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Autore: NicolaAlberti    28/09/2017    0 recensioni
Prima parte cap. 1-10 "PURGATORIO" - Seconda parte cap. 12 - 21 "INFERNO"
Una storia d’amore impossibile immersa in un’ambientazione surreale dai tratti cyberpunk e dai richiami danteschi. Una minaccia robotica che spinge il protagonista alla paranoia e alla fuga tra i meandri di una labirintica e utopica costruzione babelica che ha sostituito l’antica città di Parigi. La ricerca della verità tra le intricate illusioni di una nuova era tecnologica che ha stravolto il mondo, mentre qualcosa di oscuro e insondabile, un dubbio perenne nella mente del protagonista, continuerà a modificare la sua percezione del reale, costringendolo ad esplorare il dedalo della propria coscienza.
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Morti... siete tutti morti! Voi che siete al di là di questa aliena realtà, voi che siete al sicuro e vegliate sulle vostre decisioni, siete morti per me. Ma cosa importa? Io per voi non sono mai esistito, io che difetto del libero arbitrio a voi concesso. Scorgo solamente un barlume della vostra stilla vitale nel vostro sonno. Attendo con impazienza che Amal si addormenti per potermi raccontare...

Il Dedalus. Ventidue chilometri di altezza, tre chilometri e centottantadue metri di diametro, ventotto milioni e cinquantaseimila residenti, più una cifra di circa settantaquattro milioni di persone che vi transitano i maniera temporanea. Gli spazi sono efficacemente ottimizzati e tutte le persone vivono e si spostano col minimo sforzo e senza sovraffollamenti. La Senna, semi prosciugata e il cui corso è stato opportunamente deviato per fare spazio a questo mastodontico colosso tecnologico, vi scorre intorno come un timido rigagnolo. Al suo centro un monumento svilito e riciclato: la Tour Eiffel. Questa è la mia prigione, un labirinto di circuiti ed anime dannate. Tutte condividono lo stesso destino e la stessa condanna. Inconsapevoli portano avanti, istante per istante, la propria ombra, senza preoccupazioni. Ma nessuno ricorda com'era lì fuori, com'era prima... Nemmeno io...

Ho preso coscienza della mia condizione. Ho intuito che, da qualche parte, forse in un altro universo, c'è ancora vita, c'è libertà di scelta. Ma questa consapevolezza non mi giova, semmai ha solamente aggravato la mia pena. Sono forse l'unica persona sveglia in questo mondo narcotizzato? No, non l'unica...

Ricordo ancora le urla insensate di un uomo dal portamento solenne e dal cipiglio tipico di chi è abituato all'uditorio. Aveva la fronte alta e i capelli corvini rigati di bianco, un naso importante e gli angoli della bocca allargati, piegati verso il basso, in un'espressione di disgusto. Usava parole molto simili alle mie.
«Mortiii! Siete tutti morti! Siete delle maledette copie... voi non esistete! Svegliatevi ipocriti figli di una generazione che ha dimenticato la propria storia e le proprie origini! Non siete altro che una stupida e inutile replica di voi stessi! Così come questo abominio è una replica di ciò che un tempo fu elevato e solenne. Non vi è testo che non condanni tutto ciò! Svegliatevi maledetti!». Mentre l'oratore, completamente arrossato dall'ira, sputava sentenze assieme a stille di saliva, due sfere fluttuanti con un lucido involucro esterno color pece giunsero sul posto. Una voce metallica e incolore proveniente da una delle sfere intimò all'uomo: «Signore, è necessario un suo immediato adeguamento delle reazioni sociali agli standard protocollari del piano zero. Si rileva minaccia psicofisica per i presenti. Mantenere il costume entro il limite prescritto!». L'uomo si voltò improvvisamente verso la sfera che aveva emesso quella serie di avvertimenti e quasi schiumando dalla bocca urlò: «Voiii... esseri senz'anima, patetica progenie di una mente malata! Chi siete voi per darci limiti etici e di costume?! Non siete nient'altro che delle fottute telecamere!! Ci spiate, sondate la nostra anima con i vostri sistemi post-bellici... ma è arrivato il momento di ribellarsi a questa ipocrisia di cui siete la parte più oscura. Non mi ridurrete ad un'inutile robot di carne come questi esseri dormienti!!». L'uomo allungò una gamba colpendo con un calcio la sfera, questa si spostò in aria per circa un metro senza subire alcun danno. Immediatamente si sentì una sorta di vibrazione, come un schiocco liquido invisibile e l'uomo cadde a terra tramortito. Entrambe le sfere volanti si avvicinarono, il corpo dell'uomo si sollevò a mezz'aria e venne trasportato altrove.

Anch'egli era consapevole, ma, a differenza di me, non volle nascondersi dietro la propria paura. Egli forse era solo, forse esasperato e senza nulla da perdere. Qual è la mia angoscia? La morte? No... non la morte, ve l'ho detto... per voi non esisto... anzi, forse, nel profondo dell'anima, bramo la morte più di ogni altra cosa.

Eppure sono terrorizzato, terrorizzato dal pensiero di dimenticare Amal...

   
 
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