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Autore: vortix    27/09/2017    2 recensioni
Tarquinio il Superbo non aveva preso molto bene la storia che lui fosse l'ultimo re di Roma, e la monarchia per lui doveva continuare. Ora l'ultimo dei re è tornato in vita e sta cercando di impossesarsi nel fuoco di Estia, la fiamma che tiene in vita non solo Roma ma anche la fede negli dei.
Sarà Chiara, l'ultima semidea in Europa, insieme ad alcuni illustri personaggi a noi conosciuti, che cercherà di fermare il temibile Tarquinio.
Storia post "Le sfide di Apollo".
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Estia, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Reyna/Jason
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una serie di (sfortunati) eventi.'
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(il capitolo è bello lungo, mettetevi comodi)

20

 



Mai e poi mai mi sarei aspettata di sentire una voce così inquietante e che mi facesse venire i brividi.
Mi giro di scatto, e davanti a noi c’è il famigerato Tarquinio il Superbo, settimo e ultimo re di Roma. Il suo viso squadrato è rasato perfettamente in un gioco di piccoli ghirigori fatti di barba, gli occhi sono azzurri come il ghiaccio, la fronte tempestata di cicatrici e i capelli neri sono laccati all’indietro.
La sua espressione mi fa tremare, è come se non aspettasse altro che questo momento.
Il re romano a quanto pare non ha badato a spese in fatto di vestiario: il suo completo nero, cravatta compresa, insieme al suo mantello blu sembrano costare quanto la mia casa.
Le mani sono avvolte da un paio di guanti dello stesso colore del mantello, come se gli facesse schifo toccare qualsiasi cosa.
«Tarquinio il Superbo, non mi aspettavo che fossi venuto da solo.» La voce di Reyna rimbomba per tutta la vallata.
Il re avanza di qualche passo, cercando di non sporcarsi le sue scarpe firmate, ridacchiando compiaciuto.
«Reyna Ramirez Arellano, pretore del Campo Giove, non pensavo fossi così stupida.» E con una semplice alzata di mano, dal colonnato compaiono altre sei persone, di cui per mia sfortuna ne riconosco due: Leonte e Carope.
Reyna sta per rispondere a tono, ma Percy le afferra il braccio, fermandola.
«Cari semidei, vi presento i miei più fidati compagni: Falaride, re di Sparta.» Comincia Tarquinio, presentando un uomo sulla trentina fatto di muscoli, denti d’oro, e una grande voglia di uccidere.
«Eumolpo, unico figlio di Poseidone ad essere stato un re della Tracia.» Questo invece è a petto nudo, con un tridente tarocco in mano e con i capelli rossi bagnati, schiacciati sulla fronte.
«Aminandro, re greco ma sempre fedele ai romani.»
Persona inutile, a mio parere. Questo re non ha nulla che lo distingui dagli altri: solita armatura, solita spada, solito ringhio per far paura al nemico e bla bla bla. Già visto.
«Ed infine Tantalo, ex divinità scacciata dall’Olimpo.» Finisce Tarquinio, indicando un uomo biondo, vestito con una toga rossa tipica dell’epoca romana e con un tatuaggio a forma di serpente su tutto il braccio sinistro. Due particolari che mai e poi mai avrei pensato di vedere insieme.
«Oh, e gli altri due già li conoscete. Chiara, non sei felice di ricontrare Carope? Mi ha detto tante cose sul tuo conto. -fa una pausa- Anche se contorte.»
Dopo un piccolo momento di silenzio imbarazzante, Leo decide di parlare. «Vedo che ti piace proprio il numero sette.» Fa lui direttamente a Tarquinio, contando quanti sono in totale.
Il re non dice nulla, ma ho come la sensazione che Leo sia appena diventato il primo nella sua lista nera.
E senza nemmeno dare il via, o un preavviso, i tirapiedi di Tarquinio partono all’attacco.
Le mie gambe sono ancora provate per il combattimento di prima con i cani, e i miei poteri non si sono ristabiliti del tutto, ma faccio del mio meglio per contrastare i sei re vogliosi di vendetta.
Reyna si scaglia prontamente verso Falaride, prendendolo in pieno viso con il suo scudo d’oro; la spada della ragazza quindi colpisce con un colpo secco il suo braccio destro, mozzandolo come se fosse fatto di mozzarella.
