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Autore: tixit    30/09/2017    3 recensioni
Una ragazzina torna a casa e cerca di adeguarsi alla vita in famiglia.
Breve storia minore su personaggi minori che non è diventata originale.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sigyn la rossa'
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Dovresti pensare anche agli altri, te lo dicono tutti

Caro Clément,
mi spiace di non avere scritto prima, ma sono successe tante cose.
La ragazzina con i capelli rossi arricciò le labbra in una smorfia sdegnosa - non era affatto vero, ne era successa solo una, l’innominabile.
Lentamente ripiegò il foglio e tagliò via la striscia di carta con le sue parole, irritata: non aveva nessuna intenzione far diventare un paio di frustate un evento degno di nota e Joséphine, a conti fatti, non era proprio nessuno. 
Sbuffando incrociò le gambe sul copriletto, riprese in mano la penna d’oca e ci riprovò.

Caro Clément,
sono tornata a Palazzo Jarjayes, il posto che tu ti ostini a chiamare casa mia e che adesso, a furia di insistere, lo è diventata.

Sigyn sospirò - queste erano le parole di una bambina, e anche piuttosto antipatica. E poi Clément non ne aveva nessuna colpa, dato che la colpa - era assodato, c'erano addirittura le prove scritte - era tutta sua.
Con cura rimosse un’altra strisciolina di carta e la ripose nello scrittoio. Forse era meglio limitarsi ai fatti, quelli importanti, non ai dettagli di contorno. 
Sistemò il banyan verdeblù ordinatamente sotto i piedini e cercò la verità dentro di sé.

Caro Clément,
vorrei rubare una lettera, che in fondo doveva essere diretta a me, almeno moralmente avrebbe dovuto, ma...

Sigyn appallottolò il foglio irritata. “Vorrei rubare qualcosa” e “non so proprio come mai mi hanno cacciato di casa” nello stesso paragrafo non è che suonavano tanto bene. C’era pure il caso che Clément le scrivesse “fatti una domanda e datti una risposta”.
Si strinse nel banyan, pensierosa - la sincerità andava bene, ma alla fine l’universo dei fatti aveva un formato molto più modesto rispetto all’universo dei sentimenti.

Caro Clément,
non va proprio male, ma non va neanche tanto bene: il calendario dice che è quasi estate, ma a me non sembra affatto a parte il caldo. II cielo mi fa paura, certi giorni pare di piombo fuso, pronto a sciogliertisi addosso, goccia a goccia, per annegarti.

Sigyn fece un lungo respiro - queste invece erano le parole di una che stava andando fuori di testa. 

Non che volesse essere diversa da come era - non con Clément - però di solito lei era meglio di così e aveva una gran paura che se lui l’avesse vista come era in quel momento, avrebbe visto proprio quello che un giorno aveva visto il Nonno e avrebbe chiuso i rapporti con lei.
O li avrebbe tenuti solo per via di Oscar, cosa che andava benissimo, ovviamente, ma fino ad un certo punto, e forse benissimo non era nemmeno la parola giusta, solo che anche quella, come la decisione del Nonno, sarebbe stata una di quelle cose su cui lei non aveva nessun potere.

Certe cose andavano dette di persona - decise alzando gli occhi al cielo.

D’impulso afferrò la penna e scrisse quello che non avrebbe mai spedito.

Cara Cassandra,
se adesso ti scrivessi per davvero, ti direi che sono tornata ma non per mia scelta a quel punto tu vorresti subito sapere perché e soprattutto da quando e temo che la risposta non ti piacerebbe - avrei dovuto scrivere prima di partire, adesso lo so.
Madame de Girodelle stringerebbe le labbra - correresti subito a dirglielo, ti conosco - e Alo forse la ragguaglierebbe su alcuni dettagli, dato che mi ha vista, e magari sarebbe anche equo.
Ma sai anche tu che non farebbe una grande impressione - gli manca il talento di rendersi gradevole, anche se, proprio perché è molto intelligente, direi che non è che non gli riesce, è che non ci prova affatto e questo rende difficile trovare un terreno comune tra Lingua Di Vipera e l’Inflessibile, che poi sarebbe tua madre, che in quanto a senso morale darebbe dei punti a Girolamo Savonarola. Solo che a conti fatti è più buona.
O i dettagli glieli racconterebbe Joséphine, che ultimamente sta scoprendo di avere un’opinione su ogni cosa, e allora tutto sarebbe solo un enorme disastro... 

