
fece gemere, bloccandola sul posto.
“Molto bene, ora che ho la tua
attenzione, Alex.” Disse la donna che era sua sorella, ma in una versione da
incubo. “Hai steso la mia Kara, io posso uccidere la tua. Facciamo così: io me
ne vado con lei e Maggie e tu ti tieni la tua Kara e Lena o almeno quello che
rimane di lei. Non sono sicura che si sveglierà mai, credo di aver… pasticciato
con la formula di suo fratello.”
Lei digrignò i denti, ma non poté
fare nulla, invece sentì la voce di sua sorella acconsentire.
Pochi minuti e il portale si aprì, vi
fu un lampo e poi attorno a lei vi furono solo più gli agenti del DEO.
“Lena…” Disse cercando con lo sguardo
il corpo della donna. James stava effettuando un vigoroso massaggio cardiaco e
i suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Andrà tutto bene.” Le mormorò Alex,
sganciandole con delicatezza quel maledetto collare.
Il sollievo fu immenso, riuscì ad
alzarsi, prima sulle ginocchia e poi, barcollando, a dirigersi verso Lena.
“Cos’ha preso?” Le domandò Alex.
Mentre James non smetteva di spingere sul suo petto, la fronte imperlata di
sudore, malgrado il freddo della Fortezza.
“Io… non lo so… qualcosa, qualcosa
creato da suo fratello e datole da Alex e Maggie. Non… voi, le altre.”
Sua sorella le annuì, ma i suoi occhi
erano preoccupati e la fissavano attenti.
Kara prese la mano di Lena e la
strinse.
“Svegliati!” Ordinò, la voce roca.
“Non ti permetterò di morire per me.” Sentiva la forza lentamente tornare, ci
avrebbe messo del tempo a sentirsi bene davvero, ma strinse i pugni, poi guardò
James.
“Spostati.”
“Non sei ancora abbastanza in forze
per…” Intervenne Alex.
“Spostati!” Disse con più decisione
Kara e il giovane obbedì, poi la kryptoniana abbatté
un pugno sul petto di Lena. “Svegliati!” Urlò.
Nulla, con rabbia, gli occhi che
bruciavano di lacrime, abbatté un altro pugno sul torace della giovane.
“Ho detto svegliati!” Impose e poi si
accasciò a terra quando un leggero battito sfiorò le sue orecchie, leggero, ma
regolare.
Alex posò le dita sul collo della kryptoniana e annuì.
“Abbiamo un battito.” Annunciò.
Kara si fece aiutare da Alex che la
aiutò a stendersi sul blocco di ghiaccio lasciando che il sole le restituisse
la sua forza, accanto a lei fu sistemata Lena e poi, una mezzora dopo, anche Kal, trovato nella distesa di ghiaccio, in condizioni
critiche, ma ancora vivo. Chiuse gli occhi e si lasciò andare.
***
Le sembrava che il tempo si fosse
riavvolto. Certo, ora non era davanti alla parete di una cella, ma osservava lo
stesso il corpo di Lena, giacere immobile, privo di coscienza, aspettando che
si svegliasse.
Aveva bisogno di sapere che stava
bene, aveva bisogno di vedere i suoi occhi chiari aprirsi e di sentire ancora
la sua voce. Aveva bisogno di capire, capire quello che aveva fatto e perché,
di capire cosa le aveva nascosto, perché niente di quella storia aveva senso,
non le importava quello che Mon-El aveva giurato di
aver visto, abbracciandola con sollievo quando aveva scoperto che non era lei
la Kara con Lena sul balcone della Luthor Corporation,
voleva solo che si svegliasse, ma il sole non sembrava avere nessun effetto
benefico su di lei.
Alex le fece un cenno da fuori della
stanza e lei si alzò per poi uscire e guardare la donna, speranzosa, ma il viso
di Alex era teso e preoccupato.
“Abbiamo eseguito ulteriori analisi
sulla fiala e sul sangue di Lena.”
“E?” Domandò, sempre più spaventata.
“Non riuscivamo a comprendere quello
che era perché emette radiazioni che non abbiamo mai visto prima… ma, grazie a
Clark e al computer della Fortezza siamo giunti ad una risposta.”
“Avanti Alex, dimmi cos’ha che non
va!” Sua sorella sospirò e poi annuì.
“La maggior parte del liquido era
composto da kryptonite blu.”
“Kryptonite
blu?” Domandò lei perplessa, conosceva la rossa e ovviamente la verde, persino
quella argento portata dai daxamiti, ma cosa faceva
la blu?
“Sì, non siamo sicuri di quello che
fa, ma sembrerebbe aver neutralizzato i poteri di Lena rendendola… umana.” Kara
sbatté gli occhi poi scosse la testa.
“Questo non spiega perché non si
sveglia.”
“Perché ho detto: la maggior parte.
Il resto del composto era kryptonite verde, immagino
si tratti dell’aggiunta fatta dalla mia doppelgänger.
Il suo organismo è sotto attacco radioattivo mentre è incapace di difendersi a
causa della kryptonite verde… è come affrontare un
virus senza difese immunitarie.”
