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Autore: samv_s    01/10/2017    3 recensioni
Jimin continuò ad osservarlo con sguardo scettico: uno come Yoongi non era solito aiutare le persone, eppure in quel momento gli stava offrendo una mano per conquistare il rosso.
"Accetto." Disse, quindi. Tentar non nuoce, no?
Vmin//Yoonmin. Accenni Namjin
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avevano passato circa una mezz’ora abbondante nel silenzio, le mani ancora intrecciate. Nessuno dei due aveva voglia di rovinare il momento creatosi.
La signora Park non li aveva ancora chiamati per il dolce e ciò significava che aveva trascorso molto tempo anche lei a ripescare i vecchi ricordi.
“Tuo padre non ti ha mai raccontato di lei?” Chiese Jimin ad un certo punto, il suo tono così flebile e poco sicuro che egli stesso non capì se avesse fatto o meno quella domanda.
In quei minuti aveva pensato, ed era giunto alla conclusione che molte cose erano cambiate da quando la sua vita e quella di Min Yoongi si erano incrociate. Avevano entrambi avuto la possibilità di avvicinarsi maggiormente alle rispettive cotte, facevano entrambi parte di un gruppetto di amici fedeli e sempre disponibili.
Ma più di tutto, avevano stretto una grande amicizia.
Jimin si era reso conto di come le cose, a poco a poco, fossero cambiate tra loro due: prima non si sopportavano, i loro incontri erano per il piano, i loro caratteri erano così distanti e incompatibili. Tutte queste cose, però, erano cambiate nell’arco di quei mesi ed il minore non poteva che esserne contento.
Yoongi aveva tirato fuori quel suo lato più audace e lo aveva spronato a provarci con Taehyung: senza il grigio, Jimin non avrebbe mai avuto l’occasione di parlare con il rosso, né tantomeno scoprire quante cose avesse in comune con la sua cotta.
Ma anche il maggiore era cambiato. Jimin aveva fatto in modo di abbattere quella barriera che circondava il grigio, di scavare oltre quel suo carattere fin troppo calmo e freddo; e di apprezzare i piccoli gesti che Min Yoongi sapeva regalare solo alle persone di cui si fidava.
E Park Jimin si era sentito onorato di potersi definire tale.

Quindi quella domanda era sorta spontanea, carica di semplice e pura curiosità. Sapeva fosse un argomento delicato e la sua voce, infatti, era uscita poco sicura di sé.
“Non molto. Dopo la morte di mia madre, mio padre ha reso il lavoro una sua priorità: non c’era mai a casa, e quando rincasava ad orari decenti, si chiudeva nel suo studio. Io passavo sempre più tempo in compagnia della mia tata o meglio chiamarla noona. – Incominciò Yoongi sorprendendo sé stesso e Jimin. Non si era mai aperto con nessuno in questo modo, gli unici a conoscenza di questi fatti erano Hoseok e Taehyung. – Lei mi ha cresciuto, mi ha aiutato quando le avevo bisogno. E’ stata la figura femminile e maschile di cui avevo bisogno: c’era ancor prima che io nascessi, e spesso mi ha parlato lei di mia madre. La guardavo affascinata, ma ero incapace di poter focalizzare il suo viso: una sola volta sono stato in grado di sognarla, e ricordo che aveva i capelli lunghi e neri come la pece, ed una voce bellissima.” Jimin lo osservò, studiando il sorriso nostalgico che aveva incurvato gli angoli della sua bocca. Un misto di emozioni gli stavano aggrovigliando lo stomaco. Da un lato era felice, felice come una Pasqua che Yoongi si fosse aperto così tanto con lui, – dandogli nuovamente prova che il loro rapporto era mutato – ma dell’altro era triste poiché riusciva a comprendere in parte il suo dolore. Più volte aveva chiesto alla madre di raccontargli di suo padre, più volte si era svegliato nel sonno madido di sudore e con gli occhi velati di lacrime.

Ma sua madre era sempre stata al suo fianco, ed in quel momento si sentiva così male per Yoongi. Così in colpa di essere stato “fortunato” nella “sfortuna”. Certo, aveva compreso che quella donna – la sua noona – fosse una figura fondamentale della sua vita, ma aveva compreso quanto il mancato affetto del padre lo avesse segnato.
“Smettila di guardarmi così.” Sbottò ad un certo punto il maggiore, destando Jimin dai suoi pensieri. L’altro nemmeno si era reso conto di avere gli occhi fissi sulla sua figura.

