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Autore: MyDifferentFantasy    28/09/2017    3 recensioni
A Beacon Hills tutto sembra tornato alla normalità, fino a quando un gruppo di maghi non comincia i propri esperimenti.
Cosa succederebbe se uno di questi maghi si impossessasse della mente di Stiles ed il passato di Derek tornasse scatenandosi sul ragazzino?
Derek proverà a risolvere questioni lasciate in sospeso che non ricordava neppure, mentre si avvicinerà sempre di più a Stiles.
DAL TESTO:
“Che genere di esperimenti?”
“Esperimenti sull’anima e sul corpo. Non so di preciso in cosa consistano, ma fanno sì che un’anima passi da un corpo ad un altro. Ecco perché ti ha chiesto di baciarlo, credo sia così che funzioni. E' per questo che possiede solo la tua mente e non il tuo corpo.”
“Lui non possiede proprio un bel niente!”
“Stiles, sta’ calmo. So che non possiede te, ma devi cercare di capire che occupa la tua mente e non so per quanto ancora potrai resistere prima che prenda il controllo di te.”
“Cosa posso fare per togliermelo dalla testa?”
“Non lo so, mi dispiace."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non possiamo andare avanti così

 

Nei giorni successivi Allen era sempre più inquieto. Ovviamente cercava di nasconderlo quando si ritrovava a parlare con Stiles o quando stavano entrambi ad ascoltare i relativi respiri senza spiccicare parola, ma come lui poteva percepire cosa provasse Stiles, Stiles poteva fare il contrario.

All’inizio il ragazzo non ci diede peso perché anche a lui capitavano giorni in cui aveva voglia di stare per le sue, ma era una persona troppo rispettosa per farlo notare agli altri. Però poi constatò che Allen continuava a non tornare come prima. Scherzava, rideva, si mostrava euforico, ma mai davvero contento.

Forse la sua vita lo annoiava, pensò Stiles, o forse stava cominciando lui stesso a domandarsi quanto ancora sarebbero dovuti restare in quella situazione. In ogni caso, Stiles era certo che si desse anche la colpa dell’impossibilità della relazione tra lui e Derek – non che fosse sbagliato farlo, ma di certo non avrebbe aiutato a migliorare la situazione –.

Ti sto rovinando la vita, se ne uscì un giorno con tono neutro.

“Perché?” ribatté Stiles, che non era affatto sorpreso da quell’affermazione.

Perché Derek è la cosa più bella della tua vita e vuoi stare con lui per sempre e bla bla bla.

Per un momento restò in silenzio, pensando a come spiegarli cosa provava per il mannaro senza farlo uscire di testa. “Allen, ascolta: è vero, amo Derek e vorrei tanto stare con lui, ma non è affatto la cosa più bella della mia vita. Mi credi così superficiale da non avere una vita senza l’amore?”

Lo ami.

“E con ciò? Probabilmente un giorno smetterò di farlo, o almeno cercherò di illudermi che possa stare senza di lui. Avrò la mia vita; un lavoro che mi piace, una casa accogliente, un hobby per quando sarò vecchio.”

 Ed io sarò sempre nella tua mente a spiare i tuoi pensieri e a tormentarti.

“Non so cosa pensi tu riguardo al passare la tua vita con me, ma io credo proprio che mi ci abituerò. Vivrò una vita diversa – la mia unica vita sarà obbligatoriamente diversa – e mi spaventa a morte, ma sarà. Fin quando ho anche la speranza di un futuro, mi basta.”

Ma non è il futuro che volevi.

“Non è mai successo ciò che volevo, non mi meraviglio non succeda ora.”

Però te lo saresti meritato un bel futuro, Stiles.

“Grazie” rispose l’umano, accennando un sorriso.

E sai cosa? Me lo sarei meritato anche io.

“Lo so, All.”

 

Non possiamo andare avanti così.

Era passato un mese da quella conversazione e, sebbene l’aria tra loro si fosse mitigata, Allen non aveva smesso di essere agitato. Stiles aveva provato più volte a tirar fuori l’argomento, e non certo perché gli piacesse parlarne, ma l’uomo non aveva più pronunciato quelle dure parole. Lo stava per fare quella sera, una sera che Stiles non avrebbe mai dimenticato.

