Destinate
Doveva ammettere che era adrenalinico
sapere di poter ricevere un colpo mortale in qualsiasi momento. Lena schivò il
pugno, ruotò su se stessa e gettò l’uomo a terra, voltandosi subito dopo pronta
ad affrontare quello che impugnava il coltello.
“Ci mancava solo un altro maledetto
vigilantes!” Sbottò il criminale. Lanciandosi in avanti e tentando di colpirla.
Lena evitò il primo affondo e poi la seconda spazzata verso il suo ventre.
Quando l’uomo saltò in avanti frappose il braccio, contando sul tessuto nero
che lo ricopriva. La lama strisciò contro di lei senza intaccare minimamente la
sua pelle e, mentre il criminale sgranava gli occhi sorpreso, lei lo colpì
mandandolo al tappeto.
Con una smorfia si portò la mano al
fianco. Non provava quasi più dolore, ma uno degli avversari era riuscita a
colpirla e di certo non era stato piacevole. Estrasse le fascette che gli aveva
dato Alex e le passò ai polsi e alle caviglie dei due uomini a terra accanto ai
quali sistemò i due pacchi di droga che si stavano scambiando. Poi prese il
cellulare e mandò un messaggio a Maggie con l’indirizzo e la natura del reato.
Sapeva che la donna avrebbe mandato una pattuglia anche se lo spaccio non era
il suo abito.
Quando sentì le sirene della polizia
si allontanò scomparendo nella notte.
Risalì una scala antiincendio e
raggiunse un buon punto di osservazione, inserendo nell’orecchio
l’apparecchiatura d’ascolto che aveva miniaturizzato e potenziato, per supplire
al suo super-udito. James la stava supplicando di fargliene uno uguale.
Chiuse gli occhi e lasciò che fosse
il suo udito a dirle quando e dove intervenire. Chiudere gli occhi però le portò
alla mente uno sguardo dolce, timido e tremendamente seducente.
Era stata la migliore e la peggiore
settimana di sempre. Si era ripromessa di non flirtare più, di mantenere un
tono normale e amichevole, ma non appena Kara entrava nella stanza in cui si
trovava lei non riusciva a smettere di guardarla e… c’era stato quel momento in
cui Kara l’aveva aiutata a prendere un oggetto posto in alto e, invece di,
semplicemente, volare e prenderglielo l’aveva afferrata delicatamente per i
fianchi fino a farle raggiungere quel, ormai consegnato alla storia, contatore
geiger. Il tutto era durato solo pochi secondi, ma a lei erano sembrati interi
lunghissimi minuti e se si concentrava riusciva ancora a percepire le mani di
Kara forti, sicure e al contempo delicate sui suoi fianchi e il suo respiro che
le sfiorava l’orecchio.
Kara poteva arrossire anche soltanto
ad uno sguardo, ma era riuscita a togliere il respiro a lei con estrema
facilità.
Lena prese un profondo respiro e
cercò di concentrarsi sul presente. Lei e Winn
avevano, finalmente, un piano attuabile ed erano quasi alla fine del loro
progetto, presto lei sarebbe tornata a casa con una trappola dimensionale, che
avrebbe proiettato i due El direttamente nella Zona
Fantasma. Come riuscire a farli essere entrambi nello stesso punto era qualcosa
a cui non era ancora riuscita a dare risposta, ma non poteva indugiare ancora,
per quanto lo desiderasse ogni giorno un po’ di più, anzi, proprio per quello,
non c’era più tempo per gli indugi, doveva andarsene e compiere il suo dovere.
Quante volte si era ripetuta quelle
stesse parole ormai? E perché iniziavano ad essere prive di quella forza che
avevano posseduto per tutta la sua vita?
Un urlo nella notte la fece
sobbalzare, rapida si lasciò scivolare lungo la scale di ferro e iniziò a
correre verso il vicolo in cui doveva esserci l’aggressione. Sentì numerosi
voci e si preparò ad uno scontro interessante.
Quando giunse nel vicolo trovò
quattro uomini che ne picchiavano un quinto.
“Lasciatelo andare.” Disse, le mani
suoi fianchi, l’aria pronta a sistemare la faccenda.
Tre degli aggressori si voltarono
verso di lei che sorrise. Non si era sbagliata, sarebbe stato uno scontro
interessante.
