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Autore: Estethell    28/09/2017    2 recensioni
Grazie a una promozione, il soldato nazista (non per scelta) Ludwig viene inviato nel campo di concentramento prussiano come co-amministratore di suo fratello, il feroce Gilbert.
Contemporaneamente nel campo arrivano dei prigionieri che vengono subito smistati nei vari blocchi dormitorio-fabbrica. Il blocco H3T4-L14, sopranominato hetalia, è amministrato direttamente da Gilbert ed è il luogo peggiore di tutto il campo. In poco tempo vi si ritroveranno prigionieri di vari paesi, tra cui un dissidente politico e filo-russo lituano, un polacco che aiutava gli ebrei a fuggire dai rastrellamenti tedeschi, un ex soldato volontario francese, una spia canadese e un partigiano italiano.
Ludwig cercherà in ogni modo di aiutare i poveri malcapitati del blocco H3T4-L14 a sfuggire dalla violenza del fratello, sviluppando sentimenti nuovi e complessi per il dolce e ingenuo italiano, mentre Gilbert scoprirà grazie a un timido canadese che l'amore vince su ogni cosa, anche sulla violenza.
Principalmente Gerita e Prucan, Fruk sullo sfondo, qualche accenno di Rusliet.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ludwig osservava i prigionieri lavorare con uno sguardo confuso mentre la sua mente era affollata da dubbi. Cos’era successo poco tempo prima? Cos’aveva portato Gilbert, il suo fratello crudele e sadico, a non picchiare quel ragazzo, ma anzi a lasciarlo andare e correre fuori dalla fabbrica?
Ludwig proprio non riusciva a trovare risposta.

Osservava in silenzio tutta quella gente mantenendo la sua impeccabile posa militare con la schiena dritta e il petto all’infuori per incutere timore e rispetto.
Spesso gettava un’occhiata verso la fornace dove il ragazzo canadese aveva preso il posto di un altro prigioniero. Quella povera anima piangeva in silenzio mentre gettava le pietre nella fornace e incanalava il metallo fuso negli stampi. Sul suo collo si era formato il grosso segno di una mano rossa che circondava tutta la pelle appena sotto il mento. Finito il lavoro, Ludwig lo avrebbe mandato in infermeria per un controllo.

Altrettanto spesso il suo sguardo di ghiaccio si posava sul piccolo italiano che curvo sotto i sacchi cercava di svolgere il suo lavoro, riuscendoci molto male. Era molto fragile di costituzione perciò non riusciva a portare bene il peso dei sacchi e piagnucolava ogni due passi di essere stanco, di avere dolori alla schiena e di avere fame. Gli altri detenuti cercavano di spronarlo con incoraggiamenti e con spinte ma il ragazzo non sembrava proprio adatto al lavoro manuale.

Ludwig sorrise dolcemente nel vederlo in quello stato un po’ patetico. Trovava quel Feliciano adorabile nonostante il suo comportamento infantile, e poi il suo nome sembrava pura poesia. Il tedesco aveva impiegato diverso tempo per riuscire a pronunciarlo correttamente senza imbruttirlo con il suo forte accento tedesco. Desiderava poter pronunciare il suo nome dolcemente come lo pronunciava lui con il suo incantevole accento italiano.
Inoltre aveva gettato l’occhio anche sul fondoschiena del ragazzo quando gli dava le spalle per uscire dall’edificio, vergognandosi internamente di ciò che stava facendo ma non riuscendo a smettere. Dio, aveva un culo celestiale, così piccolo e sodo, probabilmente perfetto per essere preso tra le sue mani…

I suoi pensieri peccaminosi furono interrotti da un uomo che entrò improvvisamente nella fabbrica chiamandolo a gran voce. Ludwig, rosso in faccia, si girò di scatto vedendo Roderich accorciare le distanze tra di loro con la sua camminata lenta e aggraziata, davvero fuori luogo in un posto simile.

“Ludwig, volevo informarti che il pranzo è quasi pronto, il francesino ha cucinato sia per questi pezzenti che per noi. Spero davvero per lui che sia all’altezza della sua fama” Disse con il suo accento sofisticato aggiustandosi gli occhiali.

“Bene, grazie. Sai per caso dov’è Gilbert?”

“Si è rinchiuso nella sua stanza a pregare non so per quale motivo, ma ha detto che sicuramente presenzierà al pranzo”

Il tedesco biondo annuì incerto, poi si guardò attorno osservando i prigionieri lavorare.

