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Autore: Mikirise    28/09/2017    1 recensioni
In cui Lance è un poliziotto e odia i pompieri, Keith è un pompiere, e Allura vorrebbe soltanto che tutti loro andassero d'accordo.
[klance]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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È una questione di tocchi.

Normalmente a Keith non piace essere toccato troppo. Non gli piace che le persone lo abbraccino quando vogliono loro. Non gli piace che gli diano un bacio sulla guancia e poi dicano ehi, noi facciamo così per salutarci. Non gli piace che gli prendano la mano, o che gli sfiorino in continuazione il ginocchio o altre tremila piccole cose a cui le persone non fanno caso. È questo che non gli piace. Il fatto che le persone non ci fanno caso. Perché lui non ha il controllo delle altre persone. E non avendo il controllo degli altri non ha il controllo su di sé, crede. Non lo sa.

E poi ha detto a Lance che non gli piace essere toccato e Lance lo ha rispettato...?

Adesso è più abituato. Una pacca sulla spalla ogni tanto. Poi niente. Perché lui ha dato un limite. E lo sa che questo sarebbe il minimo della decenza. Cioè. Lui ha detto una cosa e Lance lo ha ascoltato e si è detto che Keith è abbastanza adulto per scegliere quello che deve fare. Lo sa che questo è il minimo. Ma Lance è la prima persona che lo ha fatto.

Questo non aiuta la sua cotta. No. Non aiuta per niente. Grazie. Ciao.










“Quindi Lotor ha patteggiato. Non che comunque... ha fatto un accordo e sarà fuori di prigione in due, massimo tre mesi.” Lance sospira e sistema dei documenti nello zaino. “Ha dato tutta la colpa al padre, che vuole invece dare tutta la colpa a una malattia mentale e quindi chissà chi pagherà per che cosa. Se ci pensi, beh, è stupido, perché ovviamente è stupido, ma almeno sono usciti fuori degli impicci della loro azienda, ad esempio il fatto che non hanno rispettato i diritti di molti loro lavoratori e, vabbè, cose così. Pagheranno per i loro crimini? No. Ci possiamo fare qualcosa? Purtroppo no. Quindi sono stato recluso alle scartoffie per qualche mese.”

Keith inclina la testa e incrocia le braccia. “Non vedo il nesso” dice.

Pidge gioca con la sedia, dandosi spinta con il piede per girare su se stessa. Si ferma, preme un qualche tasto sulla tastiera e poi si spinge verso la scrivania di Lance, che alza gli occhi al soffitto e cerca di dare una sistemata alla scrivania. “Non c'è un nesso. Lotor uscirà probabilmente tra una settimana e Lance è relegato qui a occuparsi di scartoffie. Tante scartoffie. Una montagna di scartoffie. Probabilmente rimarrà qui fino a domani mattina. Esattamente qui. In questo posto, fino a domani mattina.” La ragazza sorride, inclinando la testa verso Lance, che si limita a borbottare qualche cosa di incomprensibile, cercando una penna che sembra essere scomparsa settimane fa. “Quindi questi sono gli aggiornamenti. Ma avresti potuto chiamare, sai?”

Keith si muove nervosamente sul posto e non fa notare che il suo turno è finito e che non voleva tornarsene a casa. Quindi alza le spalle. “Allura non mi vuole trai piedi.”

Pidge e Lance ridacchiano. “Già, sì.” Lei si spinge di nuovo via, con il piede, anche se la sedia non scivola molto lontano, quindi fa un altro movimento poco fluido per arrivare alla sua scrivania e preme un altro pulsante della tastiera e lo schermo si spegne. “Vi devo aspettare per la notte dei tacos, o sarete disgustosi qui?”

Keith inclina la testa, mentre Lance sbatte lentamente le palpebre, lanciando uno sguardo tradito a Pidge, che sorride come se non avesse fatto niente di male in tutta la sua vita. “Disgustosi?” chiede Lance, chiudendo una cartella e piegando i lati delle labbra in basso, giusto per essere sicuro che lei capisca che è stato in qualche modo, per qualche motivo, offeso.

Pidge ride e sistema lo zaino a tracolla sulla spalla, prima di alza re le spalle e non sembrare per nessuna ragione al mondo toccata dallo sguardo di nessuno dei due.

“Perché io non vengo mai invitato alla notte tacos?” chiede il tipo nella scrivania vicina a quella di Lance e, se Keith inclina ancora una volta la testa, perché non ricorda il suo nome, non gli sembrava essere un tipo importante e non sapeva nemmeno che potesse parlare, Pidge fa una smorfia di qualcosa che è molto simile al disgusto.

“Nessuno ti vuole bene, Slav” mormora Lance, prima di prendere un'altra cartella e ricominciare a scrivere. Pidge alza le mani e inizia a camminare verso l'ascensore. “Dovresti -puoi andare con lei se...”

Keith deglutisce ed è così stupido, così imbarazzante e idiota, che scuote la testa e cerca di sorridere. “Volevo solo...” Inizia a gesticolare e poi scuote la testa. “Beh, sì.” Tocca casualmente la spalla di Lance e poi si gira per raggiungere Pidge, che è rimasta davanti all'ascensore con l'aria di chi vorrebbe essere ovunque tranne lì, dove si trova.

Non si gira, si dà dell'idiota e, uau, riesce ad affrontare case in fiamme e non una stupida cotta per uno stupido poliziotto.