“Cosa… cosa posso fare?” Domandò,
spaventata per quello che Alex stava implicitamente dicendo.
“Nulla, ma noi abbiamo iniziato
subito un classico trattamento contro l’avvelenamento da radiazioni,
trattandola da umana, cosa che, fino ad ora non abbiamo fatto.”
“Quindi starà bene?” Alex sospirò.
“Non lo so, non ne sappiamo
abbastanza per azzardare previsioni, ma faremo tutto il possibile perché si
risvegli.” Le assicurò, posandole una mano sulla spalla, cercando di infonderle
il coraggio che vedeva mancare nei suoi occhi. “Stalle vicino, sono sicura che
la tua presenza l’aiuterà.”
“Non lo so… lei odia la Kara del suo
mondo e credo che mi sopporti appena…”
“Non essere ridicola.” La tagliò di
netto Alex. “Lei…” Si interruppe e scosse la testa. “Stai con lei.”
Kara annuì e poi tornò nella stanza
osservando i medici e le infermiere che si affaccendavano attorno alla donna,
togliendo le inutili lampade solari e inserendo flebo di soluzioni nella suo
organismo. Con un po’ di timore le prese la mano e poi la strinse.
“Svegliati… per favore…” Chiese piano
e poi rimase in silenzio, osservando il lento alzarsi a abbassarsi del suo
petto e ascoltando il leggero battito del suo cuore.
***
Quando aprì gli occhi dovette
sbatterli più volte prima di dare un senso alla massa sospesa in aria: un corpo
avvolto in un mantello rosso, i capelli biondi che ricadevano verso il basso
vinti dalla gravità. Il suo cuore prese a battere veloce, si sentiva debole,
tremendamente debole e sentiva tutto attutito, non riusciva a comprendere chi
vi fosse attorno a lei, quante persone e quali persone.
La ragazza ricadde a terra gli occhi
sgranati.
“Lena! Sei sveglia!” Disse facendo un
passo verso di lei, ma fermandosi di netto nel vedere, probabilmente, la paura
nel suo sguardo.
“Sono io… Kara… ehm… quella gentile?”
L’espressione della giovane era tirata, stanca, ma evidentemente sincera. La
osservò per un lungo istante, poi si rilassò, almeno in parte.
“Sei tu…” Mormorò.
“Sì, sono io. Solo io.” Aggiunse e
Lena sollevò lo sguardo nel sentire il suo tono di rammarico. Sulle labbra
della ragazza comparve subito un sorriso e lei non fu più sicura di quello che
aveva visto o sentito. Era lenta, tanto lenta, di solito coglieva ogni
sfumatura di un viso e ogni emozione, aiutata non solo dalla super-velocità, ma
anche dal super-udito, invece adesso non sentiva il cuore della donna.
“Cosa mi è successo?” Domandò e nel
chiederlo ricordò.
“Hai preso quella fialetta e l’hai
bevuta.” Le ricordò la donna, ma lei ormai sapeva.
“Ho sacrificato la regina…” Mormorò e
Kara la fissò preoccupata.
“Come ti senti? Vuoi che chiami Alex
o i medici?”
“Sono… sorda, cieca, ovattata, come
se nulla avesse più intensità e tutto fosse spento.” Disse, mentre una lacrima
scendeva lungo il suo viso.
“Mi… mi dispiace.” Kara abbassò il
volto, si sentiva colpevole, sapeva cosa la donna provasse, ma se lei, quando
aveva perso i suoi poteri, aveva avuto la speranza di riaverli, Lena… Lena li
aveva persi per sempre.
“Ho scelto da sola.” Affermò allora
la donna, alzando lo sguardo verso il soffitto. “Cos’è successo dopo che ho…”
“Alex… la cattiva, ha usato me e il
telecomando contro la possibilità di andarsene con la sua Kara. Sono sparite
nel portale che Winn ora ha bloccato, da lì non
potranno più passare.” Spiegò la giovane e lei annuì.
“Era ferita, non è vero?” Domandò
ancora e Kara abbassò il capo.
“Sì, era svenuta. Alex, la mia Alex,
le ha sparato un proiettile nel torace.”
Kara le spiegò come fosse stata avvelenata
anche dalla kryptonite verde e Lena comprese il
perché il composto di suo fratello le avesse fatto così tanto male quando lui
si era assicurato che non creasse danni collaterali, se non l’annullamento dei
poteri.
Dopo rimasero in silenzio fino a quando
Kara non sospirò.
“Chiedimelo.” Le disse allora lei,
riabbassando lo sguardo sulla ragazza.
“Mon-El mi
ha detto che… e poi lei ti ha definito la sua...”
“Sì.” La fermò lei, era troppo
difficile da sentire, non voleva, non dalle sue labbra.
“Sì?” Domandò la giovane, confusa.