“Io… io credo che mangerò con i prigionieri”

A quelle parole Roderich sgranò gli occhi e rimase a guardarlo scioccato e allo stesso tempo inorridito.

“Stai scherzando, vero?” Chiese dopo qualche istante di silenzio.

“No, io non scherzo mai, dovresti saperlo”

“Non puoi essere serio, Ludwig! Come ti salta in mente di condividere il pasto con questa…” Con un gesto ampio indicò tutti i prigionieri “…gente…” Concluse con una smorfia.

Ludwig rimase a fissarlo per qualche istante. Roderich era il rampollo di una ricchissima famiglia austriaca che, per salvare il proprio patrimonio e il proprio prestigio, con l’annessione dell’Austria alla Germania aveva deciso di appoggiare la dittatura nazista senza alcuna remora. Grazie all’influenza della sua famiglia, Roderich era stato subito assegnato al campo di concentramento senza nemmeno passare per l’allenamento in esercito, per questo aveva conservato il suo atteggiamento aristocratico. Egli abbracciava perfettamente l’ideologia nazista della razza e della divisione in classi sociali guardando dall’alto in basso praticamente tutti quelli che gli si avvicinavano. Ludwig non sopportava il suo atteggiamento spocchioso, e soprattutto il suo menefreghismo per quasi tutto quello che succedeva in quel luogo.
A Roderich interessava soltanto la musica, i soldi, una vita agiata, essere servito e riverito, e i dolci. Il resto non lo toccava minimamente.

“Qualcuno dovrà pur controllarli no?” Rispose in modo diplomatico. In realtà non voleva rivelare di sentirsi più a suo agio con quella gente piuttosto con i secondini del campo di concentramento.

Roderich lo fissò con diffidenza per qualche istante, poi sbuffò sconfitto e annuì.

“Hai ragione, fai come meglio credi. Vado ad avvertire Gilbert allora e a dire al biondino in calore di sbrigarsi con il pranzo. Intanto fai concludere i lavori e porta questa feccia nel cortile davanti il dormitorio per la distribuzione del pranzo”

Girando i tacchi, lentamente ed elegantemente com’era arrivato se ne andò.
Ludwig scosse la testa e rivolse la sua attenzione ai lavoratori iniziando ad urlare ordini con il suo forte accento tedesco.

 

Francis rimase sconvolto nel sentire il racconto di Feliciano. In una mattinata erano successi ben due miracoli, avvenimenti più unici che rari. Non solo Feliciano era incredibilmente uscito incolume dal confronto con la guardia circa la sua pigrizia mattutina, ma Matthew era sopravvissuto alla violenza senza senso di Gilbert con solo un grosso livido sul collo.
Francis continuò a mangiare la sua minestra scioccato mentre ascoltava la fine del racconto di Feliciano.

“E così Gilbert ha urlato contro tutti noi di continuare a lavorare e poi è uscito dalla fabbrica e non si è più visto! Ve, è strano vero? Però è stata una fortuna per Matthew, ve! Vero Matthew?”

Il ragazzo biondo mangiava lentamente la sua minestra in silenzio guardando a terra. I suoi occhi erano scavati da profondi segni rossi dovuti al pianto e le guance ancora portavano i segni delle linee lasciate dalle lacrime. Aveva un aspetto pietoso e Francis ebbe compassione per lui.
Posando il suo piatto di minestra a terra affianco a lui, Francis si alzò e affiancò il canadese che sembrava non essersi accorto della sua presenza. Con un dolce sorriso, il francese lo strinse in un abbraccio poggiando la sua testa sul petto e accarezzando lentamente i suoi capelli arruffati.

“Oh petit trésor, ti sei spaventato, non è vero? Ti ha fatto tanto male? Avanti non preoccuparti, è tutto finito, ci siamo noi adesso qui”

Matthew posò a terra il suo piatto ormai quasi vuoto mentre i suoi occhi si gonfiavano nuovamente di lacrime. Con un singhiozzo ricambiò l’abbraccio di Francis nascondendo il volto nel suo petto.

“Io… sigh… io non voglio stare qui! Ho paura! Sob! Voglio mio fratello, dov’è mio fratello? Dov’è Alfred?? Sigh!”

Anche feliciano posò il suo piatto vuoto a terra e si aggiunse all’abbraccio.

“Non preoccuparti, amico mio, le cose si sistemeranno presto, ve! Sono sicuro che i nostri cari staranno facendo tutto il possibile per trovarci e salvarci!”