Keith deve bere esattamente tre dei misteriosi drink di Pidge prima di fare qualcosa di stupido. Allura li ha contati. Per questo Pidge gliene fa bere quattro, e poi scoppia a ridere, congiungendo le mani e continuando a parlare di qualcosa che suona molto simile a come funzionano i microchip, o forse i campi elettro-magnetici, oppure qualcosa di molto tecnologico, ma di cui Keith ha dimenticato tutto più o meno, non sarebbe dire, forse due o tre drink fa? Forse non la stava seguendo nemmeno da sobrio? Ah ah. “Un altro” borbotta, e Coran fa quella faccia che fa sempre sotto i baffi e ne prepara un altro, perché, beh, è il suo lavoro farlo.

Ci sono decisamente un sacco di luci nel locale. Poi non ci sono abbastanza luci. E poi la voce di Pidge diventa veramente troppo lontana e c'è solo istinto. Ed è buonissimo, come cosa perché, beh, sì, non che comunque Keith abbia mai avuto troppo controllo sulle sue azioni. Non ha mai avuto il controllo su niente, quindi immagina che iniziare a inibire il suo cervello sia stata la cosa più stupida e più intelligente da fare allo stesso tempo. Un urrà per lui. Yeeeeeeeee.

Quindi si alza e borbotta: “Paga Pidge,” e Pidge non può neanche dire che non glielo deve. Keith ha bisogno solo di aria e di seguire il suo istinto. Riesce a vedere la ragazza cercare di attirare l'attenzione di qualcuno, probabilmente Lance. Shiro dice che Lance sta prendendo il suo lavoro, in quanto a Keith. E Keith gli ha chiesto cosa? E lui ha riso e ha detto che prima era l'unico a cercare di fermarlo quando faceva cose stupide e adesso, almeno, c'è Lance. E Keith aveva risposto cosa? E Shiro aveva riso e aveva anche detto che non era un problema perché lo sa che Keith a volte lo ascolta e a volte no, quindi rimane sempre il fratellone numero uno, no? E Keith ricorda di aver assottigliato lo sguardo e poi gli sta girando la testa. Cavolo cavolo cavolo. Il suo cervello sta facendo la cosa strana del flusso di coscienza. Va troppo veloce. Che, comunque, Keith non ascolta quasi mai Lance. Ad esempio, ieri, o l'altro ieri?, o tre giorni fa?, o non se lo ricorda adesso, va bene? Comunque nel passato, sì, nel passato suona bene. Nel passato Lance gli ha detto no, non farlo, non puoi mettere così tanto piccante nel panino, e, guarda un po', Keith lo ha fatto. Può mettere tutto il piccante che vuole. Sta divagando, vero? Esce dal locale e c'è dell'aria fresca e gli sembra di star respirando per la prima volta dopo tutta la giornata.

E comunque il piccante non gli ha fatto neanche così male alla lingua.

“Ehi, samurai.” Keith si gira per incontrare un sorridente Lance, che, ora che ci pensa, oh Dio, ora che ci pensa, è la prima volta che ci parla in quasi una settimana. Che lo vede. Lance lo stava evitando. Keith sbatte velocemente le palpebre e okay, no, non si è mai sentito così offeso in tutta la sua vita. O forse sì. È stato offeso così da sua nonna. Una due tre quattro cinque sei sette... tante volte. Veramente tante volte. C'era una cosa che diceva sempre. Aspetta. Adesso la ricorda. Era -diceva che lui...

“Odiavo andare a lezione di danza” borbotta, infilando le mani nelle tasche della giacca che sta diventando decisamente troppo leggera per la temperatura circostante. “Lei diceva che era per imparare la dedizione e l'autodisciplina e io ero tipo, queste sono tutte stronzate.”

Lance si guarda velocemente intorno, prima di boccheggiare un okay uau. Prende un respiro profondo e non si avvicina, ovviamente, perché è così che va tra loro due, e non dice nemmeno niente di sarcastico e non è così che va tra loro due. Quindi c'è qualcosa che non va qualcosa che non va, c'è decisamente qualcosa che non va e sarebbe una bella cosa se il suo cervello iniziasse a fare pause nei momenti giusti e smettesse di ripetere sempre la stessa frase.

“Però ci andavo perché così potevo starle lontano.” Rabbrividisce e muove le spalle. “Ed era così stupido perché aveva detto che mi avrebbe messo a danza perché stavo piangendo al funerale dei miei genitori ed ero stato stupido a piangere e l'avevo messa in imbarazzo perché sono le donne che piangono ai funerali, le donne che si battono il petto e cose così e io non avevo controllo sulle mie emozioni quindi vaffanculo nonna. La verità è che nessuno ha il controllo di niente. Che le cose cambiano, continuano a cambiare e tu non ci puoi fare niente. Non sei tu che decidi se piove oppure no, non sei tu che decide se la metro si rompe oppure no, non sei tu che decidi che cosa provi e non sei che decidi un bel niente in questo mondo, quindi che controllo? A cosa serve il controllo? Il controllo è un'illusione, va bene? È una cosa che si fa per cercare di accettare che sei qui. È come dirsi, ma sì, dai, sono qui per un motivo, deve esserci un motivo, deve esserci un motivo se le persone muoiono, se le persone che ti piacciono sono queste, o sul fatto che ti piaccia un colore piuttosto che un altro ma, sorpresa, tanti ragazzini rimangono orfani, tante persone nascono mancine, tanta gente si ammala e non sappiamo il perché e dov'è il vostro controllo a questo punto, uhm? Dov'è? Te lo dico io. Non c'è. Non c'è nessuno controllo. Si fotta il controllo.” Non è neanche arrabbiato. È solo stanco. Un po' come alla fine di quelle giornate che non finiscono mai. Eh. Qualcosa del genere. Un po' così.