Non c’era modo di uscirne. Sarebbe stata giudicata. 
Forse tutti l’avevano sempre vista come una erbaccia infestante ma non avevano mai avuto l’occasione di dirglielo, come con Boucher: prima vogliono le tue decorazioni addirittura sulle tazzine da tè, poi sparisce il tuo protettore - muore la Pompadour - e allora si sposta un equilibrio e ci si sente autorizzati ad una sincerità crudele come le frustate di Margot.

Era un peccato non poter scrivere ai suoi amici un bigliettino come aveva fatto per Le Journal des Dames - il Nonno ogni Natale le regalava l’abbonamento - comunicando il cambio di indirizzo: da oggi recapitate qui la vostra amicizia, a cui continuo ad essere interessata con tutto il mio cuore, grazie. Senza dover spiegare nulla.

Mordicchiò la punta della piuma d’oca e poi prese un foglio nuovo, per l’unica persona a cui non doveva spiegare proprio niente di tutta la vergogna di quanto era capitato.

Caro nonno,

Sigyn sentì la bussata e con un sospiro mise via tutto nel suo scrittoio portatile.

“Avanti!”

Sorrise in modo spontaneo vedendo André sgusciare dentro senza far rumore. Era vestito di panno marrone, una stoffa priva di ricami, ma di qualità, probabilmente con dentro della seta, dato che si poteva vedere un leggero brillio sotto la luce, mentre si muoveva, discreto ma di effetto; il giustacuore dai bottoni piatti, ricoperti di stoffa, era sbottonato giusto quel tanto da mettere in mostra, in modo discreto, i ricami semplici ma curati del jabot. Somigliava ad uno dei ritratti inglesi che aveva visto dai Girodelle, un gentiluomo di campagna.
I suoi vestiti erano sempre la versione semplificata di quelli di Oscar, stabilì Sigyn con un sorriso, nondimeno erano tagliati perfettamente - Nonnina ci teneva e ci teneva il Generale. 
Non un nobile - non lo era - non un alto borghese, non un servitore: era come se André fosse l’ombra di sua sorella, inseparabile, stilizzato e fermamente deciso a darle sempre il buon esempio su come avrebbe dovuto essere il perfetto gentiluomo, qualunque cosa questo volesse dire.
Improvvisamente la coda del ragazzino, raccolta sulle spalle, stretta in un gran fiocco azzurro, così ordinata, le fece una gran tenerezza.

André si sedette sul bordo del letto accanto a lei, appoggiandosi contro una delle colonne del baldacchino e si sistemò le pieghe della manica, impacciato. Sigyn si sporse in avanti e gli sistemò il nodo del jabot così come faceva sempre con il Nonno. 

“Pavone!” sussurrò - mai come un Girodelle, però, e, a differenza loro, mai completamente per se stesso.

“E’ tutto a posto? Hai finito i compiti?” chiese il ragazzo con un sorriso gentile.

Sigyn alzò gli occhi al Cielo “Ma certo!” per chi l’avevano presa?

“Non hai intenzione di andare subito a dormire, vero?”

“Non saprei, hai per caso dei biglietti per il teatro?” la voce le uscì involontariamente sarcastica, ma André rise, senza prendersela. 

“Cosa hai intenzione di fare coi tuoi libri?” le chiese con cortesia e Sigyn non fece finta di non capire: André aveva portato i suoi bagagli nella sua camera, quando era arrivata, e sapeva molto bene cosa si era portata dietro - e sapeva anche meglio cosa aveva nascosto.