“Non è qualcosa che amo raccontare,
non è qualcosa a cui voglio ripensare, ma ormai credo sia giusto che tu sappia
la verità.” Ammise e fu difficile vedere gli occhi della giovane sfuggire i
suoi, ma aveva incominciato e doveva finire. “Superman era un flagello per il
mio mondo, ma non faceva mai cose davvero orrende… si divertiva, faceva lo
spaccone, terrorizzava le persone, certo, ma riuscivamo a contenerlo, a
limitare le sue azioni. Poi iniziò ad agire diversamente, in maniera più
astuta, più precisa, più dannosa, anche se sottile. Non ci volle molto prima di
capire che ora c’era una mente ben più pericolosa a guidarlo.” Sospirò,
ricordando quei giorni. “Grazie a questa nuova guida Superman riuscì ad
uccidere Lex. Ero… disperata, avevo perso mio
fratello.” Alzò gli occhi e incrociò quelli azzurri e lucidi di Kara, poteva
capire il suo dolore, lei aveva Alex. “Ma continuai a respirare e a battermi,
anche per lui, con tecniche sempre più complesse e giochi sempre più
sofisticati, riuscii a contrastare Superman e a credere di poterlo fermare per
sempre. Poi arrivò lei.” Malgrado non
possedesse più i suoi poteri sentì Kara trattenere il respiro. “Ero il CEO
della Luthor Corporation e il mio dipartimento delle
risorse umane mi assegnò una nuova segretaria. Bionda, occhi azzurri… mi colpì
subito con quel sorriso accattivate, si presentò come Linda Danvers
e io… io ci cascai. Ero così concentrata sul mio doppio lavoro che lei fu una
ventata di aria fresca. Decisa, risoluta, forte, sapeva quello che voleva e non
esitò a farmelo capire.” Kara ora era rossa in volto e fissava il pavimento
come se fosse la cosa più interessante del mondo. “Mi innamorai di lei e, nel
suo modo malato, lei si innamorò di me, cadendo nella sua stessa rete. Ma compì
un errore, mia madre non era accecata dall’amore e capì che qualcosa non
andava, indagò e scoprì la verità sulla sua identità.”
“Per questo fu…” Tentò Kara, ma non
riuscì a finire la frase e lei annuì.
“Sì. Fu uccisa davanti ai miei occhi.
Linda mi disse che nessuno poteva dividerci, che eravamo destinate a stare
assieme e a dominare sugli umani. Le sfuggii.” Sospirò e scosse la testa. “Il
resto lo sai: decisi di cambiare il corso degli eventi cercando di volare
abbastanza veloce da spezzare il muro dello spazio-tempo, ma fallii.”
“E arrivasti qua.” Kara cercò il suo
sguardo. “Io… sono felice che tu sia qui. So che non sarò mai… ma… sei
importante per me e…” Lena lesse parole inespresse in quegli occhi, lesse
sentimenti confusi che però stavano prendendo forma sempre più decisa, come se
Kara stesse decidendo di dirle qualcosa di importante. Qualcosa che, però, non
poteva accadere, meno che mai dopo quello che era successo.
“Ora sai la verità.” La interruppe,
ma sapeva che doveva dirle di più, doveva chiudere quella faccenda, doveva
spezzare qualsiasi cosa si stesse formando tra di loro. “Ora sai perché mi era
così difficile starti accanto, mi ricordavi troppo lei eppure eri così diversa:
timida dove lei era sfacciata, timorosa dove lei era decisa, impulsiva dove lei
era pianificatrice, ingenua dove lei era astuta, dolce dove lei era
passionale.” Vide le parole colpire la giovane, le aveva poste in un modo in
cui era evidente cosa lei preferisse. “Si è rivelata un mostro, certo, ma io
l’ho amata e il te rivedevo lei, la piccola parte che mi ha mostrato quando si
nascondeva sotto il nome di Danvers. Eppure, ancora
una volta, tu non sei lei.”
“Capisco.” Kara aveva abbassato il
volto, il suo viso era pallido ora.
“Essere venuta qui è stato un errore.
Un errore a cui credevo di poter rimediare, ma ora che sono privata dei miei
poteri, so che non potrò mai. Voglio che tu capisca bene questa cosa.” La
ragazza si alzò, sorpresa.
“Il tuo piano era ancora quello di
tornare indietro nel tempo?” Domandò, stupita.
“Non ho mai affermato il contrario.”
“Ma… noi…” Kara scosse la testa.
“Cancelleresti anche i miei ricordi di te, ogni cosa che abbiamo condiviso e
quello che… provo…”
“Non ha davvero importanza.” Le
rispose, secca, e vide la ragazza sussultare. Kara la guardò per un lungo
istante e poi annuì.
“Ho capito.” Affermò. “Credo che… ti
lascerò riposare.” Aggiunse prima di uscire e andarsene.
Note: Lena è riuscita a sfruttare l’unico punto debole di Linda Danvers, se stessa, ma per farlo ha sacrificato i suoi poteri ed è quasi morta. Per poi svegliarsi accanto a Kara, una Kara pronta a dirle cose importanti che lei non ha potuto e voluto sentire…
Abbiamo scoperto com’è nato l’amore tra Evil Kara e Lena, un inganno, una finzione della quale anche la truffatrice è caduta vittima, un amore che ha causato la morte di Lillian.
E ora?