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Autore: Najara    28/09/2017    8 recensioni
Il cielo è calmo e sereno su National City fino a quando una misteriosa breccia non si apre e da essa cade una figura ancora più misteriosa.
Una nuova avventura SuperCorp.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sei stata crudele.” Alex stava controllando una delle sacche di soluzione che ancora stava assumendo.

“Lo so, era necessario.”

“Perché? Ora non…”

“Non c’è alcuno futuro per me e lei. Nessuno. Credevo che fossimo d’accordo su questo punto.”

“Certo, prima, quando le nascondevi cose, quando sapevamo che saresti dovuta presto partire per una missione probabilmente suicida.” Alex sbuffò, esasperata, guardandola.

“Cos’è cambiato?” Domandò Lena.

“Non avrai mai più i tuoi poteri, questo è quello che dicono le analisi.” Alex fu schietta, dura, ma i suoi occhi non lasciarono quelli della ragazza.

“Ti ha forse fermato, una sola volta, nella tua vita?” La domanda a bruciapelo fece cambiare drasticamente faccia ad Alex. La donna abbassò lo sguardo e poi scosse la testa.

“No.” Ammise.

“Lo immaginavo, così come non ha fermato mio fratello o mia madre.”

“Per questo sei stata così crudele…” Comprese infine Alex. “Lo sai che non ti avrebbe lasciato partire senza i poteri, avrebbe voluto proteggerti, a meno che…”

“A meno che io non avessi spezzato ogni suo sentimento verso di me.”

Rimasero in silenzio. Alex verificò la sua cartella e sistemò alcuni nuovi dati, poi sospirò.

“Lo sai che non basterà?”

“Basterà. Le analisi stanno migliorando, quel composto mi sarebbe stato fatale se l’avessi inoculato in vena, ma avendolo preso per via orale, sono ancora qui. Presto starò di nuovo bene e allora, nessuno potrà impedirmi di andarmene a casa e continuare la mia lotta. Perché quello è il mio posto.”

“E poco importa se lascerai qui il tuo cuore?” La domanda secca di Alex le fece stringere la mascella.

“Il mio cuore…” Scosse la testa. “Mi ha solo e sempre tradito.”

“Parlerò con Kara, cercherò di convincerla a lasciarti andare, quando sarai pronta.”

“Grazie.”

“Non mi ringraziare.” Rispose secca Alex. “Ho detto: quando sarai pronta. Dovrai avere un piano, un piano d’acciaio per battere i tuoi Super e allora, solo allora ti lascerò andare.”

“Alex, non puoi…”

“Sì che posso.” Rispose dura lei. “Perché sei mia amica e non ti permetterò di sacrificarti, non questa volta. Hai a disposizione le risorse e il personale di tutto il DEO e hai la tua brillante seppur stupida mente. Trova un piano a prova di Super e io ti permetterò di usare il dispositivo di Cisco.”

Alex si voltò, senza aspettare che lei obbiettasse e se ne andò.

 

***

 

“Perché è così potente? Più potente di te, di Kara, di Superman?” Chiese Winn.

Erano entrambi al lavoro da ormai tre mesi e nessuno dei due riusciva a venire a capo del problema, qualsiasi piano aveva delle falle evidenti e Alex era una maga nel scovarle e rispedire i progetti al mittente.

“Perché non si è mai trattenuta, in nulla. Io, Kara e suo cugino, ci siamo sempre trattenuti consciamente e inconsciamente, nel timore di ferire le persone accanto a noi. Cosa succederebbe se dormendo tirassimo un pugno al nostro compagno? Lo uccideremmo. Cosa succederebbe se durante una discussione con un collega di lavoro i nostri occhi brillassero di potere? Lo uccideremmo in un battito di ciglia e via discorrendo. Lei non ha mai avuto simili timori, perché non le è mai interessato davvero proteggere quelli che le stanno accanto. Possiede il controllo dei suoi poteri, certo, ma li usa al pieno della sua forza perché così li ha sempre usati.” Il giovane annuì.