“Lasciatelo andare.” Gli uomini
fecero un passo indietro e Lena voltò il capo trovandosi a guardare Kara nel
costume da Supergirl, l’aria decisa, un sorriso sulle
labbra, ma gli occhi che brillavano di sfida. Era bella e Lena fece una smorfia
nel capire che nemmeno il simbolo sul suo petto riusciva più a impedirle di
avere certi pensieri. Ormai Kara non era più Linda e non lo era più da tempo.
Distrarsi non fu una buona idea. Un
uomo estrasse una pistola e fece fuoco. Kara si gettò in avanti e bloccò il
proiettile diretto alla vittima del pestaggio, mentre i malviventi correvano
via. Un altro proiettile fu esploso, questa volta diretto verso di lei.
Lena vide Kara ruotare su se stessa,
vide i suoi occhi sgranarsi come se tutto avvenisse al rallentatore e sorrise
mentre, come era abituata a fare, allungava la mano per fermare il proiettile
che lento si dirigeva verso di lei.
“Lena!” Proruppe la giovane
afferrandola e sollevandola in cielo, mentre frugava il suo corpo alla ricerca
di una ferita. Ma lei era esterrefatta. Lentamente aprì la mano e mostrò il
piccolo proiettile che teneva stretto.
“Lo hai… lo hai preso al volo?”
Domandò Kara, rimarcando l’evidenza. La mano di Lena era leggermente arrossata,
ma la sua pelle era intatta. Kara la posò sul balcone di casa sua, lo sguardo
che si apriva in un enorme sorriso. “Sono tornati! Hai di nuovo i tuoi poteri!”
Disse, con la gioia sul volto.
Lena sbatté le palpebre, sconvolta da
una simile possibilità. Si concentrò, non aveva il super-udito e non si sentiva
più forte o più veloce, ma, quella manifestazione doveva essere un segno che
stavano tornando, forse il suo corpo si era lentamente disintossicato dalla kryptonite blu, forse le sue cellule morendo e ricreandosi
se n’erano liberate e lei avrebbe riavuto in dietro i suoi poteri…
“Non…” Tentò di dire, ma era tutto
talmente inaspettato e Kara era lì, davanti a lei, con gli occhi che brillavano
di gioia…
“È magnifico! Lo sapevo che sarebbero
tornati! Va beh, non è che lo sapessi, sapessi, ma è la notizia migliore che io
abbia mai ricevuto! Dovremmo tenere quel proiettile e…” Kara si bloccò conscia,
solo adesso dello sguardo di Lena.
I loro occhi si intrecciarono, fu
solo un istante poi lei si lanciò in avanti, afferrò il viso di Kara e la
baciò.
Non riuscì a pensare che era dolce e
morbido esattamente come aveva immaginato, perché il suo cuore prese a battere
troppo forte e le braccia che Kara strinse attorno a lei erano troppo e troppo
intenso era il turbinio delle sue
emozioni. Troppo, troppo, troppo, come la prima volta che era arrivata sulla
Terra, ma in tutto quel troppo vi erano state le note di suo fratello, mentre
ora vi era lei, un solido corpo a cui lei si aggrappò.
Lena affondò le mani in quella massa
di capelli biondi, lasciando che la ragazza la sollevasse per portarla
all’interno dell’appartamento. Kara la appoggiò al muro e fu così delicata,
anche nel desiderio, anche nella passione. Lena sentì una lacrima scivolarle
lungo il viso e Kara dovette sentirla a sua volta perché si separò da lei con
gli occhi sgranati.
“Non va bene? Ti ho fatto male?”
Domandò, tesa. Lena posò le mani sul suo volto e oh, lo sapeva che avrebbe
dovuto fermarsi, lo sapeva ogni fibra del suo corpo, ma quello stesso corpo la
tradì e lei accarezzò il viso della giovane e scosse la testa.
“Sei… perfetta.” Le mormorò e Kara
arrossì, mentre sorrideva, per poi, con la sua solita delicata timidezza
sfiorarle il naso con il proprio.
“Tu sei perfetta.” Le rispose, per
poi chiudere gli occhi e baciarla di nuovo, esitante.
Lena lasciò che sfiorasse la sua
bocca con lentezza, lasciò che le mani della donna accarezzassero i suoi
fianchi, come se ci fosse tutto il tempo del mondo. Non volle metterle fretta,
non volle imporre i propri tempi, il suo desiderio. Perché Kara era speciale e
voleva scoprire ogni cosa di lei, anche quella.
Voleva sapere come, Kara, avrebbe
fatto l’amore con lei.