“Scambiare le copertine.” rispose risoluta.

“Vapore?”

Sigyn annuì ed André le scoccò un sorriso pieno di approvazione. Un gentiluomo, ma anche uomo di mondo stabilì Sigyn trattenendo una risatina.

“Nella cucina piccola...” aggiunse la ragazzina abbassando il tono della voce. “Ho già preparato la colla con la scusa di cucinare dei tortelli per voi due. Mi serve un buon coltello, però - non voglio rovinare nulla.”

“Ti presto un rasoio…”

Sigyn alzò un sopracciglio e lo guardò scettica “E da quando hai un rasoio, scusa?”

“Era di mio padre...” il ragazzo alzò le spalle imbarazzato e Sigyn sorrise divertita. “E poi tra un po’ mi sarà necessario.” soggiunse André con aria di importanza, senza guardarla. 

“Sei uno che ama pianificare con largo anticipo, vedo…” sospirò la ragazzina con i capelli rossi, scuotendo la testa quasi impercettibilmente.

“Cosa?”

“Niente, niente…” Sigyn si strinse nelle spalle, lei in fondo aveva una scatolina con dei nei finti nascosta in un cassetto pronti per un ballo importante, magari al braccio di Monsieur Henri de Girodelle, il padre di Clément - a ognuno le sue illusioni. “Aspetterò un pomeriggio in cui Joséphine non c’è.”

“Ci vuole tempo, non so se ce n’è sufficienza…” André era scettico, “sarebbe meglio se li scambiassi direttamente. Ora”

“Ma dopo non potrei leggerli…” 

André sbuffò spazientito “Se tua sorella li trova, con l’umore che ha ultimamente, non li leggerai comunque.”

“Sono solo storie d’amore e non solo quello!” protestò Sigyn irritata. “Non sono mica dei quadri di Boucher!” aggiunse con fastidio, ma André la guardò senza capire

“Vuoi comprarti un quadro, per caso?” chiese stupito, “Oscar mi ha detto che ti sei fissata con certe tazzine… voleva portarti a Sèvres, farti una sorpresa, hai cambiato idea? Preferisci un quadro?”

“Ma no!”

“Lo sai che il Generale è contrario ai romanzi, dice che le donne non sono in grado di distinguere tra una storia improbabile e la vita reale, e che finirebbero solo per avere desideri che non stanno né in cielo né in terra, che le renderebbero delle infelici.”
Sigyn lo fissò con gli occhi sgranati, ma non disse nulla ed André proseguì “Come ci sono libri che possono elevare l’animo umano, così ce ne sono che possono avere una pessima influenza. Ci sono in giro storie su criminali, storie contro la Chiesa, storie sull'amore, tutte cose che possono esaltare una mente debole. E le donne in generale, e le ragazzine in particolare, hanno una mente debole, non sono capaci di distinguere la buona letteratura dalla cattiva, e probabilmente nemmeno il bene dal male.” 

“Capisco… è davvero un peccato sprecare del tempo ad insegnare alle donne a leggere e a scrivere… una vera pazzia! Bisognerebbe fare di tutto per un bel ritorno all’analfabetismo femminile. Cominciando con l’aristocrazia, in modo da dare il buon esempio al resto della società...” Sigyn mantenne il visetto impassibile e André la guardò incerto per quasi un minuto buono.
Poi riprese con un tono molto serio: “Non gli piacerebbe sapere che leggi da sola, e senza supervisione, assorbita in qualcosa che non è reale. Lo sai.”

Sigyn lo guardò, ma si trattenne dal dare una rispostaccia. 

Non chiese ad André cosa ne pensava davvero, perché sapeva che adorava Oscar e che aveva per il Generale una gratitudine immensa, più di lei che gli era figlia - non lo avrebbe mai messo in imbarazzo costringendolo a prendere una posizione che puzzava di ingratitudine e tradimento.
Gli diede un colpetto amichevole sulla mano e pensò che le mancava sul serio Clément, che detestava (un eufemismo) i romanzi d’amore senza farne mistero, e con cui, però, era molto più libera di dire la sua.