“Così come scusa?”
“Con pietà, non ho bisogno della tua compassione Jiminie.” Sussurrò Yoongi abbassando il capo, e per la prima volta il corvino si rese conto di quanto il maggiore potesse essere debole. Sorrise e si avvicinò maggiormente, stringendo con più forza la mano dell’altro.
“Il mio non è uno sguardo compassionevole, metti gli occhiali la prossima volta hyung!” Sdrammatizzò Jimin e Yoongi alzò il capo, ricambiando il suo sguardo e cercando conferma e sostegno negli occhi scuri del minore. Il silenzio calò nuovamente nella stanza, mentre loro continuavano a guardarsi e ad avvicinarsi. Come spinti da una forza superiore.
Fu solo il rumore della porta che li fece sussultare e allontanare di scatto, separando anche le loro mani.
“Il dolce è pronto.” La testa della signora Park fece capolino da dietro la porta, ed i due scattarono come molle a sedere.
Mentre scendevano le scale, Yoongi chiudeva quella piccola fila indiana: una mano si infilò fra i capelli tinti e spostò alcune ciocche all’indietro.
Aveva come l’impressione che se la donna non fosse intervenuta, lui e Jimin si sarebbero baciati.
Cazzo.


 
***

 “Jin hyung, tutto bene?” Chiese Taehyung durante il pranzo di quel giovedì, catturando l’attenzione di tutti i presenti che si girarono in direzione del più grande. Questi, aveva la testa china e le mani fra le ciocche bionde, tirandone alcune.
“La settimana dello sport lo sta occupando, e non solo quelli del consiglio non vogliono fare nulla ma lui ha anche un forte raffreddore. È idiota, lo so.” Rispose Namjoon al posto suo, beccandosi un’occhiataccia dal maggiore che però non aggiunse altro poiché un forte starnuto lo colse di sorpresa. Gli altri seduti al tavolo sorrisero osservando come il naso del ragazzo si fosse fatto rosso.
“Non è colpa mia se sono il presidente del consiglio, anche per quest’ultimo anno. Avrei voluto dimettermi, ma non potevo che qualcuno di incompetente rovinasse il mio splendido lavoro di questi anni: ci ho speso tempo prezioso!” Si lamentò Seokjin, scatenando una risata generale. Al suo fianco, Namjoon continuava a prenderlo in giro.
Jimin, dall’altro lato del tavolo – seduto accanto a Jungkook -  li osservava felice. Aveva compreso che ultimamente le cose fra di loro erano tornate come prima – anche se era stato un pessimo amico poiché non si era interessato e né aveva parlato con i suoi amici – e vederli nuovamente sorridere come un tempo, non faceva che farlo sorridere contento. Quei due avevano da sempre avuto un bellissimo legame, e vederli così distanti gli era dispiaciuto tantissimo. Per fortuna, adesso sembrava tutto risolto.
“Hyung, se hai bisogno di una mano, ci siamo noi qui eh.” Rispose prontamente Taehyung, il suo sorriso rettangolare ad illuminargli il volto. Jimin lo osservò, perdendosi ad ammirare i suoi occhi ridotti a due mezzelune e la pelle di un incarnato più scuro: sembrava che ogni giorno che passasse, il rosso si faceva sempre più bello.
“Beh, una mano non mi farebbe male.” Rifletté Seokjin, prima di girarsi verso il minore e sorridergli.
“Sai, posso introdurre nuovi membri durante queste feste scolastiche. Una sorta di aiuto, ti andrebbe Tae?” Chiese il maggiore, e l’altro si illuminò raggiante.
“Certo, mi farebbe immensamente piacere!” Esclamò entusiasta.
“Qualcun altro vuole unirsi, più aiuto c’è più questo idiota non farà tutto da solo ed eviterà di cadere malato.” Aggiunse Namjoon, beccandosi una gomitata dal biondo.
“Uhm…vorrei unirmi anche io.” La voce di Jimin si alzò catturando l’attenzione dei presenti. Taehyung si voltò nella sua direzione, sorridendogli sornione: avrebbero passato tempo assieme anche dopo le ore scolastiche.
Jimin ricambiò il sorriso, felice anche lui. Poi posò lo sguardo su Yoongi, seduto sul lato opposto al suo, accanto a Taehyung.
Ma Yoongi aveva già abbassato lo sguardo riprendendo a mangiare.

