Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: whitecoffee    27/09/2017    2 recensioni
❝«Ho sempre pensato che il cuore dell’uomo sia diviso in due metà esatte. Una felice, e l’altra triste. Come se fossero due porte, vicine. Le persone possono entrare e uscire da entrambe, non c’è un ordine prestabilito. Ovviamente, molto dipende dal carattere degli individui e dalle relazioni che vengono instaurate. Mi segui?» Domandò, e lei annuì. «Per TaeHyung, uno di questi usci è sprangato. Non si apre più. Costringendo chiunque a passare solo dalla parte riservata al dolore, non importa il tipo di rapporto che intercorra fra lui e gli altri. Perfino io, sono entrato da quell’unica porta. E mi sono rifiutato di uscirne, sebbene lui avesse più volte provato a sbattermi fuori»❞.
❝Tu devi sopravvivere❞.
- Dove TaeHyung impara che, rischiando, spesso si guadagni più di quanto si possa perdere.
assassin!TaeHyung | artist!JungKook | hitman/mafia!AU | boyxgirl
-
» Storia precedentemente pubblicata sul mio account Wattpad, "taewkward".
» Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=92wl42QGOBA&t=1s
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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XI.
Mama



With a face that resembled her son’s, timeless, ageless, and full of inner strength, the beautiful woman smiled with dignity. Her gaze was fulfillment, her greeting a homecoming. Silently, I stretched my hands out to her.




 

The breath you made for me is what let me feel the world. For some reason, today I want to be embraced in your arms.




 
 

 
긴 밤이 흐르는대로 당신을 따라 가고 있습니다.
시간이 당신을 따라 가고 사라집니다.
왜 너 왜 멀어지고 있니? 지금까지 내가 너에게 연락 할 수 없어?

The long night is following you as it flows.
Time follows you and fades.
Why are you getting farther away? So far that I can’t reach you? (Love’s Not Over)
 
 
 