Lance sbatte lentamente le palpebre e fa un passo indeciso in avanti. “Beh, su cosa non hai il controllo, adesso?” chiede.

Keith alza un lato delle labbra e la cosa è decisamente stupida e ironica e brutta. Fa spallucce, riparandosi nella sua giacca e non è neanche agosto. Non dovrebbe prendere qualcosa di più pesante per coprirsi e andare al bar. Inizierà tra poco la stagione delle piogge. Tra poco finirà agosto.

“Beh, so che sembra strano, ma noi due siamo amici, no?” chiede Lance, e fa un altro passo verso di lui. “E lo sei anche con Hunk e Pidge e hai Shiro e Allura e Coran adora ficcare il naso nelle faccende che non lo riguardano, no? Allora non penso che dovresti tenere sotto controllo i tuoi sentimenti, sai? Dico, beh, sì, con noi. Non so se ti sei reso conto che ho pianto davanti a te guardando Inside Out. Non dovresti vergognarti di niente, ormai, no?”

La voce di Lance è stranamente ipnotizzante, quasi calmante, non saprebbe dire perché. Sembra dell'acqua. Tipo acqua acqua tanta acqua. Era una canzoncina, no? No. La canzoncina che sta cantando è un'altra. Aspetta. Aspetta. Afferra la manica del giubbotto di Lance e aspetta aspetta aspetta. La canzoncina era su un trenino, no? No. No era su un... esiste questa canzoncina? Dove l'ha sentita? Perché sta pensando all'acqua? Lance è come l'acqua. Tipo che è vitale? O tipo che ti annega? Tipo tutti e due? Perché il suo cervello non riesce a seguire un cavolo di filo logico. Oh Dio. Ha detto delle parolacce a Lance, che piuttosto che dire parolacce usa la parola banana, o quella parola che gli ha insegnato Coran. Qual era la parola? Ch -v... boh, qualcosa. Tick tick. Quiznak. Chissà come si scrive. Ha afferrato la manica di Lance? Oh, okay, sì, va bene. Acqua acqua acqua. Poggia la fronte sulla spalla di Lance, che sembra essersi pietrificato. Parola buffa. “Siete i primi amici che io abbia mai avuto” dice e le spalle di Lance si rilassano, chissà perché. Ricorda ancora di più l'acqua.

Sente una mano posarsi sulla schiena e immagina che sia qualcosa di molto simile a un abbraccio. In pratica sta abbracciando un tipo fuori dal bar. Uau, se lo sapesse Shiro. Oh. Probabilmente Shiro lo verrà a sapere domani. Divertente. Però non fa più così freddo. Sono in autunno. Ad autunno fa freddo. E adesso non fa freddo perché beh, sì, sta abbracciando un tipo davanti a un bar. Cioè, non un tipo. Lance. Che vita spericolata. Okay. Però Keith pensava che bere aiutasse a inibire il cervello, non a renderlo così attivo. Schifo. “Pensa te, che responsabilità abbiamo” borbotta Lance.

Ehi, bere tutti quei drink lo ha portato ad abbracciare Lance. Forte. Bello. Forse dovrebbe bere di più? O forse dovrebbe, non lo sa, pensare di abbracciarlo di più da sobrio.










Keith sta per sputare la sua pasta dal naso. Tossisce un paio di volte, si colpisce il petto con un pugno, perché sente di star soffocando e poi beve un sorso d'acqua sotto lo sguardo scettico della signora Medhane, che ruota anche gli occhi.

“No” mormora, quando riesce a riprendere aria. “Uhm, non penso proprio. C'è un equilibrio qui. È la prima volta che vedo un equilibrio del genere e ne sono veramente tanto felice e non vorrei -è un equilibrio, signora e non per un abbraccio, non per una cosa del genere...”

“Oh per favore” protesta lei. Gli versa un altro po' di acqua, mentre lui continua a tossicchiare e si asciuga una lacrima dal lato dell'occhio. “Questo è quello che direbbe un codardo.”

Keith ci deve pensare per qualche secondo, perché sembra essere qualcosa che va contro di lui e il suo stesso modo di essere, ma non vuole cambiare idea. Sinceramente, è la prima volta in tutta la sua vita che non vuole rischiare. Quindi sospira e si stropiccia l'occhio e si dice che non importa qualsiasi cosa succeda, terrà sotto controllo le sue emozioni.

Odia aver usato quest'espressione.









“Il caso che mi hanno affidato è...” Lance alza gli occhi al cielo e sbuffa. Si appoggia alla macchina della polizia e arriccia le labbra. “Una vera noia. Non so che frode bla bla bla, roba che ho chiuso in, più o meno, due ore. Il fatto è che Shiro vorrebbe anche darmi qualche caso divertente, cioè, no aspetta, voglio dire, uhm, interessante. Ma vuole che per questi mesi mantenga un profilo basso e quindi -più video-chat con Jessie. Voi pompieri avete lo stesso problema adesso, vero? Tipo, dico con la stagione degli incendi già passata. Adesso salverete animali. Scoiattoli?”