Kara, che osservava e ascoltava notò lo sguardo del ragazzo cadere su di lei.

“Ehi, Kara, vieni a vedere.” La chiamò, ma lei scosse la testa.

“Scusa, ehm… un’altra volta, sono impegnata a…” Mentre parlava Lena si era voltata a guardarla. Il suo gomito urtò la tazza di Winn, e lei si piegò per afferrarla, una smorfia di dolore sul volto, rovesciandosi sulla mano il liquido bollente. Kara sgranò gli occhi e si mosse rapida, a super-velocità afferrò la tazza e prese la mano della donna tra le dita per poi soffiarci sopra con il suo soffio raggelante.

Il suo corpo rallentò e lei osservò il piccolissimo strato di ghiaccio di caffè congelato, la pelle di Lena era intatta, e non c’era neanche una minima chiazza rossa. Kara passò le dita sul suo palmo eliminando il ghiaccio.

Winn, dovresti smetterla di mettere le tue bevande calde in posti dove potrebbero rovesciarsi e…” Lena quasi strappò la mano dalla sua presa.

“Va bene, avrei dovuto fare più attenzione. Grazie.” Concluse e i suoi occhi non la guardavano.

“Cosa non va?” Domandò però lei, senza lasciarsi mettere da parte.

“Non c’è nulla che non va…” Trasalì di dolore quando Kara appoggiò la mano sul suo fianco.

“Chiamo Alex, devi essere visitata da un medico, subito!” Si agitò lei, tirando indietro la mano, sorpresa, non immaginava che fosse così sofferente, aveva mostrato dolore solo nel movimento improvviso e brusco, ma era chiaro che soffriva e lo nascondeva molto bene.

“Non ho bisogno di nessun medico, è solo un livido.”

“Un livido?”

“Sì, ho sbattuto. Sono goffa, senza poteri, e sono fragile.” Disse quelle parole guardandola negli occhi, decisa. “Come qualsiasi altro umano. Me la caverò, devo solo abituarmi.”

“A me non sembri affatto goffa.” Intervenne Winn. “Sei sempre la donna più elegante che io abbia mai visto.” Le sorrise gentile.

“Ti ringrazio, Winn, ora torniamo al quell’idea sulla Zona Fantasma.”

Kara se ne andò, un senso di profonda impotenza e un sordo dolore che lei stessa non riusciva a comprendere.

“Ciao, Kara!” Mon-El arrivò da una stanza laterale un sorriso felice sulle labbra. “Vieni a vedere il mio costume: è magnifico!”

“Non sono sicura di avere tempo adesso…” Mormorò, lanciando uno sguardo verso Winn e Lena, di nuovo impegnati in una fitta conversazione. Lena, però, teneva la mano stretta nel secondo pugno, come se… forse il caffè non l’aveva bruciata, ma il suo tocco sì.

“Oh, sì che hai tempo!” Affermò Mon-El prendendole la mano e tirandola lontana.

“Va bene.” Accettò, ma non poté trattenersi dal guardare di nuovo Lena e di vedere i suoi occhi brillare verso di lei o forse solo verso lo schermo posto alle sue spalle…

 

“Lei cosa?” Domandò sconvolta Kara. Alex si strinse nelle spalle.

“Non puoi biasimarla.”

“Certo che posso!” Kara si alzò dal divano di casa sua iniziando ad andare avanti e indietro nella stanza. “Le hanno sparato addosso?!” Ripeté le parole di Alex come se non potesse crederci.

“Indossava il suo costume, quindi… lo sai che il tessuto kryptoniano è molto meglio di un giubbotto antiproiettile.” La kryptoniana guardò la sorella come se fosse pazza.

“Le hanno sparato addosso! Ha due costole rotte e finge che non sia nulla!”

“Non finge che non sia nulla, è venuta da me, le ho fatto una radiografia e le ho fasciato il busto, presto starà bene.”