“Cosa vuoi dire?” si allarmò Stiles, scattando a sedere sul letto. Stava leggendo, anche se in realtà erano minuti che non riusciva a concentrarsi, lasciando vagare la sua mente. Si chiese se Allen non avesse detto ciò a causa di qualcosa che aveva pensato, ma aveva passato tutto il tempo a pensare a quanto fossero soffocanti le lettiere – che, per quanto argomento spinoso sia, non sembrava un buon motivo scatenante –. Forse qualcosa riposto nel profondo della sua mente.

Non posso vivere per sempre nella tua testa, hai idea di cosa significhi?

Il suo tono di voce era arrabbiato, non verso qualcuno in particolare, ma anche fermo, e l’unica cosa che poté fare in quel momento Stiles fu preoccuparsi della piega che stava prendendo la situazione.

“Certo che lo so, sono io la testa.”

Mi dispiace così tanto non averlo capito prima. Scusa, Stiles. Non dovrei nemmeno chiederti scusa perché per te sarà soltanto una benedizione; dovrei dirlo a me, scusarmi di essere stato così ingenuo da non rendermi conto che c’è altro oltre la rabbia o almeno ci sarebbe stato. Non dovevo essere così superficiale da credere di non avere una vita senza la mia vendetta. Quindi scusa Allen, scusa.

“Puoi averla una vita senza la vendetta. Abbandona il tuo progetto, perdona Derek e avrai finalmente una vita libera.”

Non posso perdonarlo, Stiles. Ciò che ha fatto è estremamente significativo per me e sono certo che anche Derek non riuscirà mai a perdonare se stesso. So che stai pensando ‘ti ha soltanto rubato il palcoscenico ed il sogno di una vita felice’, non sono ragioni sufficienti per odiarlo così tanto; però Stiles erano molto più che sufficienti per il me diciottenne, erano terribili e non riesco a vederla in un altro modo dopo averla vista in questo.

“Se mi lasciassi raccontare a Derek chi sei e cosa ti ha spinto ad odiarlo così tanto, sai che capirebbe e non farebbe altro che darti ragione e chiederti scusa. Scusa, Allen. Lui ti chiederebbe scusa!”

È questo il punto, Stiles: è troppo tardi per le scuse perché ormai sono qui, dentro la tua testa, e non c’è modo di uscirne. Non sto dando la colpa a Derek, è stata una mia decisione, dico solo che se avesse capito prima quali sono i danni che provocano le parole e le azioni… forse sarei ancora vivo e tu staresti con lui.

“Possiamo trovare un altro modo, un altro corpo” lo supplicò Stiles, comprendendo cosa avesse intenzione di fare l’uomo.

Un’altra persona? Viva? Innocente? So che è sbagliato dirlo ora, da carnefice, ma anch’io un tempo ero innocente e so come ci si sente. Ho già rovinato la tua vita, non farò di nuovo quest’errore.

“Ti prego, Allen” ansimò Stiles, la cui voce non riusciva ad uscire a causa delle troppo lacrime che gli rigavano il volto. Non lo avrebbe accettato in silenzio, voleva parlare, spiegare, pregare, cercare di fargli cambiare idea. “Non mi stai rovinando la vita, ti prego, mi piace averti con me. So che ti ho detto di avere paura ma la supererò, ti prego, non farlo.”

Stiles, non lo sto facendo solo per te. È anche per me che devo farlo. Non posso vivere un’intera vita senza camminare con le mie gambe, vedere con i miei occhi, toccare con le mie mani. Non posso vivere un’intera vita chiuso in un corpo che non è il mio, senza essere nemmeno un uomo.
Non so se te l’ho mai detto, ma amavo il mio corpo. Avevo i capelli ricci e gli occhi azzurri, e passavo ore a guardarmi allo specchio e a ringraziare di essere così fortunato per la mia bellezza; ora quel ragazzo non esiste più ed è colpa di due stupidi bambini: uno che non si è mai reso conto di non essere l’unico a soffrire e uno che ha confuso dolore e crudeltà.

“Non puoi lasciarmi solo, All. Lo sai che ho bisogno di te.”

Ehi, sorridi. Guarda il lato positivo: puoi stare con Derek ora, fino a che vorrai.

“Non mi importa. Ti prometto che imparerò a smettere di amarlo, ma tu resta con me.”