La donna riaprì gli occhi fissandoli
nel suoi, appoggiò la fronte alla sua, mentre le sue mani trovavano senza
difficoltà la chiusura del costume. Le sue dita esitarono cercando il permesso
nei suoi occhi. Lena sfiorò le sue labbra in un bacio, un consenso che la
giovane comprese, perché in pochi minuti il nero abito con lo stemma dei Zod sul petto fu a terra assieme a quello blu e rosso degli
El.
La sua pelle era morbida sotto alle
sue dita, uguale a quella di lei, ma
non vi era nulla in Kara che potesse ricordarle la donna, mai Linda l’aveva
accarezzata con tanta reverenziale ammirazione, mai aveva dedicato tutta la sua
attenzione a lei, ad ogni suo gesto, respiro, ansimo. Smise di fare paragoni
sciocchi quando le labbra di Kara si posarono sul suo seno e lei dovette
aggrapparsi alle sue spalle.
La ragazza era stata timida prima, ma
nel suo letto non lo fu affatto, oh, era delicata e titubante, ma non esitò a
esplorare con curiosità e passione ogni piccola parte di lei, baciando,
mordicchiando, assaporando con la lingua e le labbra ogni punto che scatenava
in lei una reazione favorevole. Alla fine arrivò lì dove Lena ormai la
aspettava. Le sue dita la sfiorarono delicatamente, accarezzando le sue gambe,
fino a giungere tra le sue cosce. Trattenne il respiro, come mai aveva fatto,
chiuse gli occhi e ansimò quando le mani di Kara finalmente la toccarono e poi,
più sicure, grazie alla sua reazione, la penetrarono.
Gemette questa volta, incapace di
resistere. I capelli di Kara ricadevano attorno al suo viso. Lena aprì gli
occhi cercando di calmare il proprio cuore e il piacere, conscia che non
sarebbe durato a lungo se non avesse trovato qualcosa con cui distrarsi, e si
ritrovò a specchiarsi negli occhi di Kara.
Occhi blu, fissi sul suo volto. Kara
la guardava con uno sguardo pieno di meraviglia, come se lei, lei, fosse la
cosa più bella del mondo. Lei.
Lena si morse il labbro e poi spinse
la testa indietro, spinse il bacino contro Kara e iniziò ad ondeggiare, gli
occhi chiusi, lasciò che il piacere la sommergesse, piccoli gemiti le
sfuggirono dalle labbra. Kara rabbrividì sopra di lei e Lena capì, con un tuffo
al cuore, che il proprio piacere era stato troppo per Kara, la dolce, innocente
e meravigliosa Kara. Senza indugiare oltre spinse con più velocità il corpo
contro la mano di Kara e in pochi istanti fu attraversata da un intenso piacere
che la fece gemere un po’ più forte contro la spalla di Kara.
Baciò la ragazza con foga, incapace
di trattenersi questa volta, affondando la propria bocca nella sua con un
bisogno che non sapeva di provare fino a quando non era sfuggito dalla sua
bocca.
Pianse, pianse lacrime calde e
silenziose, continuando a baciarla, tentando in ogni modo di imprimersi la
ragazza nella memoria e nella mente, coscia che il suo cuore era irrimediabilmente
perso da tempo.
Conscia che non cambiava nulla.
“Lena…” Mormorò molto più avanti
nella notte, la ragazza, accoccolata accanto a lei.
“Shhh.”
Soffiò lei sulle sue labbra.
Quella notte non cambiava nulla, non
poteva cambiare nulla, lo sapevano entrambe.
La baciò con dolcezza, accarezzandole
il viso.
“Questo è un addio?” Domandò però
Kara, incapace di resistere.
“Sì.” Ammise lei, perché, ora lo
sapeva, non poteva rimandare ulteriormente, altrimenti avrebbe ceduto e sarebbe
rimasta.
“Potresti…” Di nuovo Lena le appoggiò
la mano sulle labbra.
“Shhh.”
Ripeté con dolcezza e rammarico. Kara prese le sue dita e le baciò, dolcemente,
delicatamente, così com’era lei.
“Posso venire con te?” Domandò in un
sussurro. Lena sorrise, mentre il suo cuore faceva male.
“No.” Rispose e non ebbe bisogno di
dirle che il suo mondo aveva bisogno di lei. “Hai promesso di…”
“Lo so.” La interruppe Kara con un
po’ troppa rabbia nella voce.
“Era per questo che non volevo che
succedesse…”
“Lo so.” Ripeté questa volta con
rassegnazione.