“Sì, perché è successo un mese fa e nessuno me lo ha detto.” Kara fissò la sorella con rabbia. “Nessuno mi ha detto che se ne va in giro a catturare criminali e a mettersi nei guai.”

“Mi ha chiesto di non dirtelo.” Spiegò Alex, senza scomporsi. “È un suo diritto, è quello che fa, quello che suo padre le ha chiesto di fare, quello per cui ha lavorato tutta la vita.”

“Non è una scusa, James…”

“James lo fa perché vuole essere degno di te. Perché ha bisogno di mostrare che anche lui può essere un eroe, il Guardiano gli permette di convivere con il suo ego. Lena lo fa perché è parte di lei, esattamente come lo è per te. Difendere gli innocenti, servire la giustizia è parte di voi.” Kara scosse la testa, ma non riuscì ad obbiettare. “E poi la aiuta a dormire.”

“Cosa vorresti dire?”

“Non dovrei parlarne con te…” Mormorò Alex, ma poi sospirò e si spiegò. “Non dorme bene, troppo… silenzio. Le ho dato delle pillole, ma non vuole prenderle. L’unica cosa che la fa dormire è spremere dal suo corpo ogni energia e poi crollare nel letto esausta e dormire fino a quando la sveglia non suona e lei può vestirsi e andare al DEO per lavorare a qualche altro progetto con Winn, nascondendo i lividi sotto al trucco e il dolore sotto ad un sorriso.”

“Io… io non lo sapevo.” Ammise Kara e poi si lasciò di nuovo cadere sul divano.

Le sorelle rimasero in silenzio, a lungo, poi Kara alzò il viso guardando Alex.

“Credi che dovrei aiutarla con il suo piano originale? Andare indietro nel tempo e cambiare le cose?”

Alex corrugò la fronte.

“E come pensi di poterla aiutare?”

“Non lo so, ma potrei chiedere a Barry. Lui mi ha detto che non può più farlo, ma questo non significa che non potrei chiedergli delle cose e, lui è un amico, mi aiuterebbe a capire.”

“No. Non credo che viaggiare nel tempo sia la soluzione giusta.” Rispose Alex, dopo averci pensato per un lungo istante.

“Non voglio che Lena pensi di essere imprigionata qui, non voglio che soffra ancora per colpa mia, che stia lontano da casa solo perché a causa di un mio errore ha dovuto rinunciare ai suoi poteri.”

“Oh, Kara…” Alex le prese le mani e le strinse.

“Vorrei che pensasse a questo mondo come casa sua, ma…”

“Non può, lo sai, non prima di aver compiuto il suo dovere nella sua dimensione.”

Kara annuì piano. Detestava quella verità, ma non poteva negarla, lei non avrebbe potuto fare diversamente era anche per questo che lei l’amav… Si interruppe, scuotendo la testa, bloccando quel pensiero, impedendo alla sua stessa mente di formularlo. Aveva creduto, per un momento aveva creduto che… ma si era sbagliata.

 

“Ehi Kara!” Mon-El spuntò dalla porta della stanza. La ragazza si alzò e lo raggiunse fuori. Non voleva che la sua voce disturbasse Lena, anche se nel suo stato dubitava che qualcosa potesse davvero disturbarla.

“Cosa succede?” Chiese e lui fece una faccia colpevole.

“Ecco… non ti arrabbiare, ma ho finito i tuoi biscotti.” Kara sbatté le palpebre riconoscendo solo in quel momento la scatola che il giovane teneva tra le mani sulla quale vi era scritto: Kara; in caratteri kryptoniani. Vedere la scrittura decisa e precisa di Lena le fece salire le lacrime agli occhi.

“Oh… ehi… mi dispiace, te ne comprerò degli altri…” Provò il daxamite.

“Non importa.” Disse solo lei, allontanandosi da lui. Entrò nella piccola palestra e strinse i pugni, fino a quando non riuscì più a trattenersi e, le lacrime agli occhi, iniziò a colpire e colpire e colpire ancora, sbriciolando il blocco di cemento, polverizzandolo.