Keith ruota gli occhi e non risponde. Piuttosto si guarda intorno, poi sospira.

“Hai mai pensato di fare il poliziotto?”

“Dicono che ho problemi con le figure d'autorità. Quindi.”

“Chissà perché questa cosa non mi sorprende per niente.”

Lance sorride e Keith deve fermarsi dal dire che farebbe di tutto per lui, che per lui morirebbe. Uhm. Okay. Le cose stanno leggermente peggiorando quaggiù.













Hunk sospira e si gira verso Pidge, che li osserva mentre stanno aggrappati al palo del parco, neanche fossero dei panni appena lavati. Keith sa razionalmente che stanno facendo qualcosa di stupido, ma ehi, tutto questo è sotto controllo. Tutto questo è un modo per non fare niente di stupido. Shiro sarebbe fiero di lui. “Cosa state facento?” chiede Hunk a bassa voce.

“Stanno spaventando i bambini” risponde Pidge, poi inizia a bere del succo di frutta, senza staccare gli occhi da loro due. “Con successo.”

“Da quanto tempo siete qua?”

Lance lancia un'occhiata a Keith, che non è per niente stupido e che quindi sa perfettamente che parlare equivale a sprecare energia e che non ha intenzione di perdere. Non così.

“Da mezz'ora” risponde per loro Pidge. “Li ho portati io qua. Una delle loro cose da falsi rivali.” Riprende a bere il succo e Hunk sospira.

“Non ci vedo più” esordisce vittorioso Lance e, sinceramente, che cosa ci dovrebbe essere di vittorioso Keith non lo sa. Rimane solo lì, a testa in giù ad aspettare che si arrenda.

“Allora dovresti scendere.”

“Solo se scende anche Keith.”

C'è qualche secondo di silenzio, in cui Lance Lance e Keith si lanciano uno sguardo veloce. Poi si girano verso Hunk e nessuno dei due sembra convinto di niente. “Okay” mormora Pidge. “Potreste scendere al tre, che ne dite?” Incrocia le braccia e non sembra essere per niente convinta della sua idea, ma vuole sperare che la ascolteranno, quindi tanto vale darle l'illusione. “Uno” inizia a contare. “Due.” Alza le sopracciglia e sembra voler parlare con loro e dire tutt'altro che due. “Tre.”

Né Keith né Lance si sono mossi. Rimangono a testa in giù sul palo di un parco per bambini. E Keith deve dire che è molto deluso da entrambi e grazie al cielo il sangue al cervello blocca la sua bocca dall'aprirsi e dire che è con un tipo combattivo come Lance che vorrebbe passare tutta la vita.

Pidge ruota gli occhi. Hunk arriccia le labbra e anche Keith inizia a vedere tutto nero.










“Non voglio,” Shiro si schiarisce la gola e si muove nervosamente con la punta della spada verso il basso, tira in su la maschera e aspetta che Keith faccia la stessa cosa. “Non voglio mettermi in mezzo alla tua vita sentimentale, okay?”

Keith inclina la testa e inizia a togliersi anche i guanti. Sperava veramente tanto che le persone che vogliono parlare dei suoi sentimenti si fossero decise a fare altre cose migliori per la loro vita. Non lo sa. Iniziare un hobby costruttivo o cose così. Farsi gli affari propri, ecco. Sarebbe stato carino, ma aveva dimenticato Shiro. Certo. Sì. Ovviamente. Shiro e il suo stupido istinto da papà.

“Ho pensato che tu volessi, non lo so -ho notato che ti sei avvicinato molto alla mia squadra e...” Sospira, grattandosi dietro la testa. “Ne sono molto felice.”

“Okay.” Ti prego fa che basti. Ti prego fa che basti. Ti prego fa che basti.

“Sono anche molto felice che tu abbia trovato una persona con la quale te la senti di essere te stesso e che penso che ti piaccia e...”

“Oh mio Dio.” Keith gli dà le spalle e inizia a correre verso il bagno, dopo aver buttato a terra il fioretto e la maschera, ma viene prontamente seguito da Shiro che nonostante gli anni è rimasto più alto di lui e con le gambe più lunghe e, a quanto pare più veloce. Ah ah. Che cosa divertente. “Non parlerò di questo con te.”

“Okay” ricomincia Shiro, affiancandolo. “Va bene, va benissimo, vuol dire che hai altre persone con cui parlarne. No?”

Questa è una trappola. Non rispondere.

“Come pensavo. Tu lo sai che -lo sai che puoi parlarne con me, vero?”

Keith prende un respiro profondo e annuisce lentamente, e Shiro lo imita alla stessa velocità. “Noi parliamo di tutto.”

“Già.”

“Quindi lo so che se volessi parlare di questa cosa con te, lo potrei fare.”

“Okay.”

“Okay” ripete Keith. “Ma non ne voglio parlare, perché non c'è niente di cui parlare.”

Shiro arriccia le labbra e sospira. Non sembra esserne molto sicuro, ma okay, va bene, che importa. A questo punto tutto bene così. La può contare come una mezza vittoria.

“Dico solo che, se continui così, un giorno esploderai” insiste Shiro e Keith sospira. “E magari vorresti…”

Okay, sì. Un quarto di vittoria.
