“Malgrado lo desiderassi con tutta me
stessa.” Le sussurrò nell’orecchio. Kara rabbrividì a quelle parole e la sua
pelle si increspò nel sentire il respiro di Lena sfiorarla. “Non parliamo di
domani, va bene?” Le domandò e Kara le accarezzò il viso per poi baciarla.
Era più triste quel bacio, forse più
disperato, così come il modo in cui fecero l’amore questa volta, con disperata
necessità, entrambe consapevoli che ogni minuto le allontanava una dall’altra
fino a quando tutto sarebbe finito. Fino a quando lei avrebbe detto addio a
quel mondo e a quella Kara per tornare nel suo e mettere in atto un piano folle
e disperato.
Fecero l’amore e Lena desiderò che
quella notte non finisse mai.
Ma l’alba arrivò e con essa la
realtà. Lena protrasse la loro notte fino a quando poté, osservando il viso di
Kara illuminarsi pian piano, il sole che accarezzava i suoi capelli facendoli
assomigliare all’oro. Non avevano dormito neppure un istante e Kara sembrava
voler ignorare il sole che ormai le faceva risplendere gli occhi, per
continuare a guardarla.
“Dobbiamo andare.” Le mormorò Lena.
“Devo andare.” Aggiunse poi e vide il viso di Kara farsi scuro. “Hai…”
“Promesso.” L’anticipò lei. “Questo
non significa che deve piacermi. I tuoi poteri stanno tornando, potresti
aspettare ancora un poco… potresti tornare di là più forte, più…” Con un bacio
Lena fermò quel fiume di parole.
“Non posso, un solo altro bacio e non
avrò più la forza di andarmene.” Kara non attese un solo istante prima di
chiuderla in un abbraccio e baciarla, con tutta la forza e la passione con cui
il suo cuore batteva.
Non le chiese di restare, non poteva,
ma i suoi occhi non nascondevano il suo desiderio.
Fu difficile uscire dal letto, ma
quando ci riuscì la ragazza la accompagnò nella doccia e fece di nuovo l’amore
con lei. Lena pianse di nuovo, ma nascose il viso nella spalla di Kara e le
impedì di vedere il suo dolore, mentre l’acqua cancellava le tracce sul suo
volto.
La portò al DEO volando. Nessuno fece
commenti, i loro visi erano più che eloquenti.
Alex si morse il labbro.
“Quindi ci siamo?” Domandò e Lena
annuì. Kara aveva la mascella rigida, gli occhi scuri, ma non protestò.
J’onn fu informato e il dispositivo di
Cisco fu portato nel centro operativo. Lena osservò le persone attorno a lei.
James e Maggie erano arrivati di corsa per salutarla e persino Mon-El era venuto. Winn aveva
un’aria tesa e preoccupata e continuava a verificare i suoi calcoli. Alex
alternava sguardi preoccupati da lei a Kara. J’onn le
posò una mano sulla spalla e la ringraziò per quello che aveva fatto per il
DEO, poi tutti, a turno, la abbracciarono. Kara rimase in disparte, in
silenzio.
“Vi ringrazio.” Disse alla fine lei.
“Siete riusciti a darmi una seconda casa, io che dopo averne perse due credevo
fosse impossibile.” Ammise e ottenne dei sorrisi e degli sguardi incoraggianti.
Probabilmente avrebbe dovuto dire che sarebbe andato tutto bene, che avrebbe
sconfitto i suoi El e chissà, avrebbe potuto tornare.
Ma tutti, lì, avrebbero saputo che era una menzogna, così non lo disse, invece
sorrise, fino a che i suoi occhi non si soffermarono su Kara. Ignorando il
pubblico, la raggiunse e la strinse tra le braccia. La ragazza era rigida
contro di lei.
“In ogni realtà, io e te, siamo
destinate ad amarci.” Le mormorò e sentì il corpo della ragazza ammorbidirsi
contro di lei. “Ti amo, Kara Danvers.” Disse ancora,
la baciò per un lungo istante, poi si voltò e annuì a Winn.
Era ora di tornare a casa.
Note: Cosa mi resta da dire? Tutto è successo e nulla è cambiato.
Lena sta partendo, diretta verso una missione praticamente suicida, e Kara la sta lasciando andare perché così ha promesso.
Il destino le ha volute assieme, ma il futuro si preparava a separarle… e ora che è successo, cosa accadrà alle nostre ragazze e al loro amore?