Alla vista di questa scena mi viene qualche conato di vomito, ma cerco di concentrarmi. Sulla mia destra invece c’è Percy che se la vede con il suo fratellastro: nella confusione generale, il ragazzo riesce ad insultare il re della Tracia per usare un tridente ordinato su Ebay, e a quanto pare Eumolpo non la prende bene.
Un vortice d’acqua si alza dalle mani di entrambi, e si fissano con lo stesso odio che avrebbero beh…due fratellastri.
Le quattro Vestali nel frattempo, ora riunite, possono contare di un potere leggermente più forte di quando erano in tre, e riescono ad affrontare Aminandro. Ogni tanto Percy interviene in loro aiuto, ma posso ammettere che se la stanno cavando parecchio bene; insomma, da quanto vedo non penso che ad Aminandro faccia piacere un orecchio carbonizzato.
Mi giro di scatto più volte su me stessa, cercando di farmi una panoramica generale della situazione, e noto con la coda dell’occhio che Tarquinio sta prendendo posto su un trono che non so come sia arrivato lì, cominciando a gustarsi lo spettacolo.
Il suo sorrisetto di compiacimento mi dà così fastidio che vorrei corrergli incontro e ucciderlo con le mie stesse mani, ma vengo fermata da qualcuno che non avrei mai più voluto rincontrare.
Carope viene verso di me alzando la stessa spada che mi ha ferito quasi mortalmente in New Mexico, e il ricordo del dolore mi fa venire in mente che quell’arma è avvelenata, e che devo starci il più lontano possibile.
«Ci noi due ritroviamo. Arrivata è ora la morte per te.» Esclama lui.
La rabbia mi sale in corpo in meno di un secondo, e le mie mani si accendono come due fari. «Nel frattempo vedo che fai ancora schifo a parlare.»
E con un coraggio che non avevo mai avuto, gli corro incontro: non avendo un’arma adeguata con me, cerco di contrastare la sua spada con i miei poteri di Atena e di Apollo messi insieme. Così faccio in modo che la mano di Carope devii accidentalmente la sua spada nella direzione opposta alla mia, permettendomi di colpirlo con la mia luce senza problemi.
Per i primi minuti il mio piano sembra funzionare, tanto che riesco a far finire Carope oltre il colonnato del Four Corners. E aggiungo con un pizzico di soddisfazione.
Nel frattempo Reyna è riuscita a mettere k.o. Falaride, e ora si sta occupando di Tantalo, che a quanto pare è una ex divinità. Mi chiedo cosa possa aver combinato per essere stato cacciato dall’Olimpo, e qualsiasi cosa abbia fatto, rimane un cretino.
Da quando i sei re di Tarquinio ci hanno attaccati, Leo è sparito dal mio campo visivo, finché il ragazzo non mi cade davanti come un sacco di patate, prendendosi una bella botta al didietro.
A quanto pare a Leo è toccato il peggiore di tutti, Leonte, il Christian Grey che al museo di Phoenix non ci ha messo molto a metterci fuori gioco. Ricordo molto bene come Leonte abbia spento il fuoco di Leo in pochi secondi, e anche se dovrei essere infuriata con lui, non posso fare a meno di preoccuparmi.
«Maledetto bastardo…» Grida Leo, preso da un momento d’ira, e subito dopo mi sembra di sentire la voce di Reyna gridare qualcosa come: “Linguaggio!”; il figlio di Efesto però ignora il rimprovero, e si alza da terra pulendosi i rimasugli di sabbia che sono finiti sui suoi pantaloni nuovi.
Prima che io possa fare qualcosa però, un fascio di luce nera mi avvolge la mente, e mi accorgo solo poco dopo che Leonte si è avvicinato a me e con le sue parole mi sta mandando il cervello in pappa.
Non ce la farete mai.
Sei solo una stupida ragazzina che gioca a fare l’eroina.
Cediti a me, e ti prometto che non sentirai nulla.
Comincio a coprirmi con forza le orecchie, ma la magia nera di Leonte è già penetrata nella mia testa, e non so come farla uscire.
«Lasciala in pace!» Grida Leo, e insieme alla sua voce, il rumore delle spade che si scontrano, le urla di Reyna, le palle di fuoco che lanciano le Vestali provocando delle piccole esplosioni, e la pioggia che continua a cadere fitta mi provocano un senso di confusione e paralisi dalle quali non riesco ad uscire.
