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Autore: DjalyKiss94    01/10/2017    1 recensioni
Ambientata durante e subito dopo la caduta dalle cascate di Reichenbach, Sherlock Holmes sarà alle prese con un nuovo mistero:
Chi è Sherlock Holmes?
Senza memoria e senza il suo fedele Watson, che lo crede morto, il detective dovrà affrontare i suoi fantasmi e raccogliere tutti gli indizi, per riuscire a ricordare chi è veramente.
Ci riuscirà?
Ps. Storia ancora da scrivere e quindi potrebbe rimanere incompleta.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 14                         SPECCHI D’ACQUA
 


CORMOLINO

MERCOLEDì 3 DICEMBRE 1891
ORE 17:30
 
 
POV HOLMES
 
 
Bianco.
Di nuovo il corridoio dell’ospedale.
Inspiro e incrocio le mani dietro le spalle.
Mi guardo intorno circospetto.
Dottori: assenti.
Barelle: assenti.
Siringhe: assenti.
Infermiere imperterrite con una scodella di minestra in mano: meravigliosamente assenti.
 
Avanzo lungo l’andito, le porte che avevo visto precedentemente sfilano accanto a me.



Nome. Amici. Famiglia. Lavoro. Ricordi.
Non le sfioro nemmeno, le sento: sono chiuse.
 
-Chi si rivede!- Davanti a me lo specchio che riflette la mia immagine, senza indumenti. -Me stesso! Che piacere!-
 
Bene.
Obiettivo: carpire informazioni.
Tattica: atteggiamento scostante ma confidenziale.
 
Avanzo fino a trovarmelo davanti.
Le iridi stavolta sono completamente nere.
-Spero di non offendervi se vi dico che per me non è lo stesso… E permettetemi di dissentire la vostra affermazione. Voi. Non siete. Me.-
La figura sorride -Voi dite?-
-Io sono molto più avvenente.- affermo facendo spallucce -E il vostro sguardo è… inquietante.-
-Oh, ma mi da un aspetto tenebroso… affascinante.- dichiara orgoglioso.
Annuisco perplesso, sollevando un sopracciglio.
-Allora?- continua -Come vanno le ricerche?Ancora niente, vero?Niente nome, niente famiglia. Tutte quelle belle porte ancora chiuse. Soltanto qualche ricorduccio senza valore.-
-Non sono senza valore. Ogni piccolo dettaglio è importante.- una fitta alla testa mi fa stringere gli occhi. Una figura femminile. Scuoto la testa. [1]
[1] Sherlock Holmes : scena della cena con Mary Morstan.
-E poi che delusione: farvi percuotere come un ragazzino da due borsaioli da quattro soldi. Forse la vostra deduzione di saper combattere era sbagliata… come tutte le altre.-
-Le mie deduzioni non sono sbagliate. Non ho abbastanza informazioni.- sbotto infastidito.
-Povero Signor Nessuno.- canzona il mio riflesso -Tutto solo e abbandonato. Siete niente. Un niente che si affanna dietro ai ricordi, come un bambino che rincorre ostinatamente i pesci a mani nude, pur sapendo che senza retino gli sfuggiranno ogni volta.-
-Invece di sprecare fiato in espressioni figurate senza senso, perché non mi dite chi sono…-
-E rovinarmi tutto il divertimento? Giammai!- esclama teatralmente.
 
Prima tattica fallita.
Proviamo a schernirlo un po’…
 
-Sa cosa credo? Io credo che neanche voi sappiate nulla. In fondo è chiaro che siete solamente una creazione del mio sogno. Quindi quello che so io, lo sapete anche voi; quello che io ignoro, anche voi ne siete all’oscuro.-
-Non è vero.- sibila la figura.
-Ed essendo tale, non esistete. Praticamente siete… niente anche voi come me. Anzi meno di niente.-
-Tacete!- mi urla in faccia. Gli occhi neri fiammeggianti.
-Però potreste essere una proiezione del mio inconscio. E se siete qui è perchè dovete dirmi qualcosa.-
Il suo ghigno sul folto si fa più ampio -Si, potrebbe essere.-
-Allora parlate.-
-Non vi dirò proprio niente.- sogghigna beffardo.
-Parlate.- dichiaro con voce fredda.
-Tz, tz, tz. Oh ma che brutto carattere. Non si addice ad una persona altolocata come voi… come sostenete in una delle tante conclusioni… errate.-
-Le mie deduzioni non sono sbagliate!- esclamo alzando la voce -Se davvero sapete qualcosa come sostenete, allora parlate!-
La figura sbatte il pugno sulla superficie incrinandola leggermente.
Sobbalzo ma non mi tiro indietro.
Il corridoio trema, le porte cigolano.
-Come osate usare questo tono con me.- sibila il suo volto a qualche centimetro dal mio, solo il vetro ci separa.
Il tremolio aumenta, un terremoto.
Mi volto: grosse crepe nere solcano le pareti bianche.