Keith ha avuto una bruttissima giornata, ma quando vede Lance seduto sulle scale davanti alla centrale dei vigili del fuoco, sorride. Più perché gli è impossibile non sorridere quando vede Lance che per qualche altra ragione. “Ehi” saluta, mentre scende le scale.

“Hai ancora la tuta addosso” mormora in risposta Lance, stirando le gambe e tirandosi in piedi. Assottiglia lo sguardo e si avvicina pericolosamente a Keith, per poi tirarsi molto lentamente indietro. “E lo shampoo trai capelli.”

“È finita l'acqua.”

“Siamo negli Stati Uniti e l'acqua c'è sempre, così come il cibo da sprecare e i commenti razzisti e sessisti camminando per le strade quindi…”

“Pidge ci ucciderà se arriviamo in ritardo, quindi…”

“I pompieri ti hanno rubato i vestiti mentre facevi la doccia?” Lance alza un sopracciglio e lancia un'occhiata alle spalle di Keith, che ruota gli occhi. Ecco. Adesso riesce a non sorridere a Lance. Magia fatta. Grazie amico.

“Dov'è la macchina?”

“Veramente molto lontano. Penso faremmo prima a passare per casa tua a piedi e farti fare la doccia. Perché era veramente impossibile trovare un parcheggio qui.”

“E che Dio ti salvi dal parcheggiare in seconda fila.”

“Sono un poliziotto, Keith. Ho una morale da seguire.”

Keith ruota gli occhi e inizia a camminare sul marciapiede, tenendo le braccia incrociate e un broncio sul viso. Sente alle sue spalle come inizia a risuonare un tuono, e alza la testa verso la cima dei grattacieli, osservando come si incontrano i grigi delle case e delle nuvole. Quando guarda verso il basso si ritrova il sorriso di Lance, che si stringe nella sua giacca e gioca con il manico di un ombrello che non aveva notato fino a quel momento. “Dovremmo sbrigarci” borbotta, ma non riesce a fermare un lato delle labbra che si piega verso l'alto. Lance lo affianca con due balzi e non avrà il tempo per provare il suo ombrello, perché casa di Keith è ridicolamente vicina ai vigili del fuoco. Ma sembra ugualmente felice.

Una volta Lance ha detto che pensa alla sua famiglia tutte le volte che non piove. Keith non sa perché. Non sa nemmeno che razza di segreto si nasconda dietro una frase del genere, ma non riesce a smettere di pensare che se la maggior parte dei pensieri sono svuotati dalla testa di Lance, allora avrà tantissime metafore con gli animali in più. E che forse -okay, lo sa che è stupido, ma pensa che forse, il fatto che si trova con lui mentre piove… forse nella sua testa ci sarà più spazio per Keith. I suoi sentimenti stanno veramente andando fuori controllo. Oh no.

“Insomma.” Lance saltella al suo fianco, mentre cerca le chiavi di casa e spera profondamente di non averle lasciate nei pantaloni che gli hanno portato via. “Gli altri pompieri fanno i prepotenti con te.”

Keith gli lancia un'occhiataccia e chiude gli occhi in un cieco ringraziamento a qualche forza oscura e più potente di loro quando trova le chiavi nelle tasche della tuta. “Nessuno fa il prepotente con me” borbotta poi, aprendo la porta con la punta del piede e facendo cenno a Lance di entrare.

“Anche io dicevo che nessuno faceva il bullo con me, alle medie” risponde lui, entrando nel condominio e cercando di non perdere il contatto visivo con Keith, che ruota gli occhi. “E la cosa peggiore è che lo credevo veramente, sai. C'era questo bambino, William Premo che mi rubava il pranzo, o i soldi per il pranzo, mi nascondeva le scarpe quando dovevo fare ginnastica e mi faceva cadere per terra i libri, o mi parlava solo per poi mettersi a ridere. Io non sono mai stato troppo intelligente, ma posso dire adesso che capisco quando qualcuno fa il prepotente.” Camminano verso l'ascensore e gli occhi di Lance si bloccano sui capelli non lavati e piedini di shampoo. Almeno adesso non sta fissando la sua maglietta nera. Lo odierebbe.

Keith sospira. “Nessuno fa il prepotente con me.” Preme il pulsante con il campanellino sopra, che si illumina immediatamente e il motore, che porta su e giù quella che Keith ha iniziato a chiamare la Scatola della Quasi Morte dopo che tre condomini sono rimasti bloccati lì dentro, inizia a muoversi e ti prego, Lance, ti prego cambia argomento. “È così che va. Sono quello nuovo e quindi…”

“E quindi devi aspettare che arrivi un altro e vedere come chi fa il prepotente con te decida di fare il prepotente con lui. Uau. Bello.” Lance infila le mani nelle tasche e alza le spalle. “Dovresti parlarne con Allura.” Il campanello suona di nuovo e le porte dell'ascensore si apre, lasciandoli entrambi entrare. Lance si avvicina alla parete specchiata e si sistema i capelli con un dito, prima di alzare un sopracciglio e guardare verso Keith.

“Non aiuterebbe” borbotta ancora.

“E cosa aiuterebbe?”

“Potremmo cambiare argomento?”

