Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: whitecoffee    28/09/2017    2 recensioni
❝«Ho sempre pensato che il cuore dell’uomo sia diviso in due metà esatte. Una felice, e l’altra triste. Come se fossero due porte, vicine. Le persone possono entrare e uscire da entrambe, non c’è un ordine prestabilito. Ovviamente, molto dipende dal carattere degli individui e dalle relazioni che vengono instaurate. Mi segui?» Domandò, e lei annuì. «Per TaeHyung, uno di questi usci è sprangato. Non si apre più. Costringendo chiunque a passare solo dalla parte riservata al dolore, non importa il tipo di rapporto che intercorra fra lui e gli altri. Perfino io, sono entrato da quell’unica porta. E mi sono rifiutato di uscirne, sebbene lui avesse più volte provato a sbattermi fuori»❞.
❝Tu devi sopravvivere❞.
- Dove TaeHyung impara che, rischiando, spesso si guadagni più di quanto si possa perdere.
assassin!TaeHyung | artist!JungKook | hitman/mafia!AU | boyxgirl
-
» Storia precedentemente pubblicata sul mio account Wattpad, "taewkward".
» Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=92wl42QGOBA&t=1s
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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XII.
Blood, Sweat & Tears


I will not make a gift of myself, I must be won.


 
 

My blood, sweat and tears, my last dance, take it all away, go.




 
Come, tighten me (up), until it can’t even hurt anymore. Kill me softly, close my eyes with your hand. I can’t even refuse anyways. I can no longer even run away.



 
 
 
내가 만지면, 날아가거나 깨질 까봐 걱정된다.
If I touch you, I’m afraid you’d fly away or break. (Butterfly)
 


네가하는 일을 내가 죽일거야 : 나는 괴물이라는 이름으로 간다.

Whatever you do, I will kill for: I go by the name of monster. (Cypher, pt.3: KILLER)
 
 
 