“Non ti chiederò se va tutto bene, perché è chiaro che non è così…” La voce di Maggie la fece fermare, aveva il fiato corto, qualcosa a cui non era abituata. “Stavo cercando tua sorella.” Spiegò lei, ma non sembrò avere nessuna intenzione di andarsene.

“Era in sala operativa.” Disse, senza voltarsi.

“Ehm… da quant’è che sei qui?” Chiese allora la detective, scendendo le scale fino a lei.

“Un’oretta… credo…” Infilò la mano in tasca ed estrasse l’orologio erano tre ore che prendeva a pugni il cemento. “Oh…” Disse soltanto.

“Kara, riuscirà a riprendersi, vedrai.” Le mormorò la donna con dolcezza e Kara sentì gli occhi riempirsi di nuovo di lacrime. Si voltò disperata.

“E se non fosse così? E se non si svegliasse mai più?” Maggie aprì le braccia e la attirò in un abbraccio lasciandola piangere. Quando i singhiozzi smisero di sconquassarle il petto la giovane la scostò un poco da sé e le sorrise.

“Quando si sveglierà dovrai dirle quello che provi per lei.” Decretò e Kara si morse il labbro.

“Le voglio bene…” Mormorò, ma Maggie le sollevò il mento.

“Davvero?” Chiese e poi le sorrise, dolce e triste al contempo.

Kara abbassò il capo, mentre ripensava a Lena che cadeva sul pavimento della Fortezza della Solitudine e ai suoi occhi che cercavano i suoi, mentre le sue labbra sorridevano come se… come se lei fosse tutto.

E il suo cuore non si era forse fermato quando quello di Lena non batteva più?

Era stata una sciocca e, non appena Lena si fosse svegliata, le avrebbe detto quello che provava.

Maggie aveva ragione.

 

Ma si era sbagliata.

Alex la fissava intensamente, cercando, probabilmente, di capire cosa passasse nella sua testa.

“Hai ragione.” Ammise. “Ha il diritto di fare ciò che crede giusto… anche se io vorrei che non lo facesse.”

È stata addestrata a lottare e ha il suo costume, non si farà troppo male… è una Luthor dopo tutto.” Alex le fece l’occhiolino e le strappò un sorriso.

“Vorrei che me lo avesse detto.” Sussurrò però e il sorriso sfuggì dalle sue labbra. “Vorrei che mi parlasse di nuovo. So che non può essere…” Scosse la testa, non aveva detto ad Alex quello che provava, ma Alex era sua sorella e sapeva, certo che sapeva. “Vorrei che fossimo amiche che le cose tornassero ad essere com’erano prima che lei arrivasse.”

Alex annuì poi schioccò le dita.

“Sai cosa? Faremo una bella serata al bar e vedremo di rimettere assieme i pezzi, cosa ne dici?”

“Non so se Lena vorrà…”

“Ci penso io a quello.” Alex sorrise e poi indicò le pizze dimenticate sul tavolo. “Ora, cosa ne dici se mangiamo?”

 

 

 

Note: La vita è ricominciata, ma le cose non sono come prima. Lena priva di poteri passa il suo tempo a combattere il piccolo crimine, perché è l’unica cosa che può fare ora e perché altrimenti non riesce a dormire, e poi lavora con Winn a un piano per distruggere gli El.

Alex la sta trattenendo perché, anche lei, non vuole perdere un’amica, ma Kara? Kara è stata messa da parte e ha dovuto nascondere nel proprio cuore i sentimenti che era pronta ad esprimere.

Potrà una serata al bar cambiare questa situazione? Lena si lascerà convincere a raggiungere il gruppo di amici quando sa che così incontrerà Kara al di fuori del DEO? Non sembra probabile, ma, ancora una volta, dobbiamo affidarci ad Alex, se ha detto che ci pensava lei allora, ci penserà lei. ;-)

 

  
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