Ricominciare
Non appena Lena vide entrare Mon-El al DEO si alzò dalla sedia e gli si avvicinò, il
ragazzo la fissò con aria bellicosa.
“Seguimi.” Disse però lei, dirigendosi verso
la palestra che sapeva essere vuota, senza neanche assicurarsi che la seguisse.
“Non mi prenderò un altro cazzotto
senza…”
“Mi dispiace.” Lo interruppe secca
Lena e lui sgranò gli occhi sorpreso.
“Davvero?” Chiese.
“Non lo ripeterò.” Chiarì subito lei
e il daxamite sorrise.
“Ok, bene, grazie. Perché volevo solo
scherzare e di certo non mi aspettavo un simile pugno sul naso.”
“Lo so, stavi scherzando, lo fai
sempre, Kara è la tua ragazza e se lei ama le tue battute va bene così.”
Dichiarò lei tutto d’un fiato come se le costasse notevole fatica.
Mon-El sbatté le palpebre, era stupito,
molto.
“Aspetta… non lo sai? Non te lo ha
detto?” Chiese e Lena lo guardò stranita, di cosa stava parlando?
“Cosa dovrei sapere?” Domandò a sua
volta e il giovane si passò la mano sul volto, davvero sorpreso.
“Sono mesi ormai… Da quanto c’è stato
quel piccolo incidente in cui hai perso i poteri ecc. ecc.?” Domandò con la
solita insensibilità.
“Tre mesi.” Rispose secca, cercando
di non desiderare di colpirlo ancora. La mano le faceva ancora male, anche se
Alex le aveva fatto una lastra e aveva detto che non c’era nulla di rotto, fare
un bis sarebbe stato molto stupido anche se soddisfacente.
“Bene, allora sono tre mesi che io e
Kara non stiamo più assieme.”
Mon-El avrebbe potuto dire molte cose,
avrebbe persino potuto colpirla, ma nulla, nulla avrebbe potuto rivaleggiare
con quell’affermazione. Lena lo fissò per un lungo istante, il giovane si
strinse nelle spalle.
“Qualcosa sul fatto che fossi un buon
amico che non avrebbe mai smesso di volermi bene e di esserci per me, ma…
niente di più.” Spiegò.
Mon-El la fissava con aria divertita,
persino un po’ sarcastica, come se fosse felice che fosse lui per una volta ad
aver zittito lei, ma Lena non riuscì a dire nulla. Kara, ancora una volta,
aveva dimostrato di essere più decisa e sicura dei suoi sentimenti di quanto
lei avesse potuto immaginare.
Quando tornò da Winn,
Kara stava scherzando con il ragazzo.
“Buongiorno.” Le disse, abbassando lo
sguardo, le guance soffuse di rosa. Come poteva essere così decisa, così
veemente, così pronta a lottare per ciò che credeva e poi l’istante dopo
arrossire ed essere così terribilmente adorabile?
“Buongiorno.” Riuscì a risponderle.
“Ho portato le ciambelle… spero che
ti piaceranno.” Sorrise timidamente e poi si lanciò nel cielo.
“Perché Kara ha preso solo ciambelle
con la glassa al cioccolato?” Si lamentò Winn e Lena
non poté impedirsi di sorridere.
Kara stava lavorando alla CatCo, l’articolo stava venendo bene ed era piuttosto
soddisfatta.
“Ciao, Kara, hai un momento?”
“Certo.” James le indicò il suo
ufficio e chiuse la porta dietro di lei, Kara lo guardò perplessa, la
segretezza poteva capirla, ma la preoccupazione sul viso del ragazzo no.
“È successo qualcosa?” Gli chiese.
“Non ancora.” Rispose il giovane
enigmatico.
James si sedette sulla scrivania e la
fissò incapace di decidere da dove cominciare.
“James?” Lo incitò lei e il ragazzo
annuì.
“Certo… mi ha chiamato Winn, voleva che sapessi che… Lena.” Kara scattò in piedi.