Qualche calcinaccio comincia cadere dal soffitto.
Forse ho esagerato?
Beh c’è solo una cosa da fare in questi momenti: scappare!
Guardo davanti a me -Dovete essere più gentile con il sottoscritto.- dice il mio riflesso.
Poi lo specchio sparisce; al suo posto il candido muro.
Sbatto le palpebre.
Mi ritrovo steso a terra. Cerco di muovermi senza riuscirci.
Il corridoio attorno a me cade a pezzi, polvere e massi dappertutto, le porte rimangono in piedi, chiuse.
Sollevo lo sguardo. Un pezzo di muro, grande e frastagliato, si sta formando sopra di me, pronto a staccarsi dalla parete.



Mi dimeno ma niente da fare non riesco a muovermi, anzi provo dolore.
Il calcinaccio si stacca.
Urlo.
Nero.
 
-Shhhh.-
 
Nero.
Una pressione leggera tra i capelli.
Freddo.
Sudore.
Battito accelerato.
Dolore. Presente ma sopportabile. Un po’ ovunque.
Gola secca, arida.
Terreno irregolare.
Odore pungente, intenso.
Rumori confusi.
 
Non riesco ad aprire gli occhi.
Qualcuno mi solleva delicatamente la testa.
Un profumo. Cibo.
Vapore caldo sul viso.
Qualcosa sfiora la mia bocca, sembra il bordo di un recipiente.
Schiudo le labbra e del liquido caldo arriva alla mia lingua.
Brodo.
Bevo piano.
Provo a muovermi ma ogni muscolo mi duole.
La testa sembra schiacciata in una pressa.
Dopo un po’ vengo accompagnato a terra.
Il pavimento non è duro, crocchia sotto il mio peso.
Muovo le palpebre ma è troppa la stanchezza e non riesco ad aprirle.
Mi viene posato qualcosa sopra al corpo.
Il freddo scompare.
Il torpore sta tornando a prendermi.
 
Inspiro. L’odore pungente è tornato.
Sa di animali, erba.
 
Cedo al buio.
Fieno!
 
 
CORMOLINO
GIOVEDì 4 DICEMBRE 1891
ORE 2:55
 
POV HOLMES
 
Apro gli occhi.
Bianco.
Attorno a me solo rovine.
Il corridoio non esiste più.
Calcinacci e polvere coprono il pavimento.
 
Le porte però sono in piedi. Non una scalfittura, non una crepa. Intatte. Chiuse.
 
I miei passi riecheggiano nel silenzio che regna in questa desolazione.
Cammino guardandomi attorno.
 
-Oh… siete tornato a farmi visita!-
Mi guardo attorno. Non riesco a vederlo, lo specchio non c’è. Ma la sua voce, che è la mia, risuona per l’andito -Speravo vi foste infranto in mille pezzi come uno di questi muri.- esclamo.
-Oh avanti non roviniamo questo bel momento con la vostra vena comica. Anche se sono ancora adirato con voi per avermi urlato contro, sono così felice della vostra presenza che voglio raccontarvi una storia.-
-Non per essere scortese ma vorrei occupare il mio tempo cercando di capire chi siete, cosa state cercando di nascondermi e come aprire queste porte.-
-Oh, beh, potete fare entrambe le cose. Seguite la mia voce.-
 
Continuo a camminare -Ha dimestichezza con la musica di Schubert? [2] - chiede il mio riflesso.
[2] Sherlock Holmes – Gioco di Ombre Scena con Moriarty
Mi blocco.
La voce non è la mia, pian piano è cambiata. È canzonatoria, bassa e graffiante.
Ho già sentito questa voce, ma non so di chi sia. Mi mette i brividi e fa scattare un allarme nella mia testa.
-Chi siete?- chiedo.
Ad un certo punto sento i piedi bagnati.
Sollevo una gamba e guardo in terra. Acqua.
-La trota forse è il mio pezzo preferito. [2] - continua ignorando la mia domanda.
Faccio un giro su me stesso.
Vedo che entra da sotto le porte.
-Un pescatore si affanna nel cercare di prendere un pesce inafferrabile. [2] -
-Conosco la stor-
-Non interrompetemi!-
-Dove siete?-
Continuo ad avanzare.
Il corridoio si riempie pian piano. Il livello si alza fino alle caviglie.