Feliciano sembrava davvero ottimista e convinto di ciò che diceva. La sua genuinità riuscì a calmare un po’ Matthew e lentamente si allontanò dall’abbraccio e ringraziò i suoi amici.

“Avanti petit, finisci il tuo pranzo e riposa un po', tra qualche minuto ricominceremo a lavorare e non avremo più tempo per riposare!”

Matthew annuì e riprese il suo piatto, mentre Francis ritornò al suo.
Da lontano Ludwig osservò con interesse la scena. Era curioso vedere come si era formato del cameratismo in così poco tempo tra i prigionieri, soprattutto tra il polacco e il lituano e tra Feliciano, Francis e il ragazzo canadese, e scoprì che la cosa non gli dispiaceva. Rimase ad osservarli per qualche altro istante, finché una voce alle sue spalle non lo prese di sorpresa.

“Che scena commovente, non è vero?”

Con il suo tipico sorriso tagliente e brillante Gilbert era magicamente apparso dietro le spalle del ragazzo, come se sbucasse dal nulla. Ludwig non fu particolarmente felice di vederlo, non dopo quello che aveva fatto al canadese.

“Sei finalmente riuscito ad uscire dalla tua stanza! Il nostro Dio ti ha nuovamente parlato?” Chiese con una forte punta di ironia nella voce.

“Non sei spiritoso!” Rispose l’albino con poca convinzione.

Ludwig girò la testa per guardarlo sospettoso. Si aspettava come risposta la solita filippica sulla fede e sull’autenticità dei colloqui che Gilbert aveva con l’onnipotente, ma trovò invece suo fratello fissare in silenzio in direzione del gruppetto di prigionieri che si godeva un po’ di riposo. Ludwig non ne era sicuro ma sospettava che stesse guardando proprio il ragazzo canadese che poche ore prima stava per picchiare a morte. I suoi dubbi trovarono conferma pochi istanti dopo.

“Francis! Smettila di perdere tempo come un idiota e porta quel fallito inglese in infermeria. Non mi piace vedere i lavori lasciati a metà!”

“S-sono canadese…” Sussurrò Matthew, ma nessuno sembrò sentirlo.

Senza rispondere, Francis si alzò e aiutò con la mano il ragazzo ad alzarsi a sua volta.

“Vieni, andiamo a controllare quel brutto livido sul collo, oui? Sicuramente dopo ti sentirai molto meglio”

“Muovetevi maledizione! E voi altri alzate il culo e tornate a lavoro! Veloci!”

Ludwig rimase in silenzio a guardare fisso davanti a lui. Che Gilbert non amasse lasciare i lavori a metà o incompiuti era vero, ma questo significava che avrebbe dovuto scagliarsi di nuovo su quella povera anima invece che mandarlo in infermeria a curarlo, cosa che tra l’altro avrebbe fatto lui a breve. Rimase a rimuginare su ciò mentre guardava l’italiano accodarsi al lituano e al polacco ed entrare in fabbrica. Non si accorse che Gilbert aveva seguito con lo sguardo i due ragazzi biondi che si avviavano verso l’infermeria, distogliendolo solo quando furono nascosti dalle pareti degli altri edifici.

 

I prigionieri passarono tutto il pomeriggio a lavorare senza alcuna sosta finché il lavoro non fu ostacolato dal buio che non permise più di vedere a un palmo dal proprio naso. Nonostante tutto l’orrore e il degrado di quel posto, la notte regalava ai detenuti del campo uno splendido cielo stellato difficilmente visibile dalle città europee inquinate dalla luce corrente. Tutti, dal primo all’ultimo prigioniero, erano sfiniti e si trascinavano come meglio potevano al dormitorio.

Toris si costringeva a trascinare i piedi pensando solo al suo angolino di letto umido e sporco dove si sarebbe accucciato e dove avrebbe rilassato le sue membra stanche e sforzate. Sperava con tutto il suo essere che quella sera il suo compagno di letto non lo avrebbe disturbato con i suoi stupidi discorsi perché aveva ardente bisogno di riposare. Se tutte le giornate fossero state in quel modo Toris pensava seriamente che non sarebbe sopravvissuto a lungo.