Poi qualcosa sembra sbloccarsi nella mia mente, e il mondo reale torna a farsi più vivido. Quando alzo lo sguardo vedo che Leo è riuscito a colpire Leonte in faccia con uno dei suoi marchingegni elettronici, impedendo alla magia nera di annebbiarmi ulteriormente il cervello.
Io sorrido a Leo, mimando con le labbra un “grazie”. Anche se sono ancora molto incazzata con lui, glielo devo.
Successivamente Percy, lasciando per un secondo la sua battaglia acquatica con Eumolpo, mi lancia una scatoletta di cartone.
Io lo guardo confusa, ma poi capisco quale sia la sua idea non appena vedo cosa c’è all’interno del contenitore: dei tappi per le orecchie.
Me li metto immediatamente, e ora che non sento più nulla, tutto quanto sembra un cartone animato; i rumori fanno la differenza, credetemi.
Mi chiedo da dove Percy abbia tirato fuori questi tappi, ma non ho tempo per risolvere il mio dilemma, perché Leonte riesce a distruggere con le sue stesse mani il giochino di Leo, lanciandolo con forza per terra.
«Ehi, ci ho messo mesi a costruirlo!» Protesta lui, ma ora come ora le sue accuse non servono a nulla.
Leonte quasi lo ignora, e viene verso di me a passo spedito, alzando dietro di sé un’onda nera di magia. La visione mi fa venire i brividi, e il mio cervello si prepara per un altro lavaggio del cervello, ma incredibilmente non succede nulla.
Così sorrido a Leonte, e lui si ferma, confuso sull’inefficienza dei suoi poteri.
«Ora non fai più l’arrogante, vero?» Dico forse urlando, affiancandomi a Leo.
Io e lui ci guardiamo per un momento, e come se ci fossimo letti nel pensiero, scagliamo insieme un fascio di luce e fuoco, tutto per il nostro amico che viene travolto da capo a piedi.
Una volta che Mr. Grey si trova a terra, mezzo svenuto, io e Leo esultiamo e ci diamo il cinque, ma quasi subito dopo io sbianco improvvisamente, e sono costretta a mettermi in ginocchio, prendendo fiato. L’unica cosa che riesco a fare è quella di togliermi i tappi per le orecchie in modo tale da tornare a sentire quello che accade intorno a me e avere ancora un contatto con il mondo esterno.
Leo sta per abbassarsi per aiutarmi, ma una corda grande quanto un tubo idraulico gli accerchia il collo, e lui comincia ad annaspare.
Alzo lo sguardo e vedo che dietro di lui Aminandro tiene ben salde le estremità della corda, con uno sguardo compiaciuto.
Nella confusione, mi ricordo che Aminandro stava combattendo contro le Vestali, ma ora sembrano essere scomparse.
«Lascialo stare!» Grido, cercando di alzarmi e salvare Leo, ma le mie gambe non sono d’accordo, e io cado di nuovo a terra. Le mie ossa sembrano non voler più reggere il mio corpo, i miei muscoli sono pieni di acido lattico e i miei polmoni fanno fatica ad incamerare aria. Dire che mi sento uno straccio è un eufemismo.
«Questo sporco greco merita solo di soffrire. Un po’ come tutti gli altri, non credi anche tu?» La voce di Aminandro è fastidiosa come una zanzara che ti ronza attorno di notte, e io vengo presa dal panico quando il viso di Leo diventa paonazzo.
Percy e Reyna sono ancora impegnati con gli altri tirapiedi di Tarquinio, e per quanto avrei bisogno del loro aiuto, devo cavarmela da sola.
«Smettila!» Cerco di fermarlo, e lui incredibilmente fa quello che ho detto.
«Hai ragione. Ci sono modi molto peggiori di morire per un greco.» Così Aminandro lascia la presa sul collo di Leo, il quale cade a terra di fianco a me tossendo convulsivamente; io cerco di avvicinarmi a lui, ma il suo corpo viene di nuovo trascinato via da me. Ora la corda non stringe più il suo collo ma le sue mani dietro la schiena, impedendo a Leo qualsiasi movimento.
Vedo che il figlio di Efesto cerca di ribellarsi in qualsiasi modo, compreso cercare di dar fuoco alla corda, ma questa sembra essere immune a tutto.
Una volta che Leo viene legato come un salame, Aminandro si avvicina a me e approfitta della mia temporanea debolezza per legarmi nello stesso modo, per poi venire costretta ad inginocchiarmi davanti allo stesso Tarquinio, rimasto lo spettatore divertito fino ad adesso.