I due ragazzini ripresero a chiacchierare per un po’ ed alla fine André la convinse - avrebbero scambiato i libri subito e poi, uno alla volta, con calma, Sigyn avrebbe sostituito le copertine. 

Mentre le teneva aperta la porta che dava sui corridoi di servizio André mormorò imbarazzato schiarendosi la voce “Guarda che lo capisco quanto ci tieni, che ci sono cose che sono... personali" il ragazzino si passò una mano tra i capelli con un gesto nervoso, "cose nostre, ma nostre sul serio, che aiutano a non dimenticare.”

Sigyn annuì senza guardarlo - si vergognò, perché aveva dimenticato che André era orfano e che anche lui una volta aveva avuto un’altra casa tutta sua ed una vita di cui nessuno di loro aveva fatto parte.
Poi scattò in avanti e si precipitò per le scale con André dietro, i libri tra le braccia ed una gran voglia di libertà nel cuore.
 

Spostarono i libri in Biblioteca scambiandosi risatine sussurrate e commenti sui titoli, mentre salivano e scendevano su e giù per una scaletta. I libri di preghiera erano perfetti ed impolverati - nella Rocca della Moralità, decise Sigyn, Satana erano i romanzi d’amore, mentre Virgilio aveva sostituito Dio. La vittoria finale del paganesimo.
Qualcuno però si era letto e riletto le poesie di Donne.

Sigyn corrugò la fronte - aveva lasciato in camera sua solo quel libro di poesie ed il quadernone coi suoi racconti ed i disegni di Clément - su quelli non c’era proprio niente da dire.

André la bloccò mentre scendeva la scaletta per l’ultima volta “Un’ultima cosa,” disse a voce bassa “lo so che ti dispiace… però noi siamo contenti, sai? Non ci pensi mai agli altri?”

Sigyn lo guardò sorpresa.

“Oscar, lei non può capirlo, per lei non c’è mai stato… non c’è un altro posto. Le fai male quando ti rintani nella tua stanza. Sembra che non ti importi poi molto di noi. “ la voce di André si era fatta un bisbiglio, “Lo so che tu… però tu… cerca di capire, è come uno schiaffo in piena faccia. E’ come se le dicessi che lei non è abbastanza. Mentre lei, quella peste, è così contenta che tu sia qui. Per sempre.”

La ragazzina gli accarezzò il braccio - aveva notato che André aveva detto “lei” e non “Monsieur Oscar” e gliene fu grata. Poi sussurrò - “Anche io le voglio bene, che ti credi?”
I due si sorrisero, ed André si inchinò accennando un passo di danza.
Ballarono senza musica, molto carini, lui tutto vestito di marrone, un po’ pasticcione in certi passaggi - si capiva che passava più tempo a duellare che ad esercitarsi nei passi del minuetto - lei con quel suo banyan svolazzante - forse un po’ corto, ma non importava - e le calzine di seta ricamate. Era una contraddanza, le mani si sfioravano giusto un poco, mentre giravano intorno in mezzo ad altri ballerini immaginari.

Non vista, Oscar, nascosta nell’ombra, li osservava in silenzio, il visetto contratto, senza farsi avanti e senza dire una parola.

Poi Sigyn afferrò André per la mano e insieme scapparono fuori dalla Biblioteca.
Arrivati alle scale dissero insieme “Andiamo a cercare Oscar!” e scoppiarono a ridere perché a tutti e due era venuta la stessa idea.

La cercarono ovunque, ma la ragazzina sembrava sparita, così si salutarono per ritirarsi per la notte.

Sigyn si riarrampicò sul letto e riprese in mano la lettera che aveva iniziato.

Caro Nonno, 
spero che tu stia bene e che l’Asciutta si sia ricordata di prepararti la tisana, alla sera, nel modo che piace a te. Ho lasciato una serie di istruzioni.