Sistemandosi sul letto accanto a Feliks che sembrava stanco e desideroso di riposo esattamente come lui, Toris vide passare con passo lento il ragazzo canadese. Il suo sguardo si addolcì un po’ nel vedere il grosso segno che il secondino gli aveva lasciato sul collo, un segno violaceo che avrebbe impiegato diversi giorni per abbandonare la pelle candida del ragazzo. A Toris si strinse il cuore nel pensare che c’era qualcuno in condizioni peggiori di lui, soprattutto se quel qualcuno era Matthew, un ragazzo dolcissimo e innocente che davvero non doveva trovarsi in quel posto.

Cercando di pensare ad altro, Toris si accoccolò chiudendo gli occhi e assaporando il sollievo di sentire il suo corpo rilassarsi contro la paglia, quando una vocina lontana gli giunse all’orecchio:

“ Maple! Non posso crederci!”

Subito il ragazzo lituano si alzò di scatto guardando nella direzione del canadese, notando che il ragazzo, forse per la prima volta da quando erano arrivati lì, aveva parlato così ad alta voce da attirare l’attenzione di tutti. Francis e Feliciano, che erano quelli più vicini al letto di Matthew, già si erano già alzati e si stavano avvicinando al ragazzo che sembrava particolarmente agitato.
Toris rimase un istante confuso e indeciso sul da farsi ma fu Feliks che tirandolo per una manica tutto entusiasta lo convinse a scendere dalla cuccetta e avvicinarsi agli altri.
Povere le sue membra doloranti.

Matthew era arrossito visibilmente mentre guardava i suoi amici avvicinarsi preoccupati, ma non perché improvvisamente si trovava al centro dell’attenzione di tutti, ma per quello che aveva trovato sulla sua cuccetta. All’inizio non l’aveva visto e lo aveva letteralmente schiacciato sotto la sua schiena, ma uno scricchiolio sinistro e un pizzico proprio dietro la scapola portarono il ragazzo a scoprire della sua esistenza.

Quando gli altri ragazzi arrivarono lo stupore fu generale.
Francis rimase a fissare l’oggetto con un’espressione dubbiosa, rimasto senza parole (cosa rara per lui), mentre Toris e Feliks guardarono con stupore e confusione prima il ragazzo poi il letto, poi ancora il ragazzo come se cercassero una spiegazione proprio da lui.
Fu Feliciano il primo a riuscire a dire qualcosa in merito rompendo la tensione che si era creata.

“Ve, sono occhiali! E’ un paio di occhiali!” Esclamò con gioia.

“Oh mon dieu, è vero, è proprio un paio di occhiali! Ma da dove arrivano?”

Matthew scosse la tessa negativamente mentre li prendeva in mano come se fossero un oggetto antico e fragile. Erano un paio di lenti tonde e grandi montate su una struttura di legno d’ebano decorato con degli intagli, con dei cuscinetti di pelle che proteggevano i punti in cui gli occhiali poggiavano sul setto nasale. Matthew li rigirò varie volte tra le mani cercando di vederne tutti i dettagli nonostante la sua miopia.

“S-sono bellissimi, ma non sono miei. Non so da dove vengono!”

“Che t’importa? E’ chiaramente un regalo di qualcuno, e poi a te serve un paio di occhiali no? Io non farei domande a riguardo, anche se secondo me è stato quel tedesco biondino, è piuttosto gentile con noi!” Esclamò Feliks con gli occhi brillanti mentre lo sguardo di Feliciano si rattristò un pochino.

“Prova a metterli Matthew” Incitò Toris, spalleggiato dagli altri.

Matthew si infilò gli occhiali lentamente come se avesse paura di rovinarli, poi guardò singolarmente gli altri negli occhi mentre un sorriso di genuina felicità si allargava sul volto.

“Sono perfetti!” Esclamò con gioia mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime “Riesco finalmente a vedervi tutti, io non posso crederci, finalmente posso vederci bene!”

Francis lo abbracciò con affetto mentre gli altri ragazzi commentavano e ridevano sull’accaduto. Matthew rispose all’abbraccio con trasporto mentre le lacrime scendevano sulle sue guance.
Lacrime di gioia questa volta.

Da una finestrella situata sulla parete in fondo al dormitorio una sagoma nascosta nell’oscurità osservava con il suo sguardo cinabro la situazione.

 

“Io non riesco a capire, Gilbert. Perché improvvisamente hai fatto una cosa simile? Non è da te!”

Roderich, con il suo immancabile accento da aristocratico sofisticato, girò energicamente il cucchiaio nella tazzina di caffè fumante che aveva appena preparato, aggiungendo di tanto in tanto una zolletta di zucchero.