A questo punto Percy e Reyna lasciano perdere quello che stavano facendo e corrono verso la nostra direzione, gridando i nostri nomi, ma è in questo momento che Tarquinio fa qualcosa che speravo tanto non facesse.
«Perseus Jackson. Reyna Ramirez Arellano. Fermatevi. Inginocchiatevi di fianco ai vostri compagni, e non opponete resistenza.»
Improvvisamente mi ritorna in mente tutto quello che aveva detto Julia nei confronti di Tarquinio, e il fatto che potesse controllare le persone con solo la sua voce speravo tanto fosse solo un rumor. E invece no.
I due ragazzi si fermano dalla loro corsa, e nei loro occhi compare un’espressione strana, come se stessero fissando il vuoto, e senza dire nulla si mettono vicino a me e a Leo, inginocchiandosi e mettendo le mani dietro la schiena, per farsi legare.
Io e Leo siamo sconvolti, e ci fissiamo. Molto probabilmente stiamo pensando entrambi: “Siamo nella merda.”
Leonte intanto si è ripreso e si rialza da terra con uno sguardo così incazzato che in confronto quelli di mia madre quando le ho strisciato la macchina sul muretto non è niente.
Tarquinio però placa la sua ira con una sola alzata di mano, e incredibilmente anche Leonte rimane immobile, e dal suo viso scompare quella voglia di uccidermi.
Così tutti i sei re (uno con un braccio mozzato) ci raggiungono e si mettono a qualche metro dietro di noi, in modo tale da avere Tarquinio davanti e attaccarci alle spalle se mai dovessimo scappare in qualche modo.
Per un momento mi chiedo dove siano le Vestali, ma non riesco a vederle, per cui l’unica cosa che spero per loro è che siano riuscite a scappare.
Dopo un tempo interminabile Tarquinio si alza dal suo trono e cammina verso la nostra direzione, vittorioso. «Finalmente la parte in cui cercate miserabilmente di salvare il mondo con le vostre due spaducce è finita. Sono sincero, stava cominciando ad essere noioso.»
Percy e Reyna si risvegliano dal loro stato di trance, e quando si rendono conto di essere legati come due salami esattamente come me e Leo rimangono scioccati, ma poi trasformano il loro stupore in una rabbia che non avevo mai visto in loro due.
Dopotutto li capisco, non deve essere bello quando qualcuno manipola la tua mente a proprio piacimento.
«Ragazzi, ragazzi. -Esclama Tarquinio non appena nota la rabbia dei due- Le corde sono magiche, non potete spezzarle. Più tirate e più queste si rinforzano.»
«Quando mi libererò non credo che continuerai a parlare. La prima cosa che ti taglierò sarà la lingua.»
Io fisso Percy a bocca aperta. Non avevo mai visto questa parte di lui.
Tarquinio in tutta risposta si mette a ridere, con tanto di mano ingioiellata che si tiene la pancia.
«Minacce ridicole a parte, finalmente oggi è il giorno in cui conquisterò tutto l’Occidente e raserò al suolo Roma, per ricostruirla a mia immagine e somiglianza. E per la prima volta avrò anche un pubblico, non è incredibile?»
«Se volevi un pubblico potevi provare ad America’s Got Talent.» Sussurra Leo, ma il re romano l’ha sentito lo stesso.
«Ci ho già provato. Simon Cowell non ha capito le mie vere potenzialità.» Risponde tranquillamente Tarquinio, e se i miei muscoli non mi facessero così male, potrei scoppiare a ridere.
«Ad ogni modo, è ora di far entrare la star della serata. La nostra cara Estia.» Annuncia lui, e con uno schiocco delle dita la dea compare davanti a noi dal nulla, mezza svenuta e legata con il doppio delle corde che hanno usato per noi.
Dall’ultima volta che l’ho vista il suo aspetto è peggiorato parecchio: il viso è così pallido che le lentiggini non si vedono più, i capelli rossi sono spettinati e sporchi come se fosse stata buttata in un cassonetto dei rifiuti. Gli occhi sono chiusi e dalle labbra carnose scende un rivolo di sangue.
I vestiti che indossa Estia sono gli stessi che le avevo visto nel messaggio Iride, ma ora sono strappati e sporchi di chissà che cosa.
La sua immagine sembra quasi finta, tanto che la sua pelle è come se stesse sparendo.