Sollevo lo sguardo e mi ritrovo davanti lo specchio con la mia immagine.
-Mi avete trovato! Ora posso continuare a raccontare la storia.-
Ora la voce mi arriva chiara, profonda, sibilante.
È la stessa che ho sentito nei miei ricordi, quando sono stato ferito alla spalla.
-Chi siete?- mi avvicino allo specchio. Gli occhi non sono più neri. Sono grigi con sfumature blu scuro.
-Dicevo... Un pescatore si affanna nel cercare di prendere un pesce inafferrabile. Allora intorbidisce le acque per confondere il pesce. [2]-
Un rumore assordante alle mie spalle.
Mi volto: le porte ad una stanno cadendo a terra.
Le raggiungo e cerco di sollevarle.
Ugh…  troppo pesanti!
Sollevo lo sguardo.
Al posto delle porte solo un muro bianco.
Mi volto verso la superficie riflettente, la figura mi guarda beffarda.
-Che capisce solo troppo tardi di essersi infilato in una trappola. [2]-

Sbatto le palpebre.
Le porte sono sparite. Sono circondato da specchi.
Sono al centro di questo cerchio.
Un tonfo.
Un altro.
Gli specchi cominciano a vibrare sotto la forza dell’acqua.
-Sei in trappola!- ghigna soddisfatto.
Poi… il boato.



Gli specchi esplodono in mille frantumi.
Il tempo di ferma.
Vedo le schegge volare sospese per qualche secondo. Brillano.


 
Porto le mani a coprire la testa e stringo i denti.
Il tempo ricomincia a correre normalmente.
Le scaglie si conficcano con un sibilo nella carne.
Nella schiena. Nel torace. Nelle gambe.
Urlo. Sento dolore dappertutto.
Il sangue comincia a scendere copioso dalle ferite.
Crollo a terra.
Sento il vetro conficcarsi nelle ginocchia.
L’acqua ora mi arriva al torace e si tinge di rosso.
Mi sento afferrare per la gola.
Sollevo lo sguardo, il rumore dell’acqua che mi arriva alle orecchie.
Il mio riflesso, ora libero, stringe la presa attorno al mio collo e mi solleva da terra. Mi aggrappo con entrambe le mani al suo polso.
Comincia a camminare per poi fermarsi. -Non ti arrendi facilmente eh?-
Mi stende con poca grazia, su qualcosa, un muretto. Mi dimeno, ma ogni mio movimento non fa altro che aumentare il bruciore alle ferite.
Con la mano libera prende un gancio e me lo conficca nella spalla destra.
Urlo dal dolore.
Sorride e gira la lama nella carne.
Gemo. Sento il sangue caldo sgorgare e inzupparmi i vestiti.
Devo fare qualcosa.
Guardo giù e vedo il solo il vuoto. Acqua e altre schegge di vetro.
-No…- cerco di liberarmi dalla sua stretta ma è tutto inutile.
-Addio Signor Nessuno.-
Mi spinge e molla la presa.
Il nero mi inghiottisce.
Urlo.
 
Mi sveglio di soprassalto.
Il cuore batte furioso nel petto e nelle tempie.
Mugolo. La testa mi scoppia.
Solo un incubo…
Mi muovo, sento frusciare sotto di me.
Rumori strani. Scalpitii.
L’odore pungente di prima.
Fieno.
Un fiato caldo mi accarezza il viso, ad intervallo regolare.
Un respiro.
Troppa aria calda per essere di una-
Stringo di scatto gli occhi.
Qualcosa di bagnato è caduto sul mio volto.
Sollevo la mano destra per pulirmi la guancia e sibilo dal dolore.
Sostanza vischiosa.
Ora mi stanno tirando i capelli.
Qualcuno che mastica rumorosamente.
Un momento…
 
Apro lentamente gli occhi.


 
Li richiudo. Si come pensavo… un cavallo.
Cosa?
Spalanco di scatto le palpebre.


 
Oddio. -Iiiiih!- sobbalzo.
La coperta di lana rossa a quadri vola.
Mi giro di lato, mettendomi a pancia in giù.
Cavallo. Bianco.
Alto.
Piccolissima macchia nera sulla fronte.
Nitrisce agitando su e giù la testa.
No, no.
-Stai lontano dai miei capelli!- dico puntandogli un dito contro e trascinandomi velocemente indietro verso il lato opposto del box.
Mi appoggio alla parete di legno e sospiro.
Sento tutti i muscoli in fiamme.
Grugnisco.
Il cavallo mi guarda curioso.
 
Fieno.
Cavalli.
Box di legno.
Mi alzo lievemente in piedi e faccio qualche passo malfermo.
Guardo fuori. L’aria fredda colpisce il mio viso. È piena notte.
Faccio un giro su me stesso.
Mi trovo in una stalla.
 
____________________________________
 
PROSSIMO AGGIORNAMENTO
TERMINE MINIMO                     10 OTTOBRE
TERMINE MASSIMO                  16 OTTOBRE
 
Angolino dell’Autrice
 
Salve a tutti! =)
Lo so, può sembrare noioso… ma a me piace troppo giocare con i sogni del povero Holmes… Tra ricordi e finzione.
Nel prossimo capitolo altre deduzioni e cambio di dimora. Poi… si vedrà! Devo ancora scrivere il capitolo!
Grazie davvero a tutti voi che seguite, recensite e votate!
Ricordo che questa storia è presente su Efp fan fiction e su Wattpad.
Baci, baci Djaly.
  
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