Sai che non dipende da te, e nemmeno da me. Va bene così, Stiles, non devi cambiare niente di te. Vorrei poterti dire che è stato un errore quel giorno al capanno averti visto, essere venuto da te, aver cercato di baciarti, ma non lo è stato. So quanto dolore ti ha causato e non lo hai mai meritato, ma mi ha portato a te, a conoscerti e lo rifarei altre mille volte perché Stiles, tu e Talia siete state le persone più belle della mia vita. Siete state le uniche persone che abbia mai amato.
 
“Anche io sono felice di averti conosciuto e ti voglio bene, Allen, non puoi immaginare quanto. E voglio che tu sappia che non mi dimenticherò mai di te, mai. Sono morte così tante persone intorno a me e sono disposto a rinunciare ad ogni singola speranza abbia mai avuto per far vivere te, ma capisco che tu lo voglia fare. Voglio solo che tu sappia che ti voglio bene e non mi dimenticherò mai di te.”

Nemmeno io, rispose ridendo. È stato bello vivere con te per un po’, Stiles Stilinski. Se ci sarà un’altra vita dopo questa, mi ricorderò delle nostre conversazioni e della tua gentilezza. Ti voglio bene Stiles, addio.

Morì. L’attimo prima si teneva stretta la voce di Allen nella sua mente, l’attimo dopo fu prosciugato del proprio ossigeno e poi più niente. Credeva che la morte sarebbe stata gentile dopo tutto quel tempo, che gli avrebbe lasciato il tempo di abituarsi a lei, ma Stiles non la sentì mai davvero arrivare.

Sentì solo che Allen non c’era più. La testa era più leggera ed il lieve mal di testa che lo aveva accompagnato per tutti questi mesi era sparito, ma per il resto c’era solo un enorme vuoto all’altezza del petto, che non gli permetteva di respirare. Si sentiva svuotato, come se dopo aver finalmente trovato sé stesso gli avessero strappato una parte di sé.

Qualche mese fa sarebbe stato contento che quest’incubo fosse finalmente finito, che avrebbe potuto avere una vita normale o almeno provarci, amare ed essere amato. Invece Allen non c’era più, era morto e Stiles non riusciva a pensare a niente di più terribile del non sentirlo sbuffare o ridere nella sua mente.

Come si era abituato alla presenza di Allen all’inizio, doveva ora abituarsi alla sua mancanza – d’altronde è ciò che si fa quando qualcuno muore. Ma come ci si abitua? Come si smette di piangere? Non aveva ancora superato la morte di Allison, sempre causata da lui, come poteva superare quella di Allen, ormai costante nella sua vita?

Non sapeva che fare, seduto sul suo letto, stringendo le lenzuola per non gridare. Voleva parlare con Scott, il suo migliore amico che c’era sempre stato e non sarebbe scomparso mai, ma non conosceva tutta la storia (sebbene lo avesse visto comportarsi in modo strano, parlare da solo anche) e non avrebbe capito il legame che li univa o l’importanza della morte di All.

Voleva parlare con suo padre, suo padre che lo aveva visto strano, depresso, euforico, imbarazzato ed aveva sempre cercato di capire come mai suo figlio cambiasse così nell’ultimo periodo. Stiles glielo avrebbe semplicemente voluto dire, ma non poteva raccontargli di un uomo nella sua mente come se fosse una normale notizia: lo avrebbe sconvolto, e l’unica cosa che Stiles non voleva era addolorarlo – e poi non avrebbe capito il perché di tale tristezza per una notizia apparentemente buona.

In effetti, nessuno avrebbe mai capito la gravità della situazione (nemmeno lui aveva mai davvero capito fino in fondo come potesse essersi affezionato in tal modo al carnefice della sua maledizione). Sarebbe dovuto essere contento che quell’incubo fosse finito, invece Stiles voleva soltanto aver trovato un'altra soluzione, un’altra vita per Allen. Una qualche pace.

L’unico che era a conoscenza del forte legame tra Stiles e Allen era Derek, ed era proprio da Derek che l’umano sentì il bisogno di andare. Tutto sommato, era con lui che Stiles aveva superato ed accettato quella situazione, con lui che aveva cercato di capire come comportarsi e cosa pensare di tutto ciò. Ed era con lui che voleva piangere la morte del loro misterioso uomo – non che Derek sapesse chi fosse questo misterioso uomo, ma sapeva quanto era diventato importante per Stiles e quanto il ragazzino si sarebbe sentito smarrito per un suo ipotetico addio.