Sigyn chiuse gli occhi. Ricordava le loro parole che si intrecciavano pigre con le volute di fumo dalle tazze, in un tempo senza tempo. Forse un giorno avrebbe dimenticato cosa voleva dire prendersi cura di qualcuno che si prendeva cura di te, ma adesso no, adesso era tutto dentro, ogni attimo felice, e tutta quella felicità le faceva un male terribile. 

So che non ci vuoi lo zucchero per via dello schiavismo, anche se, a voler ben vedere, pure il cacao è bello carico di frustate e anche il caffè non scherza.
Non era facile fare la cosa giusta - Sigyn sospirò rumorosamente - una volta si poteva; una volta c'era il cacao brasiliano dei gesuiti di Bahia, che non usavano schiavi, ma ora come ora non aveva la minima idea. 
E comunque la cioccolata costava davvero tanto - Oscar non si rendeva conto - una libbra era come una settimana di paga di uno degli uomini che lavoravano per il Nonno in Normandia. Le avevano insegnato a tenere i conti, lei lo sapeva bene.
A dirla tutta, il mondo, tutto sommato, le sembrava un posto parecchio infelice, dove non si salvava nulla e nessuno e dove anche le cose dolci erano amare. Amleto sarebbe stato sicuramente d’accordo.

Però le sue tazzine per la cioccolata adesso le voleva. Magari ci avrebbe versato dentro della tisana alla menta, per non scontentare nessuno, ma lei le voleva.

Volevo ringraziarti ancora per l’abbonamento al Journal des Dames (ho già scritto perché me lo recapitino qui). E' stato un bel regalo di Natale e ho apprezzato anche Una Modesta Proposta di Swift: ha una ironia mordace, e capisco che la compassione, che c'è, c'è poco perché lui pensa che ognuno dovrebbe prendere l'iniziativa ed aiutare se stesso a tirarsi fuori dai propri guai.
Motivo per cui non ti chiederò di nuovo di riprendermi, dato che sarò figlia e proprietà del Generale per tutta la vita. Però grazie per il Journal des Dames, per avermi lasciato leggere da sola libri stupidi pensando che non mi avrebbero fatta più stupida e per tante altre cose.
 
Hai letto qualcosa di interessante ultimamente?
Certe volte, a leggere a voce alta per il Nonno si era annoiata - non era esattamente un fanatico dei romanzi, scambiava idee con tizi come Antoine Bénézet o l’Abbé Raynal, tutta gente ostinata che teneva il punto e che a Palazzo Jarjayes non sarebbe stata affatto gradita.
Una autentica stupida insomma - che il Precettore avesse ragione su di lei? - e questo era la dimostrazione che non dico proprio tutto tutto, ma parecchio era relativo.

Io ho cercato le poesie di Donne, per via del pentametro, e ho trovato un volume in Biblioteca. Dopo averlo sfogliato, però non sono rimasta tanto convinta che siano poesie proprio adatte a me.
Sigyn arrossì - ne aveva lette un paio e, onestamente, non avrebbe mai detto che quel tizio aveva studiato dai Gesuiti!
Anche se pure l’Abbé Raynal era un gesuita e questo dava parecchio da pensare…

Però Donne, ad un certo punto, si era fatto Protestante - si vede che si era stancato di tutta quella fatica della colpa e del pentimento e aveva preferito la tranquillità della grazia. In fondo una volta che sapevi di essere predestinato (o di non esserlo), la strada era tutta in discesa.
Solo che invece di prendersi sei o sette mogli - una alla volta, per carità, mica tutte insieme! - proprio come quel re inglese che aveva dato inizio a tutta la faccenda, era diventato Cappellano di Corte. Un religioso quindi.
Peccato che, invece di tuonare contro la lussuria, si era messo a scrivere poesie in cui intimava alla sua amata di sbrigarsi a togliersi la chemise mentre lui, nel frattempo, per spiegarle per benino cosa aveva in mente, si sarebbe allegramente spogliato per primo. Completamente 
Ma pensa te! Un uomo di Chiesa! Full naked aveva scritto! E poi avevano il coraggio di prendersela con Boucher! E togliere i suoi quadri dal castello di Bellevue!
Comunque lei questo al Nonno non lo poteva scrivere.