Nei pressi del suo petto vedo un lieve bagliore rosso battere al posto del suo cuore, e capisco subito che quella è la sua fiamma. Più la fisso e più questa pulsa sempre meno, e a me viene da piangere.
«Chiara, vedo che non ti sfugge nulla. Si, è proprio quello il potere che mi serve per compiere il mio destino e diventare finalmente il Re di Roma più importante!» Esclama Tarquinio, e sotto i nostri occhi spaventati, il re affonda la sua mano nel petto della dea, e afferra la fiamma, per poi strapparla con violenza dal corpo della donna e alzarla in alto, ridendo come uno psicopatico.
Al suo gesto, una serie di lampi e tuoni si fanno spazio nel cielo.
La velocità con cui è avvenuto tutto quanto ci ha spiazzato, e il senso di impotenza si fa sempre più grande.
I re dietro di noi cominciano ad applaudire il loro capo, esultando alla vista della fiamma di Estia.
«Con questa fiamma, finalmente Roma potrà avere il re che si merita!» Comincia a blaterare Tarquinio, ma improvvisamente Percy sembra essersi ripreso.
«Ragazzi, ho un piano. Possiamo ancora farcela.»
Io, Leo e Reyna ci avviciniamo a lui, fissando per un attimo Tarquinio che sembra non accorgersi di noi, preso totalmente dalla sua mania di potere.
«Ricordate quando siamo riusciti a spezzare la magia nera che ci teneva chiusi al museo di Phoenix? Possiamo rifarlo, dobbiamo solo avere un contatto fisico.»
Io cerco di capire come la sua idea possa salvarci tutti se siamo legati, ma dopotutto non abbiamo altre alternative, per cui senza perdere altro tempo io mi avvicino a Leo in modo tale da riuscire a sfiorare la sua mano, e Percy e Reyna fanno lo stesso.
Con una sincronia perfetta, chiudiamo insieme gli occhi e concentriamo la nostra energia in unico punto: per un momento ho la sensazione che non funzioni, ma poi un leggero bagliore bianco si propaga dalle nostre mani, e le corde si spezzando come se fossero fatte di paglia.
Noi quattro ci rialziamo in piedi sotto lo sguardo sconvolto dei sette re, e subito dopo mi rendo conto che l’obiettivo di Percy non era solo quello di spezzare le corde, ma quello di condividere il suo piano per sconfiggere effettivamente Tarquinio una volta per tutte.
Una volta alzati da terra ci fissiamo negli occhi l’uno nell’altro, confermando l’idea di Percy, e partiamo all’azione più pronti che mai.
L’adrenalina mi scorre nelle vene, ma cerco di rimanere concentrata e seguire il piano di Percy, anche se ho qualche dubbio sulla sua riuscita.
Così per sfruttare al massimo i pochi secondi di confusione che siamo riusciti a creare, io e Percy uniamo i nostri poteri per creare una specie di barriera a cupola che impedisca a Tarquinio di vedere quello che abbiamo intenzione di fare.
Il re romano però sembra essere pronto ad ogni evenienza, e da dentro alla nostra piccola campana di protezione, sento le urla dei suoi tirapiedi venire verso di noi.
Percy allora si rivolge a Reyna e a Leo, che nel frattempo si sono disposti l’uno davanti all’altro. «Ragazzi, tocca a voi.»
«Sei sicuro?» Chiede lei a Leo, con un pizzico di indecisione.
«Mai stato più sicuro in vita mai. Forza, fallo. Almeno potrò farmi perdonare per quella volta che ho bombardato il Campo Giove.»
Reyna sembra esitare. «Non volevo arrivare a questo punto. Leo, mi dispiace.» E come ha fatto qualche minuto fa Tarquinio, la ragazza affonda la mano dritta nel petto di Leo, per poi tirarla fuori con in mano una fiamma identica a quella di Estia.
Reyna quindi comincia a guardarmi, e capisco che è il mio turno.
«Chiara, dobbiamo essere veloci. Questa barriera non durerà ancora per molto.» Mi dice Percy, e io gli annuisco.
Così chiudo gli occhi e mi concentro in modo tale da scambiare con i poteri di Atena le due fiamme. La cosa risulta più difficile del previsto, tanto che far volare il segugio infernale contro la Sfinge era una cosa da poco.
Mantengo la concentrazione finché del sangue non mi scende dal naso, ma poi ce la faccio: la fiamma di Leo sparisce dalla mano di Reyna, e al suo posto compare quella di Estia.