“Perché lasci che lo facciano?” Lance incrocia le braccia e appoggia la schiena sulla parete specchiata. “Non lo so. Sembra completamente fuori dal tuo personaggio. Tu non sei così. Pensavo li attaccassi con un coltello o cose del genere. Lo avrei capito di più. Sai, perché i gorilla…”

“Perché non importa” risponde lui, premendo il tasto numero quattro e osservando come le porte si chiudano davanti a loro. “Sono cose che fanno per sentirsi più importanti, e il fatto che non risponda li rende più insicuri. E comunque, loro sono solo dei miei colleghi, non devono essere miei amici. Perché te ne preoccupi tanto?”

“Perché tu non te ne preoccupi?”

“Non sono bravo con le persone.”

Lance sbuffa e sposta lo sguardo verso i numeri che si illuminano mentre salgono i piani. Alza di nuovo le spalle ed è ovvio che c'è qualcosa. Keith non saprebbe dire se è qualcosa che non va o semplicemente qualcosa alla Lance, ma lo sente, lo vede.

“Che c'è?” chiede.

“Niente.”

“Che c'è?” ripete.

“Ci credi che quasi un mese fa mi sembravi un pompiere perfetto?” Lance si lecca le labbra mentre scuote la testa. “Cioè, pensavo genuinamente: guarda, è così che mi avrebbe voluto mio padre. Coraggioso, intelligente, con una tuta nomex e i capelli passabili. E poi -tu sei praticamente tutto tranne che perfetto.”

“Uau.” Keith ruota gli occhi. Sì, va bene, il modo migliore per continuare una brutta giornata. “Beh scusa.”

“Non hai capito.” Lance alza le mani. “È tipo… sai in Genio Ribelle, quando lui parla delle cose che ricorderà per sempre di sua moglie? Quando dice: mia moglie non era perfetta e aveva questo e quest'altro difetto e io li ricorderò per sempre tutti perché è il motivo per cui l'amavo? Eh. Qualcosa tipo…” Si blocca e scuote la testa e Keith non sa se ha capito quello che sta succedendo ma gli sta salendo il sangue al cervello e pensa di voler passare tutti i suoi futuri sabati sera sul divano con la testa poggiata sulle spalle di Lance a prenderlo in giro per i suoi stupidi gusti in fatto di film e videogiochi. E poi baciarlo. Baciarlo ogni volta che dice qualcosa di stupido. O di intelligente. O di strano. O una metafora. Lo bacerebbe a ogni metafora. Oh mio Dio. È un idiota. “Vabbè. Quindi i difetti.” Suona il campanello dell'ascensore e sono arrivati al pianerottolo del suo appartamento.

“Ah, mi ami per i miei difetti” stuzzica, facendo tintinnare le chiavi di casa. Risuona un altro tuono. È uno bello lungo e l'aria che precede una pioggia sta iniziando a invadere un po' tutto il condominio. Quando apre la porta di casa si rende conto che è così anche nel suo appartamento. “Vado a togliermi questa roba dai capelli. Puoi…” Fa un gesto molto vago per indicare il monolocale. “Fa' quello che vuoi” borbotta alla fine e corre verso il bagno.

“Pidge ci ucciderà” grida in risposta Lance, e Keith deve sbattere la porta del bagno, buttarsi sul lavandino e fare cadere l'acqua, che cade e cade e cade.

Deve solo prendere un respiro profondo e riprendere il controllo. Odia quello che sta facendo. Lo ha detto che gli sembra di essere fuori di sé, come dirsi che tutto quello che sta facendo per controllare, normalmente non lo farebbe ma ci sono dei limiti. L'acqua continua a scorrere. Si è dato dei limiti che normalmente non si sarebbe mai dato, soltanto perché ha veramente tanta paura di perdere quello che ha adesso. Perché è veramente la prima volta che ha intorno delle persone a cui si è genuinamente affezionato.

Prima erano solo lui e Shiro. Shiro che lo ha preso sotto la sua ala protettrice per qualche oscura ragione e che si comporta da fratello maggiore. Da quando ha undici anni, Shiro non è mai stato un amico, se non una sottospecie di famiglia. Qualcuno che gli guarda le spalle, ma che è diverso dall'avere un amico. Uno vero. Con Shiro non può veramente parlare di tutto. Perché -non sa perché esattamente, ma è come se ci fossero che cose sono un po' troppo. Non diresti a tua madre tutto su tutto. E poi ci sono Pidge, Hunk e Lance ed è veramente la prima volta che ha una Pidge, un Hunk, la primissima volta che un Lance e non lo vuole perdere. Non per un passo falso come mostrare la sua cotta. Ugh. No. Quindi l'acqua continua a scorrere, e lui si deve lavare i capelli e si deve cambiare eccetera, ma pensa solo al fatto che c'è Lance nel suo monolocale e che non deve rovinare tutto.

Keith, seriamente. Non mandare questa cosa a farsi friggere. Keith, davvero.

“Ho chiamato Pidge, e mi ha detto che Matt è stato rapito da Shiro e che quindi possiamo rimandare a domani” grida Lance, quando Keith-che-non-deve-rovinare-tutto esce dal bagno. È seduto sul davanzale delle finestra aperta e sta iniziando a piovere con un po' più di violenza di quanto stesse facendo prima. Lance sembra soltanto tanto felice. “Quindi per oggi potremmo anche non essere uccisi per mano sua. Sembra che Hunk abbia preparato cibo per un esercito, a casa di lei, e quindi potremmo andare lo stesso e mangiare la torta di Hunk, che è una delle cose più buone che mangeremo mai. Che dici?” Il ginocchio è piegato verso il petto, il sorriso sul volto, sembra che Lance abbia avuto veramente una bella giornata, o che le cose che avrebbero potuto far diventare questa giornata una brutta giornata siano state spazzate via dalla pioggia. Keith può dire che la sua giornata è migliorata anche soltanto perché ha visto Lance sorridere, quindi... Ah ah. Smettila con questa storia e torna alla realtà, sì, no, okay, grazie.