L’occasione le si presentò prima di quanto avesse mai sospettato.
Qualche giorno più tardi, Cyane rimase sveglia fino a notte fonda, impegnata nella lettura di uno dei romanzi che aveva scovato nella libreria di TaeHyung. A quanto pareva, il giovane sembrava nutrire un’improbabile passione per i libertini del settecento francese, disponendo di tutte le maggiori opere del secolo, in lingua originale. Il che, aveva rallegrato estremamente la ragazza, dandole l’opportunità di approfondire letture che, nel corso della sua vita, non aveva potuto intraprendere. Ed era rimasta mortalmente sconvolta dai preoccupanti risvolti psicologici che alcuni personaggi all’interno delle vicende esibivano, dando prova di una magistrale tattica intellettuale, trattando l’amore come se fosse una questione strategica; inimicandosi le passioni e tutto ciò che non potesse essere passato sotto il freddo vaglio del controllo della ragione.
Dopo aver concluso la lettura del romanzo più famoso del marchese De Sade, aveva completato anche quello epistolare di Laclos. Era rimasta sconvolta dalla fredda puntualità con cui il libertino profondeva di descrizioni torture ed abusi alle spese dei suoi poveri, ignari personaggi, vittime di un gioco di potere e sottomissione, senza avere la possibilità di potersi ribellare. Ella si domandò cosa TaeHyung potesse trovare di piacevole, in una simile lettura. Alcuni passi aveva dovuto perfino saltarli, giudicandoli troppo cruenti ed espliciti, affinché la sua mente potesse star loro dietro senza rivoltarsi su se stessa. Ben diverso era stato il caso del secondo romanzo, quello epistolare. Il quale aveva contribuito ad intrigarla ed appassionarla alla vicenda così tanto, da costringerla a continuare a leggere fino a che non ebbe raggiunto la conclusione della storia principale. La quale le aveva lasciato l’amaro in bocca, inducendola a riflettervi sopra per qualche tempo, elaborando il tutto, senza rendersi conto che fossero ormai le tre di notte.
Sconvolta, aveva dunque deciso di andarsi a prendere un bicchier d’acqua in cucina, per rinfrescarsi le idee. Aveva ancora la testa piena delle frasi presenti nelle ultime lettere, soprattutto del contenuto dell’epistola numero 81. Quella in cui la marchesa di Merteuil delineava il ritratto della sua giovinezza. Di come avesse esteso la propria intelligenza fino ai confini del dolore, per diventare qualcosa che la società avrebbe apprezzato e temuto, negando il suo essere e spingendo la propria maschera così a fondo sul suo volto, da assimilarla a se stessa. Era lei, il vero mostro del secolo dei lumi, una creatura subdola, fredda e pronta a tutto pur di soggiogare chiunque sotto il bastone della propria intelligenza. Il vero traino del romanzo, lo costituiva proprio le sue missive. Era lei a muovere i fili legati ai polsi degli altri personaggi, tutte marionette impiegate per il suo personale spettacolo trionfale. Perfino il visconte di Valmont aveva fatto il suo gioco, negandosi un amore che egli stesso non aveva voluto riconoscere, in favore della marchesa.
Cyane raggiunse la cucina con entrambi i volumi sotto braccio, avendoli trasportati senza nemmeno farci troppo caso. Aveva agito inconsciamente, ancora impegnata a seguire le fila della psicologia di quella donna diabolica. Tuttavia, appena raggiunse la meta, i suoi piedi nudi si bloccarono sull’uscio della stanza. Poiché vide TaeHyung seduto all’estremità del bancone ad isola in cucina, il volto nascosto fra le mani, ed una pistola abbandonata sulla superficie liscia al di sotto dei suoi gomiti. Era nuovamente vestito di nero da capo a piedi, proprio come quel fatidico giorno in cui l’aveva trascinata via da quella panchina. Cyane deglutì, non sapendo come reagire ad una scena simile. Non l’aveva sentito arrivare, essendo mancato da casa per tutta la serata.
Nonostante JungKook le avesse detto di non preoccuparsi, non era mai riuscita veramente a rilassarsi. E la lettura fino a tarda ora poteva essere un diretto riflesso della sua inquietudine. Una parte di sé avrebbe voluto scappare in camera del moro, chiudersi a chiave ed infilarsi sotto le coperte con lui; affondando il capo nella sua maglietta e pregando affinché si svegliasse e scoprisse che si era trattato solo di un brutto sogno. L’altra parte, più razionale, continuava a ripeterle che non ci si poteva svegliare dalla realtà. Che TaeHyung svolgeva un impiego del tutto simile a quello di HoSeok, la cui pistola albergava perennemente nella fondina appesa al suo fianco. E che non ne era mai stata spaventata. Perché avrebbe dovuto cominciare proprio allora, a temere quel tipo d’oggetto? Se il giovane avesse voluto utilizzarlo contro di lei, sarebbe già stata spacciata da molto tempo.
Prese un profondo respiro e si avvicinò al bancone, abbandonando prima un libro e poi l’altro sulla sua superficie, producendo un paio di tonfi sordi. TaeHyung spostò le dita, rendendosi conto di cosa stesse accadendo sotto al suo naso. Lanciò un’occhiata confusa ai titoli e riconobbe due dei suoi libri sui libertini. Poi, spostò lo sguardo su Cyane, in piedi poco distante da lui, con le braccia incrociate. Si domandò come facesse ad essere così calma, quando c’era una pistola abbandonata sul bancone, non molto lontano da dov’era lui.
«Come fai a leggere queste cose?» Domandò lei, di punto in bianco. Il giovane la fissò con espressione assente per qualche attimo, radunando i pensieri prima di risponderle.
«Perché mi piacciono?» Ribatté, incerto. Fece scivolare le dita sulle copertine, scoprendo i romanzi di Laclos e De Sade.
«Fin lì ci arrivavo. Ma “Le 150 Giornate di Sodoma”? Con tutte quelle torture senza senso?»