Il piano sembra aver funzionato: attraverso la condivisione dei ricordi, Percy è riuscito a spiegarci il suo piano, ovvero quello di scambiare la fiamma di Estia con quella di Leo senza che Tarquinio possa vederlo, il tutto senza dire una parola. Anche se questo non sarebbe servito a sconfiggere del tutto il re e Leo sarebbe rimasto senza poteri, Percy è convinto che sia l’unico modo per poter impedire la distruzione di tutto l’Occidente.
E ad essere sinceri, noi non avevamo un piano B.
Così non appena abbiamo la fiamma di Estia ci concediamo un momento per esultare, ma la barriera si rompe qualche secondo dopo, rivelando sei antichi re pronti a farci a fettine.
Leo quindi nasconde la fiamma della dea nel suo borsellino magico come se nulla fosse, e sfodera una spada rossa a caso.
«Allora, chi è il primo a voler morire?»
Alla sua frase, i re partono in quarta e noi attacchiamo a nostra volta.
Io penso di non aver mai avuto un livello così alto di stress da prestazione, ma allo stesso tempo capisco quello che l’altra sera Percy mi aveva detto sul tetto davanti al Salt Lake: un affascinante senso di eccitazione mi pervade e anche se potrei morire da un momento all’altro, io mi sento più viva che mai.
Nei successivi venti minuti le cose avvengono abbastanza velocemente: io e Reyna ci occupiamo di Carope, Aminandro e Tantalo, e la ragazza mi lascia l’onore di spezzare la lancia di Carope e trafiggere la sua armatura con la sua stessa spada, mentre Aminandro cade come un birillo dopo che Reyna riesce a ferirgli entrambe le gambe, cadendo proprio sopra Tantalo.
Percy riprende il suo scontro con Eumolpo, ma questa volta il re sembra essere più insicuro, e questo va a vantaggio di Percy che approfitta di un momento di distrazione per spazzarlo via con un’onda. Dopodiché Falaride si scaglia verso di lui, ma quando Percy sfodera la sua penna/spada, il re spartano viene facilmente fatto fuori.
«Ho sempre odiato Sparta, per la cronaca.» Esclama Percy, sorpassando il corpo inerme di Falaride.
Leo invece vuole avere vendetta con Leonte. Così il ragazzo si infila i tappi per le orecchie che avevo usato io poco prima, e si avvicina a lui, bollendo di rabbia.
Nonostante non abbia più i suoi poteri, Leo sembra più forte che mai, e le mie sensazioni non vengono smentite.
In un primo momento Leonte sottovaluta il figlio di Efesto, e gli permette di avvicinarsi a lui, ma poi quando si accorge che anche il ragazzo è immune ai suoi subdoli poteri, sul suo volto compare un’espressione di preoccupazione che mi fa sorridere.
«Ne ho incontrati di arroganti nella mia vita, ma tu sei quello che mi fa più ribrezzo.» Dice Leo con un tono che non gli avevo mai sentito usare, e senza aggiungere altro, parte all’attacco.
Leonte però non si dà per vinto, e sfodera ogni suo trucco più nascosto, ma Leo sembra schivarli uno ad uno, come se stesse evitando dei pugni in una partita di boxe. Ma poi si ferma, e noi tre ci fermiamo per vedere se sta bene.
«Non so se ne sei informato, -comincia Leo- ma mio padre a Roma si chiamava Vulcano per qualche motivo.»
E con un pugno lanciato contro il terreno degno di essere chiamato tale, Leo riesce a provocare un piccolo terremoto, forte abbastanza da spaccare in due il suolo e far cadere nella lava il nostro caro Christian Grey.
Dopodiché il terreno si richiude a cerniera, e Leo si volta verso di noi con uno sguardo misto tra il fiero e il piacevolmente sorpreso.
«Che figata! Non pensavo di poterlo fare!» Esclama lui, e noi esultiamo insieme.
Le nostre risate però vengono fermate da un paio di mani che applaudono, e noi ci ricordiamo di essere ancora in compagnia di Tarquinio il Superbo e di una dea mezza morta.
«Ma pensa un po’, mi avete quasi sbalordito.» Fa lui, con un tono di superiorità.
«Quasi?» Strilla Reyna. «Leo ha fatto cadere Leonte in una voragine di lava.»
«Nah, già visto. Dei miei aiutanti poi non me ne importa molto, l’importante è che io sia ancora in possesso del fuoco di Estia.»