Forse è il bello di essere Protestanti.
C’era la sua statua nella Cattedrale di Saint Paul, a Londra - Clément aveva fatto dei disegni, ne aveva fatti anche delle nuove case di Mayfair e dei tubi in ghisa e non più in legno di olmo.
Lei aveva annunciato che un giorno ci sarebbe andata, con Oscar, e il Nonno le aveva anche dato il permesso. Ma forse adesso questo non contava più.

Nel dubbio rimetterò il libro al suo posto.
Sigyn si fece seria - non voleva guai, solo poter parlare di metrica con Clément con un minimo di cognizione di causa.
Anche se, rifletté, quel libro non era venuto da solo a Palazzo - qualcuno se era letto e anche più di una volta.

Sto cercando di abituarmi ai nuovi ritmi della giornata.
Aveva bisogno di un progetto, perché se chiudeva gli occhi sentiva il rumore del mare e la cosa che desiderava di più era potersi addormentare per poter sognare la Normandia, e, questo, lo vedeva da sé, non era una bella cosa. Per cui adesso avrebbe avuto le sue tazzine! 

Ogni mattina Oscar ed André si alzano molto presto, perfino prima della lavapiatti, ed io mi adeguo.
Sigyn arricciò il nasino - le cose non stavano proprio così: Oscar entrava in camera sua come una selvaggia, spalancava la finestra, le strappava via le lenzuola, le spruzzava l’acqua in faccia, le soffiava nelle orecchie di alzarsi e le saltava sul letto. Un incubo.
E poi se la trascinava dietro, come se il solo pensiero di vederla dormire le facesse orrore. Più orrore di un quadro di Boucher.

Da quando il Generale…
Sigyn si fermò, il pennino nell’aria: al Nonno non avrebbe fatto piacere sapere che per lei suo figlio era “il Generale”, perché, anche se quei due non si parlavano da tempo, lo sapeva che il Nonno voleva molto bene a tutti i suoi figli e tutti si volevano bene tra di loro anche se discutevano sempre, da vere teste di Jarjayes.

Da quando Nostro Padre ha deciso che studierò con loro, ci ritroviamo tutti e tre in cucina ed accendiamo il fuoco a turno, cosa che non mi fa più così paura come quando ero piccola, anche se mi piace sempre poco, perché il camino della cucina è enorme e va a sapere come sta messo a tiraggio e cosa potrebbe fare un colpo di vento.
Qui una volta ci pensava Mère a far filare lisce tutte le cose, ma da quando si era trasferita a Versailles nessuno aveva preso il suo posto, come se nemmeno sapessero che si occupava di tante cose pratiche oltre che di essere bellissima.

Facciamo colazione lì tutti e tre insieme con qualcosa di leggero, confrontiamo i compiti, e facciamo i piani della giornata.
Sigyn sorrise - Oscar, pedante come non mai, le controllava le traduzioni di Virgilio, facendo finta che non fosse così, e allora lei non la ringraziava, per non metterla in imbarazzo, che sua sorella accettava meglio le bacchettate che le parole di affetto sincero. E questo era orribile perché Oscar era la più piccola e tutti avrebbero dovuto coccolarla. Anche leì.

Oscar è molto carina e protettiva e cerca di prevenire l’ira funesta del Precettore. A me non importerebbe; alla fine, come dici tu, si impara dagli errori, ma il Precettore a quanto pare ha altri gusti in fatto di metodi di insegnamento.
Al precettore come metodo di insegnamento piaceva il sambuco. 
Leggero e molto elastico. 
Perfetto per fare male senza troppo sforzo e pure con un bel suono.