“Insomma, sono soltanto detenuti, povere anime dannate dal regime e tramutate in forza lavoro per le sue fabbriche, e ad essere sinceri anche molto scadente. Spiegami per favore”

Roderich smise di girare il caffè e fissò con insistenza il ragazzo albino. Gilbert, che sedeva in modo volgare su una sedia, distolse lo sguardo non riuscendo a sostenerlo, fissando invece il paesaggio fuori la finestra.

“Non c’è nulla da spiegare, accidenti”

“Non dire stupidaggini. Mi hai costretto a cederti uno dei miei amatissimi paia di occhiali fatti a mano, per poi cosa? Scoprire che lo hai regalato a un detenuto qualsiasi. Vorrei cortesemente una spiegazione, quegli occhiali sono stati costruiti su ordinazione in Svizzera, sono molto costosi e pregiati. E’ un vero spreco averli gettati nelle mani luride di quei pezzenti” Con sdegno soffiò sulla tazzina bollente per poi sorseggiarne il contenuto.

Gilbert arrossì violentemente a quelle parole, ringraziando di trovarsi nella penombra altrimenti avrebbe dovuto spiegare anche quella reazione. Maledetto aristocratico austriaco dalla parlata femminea. Cercando di essere più spontaneo possibile, rise energicamente sbattendo la mano sul tavolo.

“Ripeto, non c’è niente da spiegare Roderich. Quel pusillanime aveva bisogno di un paio di occhiali per poter lavorare bene e io me ne sono procurato uno dove ho potuto” Fece una pausa ad effetto “Se aspettavo di fare richiesta nella lista dei rifornimenti mensili avrei dovuto aspettare molto tempo, lo sai no? E nel frattempo cosa dovevo fare? Sparare a quel disgraziato perché non poteva lavorare bene? Tu lo sai che un paio di braccia in più sono sempre comode no?”

Si rimise improvvisamente composto e guardò dritto negli occhi del suo interlocutore “Inoltre la colpa è soltanto tua. Come ti è saltato in mente di bruciare anche gli occhiali di uno che non ci vede senza? Eri tu che stavi supervisionando le docce insieme al mio fratellino ieri, no? Ed escludendo che sia stato lui, perché non è così stupido, rimani solo tu!”

Roderich rimase a guardarlo a bocca aperta scioccato. Gilbert gli lanciò uno dei suoi sorrisi affilati mentre si alzava spostando rumorosamente all’indietro la sedia. Era così appagante riuscire ad azzittire quello spocchioso damerino una volta ogni tanto, doveva rincarare la dose per poter gustare al meglio quel momento.

“Perciò perdere un paio di occhiali per riparare la tua grave mancanza di cervello è un piccolissimo prezzo da pagare, inoltre imparerai la lezione per la prossima volta, no?”

Detto questo rise di gusto e lasciò la stanza e l’austriaco a dir poco indignato salutandolo con un gesto della mano. Appena uscito dalla vista dell’austriaco, Gilbert si morse le unghia di una mano in preda all’agitazione.

“L’ho scampata bella! Per fortuna sono così eccezionalmente intelligente da essere riuscito ad azzittirlo, ma a momenti mi metteva con le spalle al muro. L’ho fatto solo perché quell’idiota non lavora bene senza occhiali… Si, è per quello!” Pensò mentre percorreva il corridoio che portava alla sua stanza, ma in cuor suo sapeva che quella era soltanto una scusa, una debole bugia che cercava di nascondere una prepotente verità che mal accettava.

“Una nottata di preghiera e di riflessioni mi schiarirà le idee!”



Nota dell'autore
Finalmente il capitolo!! Mi scuso per il ritardo ma purtroppo ho avuto molti impegni di tipo universitario che mi hanno fatto tardare la pubblicazione, maledetto studio -_-
Oh-OH Gilbert, ti piace fare i regali di nascosto eh?
Povero Feliciano, l'idea di non essere il preferito di Ludwig lo rattrista molto, ma tu non sai la verità!! Ludwig ha occhi solo per te ><
Spero di aver caratterizzato bene Roderich, mi piace molto enfatizzare il suo lato altolocato e snob, inoltre mi è parso dall'anime che né Germania né Prussia sopportano molto il suo comportamento da aristocratico x'D
Francia è sempre il fratellone :3
Mi scuso per errori di qualsiasi genere e se avete domande o volete parlare della FF sono a completa disposizione, non siate timidi ;)
Al prossimo capitolo!
   
 
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