Così, per stare al gioco, mi avvicino furiosa al re romano seduto sul suo trono con l’intenzione di attaccarlo…o qualcosa del genere.
La mossa però non è stata molto azzeccata, tanto che con una sua semplice alzata dell’indice, le mie gambe sembrano essersi trasformate in piombo e io non riesco più a camminare.
Improvvisamente l’adrenalina, l’unica cosa che mi faceva stare in piedi, svanisce e io mi sento fatta della stessa consistenza della pasta quando viene cotta troppo.
Cado in ginocchio davanti a Tarquinio, non riuscendo nemmeno a parlare.
I miei amici cercano di venire in mio aiuto, ma la voce di Tarquinio li ferma, e loro sono costretti a farlo.
«Chiara…l’ultima semidea italiana. Sai, quasi mi dispiace ucciderti, potevamo fare grandi cose insieme. Ma guardati, non sei nemmeno capace di tenerti in piedi, cosa pensavi di fare?» Tarquinio scoppia in un’ennesima risata, ma la cosa risulta abbastanza strano dato che l’unico a ridere è lui.
Il re si avvicina a me con in mano la finta fiamma di Estia, mentre con l’altra accarezza i miei capelli, e a me viene un conato di vomito.
La sua vicinanza mi provoca più ribrezzo di quello che pensavo, e l’odore che emana non è per niente adatto ad un re romano: un calzino dopo un allenamento in palestra profumerebbe in confronto.
Un senso di impotenza mi pervade, e per un momento penso davvero che sia la fine, anche se quella che in mano di Tarquinio non è la vera fiamma di Estia.
Una vocina nella mia testa continua a dirmi che lui troverà comunque un modo per farla franca e realizzare il suo obiettivo.
Tutti i momenti che ho passato in questi ultimi giorni mi colpiscono come un proiettile, e i miei occhi si riempiono di lacrime: ho fallito, deludendo tutti quanti.
«Sai, ogni semidio ha un punto debole.» Comincia Tarquinio, allontanandosi finalmente dal mio viso. «E quello può determinare il destino di ognuno di noi. Il tuo sai qual è? Sai perché non sei riuscita a sconfiggermi?»
Il suo sguardo è fisso sul mio, e un brivido mi percorre tutta la schiena.
«Non hai ancora accettato del tutto la tua natura. Non ti ritieni ancora una semidea, e non consideri il Campo Mezzosangue casa tua. Non ti senti appartenente a qualcosa. Oh, se non fosse così mi avresti già spazzato via in pochi secondi; quello che ti ho visto fare non è nulla in confronto alle tue vere capacità. -fa una pausa- Che spreco.»
Le parole di Tarquinio arrivano alle mie orecchie più taglienti che mai, e la cosa che odio di più è che…ha ragione.
Fino ad ora non sono mai stata convinta di chi sono e da dove vengo, ho sempre considerato il Campo e chi ci vive solo “di passaggio”. Non ho ancora accettato che mio padre sia Apollo e che Atena abbia voluto donarmi una minuscola parte di sé. Non ho accettato il fatto che dalle mie mani ogni volta che sono furiosa escono dei fasci di luce e che possa spostare le cose con la mia mente.
Non ho accettato che io abbia una cotta per Leo Valdez e che lui non ricambierà mai. Non ho accettato il fatto che io sia stata catapultata in questa situazione senza che nessuno mi abbia chiesto se fossi d’accordo o meno.
Il mio respiro si fa sempre più accelerato, e cerco di trattenere le lacrime.
Percepisco gli occhi di Reyna, Percy e Leo dietro di me, e io non ho il coraggio di girarmi per confermare quello che ha detto Tarquinio, per cui me ne sto con la testa bassa, fissando i miei pantaloni strappati dalla Sfinge di prima.
«Ed è per questo che io, Tarquinio il Superbo, grazie a te diventerò il monarca più potente di sempre.» A queste parole, mi sento mancare il fiato.
La mano di Tarquinio è affondata nel mio petto, e con uno strappo da una violenza inaudita sento il mio cuore sradicarsi dalla mia carne e uscire dal mio corpo.
Io fatico a respirare, e cado a terra a corpo morto a pancia in su, cosicché io possa vedere nel migliore dei modi il mio fallimento come semidea. Anche se la profezia lo aveva messo in conto, non pensavo davvero che il mio potere fosse quello che mancasse per raggiungere i piani di Tarquinio, e la realizzazione della cosa mi fa sentire una persona orribile.