 
***

 Il lunedì successivo segnò l’inizio dell’ultima settimana di novembre.
Da giorni ormai non pioveva più e della neve non vi era ancora l’ombra, strano per la popolazione coreana. In ogni caso, i numerosi studenti delle diverse scuole non si erano affatto lamentati di quel sole che faceva capolino da dietro le nuvole e che rendeva quel vento gelido più sopportabile.
L’inizio di quella nuova settimana significa anche un’altra cosa: Jimin e Taehyung avrebbero ufficialmente iniziato a far parte del consiglio studentesco come aiuti per la settimana dello sport. Entrambi, la sera prima via chat, si erano ritrovati a condividere la stessa gioia e la stessa ansia di poter commettere qualche errore. Ma entrambi erano enormemente felici di poter contare uno sull’aiuto dell’altro.
Inoltre, i loro amici – in particolare Seokjin che si era visto non più tanto carico di lavoro – li avevano incoraggiati. O quasi tutti.
Da quando c’era stata la cena a casa di Jimin, Yoongi sembrava evitarlo: evitava molto spesso di rimanere solo in sua compagnia e più volte, quando Jimin lo aveva invitato a casa sua (sua madre ormai amava il suo “fidanzato”) aveva avuto l’impressione che più di una volta il grigio avesse rifiuto l’offerta mettendo su una scusa.
E la conferma definitiva di quel suo comportamento, era arrivata quando Yoongi aveva abbassato lo sguardo e continuato a mangiare il giovedì precedente. Jimin aveva provato più volte a parlargli, a comprendere il perché di quel comportamento. Ma Yoongi non faceva che sfuggirli.
E stava odiando questa cosa, poiché le cose fra loro due erano migliorate così tanto.
“Andiamo?” Fu la voce di Taehyung a risvegliarlo dal suo stato di semi trance, e ad incitarlo a raggiungere Seokjin.
Jimin annuì sorridendogli ancora un po' distratto, prima di prendere la sua tracolla e seguire il rosso.

“Avete fatto un ottimo lavoro, davvero complimenti!” Li elogiò il maggiore, facendo sorridere soddisfatti i due ragazzi. L’orologio dell’aula segnava le cinque esatte del pomeriggio, e la loro prima riunione era giunta al termine.
Tutti i membri, questa volta più invogliati e sorpresi inoltre dalla presenza dei due nuovi ragazzi, avevano contribuito a buttare giù una scaletta organizzando con estrema accuratezza tutti gli sport che si sarebbero tenuti. Ne era uscito fuori un bel programma, nonostante il campo esterno non era stato preso in considerazione a causa del freddo.
Seokjin poi, si congedò raggiungendo la sua vettura e scusandosi per non poter dare loro un passaggio: doveva urgentemente correre via per impegni personali. I due più giovani lo rassicurarono, prima di vederlo andare in via con la sua autovettura.
“Hai da fare? - Chiese Taehyung quando la macchina di Seokjin sparì dietro l’angolo, lasciandoli effettivamente gli unici rimasti sulla soglia del cancello della scuola. – Vorrei offrirti una cioccolata calda, ti va?” Jimin ci pensò su, le guance avevano già assunto un colorito più acceso: ogni volta che si trovava solo in compagnia di Taehyung, si imbarazzava da morire.
“Mi farebbe molto piacere!” Rispose poco dopo. Inviò un messaggio a sua madre e poi, lui e Taehyung, si avviarono verso la fermata dell’autobus che li avrebbe portati nel centro della cittadina.

 “Come va con Yoongi?” Aveva chiesto Taehyung nel momento esatto in cui le cioccolate calde erano state lasciate sul tavolino che avevano precedentemente occupato. Jimin alzò gli occhi, incontrando uno sguardo indecifrabile del rosso: che avesse notato anche lui quel distaccamento?
“Uhm…diciamo bene, è da un paio di giorni che non parliamo come prima. Penso ci sia qualcosa che lo turba.” Rispose sincero il corvino prendendo un sorso della sua bevanda calda. Taehyung assimilò quelle informazioni, e si sentì in colpa quando il pensiero di come poter utilizzare quelle notizie a vantaggio suo e quello di Hoseok gli balenò in testa.
“Vedrai che si sistemerà tutto, potresti provare a parlargli non credi?” Aggiunse poco dopo, evitando di prolungare quel silenzio creatosi. Jimin, di fronte a lui, annuì piano.
“Potrei provarci, ma sappiamo entrambi che Yoongi non è una persona facile.” E sorrise nervoso.
“Lo so, ma sono sicuro che ti ascolterà e ti risponderà. Lui tiene a te, davvero tanto.” Concluse Taehyung prima di sorridere, non sicuro se quella potesse essere definita una bugia a fin di bene o una mezza verità.
Sia Taehyung che Jimin non sapevano che quella, però, era la pura e semplice verità.