“Cosa le è successo? Sta bene? Si è
fatta del male?” James alzò le mani fermandola.
“No, no, sta bene!” Le assicurò.
“E allora perché mi hai fatto
spaventare in questo modo!” Lo sgridò lei, scuotendo la testa.
“Lena ha violato la stanza dei
reperti per accedere allo scomparto C.R.01.” Spiegò lui e la ragazza si sedette
di nuovo.
“J’onn lo
sa?”
“Sì. È stato lui ha chiedere a Winn di tenere sotto particolare sorveglianza il congegno
di Cisco.” James si strinse nelle spalle. “Non sarebbe neppure riuscito a
scoprirlo se non fosse stato per questo eccesso di zelo. Lo sappiamo tutti
quanto è brava.”
“Già…”
“Vuole tornare a casa.” Disse allora
il giovane e Kara alzò lo sguardo su di lui.
Lo sapeva, eppure non poteva
accettarlo.
“Ho bisogno ancora di… solo un po’ di
tempo…” Lui le annuì, comprensivo, ma il suo volto preoccupato non cambiò.
Kara si alzò e se ne andò tentando di
tornare al suo articolo, ma era difficile. Poteva accettare di lasciarla
andare, ma se fosse semplicemente sparita dalla sua vita così come vi era
entrata?
Aveva bisogno di dirle addio.
Quella sera tornò al DEO. Alex era
ancora impegnata in laboratorio per delle analisi e le fece un cenno, tornando
subito a lavorare. J’onn era occupato in qualche
missione e Winn era in libera uscita.
Molto probabilmente Lena era a casa
sua. Le sue orecchie, però, le portarono un suono preciso, che riconobbe
immediatamente. Non esitò e raggiunse la stanzetta in cui tanto spesso aveva
chiacchierato con Lena.
La ragazza era seduta sulla poltrona
che aveva sempre preferito e stava sistemando i pezzi sulla scacchiera facendo
quel particolare rumore che aveva riconosciuto.
I loro occhi si incrociarono ed
entrambe seppero che quello era solo un modo, come un altro, per iniziare una
conversazione. Tra loro, dopo tutto, quella era sempre stata la parte
difficile.
Kara si sedette in silenzio e Lena
fece la prima mossa, muovendo un pedone.
Giocarono tre partite che Lena vinse
con facilità. Nessuna delle due parlò, fino a quando Kara non vide il suo re
sconfitto per la terza volta e si lasciò cadere sul divanetto.
“Non voglio che tu te ne vada senza
salutare.” Disse. Non era più confusa, triste o arrabbiata, era solo… stanca.
“Non lo farò.” Mormorò Lena.
“Allora perché hai…”
“Avevo bisogno di essere sicura che
funzionasse.” Affermò, senza la minima sorpresa.
“Sapevi che lo avrei scoperto.”
Comprese Kara e Lena annuì.
“Winn è
acuto, molto intelligente, ma ci sono ancora dei trucchetti che posso
insegnargli.” Si guardarono. Entrambe avevano molte cose da dire, ma sembrava
che non sapessero decidersi.
“Ti permetterò di partire. Quando
sarai pronta non farò nulla per ostacolarti, lo prometto.” Disse infine Kara,
era difficile fare quella promessa, ma doveva perché così avrebbe vincolato
anche se stessa.
“Grazie.” Le rispose.
Kara cercò il suo sguardo, era
difficile, rimanere lì, immobili in silenzio, lontane. Quando tutto ciò che
voleva era…
“Supergirl, abbiamo un’emergenza!”
Kara quasi sobbalzò nel sentire il
suo auricolare attivarsi e la voce dell’agente del DEO di guardia che le
parlava.
“Arrivo.” Disse e Lena abbassò lo
sguardo, mentre lei si alzava. “Devo… devo andare.” Mormorò.
“Lo so.” Le disse la donna. Kara
annuì e poi uscì dalla stanza, sfilandosi gli occhiali, fece un passo e tornò
indietro
“Non sparirai, vero?” Chiese e, per
la prima volta, Lena le sorrise.