Il re romano alza in alto il mio potere di luce, posizionandolo giusto vicino al fuoco, e con una risata da psicopatico le avvicina sempre di più.
Per un secondo riesco a guardare i miei amici, che impotenti, non sanno se prestare attenzione a me che sto morendo, o a Tarquinio che sta per distruggere Roma e tutto l’Occidente.
Vedo con la coda dell’occhio Percy che cerca in tutti i modi di ribellarsi al comando di Tarquinio, invano, e rimane bloccato davanti al re, insultandolo in qualsiasi modo possibile.
E poi succede. Tarquinio unisce i due elementi, il fuoco e la luce, e per un momento non vedo niente, tanto che sono costretta a chiudere gli occhi per non rimanere accecata dalla potenza dell’unione delle due sostanze.
Una minuscola speranza crede ancora che lo scambio dei due fuochi possa essere servito a qualcosa, ma quando Tarquinio se ne esce con un aspetto decisamente migliorato e con dei muscoli che potrebbero far concorrenza a quelli di The Rock, la cosa svanisce.
Il settimo re di Roma non sembra più un uomo qualunque, ma ora la sua pelle è completamente dorata e risplende di luce propria; dalle sue mani spuntano delle fiamme violente, e una corona fatta di pietre preziose è appoggiata elegantemente sulla sua testa.
Io mi accascio a terra, e comincio a piangere con la poca aria che mi rimane.
La mia mente ripercorre tutti gli istanti dal momento in cui Leo e Jason sono sbucati sul mio terrazzo fino ad ora, e tutto ad un tratto mi rendo conto di una cosa: non mi sono mai sentita così viva e determinata come lo sono stata in questi giorni con i miei nuovi amici.
La consapevolezza di chi sono, di quale sia la mia natura e da dove provengo comincia lentamente ad attraversare il mio corpo e a diventare parte di me, e un sorriso compare sul mio volto.
Nello stesso momento in cui prendo coscienza di ciò, il potere di Tarquinio si arresta, e il sorrisetto che ha stampato in faccia scompare in pochi secondi.
Piano piano, i muscoli cominciano a sgonfiarsi, l’aurea di potere scema gradualmente e la luce che Tarquinio tiene ancora stretta nella mano sinistra comincia ad acquisire più lucentezza.
«No…no! Maledizione, che sta succedendo?» Grida lui.
Io non ho le forze per rispondere a modo, e mi accascio definitivamente a terra. Alla fine chiudo gli occhi, con la consapevolezza di essermi sacrificata per salvare il mondo da cui provengo e le persone a cui voglio bene, e per me, va bene così.
 
 
 
 
 
 
……….
Salve a tutti.
Lo so, lo so. Sono in ritardissimo, ma vi avevo avvisato. L’università ahimè è iniziata e io ho così tante cose a cui pensare che è un miracolo che io sia riuscita a scrivere un capitolo di NOVE pagine di Word.
(piccolo aneddoto: oggi alla lezione di diritto il prof ha nominato per un attimo i sette re di Roma e io “oh no anche lui”. In pratica fangirlavo da sola e tutti mi hanno presa per pazza. Fine aneddoto.)
In questo capitolo ci sono taaaante cose che potrei commentare, ma ho deciso che faccio fare a voi. Dico solo che magari il piano di Percy potrebbe essere un po’ complicato, ma nella mia testa aveva senso, spero di essere riuscita a tradurlo decentemente.
Chiara nel frattempo non ha messo in conto che anche la sua luce serviva a Tarquinio. Quindi il re ce l’ha fatta? Non ce l’ha fatta? Anche odiate Simon Cowell? I dubbi saranno svelati nel prossimo e ultimo capitolo.
Per quanto riguarda la nuova storia non penso di scriverla, oltre ad avere una mezza idea incasinata, non ho molti stimoli per continuare. Ma chissà, magari un giorno posterò anche quella.
Ringrazio infinitamente chi è arrivato fino a qui, se siete di Bologna fatevi sentire che se potessi vi ringrazierei anche di persona hahah Sul serio, questa storia è stata molto importante per me, e ringrazio ogni singolo lettore.
Ci si vede al prossimo capitolo!
Potete scrivermi qui o su Twitter (@glaukopsis)
Un bacio, Claire xx

 
   
 
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