“Sembra una buona idea.” Scalcia via la tuta dalle gambe e la butta sulla sedia più vicina a lui, per poi sedersi sul letto e rendersi conto di quanto sia disordinata casa sua. Non che sia mai stata ordinata. Solo che avrebbe preferito invitare Lance quando avrebbe avuto meno mutande sul pavimento e più patatine nella credenza. Giusto per dire. Giusto per avere un qualche diversivo. “Magari quando smette di piovere.”

Lance fa una smorfia e tira fuori la testa dall'appartamento, verso le scale anti-incendio. Sembra voler dire qualcosa, ma rimane in silenzio, quando si sistema di nuovo sul davanzale ha i capelli spettinati e Keith si deve fermare esattamente lì coi pensieri. Stop. Basta. Questa è una tortura. “A casa mia non pioveva quasi mai. E nevicava anche meno. Penso di aver visto la prima neve vera l'anno scorso, quando sono stato trasferito qua. E ho sempre voluto un Bianco Natale, quindi capisci quanto sono stato felice.”

“Ah, è vero. Tra poco è il periodo del sale” borbotta Keith e si passa una mano sul viso. Sta cercando di non chiedere perché non è tornato a casa per le feste. Non gli sembra il momento e non gli sembra neanche giusto chiederglielo. E, per quanto ne sa, Lance ne parla solo quando vuole. E oggi piove, quindi forse potrebbe pensare a lui. Solo oggi. “Lo avevo dimenticato.”

“Come puoi? La neve è -credo che la neve sia stata il mio sogno proibito. Andare al parco, fare gli angeli nella neve, i pupazzi di neve, i laghi ghiacciati. Dopo la pioggia, la neve dev'essere la cosa più bella del mondo.”

“Se hai nove anni.”

Lance ruota gli occhi. “Beh, okay, sì, ma chi dei due sta in mutande in questo momento?”

“Trovare dei pantaloni puliti è difficile e non mi va di farlo adesso. Li cercherò più tardi.”

Di nuovo un sospiro, mentre Lance guarda per terra i vestiti che Keith ha probabilmente usato un mese fa e che non si è degnato di mettere in ordine. Non perché non volesse, quanto perché non gli piace stare a casa. Non gli piace perdere tempo in cose che poi torneranno in disordine, non gli interessa perdere tempo in qualcosa che non merita il suo tempo.

“Ma tu lo hai fatto a nove anni?”

“Cosa?”

“Gli angeli sulla neve, i pupazzi di neve, pattinare sul ghiaccio.” Lance inclina la testa verso di lui e aggrotta le sopracciglia alla non-risposta di Keith. “Okay, e allora le gare di sputi, o in bicicletta. Il parkour finito male per il quale vai all'ospedale? Giocare sotto la pioggia e far finta di essere in piscina?”

È il turno di Keith di sbattere le palpebre. No, non ha fatto niente di tutto questo. Ma perché non c'è mai stato nessuno con cui valesse la pena farlo. Non ha mai avuto amici, le cose più vicine a degli amici erano i ragazzi del corso di danza, ma, sinceramente, si odiavano tutti tra loro e si sarebbero anche uccisi se ci fosse stata un'occasione. Non le persone migliori con cui farsi giri in bicicletta. Quindi inclina la testa e Lance sbatte una volta le palpebre e mette fuori dalla finestra una gamba e poi l'altra.

“Sei stato un bambino triste.”

“Non sai nemmeno quanto.”

“Forse è per questo che adesso accetti che i tuoi colleghi pompieri ti trattino come uno schifo.” Lance si piega di lato per poterlo vedere in faccia, attraverso la finestra. Fa un segno con la mano, che deve per forza voler dire ehi, vieni qua.

“Non m'importa di loro.” Ed è vero. Quindi non dovrebbe importare a nessun altro. “Lascia perdere,” borbotta, alzandosi dal letto e affacciandosi alla finestra. “Che c'è?” gli chiede.

“Adesso piove, e l'acqua cade verso le persone più in basso, quindi niente piscina, ma se vuoi possiamo fare una gara di sputi.”

“Questa è la cosa più disgustosa che tu mi abbia mai detto.”

“E dai. Hai paura? Oh, lo sapevo. Hai paura di perdere. Hai paura che io ti batta in una gara di sputi. O di lancio della scarpa o di quello che vuoi. Stai praticamente tremando.”

“Sta' zitto.”

“Se vuoi, possiamo scendere e saltare nelle pozzanghere d'acqua.”

“Se vuoi tanto bagnarti, le macchine faranno il loro lavoro. Con tanto di fango e cemento e sporcizia.”

“Ma dov'è il divertimento così?”

Keith sale sulle scale anti-incendio e rimane in piedi davanti a Lance, che continua a sorridere come un idiota. “E poi, tutti si bagnano quando piove. Qui l'acqua cade orizzontale.”

“Sei un guastafeste.” Sospira e guarda verso l'alto, con un sorriso che non importa quello che Keith dica, rimane lì, rimane forte e brillante e... “Solo perché hai paura di me, che sono un cecchino ninja.”