“No, promesso.”
Il mattino dopo Lena le consegnò un
sacchetto pieno di biscotti kryptoniani. Kara arrossì
e sorrise.
“Ci ho messo un’ora.” Confessò. “Mi
mancano i miei poteri.” Ammise, ma il sorriso sulle sue labbra eliminò il
rammarico nella sua voce.
La donna fu sul punto di andarsene
quando Kara la richiamò.
“Ehm… Lena?”
“Sì?” Le domandò la giovane Luthor.
“Grazie… lo so che il tuo tempo è
prezioso e…”
“Non ti preoccupare, ora mangio solo
due volte al giorno risparmiando molto tempo.” Le sorrise, divertita dalla sua
espressione.
“Oh, stai scherzando!” Comprese lei e
Lena rise.
“In realtà non proprio.” I loro occhi
si allacciarono in uno sguardo un po’ troppo lungo, poi Lena distolse i suoi.
“Buona giornata, Kara.”
E fu una buona giornata, ogni volta
che Snapper le lanciava un’occhiataccia lei si
mangiava un biscotto, finirono presto, ma le lasciarono un sorriso sulle labbra
e un caldo senso di casa nel cuore.
I pensieri tristi, le paure e i
timori per il futuro se ne andarono e lei tornò al DEO con la ferma decisione
di ottenere altri di quei deliziosi biscotti.
“Lena!” Disse trovandola impegnata in
un laboratorio. La donna alzò lo sguardo sorpresa. “Ciao.”
“Va tutto bene?” Le chiese subito
lei, preoccupata.
“Sì. Certo, perché dovrebbe andare
male?” Lena si rilassò sulla sedia guardandola divertita e Kara provò un’intima
scossa. Lei sapeva quello che la ragazza provava e Lena sapeva che lei sapeva.
La donna, però, invece di essere in imbarazzo sembrava…
Era strano essere guardate in quel
modo, era frustrante sì, ma anche, sorprendentemente, eccitante.
Kara arrossì al pensiero e vide Lena
sorridere un po’ di più, lo sguardo che si faceva ancora più intenso, se si
fosse morsa le labbra… ma non lo fece e Kara si schiarì la gola, riprendendo il
controllo.
“Volevo chiederti la ricetta per quei
biscotti. Sono una frana in cucina, ma devo imparare a farli!”
“Non se ne parla neppure.” Affermò,
però, la donna, sorprendendola.
“Ma…” Tentò di protestare lei.
“Sono l’unica che può offriti un
simile…” Si interruppe, sorrise e, consapevolmente, finì la frase. “Piacere.”
Kara trangugiò a vuoto, arrossì e poi annuì.
“Ehm… ehm… capisco.” Ruotò su se
stessa e se ne andò. Ritirata strategica suggerì la sua mente, fuga precipitosa
strepitò il suo cuore. Cosa diavolo stava facendo Lena? Perché il suo
atteggiamento era così drasticamente cambiato? Ok, l’aveva baciata la sera
prima, ma era stato solo uno sfiorarsi,
il sugellare un: mai; di certo non era stato un: forse; e neppure un:
domani ti guarderò come se fossi un pasticcino prelibato!
Arrossì ancora e fu sicura che
persino le sue orecchie erano rosse.
“Kara, viene ad allenarti con me?” Le
chiese Mon-El. “Stai bene?” Le domandò il ragazzo,
perplesso nel vedere il suo viso.