 
***

 Yoongi ed Hoseok avevano deciso di passare assieme quel lunedì pomeriggio a casa del maggiore. Non capitava da tanto che passavano del tempo assieme.
I due sedevano sul letto, tra di loro c’era una ciotola enorme di popcorn mentre le mani di entrambi stringevano i joystick i cui tasti non smettevano di vibrare: erano molto presi dal gioco che avevano inserito circa una mezz’ora prima. Gli unici rumori che si udivano erano quelli del gioco stesso, più i versi di disapprovazione da parte di un Hoseok che stava vergognosamente perdendo.
“Così non vale però! Lo sai che sono una frana a questo gioco.” Si lamentò infatti poco dopo, quando Yoongi vinse la partita. Questi, si girò in direzione dell’amico e trattenne a stento un ghigno soddisfatto.
“Sono troppo bravo per te.” Disse il maggiore prendendo una manciata di popcorn. Hoseok, lo imitò e sorrise prima di riprendere il joystick già pronto per un secondo round.

Quando anche la quarta partita fu vinta da Yoongi, Hoseok buttò di lato quell’aggeggio infernale e sbuffò sonoramente: non ne poteva davvero più, era convinto che l’altro barasse.
Yoongi non disse nulla, ma anzi rise di gusto osservando l’espressione buffa sul viso dell’amico. Hoseok lo osservò, mentre la risata roca dell’altro riempiva la stanza: quello era un evento unico e raro, di quelli che capitavano una volta tantum. Si fermò ad osservarlo, soffermando la sua attenzione sulle labbra sottili del grigio.
Yoongi parve non accorgersene, troppo preso a liberarsi con quella risata da tutto lo stress accumulato in quei giorni.
Il modo in cui era finita la serata a casa di Jimin, lo aveva scombussolato a tal punto da spingerlo ad allontanarsi dal minore: ogni volta che incrociava il suo sguardo, ripensava a quanto i loro visi fossero stati vicini quella sera.
E quindi aveva preferito non parlargli, lasciandolo confuso senza spiegazioni. Preferiva, in quelle circostanze, comportarsi da codardo e non affrontare la realtà. Perché ne aveva paura, perché forse aveva capito qualcosa che non gli piaceva affatto.
Qualcosa che se avesse ammesso, avrebbe buttato giù tutte le sue certezze e rovinato il rapporto che aveva con troppe persone.
Così rise e lasciò, in quel momento, che quella risata facesse scivolare via dal suo corpo un poco di quello stress accumulato.
Hoseok era ancora fermo lì, ad osservarlo con gli occhi che gli brillavano. Dio se Min Yoongi era bello, ed ancora ancora più bello quando rideva. Anzi.
Era bellissimo.
Così, per un istante, non pensò a niente e nessuno: non pensò al fatto che così facendo avrebbe creato un casino, non pensò al fatto che così facendo avrebbe potuto rovinare lui, Yoongi, Taehyung e Jimin.
Si avvicinò al maggiore, posò le sue mani ai lati del viso di Yoongi e lo avvicinò al suo.
Yoongi si bloccò, osservandolo confuso, prima di sentire le labbra di Hoseok premere sulle sue. Spalancò gli occhi, colto completamente in contropiede da quel gesto.
No.
No.
No.

“No!” Disse Yoongi, staccandosi e spintonando l’amico. Aveva il fiatone e sentiva le mani tremare. Che diamine stava succedendo?
“Ma io pensavo che…” Provò a parlare Hoseok, ma fu interrotto dalla voce del grigio che era completamente in balia delle sue emozioni.
“No Hoseok, non più. Mi piace Jimin.”
Mi piace Jimin.
Lo aveva detto, aveva dato voce a quei sentimenti che da domenica sera aveva provato a reprimere. A sigillare in un angolino remoto del suo cuore che, da quando aveva conosciuto Jimin, era totalmente cambiato.
“Ma a Jimin…” Provò nuovamente Hoseok, troppo confuso per poter dire altro.
“A Jimin piace Taehyung, lo so.” Concluse la frase per lui Yoongi.
Adesso sì che era fottuto.






 

Salve a tutti, spero che il capitolo vi sia piaciuto arriverdeci a mai più!
*scappa in cambogia ad allevare alpaca*.
​No okay, per chi sia giunto fin qui, spero di non avervi causato nessuno shock.
​Giuro che non era mia intenzione, ma le mie mani hanno scritto e basta come possedute da una forza suprema.
​Non mi esprimo manco sul capitolo, altrimenti inizio a dire cose insensate e chilometriche.
Lascio a voi l'arduo compito.
Bacioni, Sam.
​(davvero, non lanciatemi pomodori contro!).
   
 
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