Keith scoppia a ridere, posandosi la mano sulla fronte. “Mi stai prendendo in giro, vero?” chiede, posando la schiena sulle sbarre di ferro bagnate.

“Oh, no. Chiedi alla squadra. Io sono un tiratore scelto. Sono il cecchino che Shiro si porta dietro se ha bisogno di qualcuno che gli guardi le spalle. E sparo da qualunque posizione, quindi, cecchino ninja.”

“Pidge dice che tu sei il membro goffo della squadra. Sai. Lei è il genio. Shiro il leader, Slav il rompiscatole, Hunk quello gentile e tu quello goffo, che fa ridere.”

Lance sembra essere genuinamente offeso. Si posa una mano sul petto e sembra essere stato colpito dritto alla pancia dalle sue parole. “Okay no” riesce a balbettare dopo un po'. “Io non -okay no. Sai che ti dico, almeno io non sono in mutande sulle scale anti-incendio.”

Keith alza un sopracciglio e guarda verso il basso. “Uhm.” Ritorna a guardare verso Lance, che sorride vittorioso, per qualche strana ragione. “Non ho le tende. Penso mi abbiano visto in stati peggiori.”

“Questa è una cosa strana da dire.”

Le gocce continuano a scendere a ritmo regolare, viaggiando sulle scale e cadendo sui loro capelli, poi sui loro visi e Lance alza la testa per guardare verso l'alto, e chiude gli occhi e sospira di sollievo. Deve amare veramente tanto la pioggia. I suoi capelli sono molto più corti di quelli di Keith, e iniziano a piegarsi verso l'alto, come se si volessero arricciare, dando a Lance un'aria ancora più serena, quasi infantile e il cuore di Keith inizia a battere così forte che preferirebbe che non battesse affatto. La pioggia inizia a cadere meno dolcemente, e Lance scoppia a ridere, passandosi una mano sul viso.

'Fanculo il controllo.

La mano di Keith si poggia sulla guancia di Lance, che sbatte le palpebre, come se volesse fargli una domanda muta. Keith muove il pollice, accarezzandogli gli zigomi e prende un respiro profondo. Sta facendo una stupidaggine. Sua nonna lo diserederebbe ancora una volta, probabilmente non potrà mai mangiare la torta di Hunk, fa un passo in avanti e fa in modo che l'unica cosa che può vedere in questo momento sia Lance.

Non che comunque nei giorni prima non sia stato così. Può vedere solo Lance. Può pensare solo a Lance. Quindi tanto vale. Afferra la maglietta di Lance con la mano libera, si alza in punta di piedi, non perché debba farlo, ma perché gli piace l'idea di poterlo fare. E lo bacia. Okay, no, non bacia. Fa scontrare i loro denti. Come bacio fa anche abbastanza schifo, perché questo è rendersi un po' vulnerabili e quindi si stacca prima che passi un secondo e scende dalle punte dei piedi e quella mano che ha afferrato la maglietta di Lance va a finire sulla sua spalla, su cui poggia anche la guancia e ha fatto un macello.

“Posso parlarti di pianeti adesso?” chiede Lance, e sta ovviamente cercando di controllare la sua voce, perché la frase inizia con un tono acuto, e finisce con uno esageratamente grave. Keith non può fare altro se non sorridergli, anche se Lance non lo può fisicamente vedere, e pensare, che cavolo, ho buttato tutto nella spazzatura. “Keith.” Le labbra di Lance sono comunque pericolosamente vicino al suo orecchio e quindi chiude gli occhi con forza e sente il suo cuore andare all'impazzata e Lance che rimane gentile e non sa perché. Non capisce il perché. Gli lascia un bacio trai capelli e anche il cuore di Lance sta battendo all'impazzata, ma Keith non riesce a mettere insieme i punti, quindi non vuole pensarci. L'adrenalina fa queste cose. Che stupido. Mio Dio che idiota. “So baciare meglio di te.”

Oh ma che idiota.

Keith lo spinge via. Sono entrambi bagnati e rimbomba un tuono in lontananza e non smetterà di piovere. Continuerà a piovere per veramente molto tempo. Lance scoppia a ridere e sembra tanto una risata nervosa, quindi, beh, Keith aggrotta le sopracciglia e, uau, ha rotto Lance. “Io non...”

Lance si avvicina di nuovo a lui e le sue mani non sanno che fare e ha questa strana energia nervosa, che lo fa letteralmente inciampare su Keith. Cecchino ninja, davvero? E sono vicini così. Tra loro non può passare neanche una piuma e questa volta è Lance a baciarlo. È un bacio lento e Keith non chiude gli occhi se non in un secondo momento, quando sente che tutti e due sono così nervosi, così entusiasti, così vicini.

E la pioggia cade. E non ha parole per descrivere niente. Sente solo la mano di Lance dietro la sua testa, le dita che si intrecciano trai capelli e ancora come le labbra si stanno muovendo all'unisono e uau, Lance ha rotto Keith.

“Allora, ho vinto io?”

Keith ride sulle sue labbra e poi lo bacia di nuovo. Potrebbe continuare a farlo per tutta la vita. Se non fosse che una finestra accanto a loro si apre, ne esce la signora Flythe, che si schiarisce la gola e borbotta: “Sei di nuovo in mutande, Keith.” Cosa che fa diventare rosso Keith, e fa ridere come un idiota Lance.










 
  
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