Stiles corse verso la jeep, ringraziando che lo sceriffo non fosse lì per fermarlo, e guidò fino al loft di Derek con le lacrime agli occhi e singhiozzando. Il lupo doveva averlo sentito arrivare, lui e la sua raffica di sentimenti, perché era sulla soglia della porta ad aspettarlo; confuso, lo guardò per un attimo e, notando subito gli occhi rossi e gonfi dell’altro, capì che era successo qualcosa di serio.

“Cosa è successo?” gli chiese dolcemente.

“Allen è morto.” Quando si rese conto di come suonasse assurdo, provò a ridirlo. “So che era già morto e non si muore due volte, ma… se ne è andato. Ha deciso di farlo. Si è ucciso. È morto.”

Stiles tremava. Adesso Derek capiva perché fosse così triste dentro di sé. Quando lo vide avvicinarsi a sé non esitò a stringerlo tra le sue braccia, accarezzandogli la schiena per calmarlo. Lo tenne stretto a lungo, mentre il ragazzino continuava a singhiozzare, poi lo alzò di peso e lo fece stendere sul letto. Ci mise molto ad addormentarsi, e Derek non osò dormire finché non lo avesse fatto l’altro, lisciandogli con la mano i capelli ininterrottamente.

 

Il giorno dopo Stiles gli raccontò di Allen, chi fosse e cosa avesse fatto Derek per spingerlo a fare ciò che aveva fatto; non voleva essere l’unico a sentirsi in colpa per la sua morte e, sapendo che se lo avesse detto a Derek anche lui si sarebbe condannato, svelò tutto. La verità uscì allo scoperto per un motivo egoista, ma Stiles non riusciva più a ragionare lucidamente. Pensò di doverlo fare, comunque.

Derek ci mise del tempo per ricordare chi fosse Allen, non avendone mai sentito parlare né da Peter né da Cora. Alla fine però rammentò del posto a tavola in più per lui, di averlo visto sbavare per Kate dall’aula di disegno una volta, di avergli gridato che era tutta colpa sua l’incendio e la morte di Talia.

Trovò Stiles in cucina a girare una tazza di latte e cereali senza averla ancora bevuta, e lo guardò sperduto.

“È stato colpa mia” mormorò, facendo voltare il ragazzino verso di sé. “L’ho sempre trattato male.”

“Sì, Derek, è stata colpa tua. E sua, e mia.”

“Riuscirai mai a perdonarmi per quello che ho fatto?” gli chiese Derek, spaventato.

Per tutta risposta Stiles si alzò e gli prese il viso tra le mani, chiudendo gli occhi per un attimo. “Non sono mai stato arrabbiato con te, nemmeno quando Allen mi ha raccontato cosa hai fatto. E ciò che provo per te non è mai cambiato. Devi solo darmi del tempo per pensarci, e abituarmici. Ok?”

“Certo” annuì Derek, accarezzandogli il dorso della mano.

“Sai se hanno trovato il suo corpo e quello degli altri maghi al capanno?”

“Non credo, non ne hanno minimamente parlato in città.”

“Bene, voglio seppellirlo. Il suo corpo è andato molto tempo fa, ma credo che lui sia morto ora, nel momento in cui ha deciso di far andar via la sua mente.”

“Qualcun altro lo conosceva?”

“Il padre è morto quando lui aveva 5 anni, un cancro ai polmoni, non so se ne eri a conoscenza; la madre, invece, poco dopo che lui se n’è andato da Beacon Hills. Credo che se fosse ancora viva, anche lei si sentirebbe in colpa per la morte del figlio e forse la colpa è un po’ anche sua. Talia è morta poi… gli eravamo rimasti solo noi.”

“Tu” lo corresse Derek, consapevole dell’odio profondo che Allen provava per lui.

“Forse hai ragione, ma voglio che venga anche tu al suo funerale. Non sarà un vero e proprio funerale in realtà – non era nemmeno credente –, solo un luogo in cui poterlo seppellire.”

“Ce l’ho.”

“Perfetto, sarà oggi pomeriggio.”

 

Quella pomeriggio erano tornati nel capanno e lo avevano esaminato per capire se i corpi fossero ancora là, e c’erano. Il corpo di Allen era steso a terra, esattamente nel punto in cui il branco lo aveva fatto a pezzi e Derek gli si era parato davanti per difenderlo, prendendosi la coltellata che spettava a lui.