Da quando si erano lasciati era
diventato più attento, per quanto ciò fosse assurdo… come se l’essere solo suo
amico lo rendesse, finalmente, più sensibile al suo umore, mentre quando lei
era la sua ragazza dava per scontato che dovesse essere felice e spensierata
perché aveva lui accanto. Non era stato semplice lasciarlo, non perché provasse
dei sentimenti seri per lui, ma perché il giovane aveva strepitano, urlato e
poi pianto. L’aveva riempita di regali e poi l’aveva supplicata di
riprenderselo. Si era gettato sulle donne, cercando di farla ingelosire e poi
l’aveva verbalmente aggredita rinfacciandole tutto quello che lui aveva fatto
per lei. Alle fine, però, dopo qualche settimana si era calmato, avevano
parlato seriamente, come adulti e lui aveva accettato la sua decisione. Piano,
piano erano diventati di nuovo amici e ora Kara apprezzava il tempo passato con
lui, la sua leggerezza nel vedere le cose. Il suo spensierato menefreghismo era
stato dannoso nella loro storia, ma poteva essere rilassante in un’amicizia.
“Credo che… devo…”
“Oh, Kara, solo una cosa.” La fermò
il giovane dal volare via. “Cosa buffissima!” Affermò ancora lui e lei si
chiese quale altra espressione umana avesse scoperto. Era ormai un anno che era
sulla Terra e ancora si ritrovava a dire sciocchezze, era lento ad imparare, la
sua educazione da principe doveva aver avuto lacune enormi.
“Oggi ho scoperto che Lena non sapeva
che non eravamo più una coppia!” Kara sgranò gli occhi, sorpresa. “Già! Pensavo
glielo avessi detto tu o qualcuno, insomma… comunque, voleva chiedermi scusa
per la faccenda del pugno ed è uscita fuori questa cosa. Non è assurdo?” Chiese,
Kara però non lo ascoltava più. Ecco il tassello che le mancava. Ecco quello
che aveva cambiato l’atteggiamento di Lena.
Ma, in realtà, cosa cambiava? Lena
non voleva che tra loro ci fosse qualcosa… e Kara lo aveva accettato, allora
perché la guardava in quel modo e le parlava in quel modo?
Lena si guardò allo specchio e
sospirò, doveva smetterla… eppure era difficile adesso. Mon-El
era stato sempre una specie di scudo tra lei e Kara. Un pensiero che la teneva
lontano. Kara non doveva provare davvero sentimenti per lei altrimenti non
avrebbe potuto stare con un idiota simile… ma, sapere che lo aveva lasciato,
mesi prima, mentre lei era in coma con una possibilità su dieci di
risvegliarsi… cambiava tutto.
Lei non era pronta a quel cambiamento
e lo era fin troppo. Flirtare con Kara era sembrato così giusto, vederla
arrossire così soddisfacente… avrebbe voluto scoprire cosa significava baciare
quelle labbra per davvero, era sicura che sarebbero state dolci e morbide,
diverse, oh, sì, così diverse da quelle di Linda.
Scacciò quel pensiero dalla mente
inondandosi il viso con l’acqua fredda, ma non funzionò, così indossò il suo
costume nero, a cui aveva tolto il mantello ora che non volava più, e uscì in
strada a combattere il crimine minore, come un qualsiasi vigilantes… meglio
prendere qualche pugno che pensare a Kara in quel modo.
La doccia fredda non era bastata.
Kara indossò il suo costume e uscì nella notte, era sicura che la sua mente si
sarebbe schiarita se avesse potuto occuparsi di qualcosa di più semplice, come
qualche ladruncolo o persino qualche vandalo. Sì, doveva solo smetterla di
pensare a Lena che diceva: piacere. E il prima possibile.
Note: Quel fantastico pugno che ci ha fatto tanto piacere si è dimostrato più importante di quello che potevamo pensare. Sorpresa! Kara ha lasciato mon-El mesi fa, perché è ovvio che una volta compreso quello che provava per Lena non ci fosse più spazio per il daxamite.
Dunque eccoci qua. Lena poteva anche avere delle solide convinzioni, ma ora che ha scoperto questo piccolo dettaglio non può fare a meno di addolcire il suo atteggiamento verso Kara e da quello a flirtare, tra loro due, si sa, il passo è breve. Ma, Kara ha ragione, nulla è davvero cambiato...
Questo disgelo che tanto aspettavamo, è un bene o un male?