«Perché TaeHyung non è mai a casa?»
JungKook alzò lo sguardo dal suo libro, spostandolo sulla figura di Cyane, la quale era distesa sul divano accanto a lui, occupata a seguire un programma di cucina senza prestargli davvero attenzione. Le gambe sostavano sul suo grembo, a fargli da supporto per la lettura. Un mese dopo, lui e la ragazza avevano legato così tanto, da raggiungere quella fraterna intimità che alcune persone spesso non erano capaci di ottenere, all’interno di un rapporto. Vivere insieme per la maggior parte della giornata, tutta la settimana, aveva fatto in modo che l’una si adattasse all’altro, spalleggiandosi e combattendo la noia in modi differenti. Lei aveva iniziato a conoscere il giovane, imparando, dal suo incrollabile ottimismo, a cercare sempre un risvolto positivo in ciò che le accadesse. Quel famoso “profilo argenteo” delle nubi che oscuravano il sole, come suggeriva un popolare detto inglese. Aveva inoltre collaborato attivamente ad alimentare la sua passione per gli acquerelli, posando ancora per molti di essi, divertendosi nell’osservare il ragazzo immortalarla nei momenti e nelle pose più strambe. D’altro canto, JungKook era riuscito a perfezionare il suo inglese a livelli ottimali, a destreggiarsi autonomamente nella cucina e ad apprezzare la poesia francese come non era mai riuscito a fare in tutti gli anni della sua giovinezza. Cyane era un’amante della letteratura, che l’aveva invogliato ad esplorare nuovi confini del romanzo, consigliandogli opere su misura per lui, che erano in grado di aprirgli la mente ed allargare i suoi orizzonti di pensiero. Permettendogli perciò di fare la conoscenza di autori che, altrimenti, avrebbe ignorato o guardato dall’alto in basso.
A vederla in quel momento, a JungKook riusciva difficile pensare ai suoi primi tempi di permanenza in quella casa, quando piangeva fino ad addormentarsi ogni notte, o faceva del suo meglio per non essere d’intralcio a nessuno dei due inquilini, rendendosi invisibile. Aveva provato ad eclissarsi in ogni modo, finché lui, con pazienza, non avesse cercato di farle pian piano acquisire delle abitudini, trasformando la sua devastazione emotiva in una salutare routine. Le aveva chiesto d’insegnargli a cucinare, scoprendo che le piacesse moltissimo preparare dolci. Successivamente, le aveva domandato di posare per qualche suo acquerello, coinvolgendola nelle sue attività. Le aveva fatto conoscere i suoi artisti musicali preferiti, ottenendo di riuscire a farla appassionare alla musica coreana, per poi cantare insieme a squarciagola le canzoni dei Big Bang. Aveva prestato un orecchio al suo cuore e una spalla alle sue lacrime quando, di sera, si distendevano sul pavimento del salotto e osservavano le luci della città riflettersi in lame argentee sul soffitto. Conosceva i suoi sogni, i suoi pensieri e le sue paure, diventando per lei un sostegno importante, nella sua vita.
Il ragazzo aveva accettato quel ruolo dal giorno in cui, svegliandosi, avesse trovato un post-it sulla sua porta, scritto da TaeHyung. “Non sarò spesso a casa, nell’ultimo mese. Prenditi cura di lei”. E così aveva fatto. Finendo per affezionarsi a quella complessa creatura dai capelli blu e l’arcobaleno nel cuore. Non sapeva cosa provare, nei suoi riguardi. Le voleva sicuramente bene, ma alcuni suoi sguardi avevano il potere di fargli accelerare il battito cardiaco. E lui era abbastanza certo che un amore fraterno non avrebbe contemplato simili eventualità. Eppure, poteva vedere benissimo come lei si comportasse quando TaeHyung le era accanto. Cambiava radicalmente atteggiamento, sostituendo quella sua gioviale estrosità con un’imbarazzata introversione, arrossendo per un nonnulla. Sapeva che la sua presenza le trasmettesse emozioni contrastanti, ma non era mai riuscito a comprendere quanto e quali fossero.
Quando i suoi occhi si posavano sul suo amico, JungKook non riconosceva lo stesso sguardo che lei riservava a lui. Era diverso. Un misto di ammirazione, timore e languore. Come se fosse sempre stata sul punto di allungare le dita verso la manica del suo maglione, ma si fosse frenata appena in tempo ogni volta. E poteva intuire, dal linguaggio corporeo di TaeHyung, che lei non gli fosse indifferente. Le orbitava attorno, facendo sempre in modo di starle accanto, seppur non vicino. Quando erano nella stessa stanza, coglieva ogni sua espressione e necessità in un lampo. Ascoltava tutte le sue parole, nonostante stesse mostrando di essere immerso nella lettura o nel sonno profondo. JungKook sapeva benissimo che stesse fingendo. Non riusciva a capire quale tensione si agitasse fra quei due corpi, ma di sicuro non era la stessa che egli avvertiva da entrambi, nei suoi confronti.
«È il suo lavoro, Cyane. Gli porta via molto tempo» rispose lui, girando pagina.
«Non sono io, il suo incarico?» Chiese ancora, mantenendo gli occhi fissi sullo schermo, sentendo il calore del corpo del moro attorno alle gambe. Lo percepì sospirare.
«Uno dei tanti» commentò.
«E va in giro a salvare la gente, come una specie di Superman?» Seguitò, spostando lo sguardo su JungKook. Egli sbarrò gli occhi per una frazione di secondo, deglutendo. Poi, annuì. Facendo del suo meglio per sorridere.
«Più o meno», disse. TaeHyung gli aveva severamente proibito di rivelarle la verità sul suo impiego da killer professionista. Gli aveva dato carta bianca, avrebbe anche potuto inventare che facesse il netturbino, non gl’interessava. Ma Cyane non doveva venire a sapere dell’esistenza di Deadshot. Mai.
«A volte, mi sento invisibile ai suoi occhi» rivelò allora. Il moro decise di piegare un angolo della pagina e di richiudere il libro. Era evidente che il suo progetto di concludere il nuovo capitolo del Demian di Herman Hesse fosse stato destinato a fallire. Almeno per quel pomeriggio.
«Perché lo pensi?»
«Non mi parla quasi mai. Le rare volte in cui è presente in casa, dorme o legge. Oppure, conversa amabilmente con te, come farebbe un qualsiasi fratello maggiore che voglia bene al minore» ragionò. «E ciò m’imbarazza. Mi fa sentire come se non dovessi essere nella stessa stanza in cui è anche lui».
JungKook rifletté sulle sue parole. Allora davvero non si era accorta degli sguardi di TaeHyung, di come riuscisse sempre a materializzarsi dov’era anche lei. Del modo in cui la guardasse, quando ella dormiva o non poteva vederlo. Non aveva fatto caso proprio a nulla.
«Ascolta, posso assicurarti che non è così» le disse, con certezza. «Inoltre, penso che tu abbia capito che il suo non è proprio il più estroverso dei caratteri».
«Sì, ma non so nulla di lui. Niente. Né della sua storia, del suo presente. Per quel che mi riguarda, potrebbe anche essere un patito delle fiabe russe. Non lo conosco, JungKook. E non vedo che la cosa possa dispiacergli. Tu hai fatto del tuo meglio per entrare nel mio mondo, e permettere a me di arrivare nel tuo. Ma lui continua ad essere imprigionato in questa bolla di ghiaccio e a non volerne uscire» spiegò, ritirando le gambe e animandosi. «Pensi che non abbia fatto caso alle cicatrici che ha lungo gli avambracci? E al suo modo di evitare certi discorsi, o all’inquietante tendenza a scomparire? Sospetto che ci sia un intero universo, dietro quel viso inespressivo. Ma che, per qualche strana ragione, lui s’impegni tanto a negarmi».
Il moro ascoltò le sue parole, incassandole una dopo l’altra. Pareva essersi accorta di tutto. E di aver compreso fin troppo bene il soggetto che avesse davanti. TaeHyung si sforzava mortalmente di tenerla fuori dalla sua vita, di proposito, per non metterla in pericolo. Senza accorgersi che l’innata curiosità di quella ragazza, avrebbe potuto farla finire in guai anche peggiori. Non poteva andare avanti in quel modo.
«Prova a parlargli» le suggerì allora.
«E quando?»
«Troverai il momento».

 


 
   
 
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