Anche lo sfondo non era cambiato. Buio, freddo, le vasche scure che si intravedevano nella successiva stanza, i grossi forni coperti di polvere, le lampadine al neon ormai spente dal tempo passato. L’odore ricordava quello di corpi in putrefazione e probabilmente lo era, causato dalla decina di corpi stesi a terra, compreso quello di Allen.

“Non è il ragazzo che ricordo” mormorò Derek, guardando il viso di quel giovane – occhi verdi e capelli castani – e non riconoscendolo.

“Non è il suo vero corpo, deve averlo cambiato. In ogni caso è il corpo con cui è morto, almeno una morte fisica.”

“Credi che Allen lo abbia ucciso, per prendere il suo corpo?”

Stiles guardò il cadavere, con pietà ma anche fermezza. “Non importa. Il fatto che non sia stato una bella persona da vivo non ne cambia la morte. Voglio onorare il meglio che c’era, in lui.”

“Lo so, non stavo giudicando” si difese Derek.

Passarono in rassegna tutti gli altri corpi presenti, tutti giovani, tutti morti. Non conoscevano nessuno di quei maghi, non sapevano nemmeno se fossero di Beacon Hills o stranieri in cerca di avventura, quindi si limitarono a passare oltre e trasportare il corpo di Allen fuori dall’edificio.

Lo caricano nel bagagliaio della Camaro, come se fossero stati loro ad ucciderlo ed a dover nascondere le tracce – Stiles si sentì sporco nel trattare in questo modo il corpo di una persona, forse di due, che una volta era vivo e camminava e mangiava e sorrideva, ma non c’era altro modo per portarlo nel luogo in cui Derek aveva pensato di seppellirlo.

Derek guidò la Camaro nel bosco, per vie che Stiles non aveva nemmeno mai percorso, ed era quasi alla fine del tratto quando si fermò, facendo intendere di essere arrivati. Era un pezzo di foresta come un altro, differenziato soltanto dalla presenza di più alberi e minore visibilità.

“Non è lontano da villa Hale” confessò il maggiore.

Stiles ricordava vagamente il tragitto che aveva compiuto con Scott per andare a villa Hale anni fa, la prima volta che aveva incontrato Derek, e non riusciva a capire quanto vicino potesse essere ma annuì. Poi entrambi tirarono fuori dall’auto Allen, lo poggiarono sul terreno fangoso ed umido e presero due pale dal sedile posteriore per scavare una fossa.

Scavarono a lungo in silenzio, fin quando non si accorsero che la cavità era abbastanza grande per il corpo di Allen. Lo presero, lo posizionarono all’interno e Stiles poggiò all’altezza del petto un portachiavi rosa a forma di unicorno, in ricordo della prima volta che lo aveva fatto ridere.

Nessuno dei due parlò, limitandosi a guardare la buca e pensando all’assurdità della situazione: avevano seppellito un cadavere di un uomo sconosciuto ucciso dalla persona che per mesi aveva torturato le vite di Stiles e Derek. E loro adesso stavano onorando e piangendo quella persona.

Quando Stiles, gli zigomi coperti di lacrime, decise che poteva bastare, cominciarono a coprire il corpo con la terra e Allen sparì sempre più, fino a non esserci più. Lo lasciarono solo e se ne andarono, sicuri che nessuno sarebbe venuto a fargli visita se non loro stessi.

“Derek, non voglio tornare a casa stanotte.”

“Vuoi restare da me?”

“Sì. Puoi avvisare tu mio padre?”

“Certo.”

“Penso sarà contento di sapere che passo la notte con te” fece Stiles, concedendosi una risata.

“Di sicuro lo sarà” concordò Derek. Si girò a guardarlo ed il suo sorriso lo inspirò talmente di speranza che pensò di poter superare tutto, il dolore e il senso di colpa, se dopo ci sarebbe stato quel sorriso ad aspettarlo. Stiles aveva bisogno del suo tempo ma anche lui era consapevole del dono che Allen aveva offerto loro.

 

Nelle settimane successive Stiles non smise un attimo di pensare a questo dono, volontario e nello stesso momento involontario, e a come Allen gli aveva augurato una vita con Derek pur odiandolo. Stiles amava davvero Derek e per ciò si sentiva continuamente in colpa nel ringraziare che adesso fosse finalmente libero di amarlo anche fisicamente e baciarlo e fare l’amore con lui.