Dopo lei ed André vanno ad esercitarsi con il fioretto.
Io invece nella serra e nel roseto. E’ la stagione giusta e le piante vanno spruzzate con del decotto all’ortica per via dei parassiti.

Sigyn chiuse gli occhi irritata - per fortuna che Oscar ed André le avevano dato una mano a cercare le ortiche… era stato bello, erano andati nel bosco a cavallo poco prima del tramonto ed erano tornati con il crepuscolo. Nessuno se ne era accorto.
Mère avrebbe dovuto essere lì ad occuparsi delle sue rose, come avrebbero fatto senza di lei? Possibile che non si rendesse conto? Una volta diceva di amarle così tanto…
Il giardiniere era anziano e la serra era un disastro: c’erano rami secchi, e piante infestanti che soffocavano le primule nei vasi! E andavano spostate ora che faceva caldo, e nessuno stava programmando i rinvasi. Come aveva potuto Mère non pensare alle sue rose? Non poteva mandare un bigliettino? Almeno per dare qualche istruzione al giardiniere!
A casa non sarebbe mai successo, ma a casa nelle serre c’erano anche cibo e piante medicinali. C’erano conseguenze.
Qui c’erano solo fiori ed i fiori non contavano, a quanto pare.
Sentì che le stava venendo da piangere e, indispettita tirò su col naso. 

Mi piace occuparmene alla mattina presto, mentre piano piano il Palazzo si sveglia e nelle serre ed in giardino c’è silenzio.
A parte il borbottio continuo del giardiniere pensò Sigyn irritata.
Il giardiniere era anziano ed andava trattato con cortesia, ma batteva un po’ troppo i piedi per i suoi gusti. Perché quelle erano le cose di Madame Marguerite e nessuno le avrebbe dovute toccare. Come se non vedesse da sé lo sfacelo. Ma che pazienza! 

Credo che scriverò a Madame de Girodelle per chiederle delle clematidi: riceve regolarmente dei semi dall’Inghilterra che vengono dalla Cina. Il giardiniere, per una volta, è stato d’accordo con me. 
Sigyn chiuse gli occhi: era un progetto anche quello, meglio di Virgilio, e lei aveva bisogno di concentrarsi su qualcosa. Le tazzine andavano benissimo, ma questo era anche meglio. E forse era il modo migliore per sistemare le cose con Cassandra, andarla a trovare e parlarle davanti a Madame de Girodelle, senza nascondere nulla, spiegandole perché non aveva ancora scritto. Forse Cassandra le avrebbe creduto che non aveva fatto niente di male e non l’avrebbe guardata come la guardava Joséphine. Come se, insomma, davvero avesse ucciso qualcuno e nascosto il cadavere in qualche anfratto.

Come puoi capire, qui le cose non vanno davvero male. Non vanno nemmeno proprio bene, se devo essere sincera, ma forse è giusto così. Io non credo che il tempo insieme sia stato tutta una bugia e se tu mi manchi sono certa di mancarti pure io almeno un pochino. 
Sigyn tirò su col naso irritata - era sicuramente l’inizio di un raffreddore! Nelle tazzine ci sarebbe stata benissimo anche una bella tisana calda.

Mi fido di te e se sono qui ci sarà di sicuro un buon motivo.  
Ci sperava, non ne era sicura, ma doveva essere così.
Certo che se solo le avessero detto cosa aveva fatto, se glielo avessero spiegato, allora lei avrebbe chiesto scusa con tutto il cuore, e avrebbe cercato di rimediare. Ma forse il Nonno si aspettava che lei ci arrivasse da sola.


Ti voglio bene e sono certa che anche tu me ne vuoi.
Con tanto affetto


Asciugò in fretta l’inchiostro, ripiegò il foglio con gesti precisi, lo sigillò con la ceralacca e mise via tutto con cura.

Poi tirò fuori da sotto il cuscino il libro di Donne e cominciò a leggere alcuni versi.
 
   
 
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