«Ho voluto abituare il mio cervello al male. Vedere quanto in basso potesse arrivare la fantasia di un marchese annoiato nel suo boudoir. Ero solo curioso. È un crimine?» Le domandò, stanco. La giovane lasciò vagare lo sguardo sulla cucina, metabolizzando quella risposta.
«Perché proprio il libertinismo?» Riprese, allora. TaeHyung si lasciò sfuggire un sospiro.
«L’intelletto trionfa sulle emozioni umane, non c’è perdita di controllo. Anche i più lievi sospiri, sono frutto di un attento calcolo, studiato al millimetro. Ecco perché. Non c’è possibilità di perdere se stessi, all’interno di una struttura così ferrea come quella della ragione» spiegò. «Le passioni sono per i deboli. Lo “sturm und drang” tedesco mi fa ridere. Il genio non esiste. L’unico talento che ha l’uomo, è quello di saper impiegare al massimo il proprio cervello, nonostante ci sia concesso solo l’uso del 20% della nostra materia cerebrale» spiegò. La ragazza si produsse in un verso sarcastico.
«Mi stai prendendo in giro?» Domandò. Poi, gli sfilò “Le Relazioni Pericolose” dalle mani, aprendolo ad una delle tante pagine sulle quali lei avesse frapposto un segno, permettendole di ritrovare il passo che le occorresse in tempi brevi. «Questo romanzo è l’inno alla distruzione di ciò che hai appena detto» e gli spinse il testo sotto il naso, avvicinandosi inevitabilmente a lui, invadendo il suo spazio. Ma TaeHyung non si mosse, permettendo alle loro spalle di sfiorarsi. Seguiva il suo volto con gli occhi, fin troppo debole per riuscire ad insistere nella propria rigorosa resistenza autoimposta.
«Qui» riprese lei, indicando un paio di righe con l’indice. «È la resa del visconte. Si sta arrendendo all’evidenza che i suoi sentimenti per la presidentessa sono veri. La sta amando, in barba ai progetti di vendetta della marchesa, e al suo decantato autocontrollo libertino. Può aver scritto questa lettera sul corpo nudo di una prostituta, ma i suoi sentimenti sono reali. Sta provando delle passioni, che gli piaccia o no. Ciò che dici non ha senso» gli spiegò, facendo caso solo in quel momento all’espressione vulnerabile sul volto del giovane. Le palpebre lievemente abbassate, le labbra dischiuse e lo sguardo fisso sul suo viso.
«Lui parla di campagne militari e conquiste, proclamandosi il nuovo Alessandro Magno. Sta solo burlando se stesso. L’amore non è una guerra» concluse lei, mentre osservava TaeHyung alzarsi dallo sgabello, continuando a mantenere il contatto visivo. Dovette sollevare il capo, vista la considerevole differenza di altezza. Indietreggiò di un passo, ma il braccio del giovane fu più rapido di lei. Prendendola per la vita e stringendola d’impeto a sé. Cyane smise di respirare, guardandolo sorpresa.
«Hai paura?» Le chiese lui, in un sussurro. Ella scosse lievemente la testa. «Dovresti».
«Perché?»
«È ciò che ispirano i mostri» mormorò, senza distogliere lo sguardo dalle sue labbra. La giovane non sapeva cosa fare. Una parte di sé sarebbe volentieri morta fra le sue braccia, lì, mentre il profumo di pioggia misto alla cannella contribuiva a stordirle i sensi, sentendo il respiro caldo del giovane solleticarle le labbra. L’altra parte l’avrebbe volentieri spinto via, per poi afferrarlo per le spalle e urlargli contro di lasciarsi andare. Di esplicitare i suoi pensieri, di sciogliere il ghiaccio all’interno della sua anima. E di considerarla come una persona qualsiasi, una volta per tutte.
«Non sei un mostro, TaeHyung».
«Come fai ad esserne così sicura?»
«Perché non hai permesso che morissi» ribatté, mantenendo chissà come la propria lucidità mentale. «Perché ti ostini a leggere quei romanzi libertini, convinto che t’insegneranno a reprimere le tue emozioni, ad eliminare i tuoi sentimenti. Ma sai cosa? Ha ragione JungKook. Proprio qui» e spostò gentilmente una mano, in corrispondenza del suo cuore. Il ragazzo sussultò appena, a quel tocco delicato. «Il ritmo non si è mai arrestato. Pulsa di vita, come il mio. E potrai fingere quanto vuoi che non lo faccia, ma il tuo cuore batte, TaeHyung. Scommetto che di notte puoi sentirlo così chiaramente, che per un attimo credi che anche tu possa essere giovane come tutti gli altri». Sulle spalle di entrambi calò un silenzio pieno di tensione. Rimasero avvinti uno all’altro senza muoversi. Come prede di uno strano sortilegio, che contribuisse a far aderire perfettamente i loro corpi, e ne allacciasse gli sguardi. Finché il volto di TaeHyung non si piegò lievemente, accorciando lentamente le distanze. E, proprio quando solo un respiro avrebbe separato le sue labbra da quelle di Cyane, sciolse quell’abbraccio in cui l’aveva stretta fino a pochi istanti prima. Lasciandola lì, mentre recuperava la pistola ed usciva silenziosamente dalla stanza.
La ragazza sentì la porta della sua stanza sbattere, mentre lei crollava in ginocchio, coprendosi la bocca con una mano. Era stata sua, per qualche minuto. Pur non avendo fatto nulla, si era sentita posseduta, anima e corpo. Completamente inservibile fra le sue braccia, polsi e caviglie legate dalle stringhe della sua volontà. Solo allora, la ragazza si rese conto di quanto vulnerabile potesse essere, nelle mani di quel giovane. E ripensò allo sguardo perso, indifeso ed esposto che lui le avesse mostrato, mentre ella gli parlava dei libertini. Una dimensione completamente nuova, umana. Una crepa nella bolla di ghiaccio. Una piccola conferma ai suoi sospetti. Ovvero, che Kim TaeHyung fosse umano tanto quanto lei. E si sarebbe data da fare, affinché anche lui ne prendesse atto.



 

   
 
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