Ci aveva rinunciato per tutte queste settimane, credendo che Allen si sarebbe sentito tradito da quell’immediato gettarsi tra le braccia del mannaro, bramato da una vita ma inopportuno in quel periodo di vita. Poi, però, cominciò a riflettere sul significato della morte di Allen e pensò che l’uomo sarebbe stato felice nel saperlo felice, anche se in un modo che non condivideva. In più non ne poteva di vedere Derek quasi ogni giorno e provare vergogna ma anche eccitazione nel desiderare il suo corpo.

Un pomeriggio Derek andò a casa Stilinski per vedere se Stiles avesse bisogno di un aiuto, poiché era venuto a conoscenza del test di storia del giorno successivo da Scott. Lo trovò con i gomiti appoggiati alla scrivania e la testa tra le mani, stanco ed irritato.

“Ti serve una mano?” aveva detto, scavalcando la finestra.

Stiles tirò un sospiro di sollievo nel vederlo, portandosi una mano al cuore e simulando di togliersi delle gocce di sudore dalla fronte. “Sei arrivato proprio nel momento adatto, sig. laureato in storia.”

“Cosa c’è che non va?” chiese Derek, ridendo.

“La guerra, ecco cosa. In particolare la prima guerra mondiale.”

“È facile, stupido” lo prese in giro, scrollando le spalle. In risposta Stiles lo guardò offeso e si girò dall’altro lato, ma il lupo si sedette per terra accanto a lui e cominciò a spiegargli le dinamiche di quella guerra.

Fu quando si sdraiarono a letto, sfiniti di leggere e di parlare, che accade. Sapevano entrambi che uno di questi giorni, guardandosi negli occhi, non avrebbero resistito e sarebbe accaduto – approfittarono solo di quel giorno in cui lo sceriffo avrebbe passato la notte in centrale.

Erano faccia a faccia, divisi soltanto da qualche centimetro, e per la prima volta Stiles ringraziò il padre di avergli comprato proprio questo letto che aveva sempre trovato scomodo ma che ora gli sembrava perfetto per contenere loro due.

Non sapevano che sarebbe accaduto fin quando non accade, e fu veloce. Stiles gli poggiò una mano sul profilo sinistro, accarezzandogli lo zigomo e percorrendo la curva della guancia per arrivare ad arrestarla sulla nuca che strinse con dolcezza. A Derek sembrò il pretesto per cominciare: si protese verso il volto dell’altro famelicamente e baciò le sue labbra. Stiles ricambiò e pensò di avvicinarsi a lui per congiungere i loro corpi, ansioso di risentire l’erezione di Derek toccare la sua, ma il lupo lo precedette e gli si mise sopra.

Ora entrambe le mani di Stiles era dietro la nuca di Derek e lo attiravano a sé per approfondire il bacio, sentiva la lingua di Derek scambiarsi con la sua e cercarlo sempre più in profondità. Gli avrebbe anche donato baci più attenti se non fosse stato distratto dal calore che il corpo del mannaro emanava su di sé.

In un attimo si sentì come bruciato da un fuoco, sudato e con un inarrestabile bisogno di restare nudo a godere fino in fondo di quel caldo. Derek lo capì, guardandolo con negli occhi lo stesso desiderio, e passò la baciargli la mascella e dopo il collo e dopo infilò le mani sotto la maglietta di Stiles per togliergliela definitivamente.

Allora il ragazzino si convinse che stava davvero accadendo e non era solo uno dei suoi sogni in cui immaginava di fare sesso con Derek. Ora poteva davvero farlo, poteva volerlo fare. Libero dalla vergogna che aveva impregnato i suoi pensieri nel tempo passato con Allen, si fece coraggio e sfilò la maglia di Derek, lasciandolo a petto nudo.

Strinse quel petto a sé, accarezzandogli la schiena nuda dell’altro e trovandola piacevolmente liscia, si sentì al sicuro in quella bolla di calore. Fecero l’amore quella notte e fu triste ma liberatorio. Stiles aveva aspettato così tanto quel momento, provandolo mille e mille volte nella sua mente, che gli sembrò di terminare un atto già iniziato, reclamante attenzione da tempo. Fu bellissimo e, dallo scintillio negli occhi di Derek, capì che lo stesso fu per lui.

 

“Papà sarà qua a momenti” protestò Stiles, che tentava di convincere in tutti i modi l’altro a lasciare il letto caldo ed accogliente – anche se lui non stesso non si decideva a slacciare le braccia dal suo collo.

“Non sei per niente convincente, Stiles.”

“Mi mancherai non appena scivolerai via da quella finestra” affermò il ragazzino, indicando con un gesto stanco la finestra della camera, dalla quale si poteva sentire il vento entrare e soffiare sulle loro schiene nude.

“Tornerò la prossima sera e l’altra ancora, e il prossimo pomeriggio e quello dopo ancora. Ti abituerai alla mia presenza, prima o poi.”

“Non so se lo farò mai. Insomma: non so se potrei considerare questo” e volse il dito verso la propria espressione di appagamento, “come mi sento ora, normalità. Il tempo con te… non ho mai provato niente di più bello. Li ho sognati così a lungo: sei stato la mia pazza per molto tempo, non posso credere di poter finalmente pensare a te concretamente, delinearti nella mia quotidianità. Però non so se tu vuoi delinearmi nella tua.”

“Ho scelto di farlo nell’istante in cui ho accettato venissi, la sera del capanno. Stiles, io muoio dalla voglia che tu sia la mia normalità” ammise il lupo, prendendogli il mento con due dita e baciandolo con foga. “E tuo padre sarebbe contento di vederci insieme.”

“Non nudi, dopo aver fatto sesso!” strillò l’umano.

“Ho capito: me ne vado. Non c’è bisogno di urlare.”

“Potresti restare per colazione. Vestirti e restare per colazione” mormorò Stiles con tono incerto, titubante della risposta del maggiore, che invece si girò a guardare sorridendo e lo baciò di nuovo.

“Tuo padre capirà comunque che abbiamo fatto sesso, ma almeno non ci vedrà nudi.”

“Gli risparmieremo lo shock.” Si misero a ridere apertamente, un po’ per il pensiero della faccia dello sceriffo ad una possibile vista di loro nudi e abbracciati, e un po’ per il sollievo della conversazione andata bene.

“Derek,” lo chiamò Stiles, accucciandosi sulla sua spalla, “ti va se oggi pomeriggio passiamo a trovare la tomba di Allen? Vorrei portargli dei fiori.”

“Sì, certo” lo guardò dolcemente.

“Che c’è?” Stiles tentò di coprirsi il volto, imbarazzato dall’attenzione che le persone ponevano continuamente su di essi.

“Ti ricordi quando ti ho detto che sei splendido?”

“Non credo che potrei mai dimenticarlo.”

“Ecco, credo che da quel momento ho cominciato ad amarti davvero: non so ancora come spiegarlo, ma avevo compreso la persona che sei. Sei così grande che non t’importa se io sono così piccolo. Sento di poter essere tanto di me, con te.”

“Ti amo, Derek” pronunciò Stiles, piangendo. Una reazione stupida, piangere, ma nessuno lo aveva mai elogiato in tutto ciò che era e, sentire che a farlo era Derek, gli riempì il cuore di gioia.

“Ti amo, Stiles.”

 

 


NOTE DELL’AUTORE: non mi aspettavo di piangere rileggendolo ed invece ho appena scoperto che non ho mai superato la morte di Allen, e non credo lo farò mai. Non so come ci siete rimasti voi, ma io non la accetto. E non accetto di aver terminato questa storia che ho tanto amato scrivere, mi piange il cuore al solo pensiero. Boicottiamo l’autrice per farle cambiare il finale, lol. In ogni caso, vi è piaciuto il finale? E la morte di Allen? E la fanfiction? Fatemi sapere cosa ne pensate, così mi confronto con qualcuno sulla mia pazzia mentale.

Comunque volevo dirvi grazie. Grazie a tutti, a chi ha letto la storia, a chi l’ha inserita tra quelle preferite, seguite o da ricordare. E grazie in particolare a TINAX86 e Larksunset che hanno recensito tutti i capitoli e mi hanno supportata durante tutto il percorso. Grazie mille perché per me è stato davvero importante.
Ci vedremo in un’altra storia, non ho una fanfiction già pronta, proprio no, ma fino a quel momento vi auguro le migliori giornate della vostra vita, ciao! ♡♡♡

   
 
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